Viaggio Perfetto - Hadramaut
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Viaggio Perfetto - Hadramaut
I grandi wadi della Regione dell’Hadramaut La morfologia dei wadi e le caratteristiche dell’insediamento La Regione dell’Hadramaut, con una superficie di 167.280 km (pari a circa metà dell’Italia), è la più vasta dello Yemen e, con poco più di un 1.000.000 di abitanti, è anche la meno popolata. La regione ha mutuato il nome dal wadi più maestoso posto a 200 km in linea d’aria da Mukalla, capoluogo della regione e porto sull’Oceano Indiano. A questa Regione appartiene l’isola di Socotra l’isola in mezzo all’Oceano Indiano. 1 In qualità di consulente del progetto, era ritornato in Yemen Paolo Costa, un’archeologo che aveva una frequentazione antica con lo Yemen e con il vicino l’Oman. Durante il suo soggiorno a Sana’a agli inzi degli Anni Settanta del secolo scorso, usciva da Sana’a cavallo perché allora la città coincideva ancora con la pianta disegnata da Renzo Manzoni nella econda metà dell’Ottocento; il suo contributo alla realizzazione del Museo Archeologico nella capitale; come il suo intervento fosse stato risolutivo per salvare la Grande Moschea. Bandiera nazionale adottata il 2 ottobre 1939 e abolita il 17 settembre 1967 in seguito alla vittoria dei nazionalisti repubblicani. Il giallo simboleggiava il deserto e l'azzurro il mare. I due castelli laterali rappresentavano i porti di Shir e Mukalla, quello al centro Shibam, città dell'interno. Paolo Costa era anche in grado di riassumere con efficacia la storia e le caratteristiche dell’insediamento in questa lunga valle che, conosciuta con l’antico nome di wadi Hadramaut, si sviluppa con andamento curvo dal bordo orientale del deserto noto come Ramlat al-Sabatayn, fino a raggiungere il mare qualche khilometro a Ovest del villaggio costiero di Sayhut. Per almeno 160 km la valle è un striscia continua di colture intensive punteggiate da un’ininterrotta serie di insediamenti. I più grandi, al-Qatn, Shibam, Saiun e Tarīm sono raggruppati in stretta successione, nella zona centrale della valle, che qui raggiunge un’ampiezza di oltre 12 km. Verso oriente, pochi chilometri a est di Tarīm, il wadi piega decisamente a sud e si restringe al punto di diventare un profondo e stretto alveo che prende il nome di wadi Masila (o “valle dell’inondazione“ o “valle dello scarico torrenziale”). Il nome wadi Hadramaut, d’altra parte, si riferisce non solo alla valle maggiore, ma a tutto un vasto e complesso sistema di antichissimo scorrimento pluviale che ha profondamente scavato alvei in uno spesso deposito di limo (giol). Tutta questa zona agisce da gigantesca area di captazione che convoglia le acque pluviali entro le valli, dove in millenni di attività l’uomo ha creato una continua successione di campi, irrigati in gran parte, se non esclusivamente, da acqua di scorrimento in superficie. A intervalli i corsi di drenaggio vengono sbarrati da piccole e basse dighe che convogliano parte dell’acqua verso i campi e lasciano il resto proseguire la sua corsa fino allo sbarramento 2 successivo. Questo tipo di irrigazione ovviamente trascina con sé molto limo che deve essere quasi completamente rimosso dalla superficie dei campi e accumulato lungo i margini per mantenere il necessario equilibrio dei livelli: la caratteristica morfologia artificiale del terreno che ne risulta può essere meglio apprezzata dall’alto, ed è particolarmente evidente attorno alla città di Shibam, forse il più tipico degli insediamenti del wadi, dove l’antica area costruita è nettamente definita dalla pianta regolare dell’abitato. Tutti gli insediamenti dello Hadramaut sono, come Shibam, costruiti su un rilievo di terreno in tutto o in parte artificiale, allo scopo di non occupare suolo agricolo, di