Bruno Missieri, incisore e pittore intimista

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Bruno Missieri, incisore e pittore intimista
Agosto 2011
L’Artista
Bruno Missieri, incisore e pittore intimista
La forza e la leggerezza di un segno prezioso
B
runo Missieri è uno
dei maggiori incisori
italiani contemporanei
ed è colui che ha rilanciato in
ambito nazionale l’incisione
come opera artistica, come
immagine creata per suscitare
piccole visioni, sensazioni
complesse, meditazione,
piacere per gli occhi. A lui
molto devono numerosi
artisti che si sono accostati
all’arte attraverso l’incisione
e che hanno frequentato il
celebre Istituto d’Arte “Felice
Gazzola” di Piacenza, dove
egli insegna da trent’anni. A
lui si deve anche il merito di
aver posizionato l’incisione
come espressione artistica
autonoma e professionale,
emancipandola dal suo stato
di mezzo grafico minore,
strumentale e saltuario
rispetto alla pittura e alla
scultura, come sovente era
accaduto nei tempi andati,
quando l’incisione era
l’indispensabile riproduzione
di opere altrui (dipinti,
sculture, architetture).
L’artista ha iniziato il suo
percorso nel 1968 sotto
la guida pluriennale del
pittore Ettore Brighenti, che
aveva una stamperia-galleria
a Castell’Arquato al piano
terreno del Palazzo del
Podestà, e ha rapidamente
padroneggiato l’acquaforte,
tecnica dell’alta tradizione
post-rinascimentale, che
richiede la costruzione del
disegno con la punta sulla
lastra di rame ricoperta di
vernice, per ottenere un
tratteggio con linee più o
meno profonde; la lastra
immersa nell’acido corrosivo
(una o più volte per avere
ombre più dense) è infine
pronta per l’inchiostratura e
Bruno Missieri, Vegetazione padana (1985) - Acquatinta a quattro colori
per la torchiatura del foglio
di carta. I soggetti prediletti
sono stati i paesaggi ameni,
le rive del Po e le nostre
dolci colline, in una trama
di linee essenziali e delicate.
Il passaggio all’acquatinta
avvenne subito dopo e gli
consentì di impostare la
sua congenita sensibilità
pittorica verso le sfumature
finemente sgranate del fondo
e verso le ombre sul primo
piano; con le diverse morsure
divenne abile nella stesura
di uno o più colori tenui e
delicati, alla ricerca di una
tessitura tonale e unitaria,
Bruno Missieri, Veduta di Algeri (2009)
Tecnica mista su tavola
senza contrasti forti (soltanto
il marrone seppia, il verde
scuro, il rosso salmone), e di
una elegante sintesi formale.
Uno dei tanti e grandi
risultati raggiunti da Missieri
nel suo lungo percorso è
aver rievocato la maniera
nera, tecnica nordica
seicentesca diretta che
raggiunge gli effetti opposti
della calcografia prevalente:
il fondo in nero e l’immagine
in chiaro, delimitata dalle
lumeggiature. La rarità del
suo impiego è data dalla
laboriosità della preparazione
della lastra, che viene resa
porosa con una mezzaluna
finemente dentellata passata
più volte in verticale e in
diagonale, e dall’azione di
spianamento per costruire i
soggetti. La figurazione esce
dallo sfondo densamente
nero o scuro con una
raffinata gradazione di
mezzetinte, che richiamano
gli effetti pittorici e le
luminescenze proprie di tutta
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la produzione artistica dopo
Caravaggio e Rembrandt.
Nelle maniere nere dagli
anni Ottanta ad oggi
Missieri ha voluto portare
in primo piano oggetti e
narrare brani della naturamadre, e li rappresenta con
l’occhio indagatore e con
l’intento simbolico nelle sue
acquetinte: all’inizio erano
foglie di zucca accartocciate,
girasoli recisi, conchiglie
di varie striature, cespugli
avvolgenti guard-rayl; ma
ancora oggi le stoppie, i
labirinti, i giardini sono
la contaminazione tra
paesaggio e natura morta,
che si pone nell’area
dell’osservazione di un
habitat essenziale e fuori dal
Agosto 2011
rappresentano lo stesso
mondo, la stessa visione, ma
hanno una notevole diversità:
l’incisione non ammette
errori o sommarietà perché
deve essere perfettamente
conclusa; la pittura, come
tecnica aperta, ammette
maggiore libertà di azione
progressiva, ripensamenti,
aggiunte e correzioni. Anche
i temi sono simili, quasi
le due espressioni fossero
osmotiche. In particolare,
se nell’incisione è sempre
entrato il colore come
elemento emozionale, nei
dipinti ad olio è spesso
entrato il tratto rettilineo,
il segno tracciato per
comporre una tessitura
e un vano spaziale. È
Bruno Missieri, Giardino (2010) - Olio su tavola
tempo, ma soprattutto in un
insieme di segni che portano
in una sfera esistenziale.
