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n° 345 - maggio 2010
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
De divina proportione
1,618: il “numero magico” che crea l’equilibrio delle parti e dell’insieme
per generare l’ideale della bellezza da sempre inseguito in tutte le arti
Uno dei primi aspetti
della realtà che l’occhio
umano riesce a percepire è la forma e anche
sulla base di questa percezione l’uomo ha cominciato a osservare il
mondo che lo circonda
cercando di comprendere le regole che ne determinano i vari aspetti.
Un evidente risultato è
il riscontro di una naturale attrazione per certe
proporzioni che creando
particolari armonie vanno
a costituire quella che
ha definito bellezza. Nell’approfondire la comprensione della bellezza
ha constatato come essa
sia sempre generata dall’equilibrio che ordina
le parti di un insieme:
quando ogni parte è in
rapporto armonico con
le altre nasce il concetto
di bello.
Dall’indagine della natura si è potuto apprezzare che, dalla chiocciola alla galassia, dall’infinitamente piccolo
all’infinitamente grande,
tutto appare abilmente
regolato da perfetti calcoli matematici aventi
una specifica coincidenza
con particolari numeri
(la cosiddetta serie di
Fibonacci) e in stretta
relazione con un numero
speciale chiamato, tra i
molti modi, rapporto
aureo. La sezione aurea,
sia in matematica sia
in arte, è una proporzione geometrica ba-
sata su un rapporto specifico, nel quale la parte
maggiore sta alla minore come l’intera sta
alla parte maggiore. Da
questo particolare numero (1,618) si generano forme come i rettangoli e le spirali (aurei appunto) che la natura predilige per strutturare le proprie espressioni.
L’attrazione nei confronti
dell’armonia delle proporzioni e quindi per
questo particolare rapporto da cui deriva, prescinde dai condizionamenti culturali, sociali
o religiosi che determinano i canoni estetici
in vigore: preferenze analoghe, infatti, si sono
verificate anche in civiltà lontane da quelle
occidentali e nell’arco
di tutta la storia umana
superando ogni concetto
di “moda”. D’altronde
è la natura stessa che ci
dimostra come le forme
prodotte con questo specifico rapporto siano le
più efficienti, oltre che
armoniose e belle. Anche il corpo umano, per
esempio, quello che consideriamo ben proporzionato, in tutte le sue
parti è regolato dal medesimo rapporto: se si
moltiplica 1,618 per la
distanza dai piedi all’ombelico si ottiene la
statura, oppure moltiplicandolo per la distanza
dal gomito alla mano
Il Partenone - Atene
Piero della Francesca: La flagellazione - Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
con le dita stese si ha la
lunghezza totale del braccio; il viso, a sua volta,
è scomponibile in rettangoli aurei che stabiliscono le più armoniche dimensioni e distanze
tra le parti. Quando la
corrispondenza è precisa percepiamo quella
che definiamo bellezza.
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Già nell’antico Egitto
sembra si conoscesse questo particolare rapporto,
e da allora è sempre stato
considerato come responsabile del bello e di
grande valore per la costruzione armonica delle
cose. La piramide di
Cheope ha lo spigolo di
una lunghezza ottenuta
dalla semibase moltiplicata per il numero
aureo e questo è solo
l’esempio più evidente
dell’utilizzo del metodo
geometrico.
Bello, nella Grecia antica, è ciò che genera emozione, che tende alla perfezione, alla divina perfezione. La civiltà greca
ha cercato la congiunzione tra arte e scienza
attraverso i rapporti armonici dedotti dall’universo e proprio questa
provenienza ha fatto immaginare che il numero
aureo avesse un’origine
divina. Nell’ostinata
ricerca per la comprensione della bellezza e
dei suoi rapporti con la
forma, la relazione è sempre risultata dimorare
in quel particolare numero, di conseguenza
sia l’architettura, la pittura, la musica, la scultura, tutte le arti in pratica, sono state regolate
dalla sezione aurea. Si
cercava un accordo tra
le misure privilegiando
la ripetizione di particolari rapporti proporzionali che riuscissero a
produrre l’armonia tra
le superfici e i volumi
sia nel complesso sia nelle
singole parti. Se si prende
in esame il Partenone,
il tempio dedicato ad
Athena Parthenos, dea
protettrice della città
di Atene, a partire dal
prospetto della facciata,
costruita appunto su un
Leonardo da Vinci: Ultima cena - Milano, Chiesa di Santa Maria delle Grazie
rettangolo aureo, si possono rilevare innumerevoli analoghi rapporti
verificabili non solo nella
struttura architettonica,
ma anche nelle proporzioni delle statue presenti. I greci sono stati
grandi utilizzatori di
questo rapporto, tanto
che persino oggetti come
le anfore sono state proporzionate con questo
criterio.
La ricerca dell’armonia
formale attraverso l’utilizzo del rapporto aureo prosegue anche in
epoca romana e in particolare è privilegiato
nel Medioevo dove il fascino per la simbologia
legata a questo numero
e per tutta la geometria
sacra è fortissimo. La
regola aurea entra profondamente nella costruzione delle grandi
cattedrali dove è rigoroso il rispetto questo
metodo nel proporzionare le varie parti e il
tutto. Nell’esempio della
facciata di Notre Dame
a Parigi, i rapporti tra
gli elementi del primo
ordine, del secondo come
di tutto l’insieme discendono attentamente
dall’utilizzo dalla sezione aurea.
