Palermo, venerdì 22/01/2010 ore 23.42 Candelai

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Palermo, venerdì 22/01/2010 ore 23.42 Candelai
Palermo, venerdì 22/01/2010 ore 23.42
Candelai
La signora Gmc, sudaticcia, appiccicosa, si lasciò cadere sulla sedia e nervosamente tirò dalla
cannuccia un sorso del suo long drink analcolico,
quindi uscì dalla borsetta uno specchietto rotondo e
cominciò a passarsi sulle labbra a cuore un nuovo
strato di allure Passion di chanel.
Di fronte a lei il commissario Gmc aveva ben
allineato i cinque bicchieri di mojito bevuti nella
serata. accanto a ognuno aveva diligentemente posato la cannuccia da cocktail nera, grossa e corta,
che si rifiutava tassativamente di usare. nei cinque
bicchieri vuoti si stava ancora sciogliendo il ghiaccio e la mentuccia galleggiava nell’acqua di fondo. Il commissario guardò la moglie... aveva i capelli sciolti, un’aureola di rovi neri faceva da cornice
al suo viso da matrioska brasiliana, il maglione di
cachemire rosso, alto sul collo e senza maniche si
appoggiava morbidamente sulla pelle, che manteneva il color caffellatte anche in pieno inverno, e gli
esplodeva sulle tette, una quarta misura abbondante, rigorosamente naturale. Il commissario Gmc la
guardava mettersi il rossetto, mentre l’alcol rallentava i suoi pensieri.
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LUIGI cOLajannI
aveva appena riposto il rossetto e lo specchietto
nella borsa quando fu invitata a ballare da un bellimbusto, pantalone nero attillato e camicia bianca
sblusante. adorava essere invitata a ballare dagli sconosciuti. Il commissario rimase lì a guardare la sua
gonnellina plissettata di seta nera, forse al limite un
po’ troppo corta per una donna della sua età, sicuramente non per una donna delle sue fattezze, strofinarsi sulle gambe del bellimbusto, mentre le sue,
che terminavano in un paio di scarpe tacco 10 di
pelle lucida e paillette rosse, si aggrovigliavano ai
pantaloni neri. La vide sparire nel mucchio tra le
mezzelune, gli ocho avanti e gli ocho indietro degli
astanti mentre il loro maestro, al centro della pista,
dava dimostrazione di tutta la sua classe componendo un tango psicotico.
Da tantissimo tempo non usciva col surf ed era
di cattivo umore.
Il suo sguardo intercettò una cameriera che sembrava l’antitesi della moglie; piccolina, con una maglietta bianca senza reggiseno sotto, che rivendicava la capacità di essere sexy di un piccolo seno, già
a quell’età quasi caduto, un jeans stonewash scucito ad arte in un paio di posti strategici, una mutandina rossa che, casualmente, faceva capolino sotto
il jeans, i capelli, dichiaratamente finto rosso rame,
legati in una coda di cavallo che si accordavano
perfettamente con due occhi verdi king size.
– Tu non balli il tango? – chiese Gmc pigliando
direttamente dalle sue mani il sesto bicchiere di
moijto.
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IL LamEnTO DEL cOrnUTO
– no, io studio rock ’n’ roll.
– sembri giovane per il rock ’n’roll, che ne sai
tu del rock ’n’roll?
– E tu non mi sembri ancora abbastanza vecchio
per il tango.
Il commissario tirò delicatamente la cameriera
per un braccio e si avvicinò al suo orecchio.
– In effetti lo trovo una gran rottura di palle, lo
faccio solo perché piace a mia moglie – disse, indicando col mento la moglie che, tra le braccia del
bellimbusto gelatinato stava, in quel momento, piroettando fuori dalla folla piroettante.
– Bella donna – disse la cameriera allontanandosi bruscamente, – però balla come una capra.
– a me lo dici – chiuse il commissario.
La signora Gmc non fece quasi in tempo a sedersi che fu di nuovo invitata a ballare.
