L`Azione, sulle frontiere della nuova evangelizzazione
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L`Azione, sulle frontiere della nuova evangelizzazione
2 e L’AZiON Speciale 90 anni Domenica 5 dicembre 2004 Il primo numero de “Il Buon Senso”, nel gennaio 1904, precursore de “L’Azione”, che iniziò a uscire nel dicembre 1914 IL MESSAGGIO DEL VESCOVO ZENTI L’Azione, sulle frontiere della nuova evangelizzazione SEGUE DALLA PRIMA C oncretamente, il nostro settimanale cattolico si pone sempre più sulla linea di una professionalità che si impone per qualità. A partire dal suo forte senso di aderenza all’oggettività dei fatti. Il che richiede ai professionisti della comunicazione una grande libertà interiore e un’acuta capacità di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda del reale. Altro è il reale, altro l’interpretazione del reale. Sul reale dovrebbe esservi sostanziale concordanza dei dati tra gli articolisti giornalisti delle varie testate. Sull’interpretazione si può anche divergere. Le eventuali manipolazioni dello stesso reale originario creano subito clima da mischia. La professionalità mass mediale e l’aderenza al rea- le autorizzano e sospingono il settimanale L’Azione a tenere lo sguardo sull’orizzonte dell’umano, a 360 gradi. Nulla di ciò che interessa all’uomo, in quanto persona e in quanto figlio di Dio, carico di diritti e soggetto a doveri, le rimane indifferente, anche se non sempre, in ogni numero, può permettersi di occuparsi di tutto. E sui fatti non rimane neutra. Esprime una valutazione. Il suo criterio di valutazione è desunto dalla fonte ispiratrice che è la Parola di Dio, il Magistero della Chiesa, da quello della Santa Sede e quello del vescovo diocesano, dalla Tradizione della Chiesa, dal buon senso umano. Di conseguenza, dà spazio al ventaglio delle interpretazioni, ma, senza scadere mai nell’antagonismo dialettico, presenta con limpi- da chiarezza la “posizione della Chiesa”. Tale posizione esonera da eventuali requisitorie nei confronti di posizioni culturali diverse. Chiunque sa leggere con intelligenza è in grado di giudicare, grazie alle ragioni che fanno da supporto, da cui si evincono raccordi o discordanze. Senza scendere direttamente sul campo dell’avversario di cui tentare di spuntare tutte le armi e di cui controbattere ogni opinione avversa. Mentre si apre al ventaglio degli eventi che coinvolgono l’uomo a livello planetario o nazionale, focalizza avvenimenti del nostro territorio. Sicché il lettore si ritrova narrato e interpretato. L’attenzione al territorio si coniuga inscindibilmente con lo sguardo più ampio. Anche come dignità di collocazio- ne. Da prima pagina, per intenderci. Se ne vale la pena. Ma per essere un servizio al Vangelo della speranza, da cui la nostra Chiesa diocesana si sta lasciando ammaestrare, L’Azione intende intensificare sempre più la sua forza di propositività. Con la singolare capacità di cogliere e rilevare il positivo degli avvenimenti e delle problematiche, senza, ovviamente bendare gli occhi su ciò che è negativo e causa di negatività, segno del regno delle tenebre (cfr Col 1, 13). Esemplare per ogni incontro tra identità differenziate; effervescente nella sua pacatezza; puntuale sui tempi delle risoluzioni; rispettosa di tutti anche quando non disdegna una vena di umorismo; disposta a dare ragione anche a chi si colloca su sponde opposte, ogni qualvolta mani- festi posizioni da buon senso; capace di suggerire vie d’uscita dai labirinti della sagra delle opinioni. Aiuti sempre più i lettori a tendere al meglio. A mettersi dalla parte di Dio per essere meglio dalla parte dell’uomo. A riconoscere i segni dei tempi, cioè i segnali di una presenza reale e impercettibile di Dio nei meandri della storia. Non per ottimismo euforico, ma per fedeltà al suo progetto di amore. Non c’è dubbio allora che la ricorrenza dei 90 anni de L’Azione è un’occasione straordinaria per un suo forte rilancio, con il contributo, anche critico, di chiunque ama la verità e si fa carico di una valorizzazione del settimanale cattolico in funzione della nuova evangelizzazione. Chiedo ai miei preti e ai laici, a partire da quelli dei consi- gli pastorali e dai collaboratori parrocchiali, di entrare dal vivo nel dinamismo de L’Azione. Perché sia sempre più al passo dei tempi di Dio a servizio della nostra gente; il “nostro” settimanale, condiviso e sostenuto, perché un “signor” settimanale. Questa è altresì un’occasione singolare per esprimere gratitudine ai direttori che si sono succeduti lungo questi novanta anni fino ad oggi, e ai loro collaboratori, per la passione che vi hanno immesso al fine di accostare il reale, cioè il vissuto della nostra gente e dell’umanità intera, con simpatia e con aderenza obiettiva, interpretandolo alla luce del Vangelo. + Giuseppe Zenti Venne subito snobbato come “giornale dei preti”, in realtà era più dei laici che dei preti, perché nato in seno al comitato diocesano dell’“Opera dei Congressi” che era la prima forma di organizzazione del laicato. E non era dei preti anche perché fin dall’inizio volle essere non solamente un’espressione della vita interna della Chiesa, ma anche uno sguardo attento sulla società per capire come funzionava e contribuire a migliorarla secondo i valori dello spirito cristiano. Il giornale ha sempre tentato di camminare su questo crinale. Un occhio alla Chiesa e un occhio al mondo. Non sempre gli è riuscito, soprattutto durante i periodi più burrascosi del secolo passato. Durante il periodo fascista è stato costretto a piegare la testa e rifugiarsi nel religio- so, ma l’idea di non parlare solo di cose di Chiesa non è stata mai abbandonata. E anche oggi cerca di mantenere sempre questo doppio sguardo, non come due visioni disgiunte o semplicemente accostate, ma come sforzo di far interagire la fede con la vita in tutta la sua complessità, pur senza arrogarsi compiti che non gli spettano. Posizione difficile, a volte contestata, ma perseguita con la consapevolezza che tale è stata, e dovrà continuare ad essere, la natura di questo mezzo di comunicazione. E quando dico che interagisce con la vita, intendo in primo luogo la vita di questo territorio, tra il Piave e il Livenza, dalle Prealpi al mare Adriatico. L’Azione vuole mantenere il carattere di giornale locale, fortemente radicato nel territorio, attento a quello che vi succede. È questo uno dei suoi punti di forza perché la gente vuole essere informata su questo suo piccolo mondo quotidiano che non è fatto di piccole cose ma di problemi di vita che sono sempre grandi. E se si apre ai problemi del vasto mondo – e deve aprirsi per vocazione propria e per necessità dei cambiamenti avvenuti – lo fa sempre partendo dal locale. Novanta anni è una bella età. Riferita alla vita umana questa espressione è un pietoso eufemismo per dire che ormai si è al tramonto. Per il nostro giornale, invece, è la garanzia di ricca esperienza e tanta attenzione di lettori. E noi abbiamo tutta l’intenzione di non dissipare queste risorse e di rimanere fedeli all’ispirazione di quei primi coraggiosi che lo hanno iniziato. Giampiero Moret INTERVENTO DEL DIRETTORE Un giornale sul crinale tra Chiesa e mondo N ovanta anni per un giornale è una gran bella età. Non sono molti i giornali che possono vantare un passato così lungo. Per parlare in termini di mercato, se L’Azione è resistita così a lungo vuol dire che ha rappresentato fin dall’inizio un’offerta valida rispetto a una domanda diffusa. L’inizio, come possiamo constatare dalle note storiche di questo numero speciale, non è stato facile perché ha richiesto un doppio tentativo, il primo, fatto dieci anni prima con Il Buon senso, e quindi esattamente un secolo fa non è andato bene: dopo pochi numeri si è dovuto interrompere. Poi è stata trovata la ca- e L’AZ iON Settimanale della diocesi di Vittorio Veneto (Iscritto al n. 11 del Registro stampa del Tribunale di Treviso il 21-9-1948 e al Reg. Naz. della Stampa con il n. 3382 vol. 34 f. 649 del 5-9-91 - Iscr. ROC n. 1730) Direttore responsabile GIAMPIERO MORET Redazione e amministrazione Tel. 0438 940249 e-mail: [email protected] www.lazione.it Via J. Stella, 8 - Fax 0438 555437 TIPSE - Tel. 0438 53638 - 31029 VITTORIO V. libratura giusta e il giornale ha preso il volo e non si è più fermato, se non durante il periodo culminante della prima guerra mondiale. Il nostro giornale, insieme a tanti altri che sorsero a cavallo dei due secoli passati, è stato il segno di un cambiamento avvenuto all’interno della Chiesa. Non più chiusa in difesa, di fronte a un mondo nel quale non vedeva niente di buono e dal quale si aspettava solo attacchi malevoli, bensì aperta al confronto, anche allo scontro quando occorreva, sempre, però, con la volontà di capire cosa stava succedendo nel mondo e di diventare un elemento attivo. Questo atteggiamento era nato so- ABBONAMENTI 2004: Annuale (50 numeri) 40 Semestrale 22 Sostenitore 80 prattutto grazie ai laici cristiani che avevano ottenuto più spazio all’interno della Chiesa, si erano organizzati e avevano avviato molte iniziative che esprimevano la volontà di non stare a guardare, sdegnati, la rovina del mondo. Si sviluppa, così, il cristianesimo sociale con le sue molteplici realizzazioni: le associazioni cristiane di lavoratori, le leghe, le casse rurali, le mutue. Tra queste anche i giornali. Pensate che in quel periodo esistevano una trentina di quotidiani (dico quotidiani) cattolici nel nostro paese. Su questa scia prese avvio anche il nostro settimanale L’Azione che anche nel nome esprimeva questa volontà. Questo settimanale è iscritto alla FISC Federazione Italiana Settimanali Cattolici Socio del CONSIS CONSORZIO NAZIONALE SETTIMANALI SOC. COOP. a r.l. - ROMA ed associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Per l’estero chiedere in amministrazione. Conto corrente postale n. 130310 “I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente nell’ambito della nostra attività e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.” Chiuso in redazione il 1.12.2004 alle ore 15.30 e L’AZiON Speciale 90 anni Domenica 5 dicembre 2004 DIECI ANNI PRIMA, UN TENTATIVO CHE DURÒ UN ANNO E MEZZO Tutto cominciò nel 1904 con “Il Buon Senso” D omenica 10 gennaio 1904 i vittoriesi ebbero un’eccitante sorpresa: era uscito e si vendeva davanti alle chiese un giornaletto polemico fin dal titolo e dal sottotitolo: “Il Buon senso - Foglio volante ch’esce ogniqualvolta si tenterà di esiliare il senso comune da Vittorio”. Contro chi uscisse non ser viva proprio specificarlo: era ancora sulla bocca di tutti il discorso incendiario tenuto la domenica precedente da un esponente socialistamarxista a militanti e simpatizzanti. Un discorso non tanto anticapitalista, quanto anticlericale: “Svegliati, o proletario, ché il dì della vendetta è vicino e già sorge l’aurora delle tue rivendicazioni! Non sono, no, le ditte licenziatrici le tue nemiche, non il grasso borghese… No, è il prete, l’odiato parassita che vivendo alle spalle dei gonzi con la sacra ciancia, si empie lo stomaco di pollastri strappati ai poveri credenti”. Ora veniva la risposta: e voleva essere pepata come la provocazione. Non ser ve scorrere tante righe per sincerarsene. L’articolo di replica alle accuse socialiste si apre così: “Con vera puntualità, la conferenza delle 2.30 ebbe luogo alle 5”. E continua riassumendo e confutando le accuse socialiste contro la Chiesa e accusando a sua volta il movimento socialista di essere, dietro una maschera di filantropo e moderno benefattore, il vero nemico del proletariato e dell’umanità. Era una vera e propria sfida dell’ambiente cattolico ai socialisti locali. Ma da chi era stata pensata e concretizzata questa risposta e questa sfida? Dal comitato diocesano dell’“Opera dei Congressi” - sezione di “Azione popolare cristiana”, for- mato soprattutto da giovani preti entusiasti delle idee di Giuseppe Toniolo. Il successo del primo numero spinse gli autori a continuare e, dopo due altri numeri volanti, il 14 febbraio Il Buon senso diventa- va “Periodico settimanale democratico cristiano”. Cristiano sì, ma democratico Esso si presentava al pubblico con questo programma: “Questo giornale non è fatto per letterati né per politicanti, né per titolati di alcun genere: esso è fatto per te, o proletario dell’uno e dell’altro sesso (…). È nostra intenzione, o proletario, e sarà nostro orgoglio difendere e propugnare i tuoi interessi sia spirituali che economici: la tua religione e la tua borsa… Le encicliche di Leone XIII e i rescritti del venerando Pio X sono il nostro codice, ivi è compreso il nostro programma”. Da allora l’impegno del giornale si esplicò principalmente in due direzioni: una di offesa-difesa contro i nemici della fede e della società cattolica, l’altra di esaltazione e promozione della stessa fede e socialità. Nella lotta contro i nemici, l’impegno maggiore continuò ad essere volto contro il socialismo. Ma il giornale combatté pure la Massoneria, i liberi pensatori e il liberalismo. Più originale e caratterizzante fu l’azione positiva di suggerimento e fiancheggiamento di iniziative morali e sociali ispirate alla fede cristiana. A parte gli interventi di contenuto moraleggiante contro il turpiloquio, l’ubriachezza e in favore del risparmio, sono notevoli e degne di menzione le prese di posizione a favore della democrazia e a difesa-sostegno del proletariato agricolo e industriale. E qui il giornale non si limita ad esporre principi, ma fa sentire la sua voce in merito a situazioni e problemi concreti, soprattutto locali: ad esempio, plaude al riposo festivo dei fornai e invita tutti i lavoratori a unirsi in le- ghe per ottenerlo; illustra le caratteristiche delle casse rurali e ne raccomanda vivamente l’istituzione; lamenta il lavoro insalubre e la paga insufficiente dei lavoratori delle calci idrauliche; propone le nove ore lavorative sull’esempio svizzero. Interventi arditi, specialmente in un ambiente limitato e chiuso dove anche un’increspatura d’onda assume le proporzioni dei marosi. Troppo avanti sui tempi? In effetti queste battaglie non incontrarono il favore unanime dei cattolici della diocesi vittoriese. Sorsero in seno ai più conservatori diffidenze e resistenze: accusavano i redattori di essersi allontanati dagli insegnamenti teologici e sociali della Chiesa e di essere scivolati su posizioni moderniste e socialiste. Accuse certo infondate, ma pericolosamente plausibili in quei tempi di aperture entusiaste e poco sorvegliate. La goccia che fece traboccare il vaso giunse quando il Papa, dopo aver sciolto nel 1904 l’organi- NEL 1914 NACQUE “L’AZIONE” Piccolo, ma ambizioso I l 5 dicembre 1914 nasceva un nuovo settimanale diocesano, L’Azione. Nasceva con un titolo diverso dal primo settimanale contestato e chiuso nove anni prima, perché diverse erano le modalità e le prospettive della sua venuta alla luce. Ora l’iniziativa veniva in gran parte da laici, ed era il vescovo stesso, monsignor Caròli, a farla sua. A dirigerlo venne chiamato don Annibale Giordani. Il titolo, più sostenuto e ambizioso, alludeva in modo chiaro alla volontà della comunità cristiana di entrare da protagonista nella vita delle realtà locali con una visione aperta alla complessa realtà nazionale. Come mai questo impegno così esplicito? Erano successi due fatti decisivi: nell’anno precedente col patto Gentiloni i cattolici erano entrati per la prima volta nella vita politica italiana, e il 28 luglio di quello stesso 1914 era scoppiata una guerra dalle proporzioni enormi, che coinvolgeva gli stati più potenti d’Europa e minacciava di estendersi all’Italia e al mondo intero. Adesso dunque la voce dei cattolici poteva finalmente esprimersi a tutti i livelli; e l’urgenza del momento rendeva questo servizio doveroso e indispensabile. L’editoriale del primo numero espone con chiarezza e una certa solennità il programma del giornale: incoraggiare i cattolici diocesani ad agire “per i diritti di Dio, per la grandezza della patria, per il bene del popolo”. Vediamo come questo programma fu attuato. “I diritti di Dio”, innanzitutto Preoccupato per il venir meno della fede e della pratica religiosa, il giornale promosse sia una denuncia forte delle distorsioni della verità e delle perversioni del costume portate dai nemici della Chiesa, sia un’azione cristiana che togliesse loro occasioni e strumenti di penetrazione nell’animo popolare. La denuncia fu portata avanti soprattutto contro il Socialismo marxista e la Massoneria. Ai socialisti il giornale contestava la negazione di Dio, dell’autorità e della proprietà, di educare all’odio e alla violenza e di volere lo sfacelo della famiglia. Alla Massoneria rivolgeva l’accusa di aver inquinato col suo anticlericalismo la vita politica italiana e in particolare di volere l’intervento dell’Italia non per fini patriottici, bensì per distruggere nell’Austria il bastione del cattolicesimo e ottenere così il trionfo in Europa del blocco massonico. Ma, subito dopo, la “grandezza della patria” È il secondo riferimento de L’Azione, e rappresenta una novità rispetto al passato, dato che di patria Il Buon senso non aveva quasi mai parlato. L’editoriale del primo numero chiarisce come l’amore di patria sia per i cattolici un valore autentico e irrinunciabile, e comporti una piena lealtà nei confronti del governo legittimo. In effetti, il dibattito che nella seconda metà del 1914 divise l’Italia tra interventisti e neutralisti vide L’Azione schierata decisamente con questi ultimi, ma con la riserva di fare comunque propria la scelta che il governo ritenesse più conveniente per la patria. In conformità con questi propositi, una volta che l’Italia fu entrata in guerra, L’Azione cessò ogni voce critica nei confronti dell’intervento, manifestando una convinta adesione allo sforzo bellico della nazione. Ma non bisogna pensare che la scelta patriottica si accompagnasse a cecità politica: il giornale era ben consapevole della strumentalizzazione di cui i cattolici erano state vittime da parte dello schieramento liberale, di Giolitti il neutralista, prima, e di Salandra l’interventista poi. E scriveva amaro: “Nulla i cattolici hanno fatto per provocare quel- l’enorme flagello che si chiama guerra; essi divengono soldati per necessità di fatto… E i liberali tengano per sé le loro lodi: ci carezzano sempre quando hanno bisogno e riprendono poi il ritornello di nemici della patria”. O ancora, con accento che sembra profetico: “Noi cattolici, dopo la guerra, saremo soli contro i liberali (…) contro i socialisti (…). Sarà bene pensare fin d’ora a questa fiera solitudine nostra e prepararci seriamente a sostenerla”. E, fondamentale, “il bene del popolo” Il bene del popolo rimase per L’Azione un punto fondamentale di impegno, come lo era stato per Il Buon senso. Il settimanale afferma ripetutamente la necessità per i cattolici di organizzarsi nei movimenti sociali, non più solo in confraternite. Tali organizzazioni devono comprendere insieme padroni e lavoratori, e soprattutto ispirarsi a “principi di giustizia cristiana che portino alla conoscenza esatta dei diritti e dei doveri d’ambo le parti”. E questo, perché “l’una non abbia a sopraffare l’altra, ma l’una e l’altra invece si amino e si aiutino”. Coerentemente con le idee e 3 smo generale dell’Opera dei Congressi, sciolse nel giugno 1905 anche il gruppo di “Azione popolare”, a cui appartenevano i promotori del giornale. Allora infatti le voci ostili al Buon Senso si fecero più ardite e più forti, anche all’interno dello stesso clero vittoriese. A questo punto il direttore del giornale, monsignor Bellé, rendendosi conto che la sua creatura non aveva più possibilità di sopravvivere, almeno non con le finalità e le caratteristiche con cui era nata, decise di chiederne lui stesso la fine. Cosa che gli fu senz’altro accordata. Così si spense, in modo doloroso e traumatico, il primo periodico della comunità cristiana della nostra diocesi: una voce magari non sempre perfettamente calibrata, ma viva, fresca, sincera e coraggiosa. Gianni Cella i propositi espressi, il giornale intervenne più volte, e anche con forza, sui problemi sociali locali: ad esempio, richiamando l’attenzione sull’inumanità di alcuni patti imposti ai coloni agricoli, ma anche, per converso, disapprovando le dimostrazioni di protesta chiassose e violente. Il successo, la sospensione Come si vede, L’Azione si qualificò fin da subito come giornale di nobili intenzioni e di generosi sentimenti, nonché di piglio vivace e combattivo. E poiché a queste qualità di carattere morale corrispondeva anche una buona fattura, ebbe un immediato e grande successo, attirandosi l’attenzione e le congratulazioni di Giuseppe Toniolo. Purtroppo non resistette alle vicissitudini della guerra. Alla fine del 1915, sopraffatto da difficoltà di ordine economico, dovette sospendere le pubblicazioni. Ma L’Azione non morì: troppo profonde e sentite erano le motivazioni ideali e pratiche che l’avevano chiamato alla luce. E così, il 15 agosto 1920, nel pieno della crisi che doveva portare prima all’occupazione delle fabbriche e poi all’avvento del fascismo, riprese a uscire con l’orgogliosa dicitura “anno VII n. 1”. Ancora una volta, in ore buie, la piccola Chiesa di Vittorio Veneto si sforzava di mettere sopra il moggio la lucerna della fede dei padri. Gianni Cella 4 Domenica 5 dicembre 2004 LA STORIA RICOSTRUITA DA TOFFOLI Dagli anni ’20 agli anni ’70 G ianni Cella, a pagina 3, ha descritto il clima in cui, nel 1914, è nata L’Azione. Aldo Toffoli continua il racconto della vita del giornale dalla ripresa delle pubblicazioni, dopo 5 anni di sospensione a causa delle difficoltà economiche dovute alla guerra, fino alla fine degli anni Settanta. 1920: la ripresa delle pubblicazioni L’Azione riprende le pubblicazioni dopo quasi cinque anni, il 15 agosto 1920: in notevole ritardo rispetto alle speranze dei suoi redattori. Ma accanto alla testata l’ordinale dell’anno - “Anno VII” - dichiara che, per loro, il giornale non ha mai cessato di vivere. Il sottotitolo, “Settimanale Popolare”, ha una sua forte allusività (forse non del tutto voluta): nel 1919 era nato il Partito Popolare di don Sturzo, e la virata nel senso del discorso politico portava ineluttabilmente L’Azione a sostenere le parti della nuova formazione, che tra l’altro nelle elezioni del 16 novembre, aveva ottenuto il 20,6% dei voti e ben 100 seggi in Parlamento. Ma i tempi si fanno complicati: nello stesso anno, due mesi dopo la nascita del P.P.I., Mussolini fonda a Milano i primi “fasci di combattimento”, e la nuova formazione politica dimostra subito di praticare ben altro che la dialettica delle parole. La direzione di don Faè Dopo un paio d’anni, al direttore don Agostino Sandro, subentra don Giuseppe Faè, che tenta di attenuare almeno l’“esposizione” politica dell’Azione mutandone il sottotitolo in “Settimanale per il Popolo”, con l’intenzione sincera di tenerlo fuori dalle diatribe di partito. Don Faè, per il vero, con i partiti aveva scarsa confidenza, e le sue smentite riguardo all’accusa di “fare politica” attraverso L’Azione avevano un fondo di sincerità. Ma aveva, per quei tempi, un difetto imperdonabile: non poteva soffrire, in particolare, i fascisti. I quali, dopo la marcia su Roma (1922), la vittoria col “listone” nelle elezioni politiche del 1924, il delitto Mat- Con don Faè il giornale si mette contro il fascismo e L’AZiON Speciale 90 anni teotti (1925), vanno impadronendosi di tutte le leve del potere: Mussolini diventa “capo del Governo” e cominciano gli anni del “regime”. Così il buon don Faè che, non avendo peli sulla lingua, e nemmeno sulla... penna, non si peritava di usare quando occorreva, anche nei confronti dei nuovi “padroni”, parole franche e dure, dovette ad un certo punto “cambiare aria” e andare a far l’arciprete a Montaner. Con il nuovo direttore, ancora don Agostino Sandro, L’Azione si mette, diciamo così, “in carreggiata”: l’accentuazione della tematica religiosa, il maggiore spazio dato alla cronaca locale, nonché, e soprattutto, la disponibilità a pubblicare, ogni tanto, le “veline” del potere politico del momento, mettono la rotta del giornale su acque meno perigliose, e consentono ad esso una navigazione sufficientemente tranquilla (anche se la locale censura non mancò mai, né allora né dopo, di far sentire la sua occhiuta presenza). La lunga direzione di don Giuseppe De Biasi Nel 1932, a don Sandro subentra don Mosè Da Broi, di lì a qualche anno affiancato da don Giuseppe De Biasi, che diventerà di fatto il direttore del settimanale. Nasce allora un divertente equivoco, dovuto al fatto che don De Biasi era solito firmarsi con le iniziali del suo cognome, “D.B.”, che erano le stesse del direttore ufficiale. Di qui la convinzione di molti lettori che, a scrivere i numerosi articoli di fondo, fosse don Da Broi. Si pote- va correggere, ma i due interessati scopersero ad un certo punto che, quando i censori politici alzavano la voce, fare a ping-pong (concordato) tra loro con le reciproche responsabilità era comodo, ed evitava qualche spiacevole conseguenza. L’Azione di don De Biasi (“monsignor” De Biasi dal 1939) va dalla metà circa degli anni ’30 fino alla sua morte, nel 1965: un trentennio difficile e convulso, comprendente l’ultima parte del ventennio fascista, dagli “anni del consenso” alla fine della seconda guerra mondiale, gli anni della ricostruzione del Paese e quelli della raggiunta e definitiva normalità democratica. Anni delicati e pericolosi per gli organi di stampa, costretti sotto il fascismo a infinite acrobazie per conservare un minimo di autonomia rispetto al regime: e qui va detto che L’Azione ha saputo conservare una sua sostanziale dignità, impresa non riuscita a molti altri Per 30 anni sotto la guida sicura di don De Biasi giornali, anche autorevoli, anche di rilevanza nazionale. La ragione di ciò è dovuta anche alla scelta della linea di fondo del giornale che, soprattutto a partire dal 1931, che vide l’“aggressione” dell’Azione Cattolica, accusata da parte del governo fascista di eccessiva indipendenza nel campo dell’educazione della gioventù, di cui il fascismo pretendeva di avere il monopolio, aveva accentuato. Il giornale diventa sempre più l’espressione della comunità diocesana, della sua vita, delle sue feste, dei suoi riti, della sua cultura. È il giornale delle associazioni cattoliche e l’organo del Vescovo, che vi interviene attraverso i suoi uffici e talora anche direttamente. Sono quelli gli anni in cui, senza apparirlo, e forse senza che nemmeno i suoi responsabili se ne avvedano, si va formando quella “società cattolica” che sarà soprattutto nel secondo dopoguerra l’elemento portante della rinascita della Sinistra Piave. mondiale, alla fine della quale si chiude anche l’avventura fascista. Gli anni della seconda ricostruzione sono anche gli anni della riacquistata libertà: anni di entusiasmo e di fervore, in tutti i campi del vivere civile. La Diocesi, sotto la guida del nuovo Pastore, mons. Zaffonato, dà quasi l’impressione di sgranchirsi dopo il letargo e di guardare al suo futuro con rinnovata fiducia. Agli inizi - fine anni ’40-primi anni ’50 torna la lotta politica, e il giornale si immerge in essa con schietto impegno. C’è, alle porte, un nuovo pericolo, il comunismo, che va dilagando nell’Europa, prendendo progressivamente il potere nei Paesi dell’Est (Cecoslovacchia, Bulgaria, Polonia, Ungheria, Romania...) dove impone il regime del partito unico. L’impegno della struttura cattolica della Diocesi (associazionismo, Comitati Civici...) è totale, e L’Azione non può non essere in prima linea a sostenere quel partito - la Democrazia Cristiana - che rappresentava la “diga” contro il comunismo. Il massimo dello sforzo si ha nella campagna elettorale del 1948, in cui L’Azione si butta con una efficace sequenza di articoli, di slogan, di titoli di scatola. Il risultato, anche in Diocesi come in tutta Italia, è noto. Sono, quelli, anche gli anni dei grandi eventi religiosi: il Congresso Eucaristico e la Madonna Pelle- Nel primo dopoguerra a sostegno della DC Primo dopoguerra: l’impegno contro il comunismo Poi la seconda guerra grina in primis, con centinaia di migliaia di persone che, riempiendo piazze e chiese, esprimono la loro fede e insieme connotano di segni inequivocabili la cultura di questi luoghi. È il tempo in cui - motore lo spirito “imprenditoriale” del vescovo Zaffonato - si moltiplicano le parrocchie, crescono un po’ dovunque nuove chiese, si restaurano e si rinnovano le antiche, spunta perfino una nuova ala del Castello Vescovile, ad ospitare la Ca- Il vescovo Zaffonato con papa Roncalli sa degli Esercizi Spirituali, si rinnova e si amplia - e si riempie! - il Seminario... Non basta: chi guardi con cognizione di causa alle stesse opere pubbliche di quei tempi, sa che molte di esse (un esempio per tutti: la Cadore-Mare) sono nate per diretto impulso del vescovo. L’Azione in quel periodo, per tanti versi, era un po’ il megafono del Vescovo. Ruolo che oggi qualcuno potrebbe magari minimizzare, se non irridere: ma sta di fatto che con mons. Zaffonato la Diocesi si rimette splendidamente in cammino, e la stessa Sinistra Piave assume un ruolo e un prestigio, sul piano socio-politico, che prima le erano sconosciuti. Anzi, si può dire che, su molti aspetti, è solo allora che “nasce”, con una sua propria identità civile, politica, economica, anche culturale, la Sinistra Piave. As- e L’AZiON secondare questo processo, dichiararne i fini, metterne in luce i successi, era allora dovere dell’Azione; e il fatto che sia stato compiuto con serietà ed efficacia deve essere riconosciuto al giornale come autentico titolo di merito. Luciani e il Concilio E viene il tempo di mons. Luciani. Che per certi versi, per la comunità diocesana, è anche tempo di approdo alla normalità. Il volano socio-economico si è messo in moto, e la vita della società conosce ritmi di sviluppo sempre più intensi. In politica, finito il tempo delle grandi battaglie, riflesso delle grandi divisioni del mondo, comincia la fase della dialettica, tra i partiti e anche internamente ad essi. L’Azione, da quel mondo, prende gradualmente le distanze, senza comunque disinteressarsene, specie a livello dei problemi locali. Si avverte in ciò nettamente la mano del Vescovo. Mons. Luciani, i gior- Speciale 90 anni nali amava leggerli (sul suo tavolo, ogni mattina, ce n’era un piccolo fascio); e amava anche scriverci (anche se, sull’Azione, non scrisse molto). La sua linea era: attenzione alla politica, soprattutto riguardo alle grandi tematiche nazionali (in cui all’inizio manifestò posizioni di intransigenza, talora anche dura); rigorosa separazione di campo in materia di amministrazione locale; impegno diretto e prevalente del giornale nella vita della chiesa diocesana, dell’associazionismo cattolico, dell’attività delle parrocchie: il tutto comunque gestito in grande autonomia. Poi si apre il Concilio Vaticano II, e nel corso dei suoi lavori la comunità diocesana segue con estatica meraviglia - nelle prediche del Vescovo, nei suoi sia pur rari articoli sull’Azione, nelle conferenze, nelle varie comunicazioni, nelle “Lettere dal Concilio” inviate in Diocesi ai più diversi indirizzi - la progressiva “metamorfosi” del suo Pastore, che un po’ alla volta si “innamora” del Concilio e non cessa di raccontare con entusiasmo talora perfino ingenuo i lavori, il clima, le conclusioni, quella potente energia di cambiamento che da esso si sprigiona e avvia la Chiesa universale verso le sue nuove sfide di fronte al mondo che cambia. Tutto un percorso da rileggere e da scoprire, questo di mons. Luciani “conciliare”; come d’altronde è ancora tutto da documentare, e quindi da scoprire anch’esso, il suo episcopato vittoriese. Stupisce che un po’ tutti i biografi di Papa Luciani trattino di quel periodo così succintamente, o superficialmente: resta perciò, nella sua biografia, una sorta di “buco”, di tessera mancante, che sarebbe desiderabile che qualcuno, magari di queste parti, provvedesse a colmare. Negli anni ’70 si forma una redazione esuberante 1965: Don Giovanni Dan al timone Nel 1965 muore mons. De Biasi, e gli subentra alla direzione dell’Azione don Giovanni Dan, che già da qualche anno collaborava con lui. Il giornale, con don Giovanni, fa un salto di qualità. Dalla ripresa delle pubblicazioni del 1920 in avanti, il giornale aveva visto ridursi