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ADA
Donna goffa e pesante…
Un romanzo centrato su Ada, giovane donna goffa e pesante, sola, quasi soffocata dall’amore oppressivo dei suoi genitori, dai quali cerca di
prendere le distanze. Ma è amore, poi, quello dei suoi genitori? è amore quello della mamma sempre superimpegnata…
La maestra non le
assegnava mai una parte
perché “...è brutta”
Era amore, fatto di tenerezze e coccole, quello dei nonni, della nonna – che le raccontava la storia degli oggetti di casa, che le mostrava
foto di tempi lontani – e del nonno che con lei giocava a dama e che
solo a lei permetteva di fantasticare
con una lanterna magica, nella casa
sul lago, tanto cara e purtroppo abbandonata. Invece era non-amore
quello della maestra che non le assegnava mai una parte per la recita di fine anno perché “...è brutta...
Le principesse sono tutte belle.” Però
Ada aveva una bella testa, forse per
questo, fin dall’adolescenza, ostentava una fredda indifferenza, sia nei
confronti degli adulti che dei suoi
coetanei. Sembrava rifiutare i rapporti umani, probabilmente anche
perché, al centro dei suoi pensieri,
brillavano le stelle: era l’astronomia
che le interessava, lo studio di astri,
miti, segreti dell’universo che la affascinava. C’è il mito di un serpente
accovacciato tra le zampe dell’Orsa
Maggiore, un serpente di giada con
occhi di zaffiro... Era il nonno che le
raccontava la leggenda del serpente
che dona, insieme alla conoscenza
delle meraviglie dell’universo, amore eterno alla lenta e goffa tartaruga. Ed è nella tartaruga che si identifica Ada, che “stava crescendo goffa
e sgraziata, col passo pesante”, Ada
“cui nessuno tendeva la mano, perché
a nessuno veniva in mente di condividere alcunché con lei. Neanche ai suoi
genitori.” Perciò Ada, intelligente e
n. 3-4 marzo-aprile 2012
geniale, diventa una scienziata che
studia con straordinaria passione,
tanto da arrivare ad una scoperta fenomenale. A lei, proprio a lei, dunque, “era toccata la genialità nel corpo di un’anatra ... sgangherata”.
Alla scoperta si affiancano sentimenti mai provati – amore? –, ma è tutto inutile: una collega giovane, bella, magra, la priva di ogni illusione.
Ada, ancora una volta sola e disperata, sempre più pesante e sempre più
affaticata, vorrebbe andar via, scomparire per sempre, addormentarsi
senza svegliarsi mai più, dimenticare
le sue gambe e il suo corpo ingombrante, pesante, senza rifugiarsi nel
“cibo che ora ossessivamente aveva preso a divorare. Senza pensare. Per non
pensare.” Nella vita di Ada, l’ossessione per il cibo è strettamente legata al rapporto non soddisfacente con
la madre che le ripete: “Non puoi andare avanti con quelle gambe che continuano a ingrossarsi. Non puoi continuare a trascinartele dietro come due
tronchi senza vita.” Ada, dopo scontri verbali, arriva talvolta a provare
per lei “una gran compassione... Per
quella madre che non aveva saputo essere madre”; altre volte “scacciava il
pensiero di sua madre. Sua madre la
innervosiva, la esasperava. Era il suo
problema irrisolto e irrisolvibile... che
durava da sempre”.
E insieme a questo, ecco il problema del cibo, dei cioccolatini vietati, delle diete fai-da-te, dei centri
specialistici, dell’omeopatia, degli
appuntamenti fissati dalla madre e
accantonati dalla figlia, in un continuo e rancoroso scambio di accuse.
Solo le stelle sapranno offrirle an-
cora una volta la speranza, la gioia
di vivere, il coraggio di confrontarsi
con amarezze e difficoltà, di dimostrare la sua forza, “perché è vigliacco
chi non riesce ad affrontare la vita....
Ma chi vive, chi accetta la vita... dimostra coraggio, ora per ora, giorno
per giorno”. E si ricomincia!
Luciana Grillo
Scheda
“Quando
scendeva la
sera. Ada
spegneva la lampada sulla
scrivania e
puntava lo
sguardo al
cielo. Cercava gli occhi del serpente partorito dall’Orsa Maggiore all’inzio dei tempi.
Lucenti come zaffiri, freddi come
diamanti.”[…]
“Ma poi, che voleva sua madre?
Come pretendeva che da due
genitori grossi, massicci, rettangolari, venisse fuori una silfide
aerea e diafana come una dea…
Come quella canzone che canticchiava la vecchia serva:
Ma hanno fatto chella figlia/
ch’è’ na vera meraviglia/ ca pè
sbaglio è nata là…
Nicla Pandolfo è nata a Sant’Arsenio (SA). Laureata in Giurisprudenza e in seguito iscritta
a Lettere Moderne ha insegnato Discipline Umanistiche e Discipline Giuridiche. Ha scritto
poesie e racconti, oltre a brevi
favole per bambini e a una raccolta di filastrocche. Nel 2006
ha pubblicato il suo primo romanzo La vita degli altri.
Helene Floss, Il serpente e la tartaruga, Ugo Mursia Editore S.p.A.
