Studio Legale Lipera”Avv.Pietro”
Transcript
Studio Legale Lipera”Avv.Pietro”
Studio Legale Lipera ”Avv.Pietro” Established 1947 Nel Foro di appartenenza Via Trieste 19 – 95127 Catania - tel.095/388331 tel/fax 095/388321 - www.studiolegalelipera.it Per le Giurisdizioni Superiori Quick Links Lawyers to Rome Via Attilio Regolo 19 – 00192 Roma Via Conservatorio 22 – 20122 Milano tel. 06/32803221 – 24 fax 06/32803227 tel. 02/7729.7547 - fax 02/7729.40 [email protected] [email protected] Avv. Giuseppe Lipera Patrocinante in Corte Suprema di Cassazione Avv. Grazia Coco Avv. Claudia Branciforti Avv. Pietro Lipera Avv. Salvatore Cavallaro Avv. Salvatore Ficarra Avv. Antonella Di Giovanni Avv. Grazia Saitta Dr. Marco Lipera Psicologo Dr. Patr. Leg. Laura Salice Dr. Patr. Leg. Nicola Cossari Dr. Floriana Cucuzza Dr. Luca Tancredi Lipera Dr. Valentina Catania All’On.le Tribunale per i Minorenni ROMA Al Procuratore Capo della Repubblica presso Tribunale per i Minorenni ROMA All’Ill.mo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario ROMA Al Dipartimento dei Servizi Sociali Comune di ROMA Proc. n.2312/10 V.G. minore GROTTESI Beatrice ISTANZA DI IMMEDIATO COLLOCAMENTO DELLA MINORE CON LA MADRE CON SUBORDINATA REVOCA DELLA CTU E NUOVA ISTANZA DI RICUSAZIONE DEI CCTTUU IN 1 PARTICOLARE DELLA PROF.SSA M. MALAGOLI TOGLIATTI E CONTESTUALE TRASMISSIONE DEGLI ATTI AL PM IN SEDE MELIUS RE PERPENSA PUMA Federica, rapp. e dif, giusta procura e nomina in atti dagli dall’Avv. Raffaella Scutieri del Foro di Roma e dall’Avv. Giuseppe Lipera del Foro di Catania, in relazione al procedimento in epigrafe espone e chiede alle Autorità in indirizzo, per quanto di rispettiva competenza, quanto segue. 14 DICEMBRE 2011 A Roma, in via Dei Bresciani, nella sede del Tribunale per i Minorenni, si consuma ed ha inizio questa tragedia, inutile, sbagliata ed ingiusta. La piccola minore (dovrà compiere sette anni tre giorni dopo), in compagnia della mamma, si reca al Tribunale per Minorenni perché sa che dovrà essere ascoltata dai giudici. E’ serena e tranquilla, nulla del resto lascia presagire quanto accadrà quella dolorosa, triste e indimenticabile mattinata autunnale. L’Avv. Lipera, che aveva chiesto espressamente che venisse sentita la bambina (senza i filtri delle assistenti sociali) aveva precedentemente pregato il Presidente del Tribunale (dott. Carmela Cavallo) di rinviare di due ore l’udienza prevista dapprima per le ore 10,30, in quanto in concomitanza aveva da discutere un processo avanti la Corte Suprema e ritenendo importante quell’accadimento (l’audizione della bambina) ci teneva particolarmente ad essere presente. Con grande gentilezza, tramite un fax inviato all’avvocato, il Presidente Dott. Cavallo aveva risposto in modo chiaro e senza possibilità di equivoci “OK!”. Alle 12,30 quindi, del 14 dicembre 2011, dopo essere stati al bar e avere giocherellato e scherzato come sempre, la piccola Beatrice, con la mamma 2 Federica, l’avvocato Lipera e alcuni suoi sostituti collaboratori giunge al Palazzo di Giustizia Minorile romano. Di lì a poco l’amara sorpresa. Beatrice, con un inganno, viene presa per mano dall’assistente sociale Luisa Mosè e allontanata (“viene con me in sala giochi”), gli altri, ignari di quanto sta avvenendo, entrano sereni nella stanza del Presidente Cavallo. Il padre della bambina, dott. Alfonso Grottesi, stranamente non è presente (stranamente, perché ha sempre presenziato a tutte le udienze; forse già sapeva cosa sarebbe accaduto?) Dovrebbe iniziare l’udienza, ma è solo un bluff: il Presidente invita il Giudice relatore (dott. Rispoli) a leggere un provvedimento. La signora PUMA, e non solo lei purtroppo, dopo poche battute, rimane letteralmente basita. Si apprende così, come un pugno allo stomaco, che la bambina è stata portata già via, non è più nemmeno in Tribunale, è in