n. 13 30 MARZO

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n. 13 30 MARZO
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Anno 111
n.
DOMENICA
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N
O
La Pasqua della Chiesa
L
a festa del cristiano è anche la festa della Chiesa. “Unus
christianus nullus christianus”, dicevano gli antichi. Cioè
non esiste un cristiano da solo.
Il cristiano lo sa bene. Sa che vive all’interno di una comunità di fratelli, che condividono con lui la stessa fede e la
stessa speranza. Che non è un arrampicatore solitario. Che
dalla comunità di appartenenza molto riceve, ma molto
deve anche dare. Nel linguaggio cristiano persona e comunità sono due termini relativi, l’uno non può fare a meno dell’altro.
I personalisti comunitari, proprio dando veste culturale alla loro
fede, l’hanno messo in chiaro per sempre. Mounier diceva che l’aggettivo è perfino superfluo, dal momento che la persona è essenzialmente apertura sull’altro, finestra aperta e spalancata sulla comunità. Per questo il termine individuo, di provenienza non certamente
cristiana, dev’essere messo in disparte e dimenticato. La libertà del
cristiano nasce e si edifica sul forte terreno dell’amore e della carità.
Per questo il cristiano pensa a se stesso pensando alla Chiesa
e viceversa. Una convinzione che deve farsi più familiare per i cristiani del nostro tempo, figli del concilio Vaticano II, che è stato
il grande concilio della Chiesa su se stessa. La liturgia, comunque,
questi pensieri li ha sempre vissuti e ha cercato da sempre di comunicarli a coloro che nel corso dei secoli l’hanno celebrata con fede e
disponibilità. Anche la preghiera che ci ha insegnato Gesù è la preghiera dei fratelli che insieme si rivolgono al Padre comune che sta
nei cieli.
A proposito della Pasqua, dai tempi antichi la liturgia della
Chiesa ha collocato nella domenica successiva, per essere più esatti nella seconda domenica di Pasqua, le tre letture degli Atti degli
apostoli passate ormai alla storia come i sommari della vita della
primissima comunità cristiana, quella di Gerusalemme, la chiesa
madre dalla quale, per generazione continua, hanno preso vita tutte
le chiese sparse nel mondo e disseminate lungo il tempo. Un modello da imitare, un punto di riferimento da tenere continuamente presente, un presepio da ricomporre sotto i nostri occhi nei giorni dedicati al ricordo della nostra liberazione. Dalla risurrezione di Cristo,
quindi dalla Pasqua annuale, nascono il cristiano e la comunità
cristiana. La vita nuova che prorompe dal sepolcro aperto di Cristo
avvolge insieme le persone e le comunità. La Pasqua è festa del cristiano e festa della Chiesa. Pasqua, cioè celebrazione del passaggio
dalla morte alla vita, piena ripresa del battesimo inteso come partecipazione alla morte e alla risurrezione del Signore, cammino che
si riapre lungo i sentieri dell’eternità.
A considerare i ritmi di vita delle prime comunità cristiane, si
rimane meravigliati dalla loro semplicità. E’ vero che la società di
quel tempo non era così complessa come la nostra, frastagliata, e
quasi spezzata, in tante specializzazioni e professioni, oggetto di
infinite analisi da parte dei sociologi e dei politici. Ma una lezione
di semplicità forse non fa male nel tempo delle tante commissioni,
dei numerosi uffici, degli infiniti piani pastorali, che ogni diocesi
si porta normalmente con sé. I primi cristiani facevano poche cose,
però le facevano bene, altrimenti non si spiegherebbe, o si spiegherebbe molto male, il successo e l’accoglienza che essi ebbero nelle
società del loro tempo. Soprattutto, ci avvertono gli storici, faceva impressione il loro amalgama interno, la loro testimonianza
esemplare, la loro capacità di collocarsi come comunità diversa e
alternativa sullo sfondo di società sfilacciate e frastagliate dai loro
egoismi, dalla radicale mancanza di speranza, dalla chiusura ermetica entro i loro brevi orizzonti.
Qualcosa di veramente nuovo stava entrando nel tessuto corroso e invecchiato della storia umana, come se questa ricominciasse
da capo. Alcuni filosofi avevano auspicato qualcosa di simile, ma
i loro desideri erano rimasti lettera morta, sogni irrealizzati. Ora è
arrivata la solidarietà piena, la carità perfetta, la comunione totale. Lo sappiamo molto bene: fra loro non esisteva nessun bisognoso.
Un miracolo, si direbbe. Un miracolo di cui l’uomo rimane strutturalmente incapace. E difatti la forza veniva Dall’alto: dall’ascolto
della Parola di Dio, dalla preghiera, dalla frazione del Pane. La
risurrezione presa sul serio.
E’ possibile che ai nostri giorni rimaniamo almeno capaci di rispecchiare la nostra inveterata mediocrità su questi folgoranti inizi?
Ne nascerebbe almeno un rimorso. E, per cominciare, non sarebbe
affatto poco.
Giordano Frosini
Riflessioni
sul sacerdozio
Il discorso del Papa nella
Messa Crismale
del giovedì santo
e del cardinal Hummes
al clero di Milano
SERVIZI
4-5
all’interno
Il ‘68 nella memoria
Quarant’anni dopo sembra giusto
riflettere su quanto accadde
nell’anno della nostra rivoluzione
culturale: quali furono le intenzioni,
i risultati, gli errori
BERTANI
Un Battesimo
che fa discutere
Morales alle prese
con l’altra metà
della Bolivia
15
Il Presidente accusato
di favorire solo le comunità
native dell’altopiano
CARUSONE
€1
2
Il gesto coraggioso di Magdi Allam
ha suscitato reazioni opposte:
la nostra riflessione verte
sul momento che sta attraversando
il dialogo tra cristianesimo e Islam
BROMURI
14
2 in primo piano
n. 13
QUARANT’ANNI
I
Vita
La
DOPO
Ripensiamo il ‘68
l primo settembre
2007, alla folla dei giovani
riuniti a Loreto, Benedetto
XVI ha raccomandato: “Siate
critici, andate controcorrente,
non ascoltate le voci interessate
e suadenti che oggi da molte
parti propagandano modelli di
vita improntati all’arroganza e
alla violenza, alla prepotenza
e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito
dell’essere… Non siate conformisti, cambiate il mondo!”.
Quelle parole mi hanno colpito,
risvegliando ricordi e pensieri.
Quand’ero giovane anch’io e la
mia generazione avevamo cercato –pur con errori e timidezze- di andare controcorrente,
di non accettare passivamente
i modelli di vita che venivano
prevalendo, di cercare relazioni
umane più autentiche e giuste;
insomma, di non essere conformisti e di cambiare il mondo.
non pochi si lasciarono sedurre proprio d ciò che avevano
contestato. Ma la violenza del
terrorismo che ha segnato oltre
un decennio non si radica nelle
idee della contestazione, ma su
quel clima di guerra civile creato dalla strategia della tensione,
che fu la più rapida, forte e sanguinosa risposta alle domande
e alle inquietudini del ’68: da
piazza Fontana alle bombe sui
treni, a piazza della Loggia, con
un intreccio di neofascismo, fanatismo reazionario, corpi separati, servizi deviati; così potenti
anche nelle istituzioni che non
si è mai potuto far piena luce.
E che hanno creato in molte
persone la convinzione che solo
con la violenza si poteva resistere e vincere la violenza.
IL ‘68 DEI CRISTIANI
L’ASPETTO RELIGIOSO
Era naturale che anche i cristiani, soprattutto i giovani, abbiano partecipato al ’68 accanto
agli altri. Che abbiano sognato
e cercato le vie di una politica
che fosse meno amministrazione degli interessi inesistenti e
prevalenti e più espressione di
“amore e progetto”, come riassumeva fulmineo Arturo Paoli.
Sappiamo come sono andate
le cose: anziché stimolare una
risposta positiva, un salto di
qualità, la contestazione ebbe
in risposta un irrigidimento
del “sistema”. Fu indifferenza
e repressione. Alle manifestazioni studentesche si rispose
con le cariche della polizia.
Valle Giulia segnò un passaggio
epocale: quanta della violenza
successiva nasce da lì, dall’aver
sperimentato la brutalità immotivata delle “istituzioni”, la
loro irragionevolezza posta a
difesa della ingiustizia o della
stupidità.
Alle domande politiche la
Dc rispose al Congresso del
1969 emarginando Moro. Avendovi assistito, descrissi con
angoscia sul giornale della Fuci,
“Ricerca”, “una grave sordità
alle esigenze più vive e alle
tensioni crescenti della società”.
