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Ma guardati
di Lucia Carbone
Ma guardati.
Guardati bene.
Come fai ad andare in giro conciata come loro?
Non vedi il grasso che straborda dai tuoi fianchi, le cosce non proprio sottili che ad
ogni passo ondeggiano come melassa dalla consistenza budinosa?
Non puoi permetterti il bikini.
Quello è appannaggio delle magre, delle salutiste maniache del fitness, delle modelle
che si nutrono di acqua e aria, non di quelle della tua specie.
Tu non sei niente.
Non vali niente.
Il mondo ti guarda schifata come se guardasse un gatto deforme. Anzi, no. I gatti,
anche se grassi, sono sempre più carini di te.
I negozi di intimo non fabbricano costumi della tua taglia.
Sei fuori target, prova in quelli taglie forti, ti sussurrano le commesse fintissime di
quei postacci altrettanto finti dove torreggiano cartelloni pubblicitari di costumini
striminziti taglia 36.
In spiaggia, gli uomini non sanno chi sei.
No, in realtà sanno benissimo che sei la balena tre ombrelloni a sinistra del loro, che
nonostante la stazza continua a godersi un gelato alle tre e mezza del pomeriggio,
sotto il sole che ustiona le appartenenti all’altra specie, quelle delle magre modelle
fitnessmaniache vegane a cui piace scottarsi anche sul didietro.
Che poi come fanno a sedersi, ti chiedi.
Che poi cosa te ne importa, ti domandi.
Cosa ti importa se non sei come loro, se sei una balena.
Il mare non ospita solo i delfini. Allora perché il mondo dovrebbe essere delle
magre? Vogliono estrometterti dalla vita, farti sentire in colpa per quello che sei.
Ma tu sorridi e te ne freghi. Le sirene non esistono: le stesse modelle che ora vedi
girare in spiaggia tra qualche anno rimpolperanno, perché perderanno il lavoro,
avranno bambini, il fidanzato le lascerà.
Forse anche per una più brutta di loro, forse anche per una più grassa di loro.
Mentre tu sarai sempre la stessa, meravigliosa, persona.
Tu odi l’estate, però, non puoi negarlo.
Andare in giro mezza svestita non ti sembra il massimo.
Ma in fondo, non vedi dove sia il problema.
Puoi sempre andare in montagna.