ROMA CAPITALE - estetica della citta

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ROMA CAPITALE - estetica della citta
ROMA CAPITALE
Marco Romano con Stefano Colombo e con Ludovico Milesi, e con la collaborazione di Caterina
Cavo
Nel corso del 2010 il Comune di Roma, che dispone già di un piano regolatore adottato un paio di
anni fa, ha affrontato il problema di riqualificare i quartieri della periferia, molti dei quali sono stati
costruiti con una lottizzazione affrettata in tempi nei quali dilagava quell’abusivismo poi chiamato
“di necessità”, e che ora, ampiamente riqualificati sotto il profilo edilizio – le case rinnovate e oggi
più che decorose – non hanno invece una adeguata corredo di strade e di piazze tematizzate.
Il Comune ha chiesto ad alcuni architetti di provata esperienza di redigere per l’appunto progetti che
contemplassero l’inserimento di nuove passeggiate o di nuove piazze nel tessuto stradale di questi
quartieri – un lavoro proposto con molta competenza da Paolo Colarossi – e là dove era già
individuabile e disponibile uno spazio adeguato, di disegnare una vera e propria piazza, come quelle
di Paolo Portoghesi e di Franco Purini.
Ma questo programma sembra dimenticare che il significato di una piazza ha a che vedere con il
suo inserimento in una sequenza di altre strade tematizzate, proprio come la piazza principale di una
città è di solito riconoscibile perché disposta in sequenza con la strada principale: sarebbe banale
osservare che una piazza da sola, seppure disegnata con la maggiore accuratezza ma disposta in
aperta campagna non potrebbe avere quel significato che per l’appunto noi ci aspettiamo di
attribuirle quando la promuoviamo: come quella di Giardinetto, un borgo degli anni Trenta vicino a
Foggia, rimasto per il resto sulla carta.
Ecco allora che occorrerà disegnare una rete di sequenze di strade tematizzate, di passeggiate e di
boulevard soprattutto ma anche di qualche tratto di strada principale, che da un lato siano disposte
in continuità con le sequenze della città esistente e dall’altro connettano al disegno generale della
città anche le nuove piazze che proporremo di disporre nei quartieri nuovi più lontani dal centro.
È in questo quadro, che abbiamo elaborato un progetto di insieme che coinvolge l’intero settore
orientale della città fino al Grande Raccordo Anulare, oltre il quale certo esistono nuovi quartieri
che anch’essi abbisognano di nuove piazze e di nuove strade tematizzate ma dei quali noi non
abbiamo ritenuto per il momento di farci carico.
Tanto più questo programma avviato dal Comune di Roma sembra efficace perché nel corso dei
nostri sopralluoghi in queste periferie le case recenti non sembrano meno civili di quelle progettate
dagli architetti più rinomati: anzi. Quello che chiamiamo degrado e disordine è forse soltanto la
manifestazione di una qualche più libera creatività.
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PROLOGO
Sisto V nel tardo Cinquecento ha dato a Roma un piano che nessun’altra capitale europea ha avuto,
la sequenza da Trinità dei Monti a San Giovanni in Laterano con la croce, alle Quattro fontane, di
via Pia, strade tracciate in mezzo alla campagna per i secoli a venire.
Nella prima metà del Novecento è stata completata un’altra grandiosa sequenza da nord a sud della
città, dalla via Flaminia e dal Corso oltre piazza Venezia, nella via dei Fori imperiali e di seguito,
dopo il Colosseo e le Terme di Caracalla, nella via Cristoforo Colombo e nell’EUR.
Anche questa sequenza è ritmata, come quella di Sisto V, da altre sequenze che costituiscono
nell’insieme una griglia che tematizza l’intera città: vi si appoggia infatti il celebre tridente di
piazza del Popolo, la croce di via Condotti e di Trinità dei Monti, la grande croce di via Nazionale e
di corso Vittorio, per concludersi nelle vedute monumentali che scandiscono l’EUR.
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La via dei Fori Imperiali
Le città europee hanno perseguito da mille anni la propria bellezza con un’intenzione estetica
manifesta nei temi collettivi (il palazzo municipale, la chiesa principale, i teatri, i musei, i giardini
pubblici, ma anche la piazza principale e quelle del mercato, le strade principali e quelle
monumentali) e poiché questi temi collettivi erano il simbolo della civitas proprio accanto a queste
piazze, nel centro della città, andavano ad abitare i maggiorenti, mentre, come ricorda Sebastiano
Serlio, i più poveri hanno casa vicino alle porte.
