M. DADÀ, Un`insegna da S. Michele Arcangelo alla Verruca
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M. DADÀ, Un`insegna da S. Michele Arcangelo alla Verruca
UN’INSEGNA DA S. MICHELE ARCANGELO ALLA VERRUCA 1. LE mentre alcuni aneddoti ci mostrano una loro “sacralità” paragonabile a quella delle reliquie dei santi 4. Un’insegna, probabilmente connessa al pellegrinaggio, è stata rinvenuta all’interno della chiesa abbaziale durante la campagna 2001 dello scavo nel monastero di S. Michele Arcangelo alla Verruca. INSEGNE DI PELLEGRINAGGIO Con insegna di pellegrinaggio vogliamo intendere, con un termine ampiamente comprensivo, qualsiasi oggetto atto a testimoniare un avvenuto pellegrinaggio 1. Appare chiaro che tanta parte di tali insegne possa essere collegata ad un pulviscolo di consuetudini e credenze difficilmente individuabili con chiarezza (il confronto con il presente ci sottopone una realtà incredibilmente articolata); tuttavia, all’interno di una così vasta categoria, alcune caratteristiche ci permettono di definire una fondamentale suddivisione tra gli oggetti “naturali”, ovvero quegli oggetti simbolici individuati nell’ambiente naturale del luogo meta di pellegrinaggio (pensiamo alla conchiglia iacobea e alla palma gerosolimitana), e gli oggetti “artificiali”. Questi ultimi sono rappresentati per eccellenza da un gran numero di placche in piombo, stagno o una lega dei due, ottenute a fusione, di forma quadrangolare con occhielli ai quattro angoli, di piccole dimensioni (tra i 2 e i 3,5 cm), di modesta fattura e di vasta diffusione. Non mancano, tuttavia, anche oggetti in leghe rameiche di diverse forme e dimensioni. La scarsità dei ritrovamenti archeologici in scavo e la relativa copiosità di rinvenimenti avvenuti durante il dragaggio di fiumi 2 hanno posto alcuni problemi interpretativi non ancora risolti, rendendo altresì difficile stabilire cronologie basate su contesti stratigrafici. Il significato primo di tali oggetti è ben chiaro: testimoniare l’avvenuto pellegrinaggio. Nondimeno importanti caratteristiche e qualità si vanno determinando nel tempo: i ritrovamenti in sepolture e numerose rappresentazioni ci indicano la loro importanza escatologica 3 e di simboli di salvezza, 2. L’INSEGNA DA S. MICHELE ALLA VERRUCA Descrizione: Lamina in lega di rame 5 di forma circolare regolare di 11,4 cm di diametro avente spessore di circa 0,8 mm con tre fori concentrati nel quarto superiore della circonferenza distanti 2,5 cm dal bordo e circa 3 cm l’uno dall’altro. La decorazione, che possiamo suddividere in un elemento centrale e due registri circolari attorno ad esso, è ottenuta “a sbalzo”. L’elemento centrale, ricavato su un disco rialzato, rappresenta la conchiglia atlantica di tipo pecten maximus; alla destra ed alla sinistra di essa sono presenti due decorazioni geometriche composte ciascuna da sei punti disposti a raggiera attorno ad un punto centrale. Immediatamente all’esterno il primo registro, decorato a sbalzo con quattro conchiglie e quattro rombi determinati a loro volta da quattro elementi globulari, alternati e disposti a raggiera. Tra ognuno di questi elementi troviamo un giglio stilizzato sovrastato da una linea orizzontale su cui poggiano due punti. Un bordo a sbalzo delimita verso l’esterno il primo registro, presentandosi arrotondato in corrispondenza delle conchiglie e cuspidato in corrispondenza dei rombi. Nel secondo registro otto elementi globulari sottolineano le insenature del bordo, il quale è anche 1. Molto precisa, ed altrettanto esclusiva, appare la definizione data da C. Guarnieri (GUARNIERI 1998, p. 265), tanto che ne resterebbero estranei tutti gli oggetti in materiale diverso da piombo, stagno o una lega dei due. 2. Sulle ipotesi derivate da tali contingenze si veda BULGARELLI 1988; GUARNIERI 1988; RODOLFO 1999; SPENCER 1998, pp. 24-25. Pur non entrando nel merito di tali ipotesi, cosa che richiederebbe l’attenta considerazione di numerose variabili, non sembra plausibile un diffuso non riconoscere tali reperti in fase di scavo, come non estrema appare la fragilità del materiale costitutivo (GUARNIERI 1988). 3. Vedi il fregio del portale della cattedrale di Autun (VAN HERWAARDEN 1985). 4. Nel Liber Sancti Iacobi una conchiglia proveniente da Santiago de Compostella guarisce la gola ad un devoto pugliese e a tali conchiglie viene attribuito il potere di allontanare fulmini e tempeste (CAUCCI VON SAUCKEN 1989, p. 122). 5. Non sono ancora state effettuate indagini di laboratorio, è dunque impossibile determinare con certezza l’eventuale presenza di altri metalli nella lega, nonché eventuali trattamenti superficiali subiti dall’oggetto, tuttavia ad un’analisi macroscopica la lega sembra essere bronzo. 