Milano 2010, pag. 258 € 17,00
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ANNI SECCHI
Giovani donne e disturbi alimentari
Storie di giovani donne che soffrono di disturbi alimentari sono ormai purtroppo abbastanza comuni. “Anni secchi” è un romanzo breve, intenso e coinvolgente, originale nella scansione dei tempi, stringato nell’esposizione della vicenda, diverso da tanti altri che ripercorrono
una storia dolorosa, ma forse non hanno la stessa forza narrativa.
Dali soffre di anoressia…
La giovane protagonista, Dali, parla in italiano, ma pensa in tedesco,
vive in Alto Adige ma d’estate lavora come ragazza alla pari presso
un’aristocratica famiglia piemontese; con loro trascorre le vacanze
in Liguria, e pensa che “al mattino
la prima cosa è guardare il mare”...
ma la seconda è fare i conti, nel
senso di calcolare le calorie da bruciare, l’attività fisica più adatta allo
scopo, la cintura del jeans da stringere di un buco, il peso che deve
scendere, perché vuole conquistare “un peso da uccellino”. Così,
Dali trascorre i suoi giorni lavorando senza interruzioni, eliminando fino all’ultimo granello di
polvere, con il pensiero costantemente rivolto alla bilancia – che
bacia quando il risultato le piace -, all’anguria che “basta per tutta la giornata”, alle lunghe camminate che la sfiancano tanto che “la
sera le bruciano i piedi per l’asfalto
rovente”, al cibo che dovrà fingere
di aver mangiato, al suo ragazzo –
David – che rivede a Vipiteno, alla
piscina fredda di Bressanone, dove
si immergerà per fare le sue sessanta vasche. E così passano l’autunno e l’inverno, lontani da casa perché Dali studia e vive presso una
signora che l’invita anche a prendere il caffè, regolarmente rifiutato da lei. L’ossessione per il peso da
raggiungere ed il cibo da evitare,
naturalmente la isola dalle compagne di scuola: Dali vorrebbe andare con loro a fare uno spuntino,
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ha i crampi allo stomaco, ma “non
può mangiare le caldarroste, non
può mangiare le noci, i salamini affumicati, le schiacciatine di segale...
Cosa darebbe per stare in compagnia...” E’ attenta, Dali, a rispondere sempre prontamente che ha
già mangiato: ogni giorno le stesse
pietanze, sempre magre e prive di
condimenti. David va all’università, a Padova, si sente solo, si preoccupa per lei che ha tanto freddo,
che si copre con strati di maglioni
ingombranti, che quando va dalla
madre affronta “una prova di forza”
per resistere. E si vergogna di lei,
che digiuna e che sembra ammalata. Dali ha nostalgia del suo papà,
che è morto quando era poco più
che una bambina:<<Come hai potuto fare questo alla tua piccola?”>>
e precipita nel baratro dell’anoressia, sembra uno spaventapasseri, “i
fianchi, due palette. Lembi di pelle
penzolanti al posto delle natiche”...
La storia procede, nel tradurre il
testo avviene una sorta di compensazione, nel senso che rimangono
alcune espressioni in tedesco.
Ma la lettura non si interrompe,
anche se non si conosce il tedesco. La narrazione è esemplare per
chiarezza, scarna fino all’inverosimile, efficace in modo incredibile:
l’anoressia è entrata nelle pagine,
consuma la parola scritta. Le vicende si susseguono, Dali e David
vivono insieme, aspettano un bimbo, ma “al più tardi a febbraio riprenderà a digiunare”. Le cose non
vanno bene, il piccolo Daniel vive
solo tre giorni, Dali ricomincia a
contare: se porta a casa la borsa
della spesa, 180 calorie; 20 biscotti divisi in due, 40 pezzi ad un’ora
di distanza fra l’uno e l’altro...fin
quando, finalmente, accetta di curarsi, senza “voltarsi indietro”.
Dunque, un lieto fine per Anni secchi, ma una straordinaria tensione
che, quando si giunge all’ultima
pagina, vorrebbe sciogliersi in un
pianto liberatore. Certamente, un
testo così è talmente forte da dissuadere lettrici e lettori dal percorrere il calvario di Dali. (L. G.)
Scheda
Dali
soffre
di anoressia.
Costringe se
stessa a non
mangiare,
evita il cibo,
fino a diventare “leggera
come un uccellino”. Helene Flöss, lontano
dal tono sensazionalistico dei
talkshow e dei servizi giornalistici che parlano di questa malattia “alla moda”, trasforma il
tema dell’anoressia in un racconto letterario oltremodo intenso e coinvolgente.
Helene Flöss, nata a Bressanone nel 1954, scrive dal 1985;
dal 1991 vive in Austria ed è
una delle voci più interessanti della letteratura sudtirolese.
Autrice di racconti brevi, drammi radiofonici e romanzi. Ha
tradotto in tedesco il romanzo
di Domenico Starnone Labilità (Das Rasiermesser, Haymon
2006). Anni secchi (Dürre Jahre, Haymon 1998) è la sua prima opera tradotta in italiano.
Helene Floss, Anni secchi –
traduzione di Carla Festi –
alpha beta Verlag Merano
2011, pag. 83 € 10,00
n. 3-4 marzo-aprile 2012