progressivamente il numero dei collaboratori, e per vari anni si era ridotto ad essere, in pratica, (a parte qualche corrispondenza locale) o- Nel 1956 don Dan imprime una svolta Anni ’60 - Un gruppo di collaboratori de L’Azione insieme al vescovo Luciani in Castello Vescovile. Il primo a sinistra è don Giacomo Ferrighetto, il secondo don Rino Bechevolo. Il sacerdote a fianco di Luciani è l’allora direttore don Giovanni Dan. pera di uno solo: il direttore/redattore. Le modalità del lavoro del quale - in un turbinio di penne, di forbici e di ritagli - erano simpatica leggenda, in Diocesi. Anche se va detto, per la verità, che il giornale seppe tenere, malgrado tutto, una sua linea e una sua attendibilità, forte com’era, per altro, dell’appoggio paterno, e vigilante, del Vescovo. In breve tempo torna a formarsi la redazione, il gruppo dei collaboratori si infoltisce, ed emergono ben presto i segni del nuovo corso, con un’apertura più larga di interessi verso il mondo civile, un approccio più moderno e efficace alle varie problematiche anche interne al mondo cattolico e alla vita della chiesa, la tensione evidente a farsi sempre più “voce della comunità”; fermi rimanendo, da una parte il riferimento costante al magistero vescovile, dall’altra la totale, e giustamente rivendicata, autonomia dal potere politico a qualsiasi livello. I nuovi redattori sono giovani e vivaci, e il direttore ha il suo bel daffa- Domenica 5 dicembre 2004 re a tenere le redini di quel branco di puledri, e ad arginarne l’esuberanza e la frequente tendenza ad... uscire dal seminato. Ma va anche detto che in quegli anni L’Azione trova la sua nuova strada. L’Azione oggi Su L’Azione di oggi, ovvio, non si può fare storia. Ma si può ben dire, e credo che i suoi lettori convengano facilmente con 5 l’oggi, e rivolge la sua parola di buon senso e di buona volontà a chiunque “abbia orecchie da intendere”. Un’osservazione infine, come una testimonianza diretta, che voglio rendere, a cinquantacinque anni di di- Anni ’80 - Incontro dei collaboratori de L’Azione con don Giovanni Dan. me, che si tratta di un giornale organicamente strutturato, moderno, che si fa leggere volentieri. Vario e completo nei contenuti; sicuro, anche roccioso se occorre, sulla linea, e mai predicatorio; attento ai problemi piccoli e grandi della comunità locale e nazionale, e non indifferente ai grandi temi di un mondo in cui ormai tutto si tiene e gli strumenti mediatici consentono nel giro di secondi che tutti vengano a conoscenza di tutto quanto accade. Così, senza nemmeno permettere di tirare il fiato e di pensarci su un momento. L’Azione è questo “momento”; in cui la comunità diocesana parla di sè e riflette sui grandi temi del- stanza (ahimè!...) dal primo articolo che ho scritto su L’Azione. Ho frequentato il giornale nelle sue varie sedi, nei più diversi ambienti, sempre incontrando, in essi, una cordiale accoglienza e segni sinceri di amicizia. Oggi avverto, con la cordialità e l’amicizia, qualcosa di più: un’atmosfera di famiglia concorde, un trasparente spirito di squadra che coinvolge tutti, direttore e redattori. Qualcosa che emerge nettamente nel prodotto: armonico, equilibrato, sicuro della rotta. L’augurio, da collaboratore e da lettore, è che continui a lungo. Aldo Toffoli 6 e L’AZiON I Direttori Domenica 5 dicembre 2004 DAL 1921 LA DIREZIONE DI DON GIUSEPPE FAÈ PORTA GRANDI CAMBIAMENTI DA GIORDANI A MORET Undici firme in novant’anni L a prima firma de L’Azione, il nome del primo direttore, non apparve subito: semmai traspariva tra le righe, lasciando don Annibale Giordani don Agostino Sandro massima autonomia al gruppo redazionale. Don Annibale Giordani (1879-1951), friulano di Claut, fu direttore e insieme co-fondatore del giornale. Ogni lunedì si spostava da Portogruaro, dove viveva, per seguire in redazione a Conegliano la compilazione del giornale. La sua direzione durò solo 27 numeri, anche a causa del disagio della sua lontananza da Conegliano. Gli successe don Agostino Sandro (1880-1945), coneglianese di Ogliano, insegnante in Seminario. Con lui firmava il giornale come “responsabile” Lodovico Concini (1889-1951), Lodovico Concini co-fondatore laico de L’Azione, che dovette abbandonare nel 1915, chiamato alle armi come ufficiale di complemento di cavalleria. don Silvio Celotto Dopo la guerra, L’Azione riprese le pubblicazioni nell’agosto 1920. Firmava il giornale don Silvio Celotto (1887-1955), canonico onorario della Cattedrale. Durante la sua direzione la stampa del giornale, la cui tiratura raggiunse le quattromila copie, si spostò a Vittorio Veneto (mentre la redazione restava a Conegliano). Nel giugno 1922 divenne direttore don Giuseppe Faè (18851966, vedi a parte), che diventando don Mosè Da Broi arciprete di Montaner rinunciò all’incarico. Dal dicembre 1926 ritornò don Agostino Sandro, che rimase per più di cinque anni alla direzione. Dal luglio 1932 alla direzione de L’Azione subentra don Mosè Da Broi (1882-1961), che accompagnò il giornale per oltre 30 anni. In realtà, almeno dal 1937 il direttore vero, contando anche su una coincidenza di iniziali che favoriva la coesistenza, divenne monsignor Giuseppe De Biasi (1889-1965, a parte), arciprete di San Giacomo, insegnante in Seminario anche se solo dal 1962 L’Azione ne riportò la firma. Nel 1965 il vescovo Albino Luciani gli affiancò don Giovanni Dan, al quale divenne naturale passare la direzione alla morte di monsignor De Biasi, nel settembre 1965, anche se per ritardi burocratici la firma di don Dan apparve solo due mesi dopo. La direzione di don Giovanni Dan, che molti in diocesi identificano tuttora come la personificazione de L’Azione, si protrasse 25 anni (vedi a parte). Nel 1990 viene chiamato alla direzione de L’Azione Giuseppe Casagrande, primo laico alla guida del giornale (a parte). Nel gennaio 1998, vinto dai troppi impegni, Casagrande lascia, Paolo Martorel e passa la mano ad un altro illustre esponente del Quartier del Piave, il professor Paolo Martorel. La sua breve parentesi alla direzione durò fino al giugno 1998, quando gli subentrò don Giamdon Giampiero Moret piero Moret. Ed è storia di oggi... Il settimanale “per il popolo” D al numero 11, Anno VIII, del 19 marzo 1921, la redazione e l’amministrazione de L’Azione passano da Conegliano a Vittorio Veneto, presso la Casa del Popolo in via Lorenzo Da Ponte al numero 8. Con il numero 18 del 7 maggio 1921 il signor Domenico Della Bella divenne gerente responsabile. Il sottotitolo del giornale da “Settimanale popolare” diventa “Settimanale per il popolo” con il numero 23 del 10 giugno 1922, Anno IX. Non si tratta più di una dicitura descrittiva ma di una vera e propria dichiarazione programmatica, fiduciosa nella sua missione, ma anche impegnativa e schierata come era nel carattere del nuovo direttore effettivo: don Giuseppe Faè. Di temperamento generoso, emotivo e combattivo, talora capace di gesti sorprendenti, don Giuseppe amava la lotta nella missione cristiana e nell’agone del sociale. Già con il successivo numero L’Azione cambia formato, diventando più grande, a marcare anche visivamente una svolta. Don Giuseppe chiamerà a collaborare la nuova generazione dei professorini, don Camillo Carpenè, don Angelo Pizzinato, don Lu- cio Sartori, Raccanelli, l’avvocato Pietro Ceschelli. Sono gli anni della presa del potere da parte del Fascismo in Italia e Mussolini vuole vedere in faccia i suoi oppositori. Così ogni giornale deve dichiarare i propri responsabili e questi devono essere pronti anche a conoscere di persona le galere del Regno. Con il numero 13 del 29 marzo 1924 compare dunque la dicitura: “Direttore: cav. Don Giuseppe Faè”. Quando Mussolini sale al governo, nell’ottobre 1922, L’Azione sembra avere un occhio di condiscendenza per quest’uomo da cui ci si na cauta attenzione, in nome di quel rispetto democratico che i cattolici si sono sempre sforzati di incarnare in politica. In questo don Faè non poteva d’altro canto che esprimersi in linea con le attese di quel movimento cattolico che temeva “le prepotenze e la violenza”, le espressioni più radicali di quelle frange di socialismo anticlericale, ateo e violento, con cui avevano già dovuto anche fisicamente scontrarsi. Ben altra violenza, spregiudicata e sistematica avrebbe mostrato invece il movimento fascista proprio in nome di quell’ordine che si arrogava il diritto di realizzare. Il 19 aprile del 1924 don Giuseppe, che nel frattempo diventava anche presidente della Giunta diocesana, rompe il silenzio, che si era imposto, per denunciare le violenze fasciste commesse nel nord Italia e difese dall’onorevole Farinacci. Nel luglio del 1924 un decreto di Mussolini istituisce la censura sulla stampa e nuove leggi repressive vengono intro- Una gestione coraggiosa con programmi ben evidenziati attendeva che mettesse un po’ di ordine in un’Italia seminata di focolai di guerre intestine. Toni diversi però da quelli che L’Azione aveva riservato al Mussolini interventista dell’anteguerra. “…il trombettiere della guerra” lo si definiva allora (12 dicembre 1914). Questa volta, dato il ruolo istituzionale che il Re gli aveva conferito, non si poteva negare a Mussolini u- dotte nell’anno successivo. La libertà di stampa, che via, via era stata continuamente ridotta viene tolta definitivamente, con la scusa che turbava l’ordine pubblico. Il 1º novembre 1926 don Giuseppe Faè, insieme a don Domenico Zanette, don Silvio Celotto, don Giuseppe Bortoluzzi e altri 17 antifascisti, furono costretti a salire su un palco eretto in piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza del Popolo) dove furono derisi, insultati e coperti di sputi per ore dai fascisti. Il numero 44 del 30 ottobre 1926 (Anno XII) è l’ultimo numero firmato da don Giuseppe Faè come direttore responsabile. La pubblicazione de L’Azione viene sospesa dalle autorità per sei settimane. Riprende con il numero 45 del 18 dicembre 1926. Don Agostino Sandro, di Gaiarine, è il nuovo direttore. Comincia “l’esilio” di don Giuseppe, accompagnato dalla sorella Giovanna, a Montaner, dove egli farà l’ingresso ufficiale come nuovo parroco, il 23 gennaio 1927, e dove rimarrà fino alla morte. (VP) IL DIRETTORE PIÙ LONGEVO DELLA STORIA DE L’AZIONE I trentadue anni di monsignor De Biasi il direttore dai moltissimi incarichi A proposito di pubblicità, scriveva A. Lamartine: “Dio stesso ha bisogno che gli suonino le campane”. Tale ardita espressione, se opportunamente interpretata, può giustificare quanto segue. In questi giorni va diffondendosi un po’ dovunque nelle nostre parrocchie uno slogan indovinato: “L’Azione: da novanta anni informiamo e siamo liberi di crescere”. Sono pochi i settimanali diocesani che possono vantare di aver raggiunto, nel tempo, un simile primato. Tra i protagonisti che emergono nella cronaca di questa straordinaria vicenda giornalistica, un posto di rilievo spetta senza dubbio a monsignor Giuseppe De Biasi che fu direttore de L’Azione dal 1933 al 1965. Nato a Conegliano nel 1889, avviò la propria formazione spirituale e anche culturale durante gli anni trascorsi in Seminario per prepararsi al sacerdozio. Fu cappellano della Cattedrale di Ceneda, e poi parroco di San Giacomo di Veglia dal 1926 al 1939. Di carattere gioviale, intraprendente e generoso, cercava di tenersi aggiornato circa i problemi pastorali in evoluzione. Emergeva fra i confratelli come predicatore, conferenziere e animatore di varie iniziative diocesane. Per un trentennio fece scuola in Seminario, insegnando ai giovani aspiranti al sacerdozio varie materie. Il vescovo Eugenio Beccegato aveva molta stima di don Giuseppe, tanto da affidargli l’incarico di direttore de L’Azione, che lo impegnò per ben 32 anni. Compito improbo, faticoso e scomodo anche perché in quei tempi il giornale non disponeva di nessun supporto, apparato tecnico e organizzativo. Don Giuseppe doveva accollarsi e risolvere ogni problema; a dargli una mano c’era solo il signor Ugo Casagrande, persona cristianamente impegnata e convinta. Una situazione oggi inconcepibile e persino irrazionale. Tutto considerato, fu ben meritata l’assegnazione a don Giuseppe De Biasi della tessera di iscrizione all’Ordine nazionale dei giornalisti: riconoscimento, forse, conferito a lui per primo fra il clero diocesano. A conclusione ricordiamo ancora che don Giuseppe fu anche delegato vescovile dell’Azione cattolica dal 1939 al 1964. Al tempo del vescovo Zaffonato, forse con un po’ di maliziosa curiosità, c’è stato chi, consultando l’Annuario diocesano, scoprì che gli incarichi ufficialmente affidati a monsignor Giuseppe De Biasi, assommavano a ben 17. Cosa pretendere di più da un prete? Egli non sapeva mai dire di no e si prestava volentieri e persino con entusiasmo. Rino Bechevolo e L’AZiON I Direttori Domenica 5 dicembre 2004 7 DON GIOVANNI DAN, PER 25 ANNI GUIDA DE L’AZIONE, E IL SUO SENSO DELLA COMUNICAZIONE NEL DNA La necessità di “far sapere” D al settembre del ’65 al settembre del ’90 sono esattamente 25 anni. Una lunga, e per me bella, stagione della mia vita, come direttore de L’Azione. Il vescovo Luciani mi chiamò dapprima a dare una mano, poi a succedere a monsignor De Biasi. Quella dello scrivere è sempre stata un po’ la mia passione, ed ancor più quella di comunicare comunque, convinto che le cose, le iniziative non basta “saperle fare” ma che è altrettanto necessario “farle sapere”. Ho sempre sentita forte in me la voglia di annunciare, persuasissimo che il cristiano, e la comunità cristiana, proprio perché tali, devono essere estroversi; approfittando di tutte le occasioni, anche le apparentemente più banali, per dire una battuta che sollevi lo spirito, o esporre qualche foglio che possa attirare l’attenzione, o perfino appendere una piccola croce in macchina che uno vedendo possa pensare che dentro c’è un cristiano. Graditissima perciò (e, per quel che penso, indovinata) la battuta che un confratello mi ha rivolto un giorno: “Tu hai il senso della comunicazione nel Dna.” A me sembra che se oggi la gente viene sempre meno in chiesa, noi cristiani e in particolare noi preti, dobbiamo trovare tutti i sistemi per andare alla gente. E la stampa, e gli altri mezzi di comunicazione sono strumenti adatti. Parlando del 90º del settimanale diocesano non mi resta che fare il più fervido augurio di crescita. L’Azione, subito a ruota del settimanale di Belluno – che peraltro si presenta anche come settimanale della provincia – è sempre stato uno dei giornali diocesani più diffusi nel Triveneto, il che vuol dire anche in Italia. E per farlo conoscere e diffondere nelle famiglie escogitavamo tutte le iniziative possibili. Dalle gite-pellegrinaggio, alle mostre di vario genere, da “L’Azione ragazzi”, ai concorsi e raduni vari. Senza poi dire della pubblicazione dei “Quaderni de L’Azione”, dell’Associazione amici, dei corsi di giornalismo e di altro ancora. La cosa però che più mi premeva nel mio lavoro era quella di guardare alle persone, di formare dei collaboratori ai vari livelli, di fare degli abbonati e dei let- tori una grande famiglia. Gli incontri e i pranzi annuali, sempre molto partecipati, ne erano una simpatica testimonianza. Uno dei miei primi e più fedeli collaboratori a questo proposito così si è espresso: «Don Giovanni mi ha insegnato a tener presente che dietro i fatti ci sono le persone, con la loro singolarità e la loro dignità, che valgono molto più di qualsiasi scoop e di qualsiasi articolo di fondo». E un altro amico giornalista, così ha scritto: “Se dovessi definire il giornalismo assimilato alla sua cattedra, direi che è un giornalismo fatto di pochi aggettivi e di tanto buon senso, che con il buon umore e la concretezza montanara garantiscono un prodotto genuino”. Leggendo adesso questa frase la trovo particolarmente interessante perché, certamente senza volerlo, dice i titoli dei miei tre successivi “Abbecedari”: “del buonsenso”, “del buonumore”, “ della montagna”. È un lavoro che ho sempre fatto con entusiasmo e, tutto sommato, anche con soddisfazione; seppure non siano mancati – e come potevano mancare in un settore così delicato? – intoppi e difficoltà. Ricordo in particolare i primi anni Settanta, con le lotte sindacali e la crisi alla Zoppas, e non solo; con, tra l’altro, alcuni collaboratori non molto ben sopportati anche dall’alto. E tra le altre cose successe non posso certo dimenticare ciò che avvenne nell’agosto del ’78, con la morte di Paolo VI e nell’agosto dell’82 con la morte a Lourdes del vescovo Cunial. Tutto in tipografia e a L’Azione era chiuso per ferie, mentre dovevamo uscire, e siamo usciti altrove con numeri speciali, piuttosto ben riusciti. Detto questo – e mi si perdoni il tono necessariamente un po’ trionfalistico –, devo confessare che, anche se iscritto da quarant’anni esatti all’Albo dei giornalisti e firmatorio a tutt’oggi in diocesi come direttore di oltre una ventina di Bollettini parrocchiali, non mi sono mai sentito un “giornalista” nel senso che comunemente si dà a questo termine, ma mi sono sempre ritenuto, anzitutto e soprattutto, un prete che scrive, oltre che naturalmente impegnato in altre mansioni a livello diocesano e, soprattutto in questi ultimi anni, nel ministero diretto in parrocchia. E a proposito di quanto detto mi sono sentito piuttosto risentito quando una volta mi è stato impedito di andare a celebrare Messa e prendere il caffè con il presidente Scalfaro in Cansiglio, proprio solo perché iscritto nella “pericolosa” (così almeno da qualcuno ritenuta, e non sempre a torto) categoria dei giornalisti, Mi sia permesso a conclusione di ciò che ho scritto, ma anche del mio già lungo impegno nel settore delle comunicazioni sociali, di formulare qualche desiderio, in questa occasione. Anzitutto, e l’ho già detto, che L’Azione continui la sua sempre più preziosa funzione e aumenti il numero dei suoi lettori; e poi che in diocesi ogni parrocchia, per quanto possibile, come ha il responsabile per la catechesi, per la carità, per la li- turgia, per la famiglia, possa anche avere l’animatore per la comunicazione e la cultura; e inoltre che sia potenziata la rete internet con il collegamento tra parrocchie e con il centro (che è anche un modo per impegnare dei giovani) e che Radio Palazzo Carli possa ulteriormente potenziarsi ed arrivare a tutti. Ognuno di noi – preti, religiosi e laici – si impegni al massimo perché tutto questo possa diventare, quanto prima, felice e feconda realtà. Don Giovanni Dan BEPI CASAGRANDE, PRIMO LAICO ALLA GUIDA DE L’AZIONE Il giovane collaboratore di Mosnigo diventato direttore dopo la gavetta Q uando L’Azione pubblicò il mio primo articolo fu come raggiungere la cima di una montagna sognata da sempre. Mi pareva di toccare il cielo. Ero diventato un giornalista del Settimanale diocesano. Un giornalista di quel giornale che conoscevo bene e mi piaceva tanto anche perché, fin da bambino, ogni domenica, dopo Messa seconda, portavo nelle case degli abbonati di Mosnigo. Forse era il 1969 quando scrissi il primo articolo. Ero un ragazzino. All’inizio gli articoli me li portava a Vittorio Veneto il mio parroco don Erminio Lorenzet. Qualche volta sono andato anch’io con lui in redazione dove ho cominciato a conoscere il direttore don Giovanni Dan. Quel prete dinamico, pratico ed essenziale mi ha colpito subito. E c’è voluto poco a tramutare la conoscenza in stima e amicizia. Da don Giovanni ho imparato che era indispensabile stimolare proposte, ascoltarle e puntare subito alla loro concretizzazione. Guai fermarsi alle parole. Con il condizionale e i buoni propositi non si stampano giornali. Insisteva sulla necessità che il giornale fosse voce di chi non ha voce e che era indispensabile scrivere semplice, perché – ripeteva spesso – devono capire anche le nostre mamme che non hanno fatto l’università. Sono state le mie prime, vere, grandi lezioni di giornalismo. Poi sono venuti gli anni del forte impegno pastorale, dei convegni diocesani con l’input di don Giancarlo Vendrame, delle cento iniziative della Caritas guidata da don Vittorino Favero. E L’Azione era diventato il volano di tutta una serie di attività che testimoniavano una Chiesa in movimento che desiderava coinvolgere sempre più i laici. In questo contesto si colloca l’incarico che ho ricevuto dal vescovo Ravignani a dirigere il Settimanale diocesano. Sul piano dell’impegno è stata una stagione faticosa dal momento che lavoravo in Rai ed ero costretto alle piroette per ritagliare il tempo da dedicare a L’Azione. In compenso l’atmosfera che contornava il giornale sprizzava entusiasmo e aspettative, voglia di fare e desiderio di raccontare tasselli di storia comunitaria con protagonista la nostra gente. Con quel clima era facile dimenticare anche la fatica. Da ogni numero emergeva lo sforzo a partecipare attivamente alla vita della Chiesa diocesana, delle parrocchie, dell’associazionismo, della società civile, delle istituzioni. Ogni settimana veniva prodotta una mole consistente di lavoro che coinvolgeva un numero crescente di persone, di paesi, di associazioni, di enti. E mi pare di capire che anche oggi lo sforzo sia lo stesso. Il prodotto era buono, come lo è adesso, ma i risultati, in termini di abbonamenti, non corrispondevano alle aspettative. Da qui l’esigenza di capire. E così prese il via un’intensa stagione di riflessione che coinvolse molti amici de L’Azione a cominciare dal vescovo monsignor Eugenio Ravignani. Facevano parte della “compagnia” anche il vicario monsignor Ovidio Poletto, don Roberto Lorenzon, che curava il bilancio del giornale, alcuni par- roci e ancora qualche esponente del locale mondo culturale come il professor Ulderico Bernardi, e poi… i giornalisti che lavoravano a tempo pieno e quelli che, collaborando dal territorio, avevano la percezione diretta del gradimento periferico per il Settimanale. Dal confronto non sortirono soluzioni e neppure ricette miracolose. Ma qualcosa si mosse. Innanzitutto fu prodotta una salutare scossa che richiamò attenzione e coinvolse gli operatori pastorali a partire dai preti. Prese il via una campagna di sensibilizzazione sull’utilità del settimanale diocesano come strumento di pastorale. E qualche risultato maturò grazie soprattutto al fatto che a scendere in campo, davanti a tutti, furono Vescovo e Vicario generale. Emerse anche l’esigenza che L’Azione assumesse un ruolo culturale più forte, più coraggioso, per esempio dedicando maggior spazio alla cultura in generale e a quella locale in particolare, all’identità, alle tradizioni, ai valori, ai testimoni, alla storia delle nostre comunità. Sperimentammo alcune pubblicazioni speciali in occasioni di ricorrenze che raccolsero buoni consensi. Diventarono anche intelligenti contenitori pubblicitari. Più innovativa fu invece la proposta a far diventare L’Azione anche un soggetto propositore e organizzatore di conferenze, confronti e dibattiti pubblici a livello locale. Il Settimanale, grazie alla sua autorevolezza, avrebbe potuto invitare esperti e specialisti a trattare argomenti che stavano a cuore delle singole comunità locali. Ricordo due esperimenti per tutti: il convegno sul futuro turistico del Cansiglio, al quale intervennero assessori regionali, sindaci e docenti universitari e la riflessione sull’impegno dei nostri ragazzi dopo la Cresima alla quale parteciparono il vicario per la pastorale, sacerdoti, animatori, catechisti e genitori. L’idea si rivelò buona e i riscontri lusinghieri. Penso che questa sia una strada su cui insistere. Sono convinto che il futuro imponga al nostro giornale di occuparsi sempre più di pastorale e cultura. Sì, certo, un giornale che si rispetti presterà attenzione anche alla cronaca, alla politica, al sociale, allo sport. Ma è sui versanti della pastorale e della cultura che potrà sviluppare la sua vocazione di giornale della gente e delle comunità in cammino. Mi convince molto l’idea di un mezzo di informazione che sa essere anche strumento di promozione. Quando il direttore don Giampiero Moret mi ha chiesto di testimoniare la mia stagione a L’Azione in occasione dei suoi 90 anni, ho pensato subito di farlo concretamente, come mi aveva insegnato don Giovanni Dan, ricordando alcune iniziative messe in cantiere per promuovere il Settimanale diocesano ma soprattutto per renderlo sempre più aderente alla nostra gente, voce di chi non ha voce, giornale delle nostre comunità. Una scommessa valida ancor oggi. La stessa di 90 anni fa. Bepi Casagrande 8 Domenica 5 dicembre 2004 e L’AZiON Prime pagine TRA GRAFICA E COMUNICAZIONE, CAMBIANO I TEMPI La storia che traspare dalle pagine tra chiesa, cronaca, politica e persone S fogliando i numeri di questi 90 anni de L’Azione per scoprire alcune delle pagine più significative si respira l’aria di quasi un secolo. La storia, normalmente studiata sui libri di scuola, scorre tra gli articoli della cronaca locale, della nostra Chiesa, dei nostri paesi. Si respira anche il cambiare dei costumi, del vivere comune. Quel che balza agli occhi, guardando i primi numeri del giornale, è una inevitabile limitatezza grafica, legata agli strumenti del tempo. Una foliazione ridotta, anche un solo foglio in certi periodi, rigorosamente senza foto per diversi anni, e con pagine fitte di testo e con titoli dal corpo molto piccolo rispetto ad oggi. Gli argomenti trattati, oltre ovviamente a quelli della Chiesa, riguardano tematiche anche internazionali (le notizie di guerra trovano ampio spazio), per offrire ai lettori quell’informazione che altrimenti non avrebbero. Ma non mancano anche le informazioni locali, come le tragedie dell’incendio del cinema di Moriago nel 1935, della frana della Madonna della Salute a Costa di Vittorio Veneto, ricche di foto e della cronaca degli eventi. La vivacità di argomenti delle edizioni degli anni Quaranta e Cinquanta cala un po’ negli anni Sessanta, quando si dà grande spazio soprattutto a documenti che arrivano dal Vaticano. Curioso è invece notare come di frequente cambi la grafica della testata: oggi – legati come siamo all’immagine – prima di cambiare una testata giornalistica si compiono grandi studi. Un tempo, almeno apparentemente, la cosa avveniva con molta più leggerezza. Negli anni Settanta aumentano le pagine, diminuisce il formato, ma soprattutto L’Azione riporta fatti e cronache locali e politiche con grande attenzione e spazio. Appaiono i necrologi, lo sport, persino uno spazio apposito per citazioni e frasi celebri. In prima pagina si alternano temi strettamente ecclesiastici e questioni di politica italiana ed internazionale. Anno assolutamente particolare il 1978. Prima la vicenda Moro, cui L’Azione dà ampio spazio, ricordando anche la sua visita in città; quindi il numero speciale, in pieno agosto, per l’elezione di papa Luciani. Non fu facile, per don Giovanni Dan, allestire un giornale in fretta e furia con gli uffici chiusi e con la tipografia in ferie. Dagli anni Ottanta il giornale comincia ad assumere, almeno quanto a contenuti, la fisionomia odierna: notizie di cronaca, chiesa, economia. E prime pagine curate, con ampie immagini. Nel 1983, per don Giovanni Dan un altro ferragosto di lavoro: la scomparsa a Lourdes del vescovo Cunial rese necessaria un’edizione speciale a tipografia chiusa. Gli ultimi passi riguar- dano l’adozione del “look” attuale, nell’ottobre 1998, e le prime pagine sistematicamente a colori (prima i colori erano utilizzati per le edizioni particolari), dal novembre 2000. E poi è storia di oggi. Le grandi tragedie D al disastro della Madonna della Salute nel 1937, al terremoto del Friuli, al delitto Moro: grande evidenza alle tragedie non solo locali. L Copertine...“shock” a pubblicità è apparsa nelle pagine de L’Azione già negli anni Venti. Subito. Alcune proprio curiose, altre che somigliano molto a quelle odierne. Nel 1922 appare la prima pagina intera. Le prime pubblicità e L’AZiON Prime pagine Domenica 5 dicembre 2004 9 Impegno in politica C i furono anni in cui l’impegno e lo “schieramento” in politica per il settimanale cattolico era imprescindibile. Grande attenzione anche alla guerra, con tanto di esortazione alla popolazione di prestare attenzione a come si parlava e con chi. In tempo di guerra è apparsa anche una rubrica fissa sui caduti. Gli eventi Le novità G rande spazio, anche nelle prime pagine, è sempre concesso agli eventi che coinvolgono i vescovi e il papa: in particolare l’elezione di papa Luciani e la visita di papa Giovanni Paolo II a Vittorio Veneto. In tempi più antichi, spazio agli altri “personaggi”. N ne el corso degli ultimi anni de L’Aziosono nati alcuni numeri speciali (L’Azione Illustrata), ma soprattutto ha fatto il suo avvento il colore, prima sporadicamente, oggi in forma stabile. 