Fu varata la modestissima “accoppiata Dorotea”, con Piccoli
alla segreteria e Rumor a capo
del governo con l’appoggio di
Andreotti che nel ’72 farà poi il
governo con i liberali, apprezzato dalle destre. Alle Acli, che
avevano fatto la “scelta socialista” furono tolti gli assistenti
ma almeno si disse che “l’associazione non rientrava più tra
quelle per le quali è previsto
il consenso della Gerarchia”.
Un’evidente presa di distanza,
ma anche il rispetto della libertà
degli iscritti; forse oggi sarebbero state semplicemente commissariate o cancellate. Dei giovani
protagonisti di quella stagione,
si sa: alcuni caddero nell’estremismo e nella violenza; molti si
rassegnarono alla disillusione;
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Eppure i problemi irrisolti,
le contraddizioni e le speranze
di quella stagione restano nella
realtà e nelle coscienze ed è
difficile guardare al nuovo secolo che è iniziato senza intuire
che quella pagina andrà riletta
e quelle idee in qualche modo
riprese, anche per quel che
riguarda la vita della Chiesa.
Il ’68, infatti, non era stato soltanto una presa di coscienza, un
sussulto di carattere culturale
e politico. Era anche, e intimamente, religioso e morale,
persino ecclesiale. L’idea che si
fosse ad una svolta storica e che
occorresse un atteggiamento
nuovo, non riguardava solo
le istituzioni, l’università, gli
eserciti, la giustizia, l’economia.
Del resto si era appena svolto
il Concilio che aveva invitato
la Chiesa ad una vera e permanente riforma (e ci voleva del
coraggio ad usare questa parola). Così i cattolici avevano uno
specialissimo libretto rosso che
li guidava nella loro contestazione: i documenti del Concilio.
Anzi, più che alla contestazione, il ’68 ecclesiale era interessato ad accelerare il rinnovamento delle strutture ecclesiali,
della teologia, della spiritualità,
della morale. Ci furono impazienze ed esagerazioni ma nel
complesso fu una straordinaria
mobilitazione.
I laici “scoprirono” d’esser
Chiesa, con l’impegno di partecipazione e responsabilità
che ciò comporta; esplose un
interesse per la cultura religiosa
che occupava le vetrine delle
librerie e le pagine dei grandi
quotidiani; i rapporti con preti
e vescovi si fecero molto più
intensi e familiari, ed anche più
schietti. Si capì che la Chiesa
più che struttura è una comunione; che la fede è fondata sull’amore di Dio più che su regole
e abitudini; che i non cattolici
non sono nemici ma fratelli. Separati o maggiori o lontani, ma
sempre fratelli, cui voler bene
A quarant’anni dal ’68, l’autore, già dirigente
dell’AC, ci offre un’appassionata riflessione
“dall’interno” attorno a quella stagione,
richiamandone le novità, gli elementi di rottura
e innovazione ma anche riflettendo su errori
e incomprensioni
di Angelo Bertani
e dai quali, magari, imparare
qualcosa. Si voleva tradurre in
pratica, tutto e subito. Perché
chi partecipava all’assemblea
eucaristica non poteva prendere la parola? Perché le decisioni
della parrocchia non venivano
prese insieme ma solo dal parroco? Perché le associazioni
erano organizzate come eserciti
anziché come comunità? Perché
la liturgia non si faceva più
familiare e spontanea, al modo
delle prime comunità cristiane? Perché i laici (e preti) più
valorizzati erano gli esecutori
obbedienti anziché quelli fedeli
e coraggiosi? Perché la pastorale
continuava ad aspettare che i
lontani venissero nelle nostre
chiese anziché cercarli con lo
stile di Emmaus? Perché si aveva ancora fiducia nei concordati, nella benevolenza e nei privilegi concessi dai potenti? Perché
non ci si schierava chiaramente
con gli uomini che lottano per la
libertà e la giustizia?
I TERMINI DI UNA
RIVOLUZIONE CULTURALE
MANCATA
Certo non era facile neppure per la parte più attenta e
lungimirante della società di
quegli anni, tuta resa dalle sirene del consumismo, capire che
il filo rosso del movimento e
della “contestazione” era, come
avrebbe detto Camus, “la ricerca della contemporanea fedeltà
alla bellezza e agli oppressi”.
Capire che non si voleva una
rivoluzione violenta, ma una rivoluzione culturale permanente
che permettesse alla cultura e
alle coscienze di essere il fermento critico, lo stimolo dinamico, il principio di inappaga-
mento di tutto il meccanismo
sociale. Si potrebbe dire con apparente provocazione, ma con
sostanziale verità, che si voleva
l’università come la pensava
Habermas e la società nazionale
e mondiale come la indicava
la “Populorum Progressio”. E
invece, in generale la Chiesa e la
politica (non parliamo della cultura accademica!) non capirono
nulla. Ma non sarebbe stato impossibile capire; e infatti qualcuno cercò di capire e capì. Anche
oggi, quando si dice che il ’68 è
stato una “cesura storica” e una
“crisi della cultura dell’occidente”, come ha affermato papa
Ratzinger, si dice la verità; ma
bisogna forse aggiungere che
questa crisi non ha avuto l’esito
positivo che avrebbe potuto
avere soprattutto perché non vi
è stata una comprensione e una
risposta adeguata da parte degli
“adulti”, dei responsabili della
società e della Chiesa; e non
solo per gli errori e i limiti con
cui è stata proposta e vissuta
dal movimento dei giovani.
LA TESTIMONIANZA
DI MORO
Per esempio Aldo Moro.
Ricordo nel ’68 con quanta attenzione guardava e parlava degli avvenimenti che si stavano
sviluppando. Quante domande
ci faceva, a quanti incontri giovanili partecipava, silenzioso, in
ultima fila. E nel 1971 commentava: “Abbiamo sentito, specie
dopo il 1968, che importanti
novità erano all’orizzonte e che
i rapporti tra società civile e
società politica non erano, come
non sono, più gli stessi… Quello
che i giovani hanno annunciato,
anche se questa scoperta sem-
bra oggi velata da stanchezza
e delusione, le attese di liberazione e di umanizzazione del
mondo del lavoro, l’emergere
di più rilevanti poteri locali a
fronte dello stato, un’esperienza
sindacale sempre più ricca e
incisiva, una consapevolezza di
sé, del tutto nuova, della società
civile, tutto questo è la storia
di oggi, che non può in alcun
modo essere ricacciata indietro,
come se essa non fosse mai stata”. Nel ’74, rivolto alla Dc, tentata di rinchiudersi in una visione conservatrice e pragmatica:
“Se noi vogliamo essere ancora
presenti, ebbene dobbiamo
essere per le cose che nascono,
anche se hanno contorni incerti,
e non per le cose che muoiono,
anche se vistose e in apparenza
utilissime”. E ancora: “Questa
Italia disordinata e disarmonica
è però infinitamente più ricca e
viva dell’Italia più o meno bene
assestata del passato. E questa
è solo una piccola consolazione.
Perché anche nel crescere e del
crescere si può morire. Ma noi
siamo qui perché l’Italia viva”.
Rileggre queste parole ci
spiega in qualche modo come
sia cambiata del tutto, in questi
anni, e non in meglio, la natura
e il senso della politica. Come si
fa a progettare ciò che non si sa
interpretare? E col cambiamento della politica cammina, con
un tutameento di antropologia,
economia, cultura… Certo ci
sono tuttora persone che hanno
anche oggi un’idea diversa,
alta, progettuale della politica;
o almeno sentono la difficoltà,
direi la sofferenza, di non poterla pensare e applicare. Ma la
maggior parte di noi e della società si è accomodata facilmente
all’idea che la politica è solo
l’amministrazione dell’esistente, l’equilibrio degli interessi
costituiti e la loro gestione ottimale. Apparentemente ottimale
poiché realizzata con la sola,
miope bussola del profitto su
tempi brevi. In modo tale che
facciamo parte tutti di un cieco
(e un po’ stupido) macchinismo
universale (economico-finanziario-speculativo e di saccheggio
sociale e ambientale) che gira
duro e veloce, ma senza sapere
né voler andare da nessuna parte. Basta ripensare a quello che
Moro diceva sul “principio di
non appagamento”: lo specifico
cristiano nel far politica è di
non accontentarsi di quello che
c’è, cercare soluzioni sempre
più avanzate, una giustizia e
una libertà più grandi e sapere
che saranno sempre soluzioni
imperfette…
Vita
La
O
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cultura
n. 13
3
Responsorio delle città toscane
alla Madonna di Montenero
Vergine delle Grazie
Che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino,
accogli la preghiera
che sale dagli oranti
della città di Dante.
All’armonia dell’arte,
al carme delizioso
che corre da un canto all’altro
unisci, ti preghiamo,
quell’armonia dell’anima
che crea la tua pace,
che porta il tuo riposo.
Lenisci col tuo viso
Le inquiete intraprendenze
Che portano all’affanno,
lontano dal tuo Verbo.
Te supplici preghiamo,
o Vergine delle Grazie.
