articolo pdf della rassegna stampa di dialogic srl
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14/11/2011 - PAG. 23 ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| Anche l’hamburger è diventato bio Dal Piemonte a Milano e Roma esplode una nuova “carne-mania” e McDonald’s corre ai ripari il caso FRANCESCO RIGATELLI il brivido di mangiare fuori ma con gli ingredienti più cari alla mamma. Carne tritata e farinacei con un po’ di parmigiano. Come la pasta al ragù della domenica di una volta. Però più trasgressiva. Vuoi mettere a chiamarla cheeseburger? Anche per questo Torino ne è diventata la capi- È tale: è una città affamata di tranquilla trasgressione. E soprattutto circondata da aziende produttrici di carne. Che si son dette: perché non venderla direttamente? Eccola infilata in mezzo al pane dunque, servita a tutte le ore e contro il nemico dichiarato dei vecchi fast food. Tutte piccole trasgressioni, ma andiamo con ordine. Già nel 1982 a Milano nasceva Burghy, la prima catena di fast food all’italiana, fondata dai Supermercati GS e poi acquisita dal Gruppo Cremonini di Modena. Mamme e nonne si dividevano: li facciamo andare i bimbi a mangiare i paninazzi dopo la scuola? Burghy sponsorizzava la squadra di pallacanestro Virtus, organizzava feste di compleanno low cost per i piccoli al pomeriggio pur di ingraziarsi i genitori. Ma alla fine McDonald’s si mangiò gli ottanta punti vendita Burghy in un sol boccone. Nell’ultimo decennio la vendetta è arrivata sui grandi fast food americani dalle spalle. Kentucky fried chicken ha dovuto cambiare da tempo l’insegna in Kfc pur di far sparire la parolina «fried», fritto, proibita da quando gli Stati Uniti hanno di- chiarato guerra all’obesità. Così Burgher king ha migliorato gli ingredienti e reso più accoglienti i locali. Tendenza sempre crescente, quest’ultima, perché se entrate in un McDonald’s nuovo vi sembrerà per colori e materiali di essere all’Ikea. Senza contare l’offerta di caffé e dolci alternativi, una volta impensabile. D’altra parte la concorrenza nel settore è al rialzo e porta al al sano, al verde e ad assoldare pure Gualtiero Marchesi. I tre California bakery e il Mama burger a Milano, i cinque T-bone station a Roma (altri a Torino, Bologna, Parma e Rimini) sono da tempo la ripre- Le origini Una delle domande gastronomiche di difficile risposta è: «Dov’è nato l’hamburger?» Probabilmente le polpette di carne bovina pressate sulla piastra erano comuni nel porto di Amburgo (il principale della Germania) all’inizio del XIX secolo. Il piatto fu esportato in Nord America dai tedeschi emigrati e si diffuse con il nome di hamburger steak L’etimologia della svizzera italiana è simile perché indicherebbe la provenienza della ricetta dal Nord Europa PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO PAG 1 14/11/2011 - PAG. 23 ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| sa in qualità e in miniatura delle catene americane e il neonato Ham holy burger a Milano, dove al posto del menù danno un iPad, segue questa strada. La terza ondata dopo Burghy e le boutique del cheeseburger è quella in corso. Nel piemontese (come da poco nel bergamasco) gli allevatori si sono accorti di avere una materia prima straordinaria da offrire direttamente. Non semplici negozi o piccole catene ma punti vendita con dietro aziende agricole. Mentre già s’intravede la quarta ondata, i posti misti. Pizza e sushi come al Decameron di Torino per esempio. Che in fondo, questo, è il paese della margherita oltreché della pasta al ragù. [email protected] PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO PAG 2