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in questo
numero
Storia di
una Nave
Giorgio
Des Geneys
Intervista
a un
Modellista
Carlo Cavaletto
Storia
di un Modello
Yach per correre
sul ghiaccio
Angolo del
Principiante
Costruiamo un Gozzo
3ª parte
Schede
Monografiche
Il Luntro
Workaholic
Notizie
dal Web
Parola ai
Lettori
Editoriale
Carlo Cavaletto (Artigliere)
Sommario
In questo numero
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4
10
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24
26
28
30
32
34
Editoriale
Storia di una nave
Giorgio Des Geneys
Intervista con un Modellista
Carlo Cavaletto
Storia di un Modello
Yach per correre sul ghiaccio
Angolo del Principiante
Costruiamo un Gozzo 3ª parte
Schede Monografiche
Il Luntro
Workaholic
Notizie dal Web
Recensioni dal Web
Fiere
Parola ai Lettori
Redazione
Moia Andrea
Antoniazzi Pierangelo
Bartolacci Ivan
Oss Germano
Tenti Massimiliano
Uboldi Antonio
Venturin Roberto
Bragonzi Luciano
Mattavelli Rodolfo
Vassallo Andrea
Aglitti Simona
Impaginazione grafica Antonini Adriano
Contatti
Redazione di VM
[email protected]
Associazione AMN Magellano
Via Paravisi, 1
20092 Cinisello Balsamo (Milano)
C.F. 94598450156
[email protected]
Foto in copertina “Pogoria”
modello di Lino Dolcino
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Con questo numero della nostra rivista ha inizio un
nuovo anno modellistico, all’insegna dell’amicizia e
della collaborazione.
Amicizia: perché, come Magellano, anche questa
rivista nasce per gioco e dalla collaborazione di un
gruppo di amici e di appassionati di modellismo, in
particolare navale, che ha voluto raccontare le proprie esperienze, attraverso queste poche pagine, che
cercano di riassumere quelle che sono esperienze e
passioni per tutto ciò che riguarda la marineria in
tutti i suoi aspetti.
Lo scorso anno abbiamo parlato di tecniche modellistiche, trucchi e congegni che tornano utili al modellista. Abbiamo parlato di storia e cultura marinara,
di architettura navale e di metodi di costruzione, seguendo alcuni nostri “cantieri”.
Il nuovo anno ed il nuovo corso della rivista vuole
essere certamente il proseguimento di quanto abbiamo già fatto negli scorsi anni, sebbene sarebbe
nostra intenzione implementare le discussioni modellistiche con un incremento di tecniche modellistiche
anche con schede dettagliate circa i vari sistemi di
costruzione. Vorremmo dare un nuovo impulso alla
vita sociale dell’associazione, portando a conoscenza
di tutti i lettori sulle varie attività che si vanno a realizzare dai soci.
L’associazione, da un anno ha una propria sede nel
comune di Cusano Milanino, che da Gennaio sarà
aperta a tutti i modellisti nei pomeriggi di Lunedì e
Sabato, in modo da permettere a tutti di farci visita
e realizzare progetti. La sede è completa di un laboratorio attrezzato per permettere a chiunque di
poter eseguire quelle lavorazioni che richiedono l’uso
di macchine particolari che possono servire saltuariamente e quindi non acquistate dal modellista. La
sede è dotata di cucina e sala ritrovo dove i soci possono trascorrere momenti piacevoli, parlando di modellismo…magari davanti ad un piatto di spaghetti.
Nel mese di Dicembre, appena trascorso, sono stati
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Editoriale
parecchi i momenti in cui ci si è ritrovati a lavorare
per la sede e contemporaneamente, soci volonterosi, hanno cucinato dei meravigliosi piatti di pasta.
Come anticipavo in apertura, l’unione del gruppo
è data dalla grande e vera amicizia che unisce i
soci, che mettono a disposizione di tutti la propria
esperienza e la propria manualità. Con questa frase, introduciamo il concetto di collaborazione.
La collaborazione è un fattore indispensabile per
il proseguimento della vita associativa, che non
deve essere trascurato da alcuno, infatti è solo attraverso uno stretto coordinamento delle persona
unita alla disponibilità individuale che permette di
realizzare un rivista come la nostra e di portare
fuori dalle mura domestiche la passione per un’arte quale può essere il modellismo navale.
Senza la collaborazione di poche ma indispensabili persone, non sarebbe possibile realizzare nessuna della manifestazioni che ci siamo prefissati.
Mi auguro che l’apporto dei soci e dei lettori possa
aumentare, per permettere di divulgare maggiormente la nostra passione.
L’apporto di ognuno di noi, può avvenire nelle più
disparate maniere. Per proseguire nella nostra opera, possono essere utili persone che si occupano di
internet (il nostro punto di forza per la divulgazione); Modellisti più o meno esperti che raccontino
le proprie esperienze (utili per redigere articoli o
pillole di modellismo); persone che dedichino qualche ora nel cercare contatti con enti pubblici per
promuovere mostre di modellismo, ciascuno nella propria zona (anche le mostre permettono la
divulgazione di informazioni); Persone disponibili
(purtroppo valido per i pochi che vivono nella zona
di Milano) che abbiano voglia di occuparsi della
manutenzione della sede (abbiamo circa 20.000
metri quadri di prato da tagliare almeno 8 volte
l’anno).
Ecco….per l’anno appena trascorso i volontari di
Magellano si sono occupati di tutto quanto è stato
fatto, ma possiamo immaginare che le persone,
soprattutto se sempre le stesse, a lungo andare
possano anche stancarsi; ed è per questo motivo
che viene richiesto un piccolo apporto a tutti coloro che hanno disponibilità di tempo, volontà e
passione per il modellismo, per permettere ad una
grande associazione quale è Magellano, di continuare nell’opera di divulgazione e di conoscenza
della meravigliosa arte del “Modellismo”.
Concludo questo mio scritto con un ricordo.
Nel mese di Novembre scorso, è venuto a mancare un grande modellista e soprattutto un grande amico di tutti noi; sempre disponibile per ogni
fabbisogno sia culturale che manuale. Se lo chiamavi…partiva immediatamente e si metteva a
completa disposizione, anche per cose che non
riguardavano il modellismo. Sempre in prima fila
per l’allestimento di mostre e fiere…..un vero amico, sincero e schietto.
Francesco….ci mancherai molto!
Con questo ricordo nel cuore, ringrazio tutti coloro
che collaborano per una sempre migliore riuscita
del nostro lavoro e concludo con un caloroso:
BUON 2010
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Storia di una Nave
Giorgio Des Geneys
Marco Topa (Tricera)
GIORGIO DES GENEYS
L’ammiraglio Giorgio Des Genays
La carriera di Giorgio Des Geneys, nato a Chiomonte il 29 aprile 1761, inizia all’età 12 quando fu
arruolato come guardiamarina di 2ª Classe nella
Marina Sarda.
Notizia curiosa, il suo primo stipendio fu di 13
lire e 18 soldi del Piemonte, corrispondenti all’incirca agli odierni 100 euro.
Nel 1776, a soli 15 anni Des Geneys fu imbarcato come 2° ufficiale sul cutter Speditivo, sul quale
prese parte alla riuscita azione contro alcune imbarcazioni di pirati tunisini ancorate nella rada di
Diserta.
Nel 1778, all’età di 17 anni, Des Geneys venne
promosso al grado di guardiamarina di 1ª Classe.
Nello stesso anno, dopo anni di ritardi, dagli scali
di Villafranca uscì la fregata San Vittorio con la quale Giorgio Des Geneys compì tre campagne contro i pirati nordafricani, quasi imprendibili per via
delle loro snelle imbarcazioni, molto veloci perché
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spinte da remi e larghe vele latine.
Nel 1780 Des Geneys si segnalò per avere abbordato e catturato una nave barbaresca precedentemente cannoneggiata dalla San Vittorio. In
seguito a questa azione venne affidato a Des Geneys il comando della preda che venne condotta
un porto sardo.
Promosso per concorso luogotenente di fanteria,
nel 1783, al ventiduenne Des Geneys, fu dato il
comando della Beata Margherita, una mezza galera
che, insieme alla gemella Santa Barbara, e ad alcune galeotte e feluconi. Questa “squadra” fu inviata
in Sardegna per difendere gli abitanti delle regioni
costiere dalle incursioni dei pirati nordafricani.
Il 13 luglio 1789, dopo un breve periodo come
capo di stato maggiore sulla San Vittorio, Des Geneys tornò sulla Beata Margherita ed intercettò e
catturò un tre alberi pirata tunisino, che fu prontamente rimesso in servizio nella Marina Sarda.
Due mesi dopo Des Geneys ebbe il suo primo
importante incarico a terra in qualità di aiutante
del Viceré della Sardegna.