10 e L’AZiON Speciale 90 anni Domenica 5 dicembre 2004 “Il 90° è momento INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CDA privilegiato di riflessione per progettare il futuro” Una ricchezza per la società L’ Azione compie novant’anni e questo numero celebra il novantesimo. Nell’iniziare questa breve testimonianza, il primo pensiero mi avrebbe in verità indotto ad utilizzare il termine “traguardo”, perché è indubbio che novant’anni di vita sia un importantissimo traguardo. Questa parola evoca tuttavia l’arrivo sportivo, la cessazione della competizione, ed ho quindi pensato che mal si addiceva a quella che piuttosto va intesa come una “tappa”, un momento di riflessione per una pronta ripartenza. Il mercato editoriale di oggi, con cui il giornale deve settimanalmente confrontarsi, impone di mantenere lo sguardo in avanti, consapevoli di dover rispondere alle mutevoli e- P uò un giornale che s’ispira a valori eterni conoscere l’usura del tempo? L’Azione, il nostro giornale diocesano, giunto alla veneranda età di novant’anni, prova a fare un bilancio. Che comprende gli alti e bassi delle tirature e delle vendite. L’aspetto di più facile valutazione. Molto complicato, quasi impossibile, è valutare il bene che ha fatto, le buone azioni che ha ispirato. A questo punto la sintesi conclusiva può essere una sola: il giornale resta comunque indispensabile. Lo è stato quando in gioco c’era la sopravvivenza fisica dei cristiani in queste terre. Falcidiati dai mali di sempre: a peste, fame et bello libera nos Domine, che a quei tempi volevano dire pellagra, emigrazione, soggezione ai padroni dei campi, strage incombente della grande guerra. Lo è oggi ancora, per malattie sociali che tormentano milioni di anime disseccate, svuotando di senso la vita delle generazioni, annichilendo la famiglia. Il suo ruolo resta intatto: quello di richiamare gli uomini, tutti, cristiani e di buona volontà, alla Redenzione. Facendo loro memoria, con sant’Agostino, che il presente è sempre vincolato al passato e al futuro, nella for- L’avvocato Vincenzo Pellegrini, presidente del Consiglio di amministrazione de L’Azione sigenze dei lettori e al mutato contesto sociale e mediatico, sempre in linea con lo spirito editoriale. L’Azione si presenta ai novant’anni forte del supporto dei suoi lettori, che in diverse migliaia annualmente rinnovano la propria fiducia al giornale, ma vi è anche la consapevolezza che tale fiducia va conquistata anno dopo anno, con una continua tensione al miglioramento e all’adeguamento. Una tappa importante, come il novantesimo, può dunque costituire un momento privilegiato di riflessione, nel quale, contemplando il proprio passato, ci si possa soffermare ancor più attentamente sulla progettazione del futuro. L’Azione non mancherà di utilizzare questo momento – che durerà un anno – per avviare una riflessione complessiva sul proprio ruolo nel contesto dell’informazione locale e individuare profili di miglioramento dell’offerta editoriale, per prepararsi ad affrontare gli anni a venire all’altezza del ruolo che viene ad esso riconosciuto dai lettori. Ritengo, personalmente, che tale riflessione non dovrebbe prescindere da una constatazione, che svolgo anzitutto come lettore: L’Azione è una ricchezza per la società locale e, ancor più direttamente, per il mondo cattolico diocesano, che ne L’Azione ha una “voce” diffusa, ricca di storia e – grazie al pregevole lavoro della redazione – apprezzata, attraverso la quale proporre una lettura dei fatti della vita locale secondo i principi cristiani, un’informazione propositiva (utilizzando un’espressione cara al nostro Vescovo) e positiva. È una ricchezza la cui creazione ha richiesto un lavoro costante e professionale per i novant’anni che festeggiamo e che il mondo cattolico locale mi auguro abbia l’ambizione di preservare e rafforzare, non essendo né sostituibile né – direi ancor meno – ricostituibile. Spero dunque che la “tappa” del novantesimo sia l’occasione per una riflessione e un contributo corale delle parrocchie in primo luogo, degli organi diocesani, dei collaboratori volontari e non, che contribuiscono alla redazione e alla distribuzione del giornale, dei lettori e in generale del mondo cattolico locale affinché si possa programmare una ripartenza forte del supporto di tutti. Vincenzo Pellegrini Presidente del Consiglio di amministrazione de “L’Azione” IL SOCIOLOGO ULDERICO BERNARDI guidano la vita. La comunità si riconosce in una tradizione: parola impegnativa, che significa consenso attraverso il tempo, condivisione di senso dell’esistenza, cioè dei valori essenziali, attraverso il tempo delle generazioni. Se la tradizione è forte, non c’è sforzo innovativo che la “Un giornale che richiama gli uomini alla Redenzione” ma di presente del passato o memoria, di presente del presente o attenzione, di presente del futuro o attesa. Una forte Azione, propositiva di valori che ha come protagonista la comunione dei santi, compresi quelli a venire (che diverranno tali se i predecessori non avranno dimenticato la fede dei padri). Un’Azione di testimonianza dunque, di fede, di speranza e di carità, vissute nel concreto della quotidianità e riproposte nelle pagine del giornale. Come si è sempre fatto del resto. Piuttosto si tratta di adeguare le formule propositive ai tempi. Secondo metodi, strumenti e, principalmente, risorse umane che alla salda adesione ai principi associno una professionalità stimolata e stimolante. La nostra diocesi, dal punto di vista delle comunicazioni sociali, soffre di qualche indifferenza di troppo. Nei consigli parrocchiali, per mancanza d’interesse al tema. Nella struttura centrale, per Il sociologo Ulderico Bernardi non aver colto o accettato la necessità di sinergie fra i diversi strumenti di diffusione della visione cristiana (Azione, librerie, radio, stamperia). Grave, nel momento in cui le persone e le comunità, locali, familiari chiedono ai cristiani di riproporre con chiarezza il tema dei valori essenziali. Intendiamoci, una società può anche decidere di sciogliersi. Figlia della storia, al mutare dei tempi può prendere altre forme. È successo tante volte: immensi imperi si sono spezzati e sono sorti tanti sta- ti diversi. È avvenuto anche il contrario: piccole realtà si sono emancipate nella libertà e fuse insieme. L’Italia dell’unità e dell’indipendenza dallo straniero ha conosciuto questo processo. E, faticosamente – proprio per le incertezze sui valori fondativi – viene conoscendolo l’Europa. Ma una comunità può spezzarsi? Tutto è possibile, se non si bada ai costi. Quando le famiglie si rompono, padri da una parte, madri da un’altra, figli allo sbando, la sofferenza è grande. La famiglia è il primo livello della comunità. Poi vengono le nazioni. Che sono un insieme di famiglie, le quali condividono i valori fondamentali dell’esistenza. Hanno in comune grandi orientamenti, essenziali: il rapporto con Dio, il lavoro, l’amore, per i predecessori e per i successori, il rispetto per l’altro. I fondamenti etici che “Il campo de L’Azione è quanto mai vasto. Avanti verso i 100 anni” comunità non sia in grado di compiere senza soccombere. Un esempio è quello delle Venezie, dove in meno di trent’anni, le comunità locali sono state capaci di rovesciare una condizione di povertà in una di ricchezza. E di riscattare dalla subalternità, da rapporti sociali umilianti imposti dal privilegio, milioni di uomini e donne. Un mutamento grande sostenuto da una grande tradizione, da va- Il Consiglio di amministrazione l Consiglio di amministrazione de è attualmente composto da Vincenzo Pellegrini, nel ruolo di presidente e dai consiglieri don Giampiero Moret, don Adriano Sant, Stefano Sonego, Elvira Fantin, Fortunato Dal Cin. I L’Azione lori forti di solidarietà familiare, di appartenenza locale e nazionale, di iniziativa e di responsabilità personale, di apprezzamento sociale del lavoro. Ma qualcosa è andato storto. L’emancipazione dalla povertà economica non si è accompagnata a uno sforzo altrettanto straordinario per l’avanzamento morale. Così tante conquiste collettive sono oggi messe a rischio dalla miseria etica. Lo spirito di comunità – inteso come armonia delle intelligenze e consenso delle volontà – si affievolisce, aggredito da un individualismo avido che tenta le persone e i gruppi. Mentre intere generazioni soffrono di disagio esistenziale, che ha tanti nomi: suicidio, droga, alcolismo, bulimìa, anoressia, depressione cronica. In una società che stima solo la forza soffrono di più coloro che hanno meno potere: bambini, giovani e anziani, piuttosto che altre età; donne, piuttosto che uomini; stranieri, piuttosto che autoctoni. Si può uscire da questo sprofondo di civiltà solo ritrovando il senso della condivisione dei valori. Liberandosi dagli idoli che non danno salvezza, non hanno intelligenza coloro che e L’AZiON Speciae 90 anni Domenica 5 dicembre 2004 11 DON GIACOMO FERRIGHETTO Vicino alla realtà concreta di ogni giorno E rano gli anni Sessanta. Un giorno, passando per Oderzo, dove ero cappellano, monsignor Luciani, allora vescovo di Vittorio Veneto, mi disse: «Sei una buona penna, perché non scrivi qualcosa per il giornale diocesano L’Azione?». L’invito arrivava a fagiolo: da alcuni giorni, con alcuni giovani, avevamo fondato un circolo per divulgare notizie di Oderzo e per dibattere gli avvenimenti mondiali. Fui dopo trasferito a Vittorio Veneto e scrivere per L’Azione divenne più facile: così entrai nel numero dei collaboratori. Prima cosa di cui ero convinto era che scrivere un articolo non era fare un tema. Perciò sotto con i libri a imparare a fare il giornalista. Poi con altri a frequentare i corsi che la Federazione della stampa cattolica aveva avviato in Ve- neto. Una delle cose più interessanti che emersero era che c’erano tante cose belle da far conoscere, ricordando il proverbio: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. Anche a me veniva la tentazione de scriverghen quatro contro qualcuno, ma in genere cercavo di vincere questa tentazione e mi aiutavano in questo altri, a cominciare da don Giovanni, allora direttore. Don Giacomo Ferrighetto Ancora oggi non mi piacciono le polemiche, specialmente poco documentate. Quanto alla documentazione ho imparato che non sempre è facile averla, ma essa è indispensabile per non scrivere a vanvera e magari far triste qualcuno; e allora via a mettere in disparte fogli e cartelle, ritagli e fotocopie, annotazioni e richiami, riempiendo così lo studio di carta. Girando poi per la diocesi per seguire gli avvenimenti o gli abbonamenti, mi sono fatto un’idea molto concreta della stessa; non una realtà teorica ma una realtà concreta ogni giorno, fatta soprattutto di persone che hanno tanta buona volontà, che vogliono aiutare, che credono in Dio e nei valori. PADRE PAOLO DE COPPI, DAL BRASILE Amico dei missionari alzano idoli da loro scolpiti, e pregano un dio che non può salvare (Isaia, 45, 20). Idoli che hanno il volto della politica o dell’economia. Accettati passivamente, come un fato. L’uomo europeo, forgiato nei secoli dai princìpi del cristianesimo, ha sempre combattuto il fatalismo. Ora il suo degrado si mostra anche nel suo abbandono agli oroscopi, alle fattucchiere, ai maghi, che non imperversano solo sugli schermi delle televisioni locali e nazionali, ma siedono nei posti di potere della politica e dell’economia. Tant’è che danno per scontato che la globalizzazione voglia dire il mondo ridotto a un mercato dove vige la legge del più forte e del più amorale, piuttosto d’essere un’enorme opportunità di avanzamento planetario in un mondo stracolmo di poveri e di sventure. Danno per scontata la morte di Dio, proprio quando interi continenti, esasperati Padre Paolo De Coppi, missionario del Pime, originario di Santa Lucia di Piave, dal 1985 svolge il suo servizio pastorale nella città di Florianopolis, nello stato di Santa Caterina, in Brasile, dove si occupa di animazione missionaria ed è direttore del mensile Missão Jovem. o avuto molte volte l’opportunità di conversare con i nostri veterani missionari che, dopo decine di anni, nel periodo postconciliare, ritornavano dalla loro missione. Dopo l’ordinazione sacerdotale, e senza essere previamente consultati circa le loro preferenze, erano destinati alla loro missione nei diversi continenti. Con santo orgoglio ci tenevano a dire che, ai loro tempi, partivano per non più ritornare a rivedere i loro parenti e amici, il loro paese, le belle montagne. Umanamente parlando, per i giovani del terzo millennio, questo è qualcosa di inconcepibile, direi quasi di inumano, di ingiusto. In quel tempo no: l’ideale missionario comportava anche l’esigenza di un distacco totale perfino dalle cose e persone più care. Il novello missionario, dopo aver dato un grande abbraccio ai genitori, fratelli, amici, solo gli restava dire “arrivederci in paradiso” e imbarcarsi in uno di quei precari piroscafi che, dopo mesi di tribolato viaggio, li lasciava nella sognata missione, generalmente molto dif- H da questo nichilismo occidentale, si rivoltano, sgozzano, terrorizzano, assassinano innocenti, non in nome di Dio come proclamano ma dell’ignoranza e della ferocia disperata. Dicono ai giovani di adattarsi a lavori sempre precari, per tutta la vita, dimenticando che la persona umana ha bisogno di relazioni stabili, anche nel lavoro. Non è un animale vagante, ma un essere sociale, che ha vincoli permanenti con il visibile, del suo mondo, e l’invisibile, dei suoi morti, di Dio. Lo scandalo della mercificazione della donna e la disumanità con cui si trattano vecchi e bambini, sono altrettanti sintomi dell’orribile malattia che ha colpito l’anima della nostra società fino a renderla incapace di identificarsi nella sua valenza comunitaria. Il campo dell’Azione è quanto mai vasto. Avanti verso i cento anni. Ulderico Bernardi ficile e quasi completamente all’oscuro sugli avvenimenti della loro terra natale. Molti, per gli stenti e le malattie, morivano dopo pochi anni e, questo è interessantissimo, altri giovani, attratti da quelle eroiche testimonianze, si entusiasmavano e si rendevano disponibili a occupare il loro posto. Carissimi amici e amiche d’oltre oceano, quante volte nella mia gioventù ho avuto l’opportunità di incontrare ne L’Azione articoli interessantissimi che ci informavano sul lavoro generoso e molte volte eroico dei nostri missionari diocesani. E non erano pochi, già che quasi tutte le nostre parrocchie si gloriavano di aver inviato dei loro figli e figlie per annunciare la Buona Novella in altri continenti. Per questo, senza dubbio, molto devo a L’Azione il sorgere della mia vocazione missionaria che pian piano si è delineata fino al punto di concretizzarsi al termine del primo anno di teologia nel nostro Seminario di Vittorio Veneto. E non si tratta solo di me, ma di per lo meno altri dieci seminaristi che arrivarono a fare la stessa scelta per la missione oltre frontiera, tra i non cristiani. Solo per citarne qualcuno: padre Doimo (Hong Kong), padre Moschetta (America Centrale), padre Casagrande (Malawe), padre Cimitan (Mozambico), eccetera. È la nostra cara diocesi che compie il suo dovere missionario, obbedendo al mandato di Gesù: “Andate in tutto il mondo e annunciate a tutti la Buona Novella”. Tutto mi interessa Qualcuno della redazione potrebbe chiedermi: padre Paolo, a te che vivi in Brasile, cos’è che più ti interessa di quello che settimanalmente scriviamo ne L’Azione? La mia risposta, nonostante abbia le mie preferenze, è: tutto! Avvenimenti diocesani, foraniali, parrocchiali, notizie dei miei amici sacerdoti, novità pastorali che state realizzando per evangelizzare la nostra società così difficile, le iniziative e l’entusiasmo del nostro Vescovo, le attività missionarie, eccetera. Naturalmente mi soffermo un po’ di Il tempo poi insegna a non aver fretta, ad analizzare con pazienza gli avvenimenti, perché c’è sempre qualcosa che può sfuggire e gli avvenimenti hanno allora una faccia diversa. Un’altra cosa che ho imparato è che qualche volta sotto la facciata del negativo c’è solo lo sforzo di fare qualcosa di migliore che non si è invece riusciti a fare. Saper cogliere quello che di buono uno vuole fare è sempre consolante; è brutto che uno che ce l’ha messa tutta si senta dire che non ha fatto niente o peggio che ha fatto male. Don Giacomo Ferrighetto più quando incontro riferimenti ai miei paesi dove sono nato e cresciuto: Tarzo, Santa Lucia, Ramera dove abitano i miei amici e parenti. Leggo ancora con grande interesse e ammirazione le lettere dei missionari diocesani, eccetera. Bravissimi: è quello che voglio dire, in occasione di questa data, a tutti quelli che redigono e diffondono L’Azione con tanto amore, competenza e perseveranza. Lo dico come chi ha esperienza in merito, giacché an- Devo a “L’Azione” il sorgere della mia vocazione missionaria Padre Paolo De Coppi, missionario Pime in Brasile ch’io, qui in Brasile, ho dato alla luce e da 18 anni sto portando avanti il giornale Missão Jovem, un sussidio per gruppi di giovani, catechisti, educatori e persone impegnate. Sinceramente, e per molti motivi, è un’impresa molto difficile da portare avanti. A nome di tutti i missionari e missionarie della diocesi, vorrei dirvi il nostro caloroso grazie per visitarci tutte le settimane con il nostro informativo e formativo diocesano. Tutto quello che fate per la nostra Chiesa diocesana, che ci ha dato le origini e che ci ha inviati, ci sprona a essere sempre più fedeli alla missione e a pregare per la vostra missione, non meno facile della nostra. P. Paolo De Coppi missionario del Pime in Brasile, direttore del mensile “Missão Jovem” 12 Domenica 5 dicembre 2004 e L’AZiON Speciale 90 anni Il settimanale “letto” da tre vescovi MONS. ALFREDO MAGAROTTO legati alla diocesi di Vittorio Veneto: Magarotto, Ravignani e Poletto “Informazione puntuale e stimolo al confronto” MONS. EUGENIO RAVIGNANI In occasione del novantesimo anniversario della nascita de L’Azione abbiamo chiesto ad alcuni vescovi in modo particolare legati, nel recente passato, alla diocesi di Vittorio Veneto di esprimere qualche riflessione sul ruolo che ha svolto e svolge il nostro settimanale. L a celebrazione del 90º di fondazione del settimanale diocesano L’Azione mi offre la gradita opportunità di esprimere il mio sincero apprezzamento al giornale, che ha accompagnato con puntuale informazione il mio servizio pastorale alla diocesi di Vittorio Veneto. Mi rammarico di non essere riuscito a fare di più per sostenere e diffondere questo strumento, che ritengo di grande importanza per mantenere vivo il senso di appartenenza alla propria Chiesa locale, favorire la comunione e la partecipazione, stimolare la riflessione, il confronto delle opinioni e una corretta “Una corretta posizione su problemi e avvenimenti” “Una coraggiosa libertà all’insegna della fedeltà” L’ Il vescovo emerito di Vittorio Veneto Alfredo Magarotto presa di posizione sui principali problemi e avvenimenti, che di volta in volta interessano la vita ecclesiale e sociale del territorio. Auguro a L’Azione di veder crescere il numero dei suoi lettori e di aiutarli a cogliere e riaffermare i valori umani, civili e culturali che provengono dalle nostre millenarie radici cristiane. + Alfredo Magarotto Vescovo emerito di Vittorio Veneto MONS. OVIDIO POLETTO “Ricordo che cominciai ... diffondendo L’Azione” R isalgono al 1948 i miei primi ricordi de L’Azione. Ero giovane seminarista e il parroco non trovò nulla di meglio, durante le vacanze estive, che mettermi alla prova, se avessi o no la “stoffa” adatta per diventare prete. Così mi incaricò di fare il diffusore de L’Azione. Si trattava di convincere, anche chi ne aveva poca voglia, di acquistare “il giornale dei preti”. Per la verità non feci tanta fortuna. Ma un poco servì a vaccinarmi ad essere meno suscettibile di fronte a battute non proprio incoraggianti nei confronti della strada che avevo iniziato. In quegli anni L’Azione era schierata nettamente a favore di una posizione politica e dalle mie parti era prevalente invece un altro... colore! Un altro episodio è rimasto impresso nella mia memoria. Era la prima do- vani non sanno proprio menica della mia presen- quello che devono fare». za come nuovo cappella- Riparai nel pomeriggio il no, nel settembre del mio “peccato” con un nuo1958, a Tarzo. Dopo la pri- vo pellegrinaggio a Noma messa in parrocchia, garolo e riebbi la stima mi fu detto che dovevo an- delle donne. dare a celeGli anni passarono. Dibrare nella venni parroco e ricorsi a frazione di tutti i segreti del mestiere Nogarolo. per arrivare a fare quotaPresa la bi- re la mia parrocchia nei cicletta, che primi posti in graduatoria mi era stata per abbonati a L’Azione. I regalata per ripetuti benevoli richiami l’ordinaziodel direttore, don Gione, indos- vanni Dan, non mi mansando veste, carono, ma non riuscii a soprabito e fare proprio bella figura. cappello Nominato Vicario genetondo, come era d’obbli- rale mi trovai ancor più go, alquanto sudato, dopo coinvolto nelle vicende de mezz’ora di pedalata, arrivai. Feci del mio meglio, ma restai male quando mi fu chiesto da un gruppetto di donne: «E L’Azione, dov’è?». Io ero all’oscuro, perché nessuno me l’aveva detto che faceva parte del compito del cappellano... sostituire il postino. Ritornato in canoniIl vescovo di Concordia-Pordenone Ovidio Poletto, ca ricevetti il resto. per tanti anni Vicario generale a Vittorio Veneto «Questi pretini gio- I ricordi legati a “L’Azione”, da ragazzo, dacappellano, da parroco... Azione compie novant’anni. Ed anche a me si fa la cortesia di invitarmi a dire una parola. Lo faccio volentieri con qualche ricordo che affiora dalla memoria. Venni a Vittorio Veneto L’Azione. Dentro il Consiglio di amministrazione si doveva trattare di questioni economiche sempre spinose, ma anche di come promuovere il rinnovamento del giornale, la sua fedeltà alle finalità che lo distinguono, la sua diffusione. Ed è stata un’esperienza che ricordo con gratitudine e stima per chi si è succeduto nella direzione, nella redazione e nell’amministrazione. Fra tutti penso di poter con particolare nostalgia fare un nome: don Roberto Lorenzon, che la morte ci ha portato via prematuramente. Quante discussioni con lui che sognava in grande e tirava fuori progetti sempre nuovi! Adesso L’Azione ogni settimana mi arriva a Pordenone. Anch’io – come un emigrato – la leggo con curiosità e interesse e, nella mia mente, rivedo comunità, persone, luoghi che mi sono stati familiari per tanti anni. E mi compiaccio nel constatare i segni di vitalità della “nostra” Chiesa vittoriese, e le varie esperienze di novità pastorale che si moltiplicano. Mi viene spontaneo ogni volta ringraziare il buon Dio di essere figlio di questa Chiesa e chiedergli la grazia di far sì che se ne parli bene anche al di qua del Livenza. + Ovidio Poletto Vescovo di Concordia e Pordenone il 5 maggio 1983. Con qualche trepidazione, senza dubbio. Con il desiderio di conoscere e di inserirmi in una realtà che mi appariva nuova e ricca di speranze. Fu don Giovanni Dan, dalle colonne de L’Azione che allora dirigeva, a darmi le informazioni che cercavo, da quelle che mi dicevano la Il vescovo di Trieste Eugenio Ravignani, pastore della nobile storia reli- diocesi vittoriese dal 1983 al 1997 giosa della diocesi a quelle che mi svelavano incontri intensi e cordiali. Ho ricordato i direttori la sua vitalità spirituale. Gliene sono ancora grato, del giornale, ma non dianche se aveva accresciu- mentico l’intelligente fatito i miei timori richiaman- ca dei redattori, dei colladomi, senza complimenti, boratori, di coloro che ne al mio dovere di essere, co- curano la diffusione. Da sette anni ormai seme gli apostoli, “il primo testimone della risurrezione guo la vita della diocesi vitdi Cristo”. E non dimenti- toriese e della sua gente atco certo che, con ostinata traverso le pagine de L’Asimpatica determinazione, zione, che attendo ogni setcorreggeva in tutti i miei timana e leggo con curiosa scritti la parola “familiare” e, se consentito, con affettuosa, attencon quella zione. Me lo che egli riteinviano in oneva più maggio. È corretta “faun gesto che migliare”. apprezzo Mi indicò sinceramenpoi chi ate e di cui vrebbe poringrazio. tuto degnaSotto la mente prenresponsabidere il suo lità di don posto: Bepi Giampietro CasagranMoret, che de. Un giorlo dirige con nalista atsicura comtento che inpetenza, contravo spesso perché desiderava posso dire che il settimaconfrontarsi con me sul- nale è cresciuto nella chial’opportunità di alcune rezza dell’impostazione scelte e di qualche inter- grafica, nella ricchezza dei vento su temi di rilievo per servizi culturali, nella comla vita ecclesiale e non so- pletezza dell’informazione, lo. La sua riconosciuta pro- nell’approfondimento serio fessionalità fece il resto e il e rigoroso dei tanti problesettimanale ebbe nuovo mi oggi emergenti. E tutto ciò nella riafferslancio e larga diffusione. Come non ricordare il suo mata linea di una coragsaluto “Sia lodato Gesù Cri- giosa libertà che appare sto”, che non mancava mai. segnata dalla fedeltà al VanOra è divenuto per altri i- gelo e dalla fedeltà all’uonusuale e magari anacro- mo. A L’Azione il mio cornistico, ma per tanto tempo era il saluto espressione dialissimo augurio. + Eugenio Ravignani di rispetto e di fede. E per Vescovo di Trieste me rimane ancora legato a Seguo la vita della diocesi e della sua gente attraverso le pagine de “L’Azione” e L’AZiON «L e spiace richiamare giovedì o venerdì? Ora saremmo un po’ presi…». Quante volte ci tocca glissare così la visita d’una persona o una telefonata non… urgenti. Provvisorietà e sistematica frenesia sono due costanti che accompagnano il lavoro della redazione de L’Azione come d’ogni altro giornale. Il giovedì mattina si avvia il cammino verso il numero della settimana successiva, con la programmazione degli argomenti e dei servizi, con i contatti con esperti, protagonisti, collaboratori. Dal lunedì al mercoledì è soprattutto il lavoro di “cucina” a caratterizzare l’attività al primo piano dell’edificio di via Stella, a Vittorio Veneto, di fianco al palazzo della Curia. Manuela, la segretaria della redazione, passa la telefonata d’un parroco che vuol segnalare un avvenimento importante o quella d’un lettore che non ha gradito un articolo. Oppure è in linea il collaboratore per concordare i servizi per il prossimo numero. A decine e decine ogni giorno arrivano i fax (sempre di meno) e le e-mail (sempre di più) con comunicati stampa, presentazioni di iniziative e manifestazioni, lettere, proposte di articoli. Come in ogni giornale a motivare il lavoro della redazione sono alcuni ingredienti: il gusto di incontrare, la curiosità di sapere, la voglia di capire. L’essere “vetrina” e “voce” della Speciale 90 anni 15 ECCO COME NASCE UN SETTIMANALE In redazione zione a d e r In La squadra del settimanale collaborare giorno dopo giorno per la realizzazione de L’Azione con il direttore don Giampiero Moret, ci sono otto persone. La redazione giornalistica è attualmente composta da quattro persone, che svolgono il loro servizio a tempo pieno o parziale: Franco Pozzebon (dal 1995), Federico Citron (dal 1999), Tommaso Bisagno (dal 2003), e l’ultimo arrivato, Alessandro Toffoli, giornalista e grafico, in redazione da settembre. La gestione dei testi e dell’archivio fotografico è curata da Elena Botta, in servizio dal 1992. L’ufficio amministrativo dal 1991 fa capo al ragionier Stefano Sonego, coadiuvato dalla segretaria Manuela De Nadai, che dal 1986 è anche la voce telefonica che smista le tante chiamate. E c’è poi l’ufficio che cura le varie attività di promozione e i contatti con la grande rete dei promotori in parrocchia. A gestire l’ufficio fino ad alcuni giorni fa c’era Laura Ceccarini, appena diventata mamma per la seconda volta e attualmente sostituita da Giada Pinzan. A (qui sopra, da sinistra) Alessandro Toffoli, il direttore don Giampiero Moret, Federico Citron, Tommaso Bisagno, Franco Pozzebon, Stefano Sonego, Manuela De Nadai, Elena Botta realtà ecclesiale e sociale del territorio diocesano è un bell’impegno! Ed è una sfida continua anche l’obiettivo di raccontare – il più possibile – la vita delle singole comunità parrocchiali! Ma è già mercoledì, giorno di stampa… e fin dal mattino tutta la “macchina” redazionale entra in fibrillazione. Ci sono gli articoli non ancora giunti da sollecitare, le ultime fotografie da recuperare, l’impaginazione e la titolazione da completare, le bozze da correggere. E magari ci si accorge che quel che era stato programmato nella riunione di redazione del giovedì precedente è stato stravolto dallo sviluppo degli avvenimenti, o dalla constatazione – dopo avere raccolto dati, informa- zioni e interviste – che i problemi sono diversi. Allora, occorre aggiustare il tiro, ridimensionare gli spazi o integrare i servizi con altre voci… sempre pressati dal tempo che sfugge, fino all’invio in tipografia dell’ultima pagi- na. Così resta lo spazio per un sospiro di sollievo, ma col dubbio di aver sbagliato qualche titolo, o qualche dato o qualche nome. Ma, comunque, ormai è andata. Domani è un altro giornale. (FP) LA GRANDE RETE DEI “PROMOTORI” U na delle caratteristiche che rivela in modo evidente come L’Azione sia un giornale diverso dagli altri è la presenza dei promotori. Sono circa 150, quasi uno per parrocchia, queste persone generose che costituiscono i terminali della grande “rete” del settimanale, che si estende su tutto il territorio della diocesi di Vittorio Veneto. Essi si occupano della La Tipse, dove corre la rotativa... L Domenica 5 dicembre 2004 a stampa de L’Azione avviene puntualmente il mercoledì sera alla Tipografia del Seminario, ad un centinaio di metri dalla redazione del settimanale, a Vittorio Veneto. Intorno alle 20 la rotativa si mette in movimento per “moltiplicare” le copie del settimanale. Alle prime luci dell’alba queste raggiungono lo spedizioniere per la cellofanatura e l’etichettatura e poi vengono consegnate alle Poste Italiane, cui è affidato il compito di recapitarle a domicilio a tutti gli abbonati entro il venerdì mattina. Fino al 1945 la stampa del giornale avveniva alla tipografia Zoppelli, a Conegliano e a Treviso. Poi, dal 1945 ad oggi ad occuparsi de L’Azione, fu la Tipografia del Seminario, di cui si occupava don Igino Facchinello. Per 14 anni a dirigere la Tipse è stato Elio Cao, ora segretario del vescovo Zenti. Dal febbraio scorso alla guida della tipografia è Paolo Anselmi. Ecco, nella foto, il personale della Tipse al completo: (da sinistra) il direttore Paolo Anselmi, Annamaria Tolot, Alessandro Maso, Gabriella Corocher, Giovanni Roman, Stefania Pedriali, Giuseppe Dei Tos, Ennio Frare, Giambattista Covre, Edoardo Meneguz. promozione del settimanale nella loro comunità, preoccupandosi del rinnovo degli abbonamenti e proponendo il giornale anche a potenziali, nuovi lettori. Un compito delicato il loro, quindi, svolto a titolo di puro volontariato, animati dalla convinzione che anche attraverso le pagine de L’Azione possa crescere la sensibilità degli abbonati nei confronti di una visione cristiana della vita. Sono loro, insieme al parroco, la “vetrina” del nostro settimanale nelle parrocchie. Sono loro a dimo- strare che non si tratta di un giornale con finalità di lucro, bensì un veicolo di informazione che si propone di essere anche, nel contempo, veicolo di valori e di stimoli per una vita il più aderente possibile al messaggio evangelico. Agenzia Cima, gli specialisti della pubblicità L’ Agenzia Cima sas, fondata nel 1978 con sede a Conegliano, dal 1985 è concessionaria in esclusiva per la pubblicità de L’Azione. Con professionalità e passione collabora in modo efficace e proficuo alla realizzazione del settimanale diocesano. Nella foto, (seduti) i titolari Franca Tomasella e Giustino Cherubin con (da sinistra, in piedi) Luisa, Manuela e Tiziana, con cane-borsa guest star. Mancano invece i collaboratori Enzo, Silvano e Maurizio... sicuramente alla ricerca di nuovi inserzionisti! 