53 Fig. 3 – Fotografia dell’insegna da S. Michele Arcangelo alla Verruca. L’attribuzione dell’insegna ritrovata al pellegrinaggio iacopeo è principalmente legata alla rappresentazione del pecten sul reperto 9. Tale motivazione, benché importante, non può essere considerata risolutiva: in effetti la conchiglia ha un’articolata serie di significati, ed anche volendo limitarci al mondo del pellegrinaggio sembra che solamente in un determinato periodo, dall’inizio del XII fino forse al XIII secolo, la conchiglia possa essere considerata appannaggio della sola Compostella, mentre successivamente va ad indicare genericamente il pellegrinaggio in quanto tale 10. Fin dall’altomedioevo il pecten sembra essere simbolo “specializzato” per indicare il viandante che si dirige verso mete cultuali, ma confrontando l’insegna di S. Michele alla Verruca con altre insegne di pellegrinaggio di varia provenienza una prima di- Figg. 1-2 – Rilievo e sezione dell’insegna. accompagnato da una serie di archetti di piccole dimensioni (ca. 4 mm) composti da punti. Infine alcune linee a zig-zag campiscono gli spazi piani con decorazioni geometriche. 3. L’INSEGNA E IL PELLEGRINAGGIO Tra le insegne riferibili a Santiago de Compostella, a differenza di quasi tutte le mete di pellegrinaggio europee, sembrano mancare grandi quantità di placche in piombo o stagno 6: accanto alla comune conchiglia di tipo pecten maximus 7 troviamo rare rappresentazioni di tale conchiglia in leghe di rame 8. mentato l’emissione, sotto il suo stretto controllo, di simboli in piombo raffiguranti la conchiglia iacopea (BULGARELLI et al. 2001, p. 45; SPENCER 1998, p. 245). 9. Il luogo di ritrovamento non pone, in sé, problemi interpretativi, né offre spunti per particolari osservazioni: benché non direttamente sul percorso che conduce oltralpe, il monastero di S. Michele Arcangelo si trova a non molta distanza da quella via Francigena che vede Lucca come punto nodale. Alcune fonti attribuibili proprio alla seconda metà del XV sec. ci mostrano una realtà piuttosto articolata: mentre per il XII ed il XIII sec. gli itinerari compostellani sembrano convergere da tutta la Toscana alle coste tirreniche (prima a Luni, poi a Pisa) per continuare il percorso via mare, alla fine del XV secolo il viaggio avviene completamente via terra (STOPANI 1991, p. 31-40). 10. B ULGARELLI et alii 2001, p. 45; CAUCCI V ON S AUCKEN 1989, p. 122; SPENCER 1998, p. 41, p. 244. 6. Unico esempio rintracciato, peraltro sui generis, sembra essere l’insegna rappresentata alla fig. 122 in RODOLFO 1999, ma cfr. SPENCER 1998 pp. 40-42, 204-205, 244-248. 7. BULGARELLI et alii 2001, pp. 44-49. 8. Tuttavia sembra che prima della fine del XII sec. o all’inizio del XIII sec. il vescovo di Santiago avesse regola- 54 stinzione appare prepotentemente: la notevole qualità. In effetti le sue dimensioni, il materiale costitutivo e la sua complessa decorazione fanno pensare ad un oggetto di pregio, ben lungi dalle immagini miniaturizzate e stilizzate delle placche in piombo e stagno di altri oggetti pellegrinali. Che la sua funzione primaria fosse quella di essere offerta alla vista appare incontestabile, tuttavia non sono da escludere interpretazioni anche non strettamente connesse al pellegrinaggio, o a questo collegate in modo “non convenzionale” 11. Purtroppo l’insegna di S. Michele alla Verruca annovera scarsissimi confronti 12, non permettendo di orientare con decisione la nostra in- terpretazione, che solo ipoteticamente rimane legata al pellegrinaggio. A prescindere da ciò, il ritrovamento di tale reperto in un contesto dalla buona affidabilità stratigrafica e in presenza di materiale datante omogeneo sia ceramico che numismatico, ci porta ad attribuire l’insegna alla fine del XV secolo (Periodo II: occupazione delle truppe fiorentine), ponendo un primo punto fermo per lo studio di tale tipologia, che deve ancora trovare una propria fisionomia peculiare. MASSIMO DADÀ per forma e dimensioni (circolare, 11×11,5 cm; evidentemente un errore il 110×115 cm della pubblicazione), datazione (XIV-XV secolo), lavorazione e materiale costitutivo (in bronzo, lavorata a sbalzo, presenta tre fori atti all’applicazione). Altri confronti sono rintracciabili in S PENCER 1998, p. 246, ma le piccole dimensioni e la relativa semplicità distinguono nettamente tali reperti dall’insegna di S. Michele alla Verruca. Tuttavia alcune pubblicazioni piuttosto datate, non facilmente rintracciabili, non sono state consultate in questa prima fase. 11. Non possiamo escludere, ad esempio, che tale oggetto costituisse una decorazione sulla veste di una statua, o ancora un ex-voto, un’insegna di confraternita, etc. 12. Confronti opportuni sono stati individuati in R ODOL FO 1999, nel cui apparato iconografico, alle figg. 122 e 123, compaiono due placche metalliche (l’una in piombo e stagno, l’altra in bronzo) con la rappresentazione della particolare conchiglia iacobea. Tuttavia solamente la seconda insegna appare confronto stringente e diretto BIBLIOGRAFIA ALMAZAN 1994 V. ALMAZAN, Alsacia Iacobea, Rio Tinto. BULGARELLI 1998 F. BULGARELLI, Insegne di pellegrinaggio da S. Pietro in Carpignano – Quiliano (SV), «Archeologia Medievale», XXV, pp. 271-279. BULGARELLI et alii 2001 F. BULGARELLI et alii, Archeologia dei pellegrinaggi in Liguria, Savona. CAUCCI VON SAUCKEN 1989 P. CAUCCI VON SAUCKEN, Guida del pellegrino di Santiago. Libro Quinto del “Codex Calixtinus”, Milano. CHERUBINI 1998 G. CHERUBINI, Santiago di Compostella. 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