Alla fine del settembre 1792, a seguito degli attriti tra Piemonte e Francia, ci fu l’occupazione francese di Nizza e Villafranca; da quest’ultimo porto,
solo la San Vittorio riuscì a sottrarsi alla cattura.
Dopo la fuga Des Geneys cercò invano di convincere Ross a portare la sua fregata nell’Atlantico
per condurre una guerra di corsa contro il naviglio
francese. Ross, invece, condusse la San Vittorio nel
neutrale porto di Genova dove essa rimase in disarmo fintantoché, entrata in guerra anche la Gran
Bretagna, riprese il servizio sotto il comando dello
stesso Ross, che volle Des Geneys suo secondo
col grado di capitano.
La San Vittorio, prese parte alla difesa di Tolone e
quando questa piazza, fu data alle fiamme, mentre
il suo equipaggio prendeva il mare sulla più moderna e meglio armata fregata francese Alceste.
Purtroppo, non molto tempo dopo Ross e Des
Geneys, dopo un accanito combattimento con una
squadra francese, furono sconfitti e catturati.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di una Nave
L’anno seguente alla sua liberazione, nel 1796, Genova, ottenendo nel contempo il comando delGiorgio Des Geneys fu nominato comandante del la Marina Sarda, che sotto la sua guida fu rapidaminuscolo Corpo cui la Marina Sarda, ridottasi mente potenziata con la costruzione delle fregate
drasticamente a seguito della sconfitta subita dal Commercio di Genova e Maria Teresa da 64 canPiemonte ad opera di Bonaparte durante la cam- noni e della Maria Cristina da 44, della corvetta
pagna d’Italia del 1796.
Tritone da 22 cannoni, dal brigantino Nereide da
A differenza di molti ufficiali piemontesi che ac- 14, più alcune golette ed imbarcazioni cannoniere.
cettarono l’arruolamento nell’esercito francese,
A questa flotta Des Geneys, aggiunse quattro
Des Geneys seguì il Re in Sardegna, dove nel 1801 mezze galere, che seppure già superate per l’epoebbe il comando della minuscola squadra incarica- ca, erano particolarmente adatte per dare la cacta della difesa dell’isola.
cia in acque costiere alle veloci feluche piratesche
In quegli anni, la marina francese non costituiva nordafricane, che ancora eseguivano scorrerie sui
un grosso problema per il Re poiché era impegna- litorali sardi.
ta dalla squadra dell’ammiraglio Nelson; la prinL’attuale Accademia Navale di Livorno si deve
cipale minaccia era dovuta ai pirati nordafricani, alla volontà del Des Geneys di fornire alla Mariche avevano intensificato le loro
incursioni.
Il 15 settembre 1804 Des Geneys dopo un lungo combattimento catturò due navi bene armate tunisine.
Nel giugno 1806 Des Geneys
catturò una imbarcazione con
ventisette tunisini, che poi furono
scambiati con altrettanti sventurati isolani ridotti in schiavitù.
Nel 1811, nonostante la povertà delle proprie finanze Carlo
Emanuele riuscì ad aumentare le
forze e gli organici della Marina
La Fregata Commercio di Genova
Sarda, confermando Des Geneys
al suo comando con il grado di contrammiraglio.
na ufficiali adeguatamente preparati; l’Accademia
Riorganizzata la sua flotta in due squadrette forti di Livorno è infatti discendente diretta della Regia
complessivamente di una galera, due mezze galere Scuola di Marina, fondata appunto da Des Geneys,
e quattro veloci navicelle Des Geneys si dedicò che dal 1816 curò la preparazione dei nuovi uffisoprattutto alla lotta contro la pirateria.
ciali.
Il 28 luglio 1811, una delle squadrette di Des GeDurante i moti del 1821, l’ormai sessantenne
neys al comando del cavaliere Le May intercettò al governatore di Genova corse il rischio di essere
largo di Capo Teulada tre navi corsare, catturando- linciato da una folla di insorti con la quale aveva
ne due dopo una feroce lotta.
cercato di dialogare fidando nella sua fama di perData l’abilità dimostrata anche negli incarichi più sona bene accetta ed equilibrata.
delicati l’ammiraglio fu nominato governatore di
Scampato il pericoloDes Geneys si dedicò con
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Storia di una Nave
ancora maggiore energia alla Regia Marina. Nel
1822 una squadra di tre moderne fregate, scortate da naviglio minore, al comando di Des Geneys
incrociò nel Mediterraneo Occidentale toccando
i porti di Tunisi, Algeri e Tangeri. Questa presenza nel mediterraneo diede una spinta alla firma di
trattati commerciali con tali paesi..
Come già accennato in precedenza, nel 1816 le
varie reggenze di Tunisi, Algeri e Tripoli, dietro la
corresponsione di alcuni tributi, avevano messo un
freno alle scorrerie piratesche.
Tuttavia qualche anno dopo il Bey di Tripoli aveva sollecitato al Piemonte un tributo extra, con la
sottintesa minaccia di una ripresa della pirateria.
Alla fine del 1825, Des Geneys fu incaricato dal
governo di Torino di fornirle una scorta adeguata
al prestigio della Regia Marina: il 24 settembre le
fregate Commercio di Genova e Cristina ed il brigantino Nereide avevano portato a Tripoli gli incaricati delle trattative.
Interrotte le trattative, Des Geneys ordinò al comandante la divisione, capitano di vascello Sivori,
di attaccare la flottiglia del Bey in porto a Tripoli;
nella notte sul 27, dalle fregate piemontesi si era
staccata una dozzina di scialuppe, che con circa
duecentocinquanta marinai avevano abbordato e
messo a fuoco un brigantino, due golette ed altro
naviglio minore ancorate alle banchine del porto.
Il Bey, a seguito di questa prova di forza, dimezzò
subito le pretese, e si rese conto che, vista la forza
della Regia Marina gli atti di pirateria contro il
Piemonte sarebbero stati inutili.
Sulla scia del successo ottenuto a Tripoli, nello
stesso anno, la Regia Marina intervenne anche a
Tunisi dove ottenne dal locale Bey la restituzione
di una nave da carico sequestrata senza valida ragione senza dover neppure sparare un colpo; bastò solo la sua presenza.
L’Ammiraglio, Conte e Barone Giorgio Des Geneys morì il 3 gennaio 1839 a Genova, dove fu
sepolto nel tempio dell’Annunziata.
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FREGATA A VELA DES GENEYS
(Ex Marina del Regno di Sardegna)
Questa unità fu costruita nel 1826-27 in esecuzione del programma di rinnovamento e rafforzamento della flotta sarda voluto, dopo la Restaurazione postnapoleonica, dal Comandante Generale
della Marina, contrammiraglio Giorgio des Geneys;
programma realizzato, in pochi anni, con la costruzione di cinque fregate, due corvette e tre golette.
Una delle nuove fregate ricevette il nome di Hau-
L’abazia di Hautecombe
tecombe, l’abbazia savoiarda dove è situato il mausoleo dell’antica Famiglia dei Conti di Savoia, divenuti poi Duchi e infine Re.
Nel luglio 1831, il Re Carlo Alberto, in onore dell’artefice della ricostruzione della Marina del Regno, ordinò che I’Hautecombe assumesse il nome
di Des Geneys.
Al momento della incorporazione nella flotta del
Regno d’Italia la nave era ormai un’unità piuttosto anziana, e già da qualche anno veniva utilizzata
solo come trasporto sbarcando tutti i cannoni della batteria e riducendo l’equipaggio a 156 uomini.
Così alleggerita la nave poteva imbarcare 800/900
tonnellate di materiale. Per svolgere il servizio di
nave trasporto era però troppo invelata tuttavia
non si è a conoscenza di successivi lavori di riduzione dell’alberatura.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di una Nave
La fregata Hautecombe entro in servizio ai primi
giorni di ottobre del 1828, quando compì la sua
prima missione fra Genova e Cagliari. Negli anni
dal 1829 al 1831, al comando del capitano di vascello in 2ª Luigi Serra, svolse una normale attività
di addestramento, alternata a periodi di disarmo,
compiendo diversi trasferimenti tra i porti del Tirreno .
Come già detto in precedenza, il 25 luglio 1831,
per disposizione del Re Carlo Alberto fu ribattezzata Des Geneys, in onore dell’Ammiraglio Comandante Generale della Marina – ancora vivente
e che morì nel 1839 - il quale aveva retto la Marina
sabauda durante il periodo napoleonico e l’aveva
ricostruita dopo la Restaurazione.
Nel marzo 1833, al comando del capitano di vascello Giuseppe Albini, fece parte della squadra del
contrammiraglio Giorgio de Viry che compì una
dimostrazione di forza contro la Reggenza di Tunisi, con il bombardamento dei porti e con lo sbarco
di truppe.