avere una migliore fondazione delle costruzioni, metterle al riparo da eventuali inondazioni e comunque proteggerle dall’umidità. Anche a scopo difensivo molti villaggi sono costruiti sul pendio dei fianchi delle valli, formatisi in millenni di accumulo di detriti scesi lungo le pareti verticali del wadi. Citato dalla Bibbia (Genesi X,26) e da molti autori classici come l’area da cui l’incenso, la mirra e le spezie venivano importati in Occidente, il wadi Hadramaut è una zona dove l’agricoltura e l’insediamento hanno indubbiamente origini molto antiche. Esteso fra il deserto di Sayhad (oggi noto come Ramlat al-Sabatayn) attorno al quale hanno avuto origine e prosperato le civiltà Sud arabiche, lo Hadramaut è la via naturale che mette in comunicazione la regione dell’Arabia Nord occidentale, e quindi i mercati del Mediterraneo, con i centri di produzione e commercio delle spezie e degli aromi prodotti dal suolo arabo o importati dai mercanti locali dalle regioni orientali. Quando la stagione dei venti monsonici era molto avanzata e le condizioni del mare rendevano impossibile la navigazione, le ricche e fertili valli dello Hadramaut rappresentavano un’ottima via alternativa, che offriva rifornimento di cibo fresco e foraggio a animali da soma e, al tempo stesso, buone opportunità di commercio. Il wadi era d’altra parte la via più diretta 3 fra l’oceano e il Dhofar e la città di Shabwa, capitale del regno dello Hadramaut centro nodale del commercio carovaniero e importante centro di produzione del sale. Citata come città importante da Plinio, che ne ricorda gli oltre 60 templi, Shabwa ebbe prospera esistenza per circa 800 anni, fino alla sua conquista e distruzione ad opera di un’armata del regno himiyarita attorno alla metà del III sec. d.C. Secondo una tradizione locale, gli abitanti di Shabwa, dopo la sconfitta, si trasferirono verso Sud-Est nel Wadi Yashbun e oltre, nel wadi Hadramaut, dove fondarono la città di Shibam. Il sito della città di Shabwa è oggi una grande distesa di rovine, che sono state in parte scavate da missioni francesi a partire dal 1975. Le antiche miniere di sale, tuttora accessibili, sono sfruttate dagli abitanti di tre piccoli villaggi che rappresentano l’ultima fase di insediamento nella zona. Il più occidentale dei tre villaggi, Maiwan, è cresciuto intorno a un’antica moschea con annesso mausoleo (intitolato a Bin Yusuf). La tomba è coperta da una cupola conica a sezione ogivale, la prima del tipo hadramutico che si incontra nella regione arrivando dal deserto. L’adozione della fede islamica nel corso del VII secolo, non fu molto facile, né priva di ostacoli. Una forte opposizione fu attuata da membri della antica aristocrazia locale che ebbe molti seguaci. Va notato che l’espansione dello stato islamico richiese un grande numero di uomini atti alle armi, causando per conseguenza l’abbandono dei campi; gli impianti di irrigazione restarono a lungo trascurati e la tradizionale esperienza nella gestione delle acque cominciò a perdersi. Secondo cronache locali nel 129/746 un seguace della scuola ibadita, Abdullah ibn Yahia si trasferì da Basra nello Hadramaut diffondendo con iniziale successo la nuova dottrina, ma provocando la reazione del governo abbaside che, con l’invio di una spedizione armata, distrusse la comunità ibadita. L'ibadismo fece però ritorno nello Hadramaut due secoli più tardi, ad opera di un discendente del profeta Maometto, Sayyid Ahmed bin ‘Isa al-Muhajir, anch’egli originario di Basra, che è localmente riconosciuto come il progenitore dei Sayyid, la potente aristocrazia religiosa del Wadi. La tomba di Ahmed bin ‘Isa, a Est di Saiun, è ancora oggi meta di un pellegrinaggio annuale che nel Wadi è secondo solo a quello del profeta Hud. L’ibadismo, che oggi sopravvive