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3, medi: € 3,50 grandi: € 4 3) Por
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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse: € 7
Distintivi dorati: piccoli: € 3, medi: € 3,50 grandi: € 4
Portachiavi: smaltato: € 7,50
Orologio: € 30
Crest grande: € 25
Labaretto: € 10
Emblema Araldico: € 20
Cartolina: € 0,30, cartoncino doppio: € 0,50, busta: € 0,10
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Fermacarte in onice: € 9,50
Posacenere: € 9
Attestato di Benemerenza: € 20
Cravatta: lana: € 12 seta: € 15
Foulards in seta: € 28
Mug.: € 7,00
Calendario: € 4,00
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale
dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO XLVIII - N. 3 - MAG./GIU. 2009 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma
GIORNATA DEL DECORATO
Roma 25 maggio 2009
Contrariamente a quanto annunciato sul n. 2/2009,
l’annuale “GIORNATA DEL DECORATO” si celebrerà
lunedì 25 maggio p.v. Anche quest’anno la manifestazione nazionale, che avrà luogo come sempre all’Altare
della Patria, si svolgerà insieme tra Soci dell’Istituto del
Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valor
Militare, Soci del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor
Militare d’Italia e Soci di tutte le Associazioni facenti
parte di ASSOARMA. Il programma è stato diffuso a
tutte le Federazioni con apposita circolare.
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GARA INTERNAZIONALE DI TIRO
La Federazione di Sondrio organizza per il giorno 13
giugno 2009 una Gara di Tiro Internazionale per
Pattuglie Militari denominata ISISC 2009. La gara è
aperta sia a militari in servizio (italiani ed esteri) che a
membri delle Associazioni d’Arma riconosciute. Chi
volesse maggiori informazioni, anche in vista di una
partecipazione, può contattare il Presidente Cav.
Alberto Vido al n° 333.6685617 ovvero scrivere all’indirizzo e-mail [email protected]. Le pre-iscrizioni vanno fatte possibilmente entro il 01 maggio
2009, in quanto vi è posto per sole 25 squadre.
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DONIAMO IL 5 PER MILLE
AL NOSTRO ISTITUTO
Come ormai di consueto è consentito destinare il “5
per mille” dell’IRPEF a sostegno delle attività
delll’Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al
Valor Militare, come Associazione riconosciuta che
opera nei settori di cui all’art.10, comma 1, lettera a,
del D.Lgs. n.460/97. Pertanto, sia con il Mod. UNICO che
con il 730 è possibile compiere tale scelta e vi invitiamo
ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto per diffondere, in
particolare nelle giovani generazioni, il rispetto e l’amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso questa; assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi
morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni
Combattentistiche e d’Arma.
La scelta si può esprimere apponendo, nell’apposito
spazio, la propria firma ed inserendo il Codice Fiscale
dell’Istituto 80226830588 e non comporta alcun
onere a carico del contribuente.
• Comunicazioni
• Il Nastro Azzurro si prepara al Congresso
• Notizie sul Congresso
• Lettere al Direttore
• 25 aprile 2009: il disastro abruzzese
all’attenzione del mondo
• Intervista al generale MOVM Umberto Rocca
• 14 marzo: il 70° Stormo è intitolato
al generale MOVM Giulio Cesare Graziani
• Medaglie d’Oro eccellenti:
Giulio Cesare Graziani
• Celebrazione ufficiale del VE day
• Un sacco di patate in meno ma un uomo in più
• Augusta
• Detto fra noi
• Elenco delle Federazioni Provinciali
• Notizie in Azzurro
• La battaglia di Bitonto
• La grande prova
• L’importanza della memoria
• Una Omega 9
• Cronache delle Federazioni
• Consigli Direttivi
• Azzurri nell’azzurro dei cieli
• Recensioni
• Oggettistica del Nastro Azzurro
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In copertina:
25 aprile ad Onna
“IL NASTRO AZZURRO”
Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924
(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)
Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org
- E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Giorgio Zanardi - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore
Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Giorgio Zanardi, Antonio Daniele, Carlo Maria Magnani, Giuseppe
Picca, Bruno Stegagnini, Antonio Teja, Antonino Zuco - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del
Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello
s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: aprile 2009
Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588
Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre.
Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
IL NASTRO AZZURRO SI PREPARA AL CONGRESSO
Azzurri carissimi,
oggi la vostra attenzione oltre che sui quattro compiti
ringrazio quanti, raccogliendo
indicativi nel numero di settembre-ottobre del nostro
le mie ripetute esortazioni a
periodico nazionale, anche su eventuali ulteriori esiprepararsi a intervenire al
genze che chiunque vorrà suggerire.
prossimo
Congresso
di
Il nostro consesso sarà sempre più composto di figli
Bologna con argomenti di
e nipoti di Decorati e di simpatizzanti di ogni età racinteresse generale, hanno inicolti fra cittadini esemplari che avranno il compito di
ziato a inviarci argomenti da
riferimento e custodia nonché di guida del più giusto
dibattere alla nostra massima
concetto di Patria.
assise triennale, dimostrando
Così il diffondere fra gli italiani questo tipo di dovedi essere pienamente coscienre, che è sacro, darà all’Istituto del Nastro Azzurro quelti che
lo stesso prestigio che gli guadain avvenire, in assenza di guerre,
gnò il titolo di elevazione a Ente
come è da tutti auspicato, il futuIL FUTURO DEL NOSTRO ISTITUTO Morale 81 anni fa.
ro del nostro Istituto non può che
Vi
abbraccia
il
vostro
NON PUÒ CHE RICADERE SULLE
ricadere sulle spalle dei nostri più
Presidente.
SPALLE DEI NOSTRI PIÙ GIOVANI
giovani simpatizzanti.
SIMPATIZZANTI
Mi preme anche richiamare
Giorgio Zanardi
NOTIZIE SUL CONGRESSO
(programma provvisorio)
Data
Ore
Luogo
Evento
Bologna
Arrivo congressisti e sistemazione in albergo
10,00
11,00
Circolo Ufficiali Esercito
C.S.
12,00
C.S. – Sala del cardinale
20,00
C.S. – Sala ristorante
S. Messa nel salone d’onore
Cerimonia di apertura Congresso alla presenza di
Autorità civili, militari, religiose, congressisti e soci
Vin d’honneur con Autorità e partecipanti apertura
Congresso
Cena informale per congressisti e familiari – prenotazioni alla cassa del ristorante entro le ore 14,00
09,30
13,00
15,00
20,00
C.S. – Salone d’Onore
15/10
16/10
17/10
18/10
C.S. – Sala del cardinale
C.S. – Sala ristorante
21,30
C.S. – Salone d’Onore
09,00
C.S. – Salone d’Onore
12,00
C.S. – Salone d’Onore
Bologna – via Saffi
13,30
Circolo Ufficiali – Ristorante
Inizio lavori Congresso
Pranzo – Prenotazioni al ristorante entro le ore 10,30
Ripresa lavori Congresso
Aperitivo
Cena di gala con signore e Autorità – Comitato Dame
Patronesse e loro invitati
Concerto “Fanfarina” del Nastro Azzurro
Lavori congresso – Votazioni per rinnovo cariche
sociali nazionali
Spoglio e proclamazione degli eletti
Cerimonia inaugurazione monumento e intitolazione
giardino alla memoria di Mons. Enelio Franzoni
MOVM – Deposizione corona del Nastro Azzurro
Pranzo per chi ha prenotato entro le ore 10,00
Alberghi convenzionati per i partecipanti al Congresso Nazionale del Nastro Azzurro a Bologna:
– Hotel Metropolitan *** - Via dell’Orso n.6 - Bologna - tel.051 224602
– Hotel Regina*** -Via Indipendenza n.51 -Bologna-tel.051 248952
– Hotel Trevecchi ****-Via Indipendenza n.47-Bologna - tel.051 231991
– Hotel II Canale *** - Via Bertiera n.2 - Bologna - tel.051 222098
IL NASTRO AZZURRO
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LETTERE AL DIRETTORE
Gent.mo Direttore,
sono un socio della Federazione provinciale di Latina e Presidente dell’Associazione Arma Aeronautica Sezione della
stessa città. Ho assistito circa 60 anni fa ad un triste evento mai dimenticato; la partenza da Taranto della meravigliosa
nave veliero “Cristoforo Colombo” consegnata alla Russia, in base al trattato di pace. Sono nativo di Taranto e lì ho
vissuto la prima infanzia, non potevo non essere contagiato dal fascino e dalle vicende della Marina Militare, anche se ho
prestato servizio nell’Aeronautica Militare per 38 anni. La Marina Militare mi chiamò quando, già vincitore di concorso,
ero stato arruolato nell’Aeronautica Militare.
Per me i nomi di navi come: Andrea Doria, Caio Duilio, Raimondo Montecuccoli, Vittorio Veneto, Littorio, Carabiniere,
Fuciliere, ecc. è come se esistessero ancora. Me li ripeteva mio padre, classe 1898, reduce della prima guerra mondiale,
artigliere dislocato in Albania, all’epoca militarizzato ed impiegato nell’arsenale di Taranto.
Prima di descrivere l’avvenimento, voglio descrivere lo stato d’animo dell’epoca. La guerra finita da poco aveva lasciato
delle ferite non ancora rimarginate. Era passato poco tempo per dimenticare: bombardamento della scuola in prima
elementare, casa semidistrutta dalle bombe, sfollamento ad Ostuni con la famiglia. Mio padre ci raggiungeva ogni 15
giorni per portarci i viveri che venivano distribuiti con la tessera. Uno di questi arrivi avvenne il 9 di Settembre 1943. Lo
accolsi con gioia comunicandogli che il giorno prima la guerra era finita, cosi ci avevano detto, con tono preoccupato mi
rispose: “Ora incominciano i guai.” Non aggiunse altro, né io chiesi spiegazioni. Avevo 8 anni non avevo capito niente..
Torno alla data dell’avvenimento, febbraio 1949 (14 anni).
Come tutti i giorni, in gruppo con altri compagni, si andava a scuola a piedi in quanto la sede era ubicata nella parte
nuova della città, abitando dalla parte opposta, eravamo costretti ad attraversare il ponte girevole, l’unica via d’accesso tra
la città vecchia e la nuova. Sapevamo che ogni mattina il ponte apriva alle sette e noi cercavamo di arrivare in orario per
goderci, dall’alto, il passaggio delle meravigliose navi. Era uno spettacolo suggestivo e fantastico vedere il passaggio di
quelle unità navali con i marinai tutti schierati in coperta, che lentamente si allontanavano mentre sul castello
Sant’Angelo veniva effettuata l’alza bandiera, il nostro posto di osservazione era di fronte al meraviglioso Palazzo
dell’Ammiragliato.
Una mattina di quel febbraio, quando arrivammo al ponte notammo che c’era qualche cosa di insolito, la presenza di
tanta, tanta gente rispetto agli altri giorni. Notammo anche delle persone che piangevano; incuriositi, chiedemmo cosa
fosse accaduto. Ci risposero che stava uscendo per l’ultima volta la “Cristoforo Colombo” e che veniva consegnata alla
Russia quale risarcimento per i danni di guerra. Dalla gioia passammo anche noi alle lacrime. Subito dopo apparve, in
tutta la sua bellezza, il maestoso veliero che, trainato lentamente da due rimorchiatori, si accingeva ad attraversare lo
stretto canale. I marinai erano ugualmente schierati sul ponte e furono accolti con applausi e lacrime, il rito di saluto
assunse un’aria di mestizia che non dimenticherò mai.
Per tanti anni non ho più saputo nulla del destino del bel veliero, solo recentemente, su una rivista dei “Marinai d’Italia”,
ho appreso che la nave fu portata al porto di Odessa sul mar Nero e colà consegnata ufficialmente ai Russi, dove per lo
stesso motivo, erano state consegnate altre unità navali italiane. (“Duca Degli Abruzzi” e “Il Fortunale”).
La fine che ne hanno fatto fare è purtroppo ingloriosa: addirittura è stata adibita a trasporto carbone.
La nave fu costruita nei Regi Cantieri di Castellammare di Stabia nel 1928 (stazza 2790 tonnellate), gemella più piccola
dell’Americo Vespucci (stazza 3545 tonnellate), costruita due anni dopo, che ancora naviga e veleggia in tutti i mari del
mondo ed è il vero orgoglio della nostra Marina Militare e di tutti gli italiani (giudicato il più bel veliero del mondo).
Due anni fa, insieme a familiari ed amici, tornando dalla Sardegna in traghetto ed entrati nel porto di Civitavecchia,
passammo vicinissimi all’Americo Vespucci colà ormeggiata, nel vederla mi è ritornato in mente il triste episodio del
1949.
Dalla pubblicazione di questa lettera, spero che qualche marinaio, magari uno che quel giorno era tra gli imbarcati sia in
possesso di una foto di quel triste momento e di altre notizie, inerenti il veliero C. Colombo, di cui non ne sono a
conoscenza, le facesse pubblicare sul periodico edito dal Nastro Azzurro.
Mi scuso per la lungaggine di questa lettera, ma ho voluto esternare il mio stato d’animo vissuto in quel lontano
indelebile avvenimento.
Un grazie per gli ottimi miglioramenti della rivista.
M.llo A.M. Giuseppe Roma
(Presidente Ass. Arma Aeronautica Sez. di Latina)
Carissimo Roma,
sono profondamente commosso dalla Sua sincera e sentita rievocazione. Invito chiunque sia in possesso di testi
o di fotografie dell’evento descritto, ad inviarle alla redazione de “Il Nastro Azzurro”. Dopo aver letto questa
lettera, non ci si può tirare indietro.
Antonio Daniele
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IL NASTRO AZZURRO
Caro Collega,
in ambito associativo è stato rilevato che in una Rivista “pluriarma” come IL NASTRO AZZURRO è
comparso nel n° 5 settembre 2008 l’articolo (peraltro senza firma) “Battaglia di El Alamein – la svolta storica” che non
ha dato alcun risalto alla partecipazione dei Bersaglieri a quelle epiche vicende.
Possibile che l’estensore non fosse al corrente che ben quattro Reggimenti Bersaglieri (7°, 8°, 9° ed 11° si
immolarono in quegli aspri combattimenti ed abbia lumeggiato soltanto i Guastatori, i Paracadutisti ecc. ecc.?
Soggiungo inoltre che al chilometro 111 della Litoranea per Alessandria insiste ancora ben curato un piccolo
monumento del 7° Reggimento Bersaglieri che testimonia del punto più avanzato raggiunto dalle nostre truppe con la
scritta “Mancò la fortuna non il valore”.
Mi duole rappresentarTi quanto sopra, ma l’articolo avrebbe fatto migliore figura nella rivista “Folgore” e non
in quella da Te diretta.
Non me ne volere, ma su questo punto le fiamme cremisi sono veramente eccitate.
Un cordiale saluto
Alfredo Terrone
(Direttore de “Fiamme Cremisi”)
--On. Presidenza,
la presente per complimentarci con Voi per la pubblicazione dell’articolo comparso sul numero 5 del mese di
Ottobre c.a. col titolo “La Battaglia di Pantelleria”. È una ricostruzione esatta, completa, precisa della battaglia e
commovente per me che sono il fratello del pilota di quel aereo che si attardò quale radio-faro per segnalare alle nostre
formazioni aeree l’esatta posizione del convoglio avversario e sacrificando così la sua vita!
Con l’occasione mi congratulo con Voi anche per il miglioramento dei contenuti della Rivista che non
mancano di suscitare vivo interesse.
Con grande stima
Ten. Col. (R.O.) Luigi Leonardi
(Presidente della Federazione Prov.le di Pesaro)
Entrambe queste lettere, peraltro giunte a pochi giorni l’una dall’altra, sono qui pubblicate non per giustificare con una “lode” il “biasimo” precedente, ma per sottolineare quanto sia cambiata la nostra Rivista. La
cura che abbiamo messo nel migliorarne la veste grafica, le immagini e soprattutto i contenuti, hanno già prodotto un risultato interessante: i nostri lettori sono sensibilmente aumentati, non sono più solo i soci e gli abbonati, ma anche altri che la cercano per leggerne gli articoli e farsene un’opinione. Proprio questo è l’obbiettivo di una rivista, come nel nostro caso, a cadenza bimestrale: approfondire le tematiche che risultano dagli
eventi storici o di cronaca che ci toccano da vicino come associazione e come cittadini italiano sensibili agli ideali ed ai valori fondanti della nostra società. Certamente non possiamo inseguire le notizie, sarebbero talmente
vecchie quando le pubblicheremmo, da essere persino già dimenticate.
Ovviamente, per quanta cura possiamo mettervi, talvolta gli articoli, forniti da collaboratori che non sono
giornalisti professionisti ma soci del Nastro Azzurro come tutti noi, possono contenere qualche inesattezza,
qualche refuso o, peggio, qualche “dimenticanza”. Nonostante il certosino lavoro di “redazione” con cui si
cerca di revisionare i testi, le “dimenticanze” sono le cose più difficili da correggere: mentre un errore presente può essere individuato, e quindi corretto con una certa sicurezza, non si riesce altrettanto facilmente ad
immaginare che occorre aggiungere ciò che non c’è. Quando poi la “dimenticanza” riguarda la presunta incompletezza di un elenco di “partecipanti”… Beh, lasciatemi dire che l’estensore dell’articolo sulla battaglia di “El
Alamein” ha solo indicato alcune delle Armi e dei Corpi che presero parte all’epico scontro. Leggendo quel
testo traspare in tutta evidenza che il passaggio incriminato non vuole assolutamente “dimenticare” l’eroico
apporto dei Bersaglieri alla battaglia, ma percorre solo un’esemplificazione incompleta dove alcune Armi e
Corpi sono indicati, a puro titolo di citazione di alcuni dei soldati italiani che vi parteciparono senza, per questo, negare che comunque tutti i nostri soldati furono indistintamente eroici, al punto che, dopo la sconfitta,
gli stessi inglesi riconobbero il loro valore in molteplici testimonianze successive.
Chiarito, spero, il senso della “mancata” citazione, rimane però netta una sensazione positiva: l’attenzione
con la quale si “fanno le pulci” agli articoli pubblicati dimostra che “Il Nastro Azzurro” è letto sempre di più e
in modo sempre più approfondito. Ciò, mentre ci fa piacere e ci indica chiaramente che la via intrapresa è quella giusta per dare una rivista sempre più godibile e interessante ai nostri lettori, al tempo stesso ci richiede sempre maggiore attenzione a quanto ci apprestiamo a pubblicare. Prima certi errori, inesattezze o “dimenticanze” sarebbero passati inosservati, ora si notano eccome!
Ringrazio quindi entrambi gli estensori delle lettere sopra pubblicate, il primo per il giusto richiamo ad
un’ancor maggiore attenzione, il secondo per la soddisfazione di avergli reso un buon servizio.
Antonio Daniele
IL NASTRO AZZURRO
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25 APRILE 2009: IL DISASTRO ABRUZZESE
ALL’ATTENZIONE DEL MONDO
L
a notte del 6 aprile 2009 ha cambiato radicalmente la vita di una città e della sua provincia: la terra ha tremato e, nel breve volgere di diciotto secondi, distruzione e morte si
sono abbattuti sul capoluogo abruzzese.
I soccorsi, si può dire per la prima volta, sono
stati davvero tempestivi e, entro le prime ventiquattro ore, hanno raggiunto tutte le zone colpite dal sisma. La gente d’Abruzzo, come sempre,
ha dimostrato di essere estremamente dignitosa
e tenace e, già pochi giorni dopo, nonostante i
gravissimi disagi, alcune attività economiche e
commerciali hanno ripreso a svolgersi, subito
seguite da attività di ogni altro genere.
Ma ciò non basta a sostenere chi ha praticamente perso tutto. Le pubbliche istituzioni non
potevano
essere
da
meno.
Immediatamente è partita l’iniziative giudiziaria allo scopo di chiarire se alcuni danni subiti dalla città
e dal suo hinterland fossero eccessivi in rapporto alla magnitudo del
sisma, classificato a 5,9 della scala
Richter, cioè grave ma non fortissimo.
Il Presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi si è recato più volte a
L’Aquila per rendersi conto personalmente di come procede l’opera
di soccorso e di gestione della
prima delicatissima fase dell’emergenza. Il Sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio con delega per la Protezione Civile Guido
6
IL NASTRO AZZURRO
Bertolaso è praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro nell’area colpita
dal sisma.
Le decisioni immediate sono cruciali. Mentre la Protezione Civile reagisce
con prontezza, lenendo le gravissime
difficoltà iniziali, il Governo prende
con inusitata rapidità varie iniziative
per fronteggiare meglio l’emergenza.
La pur generosa offerta di aiuti internazionali, che nel primo convulso
periodo creerebbe più intasamento
che supporto, viene dirottata verso
interventi successivi più utili nella
complessa opera di ricostruzione e di
ripristino, che si svolgerà in una seconda fase, quando, come purtroppo
sempre accade, i riflettori saranno
spenti e l’interesse mediatico si volgerà altrove.
Il “Consiglio dei Ministri” di venerdì 24 aprile,
che si è svolto proprio a L’Aquila, prende la decisione, subito accolta con favore a livello internazionale, di spostare la sede del G8, della cui organizzazione quest’anno è responsabile l’Italia,
dall’Isola della Maddalena a L’Aquila. Si tratta di
un modo nuovo e singolare per porre all’attenzione del mondo intero la necessità di intervenire rapidamente e con risposte concrete sul disastro abruzzese.
Il giorno dopo, il 25 aprile, in Italia si celebra
la Festa della Liberazione. Dopo la Cerimonia
ufficiale che, come di consueto, è stata presenziata dal Presidente della Repubblica on. Sen.
Giorgio Napolitano all’Altare della Patria, il
Presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi, che per la prima volta
partecipa ufficialmente a tale ricorrenza, si è recato ad Onna, paese
simbolo delle distruzioni del sisma,
dove, nel giugno 1944, è stata perpetrata una delle numerose stragi
naziste che hanno bagnato di sangue la ritirata dell’esercito tedesco
dall’Italia sul finire della seconda
guerra mondiale: diciassette vittime della barbarie di un nemico
ormai vinto che non si rassegnava
alla sconfitta e scaricava sulla
popolazione inerme la propria rabbia. Onna, che viene visitata anche
da altri leader politici, tra i quali
l’On. Franceschini e l’On. Casini, diviene per un
giorno il centro dell’attenzione mediatica, politica e istituzionale.
Il Presidente del Consiglio, nel suo discorso
ufficiale, tiene a precisare che la “Liberazione”
deve divenire la festa di tutti gli italiani, senza
più divisioni e contrapposizioni, e deve essere la
festa simbolo di coloro che credono nel valore
supremo della libertà. Soprattutto nei passaggi
finali del suo intervento si coglie il senso profondo del messaggio di riconciliazione nazionale che
Berlusconi ha inteso lanciare nell’occasione.
“… sono convinto che siano maturi i tempi
perché la festa della Liberazione possa diventare
la festa della Libertà, e possa togliere a questa
ricorrenza il carattere di contrapposizione che la
cultura rivoluzionaria le ha dato e che ancora
divide piuttosto che unire…” afferma Berlusconi,
e poi aggiunge. “…voglio qui ricordare i soldati
italiani impegnati nelle missioni di pace all’estero, e in particolare tutti quelli che sono caduti
nell’espletare questa nobile missione. C’è una
continuità ideale fra loro e tutti gli eroi, italiani e
alleati, che sacrificarono la loro vita più di 60
anni fa per ridarci la libertà nella sicurezza e
nella pace…questo 25 aprile cade all’indomani
della grande tragedia che ha colpito questa terra
d’Abruzzo. Ancora una volta, di fronte all’emergenza e alla tragedia, gli italiani hanno saputo
unirsi, hanno saputo superare le divergenze,
sono riusciti a dimostrare di essere un grande
popolo coeso nella generosità, nella solidarietà e
nel coraggio… Oggi Onna è per noi il simbolo
della nostra Italia: il terremoto che l’ha distrutta
ci ricorda i giorni in cui fu l’invasore a distruggerla. Riedificarla vorrà dire ripetere il gesto della
sua rinascita dopo la violenza nazista…”
L’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro fra
Combattenti Decorati al Valor Militare plaude
all’iniziativa del Governo apprezzandone il
profondo significato. Infatti, mentre da un lato
tale iniziativa fa sentire forte la vicinanza dell’intera nazione alle sfortunate genti d’Abruzzo, le
quali hanno bisogno oltre che di immediati aiuti
materiali, anche e soprattutto di sostegno morale e di solidarietà umana da parte di tutti, essa
evidenzia un altro aspetto del “Valore” della stirpe italiana: la solidarietà e la generosità con cui
tutti si sono sentiti vicini all’Aquila e la professionalità e lo spirito di sacrificio con cui tanti cittadini italiani sono accorsi in quelle terre martoriate per aiutare, sostenere e soccorrere. La
Protezione Civile non avrebbe funzionato così
bene senza questo slancio generoso e altruistico
di cui gli italiani tutti devono andare fieri. È questo il vero senso del “Valore” a cui il Nastro
Azzurro fa riferimento quando onora i Decorati.
IL NASTRO AZZURRO E’ VICINO ALLA FEDERAZIONE DI L’AQUILA
In questi giorni la Presidenza Nazionale ha tentato più volte di contattare la Federazione Provinciale di
L’Aquila per avere notizie dalla “prima linea” sulla situazione creatasi a seguito del sisma del 6 aprile. Solo
dopo il 20 aprile, si è avuta notizia che il palazzo in cui era posta la sede della Federazione è stato distrutto
dal terremoto. Tutto il Nastro Azzurro si stringe in un abbraccio ideale attorno ai soci della Federazione
aquilana e a tutti gli abruzzesi vittime della tragedia.