Dal settembre al dicembre 1833, al comando del
capitano di vascello in 2ª Tito Olzati, compì un
viaggio in Sicilia e nelle Baleari, quindi, recatasi a
Livorno, restò a disposizione del Granduca di Toscana in servizio di vigilanza per impedire sbarchi
di fuorusciti francesi.
Nel febbraio 1834 si recò in missione a Rio de
Janeiro - prima nave da guerra sarda a giungere in
quelle acque - e poi a Montevideo, dove riparò i
danni all’alberatura sofferti nel corso della tempestosa navigazione in Atlantico; tornò quindi a Rio
de Janeiro e toccò poi Bahia e Pernambuco. Ritornò infine a Genova il 12 dicembre 1834. Dal 30
dicembre 1835 al marzo 1836 compì navigazioni
nel Tirreno al comando del capitano di vascello in
2ª Giuseppe Zicavo.
Nell’aprile 1837, di
nuovo al comando del
capitano di vascello in
2ª Tito Olzati, si recò ad
Alessandria d’Egitto e a
Marsiglia per eseguire il
trasferimento dei Regi
Consoli.
Nell’ottobre 1841, al
comando del capitano di
vascello Giorgio Mameli, si recò a Santa Cruz
di Tenerife e poi a Montevideo. Risalì poi il Rio
della Plata raggiungendo Buenos Aires; toccò
di nuovo Montevideo e
Bahia per rientrare in
patria, ma ricevette invece l’ordine di tornare
a Montevideo dove rimase di stazione fino ai primi
del 1843.
Il 26 aprile 1848, sempre al comando del Mameli,
si recò in Adriatico con la squadra agli ordini del
contrammiraglio Albini, partecipando al blocco di
Trieste e di altri porti della costa istriana. Si trattenne poi a Venezia e ad Ancona per alcune missio-
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Storia di una Nave
ni e, nell’aprile 1849, imbarcò a Venezia le truppe
sarde che lasciavano la Lombardia. Un ammutinamento dell’equipaggio deluso da1le conseguenze
della sconfitta dell’Esercito piemontese, fu represso dal nuovo Comandante dell’unità, il capitano di
vascello in 2ª Carlo Pellion di Persano.
Nel 1851, al comando del capitano di vascello
Augusto Ceva di Noceto, fece parte della Squadra
di Evoluzione con la quale compì alcune navigazioni ed esercitazioni nel Mediterraneo.
Nel 1854, la fregata, che non era più adeguata a
compiti bellici incondizionati, fu utilizzata in “gabarra”, cioè come nave da carico. A tal fine, per
aver spazio per trasportare materiali, sbarcò tutto
l’armamento in batteria e mantenne solo sei cannoni da 80 libbre e due cannoni-obici da 20 libbre
in coperta. Al comando del capitano di fregata Baldassarre Galli della Mantica, trasportò a New York
65 emigrati politici e tornò con un carico di farina
destinato alle truppe che operavano in Crimea.
Fu poi in Mar Nero, nel febbraio e nel maggio
1856, sempre per recare materiali e rifornimenti,
finché, il 10 giugno, imbarcò reparti di truppe sarde che rimpatriavano.
Nel 1858 fu inviata in Svezia per caricare cannoni
di produzione svedese, legname e catrame. L’anno
8
successivo, armata solo con quattro cannoni-obici
da 20 libbre, fu utilizzata, al comando del capitano
di vascello Giovanbattista Albini, per rifornire di
carbone le unità della divisione sarda che operavano in Alto Adriatico assieme alla squadra francese.
Nel novembre 1860 portò a Napoli materiali per
la squadra dell’ammiraglio Persano, fu poi impegnata nel trasferimento di prigionieri borbonici da
Gaeta a Napoli e, infine, trasportò materiali alla
squadra impegnata nell’assedio della cittadella di
Messina.
La Des Geneys fu iscritta come fregata a vela nel
naviglio della Marina del Regno d’Italia il 17 marzo
1861, ma continuò ad essere utilizzata. come trasporto.
Nel settembre del 1867, a primo comando del
capitano di fregata Michele Pico, fu inviata nuovamente nelle acque del Rio della Plata e a Montevideo, come stazionaria; venne impiegata come nave
caserma per gli equipaggi delle navi italiane e come
magazzino di rifornimento.
Avendo ormai passati i 52 anni di servizio, non
essendo conveniente il suo rimpatrio, fu venduta
in loco e radiata con R.D. n.5433 del 27 dicembre
1869.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di una Nave
CARATTERISTICHE GENERALI
1400 t
1508 t
Dislocamento
Carico normale
Pieno carico
Dimensioni
lunghezza fra le perpendicolari
larghezza
immersione media a carico normale
47,1 m
12,6 m
5,7 m
Scafo
Legno con carena rivestita in rame
Attr ezzatura velica
Tre alberi armati a nave (a vele quadre)
Armamento
Iniziale
24 cannoni F.L. da 24 libbre in batteria
4 cannoni F.L. da 60 libbre in batteria
20 carronate F.L. da 30 libbre in coperta
Nel 1854 (dopo declassamento a nave
trasporto)
Nel 1859
Equipaggio
Iniziale
Nel 1854 (dopo declassamento a nave
trasporto)
6 cannoni F.L. da 80 libbre in coperta
2 cannoni obici F.L. da 20 libbre
4 cannoni obici da 20 libbre
430 uomini circa
156 uomini
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Intervista ad un
Modellista
Carlo Cavaletto (Artigliere)
INTERVISTA A CARLO CAVALETTO
Un modellista con tanta esperienza
ma anche… con tante opere incompiute...
In questo numero
della rivista ci occupiamo di una persona che possiede
grandi conoscenze
ma….ha anche la
fama di non concludere mai i lavori che inizia e solo
per pochi giorni di
lavoro, per cui è
interessante capire
che cosa lo porta a
tenere un tale atteggiamento.
DOMANDA:- Da quanto tempo fai modellismo?
RISPOSTA: Ho iniziato a fare modellismo navale
in legno dall’età di 18 anni ed ho iniziato con i
disegni; a quell’età non possedevo certamente le
risorse per comperare una scatola kit per cui mi
sono procurato i disegni di un clipper “la Croce
del Sud” di cui credo possedere ancora i disegni.
Poi come capita a tanti….il militare….la morosa….la famiglia….ed infine…dal 1986 ho ripreso
il mio hobby preferito con costante
attività.
D: Che cos’è per te il modellismo e qual’ è l’aspetto che più ti
affascina di questo hobby?
R: Per me il modellismo è una sorta
di terapia contro lo stress della vita.
Io svolgo l’attività di consulente informatico e alla sera e nei momenti
liberi desidero staccarmi completamente da monitor e tastiera, senza
però finire dritto davanti al televisore… Mi raccolgo nel mio angolo di lavoro e la mia mente è
concentrata solamente nel particolare che sto costruendo.
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Per quanto mi riguarda, l’aspetto più affascinante
è lo studio e la ricerca nei testi, anche d’epoca,
di come l’uomo attraverso le imbarcazioni abbia
scambiato la propria cultura e le proprie conoscenze con tutte le popolazioni del globo.
D: Qual’ è stato il modello con cui hai ripreso l’attività nell’86?
R: Inizialmente ho ripreso con una serie di modelli in plastica; ero affascinato dai modelli della
(ormai scomparsa) “Protar” e si trattava in particolare di moto ed auto…..modelli tutti terminati!!!!! Poi mi sono stancato della plastica, anche
perché la loro costruzione non richiede particolari conoscenze ma richiede una grande abilità nella
colorazione….cosa che a me non è mai riuscita
particolarmente bene. Ho pensato bene, allora di
ritornare al mio primo amore: il legno ed è così
che sono ripartito nell’89 con una scatola kit “il
Bounty” della Mamoli…TRAGEDIA. Non avevo
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Intervista ad un
Modellista
più la mano di un tempo e la costruzione dello
scafo è stata una vera tragedia, riparata con chili
di stucco, tale da portarmi a buttare lo scafo ed
a ricostruirlo partendo dai disegni compresi nella
scatola. Ho iniziato ad acquistarmi l’attrezzatura
ed ulteriori disegni di quella nave.
D: Hai terminato quel modello?
R: No! Ho soltanto completato lo scafo perché
nel frattempo ho iniziato a studiare tutti gli altri
disegni acquistati e mi sono reso conto di tutte le
imprecisioni delle scatole kit e gli errori di scala.
D: Cosa hai fatto in seguito?
R: Ho continuato con altre scatole kit….ma questa volta tutti i kit a cui mi rivolgevo, prevedevano
la costruzione dello scafo con una fiancata aperta
in modo tale da poter vedere gli interni della nave
con particolare riferimento alla suddivisione degli
spazi interni. Ha iniziato ad affascinarmi la maniera
in cui erano attrezzate le navi e come potevano
vivere a bordo le persone.
