Signor Ministro, la ringrazio per la sua relazione, esaustiva sotto il

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Signor Ministro, la ringrazio per la sua relazione, esaustiva sotto il
Signor Ministro, la ringrazio per la sua relazione, esaustiva sotto il profilo delle
responsabilità, che sarà compito delle autorità preposte accertare sotto il profilo
eventualmente penale o disciplinare.
A me interessa porre in evidenza che solo una furia omicida ha consentito di
stroncare la vita a tre persone e di ferirne altre, durante l'adempimento di un loro
specifico dovere (perché anche gli imputati erano lì per dovere di presenza nell'aula
di giustizia). A me questo interessa molto di più, signor Ministro, dell'accertamento
delle responsabilità. E prendo atto con soddisfazione delle parole da lei pronunciate
in relazione all'attività che il Ministero dovrà svolgere, nel rispetto delle competenze
del procuratore generale e della commissione di manutenzione.
Signor Ministro, però, sono molto preoccupato della necessità di garantire che i
cittadini abbiano - e continuino ad avere anche in futuro - la possibilità di vedere i
tribunali come un luogo di libertà, dove potersi rivolgere a giudici in grado di
ascoltare le loro ragioni e i loro affanni. È con questo spirito, Ministro, che presi
possesso delle mie funzioni di magistrato in quel palazzo di giustizia di Milano, il
quale, prima del terrorismo, era sempre aperto, anche di notte - come ricorderà il
Presidente - perché al terzo piano vi era la caserma dei carabinieri di Porta Vittoria. E
così l'abbiamo vissuto anche dopo il terrorismo, per cui molti di noi non rinviavano o
non sostituivano i magistrati che arrivavano in ritardo per le file che si creavano
davanti al palazzo di giustizia. E lo abbiamo ancora vissuto - io personalmente - come
luogo di libertà (per quello che ha detto ora il senatore Giarrusso) quando ci siamo
recati come parlamentari del Popolo della Libertà davanti al palazzo di giustizia di
Milano: luogo di libertà dove dovevamo contestare non un processo, ma la scelta del
giudice di non tener conto della necessità che parlamentari e avvocati avevano di
partecipare alla riunione dei Gruppi parlamentari, ossia ad un appuntamento di
rilevanza costituzionale. Allora, di fronte a questo, noi dobbiamo oggi avere
maggiore preoccupazione di riaffermare i principi.
Fernando Ciampi era un mio amico: per quarant'anni abbiamo discusso e lottato
perché il giudice avesse la possibilità di avere la solitudine, diversamente da quanto
ho letto in questi giorni. La solitudine è caratteristica del ruolo del magistrato, e lo sa
meglio di me il presidente Grasso. È una solitudine che lo accompagna per tutta la
vita. Il magistrato, però, deve avere la possibilità di poter contare su strutture che gli
diano la possibilità di svolgere il proprio lavoro.
D'altra parte, come si fa a non riconoscere la funzione forte dell'avvocato? Claris
Appiani, figlio di un avvocato che ho conosciuto in udienza e che ho imparato ad
apprezzare, aveva una grande professionalità. Badate: è importante la professionalità
dell'avvocato, perché è l'unico strumento per garantire la concreta applicazione del
principio di uguaglianza dei cittadini. I cittadini davanti alla legge sono uguali se
hanno la possibilità di essere professionalmente assistiti, oggi, da professionisti seri di
fronte alla marea di leggi.
Signor Ministro, a lei spetta ancora una sola responsabilità, e non è quella che ha
citato nel suo intervento, che pure ho applaudito. Facciamo una riflessione insieme
sul porto d'armi e sulle attuali discipline. Facciamo una riflessione insieme, anche in
vista delle prossime manifestazioni pubbliche, da Expo ad altro. Dobbiamo garantire
che i cittadini in libertà possano partecipare senza avere preoccupazione per la
propria esistenza. Quella libertà, signor Ministro, l'abbiamo garantita all'epoca del
terrorismo, assicurando processi che mantenessero ferme le garanzie per i cittadini. Io
credo che, con lo stesso spirito, dobbiamo apprestarci a quelle misure di sicurezza che
non trasformino i tribunali in bunker, dove il cittadino avvertirebbe una poca
disponibilità a quell'ascolto che è necessario vi sia, e che il presidente della corte
d'appello di Milano, avendo letto una sua dichiarazione, ha richiamato come dovere
dei giudici: essere disponibili ad essere presenti non solo in udienza, ma anche per
l'ascolto effettivo delle esigenze dei cittadini.