O Vergine delle Grazie,
che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino;
Da Prato noi veniamo:
dalla città opulenta,
dalla città vivace
nell’arte e nel commercio;
liguri ed etruschi,
romani e longobardi
ci cinsero le mura
in lotte e diatribe
tra lacrime ed affanni.
Ma noi tenemmo fede
In Stefano, quel martire
Che per amor di Cristo
Il sangue suo versò;
in Voi, o Vergin Madre,
di cui quel sacro Cingolo
noi tutti veneriam.
Ascolta questa prece
Nell’ora del dolore;
all’ombra del tuo manto
rifugio noi cerchiamo,
O Vergine Maria.
O Vergine delle Grazie,
che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino,
a te veniam fidenti:
tra l’Albia e il fiume Elsa,
sul colle che sovrasta
le valli e le pianure,
sorge tra splendida bellezza,
magnifica la Siena;
alle antiche lotte,
nell’area del contado
e della regione intera;
a ciò che turbolento
avvenne per anni e secoli,
dà ai nostri giorni
la pace della vita,
la gioia di amarsi,
la fede più squisita,
nel none della Santa
che qui fu mite e ardente,
a gloria del Signore,
a bene della Chiesa.
O Vergine delle Grazie,
che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino,
Pistoia ci fu madre,
tra l’Ombrone il monte Albano;
corriamo nella vita,
tra viti , fiori e piante…
la memoria alle spalle,
Il responsorio è una preghiera litanica
prevalentemente, corale, comunitaria, in cui
dall’animo del popolo credente sale a Dio una
invocazione di lode o di domanda.
Il cuore inquieto o assetato dell’acqua divina pare
che parli direttamente con Dio
in una spontaneità e immediatezza
che va oltre le grandi elaborazioni letterarie.
Questo nostro Responsorio alla Madonna
di Montenegro vorrebbe ricalcare le preghiere
popolari corali, nello stile, nelle immagini,
nei simboli.
di Vincenzo Arnone
il futuro all’orizzonte,
con la prece nella bocca,
o ahimè il vuoto in cuore!
E si passa, si cammina
Tr a i l D u o m o , S a n t ’ A n d re a e
S.Giovanni,
ma distratti, come dietro
a un sottile serpentino turbamento.
Accogli ti preghiamo,
il fiore dell’amore,
la pianta del lavoro,
la vita come un dono,
nel nome del tuo Figlio,
nel nome della pace.
O Vergine delle Grazie
Che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino,
da Pisa noi veniamo;
dalla città-repubblica,
famosa oltre i confini,
tra l’Arno e il mare mite;
a te chiediam fidenti
coraggio di cercare,
la forza di amare,
il senso di sperare
nella Parola Eterna,
oltre la beltà dell’arte
che fugge ai nostri sguardi;
apriteci, o Madre,
le porte della Vita,
le porte della gioia,
nel Figlio tuo Gesù,
nell’armonia divina,
nell’orizzonte eterno. Amen.
O Vergine delle Grazie,
che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino:
da Massa noi veniamo,
tra il mare e l’Alpi Apuane,
là dove la gran Rocca
costruiro i Malaspina
al tempo che fu…grande,
e il Duomo e poi S.Rocco e il Crocifisso
del giovin Buonarroti.
Molti sono i segni che un tempo
I nostri padri lasciarono
A noi figli: di fede e di speranza,
ma ahimè, che tempi, che passioni!
Ridateci, o Madre, la prece d’umiltà,
la fresca umanità e poi la dolce
sensibilità alla Voce che
dal cielo estende la sua eco
tra il mare e le montagne,
nel silenzio profondo della vita.
O Vergine delle Grazie,
che in alto a Montenero
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino,
a Te veniam fidenti,
noi figli di Grosseto,
dalla Maremma fertile,
dai campi, ov’è usa
fatica e sofferenza .
L’etrusco e poi il romano,
il tosco e il mediceo
ci diedero gli affanni
e la bellezza antica
che mai ci lascerà.
Te supplici preghiamo
Da campi e da colline,
dalle memorie antiche,
ove la prece schietta
ornava i nostri templi.
Ascoltaci ,o Madre,
ai piedi dell’altar.
O Vergine delle Grazie
Che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino,
da Lucca noi veniamo,
là dove il fiume Serchio
distende il basso corso;
dal Duomo dove il Volto
del Santo tuo Figliuolo
ci guida da più secoli;
eppure deturpiamo la vita
che formiamo:
discordia ed egoismo
assalgono questi giorni,
eppure la Legge del Signore
non sempre noi viviam…
O Vergine delle Grazie,
pane e vino noi t’offriam
nell’ora che la sera
distende le sue braccia
sul nostro cuore orante.
O Vergine delle Grazie,
che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino:
in prece noi veniamo:
la valle della Chiana
un tempo ci fu madre,
d’Arezzo la città
ci cinge e ci protegge
fra la beltà dell’arte
e la vischiosità del male.
Noi che del Serafico
Vedemmo le sue piaghe
E in alto al Monte Sacro
Supplichevoli saliamo,
chiediamo a te o Madre,
la pace dello spirito,
la gioia della vita,
la fede nel tuo Figlio. Amen
O Vergine delle Grazie
Che in alto a Montenero,
lo sguardo tu estendi
sugli uomini in cammino:
dalla Venezia nuova ,
dalla Fortezza Vecchia,
dal mediceo molo,
dalla Piazza Grande..
noi labronici a te veniam.
Nei secoli fedeli al tuo
Amore, al Luogo Sacro,
che i padri ci diedero in dono,
noi ti accogliamo
nelle case e in città,
come madre e protettrice;
e verso il tuo monte
lo sguardo noi alziamo
come Madre delle Grazie,
come Madre di bontà.
Nell’ora che in principio
Sorge il sole e nell’ora
Che alla sera, là tramonta,
a Te leviamo il canto e la preghiera,
Madre delle Grazie
e Patrona di Livorno:
guida i nostri passi,
illumina la vita
di quanti a Te s’affidano
nell’ora degli affanni. Amen
Uno dei tanti ex-voto alla Madonna di Montenero
4 attualità ecclesiale
n. 13
LA PASQUA
UNA PERSONA CHE
STA DRITTA
In primo luogo, ha evidenziato il Santo Padre,
c’è il compito dello “stare
davanti al Signore”, il che
significa porre “l’Eucaristia come centro della vita
sacerdotale”. “Il sacerdote
- ha spiegato - deve essere
uno che vigila. Deve stare
in guardia di fronte alle
potenze incalzanti del
male. Deve tener sveglio il mondo per Dio.
Deve essere uno che sta
in piedi: dritto di fronte
alle correnti del tempo.
Dritto nella verità. Dritto
nell’impegno per il bene.
Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel
più profondo, anche un
farsi carico degli uomini
presso il Signore che, a
sua volta, si fa carico di
tutti noi presso il Padre. E
deve essere un farsi carico
di Lui, di Cristo, della sua
parola, della sua verità,
del suo amore. Retto deve
essere il sacerdote, impavido e disposto ad incassare per il Signore anche
oltraggi”. Il sacerdote,
dunque, “deve essere una
persona retta, vigilante,
una persona che sta dritta.
A ciò “si aggiunge, poi, il
servire”.
SERVIZIO A DIO
E AGLI UOMINI
Con l’assunzione della
parola “servire” nel Canone, ha osservato il Papa,
“questo significato liturgico del termine viene in
un certo modo adottato
conformemente alla novità del culto cristiano.
Ciò che il sacerdote fa
in quel momento, nella
celebrazione dell’Eucaristia, è servire, compiere
un servizio a Dio e un
servizio agli uomini. Il
culto che Cristo ha reso
al Padre è stato il donarsi
sino alla fine per gli uomini”. E proprio “in questo
culto, in questo servizio
il sacerdote deve inserirsi”. La parola “servire”
comporta molte dimensioni. “Certamente - ha
chiarito Benedetto XVI
- ne fa parte innanzitutto
Vita
La
PAPA
I preti oggi
S
ono “due i
compiti che definiscono
l’essenza del ministero
sacerdotale”, secondo
quanto scritto nel Libro
del Deuteronomio e ripreso nel Canone II del
Messale: “Astare coram
te et tibi ministrare” (Stare
davanti a te e a te servire).
Lo ha detto, il 20 marzo,
Giovedì Santo, Benedetto XVI, nell’omelia della
messa crismale, nella basilica vaticana.
COL
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la retta celebrazione della
Liturgia e dei sacramenti
in genere, compiuta con
partecipazione interiore”.
Di qui l’invito a “imparare
a comprendere sempre di
più la sacra Liturgia in tutta la sua essenza, sviluppare una viva familiarità
con essa, cosicché diventi
l’anima della nostra vita
quotidiana”. Allora emerge “l’arte del celebrare”.