casa famiglia! Disperazione e sconforto è il minimo che poteva capitare. Si pretenderebbe di andare avanti; il Giudice Cavallo vuole che sia letto l’intero provvedimento (motivazione compresa) perché intende poi spiegarlo ai presenti. La signora PUMA vuole uscire dalla stanza, sta male, ed il giudice gradirebbe che lei rimanesse lì ad ascoltare, in silenzio (“se le manca l’aria facciamo aprire la finestra”, dice la dott.ssa Cavallo rivolta a Federica PUMA). Non ci sono parole per descrivere quei momenti, tragici, tristi, incomprensibili. L’avv. Lipera si alza e garbatamente chiede copia del provvedimento per andare via subito, c’è poco da spiegare, quel provvedimento non lo condividerà mai! *** E’ opportuno a questo punto cercare di far comprendere, a chiunque leggerà questo atto, come si sia arrivati a quel fatidico 14 dicembre 2011. Doverosa quindi una regressione, anche se pur breve e sommaria. Del resto non è difficile farla. LA VITA DI BEATRICE DAL GIORNO DELLA SUA NASCITA AL 14 DICEMBRE 2011 Beatrice è stata sempre con la sua mamma, come è naturale che sia del resto. 3 La bambina nasce a Roma il 17 dicembre del 2004 dall’unione dei suoi genitori naturali e conviventi che sono GROTTESI Alfonso, medico-chirurgo pediatrico, e PUMA Federica, studentessa. Durante il periodo di convivenza e di gravidanza, la giovanissima Federica aveva avuto qualche avvisaglia sul comportamento “strampalato” del GROTTESI; la rimprovera per un non nulla, sgridandola a gran voce; a volte le alza le mani; spesso beve fuor di ogni misura. Federica, ingenuamente forse, sperava che col tempo Alfonso si sarebbe calmato, del resto lei lo amava, stava per nascere la loro creatura, avevano messo su casa a Roma (le spese di ristrutturazione interamente affrontate dal papà di Federica); insomma c’erano tutte le buone intenzioni per portare avanti un sano progetto di famiglia. Le cose, purtroppo, si complicano, anziché sistemarsi, dopo la nascita di Beatrice. Il post partum … del padre La neonata Beatrice, tornata a casa con la mamma, spesso piange come tutti i bebè. Quel pianto, quelle naturali grida del poppante, disturbano oltre modo il GROTTESI. Non solo. Lui vorrebbe impedire alla compagna, Federica, di prenderla persino in braccio: “falla schiattare!” le grida più volte. Si crea uno strano clima: la povera Federica, che ha partorito da poco, non solo non viene aiutata o confortata dal compagno, ma è costretta a vivere giorni da incubo e di paura. Il nervosismo del GROTTESI però degenera improvvisamente, tant’è che una mattina, sentendo l’ennesimo pianto della bambina, decide di scacciare via da casa madre e figlia: “dovete andarvene via da questa casa” – grida come un ossesso – “quando torno non vi voglio più trovare perché se no vi ammazzo!”. La povera Federica, raccolte alla meno peggio quattro cianfrusaglie, è costretta ad andare via da casa con la bambina neonata, e tutto questo avviene il giorno 7 gennaio 2005. Si reca alla più vicina stazione dei Carabinieri (loro abitavano in via Goffredo Mameli 59/B) e racconta tutto quel che sta succedendo al sottufficiale dell’Arma 4 che è di servizio (la cuoca della caserma, casualmente peraltro, assisterà a quella pietosa scena). In questo frangente sopraggiunge anche il GROTTESI che vorrebbe denunciare la PUMA perché avrebbe rapito la bambina, ma i Carabinieri, che già sanno la storia, neppure lo ascoltano, ed infatti è lo stesso GROTTESI ad aiutare la PUMA con la bambina a salire sul taxi che la porterà via. LA PUMA, come è ovvio che sia, torna a Milano nella casa dei genitori con la sua neonata. Passerà del tempo e il GROTTESI, che forse ha cominciato a capire di avere sbagliato, vorrebbe ritornare con Federica la quale, avvilita per quanto egli ha fatto, gli dice semplicemente: “curati, e poi torniamo insieme, così non si può”. Figuriamoci: il