16 ALBERTA BELLUSSI Alberta Bellussi, di Tezze di Piave Scrivere per L’Azione è, per me, un’esperienza importante e molto formativa perché questo settimanale entra nelle case di tutta la diocesi, portando non solo informazione e cronaca ma anche cultura, riflessioni di tematiche etiche, sociali e religiose. SERGIO CUGNACH Sergio Cugnach, di Mel Sono una “matricola” de L’Azione, dato che ho cominciato la collaborazione a gennaio di quest’anno. Scrivere per L’Azione è per me, che abito in provincia di Belluno, un modo per sentirmi più legato alla mia diocesi. Mi piace raccontare incontrando direttamente le persone, i fatti e le esperienze di gruppi e associazioni. Do attenzione a quanto avviene nei piccoli paesi del nord della diocesi. LORETTA BELLUSSI Loretta Bellussi, di Santa Maria del Piave Da non moltissimo faccio parte con entusiasmo della grande famiglia di questo giornale, che permette un approfondimento delle tematiche e dei fatti del territorio, ed è teso ad una riflessione a 360 gradi. E questo è anche ciò che intendo fare all’interno dei miei compiti. e L’AZiON Speciale 90 anni Domenica 5 dicembre 2004 GIACINTO BEVILACQUA LUCIANO BORIN Giacinto Bevilacqua, di Ghirano Luciano Borin, di Caneva Collaboro con L’Azione da quasi trent’anni. La considero una delle voci più libere nella nostra comunità, e più attenta ai valori che dovrebbero costituire la base del nostro vivere civile. Vorrei che L’Azione diventasse la “cassaforte” della cultura locale che ha bisogno di essere riscoperta, valorizzata e vissuta. Senza di loro niente giornale S enza i collaboratori, non ci sarebbe questo giornale. L’equazione è molto semplice. Dalle stanze della redazione sarebbe impossibile seguire tutto quel che accade da Lentiai a Staffolo e da Vidor a Ghirano. E oltretutto un giornale con poche firme sarebbe monotono per stile e per temi. Ecco invece i nostri “magnifici trentaquattro”, i collaboratori più assidui e di lunga data. Dopo che per anni i lettori ne hanno visto solo la firma o la sigla, ora offriamo loro un piccolo spazio per presentarsi, e una foto. Come leggerete, i nostri collaboratori sono per tutti i gusti, dai 20 anni agli... anta, da giornalisti di professione a scrittori per passione, da chi scrive per noi da... 90 anni (beh, quasi) ai nuovi arrivi che però sono già delle “colonne”. Ecco allora queste due pagine: per scoprire finalmente, caro lettore, chi c’è dietro molte delle colonne di Azione che leggi. VALERIO GIANFRANCO CUPIDI DA RE FRANCESCO DAL MAS Laureato in lettere e giornalista free lance, collaboro con L’Azione dal 1997. Lo faccio per dare voce ad un territorio ricco di tradizioni ma povero di comunicativa. GERDA DE NARDI Valerio Cupidi, di Ponte della Priula Ho lavorato nella redazione per vent’anni, ora collaboro esternamente. Credo di poter testimoniare quantomeno due peculiarità del “fare il giornalista” qui. La prima, i maggiori spazi di libertà. Punto secondo, ritengo che ben pochi altri giornali possano dirsi “scuola di giornalismo” come L’Azione. Rivolgo in particolare un sentito grazie al mio primo e insostituibile maestro, don Giovanni Dan. Gianfranco Da Re, di Salsa di Vittorio Veneto Ho iniziato la mia collaborazione con L’Azione nel 1972, e mi occupavo di teatro; solo più tardi ho incominciato a interessarmi di cinema e televisione. Continuo a collaborare perché provo ancora entusiasmi e indignazione. Il momento più imbarazzante? Dover recensire “Je vous salue Marie” di Godard proprio sul numero che sarebbe finito in mano al Papa. Ma non ho parlato male del film, ho detto quello che ne pensavo. Francesco Dal Mas, di Conegliano Il settimanale diocesano è il “megafono” del Vescovo e della chiesa locale e testimonia , in questi mesi, la passione e la vivacità con cui mons. Giuseppe Zenti invita ad affrontare i problemi nodali e più urgenti della comunità locale. L’Azione, pertanto, diventa uno strumento insostituibile e dovrebbe essere occasione non solo di kettura ma anche di dibattito settimanale all’interno dele parrocchie e dell’associazionismo. Ho iniziato a scrivere per L’Azione a 15 anni. Collaboro con L’Azione perché sono convinta sia un modo per condividere con gli altri ciò che di positivo e buono c’è nella nostra Chiesa diocesana e nella realtà che ci circonda. Come giornalista sono una persona che, nei limiti delle proprie capacità, cerca di mettersi a servizio della verità. Paolo De Stefani, di Pieve, vive a Padova Scrivere per L’Azione è un modo per mantenere qualche contatto con la diocesi in cui ho vissuto. Ho accettato di collaborare per sincera amicizia verso chi regge da alcuni anni il settimanale e per stima verso tante altre persone straordinarie – un nome per tutti: don Vittorino Favero – che mi hanno insegnato ad apprezzare L’Azione per il servizio che rende alla crescita della comunità. IGOR ANGELA DEGANIS DELLA LIBERA BEATRICE DORETTO ELVIRA FANTIN PAOLA FANTIN ANNALISA FREGONESE Elvira Fantin, di Vidor Scrivo, perché la scrittura è una mia “passione”. Scrivo in un giornale, perché credo che la carta stampata sia un mezzo speciale e arricchente per conoscere, interrogarsi, approfondire. Scrivo su L’Azione perché ritengo che abbia ancora la possibilità di rifondare il senso di appartenenza ad una comunità, rafforzando quella percezione identitaria necessaria per maturare insieme. Paola Fantin, di Ponzano Ho iniziato a collaborare con L’Azione dopo aver seguito uno stage all’interno della redazione. Auguro a L’Azione di continuare sempre a entrare nelle case con quell’occhio di riguardo alla terra in cui viviamo e ai suoi valori, senza perdere mai di vista il mondo che va avanti. Annalisa Fregonese, di Oderzo Il mio primo articolo fu pubblicato nel 1983. Da allora sono trascorsi ben 21 anni! Che hanno visto notevoli cambiamenti nella nostra società ed è per questo motivo che scrivo ne L’Azione, perché cerca sempre di tenere conto dei mutamenti sociali. Oltre al fatto di riuscire spesso a dar voce a chi non ne ha. Angela Deganis, di Vittorio Veneto Igor Della Libera, di Vittorio Veneto Beatrice Doretto, di Ceggia L’Azione mi offre l’opportunità di fare ciò che più mi piace: effettuare ricerche, approfondire le notizie, incontrare le persone, cimentarmi in nuove imprese alla ricerca dell’argomento perduto e... scrivere. Sono dottore in teorie e tecniche del linguaggio radiotelevisivo e cinematografico. Ho cominciato (quasi per caso) a scrivere su L’Azione più di due anni fa e diversamente da quei primi amori che non si scordano mai, ma dai quali ci si separa dopo un certo tempo, continuo a farlo tuttora. L’Azione aiuta non poco chi abita nel Veneziano, come me, a sentirsi dentro la realtà diocesana. Le sono grata, innanzitutto come lettrice. Il passaggio a collaboratrice è recente e sicuramente rafforza questo legame. Gerda De Nardi, Colle Umberto PAOLO DE STEFANI e L’AZiON Speciale 90 anni Domenica 5 dicembre 2004 17 FRANCESCA GALLO ALESSIO MAGOGA ISABELLA MARIOTTO ANTONIO MENEGON GIUSEPPE MIGOTTO LETIZIA MIOTTO Francesca Gallo, di Sant’Andrea di Vittorio Veneto Isabella Mariotto, della Cattedrale Da 12 anni mi occupo di comunicazione. Giornalista per diverse testate, ho scelto di scrivere per L’Azione e di collaborare con la radio diocesana perché credo nella funzione civile e sociale del giornalismo. Don Alessio Magoga, vicario parrocchiale a Codognè Scrivo perché mi piace scrivere e il nostro settimanale mi dà la possibilità di farlo. Mi occupo prevalentemente di eventi culturali che hanno attinenza con la teologia e la Sacra Scrittura, ma anche di ciò che ha un certo interesse per la vita della Chiesa diocesana o locale. Scrivo su L’Azione perché è un settimanale di approfondimenti che segue le tematiche sociali, culturali e del territorio con attenzione, cercando di aprire sempre nuovi spazi. Antonio Menegon, di Susegana Ho risposto subito “sì” alla proposta di collaborare con L’Azione, senza un particolare motivo, come quando mi fu chiesto di collaborare col bollettino parrocchiale o di seguire il giornale degli Alpini... Ciò mi ha permesso di vivere le esperienze più svariate, da cui spero di poter trarre qualcosa da lasciare ai miei figli. Giuseppe Migotto, di Colfrancui Iniziai a collaborare in maniera regolare dal 1975. Per una decina d’anni sono stato responsabile per l’Opitergino-Mottense. Oggi riservo a L’Azione l’attenzione di un lettore e qualche intervento richiesto. Facile immaginare come io mi senta un figlio de L’Azione e un affezionato allievo di don Giovanni. Letizia Miotto, di Sacile Mi piace immaginarmi questa novantenne come una nonna saggia, a cui sono molto grata visto che mi permette di offrire istantanee di vita del mio paese. Cara Azione, sono sicura che ti aspettano ancora molti anniversari importanti, che spero festeggeremo insieme! FRANCESCA NICASTRO ROSSELLA PAGOTTO ELENA PILATO GIUSEPPINA PIOVESANA ANDREA PIZZINAT ERICA PRADAL Francesca Nicastro, di Conegliano Rossella Pagotto, di Cappella Maggiore Giuseppina Piovesana, di Fossalta Maggiore Andrea Pizzinat, di Camino di Oderzo Auguro a L’Azione di campare altri 90 anni e di trovare sempre il coraggio di essere un giornale che sta dalla parte della gente, che si pone gli interrogativi della gente, capace di andare a fondo dei problemi e di agire da pungolo nei confronti di chi ha il potere di risolverli. Scrivere su L’Azione? Un’esperienza iniziata da studentessa universitaria nel 1992 su invito dell’allora direttore, Giuseppe Casagrande, continuata anche dopo molti anni dalla laurea, perché L’Azione è un giornale ove si scrive ancora a “misura di comunità” perché giornale per la comunità. Elena Pilato, di Ponte della Priula Perché scrivo per L’Azione? Perché rimane una “palestra” seria, utile e pluralista per chi ama imparare a scrivere: tira una bell’aria di libertà di pensiero al suo interno... In barba a quanti pensino ancora ai cattolici come a un esercito di persuasori occulti. Evviva L’Azione e la sua splendida longevità! Dal 1997 collaboro con L’Azione, perché mi dà il modo di scrivere anche qualche riga di approfondimento, cultura, architettura e di libri... soprattutto quelli a carattere locale. La storia locale, la nostra storia antica, i documenti inediti sono la mia passione. Ho 21 anni e studio Ingegneria Informatica a Treviso. Collaboro con L’Azione nei ritagli di tempo che la scuola mi concede, per assecondare una passione nello scrivere che avevo fin da piccolo. Senza contare che scrivendo sono venuto a contatto con persone, episodi e realtà che prima non conoscevo, aumentando il mio bagaglio di esperienze. Scrivo su L’Azione – da circa sei anni – perché ho la possibilità di andar oltre la cronaca e approfondire gli argomenti. Mi piace raccontare storie e ritrarre personaggi nella loro semplicità e singolarità. LORIS GIANANDREA RORATO ROBASSA MARIO SANSON ATHOS TASSI ALDO TOFFOLI MARCO ZABOTTI Mario Sanson, della Cattedrale La chiamata a L’Azione fu del tutto inaspettata. Correva l’autunno del 1980, suona alla porta un prete in bicicletta. Era don Giovanni. E mi domandò se potevo scrivere, occuparmi della terra nostra e delle famiglie contadine. Sorpreso, interdetto, annuii. Don Giovanni, maestro “doc” mi lasciava fare, purché dietro la notizia si rispettasse sempre la persona. Insegnamento che spero di aver potuto mantenere... Grazie don Giovanni! Athos Tassi, di Conegliano Aldo Toffoli, di Serravalle Marco Zabotti, di Pieve di Soligo Primo articolo su L’Azione: 1984! Perché scrivo? Perché ancora mi illudo di poter fare un giorno il giornalista professionista. Scherzi a parte (ma non troppo), mi diverto a scrivere sulle cose che mi appassionano: teatro, musica, storia, letteratura, ma anche la politica. Questo giornale mi permette di farlo, per questo avrà la mia eterna riconoscenza. Nelle varie sedi de L’Azione che ho frequentato dal 1949 in qua, mi sono sempre trovato come a casa mia. L’ordine dei rapporti che ho avuto con i successivi “abitanti” della casa si è modificato con gli anni. Ma mi accorgo – e mi fa immenso piacere – che non è cambiato il rapporto di reciproca stima e fiducia che ad essa mi ha da sempre legato. Collaboro dal 1981. Scrivo su L’Azione perché è il giornale della mia Chiesa e della mia terra, un foglio di popolo che può aspirare ad un grande futuro, proprio di chi ha radici profonde e valori perenni. Loris Robassa, di Mel Scrivo per L’Azione perché amo raccontare il mio tempo e la sua gente, il sentimento religioso cristiano che lo percorre e lo anima. Gianandrea Rorato, di Motta Collaboro da una decina d’anni. Ho iniziato su consiglio di don Fabio Dal Cin, che spiegava a noi ragazzi la necessità di lavorare sempre per la parrocchia, anche attraverso questo servizio; oggi per me collaborare per L’Azione è ancora e soprattutto questo. Novant’anni di Azione non sono solo un traguardo ma un punto di partenza, perché la comunicazione rimane una dimensione fondamentale della nostra fede. Erica Pradal, di Barbisano 18 Domenica 5 dicembre 2004 Speciale 90 anni e L’AZiON INIZIATIVE A VITTORIO Dibattito sulla delocalizzazione venerdì 3 in Seminario D ove va il Nordest? Non vi sono risposte facili ad un interrogativo come questo, riferito ad un contesto attuale quanto mai delicato e fragile per la nostra società, dal punto di vista economico-produttivo, ma con “annessi” rilevanti di carattere sociale e culturale. E trovare chiavi di lettura e risposte valide diventa quindi importante. In occasione del 90º, L’Azione propone una riflessione a più voci proprio su questo interrogativo. “Dove va il Nordest? Delocalizzazione, sviluppo, occupazione” è, infatti, il tema del convegno che si terrà venerdì 3 dicembre alle 20.30 nell’aula magna del Seminario vescovile di Vittorio Veneto. PIEVE DI SOLIGO Cacciari-Zanzotto due grandi intellettuali a confronto, venerdì 17 al teatro Careni V enerdì 17 dicembre, alle 18, nel cinema-teatro “Careni” di Pieve di Soligo, Andrea Zanzotto e Massimo Cacciari si incontreranno per una conversazione pubblica che verterà sui temi della filosofia e della poesia. “Tra filosofia e poesia. Percorsi”: questo il titolo voluto per un evento straordinario, introdotto da don Giampiero Moret, che vedrà insieme due fra i più gran- Si tratterà di un confronto ad alto livello, poiché parteciperanno autorevoli rappresentanti dell’associazionismo di categoria, del sindacato, delle istituzioni. Sono previsti gli interventi del vescovo di Vittorio Veneto Giuseppe Zenti, del sottosegretario al Ministero del lavoro Maurizio Sacconi, del presidente della Provincia Luca Zaia, del presidente di Unindustria Treviso Andrea Tomat, del presidente della Confartigianato di Il sottosegretario Maurizio Sacconi Treviso Mario Pozza, del segretario regionale della Cisl Franco Sech. Moderatore sarà il direttore del nostro settimanale don Giampiero Moret. “Camminamonti” e il concorso di racconti sulle nostre Prealpi U n giornale che fa informazione, ma anche un giornale che vuol creare occasioni di coinvolgimento e stimolo culturale, specialmente intorno ad alcuni temi e valori. Con questi propositi L’Azione, parallelamente al lavoro redazionale, cura alcune altre iniziative. C’è “Camminamonti”, giunta quest’anno all’undicesima edizione, con 431 partecipanti. È una manifestazione sorta senza grandi pretese se non quella di instillare una passione per la montagna e per l’escursionismo. Su questo obiettivo il settimanale ha trovato fin da subito l’intesa con le locali sezioni del Cai ed alcune altre associazioni di appassionati di montagna. Così, intorno al libretto raccoglitimbri e poi anche alle magliette “guadadi intellettuali europei. gnate” anno dopo anno dai partecipanti, L’iniziativa è stata voluta e organizzata “Camminamonti” è diventato un’opporda L’Azione, nell’ambito dei festeggia- tunità per nuove amicizie, per tante e tanmenti del te cammisuo 90º, dalnate, per l’Istresco e un attegdall’associagiamento zione cultudi attenziorale Aglaia Ane e rispetnassillide, to per l’uche si sono niverso avvalsi della della moncollaboraziotagna, un ne della Conpatrimonio sulta per il naturalistivolontariato co che è di Vittorio anche paVeneto e deltrimonio di La premiazione di Giovanni Sommacal e Simone Ros, i due ragazzi vincitori dell’edizione valori: il sala parrocchia 2004 del concorso di racconti sulle Prealpi crificio, il di Pieve. rispetto, la condivisione, la solidarietà. L’altra iniziativa che sta suscitando interesse e una buona partecipazione è il concorso letterario “Raccontiamo la montagna delle Prealpi bellunesi e trevigiane”. Per la terza edizione, conclusasi con la premiazione lo scorso mese di ottobre a Refrontolo, hanno inviato i loro testi ben 209 scrittori. E la fetta più consistente di essi è rappresentata da ragazzi delle due sezioni loro riservate: quinta elementare e prima media; seconda e terza media. Insieme a tredici associazioni di volontariato locali, L’Azione ha proposto questa iniziativa con l’intento di promuovere un’attenzione nuova nei confronti della montagna di casa nostra – le Prealpi –, per una valorizzazione dei suoi aspetti naturalistici e paesaggistici che va a braccetto con altre dimensioni, come quella economica, legata al recupero delle malghe, all’incentivazione delle strutture ricettive per l’escursionismo e il turismo eco-compatibile. C’è già il tema scelto per l’edizione 2005: “Montagna sognata, montagna vissuta, montagna…”. Ci sarà tempo fino al 16 maggio per far pervenire un proprio racconto. Creativi ed aspiranti scrittori, all’opera! È l’occasione per cimentarsi… e mettere a fuoco il valore della natura montana, scoprendo peculiarità e fascino delle nostre Prealpi. Franco Pozzebon e L’AZiON VENETO Tre candidati per le elezioni regionali 2005 A quattro mesi dall’appuntamento con le urne per le elezioni regionali 2005, sono già tre i nomi dei politici in corsa per lo scranno del presidente della Giunta regionale del Veneto. Quello sul quale sembra esserci meno incertezza è il nome del candidato del centrosinistra: il padovano Massimo Carraro, già europarlamentare. L’altro nome, il più scontato, è quello del governatore uscente, Giancarlo Galan, per la ricandidatura del quale insiste Forza Italia, pur con qualche titubanza anche all’interno del partito forzista. In contrapposizione a Galan, però, la Lega sta premendo per poter schierare un suo uomo, a costo di correre da sola. E il nome più ripetuto, in questi giorni, è quello di Luca Zaia, presidente della Provincia di Treviso da sei anni. Intanto è stata indicata la data probabile per lo svolgimento delle elezioni regionali: domenica 3 aprile oppure la successiva 10 aprile. Attualità DIBATTITO L’agitata Ucraina vista dall’Italia Cervelli, fuga ... e ritorno «L ’Ucraina è un paese bellissimo - afferma con un velo di nostalgia Nadia, una ragazza ucraina nativa di Ternopil - È un vero peccato che i russi continuino a depredarlo e ad impedire ai suoi cittadini di vivere la propria vita liberamente». Ricco di risorse minerarie e di splendidi panorami, di bellezze artistiche e di un enorme patrimonio culturale, questo vasto paese dell’Europa Orientale sta attraversando una delle più gravi crisi dal giorno della sua comparsa ufficiale all’inter- no delle cartine geografiche di tutto il mondo, il 24 agosto 1991. «Tutti noi ucraini ci auguriamo che Viktor Yushenko riesca a spuntarla, - continua N. T. lasciando trasparire questa volta una certa rassegnazione ma non ci sono molte possibilità; l’unica cosa è sperare che la giustizia ( la Corte Costituzionale, ndr) faccia il suo dovere! Nel frattempo non ci re- n questi giorni, in due zone della nostra diocesi sono in arrivo due diversi numeri de L’Azione Illustrata. Con il numero 49, da martedì 7 dicembre si può trovare nelle edicole di Conegliano e Vittorio Veneto uno “speciale” dedicato a società sportive, atleti di spicco e impianti sportivi. Con il numero 51, è in arrivo nelle famiglie dei comuni di Oderzo, Motta e Mansuè uno “speciale” sul tema dell’acqua. lavoro forzato dei carcerati. Non solo in Cina, in Iran, in Myanmar o in altri paesi dove notoriamente l’“economia penitenziaria” porta un ricco contributo al bilancio dello stato, ma anche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove assistiamo da molti anni alla “privatizzazione” del sistema penitenziario. Società private gestiscono la sicurezza e amministrano gli istituti penitenziari, ma in compenso fanno buoni affari “affittando” lavoratori detenuti alle manifatture che cercano manodopera a costi contenuti. Questa è una delle ragioni non secondarie dell’enorme crescita della popolazione carceraria americana. Un sistema che consente la pena di morte per i condannati, non può essere troppo garantista nemmeno sta che pregare per lui, che Dio lo aiuti a vincere». La situazione è attualmente molto tesa: il sud-est del paese, teoricamente filorusso e ricco di materie prime, è sul punto dichiedere un referendum per ottenere la secessione dal resto del paese, mentre nel nord-ovest ed in particolare a Kiev le strade e le piazze sono gremite di gente che da più di 10 giorni manifesta a favore del leader "sconfitto", sfidando temperature che sfiorano i meno 15. «Tutti hanno votato Yushenko, è impossibile che abbia vinto Viktor Yanukovich! - confessa Tania, nata nei dintorni di Kiev - Vicino alla mio paese natale tutti erano per il "Viktor buono" ed i miei figli hanno detto che sono anche partiti molti pullman carichi di gente che voleva manifestare la propria rabbia nelle strade della capitale». Su una cosa le due donne sono d’accordo: la vittoria di Yanukovich è avvenuta solamente grazie a brogli elettorali perpetrati sistematicamente e su larga scala. Mentre la prima racconta di «minacce, anche a livello fisico, per chi non sceglieva di votare per Yanukovich», la seconda parla addirittura di «schede precompilate già pronte presso i seggi, indicanti il nome del candidato filo-russo». Esprimendo tutto il loro rammarico per non aver potuto votare e tutta la loro preoccupazione per i familiari rimasti in Ucraina, le due simpatiche e disponibili donne si congedano con la speranza di poter vedere il proprio paese finalmente libero. E con una preghiera: che Dio aiuti Viktor Yushenko a vincere la battaglia per la presidenza. Solo così il popolo ucraino potrà sentirsi davvero tale. Alberto Ferri Sicure due badanti ucraine:“Tutti hanno votato Yushenko. Impossibile che abbia vinto Yanukovich!” I l 30 novembre è stata la giornata mondiale contro la pena di morte. Da qualche anno, il numero dei paesi abolizionisti ha superato quello degli stati che ancora eseguono la pena capitale. Il paese in prima fila nel praticare questa forma estrema di punizione è, anche quest’anno, la Cina: quasi 5 mila esecuzioni all’anno sono un numero decisamente sproporzionato. La pena di morte è un “sistema” complesso. Questo tipo di punizione infatti è il momento più eclatante ma anche la “bandiera” e la giustificazione ideologica di molte altre pratiche che colpiscono la dignità della persona detenuta. Una di queste pratiche è lo sfruttamento del 19 PARLANO LE IMMIGRATE TRA NOI Due numeri de “L’Azione Illustrata” I Domenica 5 dicembre 2004 QUALE GIUSTIZIA? Pena di morte ed altri abusi con coloro che devono scontare delle pene detentive. E, alla fine, rischia di non essere tanto attento nemmeno a come funziona il sistema giudiziario complessivo, oltre che le prigioni. C’è una tendenza, registrata anche in molti paesi occidentali, a favorire un uso selettivo del sistema di repressione penale dello stato, colpendo con le misure detentive soprattutto certi gruppi so- ciali o etnici, mentre la criminalità tipica di altri gruppi viene sanzionata con pene pecuniarie o misure amministrative, molto meno infamanti della prigione. Per un sistema penale, insomma, avere la pena di morte tra le sanzioni che possono essere eseguite, costituisce un alibi per praticare varie altri più o meno gravi soprusi sulle persone che la società, a torto o a ragione, considera suoi «I cervelli tornano in Italia». Lo ha detto il professor Riccardo Pozzo, docente di storia della filosofia all’Università di Verona, per molti anni ricercatore in Germania e negli Stati Uniti. Intervenuto all’incontro organizzato dal Lions per parlare sul tema “Cervelli in fuga e cervelli in circolazione”, il docente ha spiegato perché negli ultimi anni si assista a un’inversione della tendenza. «Da un lato gli Stati Uniti hanno posto norme più restrittive per il soggiorno e l’ingresso dei ricercatori provenienti da paesi stranieri, dall’altro il Programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico approvato dall’Unione europea prevede stanziamenti miliardari per la ricerca e per finanziare i progetti di integrazione delle reti scientifiche attraverso i “provvedimenti Marie Curie”. In altre parole in Italia e in Europa si stanno creando delle condizioni estremamente attraenti per gli studiosi che vogliano lavorare in patria». Da un recente studio risulta che i ricercatori italiani disposti a tornare sarebbero almeno tremila. Il professore ha inoltre aggiunto: «La definizione “fuga di cervelli” favorisce un’interpretazione sbagliata del fenomeno. Non esistono cervelli in fuga, esistono “cervelli” e basta. Io collaboro con i miei colleghi “fuggiti” a Wahington o nelle università tedesche, dove insegnano ben 500 nostri concittadini senza alcun problema e altrettanto loro con me. La verità è che la ricerca oggi può essere pensata solo nell’ambito di relazioni internazionali fra i vari poli universitari. La fuga avveniva qualche secolo fa. Nel 1790, in Svevia, il principe pagò gli studi all’Università di Tubinga per quattro studenti che si chiamavano Schiller, Hoelderin, Hegel e Schelling. Loro poi scelsero di “restare all’estero” e il principe li condannò all’esilio perpetuo». Il professor Riccardo Pozzo ha infine sostenuto come, nel campo filosofico, gli italiani siano i migliori del mondo: «Siamo gli unici ad aver 360 professori ordinari di storia e filosofia e anche gli unici ad avere delle scuole in cui nell’ultimo triennio si insegna filosofia per tre ore alla settimana». Mario Anton Orefice nemici o di cui ha paura. Il problema della pena di morte è infatti legato a filo doppio con la tortura, praticata o tollerata, nei luoghi di detenzione. In questi giorni è comparsa sulla stampa internazionale la notizia che un rapporto fatto dal Comitato internazionale della Croce Rossa al termine della sua ultima missione alla base militare americana di Guantanamo, avrebbe accertato che le pratiche di interrogatorio utilizzate dagli Usa verso i detenuti stranieri sospettati di terrorismo e tenuti prigionieri in qualità di “nemici combattenti”, avrebbero i requisiti della vera e propria tortura. Gli Usa hanno già detto di non ritenersi vincolati al divieto assoluto, fissato dal diritto internazionale, di praticare la tortura, in ragione della straordinaria minaccia a cui sono esposti a causa di Al Qaeda. Ma finora avevano sempre negato che a Guantanamo si praticassero forme di tortura. La giornata contro la pena di morte dovrebbe essere dunque un’occasione per riflettere sugli obiettivi complessivi dei sistemi di giustizia. Una riflessione che non riguarda certo soltanto gli Usa. Nessuno stato ne è estraneo, tanto meno l’Italia. Paolo De Stefani e L’AZiON IL VESCOVO INCONTRA I SINDACI Amministratori rispettatevi! È dedicato ai rapporti tra maggioranza e opposizione il ciclo di incontri che il vescovo Giuseppe sta tenendo con gli amministratori locali. Al primo appuntamento, svoltosi nel Seminario vescovile lo scorso 25 novembre, hanno preso parte un centinaio tra sindaci, assessori e consiglieri del Vittoriese. Il secondo si è tenuto il 2 dicembre a Conegliano. «Più che essere preoccupati di squalificare l’avversario politico amministrativo evidenziandone le carenze e le incoerenze – ha sottolineato il Vescovo –, gli amministratori che si lasciano determinare dal bene essere comune si preoccupano di presentare un proprio progettoprogramma che non necessariamente deve essere in netto contrasto con quello di altre liste, per garantirsi un’identità. Evitando anche certi modi espressivi, da incandescenti antagonismi ideologici, che provocano immediate reazioni contrarie, diventando ostaggi gli uni degli altri. Se, ad esempio, da una sponda all’altra ci si lancia la sfida “Tu non capisci niente, sbagli tutto!”, è evidente che è come aver deciso di accendere la miccia deflagratoria. Ben diverso invece è dire “Condivido questo e questo, per questi motivi; non condivido il resto per queste ragioni”». «Il bene essere comune – ha continuato il Vescovo – va pensato e progettato insieme, quanto meno con l’apporto di idee e progettualità di tutti, con tempi congrui, senza slittamenti, anche se alla fine compete alla maggioranza, sotto la guida del leader, tirare le conclusioni. Solo l’apporto di tutti consente una veduta a 360 gradi, l’unica che rende possibile collocare un in- SCOTTÀ: DIFFICILE CAPIRSI CON L’OPPOSIZIONE H o molto apprezzato l’invito del vescovo Zenti a partecipare ad un tavolo comune per favorire una riflessione su un tema di fondamentale importanza per tutti coloro che hanno la responsabilità di amministrare una comunità. Il discorso del Vescovo, nel toccare una molteplicità di problematiche legate alla vita di una comunità, mi ha colpito in particolare per quel suo mettere a fuoco i punti più significativi di una comunicazione alle volte difficile, ma sempre cercata. Tra questi sono emerse le tensioni tra minoranza e maggioranza, tensioni che, a mio avviso, si fondano su logiche di partito più che su scelte politicoamministrative poiché sono convinto che ogni amministratore dotato di coscienza non può che lavorare per il bene della collettività che rappresenta. Personalmente sono al secondo mandato, e devo dire che i primi cinque anni di amministrazione li ho vissuti tenendo sempre presente quello che ritengo essere il mio dovere primario: amministrare la città in cui sono nato e cresciuto con la coscienza di un buon cittadino, perché tale mi sento. Non sono un uomo di “palazzo” e perciò non ho mai perso l’abitudine di stare in mezzo alla mia gente e di toccare con mano quo- tidianamente, le diverse realtà che compongono la società vittoriese. Sono consapevole di aver commesso anche qualche errore, soprattutto dettato dall’inesperienza, all’inizio del primo mandato, ma so di aver soprattutto lavorato per cercare di risolvere vecchi e nuovi problemi guardando anche al futuro della nostra città. In questo percorso non mi sono mai adagiato sugli allori, al contrario mi sono rimboccato le maniche e mi sono messo a lavorare sodo ascoltando i suggerimenti che mi venivano da tutti i cittadini e su qualsiasi problema. La mia attenzione è stata e sarà sempre più rivolta, non tanto o non solo, a chi riesce a “gridare” le sue aspettative, ma anche e soprattutto a coloro che con estrema dignità affrontano in silenzio le vicissitudini quotidiane, quasi vergognandosi delle loro difficoltà. Ecco, è soprattutto a costoro che voglio rivolgere l’appello di non aver paura, di venire a parlare con il loro sindaco e con i loro amministratori. Eppure, in consiglio comunale, e spesso anche sulla stampa o in pubblici incontri, ho dovuto con ram- Giancarlo Scottà marico constatare che sia la mia persona sia la maggioranza che mi sostiene, sono state sistematicamente sottoposte a critiche negative e, a mio parere, spesso gratuite, esaltate da aggettivi che vanno dal “tiranno”, al “disonesti”, dal “ignoranti”, al “arroganti”, per usare quelli più gentili. Il Vescovo ha sostenuto, saggiamente, che maggioranza e minoranza devono collaborare per un fine condiviso, ma in queste condizioni è ben difficile che possa esserci una collaborazione. Ci troviamo purtroppo di fronte a una minoranza che non perde una sola occasione per denigrare, sminuire o, in taluni casi, persino infierire contro un’amministrazione che, ricordiamolo, è stata scelta dai cittadini. Non sono un letterato e non conosco il sapiente uso (o abuso) dell’arte oratoria e quindi conti- “La maggioranza governi, la minoranza controlli” ter vento in un quadro completo di riferimento, come a mosaico». Il Vescovo ha insistito sulla necessità di rapporti sereni all’interno delle amministrazioni: «Un atto di stima, di apprezzamento e di riconoscimento di una benemerenza espresso nei confronti persino di un cosiddetto rivale, lo conquista e contribuisce a raccorciare le distanze. La simpatia, fatta nascere dalla stima, al di sopra delle parti, è carica di speranza di una società più aperta alla relazione, alla comunicazione, al senso civile... Che tutti si sentano coinvolti nella soluzione di una vita vivibile per tutti. Ognuno possa dire: anch’io ho dato il mio contributo; anch’io me ne faccio carico da protagonista. Per dire bella una partita occorre quanto meno che si siano affrontate due belle squadre, con l’obiettivo sì di vincere, ma soprattutto di offrire agli spettatori una partita spettacolare, avvincente». nuo a dire “pane al pane e vino al vino” senza tanti svolazzi o “politichesi sotterfugi” . La logica del buon governo credo che debba passare attraverso un elementare concetto: la maggioranza ha il dovere di governare mentre la minoranza ha quello di controllare ed, eventualmente, suggerire. I toni surriscaldati non aiutano certamente questo processo. Alla fine del mandato saranno i cittadini, con il loro democratico consenso, a passare “il testimone” alla proposta di governo che ritengono migliore Spero sinceramente che l’apertura dimostrata dal Vescovo nei confronti della vita politico-amministrativa della diocesi, il richiamo rivolto a tutti del rispetto delle regole e della collaborazione e l’invito ad un’alleanza nei confronti della risoluzione delle tante istanze che emergono dal tessuto sociale, si traducano quanto prima in concrete occasioni di confronto e di collaborazione per una migliore crescita della nostra comunità. Giancarlo Scottà sindaco di Vittorio Veneto I sindaci sotto la loggia del Museo della Battaglia in occasione dell’ingresso del vescovo Zenti POSOCCO:AMMINISTRARE RICHIEDE SOLIDARIETÀ L’ invito di monsignor Vescovo ai consiglieri comunali era prevedibile dopo quell’esplicito «vi tallonerò», rivolto agli amministratori il giorno del suo ingresso nella diocesi di San Tiziano. La novità e la rilevanza dell’incontro, nell’autonomia delle istituzioni e nella distinzione dei ruoli, appaiono tuttavia evidenti, se si considerano le difficili condizioni in cui si svolge oggi l’azione politica, la continua rissa che oppone le diverse fazioni, il distacco crescente che separa l’ente pubblico dalla società civile. La crisi delle ideologie forti ha infatti lasciato il campo ad un’attività di parte, in cui il rispetto formale delle regole nasconde spesso la pratica dell’opportunismo, il predominio del calcolo, il rifiuto del dialogo e della collaborazione. In questa situazione, dove le forze politiche manifestano spesso incapacità di progetto generale e prevalenza di interessi particolari, la voce di monsignor Zenti è ripetutamente risuonata per additare i problemi emergenti della produzione e del lavoro, quali cause primarie di impoverimento e di emarginazione per le persone, le famiglie, le comunità. Se le utopie si affievoliscono, restano invece saldi i valori, quelli permanenti e universali, come misura della qualità e come punto di riferimento per la solidarietà e il consenso. Di fronte al pericolo di lacerazione sociale e al rischio di decadenza economica, va quindi sinceramente ricercata in ogni amministrazio- Franco Posocco ne pubblica, soprattutto in quella comunale, una forma di colloquio e di intesa, di condivisione e di corresponsabilità, al fine di poter affrontare uniti e concordi le sfide, nella speranza di vincerle per il bene comune. Questo è parso essere il senso vero dell’incontro: un invito autorevole ad avvertire le ragioni primarie della collettività, come prevalenti su quelle di fazione, a costruire sui problemi principali accordi di largo respiro. Certo, tutto questo esige tensione morale, rispetto civile, concretezza operativa, oltre che l’esercizio della prudenza e della temperanza. Doti difficili in un’epoca di competizione generalizzata. Ma il governo della città, cosa ardua e complessa richiede solidarietà e fiducia, pur nelle differenze e specificità, sacrificio e impegno, richiede soprattutto quello spirito di servizio e di integrità che solo può rendere lecita un’arte, come la politica, spesso (non sempre a torto), considerata