2. raee la dimensione del problema

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2. raee la dimensione del problema
2. R.A.E.E.
LA DIMENSIONE DEL
PROBLEMA
Negli ultimi anni la grande diffusione della tecnologia
ha portato con sé intrinseche problematiche relative
al recupero, riciclaggio e smaltimento delle
apparecchiature elettriche ed elettroniche prodotte.
La dimensione del problema si pone sia in termini
quantitativi che qualitativi.
LA DIMENSIONE QUANTITATIVA DEL PROBLEMA
I numeri relativi alla quantità di R.A.E.E. dismessi
Si stima che in Italia nel 2003 siano stati dismessi oltre 700
mila tonnellate di R.A.E.E. (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche
ed Elettroniche citati nella Scheda R.A.E.E. – Parte prima) pari
ad una produzione di circa 12 kg per abitante all’anno.
In Emilia Romagna si valuta che nel 2003 siano state circa
45.000 le tonnellate di R.A.E.E. dismessi, nella Provincia di
Modena circa 7.500 tonnellate, nel Comune di Carpi circa 700
tonnellate.
LA DIMENSIONE QUALITATIVA DEL PROBLEMA
Rischi e danni all’ambiente e alla salute umana
connessi ad uno smaltimento non corretto dei
R.A.E.E.
Un trattamento non appropriato e uno smaltimento non corretto
dei R.A.E.E. comporta:
• La diffusione nell’ambiente di sostanze pericolose per la
salute pubblica;
• La distruzione o comunque lo spreco di materiali che
possono essere reimpiegati nel ciclo produttivo, con
conseguente depauperamento (impoverimento) di risorse
presenti in quantità limitata sul nostro pianeta.
Per TRATTAMENTO NON APPROPRIATO s’intende la
cannibalizzazione dei beni, la macinazione delle carcasse-frigo
in ambiente aperto, la non completa rimozione delle componenti
utili e/o nocive e, in generale, qualsiasi operazione che venga
condotta in difformità ai criteri tecnici e alle procedure stabilite
dall’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi
Tecnici) – ex ANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione
dell’Ambiente).
Per SMALTIMENTO NON CORRETTO s’intende la messa in
discarica o la termodistruzione dei R.A.E.E. tal quali o comunque
di loro parti che contengano ancora sostanze utili o nocive.
•
•
Lavoratrice impegnata nel trattamento non appropriato di un
tubo catodico.
Considerando che in un frigorifero sono mediamente
presenti 200-300 grammi di CFC e HCFC e tenuto conto
che ogni anno vengono residuati circa 1.500.000
frigoriferi, il potenziale inquinante lesivo dello strato
di ozono stratosferico è valutabile in circa 300
tonnellate/anno di CFC/HCFC. Questo attacco alla fascia
protettrice di ozono genera il famoso buco dell’ozono
che è responsabile di un sensibile incremento di tumori
e altre malattie della pelle.
In generale nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche
sono presenti diverse sostanze pericolose come piombo,
mercurio, cadmio, cromo esavalente, oli minerali e sintetici,
PCB (policlorobifenili) e altri idrocarburi aromatici. Molte
di queste sostanze si possono accumulare nell’ambiente e
provocano effetti acuti e cronici sugli organismi viventi,
sovente con danni irreversibili alla salute.
LA CONTAMINAZIONE AMBIENTALE DERIVANTE DA UNO SCORRETTO SMALTIMENTO DI R.A.E.E. RIGUARDA TUTTE LE MATRICI
AMBIENTALI: L’ACQUA, L’ARIA E
IL SUOLO.
LE SOSTANZE NOCIVE CONTENUTE NEI RIFIUTI
ELETTRICI ED ELETTRONICI
CFC/HCFC. I clorofluorocarburi e gli idroclorofluorocarburi
sono presenti nei circuiti di refrigerazione di frigoriferi/congelatori e condizionatori nonché nelle schiume poliuretaniche del rivestimento esterno degli stessi.
Essi sono in grado di raggiungere intatti la stratosfera e di
reagire con le molecole di ozono formando ossigeno semplice.
L’assottigliamento della fascia di ozono determina un
aumento delle radiazioni ultraviolette che sono causa di
tumori alla pelle, malattie agli occhi, indebolimento del
sistema immunitario; negli ultimi anni i casi di melanoma
sono raddoppiati.
PIOMBO. È contenuto nelle batterie e nelle saldature degli
apparecchi.
Si accumula nell’ambiente provocando effetti tossici acuti
e cronici alle piante, agli animali e ai microorganismi.
Nell’uomo può causare gravi danni al sistema nervoso
centrale e periferico, a livello vascolare.
CADMIO. Si trova in componenti, semiconduttori, tubi catodici
di vecchio tipo.
Può provocare danni irreversibili ai reni e al sistema osseo,
disturbi alla crescita.
È considerato cancerogeno.
Tecnologia di Tred Carpi per il Trattamento corretto delle
Apparecchiature Refrigeranti.
MERCURIO. Si trova in termostati, sensori, interruttori,
attrezzature medicali, apparecchi di telecomunicazioni e
cellulari.
Viene assorbito facilmente dagli organismi e trasferito,
tramite i pesci, nella catena alimentare.
Nell’uomo provoca danni al cervello, al coordinamento, al
bilanciamento.
CROMO ESAVALENTE. Usato per ridurre l’infiammabilità di
componenti ed apparecchi elettrici ed elettronici.
È presente in ritardanti di fiamma bromurati.
Solubile in acqua, entra nella catena alimentare tramite i
pesci.
È tossico per l’ecosistema marino.
Nell’uomo provoca reazioni allergiche e bronchiti asmatiche
ed è in grado di attraversare la membrana cellulare e
danneggiare il DNA.
È ritenuto cancerogeno.
POLICLOROBIFENILI. Usati per ridurre l’infiammabilità di
componenti ed apparecchi elettrici ed elettronici
È presente in ritardanti di fiamma bromurati.
Solubile in acqua, entra nella catena alimentare tramite i
pesci.
È tossico per l’ecosistema marino.
Nell’uomo provoca reazioni allergiche e bronchiti asmatiche
ed è in grado di attraversare la membrana cellulare e
danneggiare il DNA.
È ritenuto cancerogeno
Bimbo seduto su una montagna di rifiuti elettronici. Oltre alle
problematiche ambientali i R.A.E.E implicano problematiche
etiche. In alcuni territori questi rifiuti sono trattati da adolescenti
costretti a compiere operazioni pericolose, senza nessuna
tutela per ciò che riguarda la salute, la sicurezza ed il rispetto
dei diritti umani.
COSA FARE PER CONTENERE L’IMPATTO
AMBIENTALE DEI R.A.E.E.
Si deve innanzitutto evitare che i R.A.E.E. vengano mischiati
con i rifiuti solidi urbani e finiscano direttamente in discarica
o in impianti di incenerimento.
MA QUESTO NON BASTA
essi devono anche essere trattati in modo specifico.
I R.A.E.E. devono pertanto essere raccolti in modo differenziato
e successivamente inviati in centri di trattamento e recupero
adeguatamente attrezzati e in grado di operare in conformità
a precisi protocolli di lavoro (norme tecniche APAT).
QUESTO SOSTANZIAMENTE PER DUE MOTIVI
•
•
Evitare che nella fase di smontaggio e recupero dei materiali
si liberino sostanze indesiderate e pericolose che possono
inquinare l’aria, le acque e il suolo.
Massimizzare e valorizzare il recupero dei materiali riciclabili
presenti nei rifiuti.