D: Questi studi a cosa ti hanno
portato?
R: Mi hanno portato ad acquistare un
numero impressionante di libri…oggi
la mia biblioteca dispone di circa una
quarantina di testi che parlano di tecniche costruttive Francesi ed Inglesi in
particolare del periodo più affascinante della marineria: il 16° e 17° secolo.
D: quali altri modelli hai iniziato?
R: Vista la mia tendenza…ho costruito delle sezioni maestre e dei piccoli diorami che
riproducono particolari della nave….sempre da
scatola kit. La svolta c’è stata quando ho acquistato un bellissimo kit del Bounty che lo riproduceva
con una fiancata aperta, pertanto con tutti i locali
interni della nave. Però giunto ad un certo punto
della costruzione mi sono reso conto che non potevo continuare con siffatto modello in cui tra le
parti a vista si notava evidentemente la natura del
legno….compensato!! Allora, dopo essermi procurato ulteriori disegni, ho pensato di ricostruire
il Bounty…ma questa volta in “ammiragliato” in
cui avrei previsto sempre delle aperture sullo scafo tali da mostrare le zone interne della nave.
D: Condividi queste tue conoscenze con
qualche amico modellista?
R: Si! Dal 1999 ho iniziato a partecipare ad un
gruppo di discussione trovato casualmente su Internet e fondato da un modellista di Roma con il
quale, in seguito, si è venuto a creare un bel gruppo di modellisti con cui si scambiavano un’infinità
di informazioni che permettevano ai modellisti di
crescere. Purtroppo nel 2003, a seguito di una serie di incomprensioni, io ed alcuni amici abbiamo
abbandonato quella nave per costituire un nostro
gruppo su Yahoo che parlasse di modellismo navale fine a se stesso senza “pettegolezzi”. E’ nato
così “MAGELLANO” che inizialmente era un semplice gruppo su Yahoo a cui ha fatto seguito il me-
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Intervista ad un
Modellista
te settimanali del “Soleil Royal”.
D: Perché fai questo per il modellismo?
R: Faccio questo per il modellismo, ma più ampliamente per mantenere vive le tradizioni della
marineria, innanzitutto perché sono sospinto da
una grande passione e credo fermamente in ciò
che faccio ed in secondo luogo perché ho la presunzione di poter insegnare qualcosa ai giovani
che vogliono avviarsi a questa grande “arte”.
D: Quali sono le conclusioni a cui sei giunto?
R: Dopo una vita di esperienze e studi mi sono
reso conto della scarsa affidabilità delle scatole
raviglioso portale che tutti Noi conosciamo. Nel
2005 l’amicizia e la comune passione ci ha portato
a fondare anche la associazione “A.M.N. Magellano” per permetterci di dialogare con le pubbliche
istituzioni ed essere più incisivi sul territorio nazionale. Questa presenza ci ha permesso nel 2009
di avere una sede fissa messaci a disposizione dal
Comune di Cusano Milanino (MI) offrendoci così
l’opportunità di divulgare, anche territorialmente,
l’arte del modellismo. Vorrei anche ricordare che
dal 2008 ho portato “Magellano” a collaborare con
De Agostini, realizzando due corsi di modellismo
che vengono pubblicati sulle uscite settimanali della raccolta “la Constitution” e nel 2009 assieme a
“Lubra”, l’associazione collabora anche nelle usci12
Kit, sebbene sostanzialmente lo scafo sia corretto, ma i particolari lasciano molto a desiderare. Gli
studi eseguiti mi hanno portato a scoprire che un
modellista che dedica innumerevoli ore per ricostruire una nave antica, dovrebbe dedicare maggior attenzione alla documentazione poiché per
fare un modello attendibile o meno, impiegherebbe sempre lo stesso tempo.Vorrei tanto avere più
tempo libero per metterlo a disposizione dei modellisti e tramandare le mie conoscenze.
Grazie a “Magellano” per avermi dato l’opportunità di esprimere i miei pensieri.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Carlo Cavaletto
Intervista ad un
Modellista
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Storia di un Modello
Yach per correre sul ghiaccio
Luciano Bragonzi (Lubra)
RICERCA E STUDIO PER LA
REALIZZAZIONE DI UN MODELLO
“PARTICOLARE”
PREMESSA. Questo scritto è la traduzione di un articolo di GERARD DELACROIX apparsa sul n° 229
della rivista francese NEPTUNIA. Il modello è stato
costruito da GERARD CHATAINIER.
Nel 1768, dopo un lungo viaggio in Europa, l’ingegnere svedese Frerik Henrik Chapman (17211808) fa pubblicare a Stoccolma una monumentale
raccolta di piani intitolati ARCHITETTURA NAVALIA MERCATORIA. Questo importante lavo-
ro comprende sessantadue tavole che dettagliano
più di centocinquanta imbarcazioni, dalla semplice
jole ai grandi Indiamen Inglesi. Sono rappresentate
alcune imbarcazioni francesi come la fregata LA
SIRENA di JL Coulomb o la fleuta LE CHAMEAU
di B. Ollivier.
Tra i piani proposti, si può scoprire sulla tavola 53
una simpatica imbarcazione dotata di una grossa
traversa le cui estremità sono attrezzate di pattini.
E’ denominata precisamente: YACHT PER CORRERE SUL GHIACCIO. Probabilmente di origine
svedese, questo affascinante piccolo yacht misura
13 piedi, 4,20 mt di lunghezza e la sua larghezza è
di 4,5 piedi, 1,45 mt.
Questo piano particolarmente originale è molto dettagliato pur comportando la sola ordinata
maestra, ma la presenza dell’alberatura e della velatura gli da un innegabile interesse.
Avendo adocchiato da molto tempo questo piano, ho proposto a Gerard Chatainier di realizzarne un modello. Per questo eccellente modellista,
che per il suo gusto verso la “Piccola marina” si è
specializzato nei piccoli scafi, questo piccolo yacht
corrisponderà esattamente allo stile delle sue realizzazioni
I PIANI
Ci siamo dunque concentrati sui quattro disegni
che determinano questa piccola barca per scoprirne la costruzione. (Copyrite “Plans Architecture
Navalis Mercatoria F. H. Chapman)
Questo yacht per navigare sul ghiaccio dispone di una
grande velatura malgrado le sue ridotte dimensioni.
L’albero misura più di 10 mt. A fronte di uno scafo di
soli 4 mt.
14
Tavola 1 - Il primo è una vista laterale, poca altezza ed un grande rialzamento della parte posteriore gli danno una certa eleganza, ciò che è raro
per questo tipo di imbarcazione, le barche piccole
sono generalmente rase sull’acqua. Questo disegno ci ha permesso di segnare certe particolarità
che sono:
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di un Modello
- prima cosa la traversa munita dei suoi pattini collocato sul primo quarto di prua.
- un sistema di frenata costituito da un grosso spuntone che attraversa la chiglia nella sua parte posteriore, questo freno è azionato da un pedale munito di una molla.
- infine il timone che che fa anche da pattino per la parte posteriore della barca. Questo timone è
mantenuto sulla chiglia nel modo classico ma le cerniere sono invertite, nel senso che quelle fissate al
timone (agugliotti), sono poste sotto quelle fissate alla chiglia (femminelle) e quindi servono anche per
supportare il peso dell’imbarcazione.
Tavola 1 - Elevazione dello scafo . Le scale riportate in alto indicano le misurazioni espresse in piedi svedesi,
inglesi e francesi
Tavola 2 - La mezza vista da sopra che ha permesso di rilevare le sezioni verticali.
Tavola 2 - Il secondo disegno ci mostra una mezza vista da sopra sulla quale si identifica perfettamente
la traversa, il ponte, che presenta una grande apertura centrale, la botola di accesso al freno, e l’apertura
sullo specchio di poppa per il passaggio del timone e altri particolari.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
15
Storia di un Modello
Tavola 3 - Vista da poppa
e sezione della maestra.
Tavola 3 – Nella vista della parte posteriore, che completa i due disegni precedenti, si può osservare
che questa barca è a fondo piatto e che lo specchio di poppa è contornato da generose decorazioni.
Su questo disegno, una sezione permette la vista reale della ordinata maestra che ci aiuterà per la ricostruzione delle altre forme.
Tavola 4 – L’ultimo disegno dettaglia infine l’alberatura e la velatura e la poca attrezzatura che
necessita l’imbarcazione. La lunghezza dell’albero
è significativa, rappresenta 2,5 volte quella dello
scafo. Questo albero è completato da un grande
boma che arriva allo specchio di poppa e a prua
un’asta di fiocco generosa che dota questa barca
di una abbondante velatura.