GROTTESI pensa che i pazzi siano gli altri, quindi torna alle minacce e ai suoi modi. Interviene così il Tribunale per i Minorenni di Milano, che giustamente pensa a tutelare innanzi tutto la bambina. I servizi sociali ambrosiani sono chiamati ad intervenire proprio per proteggere Federica e la piccola creatura, ma intanto iniziano le schermaglie giudiziarie. Chiunque ha modo di approcciare il GROTTESI va incontro ad oggettive difficoltà: così poliziotti, carabinieri, assistenti sociali, chiunque. L’A.G. – autorizzerà gli incontri tra il padre e la bambina solo in ambito protetto e sotto la vigilanza – non potrà fare a meno di disporre delle CTU ed il risultato confermerà le impressioni che anche un profano non può non avere: il GROTTESI risulterà affetto da un “disturbo di personalità di stampo narcisistico dovuto a un vuoto empatico affettivo”; egli, secondo gli psichiatri fiduciari del Giudice, dovrà curarsi in apposite strutture specializzate (rectius :”idonee”). La PUMA viene ritenuta sana e la bambina vivrà sempre con lei. Sempre. Sciagurato trasferimento da Milano a Roma Gli anni passano e, come giusto che sia, anche la PUMA intende progettare e cercare di costruirsi la propria vita. Avendo trovato un lavoro peraltro così facendo, andando cioè a vivere a Roma, pensa di favorire il rapporto tra padre e figlia visto che il GROTTESI, il medico GROTTESI, vive e lavora a Roma. 5 I giudici minorili di Milano autorizzano così il trasferimento a Roma di Federica e della bambina, cosicché il “fascicolo” riguardante Beatrice passa per competenza al Tribunale per i Minorenni di Roma. Purtroppo però il GROTTESI … non cambia! Le assistenti sociali che prendono in carico la pratica, come i colleghi di Milano precedentemente, capiscono subito con chi hanno da fare e relazionano puntualmente e circostanziatamente il Giudice. Il giudice Tutelare di Roma ,dott.ssa Giammarco inibisce a questo punto al GROTTESI sinanco gli incontri protetti con la bambina. L’Avv. Maria Gabriella Zimpo, nominata curatore speciale della bambina, spedisce anch’essa una relazione al Tribunale ove spiega che la PUMA è un ottima madre mentre il GROTTESI crea forti problematiche; la piccola, che nel frattempo è cresciuta, secondo la ZIMPO sta benissimo ed è ben curata dalla mamma. INIZIO DEL TOTALE TRAVISAMENTO e STRAVOLGIMENTO DEI FATTI E a questo punto che il GROTTESI si fa furbo e riesce artatamente a catapultare le cose. Dapprima con un colpo di mano denuncia le assistenti sociali (Deborah Maffeo e Elisabetta Iannitti) e riesce a farle sostituire, secondariamente inizia subdolamente ad accattivarsi le simpatie delle neo nominate assistenti sociali dicendo loro: “io ho problemi con la bambina, aiutatemi”. Le due cadono nel tranello e in un battibaleno imbastiscono la loro assurda teoria con cui riusciranno ad indurre in errore i Giudici. Non è più il GROTTESI che ha problemi, no, nemmeno per idea, secondo il duo MOSE’-ROSSI, il caso sarebbe da inquadrarsi in un conflitto tra i genitori, conflitto che potrebbe danneggiare la bambina. Ma vedete un po’ che fantasia! Beatrice non è una bambina nata e vissuta insieme a dei genitori che dopo anni si lasciano ed entrano in conflitto tra di loro (cosa normalissima del resto, anche se antipatica) ma una bambina che ha sempre e solo vissuto con la madre. Qui l’unico conflittuale, pure con se stesso, è solo ed unicamente il GROTTESI. 