CAMBIAMENTI CLIMATICI E PARASSITI DELLE COLTURE

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CAMBIAMENTI CLIMATICI E PARASSITI DELLE COLTURE
CAMBIAMENTI CLIMATICI E PARASSITI DELLE COLTURE: IMPATTO SUI PREZZI
AGRICOLI E SULLA SICUREZZA ALIMENTARE DEI PAESI POVERI
Salvatore Moricca e Giuseppe Surico
Dipartimento di Biotecnologie Agrarie, Sezione di Protezione delle Piante, Facoltà di Agraria,
Università degli Studi di Firenze
[email protected]
I cambiamenti climatici influiscono sull’ambiente, l’agricoltura, l’economia di molte Nazioni
avanzate e non. Nei Paesi a basso reddito e con deficit alimentare (Paesi poveri) le variazioni del
clima inducono forti oscillazioni nelle produzioni agricole e minano la sicurezza alimentare. Le
conseguenze estreme possono essere perdita pressoché totale di raccolto, marcato aumento dei
prezzi delle derrate, inedia, carestie, conflitti etnici.
Si stima (dati ONU) che entro il 2050 un quarto della produzione alimentare mondiale potrebbe
andare perso per l'impatto combinato del cambiamento climatico, del degrado dei suoli, della
scarsità di acqua, della diffusione di parassiti nocivi, dello sviluppo di specie infestanti.
Nei Paesi in via di sviluppo (PVS) la piaga maggiore è rappresentata dalle carenze idriche, che sono
da porre in stretta relazione con il riscaldamento globale del Pianeta: all’aumento delle temperature
medie si accompagna sempre un’alterazione del regime delle precipitazioni, con scarsità di piogge e
periodi di prolungata siccità.
Il deficit idrico induce nelle piante stress fisiologico, limitandone la tolleranza alle avversità, ma
influenza anche la bio-ecologia di molti parassiti, accrescendone la dannosità. Invero, mentre alcuni
parassiti sono condizionati nella loro diffusione dalla scarsità di piogge, diversi altri trovano
condizioni ottimali per estendere progressivamente il loro areale ed originare pericolose epidemie.
Le modificazioni del clima alterano altresì la struttura e la composizione delle comunità vegetali ed
il funzionamento degli agrosistemi ed incidono sulle fasi del ciclo di sviluppo di ospiti e parassiti,
nonché sulle interazioni tra tali organismi. Le capacità riproduttive e dispersive dei patogeni ne
risultano accresciute: una maggior quantità di inoculo sopravvive alla stagione fredda, si ha un
aumento della numerosità dei cicli di propagazione e una conseguente maggiore produzione di
biomassa microbica. Tutto ciò porta ad un’espansione degli areali geografici dei parassiti delle
colture e ad un aggravamento delle malattie. Non a caso i mutamenti climatici sono considerati i
precursori delle invasioni biologiche. Si registra negli ultimi anni una recrudescenza degli attacchi
di alcuni parassiti nativi, mentre altri, di origine esotica, trovano condizioni favorevoli alla loro
sopravvivenza e riproduzione laddove prima vi erano condizioni ambientali per loro proibitive.
Decurtazioni delle produzioni agricole possono verificarsi altresì a causa degli effetti negativi diretti
dei cambiamenti climatici su fisiologia, morfologia e produttività delle colture, ed indiretti sul ciclo
degli elementi nutritivi, sull’interazione coltura-infestante e sull’interazione ospite-parassita.
Insetti, funghi, batteri, fitoplasmi e virus stanno arrecando negli ultimi anni grave nocumento alle
coltivazioni in vari Paesi africani, con ripercussioni sulla produzione agricola, sui prezzi delle
derrate e sulla sicurezza alimentare. In Africa occidentale (Liberia) una recente infestazione del
bruco Spodoptera frugiperda sta seriamente minacciando la produzione e l’esportazione di manioca
e pone una grave minaccia per la sicurezza alimentare di questo Paese e di quelli confinanti
(Guinea, Costa d’Avorio e Sierra Leone). In Africa orientale, l’insicurezza alimentare interessa oltre
18 milioni di persone a causa di gravi conflitti, disordini, avversità climatiche o una combinazione
di tali calamità. In Somalia, i massicci spostamenti di civili dovuti ai conflitti e la scarsità dei
raccolti protratta per più stagioni ripetute hanno reso centinaia di migliaia di persone totalmente
dipendenti dall’assistenza alimentare. In Kenya, la malnutrizione investe milioni di persone a causa
degli spostamenti di civili, scarsa piovosità, aumento dei prezzi alimentari, ridotta produzione di
cereali, malattie del bestiame. In Eritrea, i prezzi dei cereali sono troppo alti e l’insicurezza
alimentare colpisce ampie fasce della popolazione. Gli stessi problemi si presentano in Paesi quali il
Sudan (Darfour), Etiopia, Gibuti, Rep. Democratica del Congo, Burundi. In tali Paesi, fra l’altro
malattie come l’HIV e l’AIDS falcidiano la popolazione, molto spesso composta da bambini orfani.