Ed ecco che con queste sequenze la città non è soltanto più bella, ma è una città nella quale anche
coloro che vivono nei quartieri più nuovi e più distanti dal centro avranno un riconoscimento della
loro piena dignità di cittadini: e se non potremo dar loro la densità dei temi collettivi dell’antico
centro della città, daremo loro quelle passeggiate e quei larghi boulevard che abbelliscono la città
dal Cinquecento in poi, facendo in modo che le nuove sequenze testimonino il loro legame
simbolico con la città più antica: ora anche chi abiti lontano riconosce nella loro monumentalità di
appartenerle, proprio come le arterie portano il sangue in ogni parte del corpo.
Questa che presentiamo è il germe dell’idea di una terza Roma – Roma capitale – per ora
soltanto nei quartieri a est, ma forse un giorno per tutta la città, una città dove passeggiate,
boulevard, piazze saranno tracciati e realizzati come testimonianze di una volontà estetica
estesa alle sue più estreme periferia, e non come supporto del traffico.
PRIMO QUADRO
Ecco i quartieri a est della città come appaiono a prima vista, solcati dalle vie Tuscolana, Casilina e
Prenestina intervallate da altre strade da nord a sud – tra le quali viale Togliatti – che costituiscono
di per sé il suggerimento di una griglia di grande scala.
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SECONDO QUADRO
Ora andiamo dentro a questi quartieri, tutti equipaggiati oggi con molte nuove chiese, molti mercati,
molte scuole e molti campi sportivi, ma spesso da un lato concepiti senza tematizzare piazze – quasi
tutte le chiese non hanno piazze ma sono soprattutto cinte da cancellate, quasi fossero gelosi recinti
e non temi straordinari della bellezza e della riconoscibilità dei quartieri – e dall’altro senza alcun
nesso con la continuità simbolica assicurata dalle strade tematizzate che dà corpo alla loro
appartenenza alla città intera.
La strada di Centocelle
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Centocelle ci appare come una vera città ben disegnata, attraversata dalla ricca sequenza di una
lunga strada principale, ritmata da una piazza al centro di un croce di strade e conclusa come strada
trionfale dritta sulla facciata della chiesa, davanti alla sua piazza, una sequenza contrappuntata da
due passeggiate minori – evidentemente ispirate a un dettaglio del piano regolatore di Milano del
1884 – e attraversata a nord da un’altra sequenza minore.
Viale Alessandrino è un sequenza ricca ma irrequieta: subito arricchita a nord dal contrappunto di
tre piazze nel quartiere del Quarticciolo diventa una strada principale con tutto il seguito di negozi
ma soltanto con una modesta piazza triangolare al suo confine meridionale.
Il viale Alessandrino e la piazza del Quarticciolo
Tor Sapienza è solcata da una strada principale ma senza una vera piazza principale, anche se il
crocicchio con la scuola monumentale costituisce il suo cuore, mentre più a sud, molto lontana,
Torre Maura è una lunga strada principale tematizzata dalla veduta, su un rilievo, della torre che le
dà il nome.
Le strada principale di Tor Sapienza e la torre della scuola
La strada principale di Torre Maura e i negozi sopraelevati di via dei Romanisti
Via dei Romanisti è al centro di un quartiere nuovo, Torre Spaccata, dove il tentativo di una strada
di negozi sopraelevata è ovviamente abortito, e come tutte le cose moderne iper significative resta
un relitto e quasi una rovina, mentre più oltre viale Ciamarra costituisce una curiosa ma non
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sgradevole isola in un contesto incerto, che vorremmo ricondurre in un disegno organico della città
intera.
Viale Ciamarra
E poi, più lontano, uno dei più raffinati quartieri moderni di Roma, il Tuscolano, attraversato dalla
sequenza di una strada principale tematizzata da una grande piazza monumentale dominata dalla
cupola della chiesa, un quartiere convenientemente legato alla città e soprattutto riferimento visuale
anche per la grande curva di viale Togliatti.