ambigua e sospetta. Franco Posocco Consigliere comunale a Vittorio Veneto “Oggi l’azione politica si svolge in condizioni difficili” e L’AZiON Chiesa L’8 DICEMBRE FESTA DELL’ADESIONE L’Ac, segno di speranza C he cosa cambia in una diocesi o in una parrocchia dove l’Azione cattolica è presente e vitale? Serve ancora questa associazione? Che senso ha aderire, pagare una tessera? Per essere cristiani non occorre l’Ac e tanto meno pagare! E poi è roba per ragazzi! Per i giovani e gli adulti ci sono le cose da fare, i mille impegni in famiglia, la scuola, il lavoro. È roba per pensionati! Alla vigilia dell’annuale festa dell’adesione, alla luce dello statuto aggiornato, del nuovo Progetto formativo “Perché Cristo sia formato in voi” e del mandato missionario ricevuto dal Papa a Loreto, diamo spazio ad alcune voci di aderenti che raccontano e rendono ragione di un’Ac segno e seme di Speranza piantato nel cuore della Chiesa diocesana e delle nostre comunità parrocchiali. «La Chiesa ha bisogno dell’Ac, anzi non ne può fare a meno! – ha ripetuto più volte il Papa – perché ha bisogno di un gruppo di laici che, fedeli alla loro vocazione e stretti attorno ai loro Pastori, siano disposti a condividere il quotidiano impegno di testimonianza e di evangelizzazione. L’Ac è un’esperienza di amore alla vita e di amore al mondo in un tempo in cui sembrano prevalere difficoltà, scoraggiamenti, delusioni. Se non ci fosse stata l’Ac nella mia vita sarei stato privato dell’amicizia fraterna e spirituale di molte persone. Essere e fare Ac mi ha stimolato a formarmi, a crescere umanamente e spiritualmente, a radicarmi nella contemplazione, a costruire comunione, a sperimentare strade sempre nuove per la missione; e ancora mi ha permesso di vivere la dimensione della diocesanità, ampliando i confini della parrocchia, senza per questo smarrirli». (Marco) «Aderisco all’Ac da più di vent’anni: insieme con altri giovani e adulti, nel mio servizio ai ragazzi dell’Acr, ho acquisito la consapevolezza di una singolare vocazione. Quella dell’Ac è una chiamata specifica, non semplicemente una generica disponibilità ad offrire un po’ del proprio tempo al servizio della comunità. Non bastano laici disposti a dare una mano ogni tanto, serve qualcuno che vive e sente la Chiesa come la sua famiglia, cui non può e non vuole far mai mancare il suo amore, la sua dedizione». (Martina) «Ho scelto l’Ac anche per la sua natura di associazione. Ogni anno rinnovo questa scelta compiendo un gesto piccolo, ma serio: firmare una tessera, come a dire la mia volontà di uscire dall’anonimato, di dichiararmi pubblicamente per un programma e per una missione. Non basta! La mia tessera insieme con le altre è portata all’altare e benedetta per manifestare che Dio ci assicura il suo aiuto la sua grazia, la sua fedeltà. Il contributo economico mi fa sentire parte attiva, responsabile anche della vita concreta dell’Ac: “Vale poco ciò che costa poco!” mi ricordava spesso mia nonna che da piccola risparmiava un anno intero per poter aderire all’Azione cattolica». (Rita) MESE DI OTTOBRE 2004 Dal c/c postale Narduzzo Adriana, Farra di Soligo 150; Dalla Betta Renato, Pieve di Soligo 30; Brunetta Fabrizio, Bibano 30; Visnadi Paola, Bibano 50; Tadiotto Luigina, Colfrancui di Oderzo 50; Dassiè Maria e Adriano, Colfrancui di Oderzo 50; Minello PierIlisa, Colfrancui di Oderzo 50; Feltrin Giustina, Colfrancui di Oderzo 50; De Palma Angela, Colfrancui di Oderzo 50; Casagrande Cosma, Colfrancui di Oderzo 50; Bertazzon Stefano, Farra di Soligo 52; De Bianchi Renzo, Col- francui di Oderzo 75; Maschiet Elvira, Colfrancui di Oderzo 100; Marcuzzo Marika, Colfrancui di Oderzo 100; Bit Beniamino, Cordignano 100; Tardivo Savina, S. Polo di Piave 200; Stradiotto Barbara, Colfrancui di Oderzo 150; Querin Luciano, Oderzo 50; Sossai Silvano, Visnà 300; Maccan Gabriella, Prata di Pordenone 315; Parrocchia di Chiarano, 650; Madalozzo Renato, Sacile 200; NN. Oderzo 100; Dalla Torre Rosa, Villanova di Prata 100; Giubilato Dora, Conegliano 26; Dal Bò Graziano, Oderzo 100;Vadagnin Rosa, Mel 52; Comel Fabio, Mel 52; Ros Consuelo,Villanova di Prata 52; Momesso Tarcisio, Oderzo 200; Parrocchia Duomo, Conegliano 645; Zusso Ivone, S. Giorgio di Livenza 60; Cerchier M. Graziana, S. Giorgio di Livenza 40; Dall’Acqua Pillon Amalia, Rustignè di Oderzo 200 + 100; Catto Romina, S. Stino di Livenza 200; De Faveri Gianni e Michela, Pieve di Soligo 310; Tolot AnnaMaria, Vittorio Veneto 200; Ste- “L Un gruppo dell’Ac diocesana a Loreto A PIANZANO LA VEGLIA DEL 7 DICEMBRE C ome tradizione il 7 dicembre si che si celebra in tutte le parrocchie il giortiene la Veglia di preghiera in no dell’Immacolata. Quest’anno l’appuntapreparazione alla festa dell’Adesione mento è nella chiesa di Pianzano alle 20.30. fanel Bruna, Oderzo 100; Trevisan Bruna, Cessalto 25; Grandin Pierino, Cessalto 25; Portello Angelina, Cessalto 25; Di Staso M.Pina, Susegana 187; Perin Giacomo, Conegliano 1500; Dall’Acqua Carlo, Conegliano 1800; De Nardi Sara, Brugnera 52; Tomasella Rita, Castello Roganzuolo 200; Dalla Vista Cherubino, Conegliano 150; Bosa Walter, Francenigo 300; Associazione Marciatori StilBagno, Prata di Pordenone 300;Vedovato Valentina, Porcia di Pordenone 300; Momesso Piergiorgio, Oderzo 50; Orsini GianFranco, Mel 26; Carlin Concetta, Mel 26; Camerotto Giuseppe, S. Giorgio di Livenza 20; Badocco GianFranco, Motta di Livenza 52. Dal c/c bancario Corrocher Vittorino e Stefania, Conegliano 75; Salatin Gottardo e Loretta, Stevenà 300; Franco Romina (Gruppo Amici di Antonio Sardella), Caneva 300; De Conto Francesca e Spina Diego, Pieve di Soligo 26; Gruppo A- dozioni Campolongo, Conegliano 917; Gava Fausto e Paola, Godega S. Urbano 300; Gruppo Preghiera, S. Fior di Sotto 100; Bolzan Augusta, Pianzano 100; Pillot GianCarlo e Pasqualina, Colle Umberto 25; Centro di servizio per il volontariato, Treviso 2000; Bianco Braido Giuseppina, Refrontolo 150; Piovesana Gabriella, Vittorio Veneto 130; Mazzero Lorenzon Clelia, Refrontolo 125; Lorenzon Rita, Refrontolo 125; Lot Gino, Refrontolo 120; Pin Lidiana Coan, Cordignano 100; Paolin Giovanna Michela, Cordignano 100; B.F., Susegana 100; Passon Bof Alda, Mareno di Piave 100; Meneghetti Margherita, Refrontolo 100; Antioniazzi Luigino, Refrontolo 100; Callegher Antonio e M.Rita, Refrontolo 100; Turbian Narciso, Cordignano 100; Lettig Evelino e Domenica, S. Lucia di Piave 75; Gai Ada, Cordignano 50; NN. Bocca di Strada 20; Fornasier Pietro, Pieve di Soligo 25; Cesa Antonio e Anna Rosa, Stevenà 300; Zambon Livia, Pieve di Soligo 200; D.M.U., Cappella Maggiore 800; De Martin Maurizio e Michela, Francenigo 300;Vigna Lucia, Co- 21 L’ASSISTENTE DIOCESANO ACR: L’AC,IL NOSTRO JOLLY ’Azione cattolica non è un’aggregazione tra le altre ma, per «Considero l’Ac un la- la sua dedizione stabile alboratorio la Chiesa diocesaprivilegiana e per la sua colto dove si locazione all’interaffinano no della parrocle virtù cichia, deve essere vili della attivamente protolleranza mossa in ogni pare del diarocchia. Da essa è logo, del lecito attendersi rispetto, che continui ad esdove il vasere quella scuola lore della di santità laicale democrache ha sempre gazia non rantito presenze solo è qualificate di laici proclamaper il mondo e per to, ma e- Francesca Zabotti presidente diocesana la Chiesa” (Cei, Il dell’Azione cattolica volto missionario sercitato, soprattutdelle parrocchie in to come modo per parteci- un mondo che cambia. pare e far partecipare, cre- Nota pastorale, 2004, n. scere nella corresponsabi- 11). lità, nella ricerca e nella coLe parole dei nostri vestruzione del bene comu- scovi ci aiutano ad esprine». (Franca) mere la nostra più viva «Amo l’Ac perché è un’associazione che vive, cresce e si rinnova per responsabilità diretta dei laici, ma con un particolare legame con i Pastori, esempio di come presbiteri e laici possano accogliersi ASSOCIAZIONE VOLONTARI DI SOLIDARIETÀ ADOZIONI A DISTANZA Adozioni Nova Esperanza, Copbem, Pastorale Indigen. (Brasile), Progetto Sat Congo, Kenya, Ciad, Etiopia, Guatemala e Camerun (adozioni avviate da don Igino Facchinello) nella loro peculiare vocazione, stimarsi, sostenersi e aiutarsi a crescere nella vita e nella fede condividendo l’unica chiamata alla santità». (Paolo) Domenica 5 dicembre 2004 negliano 100; Leandrin Elva e Walter, Vittorio Veneto 200; Parrocchia Albina, Albina di Gaiarine, 3750; Tabacchi Giuseppe e Silvana, Susegana 250; Zara Franco, Susegana 200; Zara Lucio, Susegana 200; Zara Leonzio, Susegana 200; Breda Giovanni, Pieve di Soligo 156; NN. S. Pietro e Paolo,Vittorio Veneto 101; F. B., Susegana 100; Meneghel Elisanna, Cessalto 75; Celotti Italo e Ada, Bocca di Strada 25; Tormena Rosalba, S. Lucia di Piave 20; Mura Franco, Pieve di Soligo 26; De Faveri Marcellino, Pieve di Soligo 26; Bertagnin Lucia, Pieve di Soligo 30; Gava Angela, Cordignano 25; Zago Sergio, Cessalto 25; Confraternita S. Vincenzo, S. Vincenzo di Oderzo 30; Buffolo Antonietta, Oderzo 26. Elenco dei versamenti pervenuti a noi fino al 30 ottobre 2004; Un grazie di cuore a nome degli adottati. Si prega di precisare l’indirizzo completo del mittente e la destinazione dei fondi al progetto. I versamenti sono detraibili dalle imposte. gratitudine all’Azione cattolica diocesana per la presenza di grazia che è stata in questi anni nella nostra diocesi e all’interno delle nostre parrocchie. Ma le parole dei Vescovi anche ci esortano, anzi ci spronano, come presbiteri a prendere coscienza delle potenzialità che il carisma dell’Ac continua ad offrire oggi alle nostre comunità. Nel Piano pastorale diocesano (2004/2005) il nostro Vescovo ha rilevato “tre carte vincenti” per dare volto tangibile ai segni di speranza presenti nel nostro territorio: la famiglia, la parrocchia e la diocesi. Ebbene rimanendo dentro la metafora delle carte, l’Azione cattolica è il jolly, e tenere in mano un jolly consente a tutta l’azione pastorale di avere nuove e originali chance per pensare, progettare e realizzare concreti cammini di speranza. L’Ac infatti non solo raggiunge, contatta e lavora con moltissime famiglie ma è composta di famiglie ed è essa stessa una grande famiglia. L’autocoscienza che essa esprime nel suo nuovo Progetto formativo è tipicamente quella della famiglia dove le relazioni tra le persone devono essere le più semplici e fraterne possibili così da diventare per la parrocchia, in cui essa è radicata, lievito evangelico di comunione e di gratuità con la forza dell’amore nascosto e feriale che non fa notizia e che si spende senza riserve. Don Pierpaolo Bazzichetto I VESCOVI Senza domenica non possiamo vivere I n coincidenza con l’apertura del nuovo Anno liturgico e, proseguendo il cammino di preparazione al Congresso eucaristico nazionale (Bari, 21-29 maggio 2005), che aiuterà i credenti a vivere pienamente l’“Anno dell’Eucaristia”, indetto da Giovanni Paolo II, il Consiglio permanente della Cei ha consegnato alla Chiesa italiana una Lettera dal titolo “Senza la domenica non possiamo vivere”. “Disertare l’Eucaristia domenicale - ribadiscono i Vescovi nella Lettera - porta ad impoverirsi, a vedere la propria fede e l’appartenenza alla Chiesa indebolirsi giorno dopo giorno, e a constatare la propria incapacità di fare della domenica un giorno di festa”. 22 e L’AZiON Chiesa Domenica 5 dicembre 2004 PER 30 ANNI VOLONTARIA IN AFRICA INIZIATIVA DELLA CARITAS Addio Antonia, testimone della carità di Cristo Il 12 dicembre Avvento di solidarietà A ntonia Simionato è partita per il suo ultimo viaggio. Ad attenderla, questa volta, non vi sono i suoi amici africani ma quel Signore che lei, per tutta la vita, ha servito negli ultimi. Antonia è stata testimone della carità di Cristo, ha saputo riconoscere Dio nei poveri e nei sofferenti: ed ora essi la stanno festeggiando nella casa del Padre. Antonia Simionato era nata il 13 dicembre 1951 ad Albaredo di Vedelago. Nel 1971 si diplomò alla Scuola infermieri di Treviso. Due anni più tardi ricevette la proposta di partire per la missione della nostra diocesi in Burundi. Fu Roberta Pasin, appena rientrata dall’Africa, ad avvicinare quella giovane infermiera. «Viveva con altre tre amiche infermiere in un appartamento a Treviso – ricorda oggi Roberta –. Era un gruppo in ricerca, le seguiva un sacerdote». Antonia non ci pensò due volte. Nel 1974 fece il corso di malattie tropicali ad Anversa (Belgio), quindi partì per il progetto missionario Antonia Simionato, accompagnata dal Vescovo di Bondo, visita una miniera d’oro; della nostra diocesi in Burundi. L’Africa entrò subito nel suo cuore e non volle più staccarsene. Il mese scorso ha festeggiato i trent’anni di servizio in terra africana, sempre nell’ambito di progetti della nostra diocesi. In questo lungo periodo si è occupata delle problematiche sanitarie, in particolare ha curato la formazione degli infermieri. Nei periodi di rientro in Italia risiedeva nella sua abitazione di Conegliano (parrocchia di Madonna delle Grazie). Era in Italia, un mese fa, quando hanno cominciato a manifestarsi i sintomi di una malattia fulminea. Dopo un breve ricovero all’ospedale di Conegliano è stata trasferita a Treviso dove è spirata nella notte di lunedì 29 novembre. I suoi funerali sono stati celebrati nelle parrocchie di Madonna delle Grazie e Albaredo. Appena un mese fa pubblicammo, nella rubrica della Sosta, una testimonianza di Antonia. Ora quelle parole suonano come un testamento che ci ha voluto lasciare. Scriveva Antonia: “Vorrei invitarvi a ringraziare con me il Signore per questa possibilità che mi ha dato. È di INTERVISTA AL SOCIOLOGO LUCA DIOTALLEVI Offerte per i sacerdoti, atto di responsabilità I l sostentamento dei 38 mila sacerdoti diocesani italiani è affidato dal 1984 alla comunità dei fedeli anche attraverso le offerte intestate all’Istituto centrale sostentamento clero. Queste offerte non sono ancora molto conosciute: oggi i donatori sono circa 150 mila. Abbiamo chiesto al professor Luca Diotallevi, sociologo dell’Università Roma 3, il suo parere sulle offerte per il sostentamento dei sacerdoti. Qual è il suo punto di vista sullo sviluppo delle offerte per il sostentamento dei sacerdoti in Italia? «Dal punto di vista sociologico, ma anche da quello pastorale, “firme per l’8xmille” ed “offerte per i sacerdoti” sono due cose molto diverse, e dunque a questa sua domanda si deve dare una duplice risposta. Le “firme per l’8xmille” hanno a che fare con l’i- dentità, le “offerte per i sacerdoti” con la responsabilità. Le prime esprimono un sentimento profondo ma anche semplice. Per firmare è sufficiente anche solo essere consapevoli che della Chiesa, in qualche misura, ci si può fidare, o che – in fondo, in fondo – ci si sente “cattolici”. Altro è invece essere disposti ad assumere delle responsabilità verso la Chiesa, soprattutto se tali responsabilità mi sono richieste dalla Grande Chiesa, che in larga parte non posso conoscere, e non solo dalla mia “chiesuola”. Infatti, gli italiani per lunga tradizione sono disposti a pagare per i servizi religiosi, e molto, ma per quelli che loro stessi consumano, per quelli che decidono di inserire nel loro “menu religioso”. Su queste basi, non deve stupire il livello elevatissimo della percentuale di coloro che firmano per la Chiesa cattolica, e quello infinitesimale – a confron- to – di coloro che fanno offerte per il sostentamento dei sacerdoti. La nostra è una Chiesa di identità più che di responsabilità, di somma (di chiesuole) più che di appartenenza profonda e cosciente. I dati e la mappa delle “firme” e delle “offerte” ci mostrano bene tutto ciò. Si può solo aggiungere che non ci sarà da stupirsi se, nel prossimo futuro, le “firme” per la Chiesa subiranno una certa contrazione (non si può sempre andare al massimo, e poi tira un’aria che fa pensare ad un’inversione del moto pendolare dell’opinione pubblica rispetto alla religione in Italia e non solo: ad anni Settanta e Ottanta di distacco sono seguiti anni Ottanta e Novanta di simpatia, ma quest’ultima fase, come la precedente, non può durare in eterno). E si può aggiungere che l’andamento delle “offerte” nel prossimo futuro misurerà in maniera non tanto imprecisa il grado di rice- trent’anni fa la mia prima partenza per l’Africa. Sono partita nel ’74 per il Burundi allora missione diocesana... alternando periodi di lavoro in Italia. Nell’89 sono partita per il Congo, allora Zaire. Non potevo immaginare che l’incontro con quella terra e con quei popoli avrebbe cambiato la mia vita poiché allora, anch’io come tutti i neofiti, pensavo di dover essere io a cambiare la vita degli africani. In tutti questi anni ho scoperto, attraverso i moltissimi incontri, la bellezza e i limiti delle diverse culture e come sia difficile e nello stesso tempo arricchente cercare di vivere una fraternità fra i popoli... Più di una volta in situazioni assurde mi sono detta: ma cosa mi sono inventata di venire a cacciarmi in questa situazione? Eppure, anche nei momenti più tragici, ho sentito che era quello il mio posto”. E concludeva la testimonianza ricordando come “la mia missione di credente è dare speranza e oggi più che mai lo posso fare solo aiutando a costruire la pace”. Federico Citron zione che nel tessuto cattolico di base ci sarà stato dell’inversione di tendenza proposta dalla Cei, a partire dalla rinnovata centralità riconosciuta alla parrocchia. Una ripresa delle “offerte”, di cui ci sono tutte le condizioni, sarà un indicatore dell’avanzamento delle Chiese che sono in Italia lungo la direttrice indicata dagli Orientamenti e dalla Nota pastorale sulla parrocchia». Ci sono differenze tra preti e laici sulle opinioni in merito al sostentamento dei sacerdoti? «Sì, e forse anche un po’ buffe. Molti preti hanno pudore a porre apertamente e direttamente la questione del loro stipendio perché pensano che i laici non accettino di finanziare la Chiesa. Molti laici, che stimano i preti e che non disdegnano assolutamente che la Chiesa abbia tutti i mezzi – anche finanziari – per assolvere alla propria missione, ritengono che i preti siano pagati dal Vaticano, o giù di lì. Quale può mai essere il fondamento reale della ritrosia del clero a porre apertamente la questione del proprio sostentamento se si pensa che tra il 50% e il 60% degli italiani adulti ogni anno dona soldi alla Chiesa? Basterebbe che P er la prima volta anche nella nostra diocesi la Caritas promuove, domenica 12 dicembre, l’Avvento di solidarietà. L’esordio di questa iniziativa, promossa anni fa dai vescovi del Triveneto, avviene in punta di piedi. Non ci saranno, come in altre diocesi, raccolte di fondi per progetti particolari, ma solo una sensibilizzazione sul tema emergente della povertà. «In questo periodo – spiega il direttore della Caritas don Ferruccio Sant – abbiamo inviato a tutte le parrocchie, alle Caritas, ai Centri d’ascolto, ai gruppi caritativi un questionario su povertà, emarginazione e disagio sociale. Il questionario è stato predisposto dal sociologo Alessandro Castegnaro e ha come obiettivo quello di fare una fotografia dei bisogni emergenti. Per- una piccola quota di questo flusso andasse alle “offerte per i sacerdoti” per risolvere il problema del sostentamento del clero senza attingere al gettito prodotto dalle “firme per l’8xmille”». Come inserire il tema delle offerte nella vita economica della parrocchia? «Mettendo a bilancio il sostentamento del clero di ciascuna parrocchia. Affidando al consiglio parrocchiale per gli affari economici il compito di attivare il, per altro, modesto flusso economico che copra quella quota di remunerazione del clero che non viene dalla percentuale che il clero stesso ha diritto di trattenere dalle offerte ordinarie dei fedeli. Se poi ci sono dubbi sinceri, testi della Cei come “I valori del sovvenire” e la ché la solidarietà presuppone la conoscenza della realtà. Mi colpisce il fatto che alcune persone ci chiamino affermando che nelle loro parrocchie non vi sono situazioni di disagio – sottolinea don Sant –. Questo ci dice quanta difficoltà facciano le nostre comunità a cogliere i problemi della gente». Per una felice coincidenza giovedì 9 dicembre alle 20.30 all’ex convento di San Francesco di Conegliano il Comune promuove un convegno su “Conegliano e la solidarietà: il ruolo della comunità locale” cui è stata invitata anche la Caritas. «È un’iniziativa importante – afferma don Sant – perché è frutto del desiderio di un’amministrazione di aprire un confronto sul significato dell’essere comunità solidale». (FC) “Nota pastorale sulla parrocchia” possono ampiamente diradarli. Se invece ci sono pregiudizi, pigrizie o turbate… non c’è niente da fare». A suo avviso, quali sono i valori e i meriti delle offerte? «Mostrare il carattere “incarnato” della comunione ecclesiale, le cui comunità hanno una vita non priva della dimensione economica; riconoscere responsabilità e dunque anche dar “voce in capitolo” a tutti i fedeli sulla vita (anche) economica della parrocchia; spingere ad un aumento di trasparenza della stessa; fare del sacerdote qualcosa di più simile ad un componente della comunità che non ad un prefetto mandato dallo “Stato” a presidiare un territorio e per questo anche pagato dallo “Stato”». e L’AZiON Chiesa Domenica 5 dicembre 2004 OGGI Domenica Agenda del Vescovo SECONDA DOMENICA DI AVVENTO Domenica 5 dicembre : Alle 11 ce- Incontro a Cristo con passo spedito Domenica 5 dicembre - Seconda di Avvento Is 11, 1-10; Sal 71; Rm 15, 4-9; Mt 3, 1-12 Seconda settimana del Salterio “F a’ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio”. Così si esprime la preghiera della colletta della seconda domenica di Avvento. Perché Cristo possa raggiungere noi e noi possiamo avvicinarci a Lui, occorre eliminare gli ostacoli che si frappongono; il primo in assoluto, il peccato, che etimologicamente richiama appunto il senso dell’inciampo dei piedi (pedicatum). E poiché, secondo la predicazione del Battista, riportata dall’evangelista Matteo “il Regno di Dio, in Gesù Cristo, si è avvicinato all’uomo”, è lì a portata di mano, dietro l’angolo, occorre attivare tutto ciò che favorisce la preparazione della via del Signore, raddrizzando i sentieri impervi di una vita amorale o immorale. Comunque estranea al piano di Dio. Come rileva la pagina di Isaia, ciò è possibile grazie allo Spirito “di sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza e pietà” che si è posato sul Messia e che il Messia trasmette in dono a noi, perché in noi, in ciascuno, si formi al meglio Cri- sto, in forza dello stesso Spirito che ha reso possibile l’Incarnazione nel grembo verginale di Maria. In virtù della presenza dello Spirito nel Messia e, attraverso di lui, in noi, l’umanità ha avviato un tempo di pace universale intessuta di giustizia e di mitezza capace di disinnescare l’arroganza e la prepotenza. Una pace che è frutto del dono che viene dall’alto e dell’apertura all’accoglienza di Dio in noi e, simultaneamente, del fratello, come precisa Paolo nella lettera ai Romani. Di conseguenza, l’accoglienza reciproca, per quello che si è, tra marito e moglie, tra genitori e figli è condizione previa per una vita di pace in famiglia che di fatto si prolunga anche fuori di casa, negli ambienti della ferialità professionale, dell’impegno amministrativo, del tempo libero come nell’ambito della parrocchia, dove, soprattutto oggi, sono esigiti atteggiamenti, gesti e parole di pace. Ma nello stesso tempo, sull’esempio del Battista, proprio per essere portatori di pace e di relazioni interpersonali di alta qualità, occorre che ci lasciamo liberare dal peso dei condizionamenti che rendono più inceppato il nostro passo verso Cristo e verso i fratelli. La sobrietà in funzione della solidarietà verso i meno abbienti, la capacità di gestire tivù e mass media in genere con senso di responsabilità per riservare più tempo al 23 lebra Messa e Cresime a San Pio X in Conegliano. Dalle 15 in Seminario guida il “Percorso formativo familiare al senso vocazionale della vita” e celebra la Messa. Lunedì 6 : Alle 10.30 incontra in vescovado i responsabili degli uffici pastorali. A Sacile: alle 17 partecipa all’inaugurazione delle opere parrocchiali e alle 19.30 nel duomo celebra la Messa in onore del patrono. dialogo in famiglia, l’applicazione al nostro dovere quotidiano, la dedizione a tempi congrui di preghiera, la rinuncia volontaria ad assumere cose che alla fine sono nocive… tutto giova perché il passo spirituale sia più spedito. Si tratta dei grandi allenamenti quotidiani ad essere al meglio atleti dello spirito. Allora la conversione non provoca tristezza, ma fruttifica vera gioia che, nonostante le corse e gli impegni che intasano questo mese di dicembre, siamo chiamati e abilitati a comunicare nei vari ambienti del nostro vivere. Una conversione personale, convinti, come ammonisce sant’Agostino, che ogni giorno di ritardo nella conversione è un giorno perduto e rovinato per l’uomo. Una conversione in famiglia, con il coraggio di interrogarsi: in che cosa va raddrizzata la nostra vita di famiglia? Decidiamoci a “preparare insieme la via del Signore!”. Una conversione per la comunità parrocchiale o religiosa, nello stile dell’accoglienza secondo il Vangelo, pronti a produrre “frutti degni di conversione”. In tal modo siamo più spediti per andare incontro a Cristo che, come precisa il prefazio, “viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede”. + Giuseppe Zenti Martedì 7 : Al mattino udienze. Alle 20.30 a Pianzano presiede la veglia diocesana dell’Azione cattolica. Mercoledì 8 : Celebra Messa e Cresime: alle 9 a Sarone e alle 11 a San Fior di Sotto. Dalle 15 all’auditorium Toniolo di Conegliano guida il “Percorso formativo familiare al senso vocazionale della vita”. Alle 18.30 celebra la Messa nel santuario a Motta di Livenza. Giovedì 9 : Alle 8.30 al collegio Immacolata di Conegliano incontra gli studenti. Nel pomeriggio visita sacerdoti. Alle 18 incontra i responsabili legali e didattici delle scuole materne della forania Pontebbana. Venerdì 10 : Al mattino udienze. Nel pomeriggio visita sacerdoti. Alle 18.30 celebra la Messa in Seminario. Alle 20.30 a Oderzo incontra i medici di base. Sabato 11 : In mattinata saluta a Conegliano i religiosi riuniti per il ritiro e riceve in vescovado un gruppo. Alle 15 visita l’associazione La Porta di Vittorio Veneto e alle 17.30 la Scuola di teologia per laici a Vittorio Veneto e Oderzo. Domenica 12 : Celebra Messa e Cresime: alle 9.30 a Fontanelle e alle 11 a Vallonto. Dalle 15 nel duomo di Oderzo guida il “Percorso formativo familiare al senso vocazionale della vita” e celebra la Messa. È appena iniziato l’Avvento, ma strade, negozi, uffici sono già addobbati a puntino e televisioni, radio, cellulari già strillano i motivetti che fanno tanto clima natalizio. Bello vero? Sì, tutto bello, tutto troppo bello, come le lucette ovunque, come i sorrisoni delle televendite, come gli auguri di chi vuol farti credere che sta lavorando per te, come molti alberi e piante troppo belli, troppo perfetti, proprio perché falsi. E così aggiungiamo, a quello che già ci creiamo nella vita quotidiana, lo stress di sentirci costretti a comprare regali per dimostrare il nostro affetto. Ci avviamo verso quella ricorrenza annuale in cui bisogna essere più buoni per non sentirci in colpa mentre ci ingozziamo più di quanto già facciamo normalmente, per sentirci apposto nel tendere la mano a chi durante l’anno voltiamo le spalle. È Natale? Sì, può darsi che si chiami così, ma il nome non ha im- È INIZIATO L’AVVENTO E IL CONSUMISMO LA FA DA PADRONE Svegliaaa! portanza quando non se ne conosce il significato. Diventa una semplice ridondanza. È così che lo aspettiamo? “Ecco la solita arringa puritana gridata al vento: il solito estremista, non si può mica essere sempre così esagerati” così penseranno in tanti soffocando un embrione di sussurro della coscienza. Così il 25 dicembre arriva senza che molti se ne accorgano se non per il crescente stress da regali, abbagliati da insegne e luminarie, assordati da gingle e musichette mentre in realtà non ci accorgiamo di avere gli occhi chiusi. Proprio come quella pubblicità che si vede in televisione in questi giorni, dove i bambini che si svegliano, i pendolari del metro, gli spettatori di un cinema, sono tutti con gli occhi chiusi e vanno avanti con gli occhi chiusi. Chiusi per non vedere tante realtà scomode che a Natale è meglio non ricordare per non rovinare il clima o ancora peggio da far tacere acquistando un biglietto d’auguri di tale associazione o con una donazione simbolica, guardandosi bene che non sia troppo compromettente da farci aprire gli occhi. Perché con gli occhi chiusi si riesce a far dormire meglio la coscienza. “Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno… indossiamo le armi della luce”. È l’esortazione di san Paolo che non vuole lasciarci tranquilli nei nostri comodi sogni, che ci dice di aprire gli occhi e farci guidare dalla luce vera, del Vangelo, che mette in mostra le zone buie lasciate da luminarie e lampioni delle strade, e dove hanno posto bambini rachitici dell’Africa e non solo, le ragazze schiavizzate dell’Est e non solo, i nonni tralasciati in ospizi e non solo, immigrati confinati ai margini e non solo, assieme alle altre voci che urlano giustizia e amore ma che giungono flebili ai nostri orecchi rivolti altrove. Siamo all’inizio dell’Avvento, siamo ancora in tempo per aprire gli occhi, per svegliarci, per ricordare che anche Gesù è nato in una baracca, per accogliere tutti i Gesù che stanno al nostro fianco. Francesco Rebuli VITTORIO E CONEGLIANO: Il Vescovo incontra le famiglie “F ar crescere il buon grano, diventare il meglio di sé” è il tema del secondo ciclo di incontri del Percorso formativo al senso vocazionale della vita (per genitori con figli dalla IV elementare alle 2ª media). Il primo incontro del secondo ciclo si tiene a Vittorio Veneto, in Seminario, dalle 15 alle 18.30. Quindi l’8 dicembre a Conegliano (casa Toniolo), il 12 a Oderzo (strutture parrocchiali) e il 19 a Pieve (Careni). La struttura degli incontri – cui parteciperà il vescovo Giuseppe – è così articolata: accoglienza, preghiera, consegna di un segno legato al Natale, riflessioni per i genitori (con ampio spazio dedicato al dibattito e al confronto) e animazione/lavori di gruppo per i figli. Al termine celebrazione della messa. CENTRO DI STUDI BIBLICI: I Vangeli del tempo di Avvento G iovedì 9 dicembre alle 20.30 a palazzo Ovio Gobbi terzo incontro di lettura spirituale della Bibbia tenuto da don Alessio Magoga su “I Vangeli del tempo d’Avvento”. L’ultimo dei quattro appuntamenti è giovedì 16 dicembre. Organizza il Centro di studi biblici di Sacile. Dati aggiornati al 30 novembre 2004 100,00; In ricordo di Pradella Aurelio, i 210,00; OFFERTE familiari A nome degli sposi Associazione Aldo e Marzia club alcolisti in 150,00; Piccin Gatrattamento Siva Dina in ricordo nistra Piave del marito Piccin Di250,00; Parrocno 80,00; Gruppo diachia di Meschio, coni permanenti in meFondo di solidamoria di Luigi Feltrin rietà 100,00. CASA MATER DEI 24 PER ASCOLTARE LA VOCE DELLO SPOSO ghiera “un punto qualificante di ogni programmazione pastorale” e a “coniugare insieme i molteplici impegni pastorali e di testimonianza nel mondo con la celebrazione eucaristica e magari con la recita di Lodi e Vespri” (Giovanni Paolo II, Novo Mill. In. n. 34). Già Paolo VI, nella Costituzione citata sopra, affermava tra l’altro: “La liturgia delle Ore si è sviluppata a poco a poco in modo da diventare la preghiera della Chiesa locale”. In questo senso, cogliendo l’occasione di questo nuovo anno liturgico, appena iniziato, invitiamo le comunità cristiane a riprendere la consuetudine, almeno la domenica e nei tempi forti, di celebrare con il canto i Vespri. È possibile che si oppongano difficoltà a riguardo, oggi, ma al di là dei numeri, è necessario piuttosto credere anzitutto nel valore della preghiera comunitaria e di porre un segno che sia una testimonianza nella comunità. A questo riguardo l’Ufficio liturgico preparerà, in futuro, un opuscolo per la celebrazione della liturgia delle Ore nelle domeniche e nelle solennità. L’Ufficio per la liturgia e la musica sacra Riprendiamo il canto dei Vespri D omenica 28 novembre scorso, prima di Avvento, in cattedrale, il Vescovo ha presieduto i Vespri solenni all’inizio del nuovo anno liturgico. Potrebbe sembrare una specie di “novità” per la nostra diocesi, ma in realtà non si è fatto altro che porre un segno normale per la vita di una Chiesa locale. Quale? Quello di una comunità cristiana che si caratterizza non solo per quello che fa, ma per ciò che è, un Mistero di fede e di comunione. La liturgia, ha sottolineato il Vescovo nell’omelia, scandisce la vita del cristiano, è la sua stessa vita, è un cammino che ci è dato dallo Spirito nella Chiesa e che non occorre andare a cercare: lo abbiamo già pronto, ogni anno, nell’alternanza dei “tempi forti” e del tempo ordinario, ogni domenica! La celebrazione dei Vespri con la sosta adorante davanti dall’Eucaristia, nell’ascolto delle parole del Papa, ha mostrato un volto della nostra Chiesa vittoriese non solo impegnata nel versante missionario della testimonianza o della programmazione pastorale, ma anche attenta alla voce dello Sposo che risuona nella liturgia, come affermava già Paolo VI con la Costituzione apostolica “Laudis Canticum” con la quale introduceva la liturgia delle Ore rinnovata dopo il Concilio. Certo, in ogni Eucaristia domenicale noi viviamo quest’incontro nella sua massima manifestazione, ma il Vescovo, che presiede la liturgia delle Ore nella sua Cattedrale, ricorda a tutti che l’Eucaristia si prolunga nel tempo, nella vita e nello scorrere dei giorni. Egli, così, si fa maestro di preghiera per ogni comunità cristiana che è invitata a fare dell’educazione alla pre- Gmg a Colonia, aperte le iscrizioni iamo venuti per adorarlo” è il tema della ventesima Giornata mondiale della gioventù (Gmg) che si terrà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005. La Pastorale giovanile della nostra diocesi si sta mobilitando per portare un bel gruppo di ragazzi e giovani in Germania. «La Gmg è una giornata della Chiesa per i giovani e con i giovani – spiega don Pierino Bortolini, incaricato a seguire l’organizzazione della preparazione della Sconto per chi si iscrive entro fine anno Gmg a livello diocesano –. La finalità principale delle Gmg è riportare al centro della fede e della vita di ogni giovane la persona di Gesù. Ogni Gmg diventa momento di sosta per riflettere sul proprio rapporto con Gesù ed è PER TUTTI Umberto Folena Il Vescovo e Margherita Edizioni Àncora 10 euro. Agli inizi di gennaio del 2004 Umberto Folena, vice-direttore del quotidiano “L’Adige” di Trento, trascorre alcuni giorni a Belluno ospite di monsignor Vincenzo Savio, ascoltando e registrando quanto il Vescovo – già molto sofferente – gli raccontava. Ora – a qualche mese dalla morte di monsignor Savio – Folena restituisce sulla carta l’intensa emozione di quelle ore. PER OPERATORI PASTORALI Tonino Lasconi Gesù il grande rompi Edizioni Paoline 11 euro. Come era Gesù? Non tanto fisicamente, ma come carattere, come comportamento. Come si rapportava con gli amici, con le autorità, con i compaesani? Lasconi ci offre una risposta in questo libro, commentando vivacemente i gesti e le parole di Gesù seguendo il percorso dei vangeli. PER SACERDOTI Olivier Clément Riflessioni sul Natale Edizioni Lipa 7,50 euro. Clément – uno dei teologi più autorevoli della Chiesa ortodossa storico, filosofo, scrittore – recupera il senso del Natale come festa del mistero dell’Incarnazione nella sua interezza, che trascina e ingloba tutta la creazione e la storia degli uomini. E A FINE ANNO I GIOVANI IN PELLEGRINAGGIO A ROMA DALL’11 AL 21 AGOSTO 2005 “S e L’AZiON Chiesa Domenica 5 dicembre 2004 L occasione per i giovani di formarsi e proclamare con gioia la loro fede». La “trasferta” in terra tedesca inizierà l’11 agosto e terminerà il 21. Nei primi sei giorni i giovani saranno ospiti della diocesi di Limburg che si gemellerà con la nostra diocesi. Quindi il trasferimento a Colonia dove giovedì 18 arriverà il Papa. Le iscrizioni sono già S P O R T aperte. La quota intera è di 400 euro (390 euro per chi salda entro il 28 dicembre prossimo) e comprende viaggio di andata e ritorno, spostamenti, vitto, alloggio, assicurazione, sacca del pellegrino e quota di solidarietà. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a don Pierino Bortolini, telefono 347-0419040, e-mail [email protected]. & a Pastorale giovanile diocesana organizza un pellegrinaggio a Roma dal 30 dicembre al 2 gennaio. Il pellegrinaggio avrà per tema “Eucaristia e testimonianza” e sarà idealmente collegato con la XX Giornata mondiale della gioventù di Colonia (11-21 agosto 2005). Tra i momenti forti di quest’esperienza vi saranno la testimonianza di una religiosa, suor Chiara, che opera con i malati di Aids; la visita a Luigina Nardi, originaria della nostra diocesi e oggi Piccola Sorella di Gesù; la messa in San Pietro il 1º gennaio; la tappa al monastero delle Clarisse di San Quirico. Per informazioni e iscrizioni (massimo 60) rivolgersi a don Pierino Bortolini, telefono 347-0419040. B A N C A Castello Roganzuolo · Cimavilla · Conegliano · Cordignano · Crocetta del Montello · Falzé di Piave Fontanelle · Francenigo · Maron di Brugnera · Orsago · Pianzano · Ponte della Priula · Povegliano Sacile · San Giacomo di Veglia · San Vendemiano · Santa Lucia di Piave · Selva del Montello Soligo · Spresiano · Tezze di Piave · Valdobbiadene · Vidor · Villorba Janna e L’AZiON Veneto Sociale IL GRUPPO AMNESTY DI VITTORIO Dieci anni di impegno per i diritti umani “G utta cavat lapidem”: goccia dopo goccia, anche la roccia più dura ne viene scavata. L’antico aforisma latino calza a pennello alle “strategie” che da lunghi anni Amnesty International sta mettendo in atto per informare e sensibilizzare sui temi della difesa dei diritti umani violati. L’organizzazione, che ha la sua sede centrale in Gran Bretagna, si muove essenzialmente in due direzioni: 1) raccogliere e rendere nota la documentazione sulle più diverse situazioni; 2) sensibilizzare, attraverso soprattutto lo strumento della raccolta firme. Un modo per testimoniare e “condividere” la pubblica condanna di ogni violazione. Storico è l’impegno di Amnesty contro la tortura e la Un particolare del dipinto murale pro Amnesty realizzato dal gruppo La Cremeria a Conegliano pena di morte, due orridi retaggi del passato più buio che si perpetuano ancor oggi in troppe realtà. Amnesty ha una diffusione capillare anche in Italia. Ben figura, unico nel nostro territorio, il gruppo di Vittorio Veneto. Sorto all’incirca una decina di anni fa, raccoglie oggi moltissime adesioni ed è presente sulle nostre piazze grazie all’impegno di una piccola ma “agguerrita” pattuglia di soci attivi. Che, manco a dirlo, non si fa sfuggire occasione per essere lì – col classico banchetto per la raccolta firme – per svergognare ogni nefandezza. Da qualunque parte essa provenga, come ci tiene a sottolineare Alessia Bastianon, di Fregona, socia Amnesty, che abbiamo interpellato i giorni scorsi per saperne di più. GIORNATA NAZIONALE DELLA SALUTE MENTALE Parole e musica contro il pregiudizio L’ Ulss 7 celebra a Conegliano e Vittorio la Giornata nazionale della salute mentale, che ricorre domenica 5. A Vittorio dalle 9 c’è il convegno “Guardami da vicino, vedrai una persona” al collegio Dante. Le relazioni saranno a cura del dottor Gerardo Favaretto, responsabile del dipartimento di salute mentale dell’Ulss, del dottor Pier Paolo Urbani, primario di psichiatria, del dottor Michele De Bertolis medico e assessore vittoriese e dei rappre- L a Provincia di Treviso ha realizzato e distribuisce il nuovo depliant “Spazio Sicurezza” che punta a motivare i genitori a un comportamento corretto per la sicurezza dei propri figli e di fornire le conoscenze di base per garantire la sicurezza nel trasporto dei bambini. L’opuscolo è diviso in due sezioni: una prima parte nella quale si riflette sulle scuse adottate dai genitori quando sono colti impreparati riguardo le norme di sicurezza e una seconda più tecnica, accom- sentanti delle associazioni per la tutela della salute mentale Aitsam e Psiche 2000. Seguirà un dibattito e la proiezione del film “A beautiful mind” del regista Ron Howard. Musica invece per Conegliano: alle 16.30 si terrà al Dina Orsi il concerto “Insieme per superare il pregiudizio” con Docs Off e No Profit Blues Band. La musica sarà preceduta dagli interventi del direttore generale dell’Ulss Angelo Del Favero, PROVINCIA Bimbi sicuri in auto, un depliant insegna come fare pagnata da grafici e illustrazioni, riguardante la sicurezza nel trasporto dei bambini. La Provincia di Treviso mette a disposizione il depliant informativo, nel numero di copie richieste, per tutte le scuole che predi- del direttore dei ser vizi sociali Marisa Durante e di Favaretto. Per tutta la giornata in entrambe le città presso il municipio sarà attivo a cura delle associazioni un punto d’informazione per chiunque volesse approfondire la tematica della salute mentale. L’orario sarà dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17. spongono lo Spazio sicurezza e per i servizi territoriali. Per richiederne le copie rivolgersi all’Ufficio sicurezza stradale della Provincia di Treviso, telefono 0422-656889. Esserci, testimoniare con la propria presenza, raccogliere firme è la “scelta” fondamentale dell’organizzazione – spiega Alessia – «un’“arma” apparentemente astratta, ma che alla lunga dimostra tutta la sua efficacia», Amnesty è anche un cristallo trasparente, che non accetta (né ricerca) alcun finanziamento – prosegue Alessia – che non sia libera offerta. È al banchetto dove si raccolgono le adesioni della gente alle diverse “campagne” che si dipana e cresce l’impegno dell’organizzazione. Tuttavia, dietro a tanto operare, c’è un’azione sistematica di documentazione, di analisi del- Domenica 5 dicembre 2004 le situazioni che fanno da sfondo alle “campagne” di sensibilizzazione, quindi dibattito e riflessione a tutto campo. Non deve stupire, allora, che il nucleo di Vittorio Veneto si sia dato una tabella di marcia che esige una certa assiduità, e un non comune spirito di sacrificio: «Ci riuniamo ogni due settimane, nello spazio a nostra disposizione all’area Fenderl, dove abbiamo anche il nostro archivio, che ben volentieri mettiamo a disposizione di chi lo desideri, per ricerche, tesi di laurea…». A breve il gruppo vittoriese – la cui responsabile uscente è Antonella De Lisi di Pieve di Soligo – andrà al rinnovo delle cariche. Valerio Cupidi Documentazione e raccolta di firme le strategie più usate SARMEDE: Banchetto di Amnesty alle Fiere del teatro omenica 5 dicembre alle Fiere del teatro di Sarmede il gruppo Amnesty di Vittorio sarà presente con un banchetto informativo sui casi per cui si sta impegnando. Si tratta anzitutto di Mariela Mendoza, venezuelana, che ha visto i suoi tre fratelli uccisi da tre agenti di polizia; e di Ma Weishua, cinese che rischia la condanna a morte per spaccio di stupefacenti. Il gruppo segue inoltre tutte le campagne portate avanti da Amnesty a livello nazionale e mondiale; prima fra tutte, attualmente, quella intitolata “Mai più violenza sulle donne”. (TB) D 33 ACAT Incontri di educazione sulle dipendenze D ato che le dipendenze da alcol, droga e affini non sono affatto scontate, ha ancora senso continuare a... educare. Ecco allora “Dipendenza: particolare tipo di relazione tra una persona e una sostanza” ciclo di incontri sostenuto da Diocesi, Ulss, Centro di servizio per il volontariato, Acat, Scuola enologica e molte altre istituzioni. Tutti gli incontri iniziano alle 20 e sono tenuti dalla psicologa Paola Gosparini. Dopo l’avvio del 2 dicembre a Pieve, l’appuntamento successivo è venerdì 3 in municipio a Vazzola; poi giovedì 9 a villa dei Cedri a Valdobbiadene; giovedì 16 in biblioteca a Vittorio, venerdì 17 al centro parrocchiale di Nervesa. Per i problemi con la dipendenza, inoltre, è sempre attivo il centro d’ascolto dell’Acat di Conegliano. All’800-909091 rispondono i volontari Acat il lunedì dalle 19.30 alle 21 e il sabato mattina dalle 9 alle 11. 34 e L’AZiON Domenica 5 dicembre 2004 Omnibus MOSTRA ALLA GALLERIA 137 L’ inizio dell’Avvento apre la stagione dei concerti natalizi. In questa rubrica daremo conto degli appuntamenti nel territorio diocesano. Quattro pennelli vittoriesi Q uando si entra in contatto con la pittura vittoriese di Ottocento e Novecento si fanno delle belle scoperte. Mediante scorci, personaggi e vedute si ritrova una città d’altri tempi. Ora quattro tra i pittori che hanno raccontato col pennello questo microcosmo locale – Pietro Pajetta, Armando Tonello, Delfino Varnier, Omero Lena – sono i protagonisti di una mostra che si apre sabato 4 dicembre alle 18, alla “Galleria 137”. I curatori della mostra ci propongono una selezione di opere dei quattro artisti. Pajetta e Tonello (di quest’ultimo recentemente era già stata fatta una personale nella medesima galleria) giocano con il colore per plasmare le figure, renderle ricche di ombre e luci, farle vivere. Entrambi hanno conosciuto artisti e correnti veneziane, ma per il Pajetta si notano inflessioni e vicinanza Pietro Pajetta, Serravalle 1845 - Padova 1911 Armando Tonello, Vittorio Veneto 1897 - Venezia 2001 Delfino Varnier Osigo 1908 - Vittorio Veneto 1963 Omero Lena Vittorio Veneto 1923 - 2003 con i macchiaioli toscani, specialmente con Antonio Puccinelli da Pisa. Varnier e Lena, artisti “per diletto”, trasportano l’anima dentro al colore e alla figura. Varnier – meglio conosciuto con lo pseudonimo di “Peo” per il pizzetto sul mento, gestore della omonima trattoria a Serravalle – accosta i colori della sua terra, li rende quasi omogenei tra loro pur lasciando ben distinte le tonalità. Omero Lena, che dalle su- INCISIONE DI CESCHIN DONATA A RIGONI STERN la storia e agli scritti dello stesso scrittore. La cartella conterrà inoltre uno scritto tratto da un’opera di Rigoni Stern e un testo critico a lui dedicato del poeta Andrea Zanzotto. Alla vicina galleria d’arte Busellato seguirà poi l’inaugurazione della mostra “Inchiostri”, che offre il “corpus” incisorio di Livio Ceschin e resterà aperta sino al 18 dicembre con orario 9.30-12.30, 15.30-19.30. L’ appuntamento è in programma sabato 4 dicembre, alle 17, nella sala consiliare del Comune di Asiago: qui avverrà la consegna da parte del maestro incisore Livio Ceschin – quarantaduenne nativo di Pieve di Soligo, con studio a Collalto – del dono di una cartella di grafica al grande scrittore Mario Rigoni Stern, a conferma del profondo legame di stima e di amicizia che unisce i due artisti. Nel dicembre 2003, infatti, Ceschin aveva disegnato l’opera “Stradi- na d’inverno” per la copertina del celebre libro dell’autore asiaghese “Storia di Tonle”. L’incisione che verrà donata sabato, di piccolo formato (42x30 cm circa), riporta il ritratto di Rigoni Stern contornato da una serie di simbologie appartenenti al- COLLALTO: Documentario sulla Grande Guerra P resentazione in anteprima del documentario “Sulle orme della Grande Guerra” (realizzato da Diotisalvi Perin) venerdì 3 dicembre alle 20.30 a Collalto, nella ex scuola elementare. L’iniziativa del Comitato Imprenditori Veneti Piave 2000 e del Gruppo Festeggiamenti Collalto, prevede anche la presentazione del libro “La pace impossibile di Carlo I d’Asburgo” curato da Romana De Carli Szabados, con interventi di Diotisalvi Perin, Nerio De Carlo e della stessa Romana De Carli Szabados. Ingresso libero. Informazioni su www.collalto.info. SARMEDE: Alle Fiere del teatro gli acrobati africani S i intitola “Creature” lo spettacolo in programma domenica 5 dicembre alle 18, seconda giornata delle “Fiere del teatro” organizzata dalla Mostra internazionale dell’illustrazione per l’infanzia di Sarmede. Uno spettacolo che nasce dalla compagnia africana di acrobati “Arcipelago Circo Teatro” di Nairobi. In un luogo imprecisato, un clown rovista tra oggetti gettati via, trova un libro e mentre lo sta sfogliando, dal cielo cade una goccia e dalla goccia spunta una rosa. Un sorso d’acqua e la vita ricomincia. Cadute dal cielo o nate all’improvviso dalla terra, magiche “creature” compaiono e trasformano il luogo in… un gioco-un sogno-uno spettacolo, che avrà come canto guida il cantico di Frate Sole. SABATO 4 DICEMBRE Un ritratto di Pietro Pajetta perfici delle abitazioni (era imbianchino) passava a colorare su tele di tutte le dimensioni, nella maggior parte dei suoi lavori rompe gli schemi. Frammenta e ricuce a tavolino quanto vede. E l’osservatore intuisce e riconosce i paesaggi di Serravalle, dove Omero viveva, il fiume Meschio, le strade, gli abitati, gli angoli. Più caldo ed emozionale appare nei ritratti. Conosciuto confidenzialmente da molti come “lo zio Omero”, non voleva saperne di vendere i suoi quadri, che considerava sue creature e parte di se stesso. Si classifica primo nell’86 e ’87 al concorso “Città in fiore” di Vittorio Veneto, ottiene la menzione l’anno seguente, quando si presenta fuori concorso per lasciare spazio anche ad altri. La mostra è aperta fino al 28 dicembre, da mercoledì a domenica e festivi dalle 15.30 alle 19. Lunedì e martedì la galleria rimane chiusa. Isabella Mariotto I nizia con un laboratorio per la costruzione di burattini, la terza edizione della mostra del libro per ragazzi, a Chiarano. Il modo migliore per coinvolgere i ragazzi e le famiglie, intrattenendoli in attività creative e a portata di bambino. Quest’anno l’assessorato alla Cultura, la Biblioteca e le scuole dell’obbligo del Comune collaborano per un’edizione che dovrebbe lasciare il segno. Sabato 4 dicembre dalle 14.30 ci sarà, appunto, il laboratorio di realizzazione dei burattini, con la compagnia teatrale “L’aprisogni”, al- Alle 20.45 nella chiesa parrocchiale di Fontigo concerto di San Nicolò con la Piccola Orchestra Veneta, il soprano Paola Crema e il coro San Nicola di Fontigo diretto da Valerio Bassanello. DOMENICA 5 Alle 16.30 in duomo a Oderzo “Note di stelle”, concerto d’Avvento con la partecipazione della soprano Luciana Serra. Ingresso libero. MARTEDÌ 7 Alle 20.30 nella chiesa parrocchiale di Miane concerto corale strumentale dell’Immacolata con la partecipazione del Gruppo strumentale di flauto dolce della scuola media “A. Fogazzaro” di Miane, del coro Natività Beata Vergine di Miane, del coro Lagorè di Revine Lago, due strumentisti (organo e tromba). Alle 20.45 “Aspettando Natale” nel Seminario di CHIARANO Mostra del libro per ragazzi l’auditorium della scuola media di Chiarano. Domenica 5, alle 11.30 l’inaugurazione della rassegna. La mostra sarà aperta domenica 5, lunedì 8, sabato 11 e domenica 12 dicembre. Domenica 12 ci sa- CONEGLIANO: All’Accademia concerto di Angelo Branduardi M ercoledì 8 dicembre, alle 17, si terrà, al teatro Accademia di Conegliano lo spettacolo di Angelo Branduardi “Francesco, La laude”. “Francesco” non è un musical, non è una commedia, non è un testo musicato, né un balletto. È un po’ tutto questo, portato in scena grazie a un fluido connubio, nello svolgimento armonico dei momenti, dei pensieri, dei fatti che hanno segnato e contraddistinto la vita di Francesco. È un’opera a più livelli, una serie di cerchi concentrici volti a unire la profondità del teatro recitato, l’intramontabile armonia di forme della danza e la profondità della musica nella persona di Angelo Branduardi. Lo spettacolo ha il patrocinio dell’Ufficio diocesano per la pastorale missionaria di Milano, che destinerà parte degli incassi a cinque progetti di solidarietà e condivisione. Vittorio Veneto rassegna corale di beneficenza a favore dell’Ail: si sibiscono il coro Col di Lana vittoriese, che nell’occasione presenta il suo primo cd, dal titolo “Cantando”, e il coro Coste Bianche di Negrar (Verona). Alle 20.45 nella chiesa arcipretale di Lentiai concerto della “Compagnia del bel Bambin”, gruppo formato da tre musicisti provenienti da diverse esperienze musicali: arpa, organetto, chitarra, voce, flauti, cornamusa, percussioni. SABATO 11 Alle 20.30 in chiesa a San Fior di Sotto prima rassegna corale di Natale. Partecipano i cori di San Fior di Sopra e Cappella Maggiore e le corali Santa Giustina di San Fior di Sotto e Tiziano Vecellio di Castello Roganzuolo. In programma intermezzi strumentali organo-violino e organo-flauto. Parteciperà il tenore Andrea Modolo. Alle 20.30 nella chiesa parrocchiale di Cappella Maggiore tradizionale concerto “Aspettando il Natale” con la corale di San Salvatore. ranno due momenti di lettura animata di favole divertenti con Margherita Stevanato. Hanno collaborato alla realizzazione della mostra del libro anche i ragazzi delle scuole che hanno preparato cartelloni e illustrato favole e fiabe, utilizzando varie tecniche espressive. (GP) Nuovo libro di Antonio Della Libera M artedì 7 dicembre, alle 20.30, nell’aula magna dell’Itis di Vittorio Veneto Mario Ulliana presenta il nuovo libro del geologo ed ex sindaco di Vittorio Veneto Antonio Della Libera, “Il linguaggio delle pietre - vicende geologiche del territorio trevigiano”. e L’AZiON Spettacoli C THE VILLAGE Regia: Manoj Night Shyamalan Cast: Joaquin Phoenix, Bryce Dallas Howard, William Hurt T he Village più che essere un film “di paura” è una pellicola che tratta il tema della paura, in particolare quella subdola e strisciante che ha avviluppato i pensieri della gente dopo l’11 settembre. O almeno questa era l’intenzione del sofisticato (e impronunciabile) regista del Sesto Senso che, al solito, è riuscito a dilatare all’inverosimile un’idea piuttosto banale, salvandosi in corner solo grazie alla sua perizia stilistica. La storia è ambientata nel passato, in un villaggio isolato dal resto del mondo, dal quale gli abitanti non si sono mai mossi, terrorizzati dalle creature innominabili che abitano il bosco vicino alle loro case. Una ragazza cieca, sospinta dall’amore per il fidanzato ferito, supererà le insidie della foresta giungendo alla città che nessuno degli altri abitanti ha mai visto. Non dico di più per non rovinare il finale a sorpresa, marchio di fabbrica di Shaylaman. Una pellicola dignitosa sopravvalutata dalla critica che dopo una prima parte assurdamente lenta ma piena di sottile angoscia svapora in una seconda frazione dove la risoluzione del mistero non vale la candela e tutto l’impianto metaforico si risolve in un’inconsistente bolla di sapone all’interno della quale finisce per essere pretenzioso anche il riferimento alla minaccia del terrorismo globale. Igor Della Libera i sono spot pubblicitari che fanno tenerezza, come quello del Mulino Bianco che invita a dire la verità ai figli su come sono venuti al mondo, in modo molto pacato: «Potete raccontare delle cicogne, oppure di cavoli, oppure potete raccontare di quando voi vi siete innamorati», e con immagini giocose di bambini o di momenti felici. È un invito a essere genuini che non guasta, anche se si tratta di pubblicità. Gli spot delle auto continuano a illuderci che, una volta comperato l’ultimo modello, per magia le strade saranno senza traffico, oppure ci stabiliremo in qualche angolo deserto del mondo, con pianure sterminate tutte per noi (con bellissime strade, s’intende) dove potremo mettere alla prova tutti gli op- Domenica 5 dicembre 2004 Quell’insopportabile salumiere dello spot tional e le sue perano autodi qualità. I freni VengoGianfranco Da Re mobili? saranno talno i nervi con mente buoni che ci ferme- le telefonate in cui un lui diremo per lasciar passare un ce a una lei (o viceversa) che bruco. in quel negozio c’è un frigoQuando si parla di prezzi rifero, un televisore a scherperò è bene che la pubblicità mo piatto, un cellulare o quanon scherzi. Tonino Guerra lunque altro elettrodomestiche urla la sua fede nell’otti- co a un prezzo eccezionale e mismo perché ci sono ne- che lo si potrà pagare, senza gozi di elettronica ed elet- interessi, a partire dal 2006. trodomestici dove si può Verrebbe voglia di provare comperare a rate fa tristezza. a cambiare tutto il parco eSimona Ventura che contra- lettrico casalingo per vedesta Caro Vita con i prezzi del- re la faccia di quei negole Citroën lascia indifferen- zianti, rimarrebbe però il ti: quando mai per far qua- problema di dove andare a drare il bilancio familiare e ri- prendere i soldi alla fine del sparmiare sul prezzo si com- 2005, perché non è affatto si- curo che nel frattempo il nostro stipendio sarà raddoppiato né che avremo vinto la lotteria o il quiz milionario. Per non dire degli spot demenziali. Passino le belle poco vestite che reclamizzano il silicone sigillante: c’è sempre la consolazione delle belle forme. Ma se il vostro salumiere, al quale avete chiesto un etto di prosciutto crudo (che ha quotazioni che si avvicinano a quelle dell’oro), si distrae perché “quando lo tagliate non vorreste che finisse mai”, vi chiede “sono sette chili, lascio?” la risposta non è riferibile. sabato domenica lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì 5 dicembre 6 dicembre 7 dicembre 8 dicembre pone “Il Prof alla corte del Gran Kan” interpretato dalla compaSAN DONÀ Sabato 4 dicem- gnia “Gli alcuni” nell’ambito delbre, alle 21, l’auditorium Leo- la rassegna “Una fetta di teatro”. nardo Da Vinci propone “I pro- Lo spettacolo è particolarmente messi sposi” di Alesindicato a bambisandro Manzoni, nel- Careni ni dai 5 ai 10 anl’interpretazione delni. Ingresso 16 eula compagnia Tearo. troimmagine di SalCineforum zano. Ingresso unico 6 euro. CEGGIA DomeSAN CASSIANO nica 5 dicembre, Sabato 4 dicembre, alle 15 alla Casa alle 20.30, prosegue della dottrina, pro“Teatro d’autunno”, Susan Sarandon è fra i protagonisti seguono gli appunla rassegna, giunta di “Shall we dance”, in proiezione tamenti con il cinealla sua IX edizione, questo fine settimana al Careni ma: questa domenicon una serata di ca è la volta di “Un cabaret in compagnia del grup- principe tutto mio”. po “Nati Mati” di Brugnera e della loro performance “Schetc ODERZO Venerdì 3 dicembre il Circolo cinematografico Pietro e…”. Dal Monaco proietta il film iraCONEGLIANO Sabato 4 di- niano girato nel 2003 da Marcembre alle 21 e domenica 5 al- ziyeh Meshkini “Piccoli ladri” con le 16 Johnny Dorelli e Antonio Gol Ghoti, Zahed e Agheleh ReSalines sono “I ragazzi irresisti- zaii. Ingresso 6 euro. bili” di Neil Simon, accompagnati da Orazio Bobbio e diretti da PIEVE Duplice appuntamento Francesco Macedonio, al teatro questo week-end al cinema Careni.Venerdì 3 dicembre alle 21, Accademia. sabato 4 alle 21 e domenica 5 TREVIGNANO Sabato 4 di- alle 17.30 e alle 20 è in proiecembre, alle 21 per “Contempo- zione “Shall we dance”, il film di ranee. Indicativo presente”, è di Peter Chelsom, interpretato dalscena in prima regionale al tea- l’affascinante Richard Gere, l’eftro comunale di Falzè di Trevi- fervescente Jennifer Lopez e l’egnano “1968”, la pièce di Sere- legante Susan Sarandon. Sabato na Sinigaglia e Paola Ponti. In- 4 dicembre alle 15 e alle 17.30 gresso intero 7 euro, ridotto 5 e domenica 5 alle 15 è la voleuro. ta di “Yu – Gi –Oh!” il film di animazione di Hatsuki Tsuji, baTeatro per bambini sato su un fumetto, un gioco di carte e una serie televisiva di eTREVISO Domenica 5 dicem- norme successo. Ingresso intero bre, alle 16, il teatro S. Anna pro- 5 euro, ridotto 4 euro. Teatro 9 dicembre T eatro 10 dicembre inema & 4 dicembre PROGRAMMI SCELTI PER VOI da GdR C 35 TV T turoso Blitz nell’oceano di James Jameson alle 17. La notte come succede spesso trasmette i film più interessanti: la seconda parte dell’integrale I cancelli del cielo di I in Passepartout su Raitre alle 13.20. Nel pomeriggio c’è anche il western Cor vo Rosso non avrai il mio scalpo di Sydney Pollack con Robert Redford. In serata, alle 20.10 Fabio Fazio conduce il gradevole talk show Che tempo che fa. Alle 21 si affron- tano il film di Carlo Lizzani che ricostruisce Le 5 giornate di Milano del 1848 su Raiuno, e Stasera Gianni Morandi su Canale 5. Su Retequattro c’è il thriller The Vanishing con Jeff Bridges, e alle 0.20 il giallo Un maledetto imbroglio di Pietro Germi. B quattro. In serata, alle 21, su Raiuno si conclude Le 5 giornate di Milano, mentre su Canale 5 si possono vedere Aldo, Giovanni e Giacomo nel loro film Chiedimi se sono felice, e su Raidue riappare Fred Dryer - Hun- ter in Ritorno alla giustizia, su Italia 1 c’è il film avventuroso Gwyn, principessa dei ladri e su Retequattro esordisce il detective Nestor Burma in “Sciarada russa”. Alle 23.40 su Raitre, C’era una volta si occupa di “Ombre cecene”. P ri dell’Alaska di Jesse Hibbs. Su Raidue alle 19 proseguono, con “Vittime imperfette”, i telefilm della serie The District. Alle 21, Italia 1 lancia l’ennesimo programma che si occupa di casi di cronaca nera ancora irrisolti, Giallo1 condotto da Irene Pivetti; Retequat- tro presenta il quiz Genius condotto da Mike Bongiorno; su Raidue c’è la commedia Return to Me con David Duchovny, mentre su Canale 5 ritorna Sant’Antonio di Padova di Umberto Marino e Giovanni Floris discute di attualità in Ballarò su Raitre. N grafico Il mago Houdini con Tony Curtis su La 7. Alle 21 Piero Angela conduce Speciale Superquark, mentre Canale 5 trasmette E.T. L’extraterrestre (foto) di Spiel- I 16.30 Retequattro presenta Frank Sinatra attore e regista nel film di guerra La tua pelle o la mia del 1965. In serata, alle 21, Raiuno trasmette “Indagine riser vata” e “L’estraneo” della serie Don Matteo, su Raitre La squadra è alle prese con I In serata, alle 21, Carlo Conti presenta una serata di 50 canzonissime legate a Sanremo su Raiuno, Gerry Scotti e Michelle Hunziker (foto) sono i conduttori di Paperissima su Cana- ra le offerte della mattina è interessante la commedia Svegliati Ned di Kirk Jones, su Canale 5 alle 9.45. Il Sabato Sport di Raitre comprende partite di pallavolo femminile e di pallanuoto (foto), dalle 15.55. In alternativa, La 7 presenta l’avvenn mattinata La 7 propone la commedia Mezzogiorno di fifa con Jerry Lewis alle 9.35. La stessa rete, alle 14.05, manda in onda Alfredo Alfredo di Pietro Germi con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli. Philippe Daverio parla di “Architettura in mostra” rigitte Bardot è Una adorabile idiota nella commedia di Edourad Molinaro del 1963, su Italia 1 alle 14.10. Più tardi, alle 16.40, Susan Hayward e James Mason danno vita a Carosello matrimoniale di Walter Lang, su Reteino Strabioli intervista Isa Barzizza in Cominciamo bene su Raitre alle 9.05. Alain Delon e Virna Lisi sono i protagonisti del film d’avventura Il tulipano nero di Christian Jaque, su La 7 alle 14.10. Alle 16.50 Retequattro presenta il western I pionieel pomeriggio il Papa rende omaggio alla statua dell’Immacolata in piazza di Spagna a Roma, Raiuno trasmette la diretta dalle 15.45. L’offerta cinematografica comprende la commedia In ricchezza e povertà su Canale 5 alle 14.45, e il biol pomeriggio di Raitre è dedicato ai più piccoli a partire da Screensaver condotto da Federico Taddia alle 15.15, fino ai documentari di Geo & Geo con Sveva Sagramola alle 17.50, passando per il GT Ragazzi e La melevisione. Alle l leggendario servizio postale Pony Express viene rievocato nel western di Jerry Hopper con Charlton Heston, su La 7 alle 14.10. Madame Bovar y di Vincente Minnelli, con Jennifer Jones, va in onda alle 16 su Retequattro. Michael Cimino all’1.15 su Raitre, e un omaggio a Wes Craven su Italia 1 dalle 2.05: La casa nera e Il serpente e l’arcobaleno. berg e su Retequattro, torna il Maigret di Bruno Cremer in “La moglie del farmacista”. Alle 21.30 su La 7, Robert De Niro e Sean Penn sono evasi nella commedia Non siamo angeli. i problemi del disagio giovanile, Retequattro presenta la prima parte del dramma Il caso Dominici di Pierre Boutron, con Michel Serrault, e su Italia 1 va in onda la commedia Le riserve con Keanu Reeves e Gene Hackman. le 5, su Raidue c’è il film d’azione Spie per caso, su Raitre il caso di cui si occupa La squadra si complica, si conclude su Retequattro Il caso Dominici. dai Nostri Paesi Vittorio V. INIZIA LUNEDÌ 6 UN CAMMINO DI ANALISI DELLA REALTÀ VITTORIESE ESPERTI A CONVEGNO SULLA STORIA DEL MONASTERO Forania allo specchio È stata definita una proposta per un cammino nuovo nella pastorale della forania di Vittorio Veneto. Si tratta di un “Cammino di discernimento comune sulla realtà pastorale”: conoscere meglio, e assieme, la realtà della forania. E da lì, si scrive nella presentazione del Cammino, “elaborare un piano pastorale e organico della realtà vittoriese, e rispondere all’insistente domanda che viene dal Centro diocesi perché chiariamo la nostra posizione a rispetto delle unità pastorali”. Il primo incontro è previsto lunedì 6 alle 20.30 al patronato della Cattedrale, sul tema “Il cambiamento della società e della parrocchia oggi”. Ci parla di questa nuova proposta uno dei suoi promotori: il parroco della Cattedrale don Martino Zagonel. Da cosa è nata quest’esigenza? «Dal bisogno di una lettura nuova. Che nasce dalle sfide che arrivano dalla gente, nelle quindici parrocchie di questo territorio». Qual è la vostra posizione rispetto alle unità pastorali? «Innanzitutto si devono vedere le situazioni delle varie parrocchie, da tutti i punti di vista. Quindi unirle secondo le caratteristiche comuni». Per quest’opera di discernimento pastorale si è fatto riferimento a qualche documento fondamentale della Chiesa? «Il documento su cui ci siamo basati e ci baseremo sarà quello della Cei “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”. È un testo che guida alla riflessione e stimola. Inoltre è un interessante documento per il cambiamento a cui sprona, sia nella società che nella parrocchia. Sarà un aiuto per guardare alla nostra situazione pastorale per capire cosa cambiare e come. Oltre a questo ci siamo basati anche su altri due testi “Il piano pastorale diocesano 2004/05” e “Il sussidio sulle unità pastorali”, una proposta della nostra diocesi». Cosa prevede il primo momento di incontro? CARPESICA: due FORMENIGA: sagra SERRAVALLE: Concerto giorni di preghiera dell’Immacolata I l gruppo “Divina Misericordia” di Carpesica di Vittorio Veneto con il supporto della parrocchia invita a un incontro di preghiera e catechesi in ringraziamento al Padre. L’incontro sarà animato da don Renato Tisot, responsabile e guida spirituale dei gruppi Adim (Dives in Misericordia). Si terrà sabato 11 e domenica 12 dicembre nella chiesa di Carpesica a partire dalle 14.30. Informazioni: 0438-560031, 0438-788249. VENERDÌ 3 Alle 20.30 in Seminario per celebrare i 90 anni de L’Azione dibattito dal tema “Dove va il Nordest?”