IL NASTRO AZZURRO
7
INTERVISTA AL GENERALE ROCCA
I
l generale Umberto Rocca,
Presidente del Gruppo delle
Medaglie d’Oro al Valor Militare
d’Italia, ci ha gentilmente concesso questa intervista in un momento molto particolare per la società
italiana. Gli ideali di Amor di Patria
e di Valore Militare, a lungo
negletti, stanno ridestando, anche
nelle giovani generazioni italiane,
un rinnovato interesse ed una
sana curiosità, foriera finalmente
di un cambio di mentalità verso il
meglio dei riferimenti della nostra
società, troppo a lungo disorientata da una sorta di negazionismo
nichilista in materia.
Il generale Rocca è uno dei
pochi viventi Decorati di Medaglia
d’Oro al Valor Militare ed è il
primo vivente che ha avuto il prestigioso riconoscimento per un
fatto d’arme (vds. Riquadro con la
motivazione) avvenuto in periodo
repubblicano.
Giovane
tenente,
Comandante della Compagnia di
Acqui Terme alle dipendenze del
Generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa, era tra quelli che combattevano il terrorismo
delle brigate rosse, nel corso dell’azione da lui comandata con la quale i Carabinieri hanno liberato l’industriale
vitivinicolo Vittorio Vallarino Gancia, tenuto in ostaggio
dai terroristi a scopo di estorsione, e sequestrato il giorno
prima. L’ufficiale viene gravemente ferito dal fuoco dei
brigatisti. Una bomba a mano lo colpisce asportandogli
un braccio e rendendolo cieco ad un occhio. Rocca rifiuta
le cure immediate e invita i suoi uomini a proseguire nell’azione. Ne segue un conflitto a fuoco nel quale anche il
Maresciallo Rosario Cattafi e l’appuntato Giovanni
D’Alfonso rimangono feriti (quest’ultimo morirà in ospedale alcuni giorni dopo). La terrorista
Margherita “Mara” Cagol, moglie
di Renato Curcio, capo storico
delle b.r., rimane uccisa e un altro
terrorista riesce a fuggire.
Per il comportamento tenuto
nel corso di questa azione, l’allora
tenente Umberto Rocca è stato
insignito di Medaglia d’Oro al
Valor Militare.
Incontriamo il generale Rocca
nel suo ufficio di Presidente del
Gruppo delle Medaglie d’Oro al
Valor Militare d’Italia, sito al piano
nobile del Palazzo dei Generali a
Roma. Prima di cominciare l’intervista, il generale Rocca, con grande
cordialità, ci invita a visitare il piccolo museo delle “Medaglie d’Oro”
che rappresenta, con una teca dedicata a ciascuna Forza Armata e
Corpo Armato dello Stato, i
momenti salienti che hanno portato alla concessione di numerose
Decorazioni al Valor Militare nel
corso della storia d’Italia.
Proprio dall’episodio che,
come egli stesso ha affermato in più occasioni, “ha cambiato tutta la sua vita”, parte la nostra intervista.
Generale Rocca, cosa ha pensato in quei momenti?
Mah… Sono momenti durante i quali non si ha il
tempo di pensare. L’industriale dello spumante Gancia
era stato sequestrato da dodici ore, mesi prima c’era stato
il sequestro Sossi; la pressione era forte. Stavamo pattugliando tutta la zona tra la Liguria e il Piemonte.
Individuiamo un casolare, uno dei tanti sparsi
NOTE STORICO - BIOGRAFICHE
Laureato in Economia e Commercio presso l’Ateneo di Genova, nel gennaio 1967, fu ammesso al 46° corso
A.U.C, presso la Scuola Truppe Motorizzate e Corazzate di Caserta. Nel settembre dello stesso anno fu
trasferito alla Scuola di Applicazione dei Carabinieri per frequentarvi il 40° corso tecnico professionale per
S.Ten. di cpl. provenienti dai corsi A.U.C. Nominato S.Ten. di cpl. dei Carabinieri, fu assegnato al 2° Btg. del
1° Rgt. Carabinieri in Genova. Nel gennaio 1968 fu ammesso, a domanda, alla rafferma quinquennale e
trasferito alla Legione CC. di Genova per assumere, nel 1969, il Comando Nucleo Investigativo di Savona.
Nell’ottobre 1972 transitò nei ruoli del s.p.e., quale vincitore di concorso, e venne trasferito alla Legione di
Messina per assumere il comando della Tenenza dei Carabinieri di S. Agata di Militello. Nell’agosto 1973 passò
alla Legione di Alessandria, dove assunse il comando della Tenenza di Acqui Terme e l’anno dopo fu
promosso tenente. Dopo vari ricoveri in ospedale per le gravi ferite riportate nel fatto d’arme di Arzello di
Melazzo, riprese servizio e fu promosso capitano. Nel 1976 venne collocato in congedo ed iscritto nel Ruolo
d’Onore. Richiamato nel novembre dello stesso anno fu assegnato al Museo Storico dell’Arma e nel luglio
1990 ottenne la promozione a Generale (r.o.). In seguito ha prestato servizio presso l’Ispettorato della Scuola
Carabinieri in Roma.
È stato direttore del Museo storico dell’Arma dei Carabinieri, promosso Generale di Divisione nel 2003,
attualmente è Presidente del Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare.
8
IL NASTRO AZZURRO
sull’Appennino Ligure, dove, mentre ci avvicinavamo,
abbiamo sentito chiaramente che dall’interno provenivano le comunicazioni radio scambiate tra la nostra centrale operativa e le pattuglie in attività. Avevamo trovato
sicuramente qualcosa di importante! Ho ordinato l’appo-
stamento e poi ho dato il via all’operazione. L’Appuntato
D’Alfonso, ha bussato alla porta. È uscito un uomo al
quale ci siamo qualificati come Carabinieri ed abbiamo
subito chiesto i documenti. I due terroristi l’uomo e una
donna uscirono dalla cascina sparando raffiche di mitra e
IL NASTRO AZZURRO
9
lanciando bombe a mano. La donna era la “Cagol”
moglie di Renato Curcio, capo storico.
Era il 5 giugno 1975, proprio il giorno in cui ricorre la
festa dell’Arma dei Carabinieri e, nel corso della cerimonia celebrativa, il Presidente della Repubblica Giovanni
Leone, quando venne informato dell’accaduto, aveva
appena consegnato alla vedova del Maresciallo Felice
Maritano, ferito mortalmente l’anno prima in un conflitto a fuoco contro i terroristi, la Medaglia d’Oro al Valor
Militare alla memoria. Il Presidente decise subito di considerare meritevole di Medaglia al V.M il fatto appena
accaduto, poi concederà a me la Medaglia d’Oro e quella d’Argento al M.llo Cattafi e all’ Appuntato D’ Alfonso
e la Croce di Guerra a Valor Militare all’ App. Barberis.
In ospedale, ebbi la visita tra le tante Autorità del
Comandante Generale dell’Arma Mino, accompagnato
dal Generale Dalla Chiesa, che mi disse: “…l’hai fatta
grossa!…” – Era visibilmente soddisfatto, anche se molto
preoccupato per il mio stato di salute.
Mia moglie, al momento, si trovava a Terracina e fu
portata con mio figlio a Genova in sole quattro ore. Ero
anche molto preoccupato per i miei uomini, che sapevo
anch’essi feriti. Mi rassicurarono che nessuno era morto.
Non era vero: D’Alfonso spirò per le gravi ferite riportate
dopo alcuni giorni di agonia.
Cosa è successo dopo?
Eh… Ero certamente molto soddisfatto per l’esito dell’operazione. Il settimanale “Oggi” pubblicò una graduatoria dei personaggi italiani che più si erano distinti e
mise me al terzo posto: ero il primo Decorato di Medaglia
d’Oro al Valor Militare rimasto vivente dopo un fatto
d’arme avvenuto in periodo repubblicano, cioè dopo che
la seconda guerra mondiale si era conclusa. Era certamente la massima soddisfazione per un militare e tale mi
sentivo, però… C’è sempre un però.
Le conseguenze fisiche erano gravi ed avevo perso l’idoneità al servizio militare. Mio padre aveva trovato il
modo di farmi entrare in banca. Sarebbe stato un lavoro
più che dignitoso, però non me la sono sentita. Ero entrato nell’Arma dei Carabinieri perché ci credevo e fuori
dell’Arma non mi sentivo a posto con me stesso. Ho rifiutato il posto in banca e ho insistito a più riprese presso
tutti gli amici e i conoscenti che avevo al Comando
Generale dell’Arma finché, soprattutto grazie al
Generale Dalla Chiesa che ha molto apprezzato il mio
attaccamento al servizio, non ho ottenuto di essere reinserito in servizio nel Ruolo d’Onore, dove non conta l’idoneità militare, ma ciò che uno ha fatto da militare.
Così ho potuto svolgere tutta la mia carriera militare
con mia grande soddisfazione e, ancora adesso sono
stato richiamato senza assegni.
Ripresi servizio a Roma quale Direttore del Museo
dell’Arma dei Carabinieri, incarico che ho mantenuto fino
al 1992, poi sono stato per otto anni alla Scuola Ufficiali:
è stato il periodo più interessante e soddisfacente.
Quando ricevetti la Medaglia d’Oro ripensai a mio
nonno, decorato di una Medaglia d’Argento e quattro di
Bronzo al Valor Militare nel corso della prima guerra
mondiale. Scherzando con lui gli ho detto: “… Nonno, ti
ho fregato!..” Era una persona alla quale ero molto legato da un affetto davvero profondo.
La sua vita militare ha coinciso con profonde trasformazioni della società italiana, e con eventi che
la hanno segnata anche tragicamente…
È vero! La mia generazione ha visto il cambio legisla-
10
IL NASTRO AZZURRO
tivo, il sessantotto, le brigate rosse, il terrorismo. Ho vissuto momenti esaltanti ma anche tragici: gli anni di
piombo, il delitto Moro, eccetera.
Ora lei è il Presidente del Gruppo delle Medaglie
d’Oro al Valor Militare d’Italia. Quanti sono gli
iscritti?
Dal 1834, anno in cui il re Carlo Alberto di Savoia istituì la Medaglia al Valor Militare, sono state Decorate
(tolti i Reparti Militari, le città e altre istituzioni…) 2401
persone per fatti d’arme avvenuti essenzialmente durante eventi bellici. Quando entrai nel Gruppo Medaglie
d’Oro, nel 1975, erano viventi 122 Decorati, quasi tutti
per eventi accaduti nella seconda guerra mondiale.
Oggi siamo rimasti in quindici: sei della prima fase del
conflitto, cioè dal 1940 al 7 settembre 1943; quattro della
seconda fase, dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra
(aprile 1945), cinque dell’ultima generazione, cioè dopo
la guerra mondiale.
Chiaramente, i Decorati della seconda guerra mondiale sono suddivisi in due gruppi solo per motivi puramente storici. Il Gruppo Medaglie d’Oro non fa distinzioni su come, dove e quando la persona ha meritato l’alta
Decorazione. Si tratta sempre di personaggi eroici.
La contrapposizione su chi ha combattuto da una
parte o dall’altra non ha senso. Chi era al nord era in una
posizione diversa da chi era a Napoli. La Resistenza è un
fenomeno nazionale, non solo del nord. Per esempio, ho
citato Napoli… ma oggi chi parla della resistenza di
Napoli? Ultimamente si è parlato di Cefalonia… Secondo
me, gli eventi immediatamente successivi all’8 settembre
del 1943 ancora oggi sono da approfondire. La guerra di
Liberazione va rivalutata. Gli episodi di cui spesso si parla
quando si ricorda la Resistenza, devono essere anch’essi
ancora approfonditi…
Vorrei qui elencare i nomi dei viventi Decorati di
Medaglia d’Oro al Valor Militare per fatti d’arme della
seconda guerra mondiale.
Il decano è il generale della Guardia di Finanza
Giovanni Marzano, decorato nel settembre 1940 sul
fronte greco-albanese; nell’anno 1941 Frassetto, Bianchi
e Manisco tutti incursori della Marina, nell’anno 1942
Brandi (paracadutista), decorato a El Alamein; nell’anno,
1943 Gorrini, il famoso “Vespa 2” al quale si è rinfacciato ingiustamente la sua appartenenza all’aeronautica
del nord (ha abbattuto ventotto “Fortezze Volanti” di
un reparto basato in Corsica che sorvolava l’Italia del
nord per andare a bombardare la Germania. Il reparto
era sotto il comando di Clark Gable, il famoso protagonista di “Via col vento”, che, ad un raduno internazionale di ex combattenti, ha incontrato Gorrini e gli ha cavallerescamente riconosciuto il valore di intrepido pilota da
caccia); il generale Li Gobbi e il Capitano Burlando provenienti dai Reparti dell’Esercito; partigiani combattenti
la Prof.ssa Paola Del Din, e Olivetti, cieco di guerra.
Cinque decorati per fatti d’arme avvenuti durante la
Repubblica Italiana: Rocca anno 1975, Aiosa anno 1977,
Barisone 1980, Coira 1999 (tutti Carabinieri) ed infine
Paglia
(paracadutista)
Onorevole
nell’attuale
Parlamento.
Come nasce il Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor
Militare?
Nel 1921 avvenne la solenne cerimonia della traslazione della salma del Soldato Ignoto sulla scalinata del sacrato dell’Altare della Patria. Il feretro venne portato a spal-
la da sei Medaglie d’Oro; lungo il tragitto dalla chiesa di
S.M. degli Angeli a Piazza Venezia, il feretro posto su un’
affusto di cannone era affiancato da 14 Medaglie d’Oro.
Dopo un evento che aveva profondamente segnato
tutta la Nazione, e in particolar modo coloro che avevano avuto l’onore di portare la salma che rappresentava
tutti i caduti nell’immane conflitto, i Decorati al Valor
Militare si riunirono nella Sala del Globo a Palazzo
Venezia, ove nacque l’Associazione, che venne costituita
in Ente Morale nel 1927. La sede venne trasferita successivamente nel dopoguerra a Piazza della Minerva e dal
1965 nella sede attuale.
Il Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare e
l’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti
Decorati al Valor Militare sono custodi delle stesse
idealità che si rifanno al Valor militare e all’amore
per la Patria…
Si è vero. Il concetto di riferimento del Valor Militare
è comune ad entrambi gli Enti. Ma il Gruppo delle
Medaglie d’Oro nasce prima. È dichiarato Ente Morale
nel 1927, esattamente un anno prima del Nastro Azzurro.
È anche vero che i Decorati di Medaglia d’Oro al Valor
Militare possono appartenere di diritto anche al Nastro
Azzurro.
Adesso, come ha già detto, gli appartenenti al
Gruppo delle Medaglie d’Oro viventi sono quindici.
Si. Inoltre, occorre tenere presente che, dopo la
seconda guerra mondiale, gli eventi per i quali ricorro-
no gli estremi per la Decorazione con Medaglia d’Oro
(o anche di livello inferiore - ndr) al Valor Militare sono
rari. In tutto, i Decorati dal 1946 ai giorni nostri non
arrivano a cento e sono quasi tutti deceduti nel compimento del fatto d’arme per il quale sono stati insigniti,
cioè vengono decorati generalmente “alla memoria”.
La grande maggioranza è costituita da appartenenti
all’Arma dei Carabinieri i quali, per la peculiarità del
loro servizio di contrasto alla criminalità, si possono trovare coinvolti in conflitti a fuoco che hanno tutte le
caratteristiche dell’evento bellico. Fortunatamente,
anche tali episodi sono rari e ancora più raramente
richiedono da parte dei militi il sovrumano rischio della
vita che presuppone poi la Decorazione al Valor
Militare.
Quindi vuol dire che… presto finiremo.
La Medaglia d’Oro può essere portata sul petto
anche dalla vedova, poi dal figlio primogenito e infine
dal nipote del Decorato. Deve essere però listata a lutto
a significare che chi la porta non ne è il titolare, ma un
ascendente o discendente. Dopo il figlio o il nipote,
sempre che ne siano degni per integrità morale, basta!
La Medaglia viene consegnata, per la successiva custodia perenne, al Museo dell’Arma di appartenenza del
Decorato.
I Decorati sono i titolari e fanno parte di diritto del
Gruppo delle Medaglie d’Oro, i parenti sono i “conservatori” delle Medaglie d’Oro al Valor Militare dei congiunti deceduti.
In queste condizioni, non è pensabile un ricambio
generazionale sufficientemente numeroso da scongiurare l’estinzione del Gruppo entro un breve lasso di tempo.
Antonio Daniele
IL NASTRO AZZURRO
11
14 MARZO 2009: IL 70o STORMO DELL’A.M.
È INTITOLATO AL GENERALE M.O.V.M.
GIULIO CESARE GRAZIANI
L’
Aeronautica Militare ha intitolato i suoi
Stormi a uomini che si sono particolarmente distinti in azioni di guerra guadagnandosi il riconoscimento di una o più Decorazioni al
Valor militare. Ma ciò non valeva per il 70° Stormo
che non aveva ancora alcuna intitolazione.
Il 14 marzo 2009, con una solenne cerimonia,
ha avuto luogo l’intitolazione del 70° Stormo alla
memoria del generale Giulio Cesare Graziani,
Decorato al Valor Militare con una Medaglia
d’Oro, sei Medaglie d’Argento, una di Bronzo, tre
Croci al merito di guerra, una Promozione e due
avanzamenti per Merito di Guerra e la Croce di
Ferro di seconda Classe tedesca.
La cerimonia ha suggellato un iter iniziato
qualche anno fa per volere di uno dei figli di
Giulio Cesare Graziani, Fulcieri, il quale, con
determinazione e tenacia, è riuscito ad ottenere,
solo il 28 giugno 2008, il decreto di intitolazione
dello Stormo a firma del Ministro della Difesa on.
Ignazio La Russa.
L’evento si è svolto alla presenza del Capo di
Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo
Camporini, del Comandante delle Scuole
dell’Aeronautica Militare, generale di Squadra
Aerea Gianpiero Gargini, dei sindaci di Latina e
dei comuni limitrofi all’aeroporto militare Enrico
Comani di Latina sul quale è dislocato il reparto,
di numerose autorità militari, civili e religiose, e di
un folto selezionato pubblico.
IL 70° STORMO “Giulio Cesare Graziani”
Il 70° Stormo è una Scuola di Volo che, alle dipendenze del Comando delle Scuole dell’Aeronautica
Militare, ha sede presso l’Aeroporto Militare “Enrico Comani” di Latina.
Lo Stormo continua la grande tradizione delle scuole di volo
dell’Aeronautica, superbe fucine di grandissimi piloti. La sua principale
missione consiste nello svolgimento di corsi di pilotaggio per i piloti
dell’A.M., delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato e di alcuni
paesi esteri i cui allievi frequentano i corsi regolari dell’Accademia
Aeronautica. Presso il 70° Stormo si effettua:
-
-
la selezione al volo e l’addestramento basico di allievi piloti, per il
conseguimento del Brevetto di Pilota d’Aeroplano (B.P.A. I^ fase);
la seconda fase del Corso per il conseguimento del Brevetto di Pilota
Militare (B.P.M. II^ fase) che comprende forme di volo più avanzate
(volo acrobatico, volo strumentale, volo in formazione, volo a bassa
quota, volo notturno e navigazione) per preparare gli allievi alla terza
ed ultima fase su aviogetti;
i Corsi di qualifica ed abilitazione per Istruttori di Volo;
i Corsi di abilitazione sui velivoli in dotazione allo Stormo;
per i soli allievi della Guardia di Finanza e dell’Esercito Italiano, la terza fase del Corso per il conseguimento
del Brevetto di Pilota Militare (B.P.M. III^ fase).
A partire dal luglio 2006, con l’entrata in linea del nuovo Aermacchi SF.260EA, la Scuola ha dato vita ad un
nuovo iter addestrativo. Grazie alle caratteristiche del nuovo velivolo, più moderno e tecnologicamente
avanzato rispetto al predecessore SF.260AM, i programmi già in uso sono stati ampliati comprendendo forme
di volo più avanzate, con un “download” dell’addestramento in precedenza svolto presso il 60° Stormo di
Lecce sul velivolo MB.339A. Le principali implementazioni del nuovo velivolo sono: trim elettrico,
strumentazione digitale, avionica avanzata, GPS - ILS, abitabilità e visibilità migliorate e cabina climatizzata.
Per il personale delle altre Forze Armate e Corpi Armati, l’addestramento prosegue sempre presso il 70°
Stormo per il conseguimento del Brevetto di Pilota Militare, a seconda del Corpo di appartenenza,
rispettivamente su velivolo P166-DL3 e Dornier 228.
L’alta professionalità del personale istruttore, unitamente ad un’ottima organizzazione tecnico-logistica,
hanno consentito di raggiungere standard di sicurezza ed efficienza molto elevati.
12
IL NASTRO AZZURRO
Tutti hanno potuto apprezzare l’attenzione e
la precisione con cui la cerimonia è stata preparata. Dettagli come il picchetto d’onore formato da
sessanta militari su due plotoni, la presentazione
della forza al Comandante dello Schieramento
anche da parte del personale civile della base, sintomo di perfetta integrazione e partecipazione
all’evento di questa componente del personale
della Difesa molto importante, ma talvolta un po’
distante dal partecipare a tutte le sue manifestazioni, la disponibilità abbondante di sedie e poltrone per un pubblico notevolmente numeroso,
hanno sottolineato l’importanza dell’evento ma
anche la cura e l’amore con cui esso è stato preparato. Non avviene tutti i giorni, infatti, che un
Reparto militare venga intitolato alla memoria di
un Decorato al Valore. La cerimonia del 14 marzo
assume infatti una valenza particolarmente sentita per l’Aeronautica Militare e per le Forze
Armate in genere.
Il generale Graziani, si è conquistato il suo
eccezionale medagliere con una continuità di prestazioni eroiche davvero fuori del comune, durante tutto lo scorrere della seconda guerra mondiale. Giovane tenente, dopo una breve parentesi
presso reparti da caccia, transita nella specialità
“bombardieri” e poi negli “aerosiluranti” del
famoso 132° Gruppo dove prima comanda la 281^
squadriglia e poi, dopo l’abbattimento in azione
del Comandante di Gruppo, il maggiore Carlo
Emanuele Buscaglia, famoso asso degli aerosiluranti, diviene Comandante Interinale del Gruppo.
Si copre di gloria con azioni decise, rischiose e
molto efficaci. Dimostra, oltre a grande coraggio,
eccellente perizia di pilota e forte senso umanitario nei confronti degli uomini dei suoi equipaggi.
I tragici eventi dell’8 settembre 1943 lo spingono
ad un fortunoso rischieramento al sud dove continua a combattere nella nuova aeronautica
cobelligerante. Dopo la guerra ricopre incarichi
sempre più importanti e termina la sua carriera
col grado apicale di generale di
Squadra Aerea e con l’incarico di
Comandante della seconda Regione
Aerea.
La cerimonia si è aperta con l’ingresso dei gonfaloni della Provincia di
Latina e dei comuni dell’area limitrofa
all’aeroporto, seguiti dai labari delle
associazioni combattentistiche e d’arma, tra cui spiccava il labaro della
Federazione di Latina dell’Istituto del
Nastro Azzurro, e della Bandiera di
Istituto del 70° Stormo. Ha poi avuto
luogo la celebrazione della Santa
Messa da parte del Vicario Nazionale
per l’Aeronautica Militare monsignor
Luigi Nencioni.
Il momento più toccante della cerimonia è avvenuto subito dopo, quando i figli del generale Graziani, Fulcieri
e Alessandro, hanno donato al 70° Stormo il
ritratto del padre e il suo medagliere completo. Il
colonnello Giovanni Magazzino ha ricevuto i doni
che saranno esposti nel suo ufficio di
Comandante di Stormo. Successivamente, il Capo
di Stato Maggiore della Difesa, il Comandante
delle Scuole, il comandante di Stormo, insieme a
Fulcieri ed Alessandro Graziani, hanno scoperto la
targa di intitolazione del 70° Stormo all’eroica
figura del generale Giulio Cesare Graziani.
Monsignor Nencioni ne ha benedetto la pietra.
Il Comandante del 70° Stormo, nel suo intervento, quando ne ha tracciato il profilo, ha sottolineato a più riprese come la vita del generale
Graziani è stata ricca di eventi importanti, sul tragico sfondo delle vicende belliche, ma anche
come l’eroismo di Giulio Cesare Graziani sia sempre rifulso nella sua dimensione più umana.
Il generale Gargini ha avuto modo di ringraziare tutti i convenuti soprattutto per l’aver sentito l’esigenza di essere presenti nel momento in
cui una figura leggendaria della nostra storia
aeronautica e nazionale veniva ricordata con l’intitolazione al suo nome del Reparto di volo che
ha il compito di selezionare e iniziare all’arte del
volo i futuri piloti dell’Aeronautica Militare.
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha ricordato alcuni momenti di incontro avuti a suo
tempo col generale Graziani durante i quali egli
aveva avuto la netta sensazione della straordinaria personalità e dell’eccezionale forza di carattere dell’uomo.
Il 70° Stormo, che prima era l’unico Stormo
dell’Aeronautica a non avere alcuna intitolazione, ora può ben fieramente affermare che è intitolato ad uno dei più eroici combattenti e dei più
grandi Comandanti che l’Arma Azzurra abbia
potuto annoverare tra le sue fila in tutti i tempi.
Antonio Daniele
IL NASTRO AZZURRO
13
MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI:
GIULIO CESARE GRAZIANI
G
iulio Cesare Graziani
nacque ad Affile, da
madre sanmarinese,
il 24 gennaio 1915.
La grande passione per
il volo, lo spinse, appena
ventunenne, ad entrare,
come allievo del Corso Rex,
nella Regia Accademia
Aeronautica, dove conseguì, il 14 marzo 1939, il
Brevetto di pilota militare
sul velivolo IMAM Ro.41.
