alcune rappresentazioni dello stemma civico di

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alcune rappresentazioni dello stemma civico di
ALCUNE RAPPRESENTAZIONI DELLO STEMMA CIVICO DI
MOLFETTA
La prima, forse, rappresentazione che si conosca del simbolo
della città di Molfetta risale al 1482 (vedi fig. 1). Di questa ne
abbiamo conoscenza solo grazie ad un atto notarile di Ignazio
Mastropasqua, che fu incaricato dal comune, a metà del ‘700,
di redare un atto dove veniva provata l’appartenenza delle
mura alla città e non al feudatario di turno, il duca Spinola.
Accluso in questo atto vi è il disegno di una lapide, ormai
perduta, che si trovava sopra la porta secondaria della prima
cerchia muraria, detta della “Porticella” o del “Castello”. Da
questo disegno si nota come questa lapide era divisa in tre
sezioni. La prima a sinistra l’iscrizione, da cui rileviamo la
datazione, 1482, e il regnante, Ferdinando d’Aragona. Nella
parte centrale sormontato da una corona vi è lo stemma reale
della casata regnante. Ma cosa importantissima per il nostro
studio vi è lo stemma civico della città. Questo si presenta,
come uno scudo di tipo gotico attraversato da una banda 1.
Purtroppo il disegno non rende alcuna idea dei colori.
Fig. 2
Fig. 1
L’arme della città ricompare in
un disegno del 1520 che si trova
Libro Rosso della città di
Molfetta. In questo disegno,
realizzato ad inchiostro nero, si
nota uno scudo sorretto da due
angeli; questo scudo è attraversato
da una banda oscura, che parte
dall’angolo alto sinistro sino a
raggiunge, nella parte opposta
dello stesso, la metà circa.
Sia lo scudo che la banda sono
circondati da un bordino di colore intermedio (grigio chiaro)2.
Grazie a questa rappresentazione abbiamo l’opportunità di associare dei colori, alle partizioni
stemma. Certo questi colori sono puramente indicativi, ma rendono la differenza cromatica.
Un’altra rappresentazione (fig. 3) dello stemma civico risale al 1587.
Questa rappresentazione, lapidea, fu realizzata per ricordare i restauri
che l’università operò alla chiesa di San Francesco nel XVI sec. dopo le
distruzioni operate durante il sacco del 1529. Alla demolizione della
chiesa il 1888, il committente risparmiò questa raffigurazione, per
poterla inserire come decorazione in un palazzo in costruzione in via
Giaquinto. Nella scultura in tutto simile aalle precedenti spicca
l’aggiunta sul capo dello stemma della figura della Madonna dei
Martiri. Che da allora in poi verrà sempre rappresentata sull’arme della
città 3.
Fig. 3
1
Corrado Pappagallo, Storia della Muraglia, in periodico “Quindici” del 27/11/1995 pag. 6.
Pasquale Minervini, Molfetta: spicchi di storia, a cura di M. I. de Santis, Mezzina – Molfetta, 1992, pag 11-12.
3
Pasquale Minervini, op. citata, pag 13-14.
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di Paolo Airoldi
ALCUNE RAPPRESENTAZIONI DELLO STEMMA CIVICO DI
MOLFETTA
Fig. 4
Nelle due raffigurazioni (figg. 4 e 5) spicca l’aggiunta, sulla
banda, delle lettere S.P.Q.M. (Senatus PopoulusQue
Melphictanensis). Queste furono aggiunte nel 1811 dall’allora
sindaco Felice Fiore 4.
Nello specifico la Fig. 4 rappresenta lo stemma della città che
trovasi sotto la cantoria della chiesa di San Domenico. Mentre
l’immagine in Fig. 5 proviene dal libro “delle decisioni
decurionali del comune di Molfetta” del 1811.
Da queste ultime rappresentazioni dello stemma civico,
all’attuale (banda bianca su campo rosso con sulla banda
l’iscrizione S.P.Q.M.) passerà poco tempo. Infatti già M.
Romano, nel 1842, nel suo
libro così lo descriverà “…
Il suo stemma fu, come lo
è, quello della fascia rossa
sull’aja bianca, al pari di
quello di Roma, monito di
quattro lettere S.P.Q.M.
cioè Senatus Populusque
Melphictanensis. In questo
stemma, risvegliandosi nei
cittadini la denominazione
dei romani, gli andava in
mente l’idea di diritti, di
privilegi, di coraggio, di
onori e di virtù. …” 5.
Fig. 5
Fig. 6
4
5
Aldo Fontana, Storia popolare di Molfetta, Mezzina - 1971, Molfetta, pag. 14.
Michele Romano, Saggio sulla storia di Molfetta – dall’epoca dell’antica Respa sino al 1840, Napoli, f.lli de Bonis
Editore, 1842
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