Per esigenze di stampa questi piani comportano errori
di comparazione tra le varie viste e bisogna constatare
che certi dati mancano, ma l’insieme è sufficiente per
una ricostruzione corretta di questa imbarcazione.
Tavola 4 - Il disegno mostra la generosa velatura di
questa piccola barca.
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In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di un Modello
DEFINIZIONE DEI
SCAFO
VOLUMI DELLO
L’ assenza delle linee verticali non è veramente un
problema, perché a partire da alcune misure date
dai piani, è possibile ricostruirle in modo molto
simili alla realtà.
Osservando la vista di sopra (tavola 2) , si possono segnare tre linee principali che faranno da riferimento per determinare i volumi dello scafo. La
linea di massima larghezza è facilmente reperibile,
ed è quella che ci darà lo sviluppo massimo dello
scafo. Leggermente all’interno di questa linea, si
trova una doppia linea che corrisponde al bordo
della murata. Infine, tracciata a puntinatura, la forma che costituisce il fondo piatto della barca.
Foto 2 Il blocco di balsa che servirà a determinare le
linee di sezione verticali. E’ costituito da una dozzina
di lastre di balsa fissate tra loro
La scelta per la costruzione del modello è 1:20,
per cui otterremo uno scafo di 20 cm. di lunghezza circa.
Il metodo, per ottenere il volume dello scafo, consiste nel classico “pane e burro” cioè nello “scolpire il volume dello scafo in un blocco, costituito
di dodici piani di balsa di 5 mm. ciascuno, tagliati
secondo il tracciato della costola maestra. Con gli
altri due dati ricavati dalla tavola si potrà quindi
procedere.
La balsa è stata scelta per la sua estrema lavorabilità. Mantenuto insieme grazie a due barrette filettate, il blocco così composto è tagliato seguendo
il profilo verticale conosciuto, quello del fondo e
quello della falchetta ( foto 2 e 3 ). Occorre tutta-
via badare a mantenere intatto il bocco superiore
per utilizzarlo come riferimento e base.
Il tracciato del fondo piatto è ricavato in un com-
Foto 3 Blocco parzialmente smontato e i disegni ricavati dalle misure delle varie sezioni di balsa. In alto a
sinistra la dima per la segnatura dei rialzi del modello.
pensato di un millimetro di spessore che sarà aggiunto alla base del blocco per determinare l’arresto inferiore dello scafo. Ultima operazione, dare
alla parte posteriore
del blocco i profili della poppa e la forma dello
specchio rilevati dai piani.
Resta allora da scolpire il blocco per dargli una
forma armoniosa seguendo le tre linee conosciute. Queste linee è meglio evidenziarle in rosso, e
in nessun caso eliminarle durante la lavorazione di
taglio delle forme.
Per la linea corrispondente alla falchetta, bisogna
prendere riferimenti rispetto alla relativa tavoletta per il suo rientro, rialzo e posizione. L’utilizzo
di una dima sagomata col profilo e segnata dell’ordinata maggiore
permetterà la sua segnatura ed di controllare
l’armoniosa rotondità dello scafo.
Dopo aver dato la forma ed aver levigato correttamente il blocco, si tracciano le linee delle
sagome verticali che serviranno in seguito per la
costruzione del cantiere. Una decina di linee bastano per definire i volumi
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
17
Storia di un Modello
Foto 6 Il cantiere completamente smontato.
Per determinare il profilo di queste sagome, si
disegna su un foglio di carta un asse verticale attraversato longitudinalmente da line trasversali
con lo spazio uguale e corrispondente alla totalità
delle tavolette usate per il blocco.
Si smonta allora il blocco per liberare ogni tavoletta. E’ sufficiente poi misurare la larghezza di ogni
tavoletta alle segnature ricavate , riportare questa
dimensione sulle linee trasversali corrispondenti.
Collegando poi tutti i profili di di questi segni fatti,
si determinerà la curvatura della sagoma voluta e
per tutte quante le altre sagome per la costruzione del cantiere.
Foto 7 semplice attrezzo per poter allineare la tracciatura delle ordinate.
alla base del cantiere, ma che si possano staccare
dalla medesima a scafo terminato. Tutto ciò perché i fianchi della barca sono rientranti.
A poppa, il profilo curvo dello specchio è fatto
su un piccolo cantiere addizionale che sarà applicato contro l’ultima sagoma. A prua, gli spazi tra
le sagome tagliate nel multistato di 2 mm. Sono
COSTRUZIONE DEL CANTIERE
Le sagome sono tagliate in una lastra di multistato di 5 mm. Per la parte centrale dello scafo
ed in multistrato per la parte anteriore. Bisogna
badare alla posizione della tavoletta superiore, che
è il fondo piatto dello scafo ed è il riferimento comune per le sagome. Il seguito del lavoro si svolge
in maniera tradizionale, un cantiere costituito da
una base sulla quale si posizionano le sagome, chiglia all’insù. Il controllo ed il mantenimento della
distanza e la perpendicolarità tra le sagome è assicurato da semplici spessori in balsa.
Bisogna far-sì che le sagome rimangano ben salde
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Foto 4 Il cantiere sul quale è già stato montata la chiglia, il fondo piatto e lo specchio di poppa.
riempiti in balsa seguendo lo stesso profilo.
Il fondo piatto, la parte di chiglia piana e lo specchio sono tagliati, poi posizionati sulle sagome verticali. La volta e lo scudo di poppa sono messi poi
a posto appoggiandoli sul piccolo cantiere previsto
a poppa, la loro forma è allineata secondo il profilo
del futuro scafo.
Il momento del fasciame è arrivato, il metodo è
classico e molte volte descritto. C’è tuttavia una
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di un Modello
incollate fra loro,ed al loro posto rispettivo sulle
sagome di cui si sarà preso cura di ingrassare la
zona per evitare l’incollaggio dei corsi su quest’ultima,
Gerard Chatainier ha scelto di non smontare,
al termine, le prime tre sagome compresi i pezzi
di balsa, che saranno invisibili una volta finito il
modello. Questo ha il compito di rinforzare la
parte prodiera del modello e di semplificare anche
Foto 5 Lo scafo è stato interamente rivestito del fasciame, pronto per essere rimosso dal cantiere.
piccola difficoltà, i principali profili dei corsi sono
a forma di “S”. Un lavoro sulla forma dei corsi
del fasciame è imperativo per dare a questo scafo
una linea elegante. Per rilevare la forma esatta dei
corsi, si applica una striscia di carta trasparente al
posto del futuro corso e si riporta il segno delle
larghezze che si erano precedentemente disegnate
su tutte le sagome. La striscia è messa poi in piano
e basta collegare i punti ricavati per determinare
la forma del corso. Dovranno quindi essere ben
Foto 8 Il fondo è stato rivestito, le costole sono state
sistemate ed è stato fissato il rinforzo per la scassa.
Nelle tre sagome di prua si vedono i blocchi di balsa
che hanno aiutato l’incollaggio del fasciame e sostituiscono i bagli per il ponticello di prua.
Foto 9 Il meccanismo del freno è stato montato prima
della collocazione dei bagli.
il montaggio del fasciame, che potranno quindi essere direttamente incollati.
L’esterno del guscio viene perfettamente levigato
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Storia di un Modello
pareggiandolo con lo specchio di poppa.
Alcune sagomature adornano le linee del guscio,
la prima è posta circa alla linea di massima larghezza, una seconda giusto alla falchetta ed un’ultima
delimita il piccolo rialzo della parte poppiera, continuando nel riquadro di poppa con un’altra ricca
decorazione.
ELIMINAZIONE DEL CANTIERE E
SEGUENTI LAVORAZIONI
Se si è curato di rendere le sagome impermeabili
alla colla è venuto il momento di estrarre il guscio
staccando la base. Bisogna poi levare i pezzi di
balsa interni tra le sagome e quindi toglierle ruotandole leggermente.
L’interno dello scafo può allora essere pulito e
grattato e levigato per dargli un aspetto definitivo.
Per la segnatura delle linee delle ordinate è determinato poi grazie ad un piccolo manufatto molto
semplice ma molto pratico per ottenere una tracciatura precisa ( vedi foto 7).
Le ordinate, che saranno tagliate perché è difficile
piegarle, sono messe in opera così come il rinforzo dell’albero e i due rinforzi destinati al fissaggio
della traversa
Prima di cominciare il collocamento al loro posto
dei bagli del ponte, bisogna procedere all’istallazione del sistema di frenata. Questo meccanismo
Foto 10 Il meccanismo del freno è costituito da una
leva imperniata alla poppa, che preme su di uno spuntone che attraversa la chiglia e da una molla per il
ritorno.