Sempre attentissimo al rigore
delle tecniche e alla scelta
dei soggetti, Bruno Missieri
ha educato decine di giovani
- e meno giovani - che si
sono avvicinati all’incisione,
incuriositi o affascinati
dalla magia di traslare su
carta immagini disegnate e
impresse sulla lastra, e che
poi ha lasciato crescere nelle
direzioni più confacenti e
naturali. Da quindici anni
Bruno Missieri si è dedicato
anche alla pittura, che aveva
affrontato agli esordi. Le
due espressioni artistiche
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singolare che egli, dopo aver
preparato rigorosamente
la superficie della tavola
con i composti tradizionali,
definisca le forme e i
confini dell’immagine sia
con i pastelli colorati, che
creano delicate barriere, sia
con la pennellata ad olio,
stretta e lineare, con un
addensamento che rimanda
ad una meticolosità propria
degli impressionisti francesi,
o dei divisionisti italiani,
e insieme ad un reticolato
particolarmente sofferto
(Ennio Morlotti); tutto ciò è
molto lontano dalla segnica
forte, scavata e violenta degli
espressionisti tedeschi. In
verità c’è un interscambio
tra incisione e pittura, e
viceversa, e non poteva
essere diversamente in un
maestro della composizione
formale come Missieri.
In lui ci sono anche
momenti di abbandono
alla fluidità dei tocchi ad
olio in qualche paesaggio
notturno o mattutino,
contrastato o trasparente,
come nei Labirinti o nei
Giardini, oppure in qualche
suggestiva veduta esotica
a volo di uccello come la
Veduta di Algeri, un ricamo
di geometrie ritagliate in
cristallino e raccontate in
violetto su un cuscino di
sabbia azzurra, oppure
nella Vegetazione padana,
strati di terra, di fiume e
di cielo fortemente accesi,
oppure nel Giardino, una
trama di steli scuri diradati
da chiari e teneri petali.
Come nella maniera nera
il bianco e il nero sono in
un dosato contrasto, così
nell’acquatinta o sulla tavola
dipinta i blu e gli azzurri
con i rossi e i gialli stanno
in equilibrato conflitto. Il
colore in Missieri non può
essere mai puro, perché
troppo forte, ma è derivato
da stesure metodiche e
continuate proprio per
ottenere un insieme di
combinazioni, la presenza
di vibrazioni cromatiche e
la loro percezione emotiva.
Questo vedutismo appartato,
tutto composto di miriadi di
segni addensati per suggerire
le immagini, ha qualcosa
di astratto, ripetitivo; è un
campo di indagine che
richiama un’inesausta ricerca
tipica dell’essenzialità
morandiana, percepita nella
quotidianità, ma raggiunta
nell’interiorità, dove pulsano
insieme il conscio e il
subconscio, l’esperienza e
l’infanzia, la certezza e
l’attesa.
Stefano Pronti
Cenni biografici
Bruno Missieri vive e lavora
a Piacenza, dove è nato nel
1942. Dopo aver frequentato
l’Istituto d’Arte “Felice
Gazzola” e aver frequentato
la Bottega dell’incisione del
pittore Ettore Brighenti a
Castell’Arquato dal 1968 al
1976, ha partecipato ai Corsi
Internazionali di Grafica
dell’Accademia Raffaello
di Urbino con la guida di
Renato Biscaglia e Carlo
Ceci. Dal 1969 ha tenuto
mostre personali e collettive
ed è stato invitato nelle
maggiori rassegne nazionali
dedicate all’incisione, tra cui
recentemente la Triennale
Internazionale d’Incisione
Gianni Demo - Premio Città
di Chieri 2008. Dopo aver
insegnato all’Accademia di
Urbino, dal 1982 insegna
all’Istituto “Gazzola” di
Piacenza e ha tenuto Corsi di
Specializzazione a Venezia,
Milano, Portland (USA),
Algeri ed è incaricato presso
l’Accademia di Brera dal 2009.
Bibliografia:
Bruno Missieri, deserti e
giardini, Tipleco, Piacenza
2007 (patrocinio del Comune
di Castell’Arquato), con
Testi di L. Lecci-P.Valenti, S.
Fugazza, S. Signorini, con
repertorio bibliografico; G.
Di Genova, Storia dell’arte
contemporanea, Bora, Bologna
2010; C. Gatti, Incisori italiani
nel 150° dell’Unità d’Italia,
Biblioteca Nazionale di Torino,
Mondadori, 2011