. Interventi del vescovo Giuseppe Zenti, del presidente della provincia Luca Zaia, del presidente Unindustria Treviso Andrea Tomat, del presidente della Confartigianato di Treviso Mario Pozza, del segretario regionale della Cisl Franco Sech. SABATO 4 Alle 10.30 in biblioteca convegno dal titolo “ La nuova legge urbanistica regionale e il condono edilizio”. Intervengono l’assessore all’urbanistica Antonio Padoin e il dirigente regionale Vincenzo Fabbri. Dalle 15 alle 18, e domani dalle 9 alle 12, scuola aperta al collegio San Giuseppe. Alle 15.30 nella parrocchia di C ulmina questa settimana la sagra dell’Immacolata a Formeniga. Venerdì 3 alle 21 c’è la gara di briscola a coppie a premi, sabato 4, domenica 5 e martedì 7 serate musicali. Mercoledì 8 alle 14.30 Vespri solenni della Beata Vergine con processione animata dalla Fanfara alpina di Conegliano; alle 15.30 concerto della Fanfara; alle 21 serata danzante con “Paolo e la sua fisarmonica” e chiusura dei festeggiamenti. Sant’Andrea arrivo di San Nicolò; alle 19 Messa del Vescovo e chiusura mostra fotografica alla scuola materna. DOMENICA 5 Per il ciclo “Scopriamo il nostro territorio passeggiando insieme” curato dal professor Guido Tonon, partenza alle 9 dalla piazza di Cozzuolo per una passeggiata alle Perdonanze. Scuola aperta al Collegio San Giuseppe, all’Itis (9.30-12.30 e 14.30-17.30) e al Dante (1019). Dalle 15 alle 18.30 in seminario vescovile riprende l’Incontro del Vescovo con le famiglie, percorso formativo al senso vocazionale della vita. Si chiude oggi a palazzo Piazzoni di Serravalle la mostra fotografica “Animali al fronte - protagonisti oscuri della Grande per i 50 anni del Corelli artedì 7 dicembre, alle 20.45 al teatro Da Ponte di Vittorio Veneto, concerto del Quartetto Amati. In programma musiche di Boccherini, Beethoven, Mendelssohn. La manifestazione è organizzata dall’associazione Amici della musicaScuola Corelli nell’ambito delle manifestazioni per ricordarne il mezzo secolo di vita. M Guerra”. In centro negozi e mercatino di Natale aperti, concerto alle 16 della Soundspace Teachers Band di Villorba, alle 16.30 a Salsa esibizione di “Alexander il focoliere”. Alle 17 al patronato della Cattedrale ritrovo per andare a tirare i bandòt. MARTEDÌ 6 Alle 20.30, nell’aula magna dell’Itis, presentazione del libro di Antonio Della Libera “Il linguaggio delle pietre - Vicende geologiche del territorio trevigiano”. MERCOLEDÌ 8 Alle 14.30 a Meschio processione dell’Immacolata In piazza Giovanni Paolo I Mercatino di Natale: mostra dell’artigianato familiare con oltre cento espositori. Farmacia di turno: Pancotto, piazza Flaminio, telefono 043822375. S Don Martino Zagonel «Negli incontri che si terranno al patronato Costantini, interverranno tutti i parroci, gli eventuali vicari, alcuni laici per parrocchia e i rappresentanti delle religiose e dei religiosi. Gli incontri cominceranno il 6 dicembre e continueranno, una volta al mese, fino a maggio. Si affronteranno i temi del cambiamento della società e della parrocchia, i luoghi o orizzonti di un impegno missionario delle parrocchie oggi, la missione e la comunità, la pastorale integrata alle unità pastorali e alla fine vi sarà l’approvazione di un testo conclusivo». Isabella Mariotto abato 4 dicembre, alle 15.30 in Seminario, si tiene il convegno “Il monastero e la città” sulla storia del monastero dei Santi Ger vaso e Protasio, dalla sua fondazione nel Bellunese al suo trasferimento a San Giacomo nel XX secolo. I primi due interventi del convegno (Paola Donadi, Giovanna Paolini) relazioneranno sulle vicende storiche del convento; i due successivi (Guglielmo Monti, Franco Posocco) porteranno l’at- tenzione sul rapporto monastero-città in vari ambiti, come quello architettonico e paesaggistico. L’ultima relazione (Emanuele Pasqualin) verterà sulla musica delle monache, con un’esecuzione dal vivo a cura dell’ensemble Cappella Artemisia. Nell’occasione sarà anche distribuito un opuscolo che raccoglie la storia del monastero con alcuni interessanti documenti al proposito. Organizza l’associazione Amici di Vittorio Veneto. SAN GIACOMO: concerto di inaugurazione dell’organo Pugina D all’inizio dell’estate ha ripreso a far risuonare le sue canne, dopo il restauro curato dalla ditta Paccagnella di Albignasego, l’organo Pugina di cui si fregia la chiesa di San Giacomo. Mercoledì 8 dicembre alle 18 si terrà il concerto ufficiale di inaugurazione, con il maestro Sandro Carnelos all’organo e le voci del coro Torre di Veglia diretto da Elvia Calabrese. Il programma è incentrato su musica seicentesca, settecentesca e ottocentesca. FADALTO PETROLI srl Via Fornaci n. 5 Fadalto di Vittorio Veneto (TV) Tel. e Fax 0438/918831 Fornitura a domicilio di: GASOLIO AGRICOLO BENZINA AGRICOLA GASOLIO RISCALDAMENTO GASOLIO AUTOTRAZIONE KEROSENE o Petrolio Lampante e L’AZiON Vittoriese RISCOPERTI GRAZIE AI RESTAURI Affreschi del Seicento al capitello di Silvella G li anziani del paese ricordano con chiarezza i racconti dei loro nonni. Era arrivato un tempo in cui la peste si diffuse seminando la morte in diversi paesi, ma a Silvella di Cordignano accadde che l’epidemia si arrestò nel luogo in cui oggi si trova l’incrocio tra via Rovereto e via Caposile. Proprio al centro dell’intersezione tra le due strade, venne allora costruita una chiesetta, dedicata alla Madonna del Carmine. Il piccolo edificio votivo, ancor oggi esistente, testimonia la fede e la devozione di generazioni di residenti del posto. Si narra poi che ci fu un momento in cui, circa 150 anni fa, il torrente Friga abbandonò i suoi argini per riversarsi impetuoso sui campi e sulle strade del paese, allagando tutto. Ma sempre lì, in quel punto in cui la chiesetta è collocata, l’acqua si fermò lasciando all’asciutto le famiglie della zona. Questo il passato del piccolo edificio sacro presso il quale, nel periodo in cui fu parroco don Pozzobon, circa un secolo fa, la gente portava i suoi gioielli per ringraziare Maria delle grazie ricevute. Il presente è invece legato all’impegno del Comitato sportivi silvellesi che si sta dando da fare per riportare la chiesetta all’antico splendore. Da qui l’idea, portata avanti in primis dal vicepresidente Franco Vettorel, di ripulire e restaurare l’edicola, affidando i lavori, dopo aver redatto apposito progetto, alla ditta Primo Zanette. Ed è nel mentre veniva effettuata la pulizia delle pareti che, da sotto l’intona- spada conficcata. A sinistra si intravede un saio francescano e un bambino che fanno pensare a sant’Antonio. La data della costruzione della chiesetta e della realizzazione delle opere in essa contenute non si conosce con precisione, da studi effettuati dallo storico cordignanese Antonio Cauz è emerso che il primo documento esistente in cui si parla dell’edicola della Madonna del Carmine risale al 1845. Ora dovrà intervenire la Sovrintendenza per valutare il valore degli affreschi e dell’intonaco esterno in modo tale che il restauro possa procedere. Chissà che questo possa gettare nuova luce sul passato. Gerda De Nardi FREGONA: serata con Greenpeace co, sono riemersi degli affreschi. Da una prima analisi della tecnica usata sembra che essi risalgano alla fine del Seicento o ai primi del Settecento. Due figure di santi si intravedono sui lati interni. A destra c’è con tutta probabilità san Sebastiano di cui si notano, nel frammento riaffiorato, i piedi con una V enerdì 3 alle 20.45 al centro sociale di Fregona serata con alcuni volontari di Greenpeace che presenteranno il progetto “Città amiche delle foreste”. Organizza l’Amministrazione comunale in collaborazione con il Circolo di Sonego. Domenica 5 dicembre 2004 37 MASSIMO GAVA E IL SUO LIBRO Da Cordignano a Londra... e ritorno C hi è Massimo Gava e di cosa parla nel suo libro, di prossima uscita, “The zoo”, edito da Dario De Bastiani editore? Lo scopriremo questo sabato 4 dicembre alle 20.15 al teatro Francesconi di Cordignano. Nel frattempo, rapiti dalla curiosità, abbiamo indagato, a mo’ di Sherlock Holmes. Le nostre ricerche ci hanno portato a Cordignano, luogo di nascita dello scrittore, poco meno che quarantenne. Reduce dal successo riscosso in Inghilterra, paese dove Gava vive da circa dieci anni e che lo ha portato a lavorare per la Associated Press e viaggiare come corrispondente per il mondo, “The zoo” è un romanzo che, sull’onda de “La fattoria degli animali” di Orwell, parla di una rivolta degli animali, ambientata ai giorni nostri, «con una capacità critica, un’arguzia e un’acutezza che consentono all’autore di scandagliare il nostro tempo, dandoci ottimi spunti di riflessione» spiega l’assessore alla cultura di Cordignano Guido De Carlo, che si dice entusiasta del testo. «Un modo anche per capire che i parti dell’ingegno non si verificano solo nelle grandi metropoli» prosegue l’assessore. E i presenti avranno modo di rendersene conto, sabato sera, grazie alla lettura di alcuni brani del testo a cura di Francesco Santini e Mariateresa Dalla Vedova, attori di Teatro Orazero. Presenti in sala i giovani di L.O.Gi.Co., «altro fiore all’occhiello della nostra cittadina» e un critico d’eccezione, la cui identità è ancora top secret. Angela Deganis 38 e L’AZiON Bellunese / Vallata Domenica 5 dicembre 2004 INCHIESTA IN SINISTRA PIAVE IL MISSIONARIO SBARDELLOTTO Donne in politica? Meglio se single D onne in politica? Meglio se single! È quello che è emerso contattando alcune amministratrici della Sinistra Piave, che ricoprono diverse responsabilità, a diversi livelli e che hanno alle spalle una discreta esperienza. Lo spunto all’approfondimento lo ha dato il primo cittadino di Trichiana, Fiorenza Da Canal, che ha dichiarato a L’Azione di potersi dedicare a tempo pieno a questo impegno perché non sposata e perché può ancora contare sull’aiuto dei genitori. Ovvero che per poter essere a disposizione dei cittadini di Trichiana a trecentosessanta gradi necessita di poter disporre di tanto tempo, che non potrebbe avere qualora dovesse fare i conti con i doveri di moglie e mamma. Un’analisi che condividono in pieno anche le sue colleghe, per lo più single come lei, ma anche da chi è coniugata con prole. «U- na donna in politica e nella pubblica amministrazione deve fare delle scelte precise: la famiglia, la professione o l’impegno amministrativo-politico – sottolinea Flavia Colle, oggi in minoranza a Lentiai, fino all’ultima legislatura assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione nel suo paese e per la Provincia di Belluno –. Per fare politica a tempo pieno e per svolgere un servizio amministrativo bisogna poter contare su una disponibilità e una libertà da altri incarichi personali e/o sociali. Anche perché finora la gestione della politica è vissuta con modalità e tempi dettati dagli uomini. Ad esempio: le riunioni fatte di sera, mal si conciliano con chi dovrebbe fare cena, far fare i compiti ai figli, metterli a letto. Specie se i bim- bi sono piccini. C’è poi una sostanziale differenza d’approccio fra le femmine e i maschi. Le prime sentono il peso dell’onere assunto, come responsabilità nel cercare le soluzioni ai vari problemi e alle situazioni da discernere. I secondi guardano di più al prestigio esterno della carica, al potere che essa fa loro derivare, sono forse un po’ più cicale che formiche». «Posso svolgere il compito di assessore ai servizi sociali – rimarca Caterina Mira di Mel –, perché ho solo la famiglia (con tre figli) e un buon rapporto con il mio compagno e perché c’è il sindaco Ruggero Dalle Sasse che fa da parafulmine in ogni circostanza dove non posso arrivarci. Sono comunque presente circa 36 ore alla settimana». Loris Robassa Colle: “I tempi della politica dettati dagli uomini” Cosa mi serve? “Pane e latte” E ra il luglio del 1974 quando Severino Sbardellotto partì come coadiutore salesiano per la missione di San Carlos in Bolivia. La sua esperienza al servizio dei più poveri è stato il tema di un incontro organizzato dal Cral farrese giovedì 25 novembre alle ex scuole elementari del paese. Trent’anni di servizio e di impegno nella sua missione dove, grazie anche ai contributi di denaro e materiale da parte di molta gente e gruppi di volontariato di Mel e dintorni, Severino è riuscito a realizzare molte strutture per dare aiuto e speranza a chi è meno fortunato di noi. Anche il Cral farrese ha voluto dare il suo contributo donando a Severino il corrispondente delle ammonizioni date ai calciatori più scorretti nel torneo di calcio di Ferragosto. «Non sono andato in Bolivia per fare l’impresario – ha sottolineato Severino –, ma per aiuta- FOLLINA: IL 5 DICEMBRE FORANIA ZUMELLESE: MERCATINO DI NATALE INCONTRI SULLA SPERANZA D omenica 5 dicembre il centro di Follina ridiventa il “salotto” del paese grazie al Mercatino di Natale promosso dalla Pro loco. Artisti, artigiani, commercianti, collezionisti del paese e dell’intera Vallata espongono, per tutta la giornata, le loro produzioni: dai prodotti alimentari a quelli artigianali e decorativi, dalle collezioni agli articoli di regalo confezionati a mano. Inoltre ci saranno uno stand di libri per bambini e una sezione di testi incentrati sulla storia locale, e una mostra fotografica sul paese. Nel corso della giornata sono previste anche visite guidate all’abbazia. MURA: Presepi lungo le vie del paese I l 5 dicembre apre, a Mura di Cison, una mostra di presepi lungo le vie del paese. La mostra, che rimane aperta fino al 6 gennaio 2005, è promossa dalla comunità di Mura. È iniziato con un incontro tenuto da don Giampiero Moret il cammino di fede sul tema: “Lieti nella speranza, forti nella tribolazione” promosso dalla forania Zumellese. Il prossimo appuntamento è per lunedì 13 dicembre con don Giorgio Lise che, partendo dal passo della lettera ai Romani “la speranza non delude”, rifletterà sui destini ultimi dell’umanità. Gli incontri successivi saranno tenuti, sempre al Palazzo delle Contesse alle 20.30, da don Martino Zagonel, il vescovo Zenti e don Roberto Camilotti. MEL: In piazza quattro giorni di mercatino pro missioni N ei giorni 5, 6, 7 e 8 dicembre nella piazza di Mel si tiene il Mercatino di Natale del gruppo di volontariato “Vieni anche tu”. Verranno esposti lavori manuali realizzati dalle componenti il gruppo. FOLLINA: RINVENUTE ALTRE SALME DI SOLDATI D omenica 14 novembre, L’Azione intitolava nelle pagine interne della Vallata: “Cerimonia funebre a Follina. 12 soldati austriaci ora riposano in pace”. Che erano poi quelli rinvenuti nell’ex cimitero di guerra austro-ungarico, già dimesso nel 1970. La cosa sembrava finita lì, si trattava solo di fare qualche altro scrupoloso sondaggio, anche perché urge l’ampliamento del locale cimitero civile, che è a stretto confine con quello ex di guerra. Purtroppo le ruspe sono state di nuovo fermate per consentire il recupero di altre 12 salme di ex nemici, di cui 10 ad una profondità di quasi 2 metri. Diversi gli effetti personali rinvenuti, fra cui fedi matrimoniali, tanti bottoni, e un temperino, occhiali e lapis tutti su un caduto, e ancora parecchi rimasugli di “teli tenda”. «Ciò fa supporre, che oltre i 900 morti ufficialmente inumati e poi per lo più avviati agli ossari – spiega Roberto Tessari, uno degli incaricati al pietoso ufficio –, ce ne siano diversi altri frettolosamente sepolti dopo le stragi delle battaglie del Solstizio e dell’ottobre del 1918, entrambe combattute senza risparmio sul vicino Piave». (MS) Severino Sbardellotto re i sacerdoti e i missionari. Io ho solo la quinta elementare e un corso di muratori fatto a Mel. Ho avuto però la fortuna di imparare come si disegna un progetto, di capire come leggerlo e come costruisce una casa, esperienze che mi sono poi servite in Bolivia. Quando sono arrivato a San Carlos non c’era l’energia elettrica, non parliamo delle auto né delle scarpe o di una giacca a vento. In tutti questi anni sono state realizzate tante costruzioni, chiese, cappelle ma anche oratori, campi da gioco, una scuola agricola della quale sono il direttore, e una scuola meccanica attiva da tre anni. Abbiamo anche una stazione radio televisiva, la Ichilo, che utilizziamo per le nostre comunicazioni. La nostra parrocchia è grande come il Veneto e le comunicazioni e gli spostamenti sono difficili». Normalmente ogni famiglia di San Carlos ha 5 o 6 bambini che «forse» mangiano qualcosa a mezzogiorno. Grazie alle iniziative del gruppo “Vieni anche tu” di Mel, due anni fa è stato realizzato un grande salone nel Centro del bambino denutrito, dove ogni mattina diamo una colazione con pane e latte ai numerosi bambini che vengono al nostro centro. A tale proposito nei giorni scorsi Sbardellotto è stato alle scuole elementari di Mel per parlare di questo bisogno e ha lanciato il progetto “Pane e latte” della durata di tre anni. «Ho invitato i bambini a mettere da parte qualcosa in questo periodo di Natale e a donarlo ai loro coetanei di San Carlos, in modo che ogni mattina possano fare colazione con pane e latte!». Sergio Cugnach inserzione pubblicitaria e L’AZiON Quartier del Piave A PIEVE DAL 3 ALL’8 DICEMBRE Cinque giorni dolci con CioccolArte S arà tutto ancora più grande e invitante alla seconda edizione di “CioccolArte”, la manifestazione interamente dedicata allo squisito prodotto dolciario che si svolgerà dal 3 all’8 dicembre nel centro storico di Pieve di Soligo. Promossa insieme dai commercianti di Pieve, dal Comune e dalla Pro loco, CioccolArte non nasconde l’ambizione di far diventare presto Pieve la capitale veneta del cioccolato, puntando ad un’edizione 2004 ricca di appuntamenti e proposte. Tra i protagonisti assoluti dell’evento, il consulente tecnico gastronomo pasticcere Danilo Freguja e l’executive chef Orlando Scaggiante. Una novità speciale sarà il cioccolatino di Pieve di Soligo, contenente il miele del Quartier del Piave e l’aroma della Grappa di Prosecco. La tensostruttura in piazza Vittorio Emanuele II ospiterà quindici espositori, alcuni dei quali in arrivo da Piemonte, Emilia e Toscana. E ci saranno il concerto del 3 sera organizzato dall’Ail, l’ex tempore di pittura su “Interpreta il cioccolato” domenica 5 dicembre per le vie del centro, laboratori per gli alunni delle scuole elementari, degustazioni-cene in alcuni locali della zona e concorsi per tutti. Questi gli orari di apertura degli stand: venerdì 17-22; sabato e domenica 10-22; lunedì e martedì 17-22; mercoledì 10-21. (MZ) PIEVE: I Belumat e il Corocastel M artedì 7 dicembre, alle 20.30, al teatro Careni di Pieve di Soligo i Belumat, insieme a Valmor Marasca e al Corocastel di Conegliano, presentano lo spettacolo “Vutu venir in Merica - incontro con le nostre storie de qua e de là del mar”. La serata è promossa dagli assessorati all’Associazionismo e alla Cultura del Comune di Pieve di Soligo in collaborazione con la Pro loco. L’ingresso è gratuito. Al termine è previsto un brindisi. Per informazioni rivolgersi all’Ufficio Cultura del Comune di Pieve (telefono 0438985335). PIEVE: Concerto per l’Ail enerdì 3 dicembre, alle 20.30, all’auditorium “Battistella Moccia” di Pieve di Soligo si tiene un concerto per l’Ail (Associazione italiana leucemie). Verranno eseguite arie di Schubert,Verdi, Donizetti, Mozart, Brahms, Puccini, Mascagni. V FONTIGO: Concerto e festa per San Nicolò S abato 4 dicembre, alle 20.45, il coro San Nicola di Fontigo organizza il Concerto di San Nicolò per coro, orchestra e soprano solista. Nella chiesa parrocchiale si esibiranno la Piccola Orchestra Veneta, la soprano Paola Crema e il coro San Nicola. Proporranno brani di Bach, Vivaldi, Mozart e Haydn. Il giorno successivo, 5 dicembre, alle 14 in piazza del Popolo è festa per il “San Nicolò dei bambini”. L’evento – promosso da Comune di Sernaglia e associazioni – prevede una serie di spettacoli per bambini, dai burattini alle sculture di palloncini, e culmina con la mostra dei presepi e con l’arrivo di San Nicolò che distribuirà doni a tutti i bambini presenti. Domenica 5 dicembre 2004 FARRA: Film per bambini e ragazzi L’ assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Farra di Soligo organizza, insieme a un gruppo di giovani, la rassegna cinematografica intitolata “Cinema d’autunno”. La rassegna, realizzata in collaborazione con le tre parrocchie del territorio comunale, inizia giovedì 2 dicembre, alle 20.30, con la proiezione del film “Paycheck” al centro sociale di Soligo. Giovedì 9 dicembre, alle 20.30, proiezione del film “Save the last dance” nella sala della canonica di Farra di Soligo. Gli altri appuntamenti sono il 12 dicembre, alle 15.30 a Col San Martino e giovedì 16 dicembre, alle 20.30, nel centro sociale di Soligo. La partecipazione è gratuita. SOLIGHETTO: Teatro e radicchio P er la festa dell’Immacolata, patrona di Solighetto, torna in scena la storica compagnia teatrale parrocchiale “La Malintesa” con un nuovo spettacolo. Il gruppo di giovani attori, diretti da don Francesco Casagrande, interpreterà la commedia “Quel simpatico sagrestano” scritta da Franco Roberto. L’appuntamento è per la sera dell’8 dicembre alle 20.30 nel teatro parrocchiale. Sempre in occasione della festa patronale il Gruppo Giovani Solighetto organizza la terza Mostra mercato del radicchio locale. Nelle serate del 3, 4, 5, 7 e 8 dicembre, in villa Brandolini-Centro di cultura “Fabbri”, gli stessi giovani e alcuni ristoratori locali propongono menù a base di radicchio. MORIAGO: MEDAGLIA A MORGAN S abato 4 dicembre (alle 10.30) a “casa Morgani”, a ponente dell’Isola dei Morti, in Comune di Moriago della Battaglia, Cirillo Morgan (nella foto), classe 1916, miracolosamente sopravvissuto, seppur gravemente ferito, alla granata italiana tirata dal Montello il 5 dicembre del 1917 che fece sei morti e sei feriti, riceve dall’Amministrazione comunale una medaglia d’argento “in segno di solidarietà per le gravi sofferenze e lutti patiti”. Con la stessa motivazione aveva ricevuto lo scorso 3 novembre, all’Isola dei Morti, una medaglia di bronzo dal Capo dello Stato Ciampi. (MS) 39 e L’AZiON ANCHE L’UDC MANIFESTA PERPLESSITÀ Area ex Zanussi, bonifica contestata I l Comune di Conegliano non farà marcia indietro sull’approvazione (delibera di giunta 404 del 27 settembre 2004) del progetto preliminare di bonifica della Conegliano Iniziative Immobiliari relativo alle aree Nord e Mensa dell’area ex Zanussi. Secondo il progetto presentato dall’immobiliare proprietaria, il terreno inquinato presente a macchia di leopardo 2,5 metri sotto il piano di campagna nell’ex sito industriale non verrà asportato, ma sarà isolato e interrato a livello delle fondamenta dei nuovi edifici. La mozione presentata dalla Margherita (e sottoscritta da tutto il centrosinistra) è stata respinta con 16 voti contrari, 8 voti favorevoli e 4 astensioni, durante la seduta del consiglio comunale del 24 novembre scorso. Alcune perplessità all’interno del blocco di maggioranza sono state sollevate dall’Udc, che si è astenuto e ha esortato la giunta a rivagliare la questione per trovare “soluzioni migliori”. Nell’area Nord, dovranno sorgere oltre al nuovo municipio e all’audi- Domenica 5 dicembre 2004 Conegliano torium, alla piazza, al parco pubblico, villette e palazzi. Insomma, è un’area destinata a uso abitativo e a servizi. Ma è inquinata dai residui di 50 anni di lavorazioni industriali, in particolare da metalli pesanti (nichel, rame, zinco, cadmio, mercurio, arsenico, piombo) e idrocarburi pesanti. Sostanze, dunque, anche cancerogene. La Conegliano Iniziative Immobiliari ha presentato un progetto preliminare di bonifica che non prevede la rimozione totale e lo smaltimento in discarica o in cementificio delle terre di fonderia e di tutto il terreno da esse contaminato o altre tecniche di bonifica totale (on site e off site) perché l’applicazione di tali tecnologie non sarebbe economicamente sostenibile (ai sensi art. 5 D.M. 471/99), comportando una riduzione dell’utile di impresa del 22-26%. L’intervento di bonifica presentato non garantisce quindi la riduzione degli inquinanti secondo limiti di legge per le aree residenziali. Il progetto è stato discusso nella Conferenza dei Servizi del 26 maggio scorso. In questa sede, Arpav e la Provincia di Treviso, che poi dovrà certificare l’avvenuta bonifica del sito, hanno dato parere negativo al progetto. I due enti hanno sollevato perplessità circa l’insostenibilità dei costi di bonifica: la perdita economica della società sarebbe “solo temporanea per la necessità che si verrebbe a creare di chiedere ulteriori finanziamenti”, perdita poi “recuperabile in fase conclusiva di vendita degli immobili”. Inoltre, l’immobiliare non avrebbe dimostrato l’inesistenza di tecnologie capaci di ridurre la concentrazione di inquinanti presenti secondo i limiti previsti dalla legge. Anche l’Ulss 7 ha fatto pervenire parere negativo. L’Amministrazione comunale, convinta che il progetto di bonifica dell’immobiliare dia “ampie garanzie in merito alla salvaguardia della salute pubblica e ambientale”, ha commissionato uno studio tecnico che conferma la non pericolosità della bonifica prevista e l’insostenibilità economica di una “bonifica totale”. Francesca Nicastro EVENTI Venerdì 10 la consegna del Premio Civilitas V enerdì 10 dicembre, alle 18, nella Sala dei Battuti del Duomo di Conegliano si terrà la cerimonia ufficiale di consegna del Premio Civilitas 2004 che quest’anno è stato assegnato a Giovanni Paolo II. A ritirarlo sarà un rappresentante del Pontefice. Alla cerimonia prenderà parte anche Ernesto Olivero, che riceverà il Premio Civilitas 2004 Decima Edizione. Anche quest’anno i promotori della manifestazione - Associazione Dama Castellana e Città di Conegliano - hanno voluto premiare alcune persone del territorio coneglianese che si sono distinte per il loro spirito di servizio. Si tratta di Giuseppe Corsi, Angelo e Luigina Cucciol, don Igino Facchinello, Gianni Miraval, Dante Zanardo, Luigi Zanardo, Uberto Pagotto, Sandro De Nardi e Umberto Ulmanella. Riconoscimento alla memoria per Marisa Ferrari, Valerio Buccilli, Matteo Mosca e suor Assunta Stocco. 45 CITTÀ E SOLIDARIETÀ, CONVEGNO AL S. FRANCESCO “C onegliano e la solidarietà: il ruolo della comunità locale” è il titolo del convegno in programma giovedì 9 dicembre, alle 20.30, nella sala conferenze dell’ex Convento di San Francesco. Interverranno: Loris Balliana, assessore alla Famiglia, Carmen Prizzon, del Servizio età evolutiva dell’Ulss 7, don Ferruccio Sant, direttore della Caritas diocesana, Stefano Dall’Agata, di Banca Popolare Etica, e Walter Dondi, della Cooperativa Adriatica. ERNESTO OLIVERO AL TEATRO TONIOLO V enerdì 10 dicembre, all 20.30, al teatro Toniolo di Conegliano il centro culturale Humanitas ospita Ernesto Olivero, fondatore del Sermig (Servizio Missionario Giovani) di Torino, per un incontro dal titolo “Città di pace, città di guerra”. BAGNOLO: A TEATRO CON “MATO DE GUERA” S abato 4 dicembre, alle 21, il Satiro Teatro presenta, al teatro parrocchiale di Bagnolo, lo spettacolo “Mato de guera” di Gian Domenico Mazzocato per la regia di Roberto Cuppone. Ingresso: adulti 7 euro, bambini 2 euro. Si tratta del penultimo spettacolo della rassegna “Bagnolo a teatro” promossa da parrocchia, Giovani Bagnolo e Polisportiva Valcervano. 