sono famiglia povera

Transcript

sono famiglia povera
SONO FAMIGLIA POVERA
Breve cronaca di un mistero milanese.
Metropolitana gialla, in periferia. Episodio vero.
Sale la solita coppia questuante. Lei come da copione con un
bambino
in
braccio.
Lui
si
trascina
un
vecchio
amplificatore/altoparlante fissato malamente ad un carrello ruggine
con il nastro adesivo marroncino da pacco.
“Buona fortuna tuti. Momento di alegria in vostro viagio”
Accende la sua strumentazione e ne esce una base musicale che
lui accompagna strusciando penosamente l’archetto sulle corde di
un malandato violino. Forse non più di 20 note, sempre quelle, con
effetti raccapriccianti sulle orecchie dei passeggeri. Una lagna
mostruosa.
Poi la base diventa un po’ più veloce e lui accompagna lo stridore
del suo violino con un battito ritmico del piede. Esibizione ancor più
penosa della precedente.
I passeggeri sono pochi e si scambiano occhiate d’intesa e di
compatimento. Qualcuno trattiene a stento risatine di scherno.
Ad un certo punto dall’altoparlante esce un gracidio e si spegne.
L’artista si toglie il violino da sotto il mento e tutti notano che anche
lo strumento è penosamente aggiustato nella parte posteriore con
lo stesso nastro adesivo da pacco. Si inginocchia per cercare di
rimettere in funzione l’amplificatore mettendo in vista la suola della
scarpa con la quale batteva il tempo. Presenta un grosso buco.
Tutto ciò rende ancor più mesta la scena e forse per questo la
compagna che sta già girando tra i sedili incassa più del previsto.
“Grazie tuti e buon viagio”
Appena scesi, un anziano che non ha sborsato nulla comincia la
solita filippica:
“Questi qui guadagnano più di noi. Tornino a casa loro. Non si può
vivere tranquilli…” e via brontolando. Cerca inutilmente di
coinvolgere chi gli siede accanto che dribbla il suo sguardo ed
ignora il suo dire. Allora si rivolge a chi siede di fronte per trovare
appoggio. Inutile.
Alla fermata successiva sale una corpulenta signora vestita
vistosamente di giallo (in linea con la linea! Sulla verde si veste di
verde e sulla rossa di rosso?). Anche lei con un infante in braccio.
“Scusate disturbo. Sono famiglia povera, senza casa, senza
lavoro, senza mangiare. Prego piccola moneta”
Non fosse mai! Il nostro anziano attacca brighe emette un sonoro
sbuffo e tenta di nuovo l’approccio con gli altri passeggeri.
“Avete visto. Sono invadenti, non se ne può più”
Di nuovo non trova interlocutori. Una ragazza seduta al suo fianco
si mette a telefonare. Dall’altro lato un posto vuoto e poi un
extracomunitario intimidito benchè sia corpulento.
A questo punto l’insofferente pensa sia opportuno farsi passare la
rabbia nascondendosi dietro al giornale ed inizia a leggere.
La questuante è molto grassa e invadente, sudaticcia, antipatica.
Si ferma insistentemente davanti ad ogni passeggero e se non
ottiene nulla si allontana con smorfie.
Fatto inutilmente il giro della carrozza, si va a sedere nel posto
vuoto tra l’anziano brontolone e l’extracomunitario. In
considerazione della sua mole disturba entrambi spingendosi a
fondo sedile.
Chi aveva volutamente ignorato le lamentele del vecchio resta col
fiato sospeso. Un minuto di tensione. Poi lui si toglie gli occhiali e
guarda con attenzione il piccolo in braccio alla nuova venuta….
Fa un sorriso tiratissimo verso quel fagottino. Avete presente
quando chi non ama i bambini incontra un conoscente con un
piccolo in braccio? Proprio quel tipo di sorrisetto forzato.
Poi comincia a battere tra loro le asticelle degli occhiali per fare
un piccolo rumore davanti al bambino. Si vede una manina uscire
dalle fasce ed agitarsi. Il sorriso del nostro diventa molto più
disteso, cordiale. Strizza un occhio.
Poi agita le sue mani davanti al fagottino. Il sorriso diventa quasi
una risata. Continua a strizzare gli occhi. Prima uno e poi l’altro.
Sembra di udire che sussurri qualcosa, ma il rumore del treno non
permette di comprendere.
Chi sale ora sulla metropolitana e vede quella scena, pensa di
trovarsi davanti ad un nonno rincitrullito.
Misteri della linea gialla, o dei vecchi milanesi?