20
Foto 11 Il ponte è stato sistemato, non resta che tagliare i bagli nelle misure dell’apertura sistemando dei
braccioli.
è costituito semplicemente di una leva articolata sullo specchio di poppa che appoggia su uno punzone
che attraversa la chiglia. Una lama di molla permette
il ritorno alla posizione iniziale della leva che è azionata col piede.
La traversa è istallata poi senza i suoi pattini, per
poter posizionare i quatto golfari che agganceranno
le sartie.
Nove bagli sono istallati per per il sostentamento
del ponte. Il primo è applicato contro la piccola paratia della parte anteriore, come a dire contro la terza costola e l’ultimo vicino al meccanismo del freno.
Uno sportello è installato anche sul penultimo baglio, l’apertura permette l’accesso alla leva del freno.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di un Modello
Il ponte è fabbricato in due parti simmetriche, di
compensato sottile, badando di sagomare il suo
profilo seguendo l’allineamento della sagomatura
esterna.
Per fasciare allora interamente poi il ponte bisogna tagliarne la conseguente apertura con la sagoma definita dalla vista di sopra (piano 2) e non
dimenticare di riservare un accesso al meccanismo del freno così come un passaggio della mastra
dell’albero.
I bagli sono tagliati poi nei limiti dell’apertura il
bordo di questo ultimo ricevendo un bracciolo
completamento del modello. Contiamo che le
molte foto che corredano questo scritto permettano di ultimare il modello rispettando lo spirito
del tempo di questa insolita imbarcazione.
La realizzazione di questa affascinante imbarcazione cumula più attrattive. Il suo piano inedito, la
sua piccola taglia che permette una grande scala e
la sua semplicità ne fanno un modello molto piacevole da costruire.
Ma proprio la sua originalità di barca “da ghiaccio” che in effetti affascina.
Foto 12 Le gallocce per le scotte, la barra del timone e
la leva del freno che sporge dal portello incernierato.
Foto 13 La traversa con i suoi pattini aumenta in maniera importante la stabilità della barca. Un collare di
ferro lega l’asta del fiocco e il suo piede è ancorato in
una piccola scassa sul ponticello.
curvo sotto il bordo più stretto del ponte e le
estremità dei bagli per mantenere bene l’insieme.
Dopo avere bordato il piccolo ponte della parte anteriore, si ultimeranno gli elementi che attrezzano lo scafo: la mastra dell’albero, le cerniere
dello sportello del freno,il foro nello specchio per
il passaggio de timone ed il timone con la lama.
Conseguentemente potremo applicare i pattini
con le rispettive lame.
L’alberatura è semplice e l’attrezzatura è concisa.
Due sartie per bordo trattengono l’albero, sono
irrigidite da un sistema di paranco incrociato alle
estremità della traversa. A prua una generosa asta
per il fiocco, ancorata al ponticello di prua e legata
allo sperone della ruota di prua.
I disegni difettano di alcune attrezzature per il
Foto 14 Vista dall’alto del ponte e l’interno dello scafo.
Risulta ben visibile il rinforzo per il fissaggio della traversa.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Storia di un Modello
Foto 15 - Si nota la piatta di ferro sul terminale della
chiglia e la lamina che guarnisce il timone.
Foto 17 - Il timone con la ferramenta invertita. Sopra la
poppa curva un pannello con una piacevole guarnitura.
Foto 16 - L ‘albero è fasciato in una mastra stretta da un
collare metallico slegabile. Sulla mastra le gallocce per le
drizze.
Foto 18 - Il grosso pattino guarnito della lama che termina
posteriormente con un tallone per un miglior fissaggio. Il
tutto è ben fissato alla traversa e con i golfari per l’aggancio delle sartie.
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In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Storia di un Modello
Foto 19 - Particolare dell’aggancio del boma all’albero
Foto 20 - Parte alta dell’albero con le manovre del picco e
relative drizze.
Foto 21 - Le due scotte del fiocco passano in un anello che
è libero di scorrere sulla barra metallica ricurva, permettendo il cambio automatico delle mura.
Foto 22 - Nella chiglia la giunzione della ruota di prua con
una palella piatta. Ben visibile il fissaggio sulla ruota dello
strallo basso dell’asta del fiocco.
Traduzione e adattamento di LUCIANO BRAGONZI ( Lubra )
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Angolo del Principiante
Costruiamo un gozzo parte 3ª
Francesco Garofalo (Alimurimeta)
PARTE III
1. Per rendere più solida e precisa la giunzione tra impavesata e bordatura del ponte è necessario
applicare un listello 1 x 1 mm che dovremo preventivamente sagomare. La sagomatura la realizzo con
l’ausilio di un piega listelli elettrico, molto comodo e veloce. Dopo aver sagomato il listello lo incolleremo con colla vinilica, tenendolo in posizione con alcune pinzette e mollette. In questo modo andremo
anche a nascondere eventuali imperfezioni nella giunzione bordatura-impavesata.
2. Per realizzare il capo di banda dovremo sagomare ed incollare alla estremità superiore dell’impavesata due listelli 2 x 2 mm. La sagomatura di questi listelli si esegue come descritto al punto 15.
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In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Angolo del Principiante
3. Dopo l’essiccazione della colla, si procede alla rimozione delle mollette e alla rifilatura del profilo del
capo di banda mediante tamponi in carta abrasiva.
4. Procediamo all’applicazione del listello di copertura tra l’impavesata e lo scafo. Per prima cosa
dobbiamo sagomarlo per fare in modo che segua
il profilo dello scafo. Quindi si passa all’incollaggio
che eseguiremo con colla cianoacrilica (tipo Attak,
molto rapida), visto che non è possibile utilizzare
mollette per tenere il pezzo in posizione durante
l’asciugatura della colla.
5. Si può procedere ora alla fase di stuccatura dello scafo. Personalmente la eseguo utilizzando lo
stucco della ITALERI, poiché è molto stabile, non ritira e non crepa. Per applicarlo uso un pennello e lo
rendo più fluido addizionandolo con l’acetone. Bisognerà applicare un quantitativo di stucco in eccesso
lungo la linea di giunzione tra lo scafo e la chiglia (successivamente rimosso con carta abrasiva). N.B. Se
optiamo per la finitura dell’impavesata, della pernaccia e del capo di banda “a legno a vista”, prima di procedere
alla stuccatura sarà opportuno proteggere i suddetti componenti applicando una mano di vernice trasparente
per legno. Dopo aver atteso la perfetta essiccazione della vernice, potremo applicare lo stucco, senza correre il
rischio di “sporcare” il legno.
6. Ad essiccazione dello stucco avvenuta, si procede alla carteggiatura dello scafo mediante carta abrasiva a grana fine (> 400) in modo da non produrre antiestetici graffi sullo scafo ed eliminare gli eccessi
di stucco ove non necessari.
Francesco Garofalo
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Schede
Monografiche
Giordano Gagianesi
IL LUNTRO
Usato nello stretto di Messina per la “CACCIA” al pesce spada. Fino all’anno 1950 se ne potevano
osservare diverse decine
Si trattava di una barca estremamente
specializzata, l’impiego era quello della pesca (o meglio della caccia con la fiocina) del
pesce spada con l’area di diffusione intorno allo Stretto di Messina. Questa pesca
seguiva le abitudini migratorie, il pesce spada proveniente dallo ionio si stabiliva nella
zona da maggio a tutto agosto, questo era
il periodo di accoppiamento, a settembre
tornava nelle acque profonde dello ionio.
Questa barca non superava i sei metri, era
molto leggera, il fasciame era sottile e la
sezione tonda ne facilitava la manovra. Era dotata di quattro remi, di diversa lunghezza e due di questi
appoggiavano su dei caratteristici buttafuori. Al centro della barca era posto un albero su cui saliva un
uomo per dare gli ordini ai rematori durante l’inseguimento.
Il luntro si muoveva con la poppa avanti su cui si posizionava il lanciatore con una lunga asta per colpire il pesce spada, in cima all’asta, lunga quattro metri, era posizionato il ferro, arpione con alette che si
aprivano dopo essersi conficcato nel pesce. Al ferro era assicurata una lunga sagola di alcune centinaia
di metri, per lasciare correre il pesce spada finché fosse possibile recuperarlo.
Questa barca è completamente scomparsa e con essa anche un pezzo di storia
Vecchia stampa
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Piani coatruttivi
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Schede Monografiche
Disegno di un luntro in caccia
Modello eseguito da
Giordano Gagianesi
Zona di diffusione
Tutta la documentazione è stata tratta dalla rivista Yacht Digest di alcuni anni fa. Ed il modello è stato eseguito seguendo l’articolo.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Workaholic
Massimiliano Tenti
Un’articolo di Enrico Caprara mi ha
dato lo spunto per parlare della mania
lavorativa intesa come “fuga da se”.