6 Orbene, il duo MOSE’- ROSSI, riesce a far emettere un provvedimento al Tribunale per i Minorenni di Roma che è tutto un programma. Siamo arrivati a luglio del 2011: l’A.G. minorile (Pres. Dott. Cavallo e rel. Giudice dott. Rispoli) sospende per sei mesi la potestà di entrambi i genitori; oltre al già nominato curatore speciale Zimpo, nomina alla bambina un Tutore provvisorio, FULVI Giovanni; affida la minore ai servizi sociali; lascia la bambina collocata presso la madre; dispone liberamente gli incontri tra la bambina ed il padre, compresi i pernotti, e decide anche su come comportarsi d’estate. Alla base di tutto questo capolavoro di provvedimento, la conflittualità tra i genitori di Beatrice (verrà tempestivamente e ritualmente reclamato dalla PUMA, ma l’udienza verrà fissata alla scadenza dei sei mesi; si decide pertanto che non vale la pena insistere nell’impugnazione, tanto ormai i sei mesi sono passati e anche per dimostrare che non vi è affatto la conflittualità che vogliono far credere le dipendenti dei servizi sociali del IV Municipio di Roma). All’udienza del 6 dicembre 2011 (presidente dott. Carmela Cavallo, a latere il giudice dott. RISPOLI) si è lì per tirare le somme i sei mesi di sospensione della potestà dei genitori. La bambina, Beatrice, adesso ha quasi sette anni (lì compirà esattamente il 17 di quel mese) ed ha trascorso il mese di agosto 15 giorni con la mamma al mare e 15 giorni in montagna col padre; frequenta la scuola Suor Maria Ausiliatrice di Roma, istituto religioso privato frequentato da famiglie del suo stesso tenore socio-economico, e una settimana sì e una settimana no il padre va a prenderla a scuola il venerdì e la riaccompagna il lunedì. Situazione, tutto sommato, tranquilla. Orbene, dal cilindro magico, nel corso di detta udienza, sempre all’improvviso come nel loro stile, il duo MOSE’- ROSSI tira fuori inaspettatamente una relazione con cui chiedono che il Tribunale per i Minorenni disponga che la bambina venga collocata in casa famiglia. Motivo? La conflittualità dei genitori naturali della bambina che si sono separati immediatamente dopo la nascita della stessa Si rimane a dir poco allibiti e stupefatti: da dove saltano fuori queste conclusioni? Non è tutto. 7 Interpellati seduta stante il curatore speciale Zimpo ed il tutore FULVI, anche questi aderiscono alla proposta (diventano tutti consulenti di neuropsichiatria infantile). Il Tribunale vorrebbe subito riservarsi per decidere, nonostante la difesa della signora PUMA chiedesse legittimamente un termine quantomeno per poter esaminare e controdedurre sulla richiesta formulata in quell’istante preciso dai servizi sociali. A quel punto il Grottesi insorge gridando a gran voce: “Ecco! perdiamo altro tempo!”. Il Presidente del Tribunale fa capire che non concederà alcun termine alla Difesa della Puma senonché il P.M. presente in Camera di Consiglio chiede lui un termine per esprimere il proprio parere. Al P.M. viene concesso il termine ed a quel punto alla Difesa vengono date ulteriori 48 ore, dopo il parere del P.M., per potere contraddire. Alla fine di tutto questo viene fuori quella orrenda e terrificante decisione che porta la data del 12 dicembre, ma che verrà resa nota solo dopo la sua esecuzione e cioè il fatidico 14 dicembre 2011. Com’è noto questo provvedimento verrà reclamato, la Corte d’Appello confermerà con una motivazione che è tutto un programma e sulla sua legittimità pende tuttora ricorso avanti la Corte Suprema di Cassazione. Speriamo sempre che il tempo sia galantuomo. Torniamo quindi da dove avevamo iniziato e cioè alla trasformazione in una vera e propria tragedia di questa vicenda di volontaria giurisdizione, dove da un lato vi è una madre che vuole affidata la figlia, che ha sempre assistito e curato con immenso amore, mentre dall’altra vi è un padre felice che la stessa sia collocata in casa famiglia e che senza alcun pudore afferma che vorrebbe che venisse data in adozione (purché non stia con la madre!), ma lui non la reclama. La bambina viene così rinchiusa in una Casa Famiglia, potrà vedere la mamma soltanto un’ora a settimana, questo per espressa volontà dei Servizi Sociali, nonostante il Tribunale abbia disposto due incontri la settimana; non potrà vedere più i nonni materni; è costretta a cambiare scuola (la iscrivono in una scuola statale di periferia), non potrà più rivedere le proprie compagnette e le proprie insegnanti, zii, cugini e parenti. 