46 ACCORDO TRA MARENO E S. LUCIA Area ex Derry, le scelte messe nero su bianco L e Amministrazioni di Santa Lucia e di Mareno hanno ufficialmente reso nota la decisione di collaborare per pianificare una qualificazione territoriale della “Lottizzazione Derry” di Bocca di Strada. L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi nel corso di una conferenza stampa. I sindaci dei due Comuni hanno sottoscritto un documento in cui si individua la destinazione dell’area: asilo nido, spazi riservati all’aggregazione, parco pubblico e zona residenziale. Interessante il progetto del parco Bolda che vede un avveniristico sovrappasso verde scavalcare la Provinciale e raggiungere la chiesa di Bocca di Strada. Inoltre le piste ciclabili uniranno la parrocchia al centro di Mareno. «Il progetto pilota che ci vede coinvolti è precursore dei nuovi Prg con i quali la Regione Veneto intende creare “Sistemi di Rete” – ha spiegato il sindaco di Santa Lucia Fio- P er l’Associazione Radiantistica Trevigiana Gruppo Radio Italia Alfa Tango di Santa Lucia di Piave è il tempo di festeggiare il 25º compleanno. La particolarità del gruppo è che, oltre a dedicarsi al radiantismo amatoriale, si occupa di proporre iniziative culturali per far conoscere il mondo dell’etere, con risultati davvero sorprendenti. Venticinque anni fa l’associazione muoveva i suoi primi passi, impegnandosi inizialmente nell’assistenza radio alle corse ciclistiche. «Nel 1985 – spiega il presidente dell’Art Giovanni Furlan – abbiamo fatto una grossa assistenza all’arrivo della tappa del Bocca di Strada: l’area ex Derry renzo Fantinel – con una conseguente ottimizzazione di costi e servizi». Le Amministrazioni intendono realizzare le priorità definite dalla convenzione attraverso il coinvolgimento del privato e pongono come elemento discriminante nella contrattazione il maggiore ritorno per il realizzo di tali opere pubbliche. Replicando alle accuse della minoranza, il sindaco di Mareno Eugenio Tocchet, ha sottolineato come «nel decennio 19932003 l’allora maggioranza S. LUCIA Radio Alfa Tango compie 25 anni Giro d’Italia sul Montello. È stata un’esperienza molto importante che ci ha fatto inoltre riflettere sul futuro del gruppo. Abbiamo capito che era giunto il momento di scegliere se continuare e specializzarsi con le radio assistenze o optare per seguire, come è previsto anche dallo statuto, le iniziative culturali». In risposta a questo è uscito nel 1988 e L’AZiON Coneglianese Domenica 5 dicembre 2004 (oggi minoranza ndr) ha dato la possibilità di edificare circa 3 mila appartamenti ai privati sprecando a piene mani un potere contrattuale che oggi a noi rimane risicato». Una ulteriore novità della zona interessata l’ha aggiunta l’assessore Marco Giacuzzo: una rotonda sostituirà l’incrocio posto di fronte alla chiesa. I tecnici della Provincia hanno già fatto i sopralluoghi e il tutto è in fase di studio mentre con il 2005 incominceranno i lavori». Loretta Bellussi il libro “Trasmissioni e fatti della Grande Guerra” scritto da Giovanni Furlan e Gianni Miraval nel 70º della vittoria. Il 25º dell’associazione vivrà un momento celebrativo par ticolare domenica 5 dicembre quando, alle 10.30 a Ca’ Lozzio Incontri di Piavon di Oderzo, sarà presentato il 13º calendario marconiano realizzato dall’Art e ideato da Gianni Miraval. Nella mattinata si terrà poi l’inter vento del presidente Furlan su “25 anni tra radio e cultura di Marca”. Nel pomeriggio visita al “Museo la bella radio” di San Biagio di Callalta con il quale la realtà di Santa Lucia ha avviato uno stretto rappor to di collaborazione. (GDN) SUSEGANA: Mercatino pro parrocchia U n gruppo di mamme e nonne di Susegana hanno realizzato una serie di lavori a mano con lo scopo di raccogliere fondi per le opere parrocchiali. La mostra-mercato è allestita in oratorio e propone parecchie idee per i regali di Natale: dai ricami alla maglieria, dal cucito al decoupage. La mostra è aperta: sabato 4 dicembre 15-19.30; domenica 5 dicembre 8.30-12 e 15-19.30; lunedì 6 dicembre 8-10.30 e 1719.30; martedì 7 dicembre 810.30 e 17-19.30; mercoledì 8 dicembre 8.30-12.30 e 15- GODEGA: Convegno sulla famiglia C ome cambia la famiglia? Come venirle incontro? È questo il tema di “Famiglia-famiglie; nuove identità e nuovi bisogni”, conferenza del sociologo dell’Università di Venezia Vittorio Filippi che si terrà giovedì 9 dicembre 20.30 al palaingresso della fiera di Godega. È organizzato dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Godega nell’ambito del Progetto operativo di comunità 2004. SAN FIOR: Rassegna corale S abato 11 dicembre, alle 20.30, nella chiesa di San Fior di Sotto ci sarà la prima rassegna corale di Natale. Apriranno la serata il Coro di San Fior di Sopra guidato dal maestro Ennio Visentin e la corale Santa Giustina di San Fior di sotto guidata dal maestro Vanni Mazzer. Seguiranno il Coro di Cappella Maggiore e la corale Tiziano Vecellio di Castello Roganzuolo. Musiche di Bach, Beethoven e Bramhs con intermezzi strumentali. Parteciperà il tenore Andrea Modolo. Ingresso libero. e L’AZiON Friuli LUNEDÌ 6 A SACILE WEEK-END RICCO DI APPUNTAMENTI Galleria Casarini a Palazzo Carli Caneva in festa per santa Barbara S arà un momento particolarmente intenso e ricco di appuntamenti quello che i canevesi saranno chiamati a vivere in questo fine settimana. Tutto inizierà sabato 4 dicembre con la tradizionale festa dedicata a santa Barbara, la patrona dei minatori e dei cavatori. La comunità canevese, da sempre interessata all’attività estrattiva, si ritroverà, fin dalla mattinata, per partecipare alle cerimonie religiose, in onore della santa, che si terranno a Caneva e a Fratta. Al momento religioso seguirà la commemorazione di quanti, in quest’attività, hanno perso la vita. Dopo il tradizionale sparo di mortaretti, soci e simpatizzanti delle due associazioni di categoria si ritroveranno attorno ad un tavolo imbandito per trascorrere qualche ora in serenità ed allegria. Assai ricca di iniziative anche la giornata seguente, domenica 5 dicembre. In mattinata è previsto l’arrivo di una folta delegazione della cittadina austriaca di Seeboden. La comunità carinziana che, da anni, mantiene rapporti di amicizia e di gemellaggio con Caneva, recherà in dono alla parrocchia, come ormai tradizione consolidata, l’Advent Kranz, la Corona dell’Avvento. Trattasi di una specie di ghirlanda di consistenti dimensioni, intrecciata con migliaia di rametti di pino e sormontata da quattro ceri che, in occasione dell’Avvento, assume una rilevanza religiosa e simbolica particolare in tutti i paesi di cultura tedesca. Dopo la Messa, anima- ta da un quartetto vocale di Millstatt, nella piazza antistante verrà allestito anche il tradizionale Mercatino di Natale, ricco di specialità gastronomiche carinziane e di addobbi natalizi. Nel primo pomeriggio, le numerose e ben fornite bancarelle allestite, sempre nella piazza centrale, dalle numerose associazioni sportive e ricreative presenti nel contesto locale, offriranno ai presenti alcuni dei prodotti tipici della cucina locale, e ricorderanno a tutti la necessità di dare una mano anche a quanti soffrono per problemi di salute. L’intero ricavato di questa manifestazione sarà devoluto al Cro di Aviano, tramite l’associazione “Via di Natale”. Un momento di allegria sarà anche offerto a tutti i bambini con l’arrivo di san Nicolò su un carro trainato da un asino, e con vari altri spettacoli di animazione, predisposti dall’Amministrazione comu- U n evento davvero eccezionale in occasione di San Nicolò, quest’anno a Sacile! Lunedì 6 dicembre alle 18.30 verrà uf ficialmente inaugurata, alla presenza del Vescovo Giuseppe Zenti e delle autorità regionali, provinciali e comunali, Un’immagine di santa Barbara, patrona dei minatori nale. Alle 17.30 appuntamento di nuovo, per tutti, nella chiesa parrocchiale, per il Concerto natalizio offerto dai cori di tutte le parrocchie del territorio canevese. Al termine della rassegna corale, nel giardino della piazza verrà acceso l’albero di Natale, dono di alcuni rappresentanti della cittadina bavarese di Neumarck St. Veit da anni gemellata con Caneva. Luciano Borin Un monumento al minatore a Fratta P er Fratta di Caneva una nuova dimostrazione di attaccamento al mondo e alla storia dei minatori. In occasione della celebrazione di Santa Barbara viene inaugurato sabato un monumento che sarà collocato davanti al museo del minatore e alla sede dell’Aiem, l’Associazione italiana migratori ed exminatori emigranti. La statua in bronzo, opera dello scultore bellunese Antonio Bottegal, è intitolata “Fuga dalla miniera”. L’inaugurazione del monumento è in programma sabato 4 dicembre dopo la messa delle 10.30. menti a t n u App VENERDÌ 3 DICEMBRE Dalle 17 alle 18.30 a palazzo Carli di Sacile è aperto il Centro di consulenza familiare. Dalle 15.30 alle 18 in via Mazzini a Sacile è aperto il Centro di ascolto Caritas. SABATO 4 Alle 15 a palazzo Carli di Sacile si incontrano i genitori dei comunicandi sul tema “Questo è il giorno del Signore. Perché ogni domenica l’Eucaristia”. Alla Messa delle 19 in duomo a Sacile canta la corale Martianus diretta da Roberto Cescut, all’organo Alex Gai. Alla Messa delle 19 in duomo a Sacile si terrà un concerto di musica sacra dell’Officium Consort di Pordenone diretto dal maestro Danilo Zeni. LUNEDÌ 6 In occasione della Festa di San Ni- Domenica 5 dicembre 2004 colò, patrono di Sacile, il vescovo Zenti inaugurerà le nuove strutture dell’oratorio e celebrerà in duomo la Messa della sera. Durante il pomeriggio, passaggio di San Nicolò per le strade di Sacile. GIOVEDÌ 9 “Sul tetto del mondo - Everest 2004” è il titolo della serata di diapositive a cura di Adriano Dal Cin, coneglianese, sull’Everest di persona. È in programma per giovedì 9 dicembre alle 20.45 in sala Capitanio a palazzo Carli di Sacile. SABAT0 11 Nel Duomo San Nicolò la Corale Vincenzo Ruffo proporrà alle 20.30 il tradizionale Concerto di Natale. Il programma: “Dettingen te Deum” di G.F. Haendel, con l’Orchestra Camerata Labacensis di Lubiana, la Corale Vincenzo Ruffo di Sacile e il Coro Polifonico Città di Pordenone. Direttore: Alberto Pollesel. Ingresso gratuito. la Galleria d’arte moderna Pino Casarini, allestita nel piano nobile di Palazzo Carli, in piazza Duomo. Contemporaneamente verrà anche aperta la Mostra “Pino Casarini scenografo: l’Aida del 1963 all’Arena di Verona”. BRUGNERA: L’8 dicembre c’è la Festa dello sport L’ 8 dicembre ritorna l’annuale Festa dello sport organizzata dal Comune di Brugnera e giunta alla sesta edizione. Il 2004 si è rivelato ricco di soddisfazioni sportive per gli atleti e le società brugneresi. Sono ben diciotto, infatti, i campioni italiani: gli atleti dell’Atletica Brugnera Isadora Castellani nella corsa in montagna e nella mezza maratona juniores e nella corsa in montagna juniores e assoluta a squadre, Lucio Buratti nel lancio del giavellotto master 45, Michelangelo Salvadore negli 800 metri master 35, Sara Terpin nella corsa in montagna juniores e assoluta a squadre, Ennio Zampieri nei 300 siepi master 50, Gabriella Ramani, Katrin Prennushi, Elena Sciortino e Tamara Vecchiet nella staffetta 4x400 master 40, Renate Fauner, 47 Questo importante evento artistico si colloca nel contesto della benedizione che il Vescovo impartirà alle 18.00 al “Centro Parrocchiale Palazzo Carli”. A far da premessa a questi eventi, alle 17 al Cinema Teatro Ruffo, ci sarà una proiezione delle diapositive delle opere dell’artista restaurate negli anni 20022004. Chiuderà la giornata la santa messa in Duomo alle 19.30 in onore el patrono San Nicolò, presieduta dal Vescovo. Maria Teresa Gobbo e Daniela Spinotti nella corsa in montagna seniores e assoluta a squadre; il ciclista Saveriano Sangion (Ima Moro Brugnotto) nel chilometro da fermo e nella velocità olimpica open; i ginnasti della Nuova Realtà Omar Pessotto e Andrea Buriola nel Percorso vita e Federica Da Ros nel Trofeo Gymteam. Per il quinto anno, inoltre, è stato istituito il premio “Studenti - atleti” a favore di tre alunni di età compresa fra gli 11 e i 19 anni, distintisi nello sport senza trascurare lo studio. Il premio consiste in tre borse di studio del valore di 260 euro ciascuna offerte dalla filiale di Maron della Banca di credito cooperativo della Marca. Infine saranno premiati un dirigente ed un atleta per ogni società segnalati dalla società di appartenenza e la squadra juniores della Polisportiva Basket Brugnera vincitrice del titolo provinciale. 48 VIAGGIO NEGLI ORATORI DELLA FORANIA OPITERGINA / 2 A Camino, in patronato giochi, feste e formazione È il marzo del 1997 quando a Camino alcuni genitori pensano di avviare un’attività di oratorio nei locali della parrocchia da poco rinnovati e ampliati. All’inizio sono in pochi a crederci ed è lo scetticismo a prevalere, viste le alternative presenti in zona, il calo delle nascite in paese e la chiusura delle scuole che aveva inflitto un altro colpo all’identità del paese, già provata dalla vicinanza con Oderzo. E così sabato 3 maggio cominciano timidamente le attività del patronato, grazie anche al continuo sostegno del parroco don Vittore e alla presenza di un gruppo di adolescenti che aumenterà negli anni a venire. Due anni dopo questi sono ancora pochi per pianificare un’attività estiva (il Grest partirà tre anni dopo), così la formula del Alcuni ragazzi di Camino durante una partita a “Quidditch”, gioco ispirato alla battaglia delle scope resa celebre da Harry Potter patronato si evolve adottando per quanto possibile quella dei Grest della zona, con mezz’ora di canto, un’ora di gioco programmato, la merenda, un’ora di attività libera, il cerchio finale. Col passare del tempo le forze in campo aumentano e nel 2003 vengono introdotti i corsi di danza e di chitarra, entrambi organizzati da componenti del Grup- e L’AZiON Opitergino Domenica 5 dicembre 2004 po Giovani, che non a caso è riuscito a formarsi stabilmente solo dopo alcuni anni di patronato. Da un po’ di tempo infine il patronato organizza delle periodiche “giornate di formazione”: dopo la giornata della prevenzione dentaria e l’incontro con i volontari della Croce Rossa, quest’anno è stata la volta della visita alla caserma dei Vigili del fuo- È gestito ODERZO / A PARTIRE DAL 2005 da 23 genitori e 15 ragazzi n aiuto economico co, Ise, per il resto la deli- Un aiuto per i bimbi all’asilo nido U alle famiglie che decidano di far accudire i loro piccolini in asilo nido. Accadrà a Oderzo, a partire dall’inizio del 2005. Tempo ancora qualche settimana – assicura l’assessore Battistella – e il provvedimento, in via di definizione, verrà deliberato. Sostanzialmente, ciò che ancora manca è l’individuazione della soglia di reddito dalla quale l’intervento potrà innescarsi. Quattro le strutture “accreditate”, private, che hanno aderito al bando emesso dal Comune opitergino e che dispongono dei requisiti contemplati. Tutto ha avuto inizio da un ordine del giorno presentato in consiglio comunale dall’Ulivo, condiviso all’unanimità da tutte le forze politiche. Chiaro l’obiettivo: consentire ad una larga fascia di famiglie – individuate secondo standard medi: entrambi i genitori che lavorino, un affitto da pagare o un mutuo casa da sostenere – di usufruire dei servigi che sono in grado di offrire strutture adeguate, appunto “accreditate” (che abbiano cioè un progetto psico-pedagogico e siano in regola con le prescrizioni di natura igienico-sanitarie). Da individuare, dicevamo, i livelli di reddito. Si tiene conto – prosegue l’assessore Battistella – dell’Indicatore socio economi- bera è di fatto già pronta e passerà quindi sicuramente entro Natale. Il provvedimento ha in sé i requisiti per diventare davvero molto popolare e raggiungere così una bella fetta di famiglie opitergine. Conterà anche il numero di figli: maggiore è, maggiore sarà il punteggio assegnato. «Il primo anno sarà un po’ di prova – spiega l’assessore – e ci consentirà di valutare bene le ricadute e le eventuali correzioni di rotta da apportare al provvedimento». L’aiuto verrà dato in due momenti dell’anno, a cadenza semestrale: a giugno e a dicembre. Una soluzione più razionale e semplice, rispetto ad un’assegnazione mensile. Oggi a Oderzo i bambini seguiti in asilo nido sono un buon centinaio, mentre nelle scuole materne sono circa 170 al Moro, divenuto asilo parrocchiale, e altri 330-340 nelle tre materne pubbliche: a Piavon, Trepiere e Camino. Ed ecco i quattro asili nido accreditati. Il nido integrato dell’asilo Moro; “Il piccolo principe” di Colfrancui, in affitto nei locali parrocchiali; il Nido al sole; Il centro famiglia. Gli ultimi due sono strutture private non collegate a realtà parrocchiali. Valerio Cupidi SAN POLO DI PIAVE svolta nell’attività del Premio Mazzotti, promuovendo una serie di convegni ad alto livello, dei quali sono sempre stati prodotti gli atti, documenti preziosi, ricercati da studiosi, lettori, studenti. L’altra novità annunciata è che nel 2005 ci sarà un “premio speciale”, promosso dallo sponsor Veneto Banca, che coinvolgerà i lettori nell’assegnazione. Tutto si è svolto secondo la migliore tradizione, seguendo una spettacolare coreografia creata con la struttura trasparente collocata fra gli alberi del Parco Gambrinus che ha ospitato le centinaia di persone convenute. Accanto agli scrittori premiati quest’anno è salito sul palco anche il Comitato dei “Cittadini di Fanzolo per Fanzolo”, al quale la giuria ha attribuito il premio Honoris Causa, per avere saputo dar corpo ad un ideale: la positiva soluzione delle campagne intorno a villa Emo che, senza la mobilitazione collettiva, avrebbero potuto esser stravolte dall’escavazione della ghiaia. Annalisa Fregonese co di Motta, e ora si parla di organizzare una giornata in questura a Treviso. Il patronato promuove inoltre alcuni eventi ricorrenti tra cui spicca la festa di San Giovanni Bosco col pranzo per le famiglie, e da quest’anno una volta al mese la giornata al patronato termina con la Messa delle 18. Altra novità è la “classifica a punti individuale”: i componenti della squadra che vince il gioco organizzato guadagnano tre punti, gli altri un punto per la presenza. In questo modo si stanno formando tre classifiche nelle quali i ragazzi sono divisi per età, e a maggio ci sarà un bel premio per i vincitori: la sfida sarà di sicuro incerta fino alla fine, vista la media di 35 ragazzi presenti ogni sabato. Il patronato di Camino non è legato ad alcuna associazione e si finanzia principalmente con gli introiti della lotteria che si svolge il 6 gennaio. Viene gestito e animato da 23 genitori e 15 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 21 anni i quali, divisi in cinque gruppi, si avvicendano ogni cinque settimane nella presenza, con un sistema adottato anche da qualche oratorio vicino. Andrea Pizzinat Premio Mazzotti: Posocco presidente N ovità al Premio Mazzotti. È cambiata la presidenza e, nel 2005, ci sarà un nuovo premio speciale. L’annuncio è stato dato in occasione della consegna dei premi agli autori, avvenuta sabato 20 al Parco Gambrinus. Franco Posocco è il nuovo presidente dell’Associazione omonima, che ispira il suo operato all’indimenticabile figura di Bepi Mazzotti. A sorpresa il presidente Francesco Cetti Serbello- ni, che in mattinata aveva ricevuto la cittadinanza onoraria dal consiglio comunale di San Polo, ha comunicato la sua rinuncia. «Una rinuncia sofferta – ha detto il presidente, studioso insigne e notissimo non solo in Italia, anche per esser stato il presidente del Touring club italiano – maturata contro l’affettuosa pressione degli altri componenti». La presidenza di Cetti Serbelloni, durata sette anni, ha segnato una e L’AZiON Mottense VOLUTO ANCHE DAI COMMERCIANTI Domenica 5 dicembre 2004 STRUTTURA POLIVALENTE Il mercato tornerà Nuovo centro anziani in piazza Luzzatti in via De Gasperi I l mercato tornerà nell’originale ubicazione di piazza Luzzatti. Negli ultimi giorni si è discusso parecchio sull’argomento e molti sono i commercianti preoccupati della possibilità che il mercato resti in borgo Aleandro. «Il mercato tornerà in piazza – dice l’assessore comunale al commercio Giorgio Bianco – e questo non era assolutamente in discussione. D’altra parte il punto era inserito nel nostro programma elettorale, per cui ora andiamo a realizzare solamente quanto previsto. Certo i problemi logistici, una volta completato il rinnovamento del centro storico, sono manifesti. Stiamo studiando varie alternative perché ovviamente lo spazio disponibile non sarà più quello di prima. In questo senso i progetti che abbiamo per piazza San Rocco e i lavori di prossima fattura per piazza dei Grani saranno fondamentali. Allora tutti gli ambulanti avranno la possibilità di tornare in piazza e rendere il mercato bisettimanale ancor più ricco e funzionale. Stiamo lavorando affinché siano contenti non solo gli ambulanti ma anche i commercianti di Motta, che vogliono il ritorno del mercato in centro. Ripeto: da quando siamo stati eletti stiamo procedendo alla realizzazione di tale volontà. Ma dobbiamo andare con i piedi di piombo, in maniera molto prudente per accontentare tutti». Tempi? «Naturalmente tutto dipende dagli sviluppi dei P Cappati, o Confraternita del Santissimo, è un istituto religioso antico. Decaduto negli ultimi secoli, è a Motta tornato in auge. Domenica 21 novembre c’è stata la “promessa di fedeltà” dei confratelli in Duomo, durante la Messa. A Motta l’istituto non è nuovo: «Nel 2000 – ha detto il parroco mottense, monsignor Rino Bruseghin – fu l’anno del Giubileo dell’Incarnazione e nella nostra parrocchia si pensò a ricostituire la Confraternita del Santissimo Sacramento. I confratelli svolgono servizio nella festa del Corpus Domini, nelle 40 Ore di Adorazione, durante la Settimana Santa e du- zie alla collaborazione dell’associazione bocciofila». Il progetto sarà caratterizzato da due finalità: verrà realizzato un campo per il gioco delle bocce aperto a tutti che poi verrà gestito, dall’associazione bocciofila di Motta a cui il comune, in cambio dell’operato, concederà un contributo annuo. Accanto a questa, però, sorgerà anche una struttura ex novo che fungerà da centro anziani. «Credo sia importante dare a tutti, anche agli anziani, un punto di incontro – prosegue il primo cittadino mottense – e a Motta esiste anche un’associazione anziani che lavora bene e che propone ogni anno iniziative importanti. È fondamentale dare a chi opera in questo campo una sede adeguata». lavori in cantiere, tra cui non ultimo anare imminente la ziamento dell’opera nel biche il parcheggio dell’Alzaia, uno sbocco realizzazione di una lancio delle opere pubbliper le auto che risulterà fondamentale in struttura polivalente adibi- che del 2005 – ha detto il futuro». I banchi del mercato erano stati ta a bocciofila e centro an- sindaco Graziano Panighel trasferiti in borgo Aleandro da piazza Luz- ziani, di cui più volte in se- – e abbiamo individuato la zatti in seguito ai lavori di ristrutturazio- de istituzionale si era par- zona dove poter realizzare ne del centro storico, nel frattempo com- lato in passato. Le associa- il progetto, in via De Gapletamente ristrutturato e dotato di nuo- zioni impegnate nel socia- speri a ridosso dei campi va pavimentazione. Nel 2002, quando le infatti sottolineavano la da tennis. Siamo in attesa Motta era commissariata in seguito ad u- necessità di uno spazio per di vedere a giorni il prona grave crisi di giunta, un gruppo di com- anziani, mentre la locale getto definitivo e quando mercianti aveva fatto richiesta che i ban- società bocciofila, che da sarà approvato partiranno chi tornassero in piazza; la decisione poi anni raccoglie allori in tut- i lavori. Il costo dell’operafu procrastinata dal commissario e l’ar- to il territorio nazionale, zione dovrebbe aggirarsi gomento è ora sotto la lente di ingrandi- necessita di una struttura sul milione e 100 mila eumento dell’Amministrazione che in que- per le proprie attività. «Ab- ro: la struttura verrà stusti mesi ha discusso in Giunta del pro- biamo già previsto il finan- diata e attivata anche grablema e ha organizzato alcuni incontri per capire la volontà dei commercianti. Da allora alcune riunioni niziati i lavori per la realizzazione in città della rotatoria di San vinciale 53, meavevano sottolineato Antonino. La rotonda in costruzione sostituisce già in questo pe- glio conosciuta la volontà dei comriodo l’incrocio semaforico. Da qualche giorno è operativo il can- a Motta come mercianti di riportare tiere. In base al contratto con la ditta costruttrice la consegna via Magnadola, i banchi in centro, dell’opera dovrebbe avvenire entro fine anno. Oltre alla rotatoria ossia l’arteria convenendo tuttavia verrà realizzato anche un sottopasso ciclo-pedonale sul lato de- che attraversa con le istituzioni costro di via Aldo Moro in direzione Gorgo al Monticano. Prevista la zona indume il nuovo mercato, pure la realizzazione di un sottopasso in via Campagnole, lungo striale sud, una per forza di cose, non la statale “Postumia”. delle più grandi del territorio. Per la sua applicazione manca però potrà essere più orIl costo delle due opere è di circa 300 mila euro. Nel frattempo ancora il via libera della provincia di Treviso, la quale stanzierà ganizzato come priè stato quasi ultimato il progetto per la sistemazione della pro- una somma leggermente maggiore rispetto ad un primo bilancio. ma. Gianandrea Rorato I lavori per la rotatoria di San Antonino I LA CONFRATERNITA DEL SANTISSIMO I 49 rante l’Epifania». Il gruppo, che ha rinnovato le vesti e che ha ricevuto dalla parrocchia parte del vestiario, è composto da una trentina di giovani e adulti. «È inoltre in preparazione lo statuto – continua monsignor Bruseghin – che verrà sottoposto al delegato vescovile per le congregazioni diocesane monsignor Bruno Pizzato. Al nostro Vescovo poi il parere conclusivo per l’approvazione». Quest’anno è per la Chiesa “anno dell’Eucaristia”: «Occasione adatta – conclude il parroco – per coinvolgere altre persone nel servizio che offre la Confraternita». IMPRESA EDILE RACHELLO PAOLO RESTAURI - CONSOLIDAMENTO IMPERMEABILIZZAZIONI SOTTO QUOTA RISANAMENTO VECCHIE MURATURE PRIMA PRIMA Incontri per il matrimonio Venerdì 3 dicembre, alle 20.30 in patronato,VIII incontro di preparazione al matrimonio cristiano; domenica 5 dicembre alle 15.30 l’ultimo incontro; alle 18 Messa conclusiva. solidale. Il ricavato dello scorso anno ha permesso di raccogliere aiuti per la missione di don Massimo Bazzichetto, ex cappellano mottense, e di avviare l’adozione a distanza di un bambino di Betlemme. Mercatino missionario Per tutto il periodo di Avvento in patronato mercatino missionario con i prodotti del commercio equo e Appuntamenti vari Venerdì 3 dicembre, alle 20.30 in basilica, incontro “Africa Chiama” in sala San Francesco. Sabato 4, alle IN BREVE Lavori di consolidamento e restauro del campanile della chiesa di S.Bartolomeo (Breda di Piave-TV) DOPO DOPO 19 in patronato, incontro del gruppo degli universitari cattolici. Alle 20, alla scuola materna, incontro per genitori e figli con padre Giuseppe Rinaldi. Immacolata Per il giorno dell’Immacolata la Pro loco organizza il mercatino dell’antiquariato e dell’hobbistica con la mostra del radicchio di Treviso, che verrà ospitata in piazza Luzzatti e in molte delle vie limitrofe. Via SAMBUGHE’. 2 - 31100 CANIZZANO DI TREVISO Tel. e Fax 0422 97209 - Cell. 336 533495 50 CEGGIA / CONCERTO SABATO 11 La Corale di San Vitale compie 25 anni L a corale San Vitale di Ceggia compie 25 anni: un anniversario significativo per l’intera comunità parrocchiale, che sarà celebrato con un concerto in chiesa, sabato 11 dicembre alle 20.30. Non sarà la tradizionale rassegna di canti natalizi, ma l’occasione per ripercorrere, attraverso musiche e brani tratti da un repertorio classico, venticinque anni di storia, dal 1979 al 2004. Una storia fatta di molte voci e di tanti volti che nel tempo hanno sostenuto e rafforzato il gruppo, portandolo ad un’età di tutto rispetto per un coro. Ecco perché il venticinquesimo è stato pensato dagli attuali componenti della corale, come il momento per chiamare a raccolta tutti gli ex coristi e le persone che direttamente o indi- rettamente hanno partecipato alla sua attività. Nella lista degli invitati illustri c’è innanzitutto don Egidio Lot, che per primo incoraggiò la formazione di un nuovo coro, dopo che, dallo scioglimento della Schola Contorum nel ’67, la parrocchia non aveva più conosciuto esperienze musicali di questo tipo. E ci sono senz’altro Graziano Moro e Giuliano Artico, rispettivamente maestro ed organista dai primi anni, che maggiormente hanno impresso il carattere al SCOMIGO / CUSTODIAMO FEDELI IL TUO RICORDO S ono passati tre anni dal giorno in cui il Signore ha voluto portarti con sé. Il tuo sorriso, le tue parole, la tua dolcezza, la tua fede sono scolpite in ognuno di noi e di te conserviamo ogni ricordo come un grande tesoro. Sei e resterai sempre nei nostri cuori. LINO TOFFOLI n. 28.5.1928 - m. 3.12.2001 Tua moglie Vilma, figli Giuseppe, Severino, Em- Lisa, nuora Sonia e genema, Nazarena, nipotina ri Biagio e Michele GORGO AL MONTICANO / DOLORE SENZA REQUIE C aro Denis, figlio mio. Sedici anni sono trascorsi da quella tragica e terribile domenica. Convivo ma non riesco ad accettare questa realtà: che tu non sei più con me. Nel cielo brilla un’altra stella, bella, splendente, chiara e giovane come te. Ora tu vedi la luce ma io continuo ad avere un vuoto in casa e nel cuore che niente e nessuno riuscirà mai a colmare. Mi manchi tanto: vado cercando tra la gente il tuo volto, sogno di incontrare il tuo sguardo sorridente, mi rimane, però, un’infinita nostalgia e il mio cuore si avvolge di un incomprensibile dolore. Ti prego di aiutarmi a camminare sul sentiero di vita da e L’AZiON Veneziano / Memorie Domenica 5 dicembre 2004 gruppo, l’uno con la direzione appassionata e grintosa, l’altro con l’impeccabile esecuzione. Un pensiero particolare va anche agli ex cappellani e agli amministratori locali che hanno incoraggiato l’impegno nella liturgia e nei concerti, ma la stragrande maggioranza degli inviti è rivolta ai numerosi ciliensi che, per un periodo della loro vita, sono appartenuti alla corale. Ben 130 sono le persone contattate nei giorni scorsi dagli organizzatori: ex soprani, contralti, bassi e tenori di tutte le età, che hanno accolto con entusiasmo l’invito a partecipare all’evento. Oltre ad assistere al concerto infatti, il nutrito gruppo di ex sarà chiamato ad eseguire un brano finale insieme all’attuale coro, per poi concludere la serata nei locali della Casa della Dottrina, con un momento convivale di festa. Intanto fervono i preparativi e grande è lo sforzo richiesto alla corale per mettere a punto i brani previsti nel programma, dalle composizioni popolari a pezzi classici, anche molto complessi. Il momento più atteso sarà l’esecuzione dell’Amen tratto da “Il Messia” di Handel, quattro minuti di grande musica, per la quale i trenta coristi, il direttore Massimo Bortolotti e l’organista Riccardo Rupil Gambino hanno speso molte energie negli ultimi due mesi. Quasi una “sfida” accolta senza mai tradire lo spirito originario che anima le prove e la presenza alla messa: «Il canto che si fa preghiera – afferma Bortolotti – è stato, è e continuerà ad essere il filo che unisce queste voci e che ha legato tenacemente questa corale alla comunità di Ceggia». Beatrice Doretto CEGGIA / GIOVEDÌ 9 Una mostra e un film sull’ex zuccherificio “I mmagini, suoni e parole sull’ex zuccherificio di Ceggia”: questo il titolo della serata di giovedì 9 dicembre, all’auditorium e alla sala mostre del centro civico di Ceggia, in cui saranno presentati alla comunità la mostra fotografica “La fabbrica dolce” di Luca Casonato e il film “La macchina sopita” di Irene Franzin, con testimonianze di ex operai. Si tratta di due produzioni artistiche realizzate nell’ambito del percorso di “recupero della memoria” promosso dall’amministrazione comunale, dalla provincia di Venezia e dal Centro internazionale Civiltà dell’Acqua onlus. L’obiettivo è quello di valorizzare il patrimonio naturale e la storia locale, a partire dalle vicende dello stabilimento industriale, che per decenni è stato al centro della vita sociale ed economica del paese. Alla presentazione interverranno il sindaco del Comune di Ceggia, Massimo Beraldo, l’assessore all’Ambiente e alla Cultura, Maurizio Billotto, l’assessore al Piano di recupero dell’ex area Eridania, Rodolfo Viola e l’assessore alle Politiche ambientali della Provincia di Venezia, Ezio Da Villa. Coordinerà Renzo Franzin, del Centro internazionale Civiltà dell’Acqua. CEGGIA / BREVI Sabato 4 dicembre, ottava Lucciolata lungo le vie di Ceggia per raccogliere fondi a favore della Casa Via di Natale di Aviano. Partenza alle 20.30 da via Donatori di Sangue e arrivo all’oratorio di Gainiga per un momento di festa. Domenica 5 dicembre alle 15, nella sala cinema “Toniolo” di Ceggia, il gruppo Eureka e l’associazione Noi, nell’ambito della rassegna “Cinecilium 2004”, presentano la commedia “Un principe tutto mio”. Ingresso libero. CESSALTO / MARCO,ANGELO IN DIO COLLE UMBERTO A Marco Te ne sei andato in un clima di festa, quando in tutte le case si accendevano le luci per annunciare l’arrivo di Gesù. Tu Marco, la luce più bella della nostra famiglia, sei andato ad illuminare la casa di Gesù, dove le luci non si spengono mai. Buon Natale Marco, angelo in Dio. Da mamma, papà e Celeste Grazie di cuore per la vita vissuta e doMARCO GABBANA nata, sofferta e sperata, accolta e coltivata. Il nostro “angelo” ci guida e contiQuanto sei stato nostro, quanto hai lotnua a farci fratelli. Don Egidio tato tu, quando volevi che questa vita fosse parte di te, quando hai detto: “MamSi può andare altrove, questa è solo u- ma, io voglio restare qui, voglio correre na canzone, ma parla di te, di quanto l’età anch’io nei prati!”. Piccolo, eri già un angelo qui. non conti per diventare grandi. Tu hai Valentina imparato tutto molto prima di tutti, tu ci hai insegnato a credere ancor prima di Sarà celebrata la Messa venerdì 3 disperare, hai detto: “Non piangete, percembre alle 18.30. ché io resterò sempre qui!”. MARIO ROMANEL n. 7.3.1914 - m. 3.12.1983 Lo scorrere del tempo non affievolisce il ricordo ma conferma la certezza che la tua esistenza è stata terreno fertile in cui sono germogliati semi di bene. Il tuo esempio ci incoraggia a dare continuità al solco che tu hai tracciato. I tuoi cari. Una Messa verrà celebrata a Colle Umberto. CAPPELLA MAGGIORE CAPPELLA MAGGIORE FRANCENIGO TEZZE CARMELA DA ROS in POLONI n. 29.9.1929 - m. 4.12.2002 A due anni dalla tua scomparsa ti ricordiamo con infinita nostalgia. Tuo marito Angelo, tuo figlio Adriano, nuora e nipoti. AUGUSTO DA RE n. 9.11.1924 - m. 9.12.2002 Anche se il tempo passa l’amore non finisce mai, ed ora che non sei più tra noi questo amore ci tiene vicini. Nel secondo anniversario della tua morte, ti ricordiamo con affetto: tua moglie Gioconda, le figlie, i generi e i nipoti. DANILO DASSIE m. 6.12.1992 A dodici anni dalla sua dolorosa scomparsa, i famigliari, parenti e amici lo ricordano sempre con affetto e rimpianto e lo affidano alla bontà del Padre. TERESA ZANARDO in ROVEDA n. 8.4.1909 - m. 4.3.1993 LUIGI CESARE ROVEDA n. 5.6.1901 - m. 5.12.1993 A undici anni dalla vostra scomparsa è ancora vivo in noi l’amore e l’esempio quotidiano di vita cristiana. I tuoi cari DENIS CANZIAN n. 8.5.1971 - m. 4.12.1988 te indicato secondo il tuo bellissimo esempio che hai lasciato. Ti chiedo di starmi vicino proteggendomi e guidandomi fino al giorno in cui potrò ricongiungermi a te per godere assieme della felicità eterna. Ti voglio tanto bene. La tua mamma