Termine anglosassone che si compone dalle parola work, lavoro e alcoholic, alcolico,
alcolizzato, che potrebbe essere tradotto
come alcolizzato di lavoro: è un termine coniato recentemente che esprime con molta
efficacia la condizione in cui oggi giorno si
vengono a trovare molte persone della nostra civiltà. La mania lavorativa come “fuga
da se”. Alcune volte quando lavorando su un
certo modello cerco solo di finirlo, quando
su internet ricerco tra i cataloghi delle varie case costruttrici quale sarà la prossima
“vittima”, ecco in quei momenti, se riesco
ad essere abbastanza onesto con me stesso
dovrei pensare a questa parola: workaholic.
Nessuno mi obbliga a lavorare sul modello,
non ho scadenze, lo sto facendo per il mio
piacere, ma se tutto il mio interesse è ri-
più, allora, dov’è il piacere in quello che sto
facendo?
Workaholic.
Enrico Caprara scrive: “Ciò che accade a queste persone, io lo spiegherei così. Quella componente profonda, nucleare, spirituale dell’essere umano - la quale da nessuno, e in nessun
modo, può essere mai del tutto bandita dentro
se – non può che esprimere del disagio per
certe situazioni, certe forme di conduzione
dell’esistenza, in cui facilmente oggi ci si viene
a trovare, per pseudo-scelta o per sostanziale
imposizione. Questo “disagio della modernità”
lo si può affrontare o fuggire. Per certi versi può
apparire più facile fuggirlo.
”Workaholic: La mania lavorativa come
“fuga da se”.
volto al prossimo modello, se l’unica cosa a
cui sto pensando è di finire questo modello prima possibile perché non mi interessa
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No, non è cosi che credo sia giusto impegnare il proprio tempo, se stasera ho deciso
di non uscire con gli amici per finire la vela,
se domani sera arrivo tardi dalla mia ragazza
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Workaholic
per incollare quel pezzo, se un domani ruberà tempo da passare con mio figlio o mio
nipote voglio che sia perché provo piacere da quello che faccio, non perché lo devo
fare, non perché non vedo l’ora di vedere il
modello finito e posto nella teca, non perché non vedo l’ora di cominciarne un altro.
Deve essere un piacere concentrarsi nelle
singole parti del modello, godere del lavoro
manuale, godere del contatto con le varie
essenze del legno. Il modello finito verrà con
il tempo, non dobbiamo metterci fretta.
Dobbiamo complimentarci con noi quando i gesti più ripetitivi che compiamo per
realizzare parti uguali diventano più precisi,
più veloci. Possiamo accantonare il modello
per dedicarci ad altro quando non proveremo piacere a lavorarci. Possiamo dedicarci
a piccole imbarcazioni se il lavoro ripetitivo su un grande vascello ci fa solo pensare
“non vedo l’ora di finire”.
E sempre meglio una piccola imbarcazione
terminata con passione che da vicino rivela
tutta la sua cura che non un grande modello che da lontano impressiona ma da vicino
denota la fretta del modellista, il suo “disammoramento”. Il modellismo è un hobby, una
passione, un passatempo, matto allora chi vi
si dedica con la massima passione e senza
sconti, ma forse allora ancora più matto chi
vi impegna centinaia di ore inconsapevole
se quello che mette assieme è corretto o
consapevole delle omissioni ma soprattutto
chi non lo ha curato in tutte le sue parti,
fino all’ultimo bozzello.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Notizie dal Web
Recensioni dal Web
Antonio Uboldi
Barche lariane una flotta lacustre
Tra le barche lariane la gondola era tra le più grandi delle “barche coi cerchi”, che, uniti
da un travetto centrale, detto “mantaula”, sostenevano la tenda. Era la barca da trasporto
più diffusa sul lago e le sue dimensioni potevano variare in funzione dei carichi che si
dovevano trasportare: mediamente si può considerare una lunghezza di circa quindici
metri ed una larghezza inferiore ai cinque. Si distingueva per il suo particolare profilo ed il
caratteristico becco lavorato della controasta. Aveva fondo piatto e fianchi rotondi molto
svasati, con la prua sottile ben slanciata e poppa rigonfia e rotonda; risultava più aggraziata
nelle forme e dava più solidità in acqua rispetto al comballo. Munita di un lungo timone
scorrevole sugli agugliotti, che a poppa scendeva oltre lo scafo, era provvista di lunghi
remi, che per la voga venivano bilanciati con sassi. Si remava volgendo le spalle alla prua,
tirando il remo legato allo scalmo di legno, facendo quattro passi indietro e tre in avanti.
Ma la barca solitamente procedeva utilizzando la grande vela rettangolare tipica del Lario,
sollevata sul grande albero sistemato proprio davanti ai cerchi; successivamente furono
motorizzate utilizzando i motori a testa calda che la Proserpio aveva iniziato a produrre
a Bellano, copiando i Weber provenienti dall’America. Con la gondola si approdava direttamente sulla riva sfruttando lo
slancio di prua dello scafo, che per questo era esternamente rinforzato con una controasta, detta “dolfén”, che fungeva
da pattino per poter strisciare sugli approdi e che, una volta consumato, poteva facilmente essere sostituito; l’asta di prua
restava quindi interna al fasciame. Per caricare e scaricare la barca si usava un lungo asse di legno denominato “panca”.
Risorse internet
http://blog.libero.it/nauticaonline/1213073.html
http://www.euronautica.net/barche-epoca/barche-lariane.asp
http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Imbarcazioni_lariane
http://www.usderviese.it/varie/barche/metodocostruttivo.htm
Un veliero inabissato nelle acque delle Tremiti?
Ad individuarlo l’ingegnere sipontino Michelangelo De Meo che rivolge appello alle istituzioni locali affinché si possano effettuare i primi rilevamenti.
Dopo aver individuato il punto nei pressi delle Tremiti dove nel 1825
si inabissò un brigantino austriaco, l’ingegnere sipontino Michelangelo
De Meo sta lavorando ora sul ritrovamento accanto alle diomedee
del relitto di un mercantile pugliese diretto nel porto di Vasto, in provincia di Chieti.
“Manfredonia.net “ 15 maggio 2009
Risorse internet
h t t p : / / w w w. m a g e l l a n o. o r g / i t / m a g e l l a n o / n e w s / d e f a u l t .
asp?idnews=181
http://www.istrianet.org/istria/navigation/sea/boats/cherini-index.htm
http://www.istrianet.org/istria/navigation/sea/boats/cherini-pielego.htm
http://www.webalice.it/cherini/UltimeBarche_file/Barche_adriatiche/index.html
Video
http://www.youtube.com/watch?v=ZkxxGKc6jmM
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In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Notizie dal Web
De Andrè e la “London Valour”
“Il vento si farà lupo, il mare sciacallo. Le ancore hanno perso la scommessa e gli artigli...”
Con le parole di Fabrizio De Andrè, scritte su una targa affissa nel
Porto Antico, Genova ricorda la tragedia del 9 aprile 1970.
La “London Valour”, mercantile britannico in rada all’ imboccatura
del porto di Genova, viene sorpresa dall’ improvviso aggravarsi delle
condizioni meteo...
Cerchiamo qui di ricostruire cosa successe quel giorno. Attraverso la
documentazione che siamo riusciti a reperire: testi, fotografie, video e
con un occhio sempre rivolto a come Fabrizio ci raccontò quei fatti.
Risorse internet
http://www.creuzadema.net/deandre/index.php?option=com_content&view=article&id=95&Itemid=234
http://www.scmncamogli.org/pagine/nlond_sag.htm
http://www.publifoto.net/mod/rps/art.php?key=yes&RCCrps=LONDON%20VALOUR
Video
http://www.youtube.com/watch?v=u6U95pHb95U&feature=related
Sardegna: identificato relitto cacciatorpediniere da noli, piu’ vicino ritrovamento corazzata ROMA
Note operative: Svolse 208 missioni di guerra per
70.466 miglia. Il 18/9/1941 scortava le motonavi Oceania
e Neptunia che vennero silurate e affondate dal sommergibile inglese Upholder. Il giorno prima aveva lanciato
bombe di profondità contro un sommergibile a scopo
dissuasivo, assieme al Gioberti. Scortò nel febbraio 1942
gli incrociatori Gorizia, Trento e Bande Nere nell’operazione K7 di scorta convogli per Tripoli. Il 11/4/1942
venne investito nella nebbia dal piroscafo Honestas, durante una scorta, riportando danni che richiesero mesi
di riparazioni.
