Corriere Adriatico - 18.02.11 pag 7
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Corriere Adriatico - 18.02.11 pag 7
Venerdì 18 febbraio 2011 Online www.corriereadriatico.it 7 ATTUALITÀ Dieci anni fa il massacro di Novi, Erika presto libera RENATO BOTTO .............................................................................. Torino Erika De Nardo conta i giorni che le mancano per tornare in libertà. Fra poco più di un anno potrà lasciare il carcere dove sta finendo di scontare la pena per il duplice omicidio della madre e del fratellino, compiuto nella loro casa di Novi Ligure (Alessandria), il 21 ferraio 2001, esattamente dieci anni fa. Un massa- cro come molti definirono - e ricordano tuttora - quel delitto; “una mattanza”, come dissero, con gli occhi sbarrati, i primi soccorritori dopo essere stati sul luogo del crimine. Susy Cassini, 41 anni, e il figlio Gianluca, di 11, morirono massacrati da 97 coltellate, per mano di Erika, che allora aveva sedici anni, e del suo “fidanzatino” Omar, all’epoca diciasettenne. Lui è tornato in libertà l’anno scorso, ha lasciato il carcere di Asti e il Piemonte, spera che nessuno più lo cerchi per parlare di quei giorni. “Voglio solo essere lasciato in pace”, aveva detto. “Uno degli episodi più drammaticamente inquietanti della storia giudiziaria del nostro Paese”, così scrissero i giudici della Corte d’Appello per i minori di Torino confermando le condanne (16 anni per lei, 14 per lui), poi ridotte per effetto dell’indulto e degli sconti di pena. Erika aspetta di riassaporare la libertà. Vuole cominciare una nuova vita, avrebbe confidato di volersi costruire una famiglia e diventare mamma. A Novi Ligure si dice ................................... Le mancano dodici mesi Il papà vorrebbe riaccoglierla nella casa dove ci fu il delitto ................................... che il padre, l'ingegner Francesco De Nardo, si prepari a riaccoglierla a casa, in quella stessa “villetta degli orrori”, al quartiere Lodolino, dove è tornato a vivere, subito dopo il dissequestro. E’ una prospettiva che turba molti novesi: faticano ad accettare l’idea che quella ragazza, diventata una giovane donna, possa tornare tra di loro dopo tanta ferocia. Ma il padre non ha mai abbandonato Erika, è sempre andato a trovarla in carcere, prima a Milano, all’istituto per minori Beccaria, poi a Verziano dove la giovane si è prima diplomata e poi laureata in Lettere con una tesi sul pensiero di Socrate. Cinque anni fa i suoi legali avevano chiesto la libertà condizionale. Richiesta respinta dalla Cassazione perchè, secondo i giudici della Suprema Corte, non si era ancora ravveduta. “C’era il padre ma senza la donna” Livia e Alessia viste tre settimane fa in un negozio nel Comasco. “L’uomo comprò due peluche” LE GEMELLINE SCOMPARSE PASQUALE FAIELLA ............................................................................... Como Livia e Alessia non si sarebbero mai e poi mai separate dai loro peluche. Dimenticati durante la fuga senza ritorno di Matthias Schepp e ora rimasti a casa, a Morges, stretti convulsamente dalle mani di Irina Lucidi come se quei pupazzi potessero aiutare in qualche modo a riportare a casa le figlie. E forse, a dar credito all’ultima segnalazione, le gemelline scomparse potrebbero aver chiesto al loro papà di ricomprare quei giocattoli durante la fuga. Una richiesta che potrebbe aver convinto l’ingegnere svizzero a far una breve sosta al centro commerciale Bennet di Tavernola una frazione di Como, ad un tiro di schioppo dalla dogana di Chiasso. Qui c'è chi giura - al primo piano del centro commerciale - di aver riconosciuto Livia e Alessia in compagnia del loro papà. E’ µ Anita Salvalaggio, 58 anni, titolare del negozio C’Art. “Mi ricordo delle due bambine bionde, specialmente di quella con gli occhiali - dice Anita - sarà stato forse tre settimane fa, c'era il papà con loro quando sono entrate in negozio. Ma non di questa donna che si dice essere in loro compagnia. Se c'era non è entrata in negozio”. Anita spiega di aver venduto a quel signore biondo che “sembrava avere molta fretta” e che era rimasto fermo all’ingresso del negozio, due peluche, un tigrotto e una pecorella. Un ricordo che si era sbiadito nella mente della donna ma che l’altra sera, dopo