Dopo una breve, ma
intensa esperienza presso il
54° Stormo Caccia terrestre, nel marzo del 1940 fu trasferito alla 412^
Squadriglia del 4° Stormo e nell’aprile dello
stesso anno, promosso tenente, si imbarcò per
l’Africa Orientale Italiana, ove le sue prime
missioni di guerra consistettero nel bombardare convogli nemici in navigazione lungo il
Mar Rosso e nel causare danni alle installazioni portuali e ferroviarie nemiche.
Il prezioso contributo offerto e lo sprezzante coraggio dimostrato durante le operazioni gli valsero sul campo il conferimento
della prima Medaglia d’Argento al Valor
Militare.
Nel dicembre del 1940, gravemente ferito
durante un combattimento aereo, venne rimpatriato per la necessaria convalescenza.
Rientrato in servizio, il 15 aprile 1941 Graziani
venne destinato ad un
periodo di addestramento
presso
il
2°
Nucleo
A d d e s t r a m e n t o
Aerosiluranti dal quale, il
1° agosto, raggiunse la
281^
Squadriglia
Aerosiluranti, comandata
dal
capitano
Carlo
Emanuele
Buscaglia.
Graziani si distinse subito
per abilità, coraggio e
sprezzo
del
pericolo.
Conduceva il velivolo sulla
direttrice d’attacco con
determinazione e senza
alcun cedimento davanti alla formidabile reazione antiaerea delle formazioni navali britanniche. Gli inglesi attivavano tutte le armi
di bordo creando un micidiale sbarramento di
fuoco di fronte ai nostri aerosiluranti i quali
dovevano condurre l’attacco a velivolo isolato
per lanciare il rispettivo siluro contro ciascuna
diversa nave. I successi di Graziani furono
secondi solo a quelli di Buscaglia. Spesso rientrava dalla missione col velivolo fortemente
danneggiato e con membri dell’equipaggio
gravemente feriti, ma il suo cuore indomito lo
portava a compiere la missione successiva con
rinnovato coraggio. Nell’estate 1942, sempre
sotto il comando di Buscaglia promosso maggiore, fu costituito sull’aeroporto di Littoria,
l’odierna Latina, il 132° Gruppo Aerosiluranti
Medaglia d’Oro al Valor Militare:
“Giovane capo equipaggio di apparecchio da bombardamento, partito in volo, isolato dalla sua formazione, per un’azione su
una munita base navale nel Mar Rosso, veniva attaccato, prima di raggiungere l’obiettivo da numerosi caccia avversari. Pur
avendo avuto, nell’impari lotta, l’aereo ripetutamente colpito, due specialisti dello equipaggio feriti mortalmente e lui stesso
gravemente ferito alla regione cervicale, incurante del dolore, portava a compimento la missione. Nella rotta di ritorno,
nuovamente attaccato, riusciva con ardita brillante manovra a sfuggire al nemico e, nonostante si trovasse in condizioni fisiche
menomate per l’irrigidimento del collo e del busto, eseguiva per perdita di carburante un brillante atterraggio di fortuna in
zona desertica lontana dalla propria base. Impaziente di riprendere a combattere, otteneva con reiterata insistenza, in
anticipo sul suo completo ristabilimento in salute, la dichiarazione di idoneità al volo, e si faceva assegnare alla specialità
siluranti, in pieno giorno, a poche miglia da Alessandria, nonostante la violentissima reazione contraerea, attaccava, primo
della sua squadriglia, una formazione navale lanciando il siluro contro una grossa unità. Ancora una volta rientrava alla
base col velivolo seriamente colpito dopo un volo di seicento chilometri su mare aperto, confermando le sue qualità, di perizia e
di audacia senza limiti.
Cielo del Mar Rosso, 16 dicembre 1940; Cielo del Mediterraneo Orientale, 13 ottobre 1941.
14
IL NASTRO AZZURRO
su due squadriglie, la 278^ e la ricostituita
281^ della quale Graziani divenne il comandante. Il nuovo reparto fu rischierato a Rodi
dove intraprese un nuovo intenso ciclo di
operazioni belliche nel corso del quale rifulsero ancora le doti di combattente di Giulio
Cesare Graziani. A novembre 1942, già promosso capitano, a seguito dell’abbattimento
del Comandante Buscaglia, assunse il comando interinale del Gruppo, che mantenne fino
alla firma dell’armistizio.
A seguito del brillante comportamento in
azione tenuto per tutta la sua permanenza al
Gruppo Aerosiluranti, venne decorato con la
Medaglia d’Oro, sei Medaglie d’Argento, una
Medaglia di Bronzo e tre Croci di Guerra al
Valor Militare. Inoltre gli furono attribuiti
due avanzamenti per Merito di Guerra e l’alleato tedesco gli conferì la Croce di Ferro di
2^ Classe.
A seguito della confusione generale susseguente l’armistizio dell’8 settembre
del 1943, si impossessò, all’aeroporto di Fano, di un velivolo S.M.79 e si
trasferì in Sicilia (in mano agli
anglo-americani) decidendo di servire con l’Aeronautica cobelligerante. Gli fu assegnato il comando del
suo 132° Gruppo. Quando le autorità militari anglo-americane decisero di riarmare l’Aeronautica
Italiana con velivoli di propria produzione, tra i quali il bombardiere
bimotore medio Martin A-30
Baltimore, Graziani dapprima fu
inviato a Il Cairo per l’addestramento, e successivamente curò la trasformazione del Gruppo in Stormo
Baltimore con il quale operò fino al
termine del conflitto.
Nel 1945, venne promosso maggiore per meriti di guerra e l’anno
successivo, conseguito il titolo di
dottore in Scienze Politiche presso
l’Università di Roma, prestò servizio
presso
lo
Stato
Maggiore
dell’Aeronautica Militare come
addetto alla sezione tecnica, del 3°
Reparto.
Tenente Colonnello nel 1951 e
Colonnello nel 1956, assunse l’incarico di Capo della sezione studi e
sviluppo del 3° Reparto dello Stato
Maggiore, occupandosi principalmente di missili e bersagli radioguidati, e ricoprì questo incarico fino al
novembre 1957, allorché venne designato a
comandare il Reparto Sperimentale di Volo
dell’Aeronautica.
Giulio Cesare Graziani venne promosso
Generale di Brigata Aerea il 31 dicembre 1960
e, dopo aver frequentato negli U.S.A. i necessari corsi, assunse il comando della 36^
Aerobrigata Interdizione Strategica di Gioia
del Colle, dotata di missili PGM-19 Jupiter
armati con una testata nucleare all’idrogeno
da 1,5 megatoni. Nel gennaio 1966, da generale di divisione Aerea, ricoprì diversi incarichi
nel settore Logistico dell’Aeronautica, non
ultimo quello di Ispettore Logistico.
Nel dicembre 1969 fu promosso Generale
di Squadra Aerea e ricoprì, tra il luglio 1972 e
il febbraio 1975, il comando della 2a Regione
Aerea.
Collocato a riposo nel 1975, si spense il 23
dicembre 1998.
IL NASTRO AZZURRO
15
CELEBRAZIONE UFFICIALE DEL VE
(VICTORY IN EUROPE) DAY
60° anniversario della fine del 2° conflitto mondiale
Campomarino, 8 maggio 2005
Sono passati quattro anni dalla celebrazione del 50° anniversario della fine del secondo conflitto mondiale, la
guerra più violenta, diffusa e distruttiva della storia umana. Tale celebrazione ha avuto luogo in maniere diverse in
tutte le nazioni che furono coinvolte nell’immane tragedia. In Italia, ogni singola Forza Armata ha celebrato l’evento in un luogo di particolare significato per la propria attività bellica e per il particolare significato storico che essa ha
avuto nel corso del conflitto. L’Aeronautica Militare ha commemorato la fine della guerra a Campomarino, piccolo
centro del Molise limitrofo a due aeroporti sui quali ebbero sede ben quattro prestigiosi stormi della Regia
Aeronautica per quasi tutta la durata della cobelligeranza italiana con gli alleati nel periodo 1943-1945.
Il testo di seguito riportato è il discorso che il generale di Squadra Aerea Umberto Bernardini, pluridecorato a Valor
Militare, tenne nel corso della celebrazione. Dalla sua lettura si comprendono molte cose, prima fra tutte quanto sia
stata importante per i nostri aviatori una buona integrazione con la popolazione di Campomarino. Non è errato pensare che molti di essi abbiano talvolta ricercato nell’affabilità e nell’amicizia della gente locale quel calore familiare che
le vicende belliche precludevano. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia, dall’8 settembre 1943 fino all’aprile 1945, è
rimasta divisa in due.
S
ignor sottosegretario alla Difesa on. Filippo Berselli,
dott. Michele Iorio, Presidente della Regione Molise,
sig. Generale Leonardo Tricarico, Capo di Stato
Maggiore dell’Aeronautica Militare, Autorità Regionali,
Provinciali, Comunali, Veterani Reduci, Ospiti :
Personalmente - ormai vecchio Generale
in congedo - sento una certa emozione al
ricordo di quando venni per la prima volta
nel 1944 a Campomarino, col mio primo
Reparto Operativo insieme a tanti giovani
sottotenenti come me, per combattere le
forze tedesche dislocate nei Balcani.
Dopo il saluto del primo cittadino di
Campomarino, la prof.ssa Anita di
Giuseppe, mi è gradito poter esprimere agli
ospiti stranieri il mio sentimento di sincero
cameratismo.
I reduci italiani qui presenti, ben pochi
perché il tempo inesorabile ne ha drasticamente ridotto il numero, affermano, insieme con me, che siamo tornati a
Campomarino a questa cerimonia non solo
16
IL NASTRO AZZURRO
per celebrare la significativa ricorrenza della fine della
drammatica parentesi della guerra, la 2° guerra mondiale, ma soprattutto per festeggiare il ritorno della pace,
questo bene inalienabile troppo spesso dimenticato dall’umanità intera.
Sull’ala dei ricordi in questo momento non posso non
ricordare un Comandante carismatico, un combattente
indomito, nonché grande amico di Campomarino, il
Generale Giulio Cesare Graziani che mi ha onorato di fraterna stima ed amicizia.
Saluto con particolare simpatia la vedova, la signora
Silvana Graziani, qui presente con noi. Un particolare
saluto anche alla M.O.V.M. Brunetti, molisano d.o.c., da
tanti anni mio personale amico.
Sono trascorsi sessanta lunghi anni durante i quali
tutto il mondo si è trasformato: vincitori e vinti si sono
incontrati di nuovo amici, prevale l’era del consumismo e
della globalizzazione.
Purtroppo però la maggioranza dei nostri giovani
poco o nulla sa di quelle immani tragedie di sessanta –
settant’anni fa, tragedie che essi considerano storie più o
meno romanzate, immaginate e magari pantografate
dai loro nonni ormai vecchi.
Ma i vecchi ricordano, ricordano bene ed hanno nel
cuore, e talora nelle carni, gli eventi vissuti dalla gioventù
di allora.
Tutti i popoli, coinvolti o non, in quella guerra sanguinosa, avrebbero dovuto imparare qualcosa in più da
quella tragedia, da cui, vincitori e vinti, siamo usciti tutti
- chi più chi meno - grandemente malconci.
Mentre sul fronte italiano, con la Liberazione, la
guerra era terminata il 25 aprile, le operazioni sul fronte balcanico, continuarono fino al 5 maggio, quando
dalla Torre di Controllo di Biferno (questo era il nominativo radio dell’aeroporto di Campomarino) fu diramato un ordine secco, perentorio, quanto ansiosamente atteso da tutti i combattenti: “Missione annullata.
Rientrare alla Base per cessazione delle ostilità sul fronte balcanico”.
L’ordine pervenne anche a due nostre formazioni in
volo per un ulteriore attacco alla ferrovia Sisak-Zagabria,
molto intensamente utilizzata dalle forze tedesche in ritirata verso il Nord.
Lascio immaginare ai presenti con quale espressione
di gioia accettammo tale ordine e con quanta emozione
e commozione vedemmo poco dopo riapparire al di là
del mare le coste e le montagne della nostra Patria, tutti
orgogliosi di averla servita fedelmente nel rispetto del
nostro giuramento giovanile.
La nostra guerra, dopo 70 mesi di impari lotta, era
veramente finita.
La nostra Patria, battuta sul piano militare, con il
sacro suolo calpestato da eserciti stranieri, con l’apparato industriale e produttivo pressoché distrutto, con i propri cittadini divisi da duri contrasti ideologici, con la fatale conseguenza della guerra civile, la nostra Patria – ripeto - era caduta nel periodo più tragico della sua storia
millenaria.
Ricordo tuttora con emozione la visita del Ministro
dell’Aeronautica pro-tempore, l’avv. Luigi
Gasparotto, ottantottenne alpino superdecorato della prima guerra mondiale, al quale
i tedeschi avevano fucilato qualche tempo
prima l’unico figlio.
Il Ministro, giunto in volo, potè raggiungere il nostro accampamento portato a spalla su di una sedia di vimini: tanto era il fango
che martoriava la nostra vita quotidiana. In
abbondanti e frequenti nevicate e tanto,
tanto, tanto fango, la nostra sistemazione
logistica era estremamente critica.
All’inizio di un toccante discorso a tutto il
personale, constatate de visu le nostre condizioni di vita, si tolse il cappellone, tenendolo
con ambo le mani a mo’ di questuante, si rivolse a tutti
noi con queste testuali parole:
“A nome del Governo sono qui ad elemosinare, ripeto, ad elemosinare il vostro sacrificio, perché solo con
esso la nostra Patria potrà risollevarsi dal baratro in cui
è caduta.”
Troppo spesso queste parole sono state volutamente
dimenticate dai nostri uomini di Governo, dai rappresentanti di ambo i rami del Parlamento, di tutti i colori politici che, per i loro momentanei interessi politici, hanno preferito ignorare per tanti anni il grande contributo dato
dalle nostre FF.AA. regolari, quelle con le stellette per
intenderci, nella lotta per riconquistare dignità e libertà.
Di contro ottenemmo sempre i più ampi riconoscimenti dalle massime Autorità alleate, politiche e militari
incluso Winston Churchill.
E noi aviatori siamo fieri di poter affermare che per
questo motivo la Regia Aeronautica, vinta ma mai doma,
ha potuto sempre continuare a volare, senza alcuna soluzione di continuità.
Prima di concludere desidero soltanto ribadire davanti a voi, cittadini di Campomarino, che, nonostante gli
anni trascorsi, il nome della vostra cittadina è rimasto nel
cuore di tutti gli aviatori di quella che era la Regia
Aeronautica.
Campomarino, allora piccola comunità di risorse agricole limitate per le condizioni contingenti della guerra,
può vantarsi di essere stato l’unico Comune dell’Italia
libera ad aver ospitato, oltre a numerosi Reparti alleati,
quattro fra i più prestigiosi Stormi dell’Aeronautica
Militare: il 3° Stormo da Bombardamento, il cosiddetto
Stormo Baltimore, che operò sempre da campo Biferno,
nonché gli Stormi 4°, 5° e 51°, tutti da Caccia, che a più
riprese utilizzarono gli aeroporti di guerra di Nuova e di
Canne, tutti locati nel territorio di questo Comune.
Dobbiamo riconoscere, per la verità storica, che l’atteggiamento, in quei tempi, di non pochi dei nostri compatrioti, peraltro distratti dalle gravissime difficoltà del
vivere quotidiano, era indifferente allo spirito di riscossa
che animava noi aviatori.
Ma, come ho avuto più volte occasione di rappresentare personalmente alle Autorità di questo Comune, grazie alle forti genti Campomarino noi godemmo di benevola accoglienza, nonché di semplice e sincera ospitalità.
Nessuno di noi ha dimenticato il gesto altamente
apprezzato dell’ospitalità offerta, in occasione del pranzo natalizio, dalle singole famiglie di Campomarino a
tutti noi, dal Comandante al più semplice aviere, ospitalità che rese meno triste la lontananza dalle
nostre famiglie, particolarmente per tutti
coloro che avevano le famiglie al nord e di
cui da tempo non avevano notizie.
Desidero concludere ringraziando tutte
le Autorità e coloro che hanno reso possibile
questo incontro per tutti noi memorabile.
Ed un grazie sincero a tutti i presenti per
la cortese attenzione alle mie parole.
È proprio così! Campomarino è rimasto
nei nostri cuori.
Gen. S. A. (c.a.) Umberto Bernardini
(ex Presidente dei “Pionieri
dell’Aeronautica”)
IL NASTRO AZZURRO
17
UN SACCO DI PATATE IN MENO
MA UN UOMO IN PIÙ
U
n marinaio scappa dall’ospedale militare e,
qualche giorno dopo, viene scoperto sul sommergibile “Da Vinci”, in missione di guerra
nell’Atlantico. Non è questo l’unico episodio di giovani che, durante il conflitto 1940-43, s’imbarcarono, clandestinamente, sui sommergibili per partecipare a missioni oltremodo rischiose, pur essendone
esonerati per ragioni di salute o per altri motivi.
Tanto accadeva a Bordeaux, in Francia, dove avevano la base le nostre unità subacquee. Noi vogliamo
ricordarne oggi, per tutti, uno che ebbe come protagonista un umile marò di Torre del Greco e che, sbarcato al termine di una missione alle Antille del sommergibile “Da Vinci”, era stato ricoverato per
“deperimento organico” nell’ospedale militare di
Bordeaux, dal quale scomparve, in circostanze
alquanto misteriose, alcune ore prima della partenza dell’unità per una nuova azione.
Ricostruiamo questo episodio del lontano 1942
non solo perché, nella rievocazione dei ricordi collettivi, ci spinge una laibniziana “voluttà” di narrare
cose singolari di un’epoca ma anche perché riteniamo che esse possano, alla luce del passato, farci comprendere meglio il presente, soprattutto, laddove
riesce difficile dare una risposta al parsoniano
“movente di azione”.
E veniamo ai fatti, che abbiamo registrato sulla
scorta di testimonianze vissute, in prima persona,
dall’Amm. di Sq. Luigi Angelo Longanesi Cattani,
all’epoca comandate del “Da Vinci”, e del collega
Sergio Bernacconi, in quei giorni corrispondente di
guerra a Betasom. Era questa, nella terminologia
della Marina, la sigla del Comando superiore delle
forze subacquee in Atlantico a Bordeaux.
Maggio 1942: sul “Da Vinci” sono finiti i lavori di
18
IL NASTRO AZZURRO
raddobbo che vengono effettuati a ogni
rientro da una missione e sono state,
altresì, ultimate le prove in mare. L’unità
è pronta per una nuova avventura oceanica. Il comandante Longanesi informa
l’Amm. Polacchini che, d’accordo con
l’Amm. Doenitz, ha portato la guerra di
corsa in prossimità delle coste americane, nell’Atlantico meridionale. Arriva
l’ordine di partenza e, con lo stesso, il
saluto all’equipaggio di Polacchini che,
fra l’altro, chiede a Longanesi se ha notizie del marinaio Cacace. Questi risultava
assente dall’ospedale militare nel quale
era stato ricoverato come innanzidetto
al rientro dalla missione nelle Antille. Il
marò viene cercato a bordo ma inutilmente.
Il “Da Vinci” prende il mare e, quando ormai le coste europee sono già lontane, il Ten. Di Vasc. Guido Saccardo,
ufficiale in seconda, sale in plancia e
comunica al comandante che, in un
sacco, è stato trovato il Cacace, invece delle patate:
settanta chili di viveri in meno e un uomo in più. Era
stato imbarcato, clandestinamente, complice il cambusiere “paesano”.
Portato di fronte a Longanesi che, per la circostanza, ha messo la maschera della “faccia feroce”
mentre, nel cuore, apprezza il gesto dell’uomo, con
voce tremante e commosso, così si difese: “ho fatto
tutta la guerra con questo sommergibile e con lei.
Non potevo rimanere a terra per un po’ di febbre.
Ho voluto seguire la sorte del mio battello. Mi
dispiace per le patate caricate in meno, vuol dire che
io non ne mangerò”. Resta però l’atto di indisciplina, che va punito. Ma Longanesi rimanda il tutto al
ritorno a terra, che fu, invero, un ritorno carico di
nuove vittorie. Al periscopio del “Da Vinci” sventolavano, infatti, quattro bandierine: le navi affondate (Reine Marie Stewart, Chile, Alioth e Clan Marie
Quante) per totale di 24.500 tonnellate.
Al momento dell’attracco al pontile, come a ogni
rientro di un sommergibile che ha registrato dei successi, si presenta puntualmente, il giornalista
Bernacconi, inviato del “Giornale d’Italia”, per l’intervista con il comandante. E qui lasciamo il racconto allo stesso Longanesi.
- Riunii l’equipaggio e dissi ai miei uomini che
non mi sembrava giusto dovesse essere intervistato
sempre e solo il comandante. Mi sembrava più giusto fosse intervistato chi, in una missione vittoriosa,
avesse avuto l’occasione di dare qualcosa più degli
altri a bordo. Perciò ritenevo che, nel nostro caso,
l’uomo del “Da Vinci” da intervistare dovesse essere
il marinaio Cacace, il quale, mentre avrebbe potuto
restare tranquillamente in un comodo letto di ospedale, sapendo oltretutto di potersi successivamente
godere una lunga licenza di convalescenza, aveva,
invece, preferito affrontare, per la quinta volta, i
rischi e i disagi di una lunga missione di guerra, in
precarie condizioni di salute. Ma il marinaio Cacace
si oppose fermamente alla mia proposta e rifiutò
l’intervista, dicendo: “No, vi prego comandante, non
lo fate! Se no, al mio paese, quando leggono il giornale, dicono: mappina, quanto sei fesso! Per una
volta che potevi restare a terra in pace, hai voluto
partire per fare la guerra”.
La guerra sul mare è ricca di episodi nei quali,
come in questo di Cacace, il comportamento degli
uomini non è sempre dettato da “psicologia dell’educazione”, come potrebbe essere quella di un militare di carriera che, nelle scuole o nelle accademie, è
stato abituato a vincere la paura e, attraverso un
assiduo esercizio, a diventare coraggioso. Quale
allora il movente?
Se il comportamento individuale è il prodotto di
determinati processi psichici, sui quali gioca, secondo la moderna letteratura sociologica, un’influenza
fondamentale il tipo di società in cui l’uomo vive,
dobbiamo arguire che le motivazioni del gesto di
Cacace vanno ricercate nell’ambito socio-culturale
della famiglia dei sommergibilisti. E,
d’altro canto, quale migliore sede per
un’evoluzione del proprio comportamento, considerati gli elementi motivazionali, che aggregano i sommergibilisti
e che vanno dalla “medicina eroica” del
coraggio, leva di progresso, all’appartenenza ad un gruppo di uomini il quale,
nel silenzio degli abissi marini e sulle
grandi distese azzurre, impara a vivere,
tra le “presenze” invisibili e impalpabili
di quel qualcosa di vivo del “pianeta” di
J. Cousteau, oltre le frontiere della stessa
vita. E di questo gruppo, che Giulio
Raiola identifica in un “filone segreto”
della Marina, fanno parte ufficiali, sottufficiali e marinai, i quali, da Lissa a
Premuda, da Buccari ad Alessandria,
sono stati protagonisti delle più incredibili e assurde imprese, nelle quali “la
beffa affiora con i suoi inconfondibili
elementi”, così come il più alto senso del
rispetto della vita umana in mare. Un
ambiente, nel quale il fraterno e generoso cameratismo conduce il simile verso il
suo simile e crea, come tutti i grandi fatti
della vita, i presupposti per il formarsi di
enigmi storici e psicologici come, a esempio, il sentire, di fronte al comandante,
uno dei sentimenti più semplici, più puri
e più alti: la gioia di obbedire. E, continuando a enumerarli, anche il più misterioso dei rebus umani, cioè il sentimento
dell’amicizia, intorno al quale, sin dagli
albori della civiltà, dissertano illustri cervelli, riempiendo di “rispettabili opinioni
filosofiche” migliaia e migliaia di pagine
di trattati per tentarne una fisiologia.
A nostro sommesso avviso è questo
sentimento che origina, in Cacace, il bisogno psicologico di reimbarcarsi sul “Da Vinci” e che egli soddisfa, nonostante il divieto dell’autorità sanitaria,
orientando il proprio agire e ricorrendo, con la complicità del “paesano”, ad un machiavello. In altre
parole, la motivazione del suo agire nasce nel
momento stesso in cui, con la notizia della prossima
partenza del battello, si sostanzia in lui, in un senso
di privazione, quell’amicizia che, su un sommergibile, spinge i membri dell’equipaggio, come le gocce
del mercurio, a fondersi in un tutt’uno, più per un’istintiva tendenza dell’animo, unita al sentimento di
fratellanza, e meno per calcolo, di fronte al pericolo, della maggiore o minore possibilità di vincere
quest’ultimo. Non senza un motivo, in quel di
Bordeaux, i nostri sommergibilisti venivano indicati
come componenti della “Band of brothers”.
Nino Bixio Lo Martire
“La Presidenza, colpita dalla dipartita dell’Autore
del presente articolo, nel formulare ancora le più
sentite condoglianze alla famiglia Lo Martire, ringrazia per la preziosa collaborazione alla rivista”.