Dal Rinascimento il rapporto aureo acquista un
nuovo significato, fondamentale per la divulgazione dell’argomento
è il trattato del matematico Luca Pacioli, De
divina proportione, pubblicato nel 1509 e illustrato da sessanta disegni di Leonardo da Vinci,
che ebbe grande influenza
presso i contemporanei, ma anche nelle epoche successive. In questo studio, il Pacioli approfondisce la ricerca
sulla proporzione e la
presenta come l’ispiratrice di tutte le arti, delle
scienze e della natura,
tanto da farla diventare
il metodo di composizione armonica tra i più
usati nel Rinascimento.
Siamo in un’epoca in cui
la teoria delle proporzioni non è più un metodo da architetti, ma
qualcosa che ricollega
l’uomo all’universo sulla
quale si basa il concetto
di bellezza. La sezione
aurea suscitò grande interesse tra gli artisti e i
matematici del rinascimento, tra cui Leonardo
da Vinci, Piero della Francesca e Leon Battista Alberti; nota allora come
“Divina Proporzione”
Cattedrale di Notre Dame - Parigi
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era considerata la chiave
dell’armonia assoluta e
l’impegno di questi
grandi maestri è in gran
parte governato da questa proporzione.
L’opera di Leonardo, a
partire dalla collaborazione col Pacioli, dal San
Gerolamo a La Gioconda,
dall’Ultima cena alla Vergine delle rocce, offre innumerevoli spunti per
osservare l’utilizzo della
regola aurea. L’Uomo di
Vitruvio dimostra inoltre come la ricerca sia
stata condotta seguendo
i dettami di Vitruvio
secondo cui l’uomo risulta inscritto in un quadrato e in un cerchio il
cui centro è l’ombelico
che a sua volta divide il
corpo in modo aureo rendendolo perfettamente
proporzionato. Analoghe considerazioni si
possono fare per l’impegno di Piero della Francesca: la Flagellazione o
la Pala di Brera per esempio, come molta della
sua opera, risultano rigorosamente regolate
da precisi rapporti geometrici.
L’ideale di bellezza inseguito da Botticelli,
di una bellezza intesa
come il riflesso di quella
divina si esprime perfettamente nella Nascita di Venere e qui, non
a caso, l’armonia e la grazia della dea nascente
trovano precise corrispondenze proprio con
la sezione aurea.
Nelle indagini sull’utilizzo delle regole auree
nell’opera o nell’estetica di un artista bisogna prestare attenzione
che certe corrispondenze
non siano frutto di casualità o involontarietà,
è opportuno cercare indizi certi sulla volontà
e la consapevolezza nell’utilizzazione di tale
metodo. Casualità peraltro diffusa e sicuramente non peregrina proprio per la spontanea
attrazione verso questa
naturale armonia delle
proporzioni. Dall’antichità infatti i riferimenti
più o meno espliciti alla
regola aurea sono sempre stati inseriti, o comunque sono riscontrabili, nelle opere artistiche fino ad arrivare
alle epoche più recenti.
Una degna posizione,
la divina proporzione,
la trova senz’altro all’interno del movimento
cubista: il pittore spagnolo Juan Gris o lo scultore lituano Jacques Lipchitz hanno una particolare sensibilità sull’argomento e, per esempio, lavorando insieme
alla scultura Arlequin
fanno riferimento a un
speciale triangolo aureo elaborato da Keplero.
Anche in Italia Gino Severini e Mario Merz dimostrano un personale
interesse alla sezione aurea e alla serie di Fibonacci.
Nel XX secolo, in architettura l’applicazione
più interessante della
sezione aurea è quella
elaborata da Le Corbusier e corrisponde al Modulor, un sistema messo
a punto per poter creare
gli spazi adatti alla vita
sulla base delle misure
dell’uomo stesso: dal
momento che il rapporto
aureo è riscontrabile nelle
proporzioni del corpo
umano questa può essere un’ottima base su
cui strutturare gli ambienti a lui dedicati. Con
questo sistema Le Corbusier ha progettato alcune strutture per la città
indiana di Chandigarh
anche se poi non ha avuto
il seguito che si poteva
aspettare. In Italia possiamo riscontrarne l’uso
in alcuni edifici razionalisti di Giuseppe Terragni.
Lasciandosi affascinare
dal senso magico dei numeri, oppure affidandosi alla percezione del
divino nelle corrispondenze col creato e all’istintivo senso di bellezza
che suggeriscono, l’uomo
ha osservato la particolare corrispondenza chiamata rapporto aureo,
questa scoperta gli ha
fornito la chiave di lettura per le espressioni
della natura e una sorta
di metodo, determinante
per potersi avvicinare
al concetto di bellezza
e di naturale perfezione.
Sandro Botticelli: La nascita di Venere (part.) Firenze, Uffizi
francesca bardi
Le Corbusier: il Modulor