8 D’un tratto Beatrice ha perso tutto! Nessuno si preoccupa del grave trauma e dei pesanti danni conseguenziali psicofisici che questa bambina sta subendo e continuerà a subire. Il padre Alfonso Grottesi difende a spada tratta il provvedimento che ha disposto il carcere per sua figlia. Seguono tutta una serie di attività giudiziarie, che non è qui neppure il caso di richiamare, tuttavia il fascicolo cambia Collegio ed ad occuparsene adesso è un nuovo Collegio con il Presidente dott. Angela Rivellese ed a latere il Giudice Cristina Capranica. All’udienza del 17/4/2012 vengono sentite le responsabili dei Servizi Sociali Luisa Mosè ed Antonella Rossi. Alla domanda perché avessero deciso unilateralmente di ridurre ad un solo incontro settimanale, quando invece i giudici ne avevano disposti due, o perché avessero deciso di impedire gli incontri con i nonni, esse non sanno sostanzialmente cosa rispondere, viceversa allorché viene chiesto loro perché avessero stabilito di cambiarle persino la scuola, esse rispondono candidamente che la bambina andava “scollegata”. Non solo, ma vi è di più. Alla domanda: dott.ssa Mosè Lei che dice queste cose, dal 14 dicembre ad oggi, quante volte ha visto la bambina? Risposta: “Tre volte compreso il 14 dicembre”. Lo sconcerto è profondo e chiunque rimane allibito, fatto è che il Tribunale, nella nuova e diversa composizione, decide e ribadisce che gli incontri con la mamma dovranno essere non meno di due a settimana, della durata di almeno due ore, con la possibilità di uscire fuori dalla struttura per una passeggiata o per un evento ludico, ed in più ogni 15 giorni la bambina potrà incontrare i nonni materni, che sono PUMA Roberto e LEONE Luisa. Incidenter tantum: come mai le assistenti sociali Deborah Maffeo e Elisabetta Iannitti vengono prontamente sostituite dopo le denunzie del GROTTESI mentre il duo Mosè-Rossi gode della inamovibilità assoluta? A questa domanda dovrebbe rispondere il Dirigente Responsabile del Dipartimento in intestazione, a cui, per quanto di competenza, viene trasmessa copia del presente atto. 9 Il Tribunale va oltre e, con l’intento (comprensibilissimo) di vederci chiaro ed approfonditamente, dispone una CTU nominando come consulenti la Prof.ssa Marisa MALAGOLI TOGLIATTI ed il Prof. Ugo SABATELLO, docenti universitari nonché medici. Ora, vero è che quest’ultimo provvedimento rappresenta certamente una schiarita rispetto al buio precedente in cui si era sprofondati, rimane tuttavia aperto il forte dubbio che la strada intrapresa non sia la più idonea o la più giusta. Da tener presente che nessun fatto nuovo è emerso rispetto al provvedimento del 14 dicembre 2011, tuttavia alcune cose sono cambiate e ciò è avvenuto semplicemente perché si sono appena appena approfondite ancor meglio le valutazioni rispetto ad un procedimento colmo e stracolmo di carte che se però non vengono esaminate rimangono cose oscure. A parte quel che diremo dopo sulla nomina dei consulenti, vi è da riflettere sul fatto che relazioni peritali sulla capacità genitoriale sono già in atti e non è pensabile che si possano continuamente fare perizie psichiatriche all’infinito e per accertare poi che cosa, il sintomo qual è, il pensiero del duo Mosè-Rossi? Cioè di quelle due che ostentatamente dichiarano in udienza che alla bambina andava cambiata la scuola perché andava scollegata? L’elettrodomestico è a massa, per cui scolleghiamo la spina di corrente così evitiamo il corto circuito. Queste due scienziate hanno voluto che si praticasse l’ elettroshock psicosociale alla bambina, questa è la verità. E non ne hanno i titoli, peraltro, non essendo neppure medici. Domanda: è questo loro agire esercizio