In quest’arte, ha detto
il Pontefice, “non deve
esserci niente di artefatto.
Deve diventare una cosa
sola con l’arte del vivere
rettamente. Se la Liturgia
è un compito centrale del
sacerdote, ciò significa
anche che la preghiera
deve essere una realtà
prioritaria da imparare
sempre di nuovo e sempre
più profondamente alla
scuola di Cristo e dei santi
di tutti i tempi”.
NO ALL’ABITUDINE
Fanno parte del servire, ha sottolineato Benedetto XVI, “ancora due
altri aspetti”. Innanzitutto, “nessuno è così vicino
al suo signore come il
servo che ha accesso alla
dimensione più privata
della sua vita. In questo
senso servire significa
vicinanza, richiede familiarità”, ma “questa familiarità comporta anche
un pericolo: quello che
il sacro da noi continuamente incontrato divenga
per noi abitudine”. “Contro questa assuefazione
alla realtà straordinaria,
contro l’indifferenza del
cuore - ha sostenuto il
Papa - dobbiamo lottare
senza tregua, riconoscendo sempre di nuovo la
nostra insufficienza e la
grazia che vi è nel fatto
che Egli si consegni così
nelle nostre mani. Servire significa vicinanza,
ma significa soprattutto
anche obbedienza”. La
tentazione dell’umanità,
ha proseguito il Pontefice, “è sempre quella di
voler essere totalmente
autonoma, di seguire soltanto la propria volontà
e di ritenere che solo così
noi saremmo liberi; che
solo grazie ad una simile
L’omelia della
Messa crismale
libertà senza limiti l’uomo
sarebbe completamente
uomo, diventerebbe divino”. Ma, ha avvertito,
“proprio così ci poniamo
contro la verità. Poiché la
verità è che noi dobbiamo
condividere la nostra libertà con gli altri e possiamo essere liberi soltanto
in comunione con loro”.
FARSI OBBEDIENTI
“Questa libertà condivisa - ha detto il Papa
- può essere libertà vera
solo se con essa entriamo in ciò che costituisce
la misura stessa della
libertà, se entriamo nella
volontà di Dio. Questa
obbedienza fondamentale
che fa parte dell’essere
uomini, diventa ancora
più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo
noi stessi, ma Lui e la sua
Parola, che non potevamo ideare da soli. Non
inventiamo la Chiesa così
come vorremmo che fosse,
ma annunciamo la Parola
di Cristo in modo giusto
solo nella comunione del
suo Corpo”. Insomma,
“la nostra obbedienza è
un credere con la Chiesa,
un pensare e parlare con
la Chiesa, un servire con
essa”. Il “farsi guidare
dove non vogliamo è una
dimensione essenziale
del nostro servire, ed è
proprio ciò che ci rende
liberi. In un tale essere
guidati, che può essere
contrario alle nostre idee
e progetti, sperimentiamo
la cosa nuova, la ricchez-
In piedi per servire
C
ome i preti di
sempre: ministri dei sacramenti, maestri della
Parola, guida dei fedeli.
Nessuna “novità”, dunque. Eppure Benedetto XVI nell’omelia della
messa del Crisma, qualche novità la indica. Non
a livello di contenuti, bensì di attenzioni, di stile, di
atteggiamento personale.
Tra le diverse suggestioni
che le parole del Papa indicano, due in particolare
ritengo siano importanti
per il rinnovamento spirituale e pastorale dei
sacerdoti e per un retto
servizio a Dio e alla comunità. Benedetto XVI
prende spunto dal Deuteronomio: “Stare davanti e
Dio e a lui servire”.
Anzitutto “stare davanti a Dio”. Il prete come
sentinella, come colui
che “sta in guardia”, “in
piedi”: “Il sacerdote deve
essere uno che vigila”.
Oggi, più che in altri tempi, i cristiani si trovano
assediati da cosiddetti
profeti che annunciano
novità, anche religiose
ed ecclesiali, sempre più
attraenti, ma che non sono
secondo il cuore e il pensiero di Cristo. Chi aiuterà
il gregge del Signore a
discernere la parola di Dio
dalla parola di uomini travestiti da profeti di Dio? Il
Papa stesso nel suo Gesù
di Nazareth aveva sottolineato: oggi il demonio se
ne intende di teologia e
di Sacra Scrittura. Facilmente, con belle citazioni
e interpretazioni bibliche,
può allontanare i cristiani
dalla verità. Ecco la necessità di sacerdoti che siano
veri conoscitori del Signore, garanti della verità di
Dio perché sanno vivere
“con lo sguardo rivolto
a Lui”. Essere sentinelle,
punti di riferimento per i
fedeli per la testimonianza alla verità, alla parola
del vero Dio e non di un
qualche surrogato. Per
questa missione, il prete
deve essere anche attento
conoscitore del mondo,
“dritto di fronte alle correnti del tempo”. Ecco il
messaggio: essere conoscitori di Dio e conoscitori
del mondo, per saper vagliare quanto dal mondo
emerge e irradiarlo della
luce della verità.
Ed è ancora per un
pieno servizio alla verità
che il Papa indica una
seconda attenzione che il
sacerdote deve avere nel
suo servizio pastorale,
che è un “servire a Lui”:
quella di entrare sempre
“nella volontà di Dio”: un
impegno antico quanto il
sacerdozio, ma che oggi
è urgente sottolineare,
in un tempo in cui molti
ipotetici profeti, più o
meno veritieri e credibili,
presentano o rappresentano una Chiesa secondo
il proprio pensiero o i propri gusti, e non secondo il
pensiero di Cristo. In altre
parole: non ci può essere
la Chiesa di un teologo o
dell’altro, di un prete o
dell’altro, di un profeta
progressista o di un profeta conservatore; c’è solo la
Chiesa di Cristo e questa
il prete deve servire con
fedeltà, secondo il progetto di Dio e non secondo
i propri orientamenti, le
proprie inclinazioni, le
proprie simpatie culturali. Per questo il Papa
afferma: “Non inventiamo la Chiesa così come
vorremmo che fosse”,
aggiungendo: “La nostra
obbedienza è un credere
con la Chiesa”.
Un messaggio, quello
di Benedetto XVI, che anzitutto i preti, ma anche i
laici, devono attentamente meditare.
Vincenzo Rini
za dell’amore di Dio”.
Gesù Cristo “ha voluto
essere il servo di tutti” e,
attraverso il “gesto della
lavanda dei piedi”, “con
l’umiltà del suo servire
ci purifica dalla malattia della nostra superbia.
Così ci rende capaci di
diventare commensali
di Dio”. L’Eucaristia, ha
concluso, “come presenza
della discesa e dell’ascesa
di Cristo rimanda così
sempre, al di là di se stessa, ai molteplici modi del
servizio dell’amore del
prossimo”.
Commento
La Chiesa
e le elezioni
“L
a chiesa italiana non si schiera con nessun partito e neppure suggerisce le larghe intese”.
Il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori,
chiarisce il ruolo dei vescovi italiani nella campagna
elettorale al termine del loro consiglio permanente,
aggiungendo solo un suggerimento rivolto a “svelenire il clima”. L’invito agli elettori italiani è a “soppesare il programma e la globalità delle persone di
ogni lista elettorale, e scegliere quelle che hanno
maggior speranza di difendere i valori che i cattolici
ritengono intangibili”.
Betori, inoltre, ritiene “auspicabile” cambiare la
legge elettorale in vigore “per tornare a dare un po’
di democrazia a questo paese”. Secondo il segretario della Cei, infatti, senza le preferenze “c’è un
potere oligarchico di fatto”. Un invito apprezzato
anche dal presidente del senato Francesco Marini:
“Sono molto contento che sia intervenuta anche la
Cei per dire che questa legge elettorale non va”.
Vita
La
30 MARZO 2008
attualità ecclesiale
n. 13
MILANO
Alzarsi e andare
“I
l futuro della Chiesa
dipende dalla capacità dei sacerdoti di essere missionari tra i
battezzati”. Incontrando, ieri nella
basilica di Sant’Ambrogio, i preti
della diocesi di Milano, il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il clero, ha
insistito sulla “necessità della missione” anche dove la Chiesa è presente da secoli. “La maggioranza
dei battezzati - ha sottolineato il
cardinale, invitato dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi a parlare
sul tema “La parola di Dio nella
vita del prete e della Chiesa”, che
sarà al centro anche del prossimo
Sinodo dei vescovi, in programma
a Roma in ottobre - non partecipa
alla vita delle nostre comunità,
perché non è stata sufficientemente evangelizzata. Noi sacerdoti
abbiamo una responsabilità verso
di loro, una responsabilità che ci
siamo assunti quando li abbiamo
battezzati”.