Il commissario in quel momento, chissà per quale
strano motivo si sentì solo al centro della sala, girò
lo sguardo intorno a sé a trecentosessanta gradi con
una torsione del collo e del busto prima a destra e
poi a sinistra, vide gruppi di donne e di uomini e
gruppi di donne sole sedute agli altri tavoli che
chiacchieravano, dedusse che se erano seduti forse
non avevano voglia di ballare, considerò che, malgrado i virtuosismi di qualcuna, in pista, che strofinava ammiccante il collo del piede sulla gamba del
partner all’uscita del “panino”, forse l’unica donna
veramente sensuale era la giovane cameriera rockettara, e si dedicò a costruire una piramide con i
bicchieri di mojito.
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LUIGI cOLajannI
aveva costruito una serie da tre, una da due e
mancava la punta. Proprio mentre stava per posare
l’ultimo bicchiere, quello ancora mezzo pieno in
cima alla piramide, la cameriera emerse dal vortice
di ocho e giri della donna e cominciò a recuperare
i bicchieri, riponendoli su un vassoio di alluminio.
Gmc riuscì a salvare l’ultimo dalla furia efficientista della ragazza che, prima di andarsene si chinò
all’orecchio del commissario e disse:
– I brasiliani lo chiamano “il lamento del cornuto” – e strofinò le nocche della mano libera sulla
colonna vertebrale del commissario giù fino alla
cintura dei pantaloni.
Un brivido gli attraversò la schiena e gli causò
una improvvisa produzione di testosterone, così
prima che un altro deficiente potesse invitare la
moglie a ballare per poi scoprire anche lui che non
era assolutamente capace di farlo si alzò, la afferrò
insieme alla sua borsa, la strinse nel vigoroso, ma cho, abbraccio del tango sudamericano e canticchiando sulla lamentosa aria del momento, a passi
di danza uscì dal locale e la condusse fino al sUV
parcheggiato, con due ruote sul marciapiede, appena fuori dal locale. arrivato lì la schiacciò contro la macchina, le
mise la gamba tra le cosce agevolato dalle dimensioni ridotte della gonna di seta e, baciandola, le
mise la mano sotto il maglione di cachemire, ma si
scontrò contro un body di pizzo e il ferro che reggeva il seno. La signora, calda, accettò di buon grado.
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IL LamEnTO DEL cOrnUTO
constatata l’impossibilità di procedere immediatamente, passò al piano B, aprì la macchina col
telecomando, aprì lo sportello e la aiutò a sedersi.
Lei entrò lentamente, mostrando in maniera plateale le autoreggenti. Il commissario richiuse lo sportello e si avviò spedito verso il lato guida. mentre
girava intorno alla macchina si concentrò per ricordare in quale posizione dello stereo ci fosse quel cd
di tango che forse a lei neanche piaceva tanto, ma
che faceva molto figo ascoltare e, al semaforo, diffondere attraverso il finestrino aperto; accompagnandolo con dei leggeri movimenti della testa perché, in fondo, lei era una tanghera. si sedette al
posto di guida, traccheggiò col pulsante della radio,
girò la chiave di accensione e sentì uscire dagli altoparlanti la normale continuazione della musica
del locale. “Il lamento del cornuto” pensò tra sé e
sé, e si mise a ridere. La signora, con la sua aureola di rovi neri intorno alla testa, due occhi neri
come due monete da due euro, un nasino da bella
bimba di sei anni e la boccuccia a cuore col rossetto
rosso ancora fermamente saldo sulle labbra, quasi si
appoggiò con le spalle alla portiera e gli sorrise, si
sfilo la scarpa col tacco a spillo e gli posò il piede
nudo sulla cerniera mentre, strisciandosi i palmi
delle mani sull’interno delle cosce si sollevava la
gonna. Gmc guidò rapidamente fino a casa, d’altro canto tra i candelai e via dei Biscottari la distanza è breve, ebbe fortuna e, con un posteggio
creativo al limite della legalità, riuscì a parcheggia-
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LUIGI cOLajannI
re subito. I quattro piani di scale furono saliti rapidamente e forse, per la prima volta il commissario
si rese conto di quanto potesse essere importante
avere un ascensore. mentre cercava le chiavi di casa
la moglie, dietro di lui, gli mise la mano sul cavallo dei pantaloni, tenendo le tette quarta misura appoggiate alle sue spalle. aprì la porta e rotolarono
dentro, tra il tappeto dell’ingresso e il parquet. Fece
appena in tempo a girarsi che la moglie prese il comando delle operazioni cominciando a cavalcarlo.