abusivo della professione di medico, previsto e represso dall’art. 348 del nostro codice penale? Questo dubbio impone che copia del presente atto vada al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario in sede. Ma per favore! Le cose dette in aula dalla Luisa Mosè e dall’Antonella Rossi sono delle bestemmie inascoltabili! Vi è in più da dire che questi difensori hanno eccepito e dedotto la sofferenza della bambina, ovvero l’incompatibilità del suo stato psico-fisico con il regime di sostanziale detenzione, o se non vogliamo usare questo termine, potremmo usare il termine di regime di scollegamento tanto caro al duo Mosè-Rossi. 10 Or non vi è dubbio che in questo caso, in assenza di norme specifiche non si può non ricorrere al procedimento analogico, e l’unica disposizione normativa che ci viene in soccorso è dato dal combinato disposto degli artt. 275 n°4 bis c.p.p. e 299 comma 4 ter, secondo la quale il perito deve relazionare al giudice entro cinque giorni. Or è avvenuto che i CC.TT.UU. nominati, insensibili a queste legittime lagnanze, hanno chiesto 120 giorni di tempo per rispondere ai quesiti, manifestando inoltre il loro chiaro intento di volersi avvalere della sospensione feriale dei termini (cioè altri 46 giorni). In pratica, salvo proroghe, avremo una relazione scritta fra non meno di 6 mesi. Domanda: cosa resterà di Beatrice fra sei mesi? Così la bambina non sarà solo scollegata ma sarà addirittura ibernata. Cui prodest? Pertanto, ci viene da concludere chiedendo innanzitutto la revoca della disposta CTU, perché assolutamente ultronea, inconducente ed irrilevante ed in ogni caso che venga revocata la nomina dei designati CC.TT.UU., in particolare la Prof. Marisa Malagoli Togliatti sul cui operato si hanno seri dubbi, considerata la pubblica denunzia di aver “modificato, manipolato e falsificato i test” che hanno comportato che una bimba venisse tolta alla madre (V. dichiarazione resa in diretta TV nazionale da Ginevra Almerighi, nel corso della trasmissione MATTINO CINQUE del 24 maggio 2012, su Canale5). Prima di nominare nuovi CTU, perché non chiedere all’avv. Zimpo, zelante curatore speciale, i motivi che l’hanno indotta a modificare il suo parere sulla PUMA e a formulare il suo parere (a lui che non è medico) di collocare la bambina in casa famiglia? Il buon FULVI, pure lui, che competenze ha per esprimere parere favorevole a che la bambina vada in casa famiglia? E’ regolare tutto questo? Possibile che non abbiano alcuna valenza i pareri pro veritate del Prof. Antonino Petralia Docente di Psichiatria all’Università di Catania e del Dott. Andrea Mazzeo, Psichiatra, Dirigente presso l’ASL di Lecce? Il duo Mosè-Rossi è addirittura felice dei risultati della loro terapia (l’imprigionamento di Beatrice) 11 Tanto che ostentano sicure: il padre adesso sta meglio! Quindi, cinicamente e ignorantemente, esse sostengono che far stare la bambina chiusa in casa famiglia serve perché il padre così migliora le sue condizioni psichiche. E normale tutto questo? Per tutto quanto sopra, PUMA Federica, come sopra rappr. e difesa, meglio rivalutata la situazione (MELIUS RE PERPENSA) CHIEDE 1. che l’On.le Tribunale disponga immediatamente che la piccola Beatrice Grottesi venga collocata presso la madre; 2. che venga revocata la disposta CTU; 3. che subordinatamente si prenda atto della espressa e riformulata istanza di ricusazione dei CCTTUU nominati ed in particolare della CTU Marisa MALAGOLI TOGLIATTI; 4. che il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario in sede valuti la eventuale sussistenza del reato di esercizio abusivo della professione medico sanitaria da parte delle dipendenti dei Servizi Sociali del IV Municipio di Roma, Dott.ssa Luisa Mosè e Dott.ssa Antonella Rossi. Roma, 25 maggio 2012 Federica Puma Avv. Giuseppe Lipera Avv. Raffaella Scutieri 12