La piazza del Tuscolano
Sono soprattutto desolati i grandi quartieri popolari moderni – il Casilino, Tor Tre Teste, Tor
Sapienza – che non hanno né strade principali riconoscibili né tanto meno piazze: il principio
moderno di leggere nei negozi soltanto la loro funzione commerciale dimenticando il loro ruolo
simbolico in quanto costitutivi della strada principale, a sua volta poi anima della sequenza che
anima come abbiamo visto anche i quartieri meno fortunati ha prodotto centri commerciali deserti e
in rovina; quello di ricondurre le chiese al compito di produrre funzioni religiose dimenticandone il
ruolo simbolico, senza tematizzare una piazza come da secoli eravamo soliti e talvolta senza un
campanile, le riduce, anche nelle loro forme più sofisticate, quasi a semplici capannoni.
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La corte commerciale di Tor Sapienza e la chiesa di Meier a Tor Tre Teste con altre chiese
Come annunciato, con questo progetto ci proponiamo di costruire sequenze di passeggiate e di
boulevard che costituiscano una griglia cui appoggiare nuove piazze, sia per tematizzare i quartieri
esistenti sia per predisporre il tessuto simbolico della città che verrà, per ora fino al limite costituito
del GRA.
PRIMO QUADRO DEL PROGETTO
Il viale Togliatti, la lunga sequenza tematizzata che costituisce il filo del nostro progetto
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La nervatura fondamentale dell’intero progetto è la deliberata promozione del viale Togliatti a
sequenza principale dei quartieri orientali della città, quella cui tutti attingono la loro percezione di
appartenere a Roma: per questo non dobbiamo più immaginarlo come un’arteria di traffico o un
informe spazio di risulta ma ridisegnarlo pezzo per pezzo con tutta l’accortezza della sua rinnovata
nobiltà, forse come appare la Castellana di Madrid, disposta anch’essa al fianco est della città.
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Nel suo estremo meridionale vorremmo vederlo spegnersi come ora, ristretto a una sola corsia fino
al prato sul cui sfondo continueremo a vedere il lontano acquedotto romano – un momento di
poesia e di silenzio – mentre il suo estremo settentrionale dovrebbe al contrario venire esaltato da
una icona del paesaggio moderno, un piastra posata sull’autostrada e sulla ferrovia come la Défense
a Parigi, forse con un selva di grattacieli.
Eccolo poi allargarsi, tra queste due estremità, in due cospicue passeggiate, a nord e a sud, larghe
120 metri, che la contrassegnano nel suo ruolo di sequenza tra le maggiori di Roma capitale – quella
settentrionale a sua volta arricchita da due passeggiate disposte anch’esse a croce – per poi
restringersi alla dimensione di un ampio boulevard con al centro un giardino pubblico che lo
sovrapassa, forse lì decorato da una gloriette come quella di Schönbrunn a Vienna.
La gloriette di Schönbrunn e la Torre Maura
La sequenza di viale Togliatti è contrappuntata a oriente da una sequenza che dovrebbe tematizzare
tutti i quartieri fino al GRA: è la strada principale di Tor Sapienza che prosegue verso sud fino a
una piazza circolare come l’Etoile a Parigi, dove anche qui converge un tridente che raccoglie una
larga passeggiata in nuce già esistente tra i quartieri consolidati e i quartieri nuovi a Tor Sapienza e
una sua simmetrica sopra l’attuale zona industriale, che le prospettive immobiliari potranno indurre
col tempo a trasferirsi.
La sequenza prosegue come strada principale e trionfale verso la torre Maura – isolata su una
collina verde – e prosegue nel quartiere che ne prende il nome, con la sua strada principale e a sua
volta trionfale, legando i quartieri di Tor Sapienza e di Torre di Maura, così ricondotti a un ambito
unitario.
Ma la sequenza prosegue oltre la via Casilina fino a legarsi, incernierata su una nuova piazza
seguita da una passeggiata/boulevard di vario calibro, con la sequenza dell’esistente viale Ciamarra,
per finire poi sulla via Tuscolana.
A ovest viale Togliatti è contrappuntato da una sequenza esistente che potrebbe forse, attraversato
con discrezione il prato dell’aeroporto, ricongiungersi al quartiere Tuscolano, e da un’ultima
sequenza che ci avvicina al centro della città.