Lentamente si levò il maglione di cachemire rosso
mettendo a nudo le spalle e il body anch’esso rosso
che non riusciva a contenere in nessun modo tutto
quel bendidio che portava davanti, si sollevò la
gonna di seta nera e le autoreggenti facilitarono il
compito. sorrideva canticchiando un’aria di tango,
le mani appoggiate adesso al pavimento, uno dei
due seni morbidamente ballonzolante fuori dal
body. seguendo il tempo strofinava l’inguine sul
marito, che rispondeva con delle potenti contrazioni delle gambe.
– Quanto mi piace il tango – disse il commissario spingendo col bacino e risalendo con il palmo
della mano il body fino a spingere il seno fuori dal
balconcino. cominciò ad armeggiare con la chiusura del body. con delle leggere flessioni sulle braccia ogni tanto la moglie gli strofinava il seno sulla
faccia, facendolo oscillare sia da destra verso sinistra che dall’alto verso il basso.
Gmc si rese conto rapidamente di avere qualche
problema con la chiusura, armeggiò ancora un po’,
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IL LamEnTO DEL cOrnUTO
poi si dedicò ai suoi pantaloni su cui ebbe più facilmente la meglio. sperava in cuor suo che la moglie facesse lo stesso, ma lei continuò imperterrita
a muoversi canticchiando. Provò ancora un poco,
poi, innervosito la disarcionò rovesciandola con le
spalle a terra. Lei cominciò a stringersi un capezzolo tra le dita della mano, e solo a quel punto lui
notò che le unghie erano laccate di rosso, dello
stesso rosso del body, del maglione e del rossetto;
mentre con l’altra mano cominciò a massaggiarsi
proprio all’altezza della chiusura, rendendone, appositamente, più difficile l’operazione di apertura.
Gmc tentava di districare le sue dita da quelle
della moglie cercando, nel contempo, di capire co me aprire i ganci. Traccheggiando si accorse che la
stoffa del body era tutta bagnata. – E adesso, signore e signori ecco a voi un incredibile numero di magia – disse dopo un po’ la signora e con un piccolo gesto della mano slacciò il
body. Il commissario ebbe un moto di stizza, digrignò
i denti distendendo le labbra, afferrò la mano della
moglie e la distese sul pavimento, spalmandosi su
di lei, cercò di prenderla senza riuscirci. armeggiò
ancora un poco fino a quando decise di aiutarsi con
la mano, ma anche così non ci riuscì. La moglie gli
afferrò il pene e lo trovò molliccio, provò a sollecitarlo e alla fine delicatamente lo ribaltò stendendolo per terra. Prese il pene tra le labbra e cominciò a
baciarglielo. alla fine si arrese, guardò il commissario negli occhi e gli disse:
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LUIGI cOLajannI
– Ti piace tanto il tango? allora la prossima volta
balla un po’ di più e bevi un po’ di meno, stronzo. si alzò e andò verso la zona notte della casa.
Il commissario, la camicia nera lucida con le cifre
ricamate in oro sbottonata, il torace sudato con la
tartaruga degli addominali ben delineata, e nudo per
il resto, si tirò su sudato e ansimante e rimase seduto, il culo sul parquet, le spalle appoggiate al muro,
le gambe piegate e il mento appoggiato sulle ginocchia, a guardarla andare via col body sbottonato che gli penzolava tra le gambe.
– cazzo di body – disse.
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