in Oman e in alcune zone dell’Africa settentrionale, secondo una tradizione locale, fu gradualmente soppresso nello Hadramaut, e venne formalmente bandito dalla Moschea Grande di Shibam attorno al VI/XII secolo. All’inizio del VII/XIII secolo il Wadi Hadramaut fu conquistato da una spedizione militare dello Yemen del Nord e qualche decennio più tardi dalla sede di Taizz il sultano rasulide al-Mudhaffar si spinse con una armata lungo il wadi fino a conquistare la città 4 di Zafar, nell’Oman sud orientale, mantenendo per un certo tempo tutta la regione, incluso lo Hadramaut, sotto il controllo rasulide. Verso la fine del IX/XV secolo Abdullah al-Kathiri è nominato governatore della città portuale di al-Shihr; suo figlio Badr Bu Tawairik estese il suo dominio fino alla regione di origine di Zafar e mantenne un saldo controllo su tutto lo Hadramaut. Durante il suo regno il sultano Badr dovette far fronte alla continua lotta fra turchi e portoghesi per la supremazia nel controllo della costa sud arabica e le vie commerciali marittime. Dopo la sua morte il crescente contrasto fra le due famiglie degli al-Kathir e al-Qu‘aiti per il dominio sul territorio determinò un inarrestabile aumento dell’emigrazione e del conseguente abbandono dei campi. La difficile situazione politico-economica della regione non si risolse neppure con l’arrivo degli Inglesi a Aden nel 1839, quando il wadi Hadramaut divenne formalmente parte del Protettorato Orientale, ma restò in effetti indipendente. Il governo britannico riuscì a 5 concludere nel 1888 un trattato di pace con gli al-Qu‘aiti a Makalla. Un simile accordo fu raggiunto con gli al-Kathiri e altri capi tribali nel 1918, portando alla fine delle ostilità con una imponente cerimonia di consegna delle armi da parte di sheikh e guerrieri. In epoca più recente lo Hadramaut non fu coinvolto con il movimento per l’indipendenza dal dominio inglese che ebbe luogo all’inizio degli anni ’60 nelle zone occidentali dello Yemen meridionali. Il wadi Hadramaut entrò presto in una fase di modesto, ma graduale sviluppo economico, mostrando allo stesso tempo di aver compreso l’importanza di conservare, per quanto possibile, il proprio patrimonio culturale davvero unico. Villaggio in wadi Daw’an Una delle causa della decadenza della regione Da qui le carovane potevano poi proseguire e raggiungere le piste dell’Arabia e, finalmente, i mercati del Mediterraneo. Da questa valle, per centinaia d'anni carovane di cammelli hanno portato in Egitto, in Grecia e a Roma il frutto dell’albero dell’incenso. Dopo la scoperta della periodicità dei venti monsonici per mano di 6 Hippalus, un greco alessandrino del I° sec. a. C., le navi incominciarono ad avventurarsi oltre lo stretto di Bab el Mandeb, che mette in comunicazione il Mar Rosso con il Golfo di Aden nell’oceano Indiamo. La pista interna nell’Hadramaut, man mano decadde come strada carovaniera sino ad allora praticamente senza alternativa. Perché siamo andati proprio in Hadramaut? La zona dei wadi, con le maestose architetture di fango (di mattoni asciugati al sole), era stata “scoperta” da Pasolini e poco dopo Shibām, l’antica capitale, era stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Tuttavia l’economia in generale e il turismo in particolare languivano e l’immenso patrimonio architettonico era a rischio. La regione dell’Hadramaut era stata individuata da Marise Gautier, ingegnere francese e funzionario della Banca Mondiale responsabile del Nord Africa e del Medio Oriente. I wadi da noi studiati nel corso della missione si estendono nel complesso per circa 500 km (la distanza che intercorre fra Rimini e Bari). E lungo le piste di fondo valle che abbiamo documentato 400 villaggi con un migliaio di monumenti e “ritrovato” 125 siti archeologici. 7