IL NASTRO AZZURRO
19
AUGUSTA
S
essantacinque anni dopo, Augusta ha
ricordato i suoi morti e le sue distruzioni,
quelli di un maggio di guerra lontano, dei
quali i segni e la memoria sono ancora vividi e
presenti nel ricordo di tanti dai capelli bianchi
ed in alcune emblematiche ferite dell’abitato
nel centro storico. Il 13 maggio 1943 Augusta
venne bombardata in
pieno giorno dai quadrimotori americani partiti
dalla sabbiose strisce libiche, soffrendo 62 morti,
decine di feriti, danni
ingenti all’abitato ed al
patrimonio monumentale. Un’inutile mattanza,
soltanto per tentare di
colpire una modesta
cisterna carica di carburante che, proprio il giorno prima dell’attacco,
era stata prudentemente allontanata dalla
città; come se questo poteva essere sufficiente
per scongiurare ogni pericolo per i civili e le
loro case. Così non fu, perché i cinquantadue
“Liberators” con le bionde ragazze sorridenti
dai capelli d’oro al vento dipinte a lato del
grande muso vetrato, quando arrivarono sull’obiettivo, il loro carico di morte da qualche
parte avrebbero dovuto sganciarlo in ogni
caso. Anche sugli obiettivi secondari, allorquando quello designato per primo non poteva essere raggiunto; così come in effetti accad-
20
IL NASTRO AZZURRO
de. La nave cisterna non c’era più; sarebbero
andati bene i serbatoi del deposito e quanto vi
fosse attorno per oltre un chilometro. L’inferno
scese giù dal cielo, da ben oltre quei seimila
metri dove i proiettili dei cannoni antiaerei
della temuta piazzaforte arrivavano radi o per
niente. Nessun velivolo venne infatti abbattuto
e solo alcuni danneggiati. I bombardieri arrivarono in due ondate, inutile
la prima, più che superflua la seconda, per mettere bomba su bomba, a
grappoli serrati, sulla
sagoma della penisola di
Augusta, sorvolata da
nord ovest a sud est, in
diagonale, in poco meno
di un’ora, dalle due formazioni di bombardieri.
Il Lions Augusta Host,
da sempre sensibile alla rievocazione di eventi
storici militari che hanno segnato il vissuto
della comunità cittadina, celebrerà da quest’anno annualmente la memoria di quel 13
maggio 1943 al fine di diffondere la “ memoria del nostro passato e della nostra storia cittadina ”. La prima attività è stata rivolta alle
scuole si è poi conclusa con una cerimonia di
premiazione preceduta da una conferenza,
presso il Salone di Rappresentanza di Augusta
della Banca Agricola Popolare di Ragusa alla
presenza di Autorità civili e militari, associazioni, club service cittadini ed un vasto
e qualificato pubblico.
Due i relatori: l’Avv. Antonello
Forestiere ha trattato il tema “ La
storia ”; l’Avv. Francesco Migneco a
concluso con la “ La memoria” dell’evento.
L’Avv. Antonello Forestiere, Vice
Presidente della Federazione di
Siracusa dell’Ist. del Nastro Azzurro
per i Decorati al V.M., Direttore onorario del civico “Museo della
Piazzaforte” di Augusta, è stato per
oltre vent’anni il principale collaboratore del noto storico militare Tullio
Marcon. Il suo intervento ha avuto
natura rigorosamente tecnica, volto
alla disamina dell’evento attraverso
approfondimenti, frutto anche di
attuali analisi e ricerche. L’oratore ha
ribadito innanzitutto l’importanza e
la serietà di “fare storia” continuando a ricercare
ed analizzare ogni materiale d’indagine utile;
“questo mio intervento sarebbe stato superfluo ha esordito - se avesse dovuto limitarsi a ripetere
soltanto notizie dell’evento già conosciute e che
possono consultarsi su testi ampiamente diffusi;
altra cosa è sforzarsi di ampliare la sfera delle
conoscenze su ogni aspetto dell’accaduto”. Dopo
avere tracciato un quadro sulla situazione strategica generale nel Mediterraneo e sulla composizione delle forze aeree Alleate in Africa
Settentrionale operanti nel 1943, è stato spiegato l’influsso della nuova e più severa dottrina
operativa adottata dall’aviazione americana per
i bombardamenti, che venivano effettuati anche
di giorno e con una grande impiego di aerei e
bombe di grosso tipo. Sono state ricordate le
incursioni sull’Italia meridionale e la Sicilia in
quell’anno in cui, Augusta, sino a quel momento,
era stata risparmiata da attacchi importanti.
L’arrivo in porto della cisterna
“Carnaro”, ormeggiatasi al Pontile
NAFTA per sbarcarvi un carico di carburante per gli aerei della Luftwaffe fu,
come risaputo, il motivo dell’attacco
americano. Accennando soltanto a
quelle notizie in proposito ampiamente
diffuse e riprese dai più dagli scritti di
Marcon, l’Avv. Antonello Forestiere ha
invece approfondito la descrizione di
altri aspetti inediti di quel bombardamento. Sono state illustrate le caratteristiche del bombardiere quadrimotore
B-24D “Liberator” e la composizione
degli equipaggi e delle dotazioni di
volo; è stata poi analizzata la storia dei
due Bomber Group dell’U.S.A.A.F. (il
376th “Liberandos”ed il 98th “The
Pyramiders”) che effettuarono la missione e dei loro comandanti. In particolare, è stata tratteggiata la figura del Col. J. R.
“Killer” Kane, soffermandosi sulla vera e meno
enfatica origine del raggelante soprannome
del meglio conosciuto eroe di Ploesti. Con riferimento all’attacco, lo storico ha affrontato lo
specifico aspetto della composizione delle formazioni (“combat box”), il tipo, numero e
ripartizione sugli aerei delle bombe impiegate,
anche in raffronto comparativo con analoghe
missioni effettuate dai bombardieri americani
su altri obiettivi in quel periodo. Tutto questo
per trarre alcuni precisi elementi conclusivi sull’evento. L’attacco e le sue distruzioni avrebbero potute essere evitate se, poco prima di questo, fosse stata effettuata una semplice ricognizione preventiva. Gli equipaggi, invece, una
volta giunti su Augusta difficilmente avrebbero potuto evitare di lanciare le bombe, che
infatti venivano innescate poco prima del lancio e delle quali bisognava liberare le stive;
inoltre, il criterio di lancio era ad “imitazione”
da parte della formazione dopo lo sgancio iniziale del capo gruppo ed è comprensibile l’effetto a catena di tale modalità operativa. Il 13
maggio 1943, in conclusione, al di là dei morti
e delle distruzioni, ebbe l’effetto risolutivo ad
Augusta di accrescere tra i militari ed i civili l’inevitabile sfiducia ed il senso di impotenza di
fronte al nemico; questa fu la premessa determinante del definitivo collasso nell’invasione
del luglio 1943 che di lì a poco sarebbe seguita.
Testimonianza appassionata quella dell’Avv.
Francesco Migneco, al tempo poco più che
ragazzo e testimone diretto dell’accaduto. Nel
suo racconto è stato tinteggiato il clima e la vita
cittadina del periodo della città con la gente
che continuava ad abitarvi, nonostante la guerra ed i rischi delle incursioni nemiche. Poi il
ricordo del rombare dell’imponente formazione
aerea nemica sulla città, il sibilare e lo scoppio
delle bombe, l’aria acre, densa di fuliggine ed
odore di cordite, i morti, i feriti, le distruzioni
mai viste prima in così grande estensione.
Hanno fatto da cornice alla conferenza alcuni originali cimeli d’epoca forniti dalle loro collezioni personali, dal Dott. Alberto Moscuzza,
Presidente dell’Associazione storica “Lamba
Doria” di Siracusa e dall’Avv. Giuseppe
Monticchio, Presidente Eletto del Club. Elmetti,
maschere antigas, manifesti, cuffie e caschi
aeronautici, uno spezzone incendiario, tutto
per ricordare un passato tragico e l’importanza
di preservarne la memoria.
Avv. Antonello Forestiere
(Vice Presidente della Federazione di Siracusa)
IL NASTRO AZZURRO
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CONDIVIDO
Condivido pienamente le direttive del Presidente Nazionale Comandante Giorgio Zanardi,
riportate sui numeri 3 e 4/2008 del nostro periodico bimestrale. Con esse ritengo sia stata imboccata la strada giusta, la strada che, d’altra parte, è la sola che possa assicurare un avvenire al
Nastro Azzurro. Auspico che il Presidente tenga ben alta questa bandiera e che, con essa, procedano i Dirigenti e i Soci dell’Istituto. I motivi di questo auspicio sono molti: ne cito alcuni.
Vedo, innanzi tutto, nelle direttive del Presidente un testo programmatico del quale non si
potrà fare a meno nella nostra vita di Istituzione dai forti connotati morali e patriottici: con esse
si è aperto un tempo nuovo, con esse si torna alla giovinezza dell’Istituto. L’arrivo dei
Simpatizzanti infatti, pur rimanendo gli antichi valori e i medesimi principi operativi, ha aperto
vie nuove e indicato nuovi orizzonti. Con le norme riferite ai Soci Simpatizzanti – e con quelle
previste per il futuro - siamo entrati in un universo che ci è meno familiare, ma che ci stimola a
ritrovare la autenticità dell’amore per la Patria, amore condiviso da molti, giovani e anziani,
combattenti e non, Decorati e non, persone che hanno la comune, grande dignità di liberi cittadini uguali nei doveri e nei diritti.
Certo, l’attuale nostra società non pare sia disposta a recepire le nostre istanze e le nostre
idealità. Le ragioni sono molte, vengono da lontano e noi le conosciamo: su queste dovremo
ragionare e trovare condivise soluzioni alla “crisi”. Crisi che tuttavia ci permette di affermare le
nostre convinzioni e le nostre speranze, di procedere per la nostra strada in autonomia di modalità, in una attività ed una vita continuamente rinnovata e aggiornata. La modernità - come
afferma Dacia Maraini - non sta nel distruggere e ricostruire, ma nel riconoscere il valore del passato, nel rispettarlo e nel saperlo restituire alla contemporaneità. Il Presidente Zanardi non cambia disposizioni per quanto concerne gli scopi statutari, ma va più avanti fino a raggiungerne il
cuore e l’essenziale, senza perdersi in dettagli inutili e ingombranti. È coerente con i principi
etici, morali e patriottici raccolti nel nostro Statuto. Principi che fanno dell’uomo, senza distinzioni di sorta, l’autore della Società organizzata ed il protagonista di ogni successo.
Luigi Turchi
(Presidente della Federazione di Alessandria)
L’UNITÀ NAZIONALE: UN BENE PREZIOSO
Dall’animo degli italiani è ormai sradicato il concetto di unità nazionale: l’Italia sta regredendo verso una condizione di minorità dalla quale era uscita 150 anni fa grazie agli scritti di Pellico
e di Manzoni, alle musiche di Verdi, alla diplomazia di Cavour ed alle battaglie risorgimentali:
da Pastrengo a Vittorio Veneto. Nell’Ottocento l’unità non era stata sentita come una sola esigenza politica e civile bensì come una necessità sociale che coinvolgeva la vita di tutti e così,
come era accaduto nell’antica Grecia, tutte le arti si erano unite insieme per ottenere il risultato e non c’era luogo dove non si costruisse l’Italia: dalle accademie ai teatri, dai salotti ai “caffè”,
ogni cittadino di qualsiasi ceto e livello culturale (dagli emeriti sconosciuti ai grandi geni del
nostro Romanticismo) era impegnato nella lotta per la Patria, lotta che ha avuto il suo fulcro
principale nella città di Milano, in quella città dove, per antonomasia, è nata o è passata tutta
la cultura (italiana ed internazionale) e la storia del nostro Risorgimento.
Ripercorrere col pensiero gli avvenimenti occorsi oltre un secolo fa, è una sorta di nostalgica
full immersion in un mondo eroico perduto in cui i valori principali della vita umana avevano
ancora un senso ed esistevano per tutti: c’era la voglia di lottare per i propri ideali e, soprattutto, si credeva in quegli ideali. Oggi, in un mondo basato sull’apparire per essere, vige la regola
del “virtuale” e tutto esiste in virtù del solo interesse personale, la realtà perde i suoi connotati e l’eterno confine tra bene e male scolora i suoi contorni in un oceano di indifferenza e di
nefandezza dove la vita si spoglia del suo valore e l’uomo della sua dignità. Gli italiani hanno
soppresso dai loro ricordi le convinzioni e gli intendimenti di un Crispi, di un Giolitti, di un La
Farina e di tutti i patrioti che hanno fieramente combattuto per la Patria. Dimenticare tali fatti
è un chiaro tradimento nei confronti di quanti hanno sacrificato la vita per il bene comune e per
la Nazione ed è un insulto all’alto significato di Patria. Nessuno può riuscire a cancellare la storia che, oltre ad essere patrimonio di un popolo e di un Paese, è fonte di orgoglio e merito per
la civiltà che oggi ne è custode e testimone ed un tempo ne fu artefice.
Non distruggiamo i traguardi ottenuti dal passato, non offuschiamo le gesta dei nostri eroi
e non obliamo che quell’unità d’Italia, innegabilmente legata alla dinastia di Savoia, è stata raggiunta con tanti sacrifici e spargimenti di sangue ed è la base del nostro mondo odierno, ragione per cui possiamo chiamarci italiani.
Roberto Stocchi
(Sindaco della Federazione di Roma)
22
IL NASTRO AZZURRO
FEDERAZIONE
RECAPITI
PRESIDENTE O COMMISSARIO
(*)
APERTURA
ALESSANDRIA
Via Fiume 23 – 15100 Alessandria Tel.0131.231172
Gen. Luigi TURCHI
Mer/Sab
h.10-12
ANCONA
Via XXIX Settembre 2/E – 60122
Ancona – Tel. 071.2803132
Cap. Paolino ORLANDINI
Mar/Ven
h.16-17.30
AOSTA
Via C. Chamonin 60 – 11100 Aosta Gen. Attilio POLITANO
Tel.0165.42124
[email protected]
Via Ricasoli 21 – 52025 Montevarchi (AR) Sig. Stefano MANGIAVACCHI
– Tel.055.901391- 3395792396
Su appuntamento
Corso Vittorio Emanuele 58 – 63100
Ascoli Piceno – Cell.3471157983
Cav. Franco Bruno CRUCIOLI
Mar/Gio – h. 10-12
Su appuntamento
ASTI
Corso Einaudi 44 – 14100 Asti – Tel/Fax
0141.530408
Col.Comm. Filippo SCIRE’
RISICHELLA
Su appuntamento
BARI
Via Cardassi 50 – 70122 Bari – Tel.
080.5541443 – Cell.3401535050 [email protected]
Via Mezzaterra 73 – 2° piano – 32100
Belluno – Tel.0437.30651
Gen. Giuseppe PICCA
Mar/Gio/Sab
h.10-12
Geom. Italo SAVASTA (*)
Su appuntamento
Via Verdi 2 – 24121 Bergamo –
Tel.035.249680
T.Col. Arbace MAZZOLENI
Su appuntamento
Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) Cell.3351475752
[email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/
Via Marsala 10 – 40126 Bologna –
Tel.051.230670
[email protected]
Via Adamello 38 – 38100 Trento –
Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529
Conte Tomaso VIALARDI di
SANDIGLIANO
da Lun. a Ven.
h.15-16
Cav. Giorgio BULGARELLI
Mar/Mer/Ven
h.9-11
T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI
Su appuntamento
Via Moretto 79/A – 25125 Brescia –
Tel.030.3751225 –
[email protected]
c/o Stazione Marittima – 72100 Brindisi Tel.0831.590198
Gen. Carlo Maria MAGNANI
Martedi h.9-12
Giovedi h.15-18
C.te Comm. Vincenzo CAFARO
Su appuntamento
Cav.Uff. Antonio DI GIROLAMO
Su appuntamento
Comm. Pasquale MASTRANTUONI
da Lun. a Ven.
h.9-12
AREZZO
ASCOLI PICENO
BELLUNO
BERGAMO
BIELLA
BOLOGNA
BOLZANO
BRESCIA
BRINDISI
CAGLIARI
CAMPOBASSO
Via dei Giudicati 17 – 09131 Cagliari –
Tel.070.402644
[email protected]
Via Roma 68 – 86100 Campobasso –
Tel.0874.413794
Lun/Ven.
h.9-12
CASERTA
Via Luigi Settembrini 14 – 81100 Caserta
– Tel.0823.324695 – Cell.3385779632
Sig. Mario SCHERILLO(*)
Su appuntamento
CATANIA
Via G. Oberdan 31/C – 95100
Catania - tel.095.932283
Dott. Raffaele MESSINA
Lun/Gio
h.16.30-19
Corso Mazzini 251 – 88100 Catanzaro
Tel.0961.721022 [email protected]
Via Arniense 208 – 66100 Chieti –
Tel.0871.348603
Avv. Giuseppe PALAJA
Lun/Mer/Ven
h.9.30-11.30
Comm. Biagio ROSSI
Mar/Mer/Ven
h.8.30-14
Salita dei Cappuccini 18 – 22100 Como –
Tel.031.308108
Comm. Giuseppe REINA (*)
Su appuntamento
CATANZARO
CHIETI
COMO
IL NASTRO AZZURRO
23
COSENZA
Via Savinio 6 – 87036 Rende (CS) –
Cell.3313551579 - 3289114679
Rag. Alberino MAZZUCA (*)
Su appuntamento
CREMONA
Via Chiese 17 – 26100 Cremona –
Tel.0372.200372 - Cell.3356437616
Prof. Tommaso DONATO (*)
Su appuntamento
CUNEO
Frazione Loreto 48/a – 12045 Fossano
(CN) - Cell.3385282456
Col.CC. Fortunato CUZZOCREA (*)
Su appuntamento
FERRARA
Corso Giovecca 165 (C. Patria) – 44100
Ferrara – Tel.0532.203368
Avv. Giorgio ANSELMI
Mar/Gio
h.9.30-11.30
FIRENZE
Via S.M. Maddalena 1 – 50010 Caldine
(FI) – Tel.055.211087
Gen. Bruno STEGAGNINI
Mercoledi
h.16-18
Via Marchianò 46 – 71100 Foggia –
Tel.0881.636341
T.Col. Giovanni Battista CORVINO
Su appuntamento
Via F.Brighindi 190 – 03100 Frosinone Tel..0775.250916
Cav. Alberto IANNACE (*)
Su appuntamento
FOGGIA
FROSINONE
FORLI’
Sig.ra Maura FIORITO (*)
Tel.0543
GENOVA
Piazza Sturla 3 – 16147 Genova –
Tel.010.398113
Com.te Tullio PISACANE
Mercoledi
h.15-18
GORIZIA
Via D. D’Aosta 143 – 34170 Gorizia –
Tel. 0481.520935
Sig. Rinaldo ROMANO
Lun/Ven
h.10-12
Via de Pretis 48 – 58100 Grosseto –
Tel.0564.20169
Magg. Guglielmo FRANCINI
Su appuntamento
Via Foce 3 – 18100 Imperia –
Tel.0183.579301 - Cell.335.5826502 –
[email protected]
Via B. Novelle 24 – 67100 L’Aquila –
Tel.0862.23963
Cavaliere del Lavoro Giacomo ALBERTI
Su appuntamento
Magg. Umberto SCONCI
Da Lun. a Ven.
h.9.30-11.30
Viale Amendola 196 – 19100 La Spezia –
Tel.0187.716204 – Cell.347.1990911
Mar.llo Renzo PEDRIGI
Mar/Gio/Sab
h.9-11
Piazza S. Marco 4 (c/o Casa del
Combattente)– 04100 Latina –
Tel.0773.693357
Via Flascassovitti 25 – 73100 Lecce –
Tel.0832.308190
Cav. Luigi CASALVIERI
Lun/Ven
h.10-12
Cav. Luigi DELICATO
da Lun. a Ven.
h.9-11
Via Cavour 78 (c/o UNUCI) – 22900
Lecco – Tel.0341.364333 –
[email protected]
Via Piave 13 – 57123 Livorno –
Tel.0586.896711
S.Ten. Giuseppe FACCINETTO
Mar/Ven.
h.17-19
Ing. Giovanni ANDREANI
Martedi
h.16-18
GROSSETO
IMPERIA
L’AQUILA
LA SPEZIA
LATINA
LECCE
LECCO
LIVORNO
LUCCA
Via Cascine 373 – 55100 Arliano -Lucca – C.A.(aus) Nunzio PELLEGRINO
Tel.0583.59612
Sabato
h.11-12
MACERATA
Piazza Annessione 12 - 62100 Macerata –
Tel./Fax 0733.232450 – Cell.360.369662
Sig.ra Cav. Sandra VECCHIONI
Su appuntamento
MANTOVA
Corso Vittorio Emanuele 35 – 46100
Mantova – Tel.0376.324404
Cav.Uff. Leonardo SAVI
Lun/Mer/Ven
h.10-12
Galleria Leonardo da Vinci 4/1 - 54100
Massa – Tel.0585.44796
Gr.Uff. Elio BORGOBELLO (*)
Mar/Gio h.16-18
Sabato h.10-12
Via S. Barnaba 29 – 20122 Milano –
Tel.02.5512016 –
[email protected]
Via C.Battisti 85 – 41100 Modena
Tel.059.237373
Gen. Arnaldo CASSANO
da Lun. a Ven.
h.9.30-12.30
Avv. Odoardo ASCARI (*)
Su appuntamento
MASSA-CARRARA
MILANO
MODENA
24
IL NASTRO AZZURRO
NAPOLI
Piazza Plebiscito 28 – 80132 Napoli –
Tel.081.7640758
Avv. Gennaro PERRELLA
Mar/Giov
h.9.30-11.30
NOVARA
Via Mario Greppi 9 - c/o UNUCI –
28100 Novara – Tel. 0321.612130
[email protected]
Riviera S. Benedetto 30/A – 35139
Padova – Tel.049.652146
Gen.D.(ca) Delio COSTANZO (*)
Su appuntamento
Sig. Francesco SCAPOLO
Lun/Mer/Ven.
h.9-11
Piazza S.F. di Paola 2 (c/o Caserma R.
Settimo) – 90138 Palermo –
Tel.091.6887337
Via Cavour 28 (c/o UNUCI) – 43100
Parma – Tel.0521.233842
[email protected]
Via A. Gazzaniga 2 – 27100 Pavia –
Cell.335.6709322 –
[email protected]
Località Pitigliano 25 – 06016 San
Giustino (PG) – Tel./Fax 075.8583470 –
Cell.339.3425888 [email protected]
Via dell’Arsenale 39 – 61100 Pesaro (PU)
– Tel.0721.31542 http://www.portalememorie.it/
Piazza S. Caterina da Siena 4 – 65122
Pescara – Tel.085.4211990
T.Col. Giovanni Battista RUBINO
Mar/Ven
h.9-11.30
Gen.B (r) Alberto PIETRONI (*)
da Lun. a Ven.
h.10-12
Col. Raffaele BABUSCIO (*)
Mar/Mer/Sab
h.9-12
Cav.Uff. Angelo DI NATALE (*)
Lun/Mer h.16-18.30
Gio h.9.30-11.30 e 16-18
Ven h.8.30-10.30
T.Col. Luigi LEONARDI
Giovedì
Su appuntamento
Amm. Guido NATALE
Lun/Sab
h.9.30-12
Gr.Uff. Mario BOSONI
Mar/Sab
h.10-12
PADOVA
PALERMO
PARMA
PAVIA
PERUGIA
PESARO E URBINO
PESCARA
PIACENZA
PISA
PISTOIA
PORDENONE
RAVENNA
REGGIO CALABRIA
REGGIO EMILIA
Via Romagnoli 41 – 29100 Piacenza –
Tel.0523.711901
Via Venezia 17 – 56030 Cevoli di Lari (PI) Sig. Franco CITI (*)
– Tel.0587.686010
Su appuntamento
Viale Italia 66 - 51100 Pistoia –
Tel.0573.22771 –
[email protected]
Via dell’Aviere 1 – 33170 Pordenone –
Tel.0434.361611
[email protected]
Via Ofanto 5 – 48100 Ravenna –
Tel.0544.61001
Mar.llo Giampiero MONTI
Sabato
h.9-11
Dott. Aldo FERRETTI
Martedì h.16-18 o su
appuntamento
Amm. Mauro CATTAROZZI (*)
Su appuntamento
Ten. Alberto CAFARELLI (*)
Su appuntamento
Salita Cappuccinelli dir. Zag.8 – 89123
Reggio Calabria – Tel.0965.22046
Via D. Alighieri 7 (c/o EDILGEO) – Geom. Giuseppe RONCHETTI
42100 Reggio Emilia – Tel.0522435394 –
Cell. 348.1522406 – 348.6048054
[email protected]
Via A. Ghepardi 70 – 02100 Rieti –
Avv. Francesco Maria PALOMBA (*)
Tel./Fax 0746.203077
Da Lun a Sab
h.9-11
RIMINI
Via Gadames 29 – 47900 Rimini –
Tel.0541.52678
Cap. Aleardo Maria CINGOLANI
Venerdi
h.9-12
ROMA
Piazza Galeno 1 – 00161 Roma –
Tel.06.4402555 – Fax 06.44266814
[email protected]
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m/
Via Levico 4 – 45100 Rovigo –
Tel.0425.463350 – Fax 0425.663350
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Via Carmine 101 – 84124 Salerno –
Cell.334.8916507
Gen. Antonino ZUCO
da Lun a Ven
h.8.30-13.30
Geom. Graziano MARON
Da Lun a Ven
h.15-19
Col. Mario PRIVITERA
Su appuntamento
RIETI
ROVIGO
SALERNO
Su appuntamento
IL NASTRO AZZURRO
25
SASSARI
Via Milano 19/a – 07100 Sassari Tel.079.272524
Sig. Antonello TOLA (*)
Su appuntamento
SAVONA
Via Paleocapa 24 (c/o Hotel Suisse) –
17100 Savona – Tel.019.850853 – Cell.
335.6606885
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Via Aretina Loc. Arbia 71 – 53100 Siena –
Tel.0577.364865 – Cell.333.7441888 –
[email protected]
Corso Gelone 7 – 96100 Siracusa –
Tel./Fax 0931.24684 –
[email protected]
Via Fossati 7 – 23100 Sondrio
Tel.0342.212520 - Cell.3336685617
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Via Cugini 1 – 74100 Taranto –
Tel.099.7752829
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Via Gabriele D’Annunzio 89 – 64100
Teramo – Tel.0861.241179
Cell.348.8730235
Via F. Cesi 22 – 05100 Terni - Tel./Fax
0744.549856
[email protected]
Via S. Domenico 28 – 10122 Torino –
Tel.011.5217733 – 011.6690309 –
[email protected]
Via Cosenza 193 – 91016 Casasanta (TP) Tel.0923.562556
Geom. Costantino FACCO (Segretario)
Da Lun a Dom
h.24
Sig. Marco CETOLONI (*)
Su appuntamento
Avv. Francesco ATANASIO
Mar/Gio
h.17-19
Cav. Alberto VIDO
Su appuntamento
C.F. Luca BELLONE de GRECIS
Da Lun a Ven
h.9-11
Sig.ra Anna TRIMARELLI (*)
Da Lun a Ven
h.10-13
Dott. Marcello GHIONE
Mar/Ven
h.10-12
Magg. Carlo BERTOLOTTI
Mercoledi
15-18
Cav.Uff. Giuseppe MASCARI (*)
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siena
SIRACUSA
SONDRIO
TARANTO
TERAMO
TERNI
TORINO
TRAPANI
TRENTO
Via Adamello 38 – 38100 Trento –
Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529
T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI
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TREVISO
Vicolo S. Pancrazio 7 – 31100 Treviso –
Tel.0422.541983
Comm.Gino TESO
da Lun. a Ven.
h.8.30-11
TRIESTE
Via XXIV Maggio 4 – 34133 Trieste –
Tel.040.361737 –
[email protected]
Via Stabernao 2 – 33100 Udine –
Cell.333.5731909
Dott. Giuseppe VUXANI
da Lun a Ven
h.10-11
Gr.Uff. Vittorio ZANUTTA
Mer/Sab
h.10-12
Via C. Battisti 21 – 21100 Varese –
Tel.0332.240803
Sig. Rinaldo BINAGHI
Lun/Gio
h.9-11
UDINE
VARESE
VENEZIA
Castello 5016/B Campo S.Severo – 30124 Comm. Arnaldo DARAI
Venezia – Tel.041.5236028
Giovedi
h.9-12
VERCELLI
Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) –
Cell.3351475752
[email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/
Largo Don Chiot 27/A – 37122 Verona –
Tel.045.8402145
Conte Tomaso VIALARDI di
SANDIGLIANO
da Lun. a Ven.
h.15-16
VICENZA
Corso Palladio 98/A (Pal.Trissino) –
36100 Vicenza – Tel.0444.221238
Mons. Ezio Olivo BUSATO
Mar/Gio
h.10-11
VITERBO
Località Pitigliano 25 – 06016 San
Giustino (PG) – Tel./Fax 075.8583470 –
Cell.339.3425888 [email protected]
Cav.Uff. Angelo DI NATALE (*)
Lun/Mer h.16-18.30
Gio h.9.30-11.30 e 16-18
Ven h.8.30-10.30
VERONA
26
IL NASTRO AZZURRO
Gen. Amos SPIAZZI di CORTE REGIA Sabato
h.10-12
NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN
AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO
IMPORTANTI NOVITÀ AL MUSEO DELL’AVIAZIONE DI RIMINI
Il 5° Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica nell’agosto 2008 ha reso noto che è stato destinato al Museo del
Parco Tematico dell’Aviazione un F-104S. Un esemplare in configurazione G era già esposto con le insegne della Luftwaffe
tedesca. Il nuovo velivolo assegnato dall’A.M. al museo, porta ovviamente i colori italiani. Inoltre, il Comandante Generale
della Guardia di Finanza, Gen. Cosimo D’Arrigo, ha annunciato, con una lettera, la prossima cessione al Museo
dell’Aviazione di un elicottero NH500 MC e di un’uniforme completa per personale aeronavigante della G. d. F..