USCIRE DALLE PARROCCHIE
Ma quali sono, si è chiesto il
cardinale Hummes, i “luoghi”
dove è possibile, oggi, incontrare
Cristo? Questa, infatti, è una condizione indispensabile per diven-
Domenica II di Pasqua
(anno A)
“L
di Paolo Ferrario
INCONTRARE CRISTO OGGI
La Parola e le parole
At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31
Incontro del cardinale
Claudio Hummes
con i sacerdoti
L’invito del cardinale Hummes
ai sacerdoti ambrosiani, è stato,
allora, quello di “alzarsi e andare”, di diventare, sull’esempio di
San Paolo, “predicatori instancabili della parola di Dio”. “Non
dobbiamo aspettare che la gente
venga in parrocchia - ha ricordato
Hummes - ma dobbiamo uscire
dalle parrocchie per annunciare
il Vangelo e condurre tutti all’incontro con Dio, che cambia la vita
dell’uomo”. La Parola di Dio non
è, infatti, una “rivelazione privata
riservata a pochi eletti”, ma “è il
messaggio per tutta l’umanità”,
così che “tutti sono destinatari” di
questo messaggio. “Anche l’uomo
post-moderno e post-cristiano - ha
insistito il prefetto della Congregazione per il clero - può essere
toccato dal Vangelo e dare una risposta positiva all’invito evangelizzatore. L’incontro con la Parola,
con il Logos, il Verbo fatto carne,
può avvenire in qualsiasi tempo e
ambiente, dai più raffinati e intellettuali, ai più poveri e semplici.
La possibilità dell’evangelizzazione c’è sempre, sta a noi sacerdoti coglierla e uscire per andare
incontro alla gente, là dove essa
abita e lavora. Soprattutto le grandi periferie urbane e le campagne,
devono essere luoghi privilegiati
per quest’opera missionaria nelle
diocesi, dal quale dipende il futuro stesso della Chiesa”.
5
tare discepoli e un avvenimento
assolutamente centrale “nella vita
di ogni cristiano e, in particolare,
dei sacerdoti”. Citando l’esortazione apostolica “Ecclesia in America” di Giovanni Paolo II, il cardinale Hummes ha ricordato che
“la Scrittura e l’Eucaristia”, sono
due luoghi privilegiati di quest’incontro. “Cristo - ha aggiunto - lo si
può incontrare anche attraverso le
persone, soprattutto i poveri con
i quali Cristo stesso si identifica e
attraverso la preghiera, personale
e comunitaria. Anche la stessa natura - ha aggiunto il cardinale - è
luogo privilegiato di incontro con
Dio, perché, come ha richiamato
Benedetto XVI nel corso degli auguri natalizi alla Curia romana, lo
scorso 21 dicembre, non si può mai
conoscere Cristo soltanto teoricamente, ma, attraverso la conoscenza di Dio, noi arriviamo a conoscere l’uomo e il mondo intero”.
LETTURA ORANTE
DELLA BIBBIA
In particolare, per il sacerdote,
l’incontro con il Signore passa
dalla “lettura orante della Bibbia”,
dalla cosiddetta Lectio divina,
fondata su quattro momenti: la lettura, la meditazione, la preghiera
e l’azione. “La Parola di Dio - ha
detto con chiarezza Hummes - è
un itinerario spirituale inesauribile
per il sacerdote, che è chiamato a
uno studio costate della Parola”.
Citando un predicatore della sua
antica diocesi brasiliana di Santo
Andrè, dove è stato vescovo per 21
anni, il cardinale Hummes ha anche ricordato ai tanti preti presenti
in Sant’Ambrogio,che “un sacerdote dovrebbe leggere almeno un
libro di teologia all’anno, altrimenti diventa insicuro, autoritario e,
quindi, pericoloso”. Come i primi
discepoli, “che sono usciti trasformati dall’incontro con Cristo”,
anche i presbiteri devono mettersi
all’ascolto della parola di Dio, “che
non si può ridurre a dottrina, ma
è originariamente una Persona, è
il Logos eterno che è presso Dio
ed è il definitivo volto trinitario di
Dio”. “Noi sacerdoti - ha concluso
il cardinale Hummes, che proprio
in questi giorni ha lanciato, a tutte
le diocesi del mondo, l’invito a
proporre momenti di adorazione
eucaristica per riparare alle mancanze del clero e per la santificazione dei sacerdoti - siamo chiamati a rinnovare costantemente la
nostra adesione a Gesù, per portare i fratelli all’incontro autentico,
vivificante e reale con il Signore
della storia e di ogni esistenza
umana. Dal Concilio Vaticano II
in poi è stata fatta tanta strada e,
intorno alla parola di Dio, sono
sorte nuove comunità. Per questo,
anche oggi, siamo chiamati a un
rinnovato slancio evangelizzatore,
a diventare predicatori instancabili
per dire a tutti che è bello essere
discepoli di Gesù”.
a sera di quello stesso giorno, il primo giorno dopo il
sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i
discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro
e disse: ‘Pace a voi’. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E
i discepoli gioirono al vedere il Signore”. La pagina del vangelo può
essere suddivisa in due parti. Nella prima è narrato il venire di Gesù
ed il riconoscimento di lui vivente da parte dei discepoli; nella seconda il tema principale è la missione dei discepoli. Il tutto in un tempo,
è sera, ed in un luogo, la sala dove i discepoli hanno vissuto con Gesù
la cena prima della sua passione. Sono elementi che assumono un
rilievo simbolico: la sera rinvia all’oscurità, quel buio che accompagna
la vicenda della passione. Quando Giuda uscì dal cenacolo, annota
Giovanni, ‘era buio’, e così era buio quando vennero ad arrestarlo
con armi e lanterne. Il quarto vangelo sottolinea la realtà di un buio
interiore del rifiuto e della disperazione ed indica per contrasto la
presenza di una luce che vince le tenebre: ‘in lui era la vita e la vita
era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre ma le tenebre
non l’hanno accolta’. C’è anche un rinvio alla sera della cena, alla
memoria viva e vicina del mangiare insieme di Gesù con i suoi e delle
sue parole e dei suoi gesti. Eppure la situazione dei discepoli non è
più quella dell’intimità e dell’amicizia ma quella della paura. Il luogo
è chiuso e anche i discepoli sono chiusi, bloccati nella loro paura. La
paura pervade il loro animo durante i discorsi di addio (Gv 14,1.27;
16,33). L’intero quarto vangelo indica diverse forme della paura:
quella della folla che teme di parlare in pubblico di Gesù (7,13), quella
dei genitori del cieco nato che temono di essere scacciati dal gruppo
religioso (9,22); c’è poi la paura di notabili di essere espulsi dalla
sinagoga se si dichiarano per Gesù (12,42). C’è una paura causata
da fattori esterni, ma c’è anche una paura interna che fa ripiegare i
cuori. La paura è tale se in qualche modo c’è qualcosa da perdere,
se si può essere sottoposti al ricatto. La presenza di Gesù risorto che
supera le porte chiuse e cuori è segno ogni ragione di paura è stata
vinte. Anche la morte non ha più potere. In questo contesto ‘Gesù
venne’. C’è un dato costante in tutti i racconti delle ‘apparizioni’
di Gesù nei vangeli: l’iniziativa è sua, la sua presenza non è attesa
e programmata, il suo venire è azione gratuita e fonte di stupore
e meraviglia. Addirittura il suo venire e il suo farsi ‘vedere’ non è
riconosciuto immediatamente. E’ un’indicazione dell’esperienza di
fede della prima comunità che rinvia anche alla nostra esperienza
di fede, di noi che siamo invitati a riconoscere Gesù vivo e presente
nella nostra vita con uno sguardo trasformato, capace di vedere
nella fede. Gesù venne e si fermò: il suo ‘venire’ particolare, oltre le
barriere. Sta qui un richiamo della Pasqua ebraica, che secondo la
tradizione dell’Esodo fu celebrata dietro le porte segnate dal sangue
degli agnelli. Gesù venne e il suo primo saluto è un saluto di pace. La
pace è il primo dono della Pasqua ed è in stretto legame con le piaghe
delle mani e del costato mostrate ai discepoli. Chi ‘venne’ non è un
altro: è il crocifisso risorto. Offrendo come dono la pace ai suoi fa un
gesto di rivelazione: ‘mostra’ loro infatti le ferite. Nei testi giovannei
sempre il tema della pace è connesso alla passione e risurrezione di
Gesù (14,27; 16,33; 20,19-26). Non è la pace del mondo: la pace non
elimina la morte e la dimensione di sofferenza, ma rende possibile
accogliere il cammino di Gesù e il suo entrare nella morte come
momento di vittoria sulla morte: ‘Io ho vinto il mondo’ (Gv 16,33).