In altre aree del mondo (Rep Democratica di Korea, Myanmar, Afghanistan, Tajikistan, striscia di
Gaza, Siria, Yemen, Zimbabwe, Lesotho, Swaziland, Zimbabwe) si vivono analoghe situazioni di
elevata vulnerabilità alimentare.
In Uganda, la popolazione a rischio di insicurezza alimentare, stimata in circa 1,5 milioni di
persone, dipende in gran parte dal sostegno umanitario. Ad ingenerare tale situazione catastrofica ha
contribuito, da un decennio a questa parte, una nuova razza altamente virulenta dell’agente della
ruggine nera del grano Puccinia graminis f. sp. tritici, che sta devastando le coltivazioni di grano
effettuate con linee prima ritenute resistenti. Questa razza, denominata Pgt-Ug99, si è ora diffusa in
Nord Africa e in Medio Oriente (Kenya, Etiopia, Yemen e Iran).
Una grave fitoplasmosi della palma da cocco (Lethal Yellowing Disease) interessa attualmente vari
Paesi africani. La malattia, che nel secolo scorso causò la devastazione di migliaia di ettari in
America (Florida, Messico e Paesi dei Caraibi), sta ora flagellando i Paesi occidentali (Costa
d’Avorio, Benin, Nigeria, Ghana, Togo) e orientali (Tanzania, Kenya) dell’Africa.
Le epidemie provocate dall’agente della fusariosi della Palma da dattero Fusarium oxysporum f. sp.
albedinis in Algeria e Marocco hanno procurato danni ingentissimi a questa coltura e devastato
molte oasi, che costituivano un importante indotto turistico.
In Africa orientale la coltura del banano è seriamente minacciata da una nuova devastante malattia
batterica causata da Xanthomonas vasicola pv. musacearum. La malattia è stata segnalata nelle
maggiori aree bananicole di Uganda, Rep. democratica del Congo, Ruanda e Tanzania.
Danni ingenti alle coltivazioni di riso a opera del “Rice ragged stunt virus” (RRSV) sono riportati in
vari Paesi dell’est Asiatico, come Cina, Taiwan, Indonesia, India, Filippine, Vietnam, Giappone e
Sri Lanka.
Questi pochi casi citati, ma l’elenco potrebbe continuare a lungo, dimostrano gli effetti rovinosi dei
parassiti sulle colture. I danni si ripercuotono poi ovviamente sui prezzi delle derrate e sulle
vulnerabili economie dei Paesi colpiti.
In questo momento di crisi economica globale e di forte instabilità del clima, se davvero si vuole
combattere la malnutrizione di una popolazione mondiale crescente, è necessario operare in più
direzioni. Le politiche di mitigazione del clima e gli aiuti umanitari sono necessari ma non
risolvono il problema dell’insicurezza alimentare. È necessario attuare politiche agricole che
garantiscano credito ed investimenti adeguati; consentano una più razionale raccolta e distribuzione
dell’acqua; migliorino l’accesso ai mercati; istituiscano o rafforzino i centri di diagnostica
fitopatologica ed i servizi ispettivi fitosanitari; vigilino sui tentativi di speculazione; garantiscano
informazione e trasparenza sui prezzi e sulla qualità degli alimenti. In molti dei Paesi sopra
menzionati, nonostante i prezzi delle materie prime agricole abbiano subito un calo a livello
internazionale, i prezzi alimentari sui mercati interni continuano a rimanere sostenuti.
Appare prioritario investire nell’agricoltura dei Paesi poveri, molti dei quali presentano elevate
potenzialità, in modo da favorire lo sviluppo delle filiere produttive. È opportuno mirare a sostenere
i piccoli produttori ed a potenziare e valorizzare le produzioni locali. Ciò potrebbe consentire a tali
Paesi di svincolarsi dall’omologazione colturale che mortifica i prezzi e aumenta la loro dipendenza
dall’estero.