Con questi due nuovi arrivi il Museo dell’Aviazione di Rimini conta 52 velivoli esposti (oltre ad altri importantissimi
reperti...).
MOSTRA FOTOGRAFICA “AMEDEO DUCA D’AOSTA: ARTIGLIERE ED AVIATORE”
L’Associazione Culturale 4° Stormo Gorizia, in occasione del 77° anniversario di costituzione del 4° Stormo Caccia
Terrestre della Regia Aeronautica, ha organizzato presso la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia dal 12 settembre al 31
ottobre una Mostra Fotografica sul Duca d’Aosta, che fu comandante dello Stormo dal 1° marzo 1933 al 28 marzo 1934
lasciando una traccia indelebile come Uomo e come Comandante.
La Mostra, che comprende una quarantina di fotografie, alcune a grande formato, riprende l’attività del Duca quale
Comandante del 4° Stormo e della Divisione Aquila e ripercorre quindi tutta la sua storia militare dal 1933 al 12 dicembre
1937 quando lascia Gorizia.
RITROVATO ANTON, EMOZIONE A CONCORDIA SAGITTARIA
Era il 1944 quando il Messerschmitt 109 della Luftwaffe precipitò in un campo di Concordia Sagittaria (UD), in località
“Cason del prete”. Prima il combattimento aereo, poi l’esplosione. Colpito probabilmente da un bombardiere anglo-americano, il caccia tedesco si frantumò in mille pezzi nel terreno argilloso.
Finalmente, il Gruppo Ricerche Storiche Aeronautiche di Udine ha potuto recuperare i resti del pilota dell’Aviazione
tedesca e del velivolo. Localizzato il punto preciso dell’impatto anche grazie all’impiego del metal detector, a circa due
metri di profondità sono stati recuperati i pezzi di lamiera, le ruote del carrello, parti delle ali, e, in quasi perfetto stato
di conservazione, l’equipaggiamento del pilota.
I resti del pilota, prima di essere sistemati all’interno di un’urna, sono stati benedetti da don Andrea, parroco della
Chiesa della Beata Maria Vergine di Portogruaro. Sarà il Centro studi e ricerche storiche “Silentes Loquimur” di Pordenone
a contattare il Commissariato generale per le onoranze ai Caduti di guerra italiano e tedesco. Sul tesserino si riesce a leggere solo il nome: Anton, un tedesco originario di Ulm, città del Baden-Wurttemberg che, secondo i volontari, sarebbe
stato decorato della Croce di ferro. Nel portafoglio banconote tedesche di diverso taglio, il libretto di volo con l’elenco
delle missioni fatte, un articolo di giornale e, avvolte dal fango, alcune foto della famiglia che ritraevano dei bambini piccoli, presumibilmente i suoi figli.
Gli scavi sono proseguiti fino a quando è stato recuperato il motore del Messerschmitt 109, il pezzo del velivolo più
pesante che nell’impatto ha raggiunto una profondità di oltre sei metri.
COLLANE EDITORIALI ISTRIA E DALMAZIA NEI PAESI ESTERI:
LA “ARNALDO FORNI EDITORE” SI SCUSA
Il Ten. Col. Carlo Cetteo Cipriani, della Società Dalmata di Storia Patria (Roma), è intervenuto come segue sulla
“Arnaldo Forni Editore” la prestigiosa Casa Editrice di Sala Bolognese (Bologna).
Abbiamo ricevuto il vostro recente catalogo editoriale “Storia locale italiana divisa per regioni”. Siamo rimasti decisamente meravigliati ed amareggiati nel vedere che le pubblicazioni relative alla Dalmazia (ed anche all’Istria) siano messe
nel gruppo “paesi esteri”.
Immagino che Loro conoscano un po’ le vicende delle regioni dell’Adriatico orientale, da cui gli Italiani in vari tempi
furono costretti a scappare o travestirsi da slavi per sopravvivere nelle case dei padri e dei nonni. Le vicende delle persecuzioni antitaliane, iniziate a metà dell’800 sotto il dominio austriaco, sono culminate nella pulizia etnica del 1943-48, con
migliaia di uccisi e circa 350.000 profughi. Gente che per restare fedele ai propri valori di nazionalità non esitò a lasciare
tutto fuggendo in maniera disperata.
Aver inserito i libri relativi alla Dalmazia (ed all’Istria) fra i paesi esteri è una grave offesa ai sacrifici, alle lacrime e sangue di tutti quegli italiani.
Spero nelle prossime edizioni vogliate correggere questo grave errore, creando un apposito capitolo dedicato alla
Dalmazia e Venezia Giulia.
La “Arnaldo Forni Editore” ha prontamente risposto con la seguente nota:
“Siamo veramente desolati per averVi involontariamente amareggiato. Noi abbiamo relegato nei “Paesi esteri” la
Dalmazia e l’Istria senza pensare alle dolorose vicende storiche dell’Adriatico orientale. Ci scusiamo per questa superficialità, per l’offesa arrecatavi e ci proponiamo di correggere le prossime edizioni del catalogo.”
IL NASTRO AZZURRO
27
U
na ventina di chilometri ad ovest di Bari,
affacciata sulla sponda sinistra del Tiflis
Balice (1) sorge la ridente cittadina di
Bitonto, che tante attrattive storico-artistiche sa
offrire anche al turista più esigente.
Se dopo aver visitato il borgo medioevale (che
racchiude come una conchiglia una delle più belle
e intatte cattedrali romaniche della Puglia) si esce
dalla Porta Baresana, si potrà intravedere, alla fine
della moderna via della Repubblica, la scenografica
Piazza XXVI maggio 1734, abbellita da un obelisco
imponente e chiusa, sullo sfondo, dalla basilica dei
SS. Medici.
Nella chiesa, alle spalle di un altare della fiancata sinistra, c’è un grande mosaico che raffigura il
panorama della antica Bitonto sovrastato dall’immagine della Vergine Immacolata, in primo piano
due nobili spagnoli guardano attoniti la Madonna.
L’obelisco, il mosaico, la data (che dà nome alla
piazza) si riferiscono tutti allo stesso avvenimento
che, a parte i bitontini, pochi altri conoscono e
ricordano.
Eppure quell’episodio cambiò le sorti non solo
della Puglia e dell’intero mezzogiorno d’Italia, ma
sconvolse parecchio gli equilibri della vecchia
Europa, nella prima metà del 18° secolo.
Eccone qui il resoconto!
Poco meno di 300 anni fa, con i trattati di
Utrecht (1713) e Radstad (1714) vennero disegnati
nuovi equilibri in Europa che, come spesso accade,
risolsero vecchi problemi ma ne aprirono altri.
Nel caso specifico l’Italia meridionale, che da
diversi secoli era rimasta nella sfera di influenza
spagnola, con i due trattati menzionati fu assegnata all’Austria, con grande dispiacere della Spagna
stessa ma anche della Francia, che mal vedeva una
penetrazione ancora più massiccia dell’Austria al
centro del Mediterraneo.
L’occasione per rimettere tutto in discussione
(ovvero ritornare allo status quo) si ripresentò una
28
IL NASTRO AZZURRO
quindicina di anni più tardi, con la Guerra di
Successione in Polonia dove i vari pretendenti
erano sostenuti rispettivamente da:
– Austria, Prussia, Russia che tifavano per il figlio
del defunto sovrano di Polonia (Augusto II)
ossia Federico III;
– Francia, Spagna, Savoia che invece tifavano per
il Principe polacco Stanislao Leczinsky.
Fra i due pretendenti finì per spuntarla Federico
III, ossia il pretendente spalleggiato da Austria,
Prussica e Russia, che salì sul trono di Polonia col
nome di Augusto III.
A questo punto Francia e Savoia, unite nel trattato di Torino (1732), per rivalsa dichiararono guerra all’Austria.
Nella seguente battaglia di Parma e Guastalla,
le truppe di Luigi XV e di Carlo Emanuele III, al
comando di quest’ultimo, sconfissero le truppe
austriache ed occuparono la Lombardia.
La Spagna, approfittando dell’occasione favorevole, si alleò con Francia e Savoia (trattato
dell’Escuriale) e dichiarò guerra all’Austria allo
scopo di rientrare in possesso dei regni di Napoli e
di Sicilia persi a tavolino nel 1713/1714.
Regnavano in quegli anni sul trono di Spagna il
Re Filippo V e la Regina Elisabetta Farnese.
Entrambi spinsero ed incoraggiarono a tentare
l’impresa, il figlio Carlo che, pur avendo appena
compiuto il 18° anno di età, fu promosso “generalissimo di Sua Maestà il re di Spagna per la conquista del Napoletano e della Sicilia”.
Tuttavia per prudenza il giovane rampollo fu
affidato ad un uomo navigato ed esperto di cose
militari Juan Josè Carrillo de Albornoz, conte di
Montemar, che assunse la carica di Capitano
Generale, ossia comandante effettivo del Corpo di
spedizione.
Definite l’entità del contingente (20.000 fanti e
5000 cavalieri) e la data della partenza, iniziò il
lungo viaggio di avvicinamento all’Italia
Meridionale. I soldati del contingente trovarono
molto comoda la prima parte del viaggio (infatti
Montemar, da uomo navigato, trasportò le truppe
via mare, fino a Genova, con la flotta
dell’Ammiraglio Clavjo); trovarono invece molto
più faticosa la seconda parte del viaggio, perché,
dopo aver sfilato in pompa magna nelle vie di
Genova tra due ali di folla plaudente, dovettero
proseguire a piedi.....(ahimè la crociera sulle comode navi di Clavjo era finita) attraverso la Liguria, la
Toscana e gli Stati Pontifici, avendo già ricevuto dai
rispettivi governi il permesso di transito sui loro
territori.
E mentre in Europa e in Italia riprendevano a
soffiare venti di guerra, fra trattati di pace stilati e
poi infranti, fra guerre di successione e guerre di
rivalsa (2), a Bitonto, dove non c’erano né radio, né
televisione e neanche telefonini, nessuno sapeva
niente e neppure immaginava cosa si stava preparando. Ciascuno continuava nella vita pacifica di
tutti i giorni e c’era chi si dedicava alla coltivazione
della terra, chi si dedicava allo studio delle arti e
delle scienze, chi si occupava solo della ricerca della
salute e della gioia, chi infine si occupava della raccolta di fiori e frutti.
Metaforicamente e poeticamente, rifacendosi
ad antichi miti, cosi l’Abate dello Iacono descrive le
occupazioni dei concittadini: “Viveva questo
Regno (3), e con esso la nostra Puglia, lungi da strepiti di guerra da più di due secoli (4). Marte era esiliato e tributavansi omaggi a Cerere, Pallade,
Bacco, Flora e Pomona”.
Ma questo quadro idilliaco stava per cambiare
bruscamente perché, sin dai tempi di Utrecht e
Radstad, Marte (il dio della guerra in esilio da due
secoli, pieno di invidia per le dee colleghe, che
tanta buona accoglienza avevano ricevuto in quel
di Bitonto) aveva iniziato insieme al Destino e con
l’aiuto di Aracne (la mitica figlia di Idmone di
Clofone, trasformata in ragno) a tessere la tela del
sipario che gli avrebbe consentito di entrare alla
grande sul palcoscenico della tranquilla Bitonto.
Intanto il conte Visconti, viceré di Napoli, informato da Vienna sulla dichiarazione di guerra del re
di Spagna, convocò a Capua, in tutta fretta il
Consiglio di guerra per decidere come impostare la
difesa.
Una cosa era chiara: le truppe disponibili erano
di gran lunga inferiori a quelle degli spagnoli; si
prevedeva l’arrivo di rinforzi ma non tanto presto.
Il colonnello Traun, comandante della fortezza
di Capua, era del parere che gli spagnoli andassero
affrontati al confine con lo stato Pontificio, utilizzando le truppe ivi dislocate, rinforzate dalle guarnigioni delle fortezze di Capua e di Gaeta, ossia
truppe fresche e riposate che ben avrebbero potuto aver ragione degli spagnoli, provati dalla lunga
marcia di trasferimento da Genova.
Il generale Carrata, governatore delle Armi
(cioè il comandante dell’esercito), sosteneva che
tali forze erano comunque insufficienti e che, in
ogni caso, non conveniva sguarnire le due fortezze, occorreva pertanto accettare lo scontro il più
tardi possibile per dare tempo ai rinforzi di arrivare via mare dalla Sicilia, dalla Calabria, dall’Austria
e persino dalla Croazia: ne derivava che l’esercito
austriaco avrebbe dovuto ritirarsi in Puglia dove
gli spagnoli avrebbero impiegato più tempo ad
arrivare.
Ma il colonnello Traun non demorse e scrisse
alla corte di Vienna facendo le sue rimostranze. Ci
si mise di mezzo anche la contessa di Altan, donna
di corte e sorella del Principe di Belmonte
Pignatelli, che fece di tutto per porre in buona luce
la figura del fratello. Il risultato fu che, in barba al
principio che “non si cambiano i cavalli in mezzo al
guado”, il Carrata fu esonerato dal comando e al
suo posto fu insediato il Principe di Belmonte.
Anche Belmonte però scelse e adottò il piano
strategico del Carrata e quindi si ritirò in Puglia,
mentre il viceré conte Visconti, la corte, i ministri
ed i notabili lasciarono Napoli e si trasferirono a
Taranto.
Gli spagnoli varcarono il confine senza colpo
ferire ed occuparono tutta la Campania, tranne le
fortezze di Capua e Gaeta. Il 10 maggio 1734 Carlo
prese possesso di Napoli col nome di Carlo III. Le
accoglienze furono grandiose. Lo diventarono
ancora di più quando i napoletani videro che la sua
prima visita Carlo la faceva a S. Gennaro, il quale
reciprocò l’alto onore compiendo il suo solito miracolo della liquefazione del sangue. E si trasformarono addirittura in tripudio quando il giovane principe lesse la lettera autografa di Filippo V (ma dettata dalla madre Elisabetta) con cui il sovrano spagnolo faceva solenne rinuncia, in favore del figlio,
ai suoi diritti su Napoli, in tal modo restituita al suo
rango di capitale di un regno autonomo.
Tranquillo ormai sulla situazione a Napoli,
Montemar vi lasciò un presidio di 8000 uomini e
proseguì per la Puglia, lungo la via Appia, all’inseguimento di Belmonte per lo scontro risolutivo.
Fra i possibili luoghi ove affrontare gli spagnoli,
Belmonte scartò Bari, che pur poteva sembrare il
luogo più adatto per lo scontro, in quanto “mancante di ritirata”. Ma non erano le condizioni igieniche ad impensierire il Principe bensì la presenza
di possibilità di fuga.
Fu scelta quindi Bitonto che offriva migliori condizioni per la possibilità di difesa in quanto:
– era cinta da mura massicce;
– era protetta da un imponente castello;
– disponeva di una cintura di robusti monasteri,
IL NASTRO AZZURRO
29
utilizzabili come fortilizi periferici;
– era circondata da solidi “parieti” (muretti a
secco di recinzione dei campi) ideali per l’appostamento dei fucilieri;
– era protetta sul lato sud dal vallone del Tiflis
Balice.
In sintesi, Bitonto offriva buone possibilità di
offesa verso nord-ovest, e buone possibilità di difesa dal lato sud-est.
Fu dunque a Bitonto che il 20 maggio Belmonte
schierò le sue truppe (6095 soldati); fu lì che nel
pomeriggio di quattro giorni dopo giunsero gli
spagnoli (16645 soldati); e fu sempre a Bitonto che,
dopo due secoli di esilio, fece rovinosamente ritorno Marte, insieme ai suoi figli Terrore e Spavento e
alla sorella Discordia.
La battaglia iniziò il pomeriggio del 24 maggio
1734 ma, dopo alcune ore, un violento diluvio ed il
sopraggiungere della notte costrinsero i contendenti a sospendere le ostilità. Queste ripresero alle
prime luci del 25 con i soldati, specie gli Spagnoli,
inzuppati d’acqua. Dapprima si segnalarono vistose
perdite dalla parte spagnola, svantaggiata dalla
natura del terreno, sul quale i fanti dovevano avanzare allo scoperto per snidare gli austriaci al riparo
nei monasteri, nelle torri, o dietro i “parieti”. Ma
Montemar non si perse d’animo e, considerando
che la miglior difesa è l’attacco, ordinò l’assalto
alla baionetta; così le sorti si riequilibrarono.
Prima di questo assalto, gli austriaci persero una
buona occasione per volgere la battaglia a loro
favore: il Ten. Col. Villani, comandante degli Ussari
(la cavalleria schierata all’ala destra) chiese invano
al Principe di Belmonte di autorizzarlo ad attaccare i fanti spagnoli, che davano cenni di cedimento
per le forti perdite subite. Ma Belmonte, che doveva la sua nomina non tanto a spiccate doti di
comandante quanto agli intrighi di corte della
sorella (contessa d’Antan), oppose un netto rifiuto
giudicando non necessario tale attacco, che invece
avrebbe potuto essere risolutivo.
La svolta decisiva cominciò a profilarsi quando
fra gli austriaci il conte Ursaia (catalano di nascita,
ma in servizio presso l’esercito austriaco), comandante della fanteria schierata all’ala destra (S. Leo),
già ferito una prima volta ad una coscia, venne ferito ancora alla spalla; e non potendo restare né in
piedi, né a cavallo, venne trasportato a Bitonto. Il
suo reparto restò senza comandante e senza validi
sostituti e, poco dopo, restò privo anche di munizioni, non avendo provveduto alcuno a far giungere i rifornimenti.
A far pendere ancora di più il piatto della bilancia, si registrò nel campo spagnolo l’arrivo da Ruvo
di Puglia di reparti freschi di cavalleria, che
Montemar subito utilizzò per attaccare i fanti del
Colonnello Ursaia, in crisi per la perdita del comandante e per la carenza di munizioni. Venne aperto
30
IL NASTRO AZZURRO
un varco nello schieramento austriaco, attraverso il
quale penetrò la cavalleria spagnola che, facilmente aggirò e prese alle spalle il grosso dello schieramento austriaco appiedato, ed il posto comando di
Torre del Valenzuola. Dopo 9 ore di combattimento, gli austriaci, presi alle spalle, si sbandarono. Gli
stessi comandanti, con in testa Belmonte, si diedero alla fuga verso Palo e Bari. La via di fuga purtroppo passava attraverso il vallone del Tiflis Balice
le cui fiancate, piuttosto scoscese e poco percorribili dai cavalli, provocarono rovinose cadute fra i
cavalieri.
Così Dello Iacono descrive questa fase della battaglia: “Ne morirono molti calpestati gli uni dagli
altri e disossati dal calpestio dei loro cavalli, e con
loro anche questi. Quelli che ebbero la sorte di
oltrepassare il vallone, nel mentre che salivano per
la costa, ossia banda contraria, furono raggiunti a
tiro dagli spagnoli, e loro fu fatta una scarica a pié
fermo”.
Il Belmonte con la sua fuga , non solo confermò
di essere un pessimo comandante, ma si rivelò
anche un uomo vile. E nella fretta di salvare la pelle
non fu nemmeno sfiorato dall’idea di contrattaccare con i reparti ancora integri della cavalleria, come
ad esempio gli Ussari del Ten. Col. Villani, in attesa
d’ordini nei pressi della chiesa dei Cappuccini.
Privi di comando quasi tutti i reparti si sbandarono; alcuni come è stato detto si diedero alla fuga
verso Bari e Palo, altri cercarono riparo dentro le
mura della città fino a quando il Col. Rodosky,
responsabile della difesa della città, non ordinò di
chiudere le porte per impedire l’ingresso degli spagnoli che inseguivano i fuggiaschi. Quelli che rimasero fuori furono fatti prigionieri; solo qualche
reparto continuò una resistenza disperata (ai PP.
Paolini, ai Trappisti, a S. Antonio) fino a quando il
Col. Rodosky, unico comandante di grado elevato
rimasto, non trattò la resa.
Il Ten. Col. Villani con i suoi Ussari, fu uno dei
pochi comandanti a sfuggire all’accerchiamento ed
a porsi in salvo ordinatamente lungo la via di Palo,
d’onde poi raggiunse Pescara e rinforzò la guarnigione di quella città.
Secondo lo storico Michele Giorgio si ebbero
2000 perdite fra gli spagnoli e 1000 fra gli austriaci. Molto più numerosi furono i feriti, ma solo pochi
erano destinati a salvarsi visto che questi, secondo
una cronaca del tempo venivano trattati a questo
modo:
“Orrendo e compassionevole spettacolo era il
vedere i carri pieni di morti e feriti di ambedue gli
eserciti; l’un sopra l’altro come carro di legna, riempiendosi i carri alla rinfusa secondo che si trovavano dispersi e frammischiati nel campo; e vedendosi
anche i morti sopra i feriti, gli spiranti sopra i già
spirati; un nemico sopra e l’altro sotto; chi monco e
chi tronco di braccia, di testa, di mani, di gambe, e
così di ogni altra ferita. E siccome il carro giungeva
al luogo da scaricarsi, così erano separati i morti dai
vivi: quelli erano menati in sepoltura, e questi trasportati al convento dei PP. Conventuali luogo
destinato per ospedale …Di tutti i feriti suddetti
col tempo ne morirono più della metà, oltre quelli
che restarono inabili…” (5).
La resa firmata dal Col. Rodosky definiva solo
la sorte dei militari (ufficiali, soldati semplici, prigionieri, feriti, ecc.) ma non quella degli abitanti
della cittadina. Questi, nella confusione del
momento, non pensarono ad inviare una ambasceria a Montemar per dichiarare la sottomissione
della città al vincitore che se ne indignò a tal
punto da ordinare che gli abitanti fossero puniti
con un bombardamento di 3 ore, a cominciare
dall’alba del 26 maggio seguito dal saccheggio dei
soldati (6).
Ma quando tutto era pronto avvenne qualcosa
che dissuase Montemar da dare l’ordine di inizio
del bombardamento. Sentiamo ancora una volta
l’Abate Dello Iacono.
“Ma su ciò dicesi essere avvenuto un miracolo:
cioè che standosi a cavallo, il signor Montemar,
all’alba di quella mattina del 26, gli comparve la
Vergine Santissima della Concezione, elevata da
terra, in figura di bellissima Signora, e in quello
stesso atteggiamento in cui è la statua nella chiesa
della Cattedrale, dicendogli le seguenti parole:
- Avverti generale Montemar a non oltraggiare
questa città, perché sta sotto la mia protezione ed
i cittadini sono i miei figli.