I discepoli riconoscono nei segni delle mani e dei piedi i segni del
servo di Jahwè, l’agnello. I discepoli ‘gioirono’. Il secondo dono della
Pasqua di Gesù, per Giovanni, è la gioia. E’ una gioia particolare:
si tratta di partecipare alla gioia del Padre, alla gioia di Cristo che
si è consegnato al Padre e agli uomini. E’ anche una gioia che non
dimentica la croce, ma che proprio nella croce legge il manifestarsi
di un volto di Dio inaudito, il volto di Dio come amore che si dona.
In questo sta la ‘gloria’ di Dio che si comunica sulla croce. La’ dove
c’è pace e gioia - ci sta dicendo Giovanni - sono presenti non solo
i segni del Risorto, ma anche vi sono tracce per poterlo incontrare
e riconoscere presente. Ciò apre a noi una visione di speranza e di
fiducia: in ogni percorso umano in cui la pace è ricercata e perseguita
per superare conflitti e laddove c’è apertura alla gioia che fa superare
paure e aprirsi all’incontro, lì vi sono tracce della presenza del Risorto
che ha consegnato il suo Spirito. A questo punto la seconda parte
del racconto: Gesù invia i suoi, li fa partecipi di una missione che ha
la sua sorgente nell’amore del Padre: “Pace a voi! Come il Padre ha
mandato me, anch’io mando voi… alitò su di loro e disse: Ricevete
lo Spirito santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi
non li rimetterete resteranno non rimessi”. I discepoli sono inviati a
continuare l’opera di Gesù, il motivo della sua vita. Nell’invio Gesù
dona lo Spirito: il verbo usato è lo stesso del gesto di comunicazione
di vita ad Adamo (Gen 2,7), e nella pagina di Ezechiele (37,9) in cui è
presentata la visione delle ossa aride che riprendono vita per l’invio
dello Spirito. La prima comunità sperimenta una trasformazione
profonda, che non è opera dell’uomo: il passaggio dalla paura al
coraggio dell’annuncio per portare il perdono di Cristo è dono dello
Spirito. Gesù chiede ai suoi di continuare la sua missione. E’ lo Spirito
il grande protagonista dell’esperienza della fede e della testimonianza
che da Pasqua inizia.
Alessandro Cortesi op
6 spazio aperto
n. 13
30 MARZO 2008
Poggio a Caiano: una storia da raccontare
120 anni per la Misericordia
C
hi si vorrà
accingere a scrivere la
storia di Poggio a Caiano
non potrà dimenticare
una delle più vecchie
Istituzioni: la Confraternita di Misericordia.
Centoventi anni fa, il 25
marzo 1888 nell’allora
frazione del comune di
Carmignano, nasceva
l’Associazione di Carità
per Mutuo Soccorso,
avente come scopo l’assistenza degli ammalati
e di tutti coloro che si
trovavano in stato di
povertà.
Nel primo statuto a
stampa del 1906, pubblicato dalla Tipografia
M. Caparrini di Signa, si
legge che fra le varie attività era previsto: il trasporto degli ammalati all’ospedale, l’uso gratuito
L
a notte tra il
13 e 14 marzo 2008, a 88
anni, muore per insufficienza respiratoria Chiara Lubich, dopo aver
lasciato di sua volontà
il Gemelli per venire a
morire a Grottaferrata
fra i “Focolarini”, tra i
suoi primi “compagni
di via” sel movimento,
che si chiamò d’apprima
“l’ideale” o “focolare
dell’Unità”, poi Opus
Mariae, da lei fondato
nel dicembre del ’43,
quando aveva 23 anni.
Non mi son mai spiegato, frequentando le
loro riunioni, i loro luoghi di vita quotidiana le
loro “Mariapoli” estive
a Tonadico di Primiero
o in val di Fassa, e stringendo buoni rapporti
con persone del loro ambito, il particolare e forte
carisma di Chiara, ma
ho conservato per più
di cinquant’anni un suo
scritto, che mi dava una
qualche singolare consolazione.
E non so neppure
perché l’ho così gelosamente conservato, dato
che, quando lo lessi,
attraversavo anni duri
e difficili, con la scuola,
perché non mi entrava
più niente in testa; vivacchiavo gli studi con rendimento scarsissimo, con
libri malfatti e professori
vanesi, tutti presi dalla
attività extrascolastica,
un periodo dunque da
vergognarmene e tale da
rimuovere e dimenticare,
ma che tende a ricomparire nei sogni angosciosi.
Trascrivo dunque da
un mio blocchetto:
Anima che rifiorisci
Giacomo Caiani,
la storica guida
della Misericordia
di Poggio a Caiano
degli utensili sanitari per
la comunità e tutte le forme di pronto intervento
per gli infortuni. Nasceva dunque in quegli anni
un sodalizio che aveva
come principio ispiratore
l’amore per il prossimo.
Gli anni a cavallo
fra l‘800 e il ‘900 furono
caratterizzati a Poggio
a Caiano da un intenso
fervore religioso che
vide nascere, accanto alla
nuova chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna
del Santissimo Rosario,
l’Istituto delle Minime
Suore del Sacro Cuore
fondato da Margherita
Caiani.
Nel 1911 l’Associazione di carità, fino ad
allora ospitata in alcuni
spazi del teatro Fortini,
potè finalmente avere, in
via Umberto I, una sede
più consona alle proprie
finalità.
L’11 aprile del 1930,
in sede d’assemblea,
l’Associazione modificò
il suo nome in Confraternita di Misericordia
(sotto il patronato di San
Giuseppe) e l’autorità
ecclesiale ne approvò lo
statuto con decreto del
10 maggio dello stesso
anno.
“Negli anni trenta
- scrive Luciano Santini
nel Diario di una Confraternita - la Misericordia
diventa luogo di aggregazione e ricreazione.
Dopo la morte di Chiara Lubich
Reminescenze
sotto il sole primaverile
di Dio, dà al padre che
nei cieli ti coltiva come
un fiore della sua serra,
tutta la tua bellezza che
porti e non sai.
Se tu sapessi quanto
è grande il dono di Dio!
Sei bella come l’acqua
viva che è bacio di Dio,
che la grazia vuole inzupparti come un frusto
di pane nel vino.
Ma tu non sai il tuo
fascino. Sei rossa come
il sangue del più bello
dei figli degli uomini,
ma non sai la potenza di
quel sangue: parola di
martirio, voce di riscatto
che t’apre l’eterna felicità, grido ultimo d’amore
d’un uomo Dio per te
che t’ha amata fino alla
morte.
Tu non sai che sei bella tanto bella da attrarre
alla terra chi t’ha creata
coi cieli e non ti vuole
lasciar perdere ma farti
più bella.
Non ti smarrire, son
tante le cose vane fra le
vanità del mondo vuoto.
Ma il tuo cuore sente un
richiamo sottile che ti
solleva quando ami e ti
tormenta quando distogli lo sguardo dal sole.
Sei fatta per la fe-
licità, il tuo cuore la
reclama come il bimbo
la mamma, e la felicità è
nell’amore, se ti restringi
il cuore intisichisce, se lo
dilati all’infinità respiri
divinamente.
Come un oceano ha
da esser il tuo cuore. Dà
e ti sarà data la felicità,
ma dà tutta la potenza
del tuo cuore a chi lo sa
riempire.
Tu conosci la pienezza del gaudio a chi tutto
ridona.
Non sei fatta per le
cose a metà, ripugnano
agli uomini, che a ben
ragione detestano il tuo
Nella sua sede ci si ritrova per ascoltare la radio,
le notizie sul giro di
Francia e sui campionati
di calcio, per ascoltare le
commedie e per giocare
a dama sgranocchiando
lupini”.
Nel 1943, grazie all’intervento di Ardengo
Soffici, la Confraternita
poté ottenere dallo Stato
l’uso della Cappella della
Villa Medicea dedicata
ai SS. Cosma e Damiano.
Erano gli anni del secondo conflitto mondiale e
la Misericordia, guidata
dal Commissario straordinario Giacomo Caiani,
si adoperò – insieme alle
Minime Suore del Sacro
Cuore – nell’assistenza
sanitaria e spirituale ai
feriti e alla popolazione
duramente provata.
bigottismo, ripugnano al
cielo giacché è maledetto
colui che opera male le
cose di Dio.
Datti tutta e ti sarà
dato e la misura sarà
buona e piena sempre
tutta la gioia, anche sulla
terra, perché è gioia che
rifiorisce calda specie
dalla ferita desiderata
per amore.
Tu conoscessi la gioia
di chi si dà, ed ha sete
di soffrire per dar prova
d’amore, forse comprenderesti meglio ciò che ti
dico.
