Intervista a Alberto Masotti
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Intervista a Alberto Masotti
I NOSTRI EVENTI Uniti per fare grandi imprese di Louisette Palici di Suni Un club di “imprese amiche” per sostenere i progetti della Fondazione Hospice Da un lato, la Fondazione può contare su un rapporto di continuità con i suoi partner, a garanzia di una programmazione degli interventi più puntuale ed efficace. Dall’altro, chi aderisce al progetto è presente sui mezzi di comunicazione della Fondazione sia attraverso il sito sia attraverso il periodico, fino all’utilizzo di un logo specifico destinato alla comunicazione d’impresa. Ma il ritorno maggiore, come oggi le aziende sanno bene, è proprio in termini di responsabilità sociale. Un valore che, in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, sembra aver acquistato una profondità e uno spessore ancora maggiori. Sostenendo la campagna Uniti per fare grandi imprese si entra a far parte di un importante sistema di solidarietà sociale, che avvantaggia l’intera comunità e alimenta un circolo virtuoso dalle ricadute ancora tutte da esplorare. La missione della Fondazione Hospice Seràgnoli è prendersi cura di chi non può guarire. Basandosi sulla filosofia delle cure palliative, si dedica all’assistenza dei malati inguaribili e delle loro famiglie negli Hospice di Bentivoglio, Bellaria e Casalecchio. Ecco perché, sostenendo questa iniziativa, si contribuisce in modo 9 ( L’iniziativa Uniti per fare grandi imprese promossa dalla Fondazione Hospice Seràgnoli vede coinvolte alcune importanti realtà italiane, ispirate da valori comuni e dalla volontà di raggiungere insieme traguardi ambiziosi e necessari a favore dei malati non guaribili e delle loro famiglie. L’idea di fondo è semplice: creare un club di “Imprese amiche” che, condividendo lo spirito e gli obiettivi della Fondazione, si impegnino a sostenerla economicamente attraverso partnership triennali mirate. Con un investimento annuale che oscilla tra i 1.000 e i 10.000 euro a seconda della fascia prescelta, è possibile finanziare uno o più progetti della Fondazione in uno dei quattro ambiti principali di attività: assistenza, formazione, divulgazione e ricerca. Sottoscrivendo una delle quote annuali - White, Silver, Gold o Platinum - si potrà, ad esempio, “adottare” una stanza dell’Hospice di Bentivoglio, oppure finanziare un progetto di arte terapia, una borsa di studio o la creazione di una nuova biblioteca. Tutto ciò si traduce in un ritorno economico immediato per il territorio - di cui beneficiano gli individui, le famiglie e le stesse aziende - ma anche in una serie di vantaggi reciproci per entrambe le parti coinvolte. I NOSTRI EVENTI fondamentale a diffondere la cultura delle cure palliative nel nostro Paese: un gesto di civiltà verso se stessi e verso gli altri. Alberto Masotti, tra i protagonisti della moda italiana, è stato uno dei primi imprenditori a dare la sua adesione all’iniziativa e ha accettato di rispondere alle nostre domande. Cosa induce un’impresa, oggi, a occuparsi di responsabilità sociale? Come Presidente di un’azienda leader in un’area manifatturiera, ho sempre avuto obiettivi articolati per la mia società. Era naturalmente importante il raggiungimento del profitto, mantenendo costantemente aggiornata la mia cultura gestionale. Nello stesso tempo ho avuto ben chiaro che tra gli obiettivi del mio lavoro doveva esserci un modo di agire che riconoscesse l’impresa, come una realtà inserita in un territorio, nei riguardi del quale e in modo più allargato nei riguardi del Paese, avevo responsabilità sociali importanti, anche se di quasi totale libera scelta. Oggi una spinta culturale, determinata anche dalle impostazioni che a questo complesso problema vengono date dalla stessa Unione Europea, rende ancora più giustificato sviluppare azioni in ambito sociale, e quindi caratterizzare anche in tal senso il significato del lavoro dell’impresa stessa. Una società oggi, credo debba prestare sempre più ( 10 attenzione ai principi promossi dalle organizzazioni internazionali, gestendo in un giusto equilibrio i rapporti tra profitto per gli imprenditori e gli azionisti, e investimenti nel sociale. Perché un’impresa prenda questa direzione, occorre che vi sia una maturazione anche culturale dell’imprenditore, della governance, dei manager, e dei collaboratori tutti, che dovranno dare significato al proprio lavoro, anche attraverso azioni in ambito sociale. Cosa l’ha spinta in particolare a sostenere la Fondazione Hospice Seràgnoli? Mi sono avvicinato alla Fondazione attraverso l’Associazione Amici della Fondazione. Il contatto diretto con le strutture degli Hospice mi ha sempre più coinvolto, perché sentivo e vedevo l’applicazione continua del rispetto nei riguardi della persona, che in ogni momento non era “il malato” ma, appunto, una persona ammalata. Ho poi seguito lo sviluppo dell’Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa, ravvisando nella formazione di questi professionisti, portatori di una cultura di vicinanza alla persona malata, sia sotto il profilo medico sia umano, elementi di cui la nostra società ha estrema necessità. Ho aderito con entusiasmo al progetto “Insieme Facciamo Grandi Imprese” e mi auguro che altri imprenditori, e tante altre persone, possano anch’esse aderire per dare grande vigore a queste iniziative che la Fondazione sta concretamente realizzando, programmandone di nuove. Come è cambiato, negli ultimi anni, il ruolo degli imprenditori in tema di responsabilità sociale? Credo che l’avanzare di una cultura che va nella direzione del giusto profitto non potrà che portare, progressivamente, gli imprenditori ad un ruolo di responsabilità sociale sempre maggiore, ricordando che le radici di questo impegno sono nelle idee e nelle azioni di Adriano Olivetti.