Questo fascio di sequenze nord-sud dovrebbe venire attraversato da una sequenza ovest-est
materialmente discontinua: una sequenza aperta dal succedersi di tre piazze lungo una strada
principale che aggira poi con un grande ovale la borgata Gordiani – quasi un quartiere giardino –
per riprendere poi (come a Milano attorno al parco Sempione) nella successione di altre piazze e
strade tematizzate fino al giardino che oltrepassa viale Togliatti, per poi proseguire semplicemente
come un viale alberato – attraverso il grande parco che costituisce il cuore di questi quartieri – e poi
come una vera strada conclusa su uno svincolo del GRA.
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SECONDO QUADRO DEL PROGETTO
Su questo telaio di passeggiate e di boulevard che intende tematizzare l’insieme di questi quartieri
sono poi innestate sequenze minori che ne sviluppano i suggerimenti a un scala più circoscritta.
Il primo suggerimento riguarda i futuri quartieri lungo la nuova sequenza orientale nord-sud: a est,
verso il GRA, sono tematizzati da un grande tridente del tutto simile a quello che vediamo
all’inizio della via Flaminia.
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A ovest della sequenza a est di viale Togliatti, sul boulevard spiccato dalla nostra Etoile, verrà
realizzata a nord quella piazza che manca sia ai due nuovi quartieri moderni lì accanto sia alla
strada principale di Tor Sapienza dalla parte opposta. E sempre dalla nostra Etoile una nuova strada
dovrebbe legare una piazza a sud disposta anch’essa alla cerniera tra gli altri due quartieri moderni.
Tre nuove sequenze ovest-est intendono poi tematizzare il viale Alessandrino, cogliendo e
sottolineando suggerimenti in parte esistenti. Dalla piazza centrale di Centocelle la strada esistente
dovrebbe attraversare il giardino pubblico, come viale alberato, per concludersi su un nuova piazza
dietro alla chiesa di Richard Meier, cancellando il desolato parcheggio esistente e dandole così la
dovuta dignità.
Il piazzale dietro alla chiesa di Meier
La strada che parte dalla futura piazza della chiesa e costeggia l’acquedotto fino a una bella
piazzetta aperta sulla sue arcate dovrebbe proseguire, in parte come viale alberato, fino alla torre
Maura. Infine, una sequenza più complessa, dalla piazza principale triangolare – ora occupata da un
distributore di benzina – dovrebbe costeggiare il supermercato esistente fino a una nuova piazza
quadrata, con una architettura monumentale omogenea, centro della zona tra il viale Alessandrino e
i futuri quartieri a sud e a est, animati da due strade ricondotte anch’esse a questa medesima piazza.
La piazzetta con i resti dell’acquedotto
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A sud della Casilina il quartiere animato dalla sequenza di via dei Romanisti dovrebbe venire quasi
irretito da sequenze minori, concentrate su una piazza per forza di cose irregolare, che intendono
tematizzare i futuri quartieri sulla via Tuscolana con una nuova piazza e una nuova passeggiata.
Poco resta da dire: sull’estremo nord del viale Togliatti suggeriamo di disegnare due piazze per i
nuovi quartieri, così come suggeriamo la sequenza di due nuove passeggiate per rompere
l’isolamento delle case disposte a ventaglio nel moderno quartieri del Casilino, due passeggiate che
d’altra parte inquadrano a est la borgata Gordiani.
“La bellezza salverà il mondo” – diceva Dostojevski –, e se vogliamo la bellezza di Roma
dobbiamo ridisegnarla e volerla: solo dopo stabiliremo, per realizzarla, quei regolamenti e quelle
norme che costituiscono un piano regolatore: ma che metteremo ora al servizio di una grande idea
per il prossimo secolo e per sempre.
Alla città compete disegnare il piano del proprio futuro che voglia durare centinaia di anni senza
perdere il suo fascino, e tutti verranno chiamati a realizzarlo, e tutti verranno incoraggiati con
densità edilizie privilegiate proprio per questo.
Questo progetto non comporta nessuna assegnazione di funzioni, perché le funzioni hanno
comunque una durata sempre inferiore a quella delle pietre che costituiscono la forma visibile della
città, la sua bellezza. Soltanto, chiederemo che chi costruirà nelle sue maglie tenga conto di quella
bellezza che ci proponiamo di lasciare a chi verrà dopo di noi per testimoniare il nostro desiderio di
perennità, rispettando la morfologia dei boulevard e delle passeggiate con le loro consuete schiere
di case.
E quei quartieri che vorremmo forse demolire, cadranno col tempo per ridiventare – progettati ex
novo – i tasselli della città futura.
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