Raccogli, raccogli
di questa divina gioia
quaggiù affinché sia pieno il tuo guadio lassù e
la misura sarà agitata e
traboccante, sempre crescente densità di calore
ad ogni respiro della tua
Vita
La
In occasione del
cinquantesimo anniversario della fondazione
fu ancora Soffici (Capo
di Guardia della Misericordia) a dettare il
testo dell’epigrafe commemorativa: “Sotto la
denominazione divina di
carità umana di misericordia per mezzo secolo
questa Confraternita
servì amorosamente con
la sua opera Dio e gli
uomini”. E’ quello che
la Misericordia ha continuato a fare fino ad ora,
grazie all’opera dei suoi
volontari che, animati
di spirito di fratellanza,
contribuiscono a dare
lustro ad una lunga tradizione.
Oggi la Confraternita
di Misericordia conta
più di 2.000 iscritti ed è
più che mai radicata nel
tessuto sociale di Poggio
e ancor più attenta alle
necessità della popolazione.
Luigi Corsetti
vita. Ma tieni la nobile
posizione di dare, dare
sempre, dare tutto con
pieno cuore e tutte le
forze. Se tu chiedi non
hai, se tu dai avrai. Se
tu vuoi chiedere alla
pienezza di Dio, chiedi
di dare: dammi d’amarti
Signore, con amore, con
amore immenso com’è
immenso il tuo cuore.
Guardati attorno,
quanto sangue di Dio
sparso a far belle le altre
anime, bella come la tua,
ma che non sanno. Datti
a raccogliere quest’ultima preziosità. È quattro
giorni la vita, ed è una
ricerca.
Sempre hai errato
se non ti sei curata di
questo tesoro nascosto:
potresti lavorare alla
vigna di Dio, al resto ci
penserebbe il tuo Padre,
te l’ha promesso ed è
voce di Dio.
Mentre gli altri lavorano per una felicità che
fugge ascolta la parola
sommessa del divino
crocifisso che ancora ed
ora più che mai attira i
cuori più belli “amami
almeno tu!”.
Uniamoci in una catena di amore per lui che
non si cura dei frutti non
nati dal suo amore, e
vuole cuori per crescervi
l’albero del suo amore:
curiamoci di lui e degli
interessi suoi che mentre
si nascondono le ricchezze della reggia non
entrino i ladri a rapire i
figli del re. Mi ricreavano le parole di un anima
intrisa d’amore di Dio
“come un frusto di pane
nel vino”.
Giorgio Cinotti
Pistoia
Sette
N.
13
C
30 MARZO 2008
hi è passato dal Centro
di Pistoia nel pomeriggio di
domenica 16 marzo, domenica
delle Palme, ha visto e, se è
rimasto con noi, ha vissuto
qualcosa di incredibilmente
intenso e coinvolgente. Che cosa
stesse accadendo lo annunciava
la presenza del vescovo su un
palco posto vicino alla Chiesa
di San Giovanni Fuorcivitas, lo
spiegava uno striscione colorato
realizzato dai ragazzi dell’AC su
cui era scritto “Giornata diocesana dei Giovani”, lo raccontavano
nel dettaglio i volti, alcuni tesi
per l’emozione, altri sorridenti,
alcuni incuriositi e interessati,
altri no. In effetti lo striscione
aveva subito qualche ammaccatura dalla pioggia della mattina,
ma si leggeva bene il messaggio:
“Avrete forza dallo spirito santo
e mi sarete testimoni fino agli
estremi confini” (At 1,8)
Questo hanno fatto i giovani
della Chiesa di Pistoia, riuniti
lì ciascuno dal suo percorso di
formazione, dalla sua parrocchia, dalla sua associazione, con
un proposito ed un desiderio,
entrambi pienamente raggiunti. Il proposito era quello di
raccogliere l’invito che il nostro
vescovo aveva fatto ai giovani
quando era venuto ad incontrarli al Pescara, il 31 agosto
dell’anno scorso, in occasione
del pellegrinaggio di Loreto.
«Raccontatemi – aveva detto il
vescovo – la Chiesa. Raccontatemi il “noi” di cui fate parte. Perché probabilmente il Vescovo ha
bisogno di vederla con gli occhi
dei giovani, per capirla meglio,
per servirla meglio, per amarla
di più.» E questo proposito è
stato raggiunto con alcune testimonianze che hanno raccontato
al vescovo cos’è il “noi” della
Chiesa. Hanno raccontato la
bellezza e la fatica che i giovani
incontrano nel loro percorso di
appartenenza alla Chiesa e in
quali modi concreti vivono il
“noi” . Hanno portato alla luce
le motivazioni profonde che
spingono ad abitarla.
Il proposito era quello di
annunciare, a tutti, ai passanti,
agli altri giovani, alla città, la
bellezza di seguire il Signore,
la voglia di prendere sul serio
la sua parola, la consolazione
della sua compagnia. Annunciare a tutti la gioia del Vangelo
e la bellezza di poter abitare la
Chiesa. E annunciarlo fino agli
estremi confini. Ma domenica
pomeriggio, forse anche grazie
alle persone che avevo accanto,
alle spalle, di fronte, mi veniva
da pensare che i confini “estremi” fino a cui va spinto l’annun-
DOMENICA
DELLE
PALME
Il dito dei giovani
In Cattedrale
Adorazione
eucaristica
perpetua
I
l 30 marzo, la seconda domenica di Pasqua,
domenica della divina misericordia, alle ore 18, in
Cattedrale, monsignor Mansueto Bianchi presiederà la
celebrazione eucaristica per gli adoratori dell’adorazione eucaristica perpetua di Pistoia e Lamporecchio.
È un momento molto importante, soprattutto per
l’adorazione di Pistoia in quanto ha mosso i primi passi
proprio in occasione della domenica in Albis 2005.
Tutti gli adoratori e tutti i fedeli sono invitati a questo
momento di preghiera.
Cattedrale
Vespro d’organo
cio del Vangelo non sono solo
quelli geograficamente lontani.
È estremo anche il confine del
disinteresse e dell’arroganza.
Sono un estremo confine le
insidie alle ragioni di vita e di
speranza dei nostri giovani. È
estremo il confine del vuoto,
dell’inedia, della mancanza
di un punto di riferimento su
cui orientare la vita nelle sue
scelte fondamentali. È estremo
il confine del piacere ad ogni
costo; l’insidia della regola del
più forte o, peggio, del più furbo;
la sete inappagata di pienezza. È
un estremo confine, quindi, che
attende l’annuncio del vangelo
di salvezza e l’incontro con Gesù
Cristo, il mio amico che da solo
non ce la fa anche se non ha il
coraggio di dirlo, la mia vicina
di casa, la mia stessa vita, la mia
città. In quell’istante di riflessione mi sembrava di vedere in ogni
giovane che avevo davanti un
chicco di sale chiamato a salare
tutto quanto gli passa vicino nei
giorni della sua vita; o il grammo di lievito che il Signore ha
impastato in tanta farina perché
tutta si fermenti e si orienti verso
il bene. Stavano là come uno che
ti indica una direzione. Ecco cosa
c’era di incredibilmente intenso e
coinvolgente: passare dal Centro
di Pistoia nel pomeriggio di
domenica 16 marzo, domenica
della palme, significava imbattersi in qualcuno che ti indica
una direzione (e ti chiedi: dove
indica?) in un dito teso verso
un punto (e ti chiedi: che ci
sarà là di tanto importante), un
punto all’infinito. La speranza
è che tutti abbiamo seguito con
sguardo non disattento il dito
dei giovani.
Cosa è successo domenica
scorsa presso la Chiesa di San
Giovanni Fuorcivitas? Nell’anno
dell’annuncio abbiamo annunciato alla città di Pistoia i mille
modi con cui il Signore ancora
sa conquistare i nostri cuori, e
cosa ci stiamo a fare nella Chiesa.
Abbiamo dimostrato con la presenza festante che la amiamo e
per questo le chiediamo qualcosa
in più. Abbiamo fatto presente di
essere anche noi “la Chiesa” di
cui abbiamo parlato. Abbiamo
detto che la bellezza della vita sta
tutta nel servizio e nel dono fino
all’ultima goccia della propria
esistenza. Abbiamo detto a chi
ci ascoltava che la Chiesa è quel
“noi” dove le mie tenebre si
dissolvono, dove l’egoismo ha
l’occasione di lasciare il posto
alla carità; che è il luogo dove
abita la sorgente della gioia,
dove ha senso impegnarsi per
un mondo davvero migliore.
Abbiamo detto alla città che il
Regno di Dio viene: speriamo
che stavolta Pistoia riconosca il
tempo in cui è stata visitata.
Io desidero ringraziare tutti
quelli che hanno dato il contributo più generoso che io abbia mai
visto. Chi ha allestito, organizzato, pensato; chi ha disegnato,
annodato, trasportato; chi ha arrotolato bigliettini, portato sedie,
preso accordi, montato palchi
e tende. Sono sforzi e sacrifici,
questi, che si fanno e non pesano
solo per qualcuno o per qualcosa
che si ama sinceramente.