la trasmissione “Chi l’ha visto?” è tornato vivido. “Ho detto alle due gemelle: “Che bravo papà che avete”. Dopo che quell'uomo le aveva accompagnate nel negozio a prendere i peluche. Quando ho visto la trasmissione - dice Anita Salvalaggio - ho detto a mia figlia “dai chiamiamo”. Poi non c'è l’ho fatta a telefonare: quelle due bambine erano bionde, me le ricordo benissimo e anche il papà che assomigliava tanto a Matthias. Sono entrate in negozio, erano tranquillissime, e hanno gironzolato tra i banchi”. Se la segnalazione della negoziante risultasse attendibile, si Indagini a 360° sullo zainetto dell’ingegnere IL PARTICOLARE .............................................................................. Como Alessia e Livia Schepp con il padre Mattias in una foto mostrata a ''Chi l'ha visto?''. dovrebbe ripensare alle tappe della fuga di Schepp. Sulla “presenza” dell’uomo in Lombardia sono giunte altre segnalazioni alla trasmissione di Raitre. Prima quella di una donna e poi da un uomo, che ha indicato di aver visto Schepp, la donna e le bimbe a gennaio nel centro commerciale Bennet di Cantù. Ma anche Sono morte 12 persone, per lo più stranieri e una guida Vietnam, affonda barca con turisti si salvano due giovani italiani LAURENCE FIGÀ-TALAMANCA .............................................................................. Hanoi Stanno bene, ma se la sono vista brutta i due italiani che l’altra notte erano a bordo di un battello turistico affondato nella baia di Ha Long, in Vietnam. Nel naufragio sono morte 12 persone, per lo più stranieri e una guida vietnamita. “La barca si è inclinata sul fianco destro fino ad affondare, è stato un attimo”, hanno raccontato all’Ansa Stefano Sacconi, romano di 32 anni, e Stefano Corda cagliaritano di 35 anni, residente a Parigi. I due sono già stati raggiunti da un funzionario dell’ambasciata italiana a Hanoi, inviato sul posto appena giunta la notizia di un possibile coinvolgimento di italiani nell’incidente. La barca, di nome Truong Hai, aveva lasciato Bai Chay Port l’altro pomeriggio con a bordo almeno 21 persone tra turisti e membri dell’equipaggio, per una delle consuete crociere nella splendida baia a circa 200 km a nordest di Hanoi. L’imbarcazione è poi affondata all’alba al largo di Ti Top Island dopo il cedimento della sentina, secondo le prime ricostruzioni delle autorità locali. “Già dalla sera precedente lo scafo procedeva leg- I due giovani italiani mentre raccontano le fasi del naufragio germente inclinato”, ha detto Sacconi, fino ad inclinarsi sempre di più e ad affondare attorno alle 5 di mattina, quando “la temperatura esterna non superava i 10 gradi”. I due italiani “sono stati molto fortunati”, ha detto all’Ansa l’ambasciatore italiano Lorenzo Angeloni. Al momento dell’incidente infatti “erano già svegli, si sono buttati in acqua e si sono salvati nuotando - ha spiegato -. Chi dormiva nelle cuccette di sotto, invece, probabilmente non ce l’ha fatta”. Sacconi e Corda hanno raccontato di aver nuotato al freddo per un quarto d’ora fino a raggiungere uno dei battelli ormeggiati nella baia. “Nel naufragio hanno perso i loro effetti personali, per questo stasera saranno ospiti in amba................................... Hanno raggiunto a nuoto un altro battello il romano Stefano Sacconi e il cagliaritano Stefano Corda ................................... un’altra segnalazione porta a Como, quella che indicava, secondo una testimone, la presenza di una donna bruna vista insieme a Matthias e alle bambine. La donna corrisponderebbe, secondo la segnalazione, a Katia Iritano, 27 anni, che poi è effettivamente scomparsa il 25 gennaio da Montbovon (Svizzera), e sarebbe stasciata” a Hanoi, ha aggiunto l’ambasciatore. “Ma l'importante è essersi salvati”, hanno detto i due sopravvissuti. Dalle acque della baia, sono stati recuperati i corpi senza vita di undici stranieri (di nazionalità britannica, russa, americana, giapponese, francese, svedese, svizzera) e quello della loro guida vietnamita, secondo quanto riportato dal sito di Vietnam News. Le vittime sono state trasferite al Bai Chay Hospital per l’identificazione, mentre i sopravvissuti - ha riferito all’Ansa il dottor Bui Minh Chinh - sono stati dimessi dopo poche ore. Tra questi anche i due italiani