Gli assirobabilonesi e l`aborto

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Gli assirobabilonesi e l`aborto
Gli Assirobabilonesi sapevano già che dopo il “fattaccio” è fatta, e che di lì
a nove mesi nascerà un bel bambino. Che “è fatta” è il nocciolo logico del loronostro pensiero. È un sapere che ha la precedenza su ogni altro argomento.
Come il sapere del cieco nato, “Prima ero cieco e ora ci vedo”. Il clericalismo
anche laico di ogni tempo è non riconoscere questo ordine di precedenza: in
particolare sull’argomento filosofico di Emanuele Severino che subordina
l’efficacia di quel sapere a una disquisizione filosofica su potenza e atto; ma anche
sull’argomento scientifico di quel genetista [1] che credeva di fondare
l’antiabortismo sulla dimostrazione (corretta) della continuità genetica tra
embrione e feto. L’Assirobabilonese li precede ambedue deducendo che, se è
fatta, disfarla è omicidio. Occorre ammettere che l’“è fatta” è il top della ragione,
senza la “Ragione” presupposta di una Teoria che sloggia un pensiero già
competente.
C’è un detto: “Al contadino non far sapere quant’è buono il cacio con le
pere”. Esso mette in luce un importante trucco della Storia. Infatti il contadino è
il primo a sapere la connessione dei due alimenti, avendola inventata lui: ma
bisogna privarlo di tale sapere per poi venderglielo, sapere e prodotto ma (non
faccio apologia di tradizionalismo o populismo).
L’umanità la si attacca privandola delle scarpe, le scarpe del suo pensiero
“triviale” solo perché primario e comune. C’è chi prenderebbe come una botta la
battuta “Pensi con i piedi!”. Al contrario, il pensiero è raso-terra, e la distanza
fisica verticale tra piedi e cervello genera un’illusione logica, quella per cui il
pensiero si sdoppierebbe tra basso e alto. La storia di questa sfruttatissima
illusione è anche la storia del pensiero.
Questo raso-terra è l’unico punto in cui noi, che di animale non abbiamo
nulla, faremmo bene a imitarlo
E’ a questo proposito che ho già citato una frase di Cristo: “Poiché dalle
nuvole sapete giudicare che pioverà, dallo scirocco che scalderà, allora siete
ipocriti se non sapete giudicare questa epoca.” Notevole il ragionamento, che
asserisce la continuità tra le due specie di giudizio.
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L' idea di giornalismo freudiano è della prima ora: si tratta sempre e comunque di vita giornaliera.
GLI ASSIROBABILONESI
e l’aborto
Ho una particolare stima verso il cattolicesimo per avere dato rilevanza al
“santo”. La parola “edificante” è diventata poco… edificante, ma resta che l’atto
del santo è edificante alla lettera, in latino condens come si dice ab urbe condita cioè
da quando la Città è stata costruita. Osservo che costruire è un atto normale cioè
possibile a tutti (variamente), ma viene preso per eccezionale (quando non è
disapprovato dai soliti “decostruzionisti”). Il sapere del santo non è speciale,
meno ancora specialistico: non esiste una Scuola di Formazione in Santità. E
infatti il santo sorprende. Si tratta di competenza universale: edificare è accessibile
a tutti. Non è virtù privata, né locale. E’ un peccato per la modernità che i
“Protestanti” non abbiano sostenuto la rilevanza del santo.
Noi psicoanalisti siamo gli Avvocati difensori di tale competenza (moralegiuridica: la parola “etica” ci piace meno, è suscettibile di essere messa in
algoritmi ossia in “calculemus”).
1 febbraio 2005
NOTE
[1] L’allusione è a un celebre genetista cattolico, Jèrôme Lejeune, scomparso nel 1994.
Più di quindici anni fa sono stato invitato, a Firenze, a partecipare a una Tavola rotonda
in cui Lejeune riproponeva la sua dimostrazione scientifica della continuità genetica tra
embrione e feto come argomento scientifico antiaborista. Io gli testimoniai facilmente la
mia stima per il suo valore scientifico, ma anche protestai contro l’investimento della sua
dimostrazione in funzione antiabortista. L’Assirobabilonese precede sia lui, scienziato,
che Severino, filosofo. I loro argomenti, non importa se pro o contro, privano l’umanità
comune della propria competenza nel giudizio.
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