Ho chiesto una cosa al Signore. Gli ho chiesto di ricompensare
con una misura pigiata, scossa e
traboccante di beni e benedizioni
ognuna delle infinite gocce di
pioggia che hanno inzuppato i
vestiti di chi ha allestito il palco
sotto l’acqua; ogni graffio sulle
mani di chi ha preparato i rami
di olivo; tutta la passione che
ha spinto avanti le cose; ogni
grammo della pazienza di chi
ha arrotolato i bigliettini; ogni
intuizione a chiunque l’abbia
avuta; ogni morso dello stress a
chi è toccato; tutta la dedizione
e lo spirito di servizio di chi ha
fatto le riprese; ogni parola di ciascuna delle testimonianze; tutta
l’attenzione a chi l’ha accordata
agli altri; ogni istante del sonno
perso di chi ha organizzato; tutte
le fitte di fastidio ai muscoli delle
gambe e delle braccia di chi ha
sfacchinato sotto e sopra; tutto
il coraggio dell’appartenenza di
chi distribuiva i volantini; ogni
gesto di generosità a chi ci ha
aiutato in qualunque modo; tutto
il desiderio di bellezza di chi ha
preparato la liturgia; ogni respiro
della voce di chi ha cantato e
presentato; ogni sorriso di chi
stava ancora lavorando la notte
tardi; ogni sforzo, riuscito o no,
di mantenere la pazienza; tutte
le preghiere di chi ha pregato
perché non piovesse e per tutto
il resto; ogni macchia sui vestiti
e sulle mani di chi ha disegnato
e colorato; ogni volta, momento,
istante che qualcuno ha fatto
qualcosa, qualunque cosa, per
il “noi” che abbiamo raccontato
e che abbiamo reso bello. Ho
chiesto questo al Signore, ma
credo che ci avesse già pensato
da sé.
È questa la direzione che il
dito dei giovani ha indicato a
tutti. Ho detto a tutti.
Edoardo Baroncelli
responsabile paatorale
giovanile
con Fumiko Omatsu
M
usiche di Cavazzoni, Frescobaldi, Pasquini,
Zipoli e Gherardeschi, eseguite dalla giovane organista
giapponese Fumiko Omatsu, per il Vespro d’organo in
programma domenica 30 marzo (ore 17) in Cattedrale
(organo Tronci, 1793).
L’iniziativa si colloca al termine di un corso intensivo organizzato dall’Accademia d’Organo “Giuseppe
Gherardeschi”, che si è svolto dal 24 al 30 marzo sugli
organi pistoiesi. Vi hanno partecipato un buon numero
di organisti non solo italiani, ma anche un australiano
e ben otto ex studenti giapponesi dell’Accademia di
Shirakawa. Fumiko Omatsu , dopo aver concluso gli
studi pianistici allo State Kochi University Department
of Education, ha studiato organo sotto la guida di
Hiroshi Tsuji e Hatsuko Imamura. Ha partecipato per
sette anni all’Accademia di interpretazione di musica
organistica italiana di Shirakawa, sotto la guida di
Umberto Pineschi e all’Accademia di interpretazione
di musica organistica spagnola a Gifu per cinque anni,
alla scuola di Guy Bovet, sotto la cui guida ha studiato
anche a Romainmotier. Nel 2006 ha conseguito uno dei
premi Shirakawa e nel 2007 ha vinto il “Premio Pistoia”
dell’Accademia d’Organo “Giuseppe Gherardeschi”.
Insegna organo fondamentale a Shirakawa, dove è
anche organista della chiesa di Sohara. Pa.Ce.
8 chiesa pistoiese
n. 13
Giornata internazionale
del “lavoro invisibile”
I
familiari vanificano in breve
tempo, quali il pasto che richiede ore di preparazione e
che viene consumato in fretta, la cucina, le camere e la
casa che si sporcano in pochi
minuti dopo essere state lungamente pulite, e così via. Il
tutto non retribuito, svolto in
seno alla famiglia, soprattutto da parte delle donne.
Lo si definisce “invisibile” perché il suo valore non
viene quantificato nei conti
nazionali e, nonostante si
riconosca che esso costituisce
una grande ricchezza economica e sociale per il paese,
continua ad essere occultato
in ogni valutazione ufficiale.
Il lavoro familiare, infatti, è poco considerato, dato
per scontato, mai remunerato, sebbene tanto prezioso
per il benessere della famiglia e della società. La stessa
attività costituisce un vero
e proprio lavoro, anche ben
remunerato, quando è svolto
per terzi, mentre appare
invisibile quando è fatto
gratuitamente a favore dei
propri familiari.
Non dimentichiamo che
il parlamento europeo nella
risoluzione del 13 gennaio
1986 aveva individuato
l’importanza del lavoro non
remunerato delle donne
nella formazione del prodotto nazionale. La corte
costituzionale, con sentenza
n. 476 del 1987 e con quella
successiva n. 28 del 1995,
aveva con chiarezza affermato che “il lavoro effettuato
all’interno della famiglia per
il valore sociale ed economico può essere compreso nella
tutela che l’art. 35 assicura al
lavoro in tutte le sue forme”.
Ancora, nel 2005 la Corte
di cassazione ha affermato
che “costituisce ormai patrimonio della giurisprudenza
il principio secondo cui la
casalinga, benché non percepisca reddito monetizzato,
svolge un’attività suscettibile
di valutazione economica,
che non si esaurisce nell’espletamento delle sole
faccende domestiche ma si
estende al coordinamento
della vita familiare. Ma se la
legislazione è riconoscente,
non altrettanto lo è il piano
attuativo.
Va precisato, infine, che
questa è la giornata internazionale del lavoro casalingo,
perché in Canada l’associazione Afeas (associatiòn
fèminine d’educatiòn e d’actiòn sociale) è già all’ottava
edizione e, a sua volta, la
Fefaf (federatiòn europèenne
des femmes actives au foyer)
che comprende venticinque
organizzazioni di casalinghe
di tutta Europa, fra le quali
anche il Moica, chiede che
ci si adoperi tutte a rendere
visibile questo nostro lavoro
invisibile.
Ed è per questo che la
nostra associazione Moica,
prima in Italia per numero
d’iscritte, ne ricorda ogni
anno la ricorrenza il primo
martedì del mese di aprile.
L’appuntamento di
quest’anno, rivolto a tutte
le casalinghe, è per martedì
1 aprile, alle ore 15,30, nell’aula magna del seminario
vescovile, via Puccini 36,
Pistoia.
Annamaria M. Palchetti
Valdibrana
Fiamme devastano il Santuario
U
n incendio divampato la sera di Pasqua, presumibilmente
tra le ore 20 e le 22, ha reso
inagibile il Santuario di
Valdibrana, meta di tanti
pellegrinaggi da parte di
fedeli provenienti da tutta
la provincia e anche da altre località. Sul posto sono
intervenuti i vigili del
fuoco. L’incendio (nella
foto, di Luca Castellani)
probabilmente è partito
da una candela ed ha
distrutto alcune bacheche
che conservavano gli ex
voto. Ma il danno maggiore è stato causato dalla
fuliggine che ha riempito
completamente la chiesa,
le pareti e gli arredi.
«Sono rientrato verso
le 22.30 – ci ha detto il
parroco, monsignor Cesare Tognelli - La chiesa
era regolarmente chiusa,
sennonché, entrando, mi
sono trovato davanti ad
un muro di fumo acre e
insopportabile, per cui ho
cercato subito di aprire,
ma senza rendermi conto
fino in fondo di cosa fosse successo. L’incendio
è partito probabilmente
da qualche candela che
era rimasta accesa, ed ha
Vita
La
Prunetta
Moica
l movimento italiano casalinghe (Moica) toscano il 3 aprile del 2007 ha
dato inizio, partendo da Pistoia, alla celebrazione della
“Giornata internazionale del
lavoro invisibile” con l’intento che se ne parlasse al
fine di “renderlo visibile”.
L’invito odierno è che
martedì 1 aprile 2008 tale
ricorrenza venga ricordata e
celebrata, da parte dell’associazione in tutta Italia e, se
non lo si può fare in manifestazioni pubbliche perché
è in pieno svolgimento la
campagna elettorale, lo si
debba almeno fare con un
articolo di giornale, al fine
che i politici in corsa si impegnino a rispettare questo
lavoro.
E d’altronde c’è la festa
del babbo, della mamma,
dei nonni, degli innamorati,
sembra giusto che un giorno
dell’anno ci si ricordi del lavoro casalingo, meglio detto
lavoro familiare.
Il lavoro invisibile
comprende l’insieme delle
attività che spesso anche i
30 MARZO 2008
Il fuoco sarebbe scaturito da una candela
caduta su una panca. Distrutte le
bacheche che contenevano gli ex voto
riempito la chiesa di una
polvere sottilissima di
fuliggine