in memoria di mario lodi, 17 febbraio 1922

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in memoria di mario lodi, 17 febbraio 1922
4/4/2014
In memoria di Mario Lodi. Piadena, 17 febbraio 1922- Drizzona, 2 marzo 2014. :: Il pane e le rose - classe capitale e partito
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In memoria di Mario Lodi.
Piadena, 17 febbraio
1922- Drizzona, 2 marzo
2014.
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(3 Marzo 2014)
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Imperialismo e guerra
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Comunista
Indice dei dossier
Ciao, Mario.
Grazie di cuore per il tuo esempio,
l’umiltà, la profonda capacità di
amare.
Resterai sempre il nostro più grande
maestro.
“Andate avanti!”, ci hai detto. Le tue
parole, “impegno e collettivo”, ci
indicano la strada da seguire con
forza e speranza. Felice volo nel cielo
azzurro, insieme a tutti i Cipì che ti
vogliono bene.
Un grande abbraccio.
C osì il sito della Casa delle arti e del gioco
(www.casadelleartiedelgioco.it)
ricorda
la
scomparsa
dell’uomo che fu Maestro per generazioni di maestri e
pedagogisti.
Antifascista,
pacifista,
fondatore
del
Movimento per la cooperazione educativa, il suo nome
entra a buon diritto nella storia delle scienze educative,
quanto del movimento operaio e della letteratura italiana.
Molto arduo ricordare tutte le personalità con cui Mario
condivise la propria vita e le proprie scelte (ma come
dimenticare lo scambio epistolare con Don Milani, frutto di
un incontro quanto mai fecondo con l’altro Nume tutelare
della pedagogia alternativa in Italia..). Altrettanto difficile
elencare le sue opere. Impossibile, in queste poche righe,
rendere giustizia all’influenza che l’autore de “Il Paese
sbagliato” (1971) e “Cominciamo dal bambino” (1977)
esercitò e continua ad esercitare su chi si occupa della
educazione e della crescita delle nuove generazioni.
C hi scrive preferisce affidare il proprio saluto a Mario Lodi
alle sue stesse parole, segnatamente, quelle di una sua
vecchia favola, dal cui testo emerge quell’antimilitarismo
che Mario considerava uno dei cardini del sistema di valori
di cui la scuola avrebbe dovuto farsi portatrice.
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(30 Novembre 2010) Enzo Apicella
E' morto Mario Monicelli
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Commento del Csa Vittoria al libro “ Dove
sono i nostri” del Clash City Workers
Riflessioni dopo il dibattito/presentaz ione di
sabato 29 aprile a Milano.
(2 Aprile 2014)
S T AT O E IS T IT UZIONI
AFFILE, CADE UN ALT RO PEZZO DEL
M AUS OLEO. ORA AT T ENDIAM O S OLO IL
T ONFO FINALE
(3 Aprile 2014)
La strabomba
Nella sua fabbrica padron Palanca faceva le bibite con gli
scarti del petrolio. Ma nessuno comprava quelle bibite
perché erano nere e facevano venire il mal di pancia.
Allora inventò un bel carosello per convincere la gente.
Tutti bevevano e lui diventò ricco, ricchissimo, quasi come
il re. I ricchi sono sempre amici dei re e anche padron
Palanca lo diventò. Una sera andò a cena nel suo castello e
gli disse: "Facciamo una grande guerra! Io ti costruirò la
strabomba e tu mi darai cento stramilioni. Io diventerò il
più ricco del mondo e tu il re di tutta la terra".
"Bene" disse il re. "Ma come si fa convincere la gente a
fare la guerra per noi?".
"Ci penso io" disse padron Palanca. Diventò capo della TV e
fece un telegiornale bello come carosello e tutte le sere
diceva: "È bello combattere e morire per me e per il re".
E la gente credeva alle sue parole bugiarde come beveva
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o42734:e1
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4/4/2014
In memoria di Mario Lodi. Piadena, 17 febbraio 1922- Drizzona, 2 marzo 2014. :: Il pane e le rose - classe capitale e partito
le sue bibite nere.
Intanto padron Palanca nella sua strafabbrica nuova
costruiva la strabomba, gli aeroplani, i carri armati, i fucili,
e tutto quello che occorreva per fare la grande guerra. E
vendette tutto al re per cento stramilioni. Il giorno della
guerra la gente, in piazza guardava sul teleschermo il re e
il generale Palanca. Il generale diceva: "La guerra è
incominciata. Fra poco vedrete l'aereo che sgancia la
strabomba sul nemico che non sa niente. Noi siamo più
forti e vinceremo. Viva me e viva il re".
L'aereo era arrivato sulla città più grande del mondo. Il
generale ordinò: "Butta la strabomba". Il pilota guardò giù
e vide i bambini che giocavano. E pensò: "se sgancio li
ammazzo!" E volava, volava, sulla città che brillava al sole.
E non ubbidiva.
"Butta la strabomba sul nemico!" Urlò il re arrabbiato.
Il pilota volava e diceva: "Vedo solo bambini e gente che
lavora... il nemico non lo vedo... il nemico non c'è".
Il re e il generale gridarono:" Sono loro il nemico! Sgancia
e distruggili". Ma il popolo e i soldati urlarono tutti insieme:
"NO!".
Urlarono tanto forte che il pilota li sentì. Allora tornò
indietro, volò sul castello e disse al re: "La bomba la butto
addosso a te!".
Insieme al generale il re scappò e da quel giorno un'altra
storia incominciò.
In tutta la terra una storia senza guerra.
Mario Lodi, 1971. Ultima pubblicazione in Favole di Pace,
2005
Leonardo Donghi
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