Sr. Mariachiara Bosco Clarissa
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Sr. Mariachiara Bosco Clarissa
Monastére Ste Claire, Gerulsalemme, Israele, 3 luglio 2009 Carissimi tutti, shalom! …dico 'tutti', ma vi ho presenti nel cuore e nella preghiera uno ad uno, una ad una... Vi ringrazio dal profondo del cuore, perché l'amicizia e la comunione sono tra le sorgenti più belle e vive cui attingo per affrontare questa nuova vita a Gerusalemme! Non vi nascondo una certa fatica nel comunicare ciò che vado vivendo: anche se avverto molta continuità nel mio cammino, il salto Borgo-Gerusalemme è davvero grande... e non è questione di latitudine... Gerusalemme è una parola che chiede molto tempo per essere ascoltata e non lo si può fare con le categorie cui ero abituata. È un ascolto che interpella la vita, la vocazione, la fede stessa. Complessità, molteplicità, pluralità... sono gli aggettivi che più immediatamente la descrivono. Descrivono Gerusalemme, la vita, la vocazione, la fede... Un piccolissimo esempio, il più quotidiano: Quando rispondo alla porta o al telefono, il primo passo da fare è sempre quello di accordarsi reciprocamente sulla lingua con cui comunicare. E il più delle volte si è stranieri che parlano una lingua straniera. Anche l'italiano parlato da un non italiano chiede spesso una 'traduzione'! E questo accade fuori casa... e anche dentro casa, nella comunità in cui ora vivo (la cui lingua è il francese) con la bellezza di 5 nazionalità che cercano di essere sorelle! È un dono grande, una ricchezza grande e anche una sfida quotidiana che obbliga a un ascolto più profondo, più attento per comprendere veramente l'altra. La lingua, poi, non sono solo vocaboli: è una cultura, un pensiero, una storia, una terra... un universo simbolico, un cibo (e con il servizio che faccio in cucina quanto me ne accorgo! Il dialogo 'in padella' tra le nostre diversità credo sia tra i più eloquenti e ricchi in quanto ad 'ingredienti' e anche – decisamente – tra i più gustosi!). E visto che la lingua è la prima porta per conoscere il mondo dell'altro, la settimana scorsa abbiamo finalmente iniziato la prima lezione di ebraico. Questi frati sono proprio un dono e un aiuto enorme, davvero padri e fratelli nell'esserci vicino, discretamente ma molto concretamente su tanti fronti: la Messa quotidiana, i Sacramenti, la formazione, i ritiri mensili, le spese alimentari, l'economato, i visti per i permessi di soggiorno, l'aiuto manuale e il consiglio, l'amicizia fraterna... Noi attualmente in comunità siamo quindici, più una sorella del monastero di Nazareth (originaria della Costa d'Avorio) ospite da noi per tre mesi per frequentare un corso di ebraico. All'inizio di maggio è arrivata anche sr. Annagrazia, l'ultima delle sei sorelle (4 italiane e 2 rwandesi) venute con il Progetto di aiuto della Federazione Umbra e cosi ora ci stiamo preparando alla celebrazione del Capitolo elettivo. Vi affido questa nuova stagione che si apre, di maggior inserimento, di 'innesto' più vitale nella radice antica della comunità che ci ha accolte. E’ una radice fragile, perché segnata dall'anzianità e dalla malattia (tocchiamo i 96 anni!), ma anche forte perché temprata dall'esperienza e dalla perseveranza in un contesto tutt'altro che semplice. Stiamo conoscendo anche quanto questa radice è bella e salda grazie alle figure di madri e sorelle che hanno lasciato con la loro vita una scia di luce e di santità che continua a parlare. In particolare mi riferisco alla fondatrice del monastero Mère Elisabeth du Calvaire (1841 - 1905) e a sr. Marie de la Trinité (1901 - 1942) la cui tomba nel nostro piccolo cimitero è spesso visitata da persone di tutto il mondo che nei modi più diversi leggono il suo piccolo libretto "Colloquio interiore". Con il lavoro in archivio sto anche scoprendo - e mi sto appassionando! – quanto ha scritto e disegnato qui il Beato Charles de Foucauid durante i suoi tre soggiorni presso il nostro monastero negli anni 1898-1900. Qui ha maturato la sua vocazione sacerdotale... Carissimi, questa Terra nella quale il Signore piano piano mi sta facendo entrare è davvero bella e santa e chiede costantemente di togliersi i calzari dai piedi perché è luogo in cui Lui stesso è passato, abita e ancora si rivela. La costruzione delle pietre vive della comunità è lenta e chiede tempi lunghi (e i tempi mediorientali dicono che sono ancora più lunghi!) e va di pari passo con l'edificazione delle pietre di pietra, di questo luogo che è visitato da diversi pellegrini che chiedono ospitalità nella nostra piccola foresteria, da amici e vicini di casa ebrei, da volontari e volontarie che si offrono per un aiuto, da frati e da fratelli e sorelle della piccolissima Chiesa Madre di Gerusalemme... Tutti e tutto metto nel vostro cuore e affido alla vostra preghiera e mi riaffido io stessa. Grazie ancora, anche da parte della madre e delle sorelle. Con affetto vi abbraccio uno ad uno, una ad una... Sr. Mariachiara Bosco Clarissa - Israele