Al ché il Signore di Montemar altro non fece
che levarsi il capo e, con le mani incrociate sul
petto, chinò la testa sopra l’arcione. Tale visione
dicesi essersi manifestata a diversi ufficiali che
erano con lui”.
Parecchio si è congetturato su questo episodio,
c’è stato chi ha creduto e chi no. In proposito
comunque, ci sono pervenute testimonianze che
hanno tutta l’aria di essere autentiche: la prima è
del soldato spagnolo Andrea Perez (di
Compostela), giurata di fronte al notaio G. A.
Vacca; la seconda è una lettera inviata da
Montemar stesso al capitano generale del Regno di
Napoli, D. Emanuel Charry y Orleans.
Sono autentiche queste testimonianze? Un
fatto è certo: la città non fu saccheggiata (e
Montemar dovette triplicare la paga ai soldati per
compensarli del mancato saccheggio) e da quel
giorno i bitontini iniziarono a venerare
l’Immacolata come loro protettrice.
Montemar desiderò lasciare un segno tangibile
dell’avvenimento facendo progettare e costruire, a
imperitura memoria, un obelisco(7) fra gli olivi del
campo di battaglia. L’obelisco è alto 18 m ed è di
tufo rivestito di marmo di Carrara. Sui quattro lati
porta altrettante lapidi dedicate a Filippo V re di
Spagna; a Carlo III; a Montemar duca invitto ed
all’Esercito Spagnolo. Le dediche sulle lapidi furono dettate da Bernardo Tanucci (Arezzo 1698 Napoli 1783), ministro di Carlo III. Particolarmente
interessante la dedica al giovane sovrano che così
recita:
“A Carlo, infante re di Spagna, re di Napoli e di
Sicilia, duca dei possessi di Parma e Piacenza, grande principe degli Etruschi, perché condottiero dell’esercito spagnolo, sconfisse gli austriaci, fondò la
Libertà Italica.....ecc...ecc...”
Dunque 3 secoli fa, in un periodo di monarchie
assolute, il Tanucci già parlava di “Libertà Italica” e
Carlo III approvava.
Generale Giuseppe Picca
(Presidente della Federazione di Bari)
(1) Piccolo fiume che scende dalle Murge, ora asciutto ma ancora navigabile ai tempi dei Peuceti: gli antichi Apuli che fondarono la città.
(2) Sotto questo punto di vista la prima metà del XVIII secolo fu piuttosto turbolento. Considerando solo quelle maggiori si
ebbero le seguenti guerre: 1700-1714: guerra di Successione spagnola; 1733-1738: guerra di Successione Polacca; 1740-1748:
guerra di Successione Austriaca.
(3) Giustamente Dello Iacono parlava di Regno al singolare perché al suo tempo il Regno di Napoli ed il Regno di Sicilia erano
due regni separati, ancorché avessero lo stesso sovrano.
Solo nel 1816 i due regni furono unificati da Ferdinando IV Re di Napoli, ed al tempo stesso Ferdinando III Re di Sicilia, che
da quel momento assunse i nome di Re Ferdinando I delle due Sicilie.
Circolò allora un epigramma scherzoso (ma non tanto) che cosi diceva: “fosti quarto, fosti terzo, or t’intitoli primiero se continui nello scherzo finirai per esser zero”.
(4) Dopo il 1516, anno in cui fu invasa e saccheggiata dalle Truppe francesi del Lautrec, la Puglia non conobbe altre guerre
di un certo rilievo.
(5) Furono spettacoli come questi che ispirarono, qualche decennio più tardi, il Capitano medico napoletano Ferdinando
Palasciano, a farsi paladino dei principi umanitari, all’origine della Convenzione di Ginevra (1836), che portarono alla creazione della Croce Rossa.
(6) Già nel 975 Bitonto fu presa e saccheggiata dal Catapano Zaccaria.
(7) L’obelisco fu progettato e costruito dall’ing. Medrano (nato a Sciacca nel 1703) che entrato al servizio degli Spagnoli come
“architetto di guerra” divenne poi “architetto reale di Carlo III”. Fra le sue numerose opere si ricordano il Teatro di S. Carlo
1737 ed il Palazzo di Capodimonte (iniziato nel 1738 e terminato solo un secolo dopo).
IL NASTRO AZZURRO
31
LA GRANDE PROVA
G
li apparecchi “S.59 bis” prendono parte
alla Crociera aerea del Mediterraneo
Occidentale, voluta da Italo Balbo, all’epoca impegnato a costruire l’Aviazione italiana, per
ricavare importanti indicazioni sul volo in formazione. Cagliari rappresenta la prima tappa del
percorso (2800 chilometri) che parte da Orbetello
e, dopo lo scalo sardo, tocca anche Spagna e
Francia. La traversata dalla laguna toscana al
capoluogo isolano si svolge con successo e la
popolazione riserva ai suoi protagonisti entusiastiche accoglienze.
Il bastione di San Remy e quello di Santa Croce
nereggiavano di folla quella mattina del 26 maggio 1928. Il quotidiano locale e il passaparola del
popolino avevano annunciato che intorno alle
nove i cagliaritani avrebbero assistito ad un evento straordinario: l’arrivo in formazione serrata di
sessantuno idrovolanti della nostra aviazione
dopo un volo diretto da Orbetello.
Era la prima tappa (431 chilometri) di una crociera di addestramento che avrebbe toccato,
dopo la Sardegna, Maiorca, Los Alcazares e
Alfaque (Spagna) e Berre (Francia), per ritornare
poi alla laguna toscana.
Era la prima volta al mondo che una così nutrita formazione di aeroplani veniva lanciata in un
percorso lungo (circa 2800 km) e impegnativo, per
i mezzi del tempo.
Fino ad allora non si era andati oltre i quattro
aeroplani. Un numero così alto di velivoli suscitava nei paesi vicini molte curiosità sulle possibilità
industriali e professionali dell’Italia, allora in
pieno rilancio nazionalistico e sulla minaccia di
supremazia aerea che si celava dietro l’impresa.
Per i cagliaritani, l’evento era di quelli capaci
di scatenare la febbre dell’attesa: lo spettacolo
32
IL NASTRO AZZURRO
non sarebbe mancato quando i sessantuno puntini bianchi abbassandosi in
formazione avrebbero risvegliato tantissime scie di schiuma bianca ammarando nelle acque di Santa Gilla.
Il capoluogo isolano non era nuovo
ai grandi spettacoli aeronautici.
Infatti, poco tempo prima Francesco
De Pinedo era partito col suo “Santa
Maria” proprio da Elmas, aveva scavalcato l’Atlantico meridionale, sorvolato
le due Americhe fino a New York e, da
questa città, riattraversato l’Oceano;
chiudendo cosi un anello ideale tra la
civiltà europea e quelle d’oltreoceano.
Ma quella, come tante altre imprese
consimili, era la prestazione di un
grande pilota che volava da solo o al più con due
compagni e buttava con essi, sulla bilancia del
fato, la propria vita. In quel raid il protagonista
era l’asso, il fuoriclasse.
Questo non piaceva a Italo Balbo, chiamato
pochi anni prima a guidare la costruzione della
nostra aviazione militare. Dopo un passato di
valoroso combattente a di squadrista fascista, era
entrato in aviazione chiamato da Mussolini. In
breve aveva ottenuto il brevetto di pilota e nel
novembre 1926 era diventato sottosegretario
all’Aeronautica.
Da quel momento Balbo diventa un uomo di
disciplina e riversa nella nuova specialità entusiasmo, capacità e decisione. Vuole farne un’Arma
moderna, efficiente e risolutiva, adottando le
teorie del generale italiano Giulio Douhet che
aveva auspicato una forte massa di bombardieri
con cui annientare le flotte nei mari e gli eserciti
in terra. Le forze al suolo dovevano avere solo il
compito di presidiare i territori conquistati.
Una teoria che per la scarsità delle nostre
risorse non potrà trovare piena applicazione ma
che, come sappiamo, verrà attuata contro di noi
da inglesi e americani con numerosissimi aerei da
bombardamento durante la seconda guerra
mondiale.
Tuttavia, Balbo pensava che questa fosse la
strada da percorrere; il primo passo consisteva nel
cominciare a formare l’osstura dell’armata aerea
teorizzata da Douhet.
Dalla Crociera Aerea del Mediterraneo
Occidentale sarebbero venute indicazioni utili per
l’azione futura in questa direzione. In questo quadro, proprio il percorso Orbetello - Cagliari avrebbe dato le risposte che Balbo attendeva per dare
attuazione al suo disegno. Le altre tappe, infatti,
erano una sorta di ripetizione della prima.
Non si trattava soltanto di far pilotare tanti
idrovolanti sul mare: occorreva predisporre l’assistenza al decollo e in rotta, i servizi con navi
meteorologiche, imbarcare attrezzature per le
eventuali riparazioni, rendere snelle, sicure, veloci le operazioni di decollo e ammaraggio, l’ancoraggio simultaneo degli idrovolanti, i controlli e i
rifornimenti.
Tutto questo doveva avvenire sotto gli occhi di
addetti militari stranieri, trasportati con alcuni
velivoli al seguito, e davanti a quelli della stampa
internazionale.
Il tempo, con le sue nebbie e le turbolenze, e
le superfici d’ammaraggio agitate dal vento
avrebbero dato il segno della preparazione raggiunta dagli equipaggi. Balbo voleva che tutti i
suoi aviatori fossero capaci quanto De Pinedo:
nessuna prima donna ma tutti eccellenti professionisti. Pensava che su questa strada un giorno
gli sarebbe riuscito di portare uno stormo intero in America. Com’è noto, l’impresa fu poi da
lui realizzata per ben due volte e l’Italia ne
ricavò una straordinaria ondata di prestigio
internazionale.
Il concentramento degli idrovolanti - ricognitori “S.59 Bis”, biplani a scafo centrale - avviene
verso metà marzo a Orbetello. I velivoli provengono dalle unità aeree di Taranto, Augusta e La
Spezia. Si aggiungono anche un trimotore biplano “Cant 33”, dieci “S.55” (di cui due per il soccorso) e “l’S.62” di De Pinedo.
Il 26 maggio 1928 migliaia di persone si sono
raccolte, fin dalle quattro del mattino, nella strada che porta alla laguna e sui moli davanti ai
quali sono ancorati gli aerei. Applaudono gli aviatori che raggiungono i motoscafi. Poi arriva
Balbo, alle sei, mentre si avviano i
motori e il rombo sveglia stormi di
uccelli acquatici.
Mezz’ora dopo cominciano le corse
di decollo, perfette nel sincronismo:
quasi un’ora più tardi prende il volo
l’ultimo apparecchio: in media uno
ogni cinquantacinque secondi. La
laguna ritorna silenziosa; in formazione a cuneo, gli aerei scompaiono verso
sud ovest.
L’“Ufficio Presagi” ha sbagliato le
previsioni; invece del brutto tempo
annunciato, la mattinata si rivela dolce
e chiara.
A Cagliari, fin dalle otto i cittadini
hanno lasciato le alte case del Castello
per riversarsi nei bastioni, nella passeggiata di Buoncammino, in piazza
d’Armi. La terrazza dell’ospedale è
punteggiata di camici bianchi dei medici e degli
infermieri, le altane della case sono affollate,
molti cittadini si schierano nelle banchine e sui
ponti della Scaffa, altri – provvisti di invito o semplicemente imboscati – hanno invaso Cala
Imbarcadroxiu, nella laguna di Elmas. Negli uffici,
a scuola e in tutti gli altri luoghi si potrà fruire di
un permesso per correre a vedere la nascita della
grande aviazione italiana.
Tra la folla ammessa allo scalo, tutti i personaggi che contano. Il Prefetto Enrico D’Arienzo,
il Podestà Vittorio Tredici, il generale Gastone
Rossi, il segretario federale Giovanni Cao di San
Marco, il Commendatore Sabatino Signoriello,
vicepresidente
del
Consiglio
Provinciale
dell’Economia, il Provveditore alle opere pubbliche Domenico de Simone, il Questore Laudario, il
Comandante di Elmas Cavallarin, l’industriale
Enrico Pernis, l’ingegner Dionigi Scano, alti ufficiali, funzionari di polizia, carabinieri e signore
con piume, pizzi e volant.
Verso le nove si sparge la notizia: gli aerei sono
decollati regolarmente, i primi dovrebbero stagliarsi sopra la Sella del Diavolo qualche minuto
prima delle dieci. L’attesa si fa più viva, migliaia di
occhi sono puntati nell’azzurro profondo oltre la
Sella, ogni tanto un gruppo di rondini fa gridare
“eccoli”, improvvisati esperti fanno il conto della
velocità di crociera e della distanza e ipotizzano
un forte vento contrario.
Alle nove e quaranta – eccoli – e ‘sta volta
non sono rondini. La formazione, composta in
cinque triangoli raggruppati, irrompe nel cielo
superba, si abbassa a poche decine di metri
schiacciando il suolo col rombo fragoroso dei
motori. In testa l’aereo del generale De Pinedo,
dietro i due aerei del tenente colonnello
IL NASTRO AZZURRO
33
Coppola e del maggiore Guasconi; poi a capo di
ciascuna formazione il colonnello Cassone (suo
motorista è l’oristanese Ernesto Campanelli,
compagno l’anno prima di De Pinedo nello
straordinario volo in Australia e Giappone), il
maggiore Marini, il maggiore Brenta, il tenete
colonnello Lodi, e tutti gli altri.
Negli “S.55”, che affiancano o seguono la formazione, sono lo stesso Balbo, il futuro generale
Stefano Cagna, il tenente Maugeri, il maggiore
Penzo, il tenente Bacula, il comandante Amedeo
Mecozzi (grande teorico dell’aviazione d’assalto):
tutti uomini che figurano a vario titolo nella storia dell’aviazione italiana.
L’entusiasmo è alle stelle, si grida, ci si abbraccia, si agitano cappelli e fazzoletti, si propaga
una grande commozione. Gli aerei superano lo
scalo e puntano di nuovo verso sud, poi ogni
gruppo vira, ciascuno con raggio più ampio del
precedente, infine scendono verso lo stagno
appena increspato dal maestrale come uno stormo di fenicotteri.
Si accendono le prime scie, poi le altre, i motori si imballano e rallentano. I motoristi salgono
sull’ala e indirizzano i piloti verso le boe d’ormeggio, le agganciano col mezzo marinaio, i motoscafi accostano.
Sbarcano Balbo con De Pinedo, Cassone,
Longo, Armani e Pellegrini, l’ammiraglio Siriani, i
diplomatici stranieri invitati alla crociera, i giornalisti delle principali testate. I motoristi mettono le cappe ai motori e subito dopo sbarcano
anche loro utilizzando i cius dei robusti pescatori
dello stagno, mobilitati per la circostanza. Da
nord verso sud si ormeggiano ai gavitelli, nell’ordine le squadriglie 182^, 184^, 142^; poi gli
“S.55” – uno dei quali reca una vistosa croce
rossa: non è il pronto soccorso, ma l’aereo che
trasporta parti di ricambio – e per ultima la 141^
e la 144^ squadriglia.
Dai colli e dai bastioni della città gli idrovolanti in riposo appaiono come frotte di gabbiani che
galleggiano sull’acqua: una visione che esalta il
dipinto della laguna con i monti azzurri e la distesa del mare e del porto. La sera, tutto diventa
rosso e rosa, mentre gli aerei sembrano uccelli di
rame; il grande avvenimento aviatorio trova la
sua sublimazione estetica.
Nel primo pomeriggio, concerto di sirene:
approdano in porto le unità militari che erano
state dislocate lungo la rotta per fornire informazioni meteorologiche e, se necessario, dare assistenza: sono il “Papa”, il “Cantore” e il
“Francesco Nullo”. Non spengono le macchine:
ripartiranno sul tardi per disporsi tra Cagliari e
Pollenza, nelle Baleari, che è la prossima tappa.
Per qualche ora il gran pavese dei tre cacciator-
34
IL NASTRO AZZURRO
pediniere aggiungerà colore al lungomare
cagliaritano.
Il Podestà Tredici trattiene a colazione gli
addetti stranieri, mentre i più alti ufficiali sono
ospiti del Prefetto D’Arienzo. Festeggiatissimo De
Pinedo: l’accoglienza dei cagliaritani rinnova il
calore e l’augurio riservatogli quando, nel maggio 1927, decollò col Santa Maria per la doppia
traversata atlantica, recando il gagliardetto cittadino nella fusoliera. Il famoso aviatore è soddisfatto per la perfetta riuscita del viaggio: nessun
incidente, formazioni impeccabili, ammaraggi “al
bacio”; ha già provveduto a rifornire gli idrovolanti per la tappa successiva e ora può rilassarsi e
abbandonarsi ai convenevoli. La sera, gran cena
alla “Scala di ferro” offerta ai giornalisti dal
Consiglio provinciale per l’economia. Il giorno
dopo – 27 maggio – la stampa locale accompagna
gli invitati delle testate italiane a visitare la bonifica dello stagno di Santa Gilla, la mostra del pittore Luigi Caldarano e le sale del Palazzo Civico.
Ma gli aviatori hanno ben altri pensieri: alle sei
dovranno decollare per la seconda tappa, e sono
500 km fino alle Baleari, solo mare, nessun punto
di riferimento e venti sconosciuti. Declinano gli
inviti e vanno a dormire. Anche i giornalisti, che
pure amano tirar tardi, si congedano presto dai
colleghi locali.
Balbo poi è severissimo: prima e meglio degli
altri ha inventato il volo scientifico, tutto previsto,
nulla al caso, ogni cosa precisa, pesata, collaudata. Questo il vero scopo della crociera; lo ha illustrato ai suoi ospiti alla “Scala di ferro”: prima di
tutto una dimostrazione dell’aviazione italiana a
beneficio di tutti i paesi più avanzati. Poi, la creazione e l’addestramento di piloti e specialisti di
altissimo livello.
La mattina alle sette l’idroscalo di Elmas è già
tornato deserto. Sono andati. L’ultimo brontolio
di motori si è già perduto nella foschia che avvolge Capo Teulada.
La crociera raggiunse tutti i suoi obiettivi,
senza alcun inconveniente. Pertanto, Balbo pose
subito mano allo studio della seconda crociera
aerea di massa, nel Mediterraneo Orientale, con
l’occhio già rivolto verso l’Oceano.
Alla fine del 1930 condusse verso il Brasile
quattordici idrovolanti “S.55” e nel 1933 coronò
con una straordinaria impresa quel disegno che
aveva trovato nella tappa cagliaritana la prima
importante conferma di attuabilità, realizzando
con ventiquattro aerei la doppia traversata atlantica, intervallata da un lungo viaggio a tappe
negli Stati Uniti.
Dino Sanna
(Su segnalazione del Cav. Uff. Antonio Di
Girolamo, Presidente della Federazione di Cagliari)
L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA
I SOPRAVVISSUTI DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO TITINI
L
a televisione e i giornali cercano in ogni
modo di intenerirci, sembra che vogliano
creare ad ogni costo uno stato d’animo favorevole all’accoglimento di quella massa di extracomunitari che, aumentando giornalmente in
progressione geometrica, stanno letteralmente
invadendo la nostra povera nazione con la speranza di inserirsi in un’economia lavorativa già
abbastanza depressa e che non offre grandi prospettive neanche per i propri “figli”. Però, si
intende integrare e favorire questa massa di diperati dimenticandosi spesso che i cittadini italiani
avrebbero realmente per primi il diritto di possedere un lavoro, una casa e l’assistenza necessaria
per vivere.
Questo genere di dimenticanze non è una
novità: anche quando i nostri connazionali, alla
fine della seconda guerra mondiale, vennero
depredati di ogni loro avere e scacciati dall’Istria
e dalla Dalmazia, non ci si occupò molto di loro.
Certamente le scene di bambini trucidati generano orrore e rabbia, ma non meraviglia per chi ha
conosciuto i padri di quei contendenti. La vista
dei lager ha risvegliato, in alcuni di noi, tristi e
dolorosi ricordi sopiti ma non dimenticati, scene
ben più crudeli di quelle mostrate in televisione. Il
conflitto che si consuma in quelle regioni non è
guerra civile. Sono contendenti, di razze diverse,
di religioni diverse, messi insieme per forza per
creare una entità geografica. Una volta caduto il
comunismo non potevano più convivere.
Dobbiamo avere pietà per le vittime anche se
quei popoli non l’ebbero per noi. Perdoniamoli
perché li perdonammo quando ci fecero soffrire. Si riaccende in noi il pensiero dei tanti sfortunati italiani, delle
tante vite sacrificate, annientate in
quelle tragiche voragini, che il vocabolario dell’abominio della storia ha definito “foibe”. In quel paesaggio spettrale e traumatico che si chiama Istria.
Dimenticare è impossibile.
Nel maggio del 1947, a guerra da
tempo finita, i pochi prigionieri rimasti
in un campo di concentramento titino,
tra i quali si trovavano i sopravvissuti di
un battaglione di bersaglieri ed anche
di alcuni nostri alpini, venne finalmente condotto a Spalato per il rimpatrio
via mare. Erano non più di 250 superstiti. Malattie, fatica, bastonature,
fucilazioni, fame, tanta fame, avevano
decimato chi era sul campo. I più validi
si erano messi in testa alla cenciosa colonna, nelle
ultime file, invece c’era chi orgogliosamente si
trascinava, pur con dolore, per non dirsi vinto.
Altri dovevano essere sorretti.
Fin dall’apparire delle prime case della città ci
fu un risveglio di amor proprio tra quelli che, seppure abbandonati, erano ancora soldati d’Italia.
In riga per quattro ci fu chi dette il passo: “Un
due, un due…”. .La gente ai lati della strada guardava indifferente. C’era chi irrideva quei poveri
ragazzi chiamandoli fascisti, capitalisti! Ad un
cerio punto la piccola colonna si arrestò. In fondo
a quel lungo viale c’era il mare, l’Italia, la Patria,
la casa, la famiglia.
“Che succede? Per carità andiamo avanti.
Voglio morire in Italia...!”. Gli armati della scorta
non rispondevano. Un “duce”, con quella terribile stella rossa sulla bustina, sbraitava contro qualcuno alla testa della colonna agitando nervosamente una grande bandiera rossa... Pretendeva
che i sopravvissuti alla tragedia sfilassero portando quel simbolo. Ma nessuno raccoglieva quell’imperioso invito. Fermi sull’attenti guardavano
verso il mare davanti a loro, piangendo solo con
gli occhi. Non avrebbero fatto un passo. Fu a quel
punto che il tenente cappellano, Don Guerrino,
risalì la colonna ed afferrò il bacchio di quella
bandiera. Poi se la mise in spalla come fosse la
Croce di Cristo, e rivolto ai più vicini disse:
“Andemm ragassuoli, andemm a casa”.
Roberto Stocchi
(Sindaco della Federazione di Roma)
IL NASTRO AZZURRO
35
UNA OMEGA 9
N
el codice delle segnalazioni a bandiere
nella nostra Marina Militare le due bandiere “Omega 9”, riportate
Nel disegno, alzate sul pennone di una Nave
sede di un comando complesso e dirette ad una
unità dipendente hanno il seguente significato:
“Sono contento della vostra manovra e vi elogio”
Possiamo quindi iniziare il nostro racconto
riportandoci inizialmente al 1940 e più precisamente al mese di giugno di quell’anno. In quel
periodo il sottoscritto, giovane Guardiamarina,
era imbarcato sull’incrociatore Eugenio di Savoia,
Nave Ammiraglia della 7^ Divisione che comprendeva le altre tre unità similari Duca
d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli di
7.000 tonnellate.
La mia destinazione a bordo era
quella di “Ufficiale addetto allo Stato
Maggiore della Divisione” con l’incarico di curare il servizio comunicazioni e
cifra, cui mi dedicai con molta diligenza ed ottimo profitto ben conscio della
posizione privilegiata assegnatami,
rispetto agli altri miei colleghi addetti
“alla nave”. Oltre tutto il mio particolare incarico mi consentiva di avere frequenti contatti con l’ammiraglio
Sansonetti,
che
comandava
la
Divisione e che, apprezzando il mio
lavoro, mi prese particolarmente ed
affettuosamente a ben volere.
36
IL NASTRO AZZURRO
Nel Giugno 1940, pochi giorni dopo
la nostra entrata in guerra contro gli
anglo/francesi, la nostra Divisione
Incrociatori stava rientrando nella base
di Napoli dopo una missione compiuta
nel Mediterraneo Centrale.
L’ammiraglio Sansonetti dalla plancia, osservava le manovre che i suoi
incrociatori dovevano fare per portarsi
agli ormeggi loro destinati, senza l’ausilio di rimorchiatori, e la sua attenzione si rivolgeva particolarmente al Duca
d’Aosta, che doveva attraccare al molo
Beverello affiancandosi ad esso, poiché
l’unità non aveva a bordo il
Comandante titolare, Capitano di
Vascello Franco Rogadeo, ricoverato in
ospedale per un malore accusato, e
quindi
a
comandarlo
era
il
Comandante in Seconda, Capitano di
Fregata Ernesto Forza.
Mai l’Aosta manovrò cosi bene, e
con l’agilità di un motoscafo si ormeggiò dolcemente affiancandosi al molo
assegnatogli.
Anch’io, il cui posto sia di manovra che di combattimento era proprio nella plancia ammiraglio,
osservavo la edificante scena, e poiché mi permettevo una rispettosa confidenza con l’ammiraglio,
gli suggerii di trasmettere un pubblico elogio
all’Aosta.
L’ammiraglio sorrise e mi disse: “Bravo
Ricciardino! Disponi in merito e fai trasmettere a
bandiere, a quell’unità, un Omega Nove”
Io mi affrettai ad eseguire l’ordine ricevuto, e
dopo qualche minuto, sul nostro tripode, dal
valente Capo Segnalatore Guardi (ne ricordo per-
fettamente il nome) veniva alzato il “Pennello 2”
che era il distintivo dell’Aosta destinatario del
segnale che lo seguiva e che erano appunto le
bandiere “Omega – 9”, il cui significato abbiamo
appreso a conoscere all’inizio.
L’Aosta si affrettò ad alzare sul suo pennone
l’apposito pennello biancorosso che significa.
to in una apposita cassetta per consentirne il trasporto, è oltremodo sensibile ad eventuali urti
che potrebbero sregolarlo e comprometterne la
funzionalità.
Riportiamoci adesso al mese di giugno dell’anno 1942.
“ho ricevuto e compreso il segnale trasmessomi”.
Guardando col binocolo la plancia dell’Aosta,
vidi i salti di contentezza che facevano i suoi
Ufficiali e la infinita gioia che traspirava dal volto
del Comandante Forza. Egli non seppe che quel
momento così felice della sua esistenza era stato
propiziato da un giovane ragazzo!
Per doverosa notizia comunico che quando
sbarcò dall’Incrociatore Duca d’Aosta, il Capitano
di Vascello Ernesto Forza fu destinato a capo dei
reparti di superficie della X^ Flottiglia Mas, ed in
una azione compiuta a bordo di queste siluranti,
nel canale di Sicilia,
affondò in un attacco
diurno, un incrociatore
inglese, meritando la
Medaglia d’Oro al Valor
Militare.
Ha qui termine la prima
parte di questo mio racconto, e per passare alla
seconda parte bisogna
fare un salto nel tempo di
due anni e bisogna prima
conoscere cosa è il “Guida siluri” che ne costituisce l’implicato protagonista.
Il Guida Siluri
Il “Guida Siluri” è l’apparecchio che serve a
dirigere l’arma nella sua rotta, mantenendola
nella direzione in cui essa è stata lanciata, o in
quella preventivamente stabilita. Esso è schematicamente costituito da un congegno girostatico,
sistemato nello scompartimento poppiero dell’arma, ed è messo in rapidissima rotazione (circa
30.000 giri al minuto) all’atto in cui essa viene lanciata, agendo sui timoni verticali (di direzione) e
riconducendo il siluro sulla direzione stabilita.
Come è facilmente intuibile è un apparecchio
di precisione estremamente sensibile, e quindi
delicato, che necessita di una periodica revisione
(almeno annuale) per garantirne il perfetto funzionamento, da cui essenzialmente dipende l’efficienza dell’arma.
Quando è sistemato nel suo alloggio naturale,
non teme – di massima - gli urti o sobbalzi cui
può essere sottoposto in navigazione. Quando
però è fuori della sua sede stagna, ed è contenu-
In quel periodo il sottoscritto, giovane
Sottotenente di Vascello, era destinato, quale
Ufficiale in Seconda, sulla XIII Squadriglia Mas, di
base al Pireo, al comando del Mas 534.
Rientrando in porto da una missione eseguita
nelle acque dell’Egeo, appresi la felice notizia che
le nostre forze dell’Asse, in Africa, avevano riconquistato la importantissima roccaforte di Tobruk e
che la nostra Squadriglia aveva ricevuto l’ordine
di trasferirsi in quella base, con la baldanzosa prospettiva di accompagnare dal mare l’avanzata
delle nostre truppe, ormai protese verso la conquista di Alessandria.
La nostra diretta partecipazione a questa esaltante fase delle operazioni
belliche suscitò in noi un
grande entusiasmo. Ci
accingemmo quindi alacremente ad approntare le
nostre unità, anche in previsione della mancanza di
assistenza che si prospettava nelle future basi, e
l’operazione più importante da effettuare era appunto la revisione dei
guida siluri.
L’arsenale di Salamina, al Pireo, non era attrezzato per lo specifico lavoro , e la idonea base più
vicina era l’isola di Lero.
Per guadagnare tempo, anziché mandarci i
quattro Mas della Squadriglia, si pensò che uno
solo di essi potesse portarvi tutti i congegni da
revisionare, e nel frattempo le altre tre unità si
sarebbero trasferite a Suda (isola di Creta), dove
fu fissato un appuntamento per riunire tutta la
Squadriglia, ripristinare l’efficienza delle armi
rimontandovi i guida siluri, e procedere quindi
alla traversata del Mediterraneo per raggiungere
la base assegnataci.
Il Mas destinato a recarsi a Lero per questa
missione fu il 534 da me comandato - e così io,
rispetto alle altre unità, avrei anticipato di un
giorno la partenza dal Pireo per la nostra destinazione africana.
Essa fu fissata,senza alcun indugio, per la mezzanotte del 23 Giugno 1942 e, durante la giornata, mi occupai dell’approntamento della mia
unità, ed anche della sistemazione del corredo ed
effetti personali, riponendo in un baule quelli che
non occorrevano, e sistemando a bordo quelli
IL NASTRO AZZURRO
37
strettamente necessari, ed adeguati al clima della
nuova zona.
Non avevo certamente molto tempo a disposizione per le varie faccende da sbrigare, ed una
parte di esso mi fu sottratto da una cena ufficiale
– di commiato e di augurio - che il Comando di
Marisudest avevano voluto organizzare ad Atene,
per formulare a me - che per primo partivo, ed a
tutta la Squadriglia, gli auguri di successo per la
così importante missione assegnataci.
Ne avrei fatto volentieri a meno, ma per ovvi
motivi diplomatici dovetti parteciparvi - ed alla
fine tornai di corsa al Pireo per imbarcarmi sul
mio Mas che l’equipaggio aveva diligentemente
approntato.
Lasciando l’ormeggio, all’ora stabilita, fummo
festosamente salutati da una numerosa rappresentanza militare italo-tedesca riunitasi sulla
banchina.
La navigazione si
svolse
tranquillamente sulle rotte
più convenienti da
me scelte. Doppiato
Capo Colonne diressi su Capo Dimitri di
Thermia, passando
fra questa e l’isola
di Serpho (vedi cartina nautica a pag.
39) - indi con rotta
093°, passando a
nord di Paros e
Naxos, diressi su
Lero, dove giunsi al
mattino
del
24
Giugno, verso le ore
7, avendo percorso
circa 170 Miglia.
In giornata la locale Officina di Marinarsen,
già preavvisata preventivamente, provvide alla
revisione degli 8 guida siluri della Squadriglia.
Quelli miei, naturalmente, furono alloggiati nelle
armi del mio Mas, e gli altri sei furono sistemati
nelle apposite cassette contenitrici, con la viva
raccomandazione di trasportarli con la dovuta
cautela.
Senonché il tempo si era messo decisamente al
cattivo, ed il mare, al di fuori della rada era assai
mosso, ai limiti della tempesta. Feci presente che
in quelle condizioni non era prudente uscire con
il delicato carico da trasportare, che sarebbe stato
esposto a notevoli, inevitabili sollecitazioni.
Ma, al solito, i Comandi locali erano sempre
poco propensi ad assumersi la responsabilità di
modificare, anche se per causa di forza maggiore,
le superiori disposizioni ricevute, e poiché queste
stabilivano che il mio Mas dovesse ripartire il più
presto possibile, ne confermarono l’uscita per la
mezzanotte del 24 giugno.
38
IL NASTRO AZZURRO
Nonostante le mie rinnovate considerazioni,
sulla inopportunità di affrontare un mare burrascoso, con il prezioso e delicato carico che avevo a
bordo, dovetti naturalmente obbedire. Ma ero,
coscientemente alquanto preoccupato!
La parte del Mas meno soggetta a sbattimenti
e sollecitazioni è senza dubbio la poppa - e perciò
nel locale della caletta di poppa decisi di sistemare, ben protette tutt’intorno da rotoli di cavi, le
sei delicate cassette contenenti i guida siluri - e
tale mia decisione era stata precedentemente
condivisa in pieno dai tecnici di Marinarsen Lero.
Chiuso ermeticamente il portello della cala
poppiera, lasciai, a notte fonda, la rada di
Portolago.
Avrei dovuto dirigere verso Suda, ma le condizioni del mare, veramente proibitive, mi consigliarono di percorrere una rotta più favorevole, e
così tentai di cercare
un qualche ridosso a
sud dell’isola di
Amorgos - ma con
scarsissimi risultati.
Intento a condurre la difficile navigazione
notturna,
poco potevo occuparmi delle cassette
contenenti i guidasiluri. D’altra parte,
con le incappellate
che il Mas prendeva,
e con le masse d’acqua che si rovesciavano a poppa, era
assolutamente
impensabile, oltre
che materialmente
impossibile, aprire il portellone per ispezionare la
cala ed il contenuto.
Speravo solo che esso fosse a sufficiente tenuta stagna, per non imbarcare l’acqua che vi si
rovesciava sopra.
Giunto al traverso di Punta Manganari dell’isola di Nio, perdurando la tempesta, anziché accostare per SW verso l’isola di Suda, diressi a ponente e poi per NW verso l’isola di Milo.
Anche il resto della Squadriglia, uscita di notte
dal Pireo, dirigeva per questa baia non ritenendo
opportuno proseguire per Suda, causa mare. Così,
alle prime ore del mattino del giorno 25 giugno la
13^ Squadriglia si ricompose nella accogliente
baia della famosa isola “di Venere”.
Ormeggiatici ad una banchina di fortuna, il
mio primo pensiero fu di accertarci delle condizioni della caletta di poppa del mio Mas. Fu
veramente una triste sorpresa vederla semi allagata, con le cassette dei guida siluri che guazzavano a mollo!
Urti compromettenti non li avevano subiti, ma
la salsedine avrebbe potuto danneggiare i delicati congegni - per cui il nostro personale silurista,
sotto la esperta direzione del solerte Capo
Acciaro, se li prese in cura, asciugandoli diligentemente, immergendoli in un bagno di alcool, e
ponendoli sotto attenta osservazione.
Nel frattempo il resto degli equipaggi provvedeva a rassettare le unità duramente malmenate
dal mare - ed alcuni pensarono anche ad una indispensabile sistemazione logistica.
Nei pressi vi erano alcune abitazioni di pescatori, e fummo fortunati di rimediare una possibilità di alloggio che i padroni di casa - molto cordialmente - ci offrirono.
Organizzammo, assieme ai padroni di casa, fra
cui tre graziose fanciulle milesi, con la scorta delle
nostre provviste di bordo e con l’ottimo pesce fresco fornitoci dai pescatori, un prelibato pranzetto. Ma, mentre ce lo stavamo beatamente gustando, il Capo Silurista Acciaro venne a darci la triste
notizia che i guida siluri - nonostante le cure praticate - erano purtroppo da considerarsi inaffidabili, per la comparsa di qualche macchietta di ruggine in alcuni organi delicati.
Il pranzetto, purtroppo, ci andò di traverso e
dovemmo provvedere subito a dare comunicazione, tramite una vicina Stazione R.T. tedesca,
al Comando di Marisudest dell’inconveniente
verificatosi, suggerendo di farci pervenire
dall’Italia, con un aereo, sei nuove apparecchiature già revisionate.
In quel periodo il nostro traffico aereo fra
Taranto, Atene o Suda era assai intenso, per cui
non ci dovevano essere difficoltà a prelevare sei
guida siluri efficienti dagli Arsenali della base
navale italiana, ed inviarceli possibilmente a
Suda, per montarli sui tre Mas che ne erano
sprovvisti.
Nel frattempo l’unico Mas della Squadriglia
con i siluri efficienti era il mio 534.
Il Comando Marina del Pireo, anziché accogliere la nostra richiesta,
dispose l’invio in aereo a Milo di un
Ufficiale delle Armi Navali, di servizio a
Marisudest, per gli opportuni... accertamenti!
Questi giunse il giorno successivo e
dopo accurati accertamenti confermò
pienamente la diagnosi del nostro
Capo Silurista e fece propria la richiesta da noi proposta.
Per la solita burocrazia, che era un
male cronico di alcuni Comandi italiani, perdemmo tre giorni di tempo
prima che, con l’arrivo da Taranto
delle apparecchiature richieste, i
nostri Mas riacquistassero la loro efficienza bellica.
Nel frattempo noi, interrotti gli
“ozi” di Milo, ci trasferimmo a Suda,
per rimontare i guida siluri colà inviatici.
Quivi giunti, con... encomiabile tempestività
predisposta, fummo accolti da una Commissione
Inquirente per accertare “cause e responsabilità”
circa le avarie verificatesi sui guida siluri revisionati a Lero. L’imputato - ovviamente - era il sottoscritto!
Per mia fortuna, a dirigere l’inchiesta, era
stato designato quale Presidente della
Commissione il Capitano di Vascello Ernesto Forza
(già da noi precedentemente citato nella prima
parte di questo racconto), che era il Capo dei
Reparti di superficie della X Flottiglia Mas, che di
questi mezzi se ne intendeva, e che si trovava
casualmente in zona per motivi di servizio.
Dopo aver attentamente esaminati le circostanze e gli avvenimenti, il Comandante Forza
non solo mi scagionò totalmente da ogni e qualsiasi responsabilità in merito agli inconvenienti
verificatisi, ma a conclusione dell’inchiesta formulò un verdetto di elogio a mio favore (che
aveva proprio il significato di una Omega 9) per le
decisioni da me prese e per la condotta della difficile navigazione.
Prima della conclusione dell’inchiesta, da parte
mia non feci alcun cenno all’inquirente all’episodio svoltosi due anni prima a Napoli, e che gli procurò grande gioia, ed egli, apprezzando il mio
comportamento, mi ringraziò per avergli così consentito di esprimere serenamente un giudizio nei
miei confronti senza condizionarlo da una comprensibile ed umana gratitudine.
Ma, a pratica ormai evasa, mi abbracciò ringraziandomi commosso.
Strane concomitanze della vita! A distanza di
circa due anni un elogio (Omega 9) veniva ricambiato dal destinatario al mittente!
Com.te Enrico Ricciardi
IL NASTRO AZZURRO
39
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
AREZZO
Nel bimestre la Federazione di Arezzo ci ha
segnalato le seguenti cerimonie:
– in occasione delle celebrazioni del 90°
Anniversario della Vittoria della Grande Guerra,
la nostra Federazione ha realizzato in collaborazione con il Comune di Montevarchi una cartolina celebrativa con riportato il “Bollettino della
Vittoria” che è stata distribuita ad oltre 6.000 studenti per il 4 novembre. Nella stessa occasione,
una delegazione della Federazione formata dai
Soci Cav. Alfio Coppi e Cav. Danilo Baldi hanno
portato l’omaggio del Nastro Azzurro e dell’A.N.
Bersaglieri, durante la cerimonia militare svoltasi
al Cimitero Militare di Asmara in Eritrea, alla presenza dell’Addetto Militare d’Italia Gen.
Scaglione, di una rappresentanza in armi ed
Ufficiali dell’Esercito Eritreo e di un gruppo di
fedeli Ascari.
Asmara – Cerimonia per il 4 novembre al
Cimitero Militare
ASCOLI PICENO
“Clementi”,
sede
del
235°
Reggimento
Addestramento Volontari “Piceno”, oggi un reparto
tutto femminile. Gli azzurri sono stati ospiti del
Comandante del Reggimento Col. Andrea
Bartolucci. La Messa in ricordo dei nostri Caduti è
stata celebrata in latino dal Cappellano Militare
nella Chiesa interna alla Caserma. Il Labaro, che
aveva come Alfiere una soldatessa, era accanto al
coro delle soldatesse. Poi il Presidente, Cav. Franco
Crucioli, dopo aver ringraziato tutti gli intervenuti,
ha consegnato al Comandante un Crest del Nastro
Azzurro. Erano presenti gli Ufficiali rappresentanti
le Forze e Corpi Armati dello Stato e le più alte
Autorità civili locali, provinciali e regionali.
CATANZARO
Il 4 novembre, giornata nazionale delle Forze
Armate e dell’Unità d’Italia, si è svolta, dinanzi al
monumento ai Caduti di Piazza Matteotti in
Catanzaro, la cerimonia per il 90° Anniversario del
trattato di pace siglato il 4 novembre 1918. L’evento,
aperto con l’alzabandiera solenne e la lettura del
Bollettino della Vittoria e dei messaggi del
Presidente della Repubblica On. Sen. Giorgio
Napolitano e del Ministro della Difesa On. Ignazio
Larussa, si è concretizzato, al suono della “Canzone
del Piave”, con la deposizione delle corone in onore
ai Caduti e la recita della Preghiera per la Patria.
Accanto al Prefetto, Dott. Sandro Callosa, erano
presenti le più alte cariche regionali militari, civili e
religiose, oltre alla cittadinanza e numerosi studenti. Imponente la sfilata dei Labari – in testa per il ns.
Sodalizio il Medagliere della Federazione di
Catanzaro “Gli Azzurri dei Due Mari” presieduta
dall’Avv. Giuseppe Palaja - e dei Gonfaloni delle
Associazioni
Combattentistiche
e
d’Arma.
Nell’ambito della celebrazione, la Regione
Carabinieri Calabria, comandata dal Gen.B. Marcello
Mazzuca, ha allestito una mostra storica sulla
Grande Guerra.
FERRARA
Ascoli Piceno – Giornata del Nastro Azzurro
Il 14 novembre 2008 si è svolta la “Giornata del
Nastro Azzurro” in Ascoli Piceno presso la caserma
40
IL NASTRO AZZURRO
La Federazione Provinciale del N.A. di Ferrara ha
inteso solennizzare la ricorrenza del 90° anniversario della fine della Grande Guerra con un evento
particolarmente significativo: dopo la cerimonia
ufficiale davanti alla Torre della Vittoria, le rappresentanze e i Labari delle Associazioni d’Arma sono
convenuti nel cortile della “Casa della Patria Pico
Cavalieri”, dove hanno sede quasi tutte, per lo scoprimento di una lapide. Fortemente voluta dal
Presidente provinciale, Ten.Col. Avv. Giorgio
Anselmi, la lapide riporta il testo dell’“Inno alla
Bandiera”. Alla cerimonia hanno presenziato il
Prefetto di Ferrara, la ViceSindaco, il Questore e
tutte le massime autorità militari cittadine. Dopo gli
interventi della ViceSindaco e del Presidente e lo
scoprimento della lapide, una Crocerossina ha letto
il testo dell’Inno ed è stata deposta una corona d’alloro su di un masso, proveniente dal Monte Grappa,
posto alla base dell’asta della Bandiera.
re, di militari, soci delle associazioni partecipanti
e cittadini. Il Labaro del Nastro Azzurro, come da
protocollo, era in posizione preminente sia nel
corteo e sia sull’altare. È stato ricordato che
migliaia di marinai, militari e civili, riposano negli
abissi marini. Prima della benedizione finale sono
state recitate la “Preghiera del marinaio” e la
“Preghiera del navigante”. Dopo la cerimonia
religiosa, il corteo si è portato, tra due ali di folla,
nei giardini pubblici, ove è stata deposta una
corona di alloro ai piedi del monumento “Stabia
al Marinaio”. I rituali colpi di fischietto da nostromo sono stati eseguiti da Pasquale Corrotta, presidente del Gruppo ANMI di Capri. Quindi, da
una motovedetta della Guardia Costiera ed una
pilotina degli Ormeggiatori è stata lanciata nello
specchio d’acqua antistante il monumento la
seconda corona tra gli applausi dei presenti. Un
altro fischio alla banda e la cerimonia si è conclusa tra la commozione generale;
Ferrara – 90° Anniversario della fine della
Grande Guerra
NAPOLI
Nell’arco del bimestre, la federazione di Napoli ci
ha segnalato:
– il 16 novembre u.s. si è svolta a Castellammare di
Stabia la “Giornata della Memoria dei Marinai
dispersi in mare”, organizzata dal locale Gruppo
dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di
cui il Presidente, Mario Ilardo, e Vicepresidente,
Antonio Cimmino, sono rispettivamente
Vicepresidente e Sindaco della Federazione provinciale di Napoli del Nastro Azzurro.
Autorità militari della M.M., Associazioni d’arma
e combattentistiche, la Capitaneria di porto, il
Capitano di Fregata Guglielmo Pignataro comandante di Maricorderia, nonché il Collegio
Napoletano dei Capitani di Lungo Corso, hanno
partecipato con bandiere e labari alle varie fasi
della toccante cerimonia. Presente, ed in posizione d’onore, il Labaro dell’Istituto del Nastro
Azzurro portato dall’alfiere Rocco Pace e scortato da Nicola Maraglino (in divisa da M.llo
Aeronautica), Pasquale Campo e Pietro
Caputo (Consigliere nazionale UNSI).
Erano, inoltre, presenti, i Gruppi ANMI di
Castellammare di Stabia, Capri e Torre del Greco
e numerose rappresentanze di Associazioni
Combattentistiche e d’Arma.
La navata centrale della cattedrale di
Castellammare di Stabia si è popolata del corteo
partito dal piazzale “Incrociatore San Giorgio” di
fronte alla Capitaneria di Porto, ricco di bandie-
Napoli – Giornata della memoria dei Marinai
dispersi in mare
– la
Federazione
Provinciale
di
Napoli
dell’“Istituto del Nastro Azzurro” unitamente ai
soci dell’A.N.I.O.C., nell’ambito delle attività culturali previste per l’anno 2008, il 21 novembre
2008
ha
effettuato
una
visita
all’“Augustissima Arciconfraternita ed
Ospedali della SS. Trinità dei Pellegrini e
Convalescenti di Napoli” sita in Napoli alla
via Porta Medina, antica ed illustre istituzione
napoletana sorta nel 1578 con lo scopo di alleviare le sofferenze e i disagi agli indigenti ed
ammalati di Napoli ed ai pellegrini in transito.
L’interessante visita, alle chiese intitolate, alla
SS. Trinità del l700, di S. Maria di Materdomini
del l500, alla Terra Santa - luogo suggestivo ed
artistico – del 1700 nonché alla Sagrestia e alla
ricca zona museale, è stata illustrata dal
Governatore dell’Arciconfraternita dottor
Antonio Daldanise che ha anche tracciato una
breve storia dell’Istituzione sin dalle sue origini.
L’esposizione ha messo anche in luce un patrimonio artistico e culturale di rilevante valore.
IL NASTRO AZZURRO
41
Al temine della visita il Presidente del “Nastro
Azzurro” avvocato Gennaro Perrella ha rivolto
un ringraziamento affettuoso al Governatore
Antonio Daldanise ed al Segretario Generale
dell’Arciconfraternita Cavalier Pasquale Arfé per
il loro fattivo interessamento all’effettuazione
della visita ed al Preside Architetto Pasquale
Campo nonché a tutti i partecipanti. Un caldo
caffè e un opuscolo che illustra in “nuce” la vita
del sodalizio sono stati offerti, al folto gruppo
dei partecipanti, dal Cavalier Arfè. È seguito un
pranzo sociale in una tipica trattoria napoletana;
– in occasione dello scoprimento di due lapidi
recanti i nominativi dei caduti nel secondo conflitto mondiale di Terzigno, il 23 novembre si è
svolta una articolata cerimonia che ha coinvolto
l’intero paese e le autorità civili e militari del circondario. Il Labaro del Nastro Azzurro (alfiere
Antonio Cimmino, scorta Mario Ilardo e Pio
Malafronte) ha sfilato, come da protocollo,
davanti ai gonfaloni delle città di Terzigno,
Somma Vesuviana e Boscoreale e delle bandiere
delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Durante la cerimonia la rappresentanza del
nostro sodalizio ha ottenuto il posto d’onore ai
lati del palco ed è stata salutata dagli applausi
dei presenti.
Terzigno – Il Labaro del Nastro Azzurro sfila per
le vie della città
ed altre Insegne delle Associazioni consorelle. Il
Sindaco, Geom. Gianmaria Testori, ha descritto il
Gonfalone poi il Commissario Azzurro, Comm.
Giorgio Androni, ha sottolineato come l’iniziativa ha riservato il posto d’Onore ai Caduti di
Pietra nell’insegna comunale, ed ha ringraziato i
partecipanti tra i quali numerosi Sindaci;
Pietra de’ Giorgi – Solenne Benedizione del
Gonfalone Municipale
– Domenica 16 novembre u.s., in collaborazione
con tutte le Associazioni presenti sul territorio,
unitamente all’Amministrazione Municipale ed
al Priorato del Tempio Sacrario della Cavalleria
Italiana di Voghera, si è solennemente commemorato il 90° anniversario di Vittorio Veneto e
dei Santi Patroni. Nella splendida cornice del
Tempio Sacrario, il Cappellano Militare della
Scuola “Teuliè” di Milano, Fra’ Cesare, ha concelebrato con il Parroco di Santa Maria della Salute,
la solenne Santa Messa, accompagnata dal coro
degli alunni della Scuola Primaria “E. De Amicis”
di Voghera. Alla presenza delle massime Autorità
cittadine, il Priore del Tempio Prof, Marziano
Brignoli, ha illustrato la ricorrenza.