Trasportò il 10/12/1942 truppe da Trapani a Biserta, in
Tunisia. Nel febbraio 1943, assieme ai caccia Zeno e
Pigafetta, posò lo sbarramento di mine S62 nel canale di Sicilia, con la presenza di Legionario, Mitragliere, Malocello. Il
28/2/1943 entrò in collisione con il caccia Zeno, riportando gravi danni alla prora. Al momento
dell’armistizio, salpò da La Spezia e si portò nella zona delle Bocche di Bonifacio, dove si scontrò con unità tedesche, alcune
delle quali vennero danneggiate o affondate. Fu colpito da batterie tedesche da terra e, allontanandosi, saltò su una mina.
Risorse internet
http://www.libero-news.it/adnkronos/view/180369
http://groups.google.com/group/sci.military.naval/browse_thread/thread/36ea62f0dea7523b
http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Da%20Noli
http://www.regiamarina.net/others/roma/roma_it.htm
http://www.ilportaledelsud.org/roma.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_da_Noli_%28cacciatorpediniere%29
Video
http://www.youtube.com/watch?v=Qy8GyOsCZbc&feature=PlayList&p=D87D50CE6CD0CD09&playnext=1&playnext_
from=PL&index=13
http://www.youtube.com/watch?v=W0qxo5Oc6ts
http://www.youtube.com/watch?v=bVqHRRT_rU0
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Fiere
La manifestazione in programma a Veronafiere sabato 6 e domenica 7 marzo 2010
6° MODEL EXPO ITALY,
TUTTE LE NOVITA’ DEL MODELLISMO
IN UN’UNICA GRANDE FIERA SPECIALIZZATA
Tutte le ultime novità del settore in anteprima assoluta, alla 6ª edizione di Model Expo Italy in programma sabato 6 e
domenica 7 marzo 2010 a Veronafiere (www.modelexpoitaly.it).
La rassegna è la più grande esposizione italiana, e la seconda in Europa, dedicata al modellismo in tutte le sue forme: aereo, automobilistico, ferroviario, navale statico e dinamico.
Il classico appuntamento di marzo, si presenta per tutte le aziende del settore, italiane ed estere come un’occasione commerciale da non perdere, con la possibilità di presentare a tutti gli operatori italiani le novità che appariranno sul mercato
nel corso del 2010.
A Model Expo Italy gli oltre 35 mila metri quadri di superficie all’interno dei 5 padiglioni espositivi e i 5 mila mq all’esterno si trasformeranno in un immenso centro commerciale, dove gli appassionati troveranno oltre 250 tra associazioni, aziende produttrici, tra le quali diverse big dalla Germania, importatori e grossisti italiani ed europei. Saranno inoltre presenti
oltre 160 dettaglianti da cui acquistare direttamente i migliori componenti e le ultimissime novità del mercato. La rassegna
pensa anche ai neofiti, con dimostrazioni, laboratori ed eventi speciali dedicati in particolare ai più giovani.
Bambini e ragazzi (fino a 12 anni l’ingresso è gratuito) potranno provare l’emozione di realizzare in prima persona e collaudare aeromodelli nello spazio allestito dalla Federazione italiana di aeromodellismo, radiocomandare auto elettriche in
pista (7 le gare sportive previste), così come pilotare via radio una barca a vela sotto la guida di istruttori specializzati, alla
quale si aggiungeranno due vasche per gli scafi elettrici. Sarà aumentata ulteriormente l’area dei plastici ferroviari e l’area
dedicata al modellismo statico che vedrà, fra l’altro esposto uno dei più grandi diorama di Europa., mentre come ulteriore
novità sarà organizzato per la prima volta un grande concorso riservato ai soldatini.
Nel sito della manifestazione www.modelexpoitaly.it troverete l’elenco di tutti gli eventi collaterali in programma. Al suo
6° anno Model Expo Italy è ormai il vero polo del modellismo italiano, con “tutti i numeri” per diventare la più importante
fiera Europea del settore.
Per ulteriori informazioni contattate Veronafiere (Marco Rocca Tel. 0458298311 – Fax 0458297311 E-mail: [email protected] - www.modelexpoitaly.it)
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In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
Fiere
“MAGELLANO”
ALLA 11ª EDIZIONE DELLA RASSEGNA “HOBBY MODEL EXPO PROFESSIONAL”
E’ un’edizione con i fiocchi quella che si sta preannunciando al Parco Esposizioni Novegro.
Nel suo decennale, l’HOBBY MODEL EXPO PROFESSIONAL, in programma dal 27 al 29 marzo 2010 si
presenta particolarmente ricco di partecipazioni ed elementi di interesse commerciale.
Tutta l’ampia superficie del centro fieristico è occupata dagli stand dei vari produttori e importatori a cui è dedicata la manifestazione con un corollario di una qualificata serie di rivenditori. La formula perseguita infatti fin dal
suo esordio è quella di costituire non solo una vetrina delle novità in tutti i settori modellistici dopo il tradizionale
appuntamento di Norimberga, ma anche l’occasione per tenere alta e costante la fidelizzazione del pubblico al
proprio amato hobby.
Sotto questo profilo HOBBY MODEL EXPO PROFESSIONAL 2010 mostra di fare nuovamente centro e un intero padiglione è infatti riservato ad aziende specializzate nella vendita di figurini, auto miniature, fermodellismo,
e relativi accessori oltre che attrezzature per il modellismo nelle sue varie applicazioni.
Se il reparto commerciale tuttavia è quanto mai nutrito e soddisfacente, è nell’enorme padiglione centrale dove
sono alloggiati gli stand dei big della produzione e degli importatori che si respira l’aria degli appuntamenti
professionali che contano. Qui ogni branca del modellismo ha il suo tempio organizzato in stand favolosi e se le
ampie vetrine non bastano a soddisfare l’insaziabile appetito dei visitatori ci pensano le aree spettacolo a dare
concreta dimostrazione di quanto sia coinvolgente la passione modellistica attraverso le dimostrazioni delle associazioni modellistiche.
Elicotteri e auto sono in libera visione nel corso delle tante dimostrazioni che animano il ricco calendario. Fra
queste, particolarmente degne di nota, sono le iniziative promosse da Club Monster Truck Suzara su piste per
monster truck, truck, drift e carri armati r.c.
Una grande vasca poi, installata all’interno del padiglione centrale, costituisce il realistico specchio d’acqua per
il modellismo navale navigante.
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Parola ai Lettori
Fino ad oggi l’Associazione Magellano ha cercato di fornire molte informazioni sul Modellismo Navale
e sui suoi segreti. Sono stati dati consigli, spiegazioni, proposte, idee sull’approccio che ognuno di noi ha
o dovrebbe avere con questo fantastico hobby.
Attraverso il portale, con Articoli, News, Forum, e altre “tecnologie” si è cercato di dare maggior
possibilità a tutti di apprendere e di “far apprendere”. Questa si chiama “Comunicazione”. E lo scopo
principale di Magellano è la divulgazione della passione, delle tecniche e dei segreti di questa arte che è
il Modellismo Navale in tutte le sue forme.
Con la Rivista “In Viaggio con Magellano”, l’Associazione si è data un forte impegno per poter essere
sempre più accanto a tutti i nostri Amici modellisti e per cercare di aprire questo orizzonte anche ai
giovani, interessandoli sempre più a questo hobby, cercando di coinvolgerli al massimo.
Da oggi si è deciso di iniziare a sviluppare una nuova Rubrica:
“La Parola ai Lettori”
L’idea di una nuova Sezione dedicata ai lettori che potranno porre delle domande a cui la nostra Redazione cercherà in tutti i modi di rispondere. Queste domande e le relative risposte verranno pubblicate
sui prossimi numeri della Rivista, per dare la possibilità a tutti di leggerle ed eventualmente commentarle
in seguito.
Le domande (come le nostre risposte) dovranno essere pertinenti ed educate, e si cercherà di pubblicare tutte le pervenute all’indirizzo di posta
[email protected]
Chiunque volesse dire la sua e aiutarci ad approfondire alcuni argomenti, oppure semplicemente porre
delle domande sull’Associazione o altri temi riguardanti il modellismo navale, potrà farlo!
Naturalmente tutti i nostri lettori possono mandare una mail alla redazione per chiedere chiarimenti
o esporre i propri problemi o semplicemente dire la propria. Potete intervenire e rispondere anche alle
domande di altri lettori, può essere che qualche altro utente possa risolvere il vostro problema o ci sia
già passato e darvi semplicemente un consiglio!
Attenzione: Per un problema di privacy, saranno inserite solo le Domande e Risposte dove si chiede
esplicitamente di dare il consenso a tal fine.
Con questa Sezione speriamo vivamente di dare, ancora una volta, un forte contributo alla comunicazione riguardante il Modellismo Navale; e speriamo di avere parecchio ancora da dire
Vi Ringrazio
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La Redazione
In viaggio con Magellano n. IX - Gennaio 2010
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Non rappresenta una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicitИ
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