che, ha fatto sapere la Farnesina, “si sono dichiarati in buono stato di salute”. Ma il pensiero corre ai loro compagni di viaggio che non ce l’hanno fatta: “Sono ragazzi che avevamo conosciuto la sera prima a cena - hanno detto -. Poi ci è toccato riconoscere i loro corpi in ospedale”. La baia di Ha Long, circa 170 km a nordest di Hanoi, è una delle maggiori attrazioni turistiche del Vietnam. “E’ una località splendida, una tappa obbligata per chi va in Vietnam. Ma c'è da dire che il Paese ha un interesse “elitario”, ci va chi ha già visitato il resto del mondo. Chi va in Vietnam fa un’escursione in questa baia”: a dirlo è il presidente dell’Astoi, l'Associazione che riunisce i maggiori tour operator associati da Confindustria, Roberto Corbella. “Ancora non so - aggiunge - se il battello affondato faceva capo ad un operatore italiano o no”. ta proprio lei a dire alla signora che ha segnalato l’avvistamento che le due bambine, che le avevano rivolto lo sguardo, erano gemelle. E un cappotto da donna è stato trovato in casa di Schepp a Saint Sulpice. Ma la scomparsa di Katia potrebbe non aver nulla a che fare con la vicenda delle gemelline. µ Si indaga anche su uno zainetto: quando Matthias Schepp arriva a Marsiglia e parcheggia la macchina non ve ne è traccia; poi ricompare in immagini riprese dalle telecamere quando ha prelevato i 7.500 euro (inviati poi alla moglie in più buste) da vari bancomat. Dalle immagini appare che lo zainetto contiene qualcosa. Uno zaino è stato poi trovato vuoto nella vettura che l’uomo ha lasciato parcheggiata davanti alla stazione di Cerignola prima di suicidarsi. Intanto la Polizia Postale di Bari sta cercando di estrapolare qualche dato sensibile dai frammenti del navigatore satellitare ritrovati lungo i binari ferroviari vicini alla stazione di Cerignola . Se non ci dovessero riuscire, i frammenti saranno affidata a un centro informatico specializzato in Olanda. Il procuratore: “Questa è barbarie” I killer di madre e figlia volevano fare una strage ALESSANDRO SGHERRI ........................................................................ San Lorenzo del Vallo Hanno sparato su tutto quello che si muoveva con un solo obiettivo: sterminare l’intera famiglia. Era questo lo scopo, secondo gli investigatori, dei killer di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara, di 26, uccise l’altra sera a San Lorenzo De Vallo. Sono però sfuggiti alla morte un altro figlio di Rosellina, Silos De Marco, di 24 anni, ferito all’inguine e alla spalla sinistra, ma le cui condizioni non destano preoccupazioni, e il capofamiglia, Gaetano De Marco, scampato all’omicidio perchè dormiva in una stanza diversa da quella in cui si trovavano le donne e, probabilmente, non è stato visto dagli assassini. Una ferocia inaudita che ha indotto il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, ad affermare: “questa è barbarie”. Una tesi condivisa anche da un inquirente. “Sono veramente delle bestie”, ha detto riferendosi agli assassini. “Hanno colpito - ha aggiunto delle donne inermi. Una volta c'era un codice che diceva di non sparare a donne e bambini, ma ormai non c'è più freno. Probabilmente anche per- chè questa gente, prima dell’azione, si fa di cocaina”. Il motivo di tanta violenza, secondo gli investigatori, è da ricercare nella sete di vendetta. Allo stato non ci sono ancora atti formali, ma la pista privilegiata è quella che porta al boss latitante Franco Presta. E’ per questo che alle indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e del Comando provinciale di Cosenza, lavorano anche i magistrati della Dda di Catanzaro, che Presta lo conoscono bene. L’uomo, latitante dal 2009, è ritenuto uno dei killer più spietati della 'ndrangheta ed oltre ad una condanna per usura ed estorsione, sul suo capo pende un’ordinanza di custodia cautelare per tre omicidi. Esattamente un mese fa, il 17 gennaio, a Spezzano Albanese, a due passi da San Lorenzo del Vallo, suo figlio, Domenico, di 22 anni, è stato ucciso al termine di una lite da un commerciante, Aldo De Marco, che è il cognato e lo zio delle vittime. E l’ipotesi dagli investigatori è che proprio per vendicarsi di quell'omicidio il boss possa avere deciso di sterminare la famiglia imparentata con l’assassino di suo figlio.