PAVIA
- Sezione di Voghera Nel bimestre la Sezione di Voghera ci ha segnalato le seguenti cerimonie:
– Sabato 15 novembre u.s. il Labaro Sezionale,
decorato di 9 Medaglie d’Oro al V.M. portato dal
Presidente UNUCI Ten. Luca Galbiati, ha presenziato alla solenne benedizione del Gonfalone
Municipale del Comune di Pietra de’ Giorgi,
donato lo scorso anno dai Fanti di Voghera a
ricordo dei Caduti della località oltrepadana, da
parte di S.E. il Vescovo di Tortona, Mons. Martino
Vanessa. Presenti anche il Medagliere dei Fanti
42
IL NASTRO AZZURRO
Voghera – 90° Anniversario di Vittorio Veneto
PESCARA
La ricorrenza del 4 novembre, “Giornata
dell’Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate” e
90° anniversario della Vittoria della prima guerra
mondiale, è stata celebrata a Pescara con una cerimonia che ha messo in risalto la sua importanza storica ed attuale. La cerimonia è iniziata con la celebrazione della Santa Messa in suffragio dei Caduti
per la Patria, officiata in forma solenne
dall’Arcivescovo mons. Tommaso Valentinetti nella
Cattedrale di S. Cetteo, alla presenza delle Autorità
civili e militari, delle Rappresentanze delle
Associazioni Combattentistiche e d’Arma e della
Croce Rossa Italiana, di una folta schiera di studenti
delle scuole cittadine e di numeroso pubblico. Dopo
la funzione religiosa gli intervenuti si sono recati, in
corteo, nella vicina piazza Garibaldi, sede del
Monumento ai Caduti, dove era schierato un
Reparto d’Onore in Armi. Avvenuto il rito
dell’Alzabandiera, è stata data lettura dei messaggi
del Capo dello Stato e del Ministro della Difesa. Il
discorso commemorativo è stato pronunciato dal
Presidente della nostra Federazione C. Amm. Guido
Natale che, sottolineando l’importanza della ricorrenza del 4 novembre per gli italiani, ha auspicato
che torni ad essere, come già in passato, “Festa
Nazionale”. Hanno fatto poi seguito i discorsi di S.E.
il Prefetto dott. Paolo Orrei e del Sindaco dott.
Luciano D’Alfonso. La cerimonia si è conclusa con la
deposizione di corone d’alloro in onore dei Caduti
per la Patria.
Pescara - Autorità civili e militari intervenute
alla cerimonia
SIRACUSA
Sezione di NOTO
L’elegante cornice del Teatro Comunale di Noto,
eretto in un trionfo di stile neoclassico nel 1862 e
dedicato a Vittorio Emanuele II nel 1878, ha visto
celebrare il 25 ottobre scorso un convegno per il 90°
anniversario della “Vittoria”, promosso dall’Istituto
del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al
Valor Militare, dall’Istituto Nazionale Guardie
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e dal
Comune siciliano col patrocinio dalla Provincia
Regionale di Siracusa, della Croce Rossa Italiana,
dell’Istituto per la Storia del Risorgimento,
dell’Istituto per la valorizzazione di Noto antica e
dell’Unione Monarchica Italiana. Lo storico teatro,
fin dalla sua fondazione, ha sempre ospitato le principali manifestazioni patriottiche e culturali di Noto:
nessun altro sito poteva pertanto meglio ospitare il
convegno per il 90° anniversario della “Vittoria”. Fra
i Caduti della città, ai quali è venne eretto nel 1922
uno splendido monumento bronzeo, spiccano le
MM.OO.VV.MM. Francesco Maiore e Luigi
Adorno (ai quali è dedicata la sezione cittadina del
Nastro Azzurro, attiva fin dagli anni ‘30).
Particolarmente
significativa
l’adesione
dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), dei
Comuni viciniori e delle rappresentanze dell’Arma
dei
Carabinieri,
della
Marina
Militare,
dell’Aeronautica Militare e della Polizia di Stato,
mentre un numeroso e qualificato pubblico, ha gremito la platea e i palchi. L’ingresso , al suono dell’inno nazionale, dei gonfaloni del Comune di Noto e
della Provincia di Siracusa e dei Labari della
Federazione Provinciale di Siracusa, delle Sezioni di
Noto, Lentini e Siracusa, della Federazione
Provinciale di Catania, scortata dal suo Presidente,
dottor Raffaele Messina, delle associazioni combattentistiche e d’Arma ha aperto la manifestazione. Sono seguiti gli Onori ai Caduti e la lettura della
motivazione della M.O.V.M al Milite Ignoto, mentre
veniva eseguita “La leggenda del Piave”. La lettura
del messaggio inviato dal Ministro della Difesa, On.
Avv. Ignazio La Russa, ha preceduto la lettura di
quello del Presidente Nazionale Comandante
Giorgio Zanardi, cui hanno fatto seguito i saluti
dell’On. Prof. Vincenzo Vinciullo, deputato di
Siracusa all’Assemblea Regionale Siciliana, in rappresentanza del Presidente On. Francesco Cascio, del
Sindaco del Comune di Noto, Avv. Corrado Valvo, del
Rev. Monsignor Guccione, Vicario Generale della
Diocesi, in rappresentanza di S.E. Mons. Crociata,
neo Segretario della CEI. Hanno ufficialmente celebrato l’evento il C.V. Dott. Ugo d’Atri, Presidente
dell’Istituto Nazionale Guardie d’Onore alle Reali
Tombe del Pantheon, socio del Nastro Azzurro, il
dottor Sergio Boschiero, Segretario nazionale
dell’U.M.I. e l’Avv. Francesco Atanasio, che ha
ricordato in particolare i decorati al V.M della
Grande Guerra di Siracusa e della Sicilia, fra i quali
spiccano le MM.OO. ammiraglio Luigi Rizzo di
Milazzo, generale Antonio Cascino di Piazza
Armerina, capitano Giovanni Bocchini di Ragusa,
nocchiero Francesco Angolino di Siracusa. È stato
anche proiettato un suggestivo filmato con immagi-
IL NASTRO AZZURRO
43
ni d’epoca. A tutti gli intervenuti è stato fatto omaggio della ristampa anastatica del volume edito nel
1938 dal Ministero della Guerra per il “Ventennale
della Vittoria” che contiene i messaggi inviati dal Re
Vittorio Emanuele III durante il conflitto.
SIENA
La Federazione di Siena, in occasione delle celebrazioni per il 90° Anniversario della Vittoria italiana nella prima guerra mondiale, ha pubblicato e diffuso in tutte le scuole della provincia il manifesto
qui riprodotto.
Lombardia”. La federazione, intervenuta in
qualità di soggetto interessato, ha altresì inviato
alla Presidenza della VII Commissione del
Consiglio Regionale una dettagliata relazione
che, riferendosi alla legge n.° 78 del 2001, ha portato il legislatore alla predisposizione di un testo
oltremodo soddisfacente in cui sono state inserite oltre il 60% delle proposte di modifica avanzate dalla segreteria di Federazione;
– ha preso parte alle celebrazioni per la Giornata
delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale nei
comuni di Sondrio, con il Presidente Alberto
Vido e ben 14 Soci, di cui 4 in Uniforme ed 1, il
neo Socio Matteo Calbini, in servizio nel
Picchetto d’Onore Interforze; Tirano, con 6 Soci e
Morbegno, con 4; oltre che nel Comune di
Albosaggia (SO), con il Consigliere Giugni;
– ha organizzato domenica 16 novembre il pranzo
di Natale;
– ha organizzato il giorno 1 dicembre un incontro
pubblico in collaborazione con il Consigliere
Regionale della Provincia di Sondrio Giovanni
Bordoni per presentare il lavoro svolto ed il testo
della Legge Regionale n° 28/2008.
TORINO
SONDRIO
Nel bimestre la Federazione di Sondrio ci ha
segnalato le seguenti attività:
– ha contribuito in maniera determinante, con
l’apporto della competenza giuridica del proprio
Segretario, alla predisposizione di un progetto di
Legge Regionale, presentato dal Consigliere
Regionale Giovanni Bordoni, che ha permesso
l’approvazione, nella giornata del 4 novembre,
90° anniversario della Vittoria della Grande
Guerra, della Legge Regionale dal titolo
“Promozione e valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale in
44
IL NASTRO AZZURRO
Nel bimestre la Federazione di Torino ci ha
segnalato le seguenti manifestazioni:
– domenica, 2 novembre: nell’ambito della giornata nazionale dei Defunti si è tenuta una cerimonia militare di commemorazione di tutti i Caduti
Militari presso il Monumento dedicato ai Martiri
di Nassirya, nella Piazza d’Armi di Torino, con la
deposizione di corone d’alloro e benedizione. È
seguita una Santa Messa di suffragio per i Caduti,
presso la Chiesa Militare dei Santi Patroni. Ad
entrambe le cerimonie hanno partecipato
Autorità militari e civili e la Federazione
Provinciale di Torino era presente con il Labaro,
con alcuni Consiglieri nonché da numerosi
Azzurri. Erano pure presenti molte Associazioni
combattentistiche con i loro Labari;
– lunedì, 3 novembre: l’Associazione Nazionale
Alpini - Sezione di Torino con la partecipazione di
tutti i Gruppi di Torino, nel ricordo dei caduti
Torinesi di tutte le guerre e nel 90° anniversario
della Vittoria 1918, ha promosso una manifestazione con un’alza Bandiera e una Santa Messa. La
Federazione Provinciale di Torino era presente
con il Labaro, i Consiglieri e molti Azzurri.
Numerosa la partecipazione di Associazioni con i
Labari e molti civili;
– martedì, 4 novembre: celebrazione dell’Unità
Nazionale, Giornata delle Forze Armate e del
Combattente, del Decorato al Valor Militare e
dell’Orfano di Guerra, con la cerimonia dell’Alza
Bandiera presso il monumento dedicato al Duca
d’Aosta e alla 3^ Armata dove, di fronte allo
schieramento dei reparti ed a una numerosa presenza di partecipanti, è stata deposta una corona
d’alloro con benedizione. È seguita, in suffragio
dei Caduti di tutte le Guerre, la celebrazione di
una Santa Messa presso il Tempio della Gran
Madre di Dio e successivamente è stata deposta
una corona d’alloro nella Cripta del Sacrario.
Inoltre ha avuto luogo l’inaugurazione della
mostra di “uniformi storiche” sulla prima Guerra
Mondiale. Presenti le più alte Autorità militari e
civili della Città, della Provincia e della Regione
ed un folto pubblico che ha partecipato con
molto calore a tutte le cerimonie. La Federazione
Provinciale di Torino del Nastro Azzurro era presente con il Labaro e il Presidente, nonché alcuni Consiglieri e molti Azzurri unitamente a
moltissime altre Associazioni combattentistiche
con le loro insegne;
– domenica, 9 novembre: nella Giornata delle
Forze Armate Italiane è stato celebrato il 90°
anniversario della prima Guerra Mondiale con la
cerimonia di Alzabandiera, con l’esposizione di
mezzi e materiali delle quattro Forze Armate,
con visite guidate alla sede della Scuola di
Applicazione e Istituto di Studi Militari
dell’Esercito, con un concerto della fanfara della
Brigata Alpina “Taurinense” ed altre numerose
manifestazioni, seguite tutte da molti partecipanti sia civili che militari tra cui molti Decorati al
Valor Militare e alcuni rappresentanti della
Presidenza della Federazione Provinciale di
Torino dell’Istituto del Nastro Azzurro;
– sabato, 22 novembre l’Arciconfraternita dei S.S.
Maurizio e Lazzaro ha celebrato la festa di S.
Maurizio, Protettore e patrono delle Armi italiane, delle Opere ospedaliere nella Magistrale
Basilica Mauriziana di Torino con una tradizionale solenne funzione religiosa alla quale hanno
partecipato molte Autorità civili e militari della
città. Presenti anche molte Associazioni combattentistiche con le loro insegne, tra cui spiccava il
Labaro dell’Istituto del Nastro Azzurro e di alcuni Consiglieri e Decorati al Valor Militare.
VARESE
Domenica 26 ottobre, a Villa Recalcati nei pressi
di Busto Arsizio, si è celebrato l’ottantesimo anniversario della fondazione dell’Istituto del Nastro
Azzurro. Promotore dell’evento Rinaldo Binaghi,
nella doppia veste di Presidente della Federazione
Provinciale di Varese e vicepresidente della Sezione
di Busto Arsizio. La manifestazione si è rivolta ai giovani più meritevoli premiandoli con borse di studio.
Presenti 150, tra soci e famigliari, numerose le auto-
rità, tra le quali il colonnello Pompa della Nato, l’assessore provinciale Barone, il consigliere comunale di
Olgiate Olona, Gabriele Chierichetti, i presidenti
delle sezioni del Nastro Azzurro di Busto e Gallarate,
Maurizio Dominici e Angelo Viganò. Dopo la
messa, officiata da Don Pino Tagliaferri, il momento
più atteso: la consegna delle ventitré borse di studio,
unitamente a un diploma o una medaglia, a ragazzi
di tutte le età, dalle elementari all’università. Il più
piccolo è stato Matteo Lebiu, di sei anni. Due gli universitari: Federica Maretta (scienze della comunicazione alla Liuc) e Andrea Sonato, originario di
Trento, che studia ingegneria meccanica al
Politecnico di Milano. L’evento si è concluso con un
pranzo al ristorante “La Conchiglia” dove alle signore è stato donato un mazzolino di rose legato da un
nastro azzurro.
ROMA
Sezione Bassa Sabina Romana e Tiberina
Nell’ambito della Federazione di Roma del
Nastro Azzurro è stata costituita la nuova
Sezione Sabina Romana con giurisdizione sul
territorio che comprende la bassa Sabina reatina, tiberina e romana. Fondata nel settembre
2007 con atto costitutivo approvato dal
Consiglio Nazionale, riunitosi il 19 novembre
successivo, la Sezione Sabina Romana del Nastro
Azzurro, è adesso una realtà concreta, pulsante
e viva. E se il buon giorno, come si suol dire, si
vede dal mattino, il nuovo sodalizio è senz’altro
destinato ad avere una lunga e proficua vita
consociativa. Avviata per volontà del nostro
socio Col. (c) dottor Giancarlo Giulio Martini,
nipote di Giulio deceduto a Tobruk nel 1942 in
un’azione per la quale è stato Decorato con
Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria; in sinergia con altri 20 Decorati o parenti di
Decorati, la Sezione ha eletto la propria sede
presso il palazzo municipale di Montelibretti
(Roma). A tutt’oggi il sodalizio, che conta già
una trentina di soci ed è in continua espansione,
oltre ad aver partecipato a moltissime iniziative
di carattere socio-culturale e militare organizzate da altre Amministrazioni od Associazioni, ha
esso stesso dato vita ed organizzato altrettante
proprie iniziative.
Inoltre, essendo il Col Martini giornalista, si è
adoperato per divulgare sulla stampa militare e
locale, le iniziative del Nastro Azzurro e della
sua Sezione.
Quindi, si può affermare che la neocostituita
sezione di Sabina Romana nasce sotto i migliori
auspici.
IL NASTRO AZZURRO
45
AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI
Fed. BARI: Ma.llo Magg. Felice LIMONGELLI, già Vice
Presidente della Federazione.
Fed. BIELLA: Azzurro Ugo DE BIAGGI (C.G.V.M.).
Fed. BRESCIA: Ten. Agostino BARBIERI (C.G.V.M.); Sig.ra
Adelaide BRUNELLI vedova dell’Azzurro Mario MANZONI; Azzurro Luigi DONZELLI (M.B.V.M.); Azzurro Carlo
FEDERICI (M.A.V.M.); Azzurro Giovanni GATTA (C.G.V.M.);
Sig. Andrea MANGERINI; Sig.ra Wanda NAIA vedova
dell’Azzurro Nello Zerbinati; Cav. Angelo PELLEGRINI;
Azzurro Adalberto PROSPERO (2 C.G.V.M.); Azzurro
Tommaso RIGHETTINI (C.G.V.M.); Cav. Mario ZANI.
Fed. CAGLIARI: Azzurro Piero BANCHIERO (M.A.V.M.).
Fed. COMO: Cav. Uff. Oscar MILANI (M.A.V.M.).
Fed. FIRENZE: Ten. Col. Bruno KINIGER; Serg. Alfredo
PECCHIOLI; Ma.llo Alfredo PERILLO.
Fed. PESARO E URBINO: Sig.ra Vera BACCHINI; Sig. Ivo
CARDINALI; Sig.ra Giovanna CASADEI MARCHINI; Gr. Uff.
Adolfo CRISIANO; Cav. Giuseppe MONTANARI; Sig. Luigi
NOCERA; – Sez. CAGLI: Sig. Apollonio DA RIN,
Presidente della Sezione.
Fed. PORDENONE: Cav. Erminio BERTOIA.
Fed. ROMA: Sig.ra Dalia GARBIERI Ved. Magg. cpl. f.
Carlo Garbieri (M.O.V.M. “alla memoria” – 3 M.A.V.M. – 2
C.G.V.M. “sul campo” – Prom. M.G.).
Fed. ROVIGO: Parà Cav. Luigi BACCAN (M.B.V.M. “sul
campo” – C.G.V.M.)
Fed. TERNI: Gen. Ernesto CUNEO; Ing. Gino PAPULI;
Dott. Stelio TOFONE.
Fed. LA SPEZIA: Amm. Sq. Cav. Gr. Cr. Giuseppe ORIANA
(M.B.V.M. – 3 C.G.V.M.).
Fed. VENEZIA: Azzurro Avv. Corrado BASCHIERI
(C.G.V.M.); Azzurro Marino BEDENDI (C.G.V.M. – Prom.
M.G.). Sez. MESTRE: Azzurro Comm. Ettore GARBIZZA
(M.B.V.M.), già Presidente della Sezione.
Fed. PERUGIA: Azzurro Mario BELLINI; Azzurro Corrado
GUIDO; Sig.ra Giuseppina CALZONI; Ten. Col. A.M.
Giuseppe COZZARI (M.A.V.M. – M.B.V.M.); Cap. ftr. Luigi
SANTI LAURTINI (M.B.V.M.).
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite
giungano le espressioni del più vivo cordoglio della
Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
- Federazione provinciale di PARMA
- Federazione provinciale di FERRARA
- Federazione provinciale di ASCOLI PICENO
- Prof. Desiderio PASSALI – Roma – “in memoria di mio padre Col. Giulio Cesare”
- Sig.ra Francesca MARANINI – Varazze (SV)
- Famiglia MASCOLO-PERRONI – Roma “in memoria dell’Azzurro S.Ten.A.A.(R.O.) Cav. Luigi Mascolo –
C.G.V.M.”
- Sig.ra Maria Luisa GAROFALO – Roma “in memoria del nonno Azzurro S.Ten.A.A.(R.O.) Cav. Luigi Mascolo –
C.G.V.M.”
- Gen. Michele BLASI - Potenza
- Sig. Alberino MAZZUCA – Rende (CS)
- Sig.ra Mariella SANTI RADICH – Jesolo (VE)
- Anna VINCENZOTTO
- Sig. Giovanni TESCIONE – Caserta
- Sig.ra Maria Luisa SUPPO CORRADI – Trento – “in memoria di mio marito Giuseppe”
- Sig.ra Matilde AMBROSIO – San Michele al Tagliamento (VE)
- Sig. Saverio PIZZUTELLI – Tecchiena (FR)
- Sig. Biagio RAZETO – Casalpalocco (RM)
- Sig.ra Ivonne MALUGANI BULDRINI - Imperia
- Azzurro Vittorio LODI – Casali di Mentana (RM)
- Azzurro Primo Dei Rossi – Mestre (VE)
- Azzurro Cav.Uff. Adamo FEFE’ – Roma – “in memoria dell’alpino Giulio Bordoli, disperso in Russia”
- Sig.ra Maria Luisa PETRUCCI – Roma “in memoria di mio marito Cap.G. di S. Dr. Cesare Savini”
La Presidenza Nazionale e la Direzione de ‘Il Nastro Azzurro” ringraziano
per la generosità dei contributi versati.
46
IL NASTRO AZZURRO
€
€
€
€
€
200,00
180,00
150,00
60,00
50,00
€
40,00
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
€
32,00
30,00
30,00
30,00
30,00
25,00
25,00
20,00
20,00
20,00
15,00
14,00
10,00
10,00
10,00
RECENSIONI
IL CORPO DEL GENIO AERONAUTICO IN MEMORIA
DEL GEN. ISP. LICIO GIORGERI
A cura dell’Ufficio del Capo del Corpo del Genio
Aeronautico, pp. 76, 21x29,5 cm., illustrato, edizione
fuori commercio. Si può richiedere all’Ufficio del Capo
del Corpo del Genio Aeronatico, v.le dell’Università, 4 00185 Roma.
Si tratta di un “numero unico”
che il capo del Corpo del genio
Aeronautico, il gen. Isp. Ermanno
Aloia, ha voluto per commemorare la figura del generale Licio
Giorgeri a vent’anni dalla sua tragica scomparsa per mano di un
agguato terroristico delle Brigate
Rosse.
L’omaggio alla memoria di un
uomo che, sebbene schivo e sempre lontano dai riflettori, aveva
comunque attratto su di sé l’attenzione dell’organizzazione terroristica che negli anni di piombo
stava insanguinando le strade
d’Italia, appare non solo doveroso, ma anche esplicativo del perché egli fosse stato scelto
a simbolo da abbattere da parte dei terroristi. Si trattava
di uno dei più insigni tecnici aeronautici che avesse indossato l’uniforme dell’Aeronautica Militare dopo la seconda guerra mondiale, nonché di un valente scienziato.
Il volume, stampato con l’intento dichiarato di “…non
dimenticare e per far conoscere ai giovani l’opera di questo valente Ufficiale…”, si apre con la duplice presentazione del Capo di Stato Maggiore, generale Vincenzo
Camporini, e del generale Aloia, presenta in modo
approfondito il curriculum di tutto rispetto del generale
Giorgeri al quale fa da contraltare la vita familiare
distrutta dall’inaccettabile delitto con cui egli è stato brutalmente ucciso.
Con intento puramente cronachistico, ma evidentemente
didascalico, il volume si chiude presentando i ritagli dei
giornali con i quali la vicenda del generale Giorgeri è
stata resa pubblica: fa male vedere che le istituzioni pubbliche hanno provveduto ad un fin troppo adeguato
reinserimento nella vita sociale della brigatista che uccise
Giorgeri, mentre la famiglia è stata lasciata praticamente
sola col proprio dolore.
A commento dell’opera, si può solo dire che il proposito enunciato in premessa avrebbe autorizzato lo sforzo
di porre il volume “in vendita” nelle edicole e nelle
librerie. Forse sono mancati i fondi per l’investimento
iniziale, forse è mancato il coraggio; ma l’uomo lo
avrebbe meritato.
SASSOFERRATESI IN AFRICA 1935 - 1943
Di Augusto Cantarelli, pp. 184, 16x23,5 cm., illustrato,
Euro 12,00. Per i soci del N.A. Euro 9,00 + spese postali
su richiesta a “Cantarelli Augusto, loc.tà Marena, 13 60041 Sassoferrato (AN). Fax 0732 970161.
Augusto Cantarelli nella redazione di un precedente
libro, anch’esso riguardante la storia degli abitanti di
Sassoferrato, ha modo di notare che il numero di essi che
è andato in Africa (alcuni non ne sono più tornati) durante il periodo coloniale italiano esauritosi con la sconfitta
nella seconda guerra mondiale, è davvero notevole. Così,
sempre col supporto del Comune di Sassoferrato e del
“Centro Regionale per la storia dei movimenti sociali cattolici e la Resistenza nelle Marche”, da vita a questo sag-
gio suddiviso in tre parti: una
prima che descrive l’epopea storica italiana in Africa, una seconda
parte, intitolata “Protagonisti e
testimonianze” in cui sono presenti tutti i sassoferratesi che
hanno calcato il suolo africano a
vario titolo nel periodo 1935 1943, pur dando preminenza a chi
lo ha fatto indossando l’uniforme
militare, e una terza parte, intitolata “Documenti”, dove è possibile trovare, oltre a numerose interessanti fotografie d’epoca, anche
articoli di giornale, testimonianze
documentali e quant’altro dimostri l’importanza del contributo
sassoferratese all’avventura africana del nostro Paese,
sempre limitata al periodo indicato.
Proprio in premessa, Cantarelli ci rende noto quanto sia
stato grave l’aver “rimosso” dalla coscienza collettiva
nazionale il fatto che l’Italia, come tutti i paesi europei, a
cavallo tra il 19° e il 20° secolo avesse colonizzato alcuni
territori africani e lo avesse fatto, contrariamente agli altri
paesi europei, con consueto stile italiano: portando
migliorie, infrastrutture e cultura: in pratica, “all’italiana”.
Libri di questo genere non sono facili da leggere se non
si è in qualche modo interessati e/o coinvolti: infatti, esso
si rivolge al pubblico sassoferratese al quale da modo di
conoscere le imprese africane dei propri padri e nonni.
Chi non è di Sassoferrato, potrà comunque trovare molto
interessante la prima parte relativa all’avventura italiana
in Africa.
IL CIRCOLO UFFICIALI DELLE FORZE ARMATE
D’ITALIA
A cura del Gen. C.A. Gualtiero Stefanon, pp. 90,
16,5x23 cm., illustrato, edizione fuori commercio. Si
può richiedere all’Ufficio del Direttore del Circolo
Ufficiali delle FF.AA. d’Italia, via XX Settembre, 2 00187 Roma.
Palazzo Barberini in Roma è
noto a tutti gli appartenenti
alle Forze Armate ed ai loro
familiari, nonché a molte persone che sono per varie ragioni venute a contatto col
mondo militare, come il
“Circolo Ufficiali” per antonomasia.
Quasi nessuno, però, ha avuto
finora modo di conoscere la
storia di uno dei più belli ed
appariscenti palazzi gentilizi
romani. Questo volumetto, di
elegante fattura e di pregiata
veste grafica, pone rimedio e
offre la possibilità di ripercorrere la storia del palazzo, di conoscerne gli aspetti specifici della sua architettura e di sapere come viene oggi
impiegato quale centro di riferimento per tutte le attività
di alta rappresentanza della Difesa, oltre che come normale punto di ritrovo degli ufficiali italiani a Roma.
L’idea di proporre il testo sia in italiano, sia in inglese, evidenzia la natura promozionale del volume editato
soprattutto con l’intento di festeggiare i settantaquattro
anni di storia del Palazzo “Barberini” come Circolo
Ufficiali delle Forze Armate d’Italia.
IL NASTRO AZZURRO
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