Comune, case fantasma E a Campo de Fiori affitto di 5 euro al mese

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Comune, case fantasma E a Campo de Fiori affitto di 5 euro al mese
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li “fantasma” — ovvero regolarmente abitati ma
per almeno un quarto di secolo
rimasti nascosti all’anagrafe cittadina, con relativa e sistematica elusione del canone — fra i
28mila alloggi comunali censiti
dalla task force guidata dal prefetto Francesco Paolo Tronca.
Una mole immensa di case e
negozi, spesso nelle zone più
prestigiose di Roma, gestite per
anni come peggio non si poteva.
Fatta di occupazioni abusive; subentri di fatto; contratti intestati a gente residente altrove o addirittura morta. Inquilini con
redditi spesso altissimi. Come il
facoltoso avvocato che guadagna 700mila euro l’anno ma per
95 metri quadri in via Labicana
ne spende appena 220. O il rinomato ristoratore di Trastevere
con giro d’affari superiore al milione, che all’amministrazione
ne versa solo 330. Che poi è questo che colpisce. I prezzi di locazione «paradossali, ridicoli, patetici» per dirla con Tronca:
1,81 euro per vivere a due passi
dalla stazione Termini; poco
più di 5 euro vicino a Campo de’
Fiori; 32 euro con vista Colosseo. Il più delle volte neppure
mai pagati. Con un mancato introito per le casse capitoline che
viaggia intorno ai 357 milioni di
euro: a quanto cioè ammonta la
storica morosità complessiva
dei 28mila alloggi comunali.
È la devastante fotografia
dell’Affittopoli cittadina scattata dalla squadra di commissari
che governa Roma. A cui sono
bastati due mesi per scoprire come l’85% di chi abita o fa commercio nei 289 immobili del patrimonio disponibile concentrato in centro storico paga poco
ed è pure indietro con i versamenti. Determinando un mancato guadagno per le casse pubbliche di 4,5 milioni di euro. Che
salgono a 10 calcolando pure gli
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affitti mai riscossi negli alloggi
popolari della zona: in totale
574 unità. Compresi le 21 case e
i 9 uffici “fantasma”, ovvero
mai censiti dall’anagrafe cittadina.
«È stato fatto un lavoro attento, meticoloso e impegnativo —
commenta Tronca — Abbiamo
immaginato un prototipo di gestione ordinata del patrimonio
per mettere ordine e capire, conoscere e poter regolare. Abbiamo scoperto l’acqua calda? Possibile. L’hanno fatto anche in
passato? Possibile. Però quando
si ha in mano l’acqua calda si
prende e si fa pulizia, lavando
tutte le incrostazioni che rendono inefficace e inefficiente l’attività amministrativa». Una modello «che resterà a disposizio-
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ne della città e che spero il futuro sindaco vorrà utilizzare». La
prova che «se si vuole le cose si
possono fare», rivendica il commissario. «Quello di oggi è il risultato pratico, pragmatico della formazione della legalità fatta soprattutto di risultati e mol-
to alla lontana di parole».
Un’eredità che si traduce in
un sistema informatico integrato, in grado di «consentire l’allineamento delle banche dati e
un’efficace scambio di informazioni tra i diversi Dipartimenti,
l’Agenzia delle Entrate e quella
del Territorio coinvolti nella gestione del patrimonio». Un sistema di monitoraggio basato
sull’incrocio dei dati anagrafici,
reddituali degli inquilini e catastali degli immobili. Replicabile, dopo il centro storico, in tutti
gli altri municipi. Al quale tutti i
candidati al soglio capitolino si
sono mostrati interessati. «Il lavoro di Tronca è prezioso e verrà rilanciato, in questi anni la gestione del patrimonio è stata dissennata», ha subito dichiarato
il piddino Giachetti. «Lo avevamo denunciato da tempo», si
vanta Alessandro Onorato, ex
capogruppo di Marchini, «noi
cancelleremo questo scandalo
per abbassare le tasse». Sulla
stessa linea la grillina Raggi: «Il
M5S completerà la mappatura
per ripristinare la legalità».
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«DALLA PRIMA DI CRONACA
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Ì dove i resti delle Terme
di Traiano si sovrappongono alla neroniana Domus Aurea — tra le chiese di
San Pietro in Vincoli e di San
Martino ai Monti, lungo l’ingresso monumentale su via
delle Terme — hanno per anni convissuto degrado e bivacchi. A fine gennaio, dopo 45
giorni di lavori da 309mila euro stanziati per il Giubileo, il
Comune ha restituito il parco
alla città: sono stati restaurati i viali, i lampioni, le fontane
e i nasoni; sono stati effettuati degli interventi di ingegneria ambientale per evitare il
dilavamento delle colline verso il Colosseo; è stato ripristinato il roseto e sistemato il
pozzo per l’irrigazione dei
giardini.
Ora la vigilanza lungo il perimetro della cancellata installata dalla giunta Rutelli è
d’obbligo. Il rischio è che l’area ripiombi nel degrado. La
chiusura notturna, al via da
domani, era stata fortemente
richiesta dai comitati di quartiere di Monti, Celio, Esquilino e da Cittadinanza Attiva, e
sollecitata già nel 2014 dalla
consigliera Nathalie Naim
con un atto approvato dal Consiglio. «Il parco — sottolinea
— è un museo a cielo aperto e
con queste semplici precauzioni e gli adeguati controlli si
potranno evitare atti vandalici, danneggiamenti e che venga impropriamente utilizzato
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come dormitorio, come luogo
per lo spaccio e prostituzione
notturna».
La chiusura sancisce un ritorno all’antico per la splendida zona archeologica disegnata dall’architetto Raffaele De
Vico tra 1928 e 1932 che per
diversi anni è stata resa inaccessibile al pubblico dopo il
tramonto. Poi nel 2005, dopo
uno stupro, era stato deciso di
vietare l’ingresso, almeno di
notte, al parco con vista Colosseo. Un provvedimento che
non è durato a lungo e i cancelli sono stati poi riaperti al traffico. Almeno fino a domani alle 21 quando il parco Colle Oppio sarà chiuso al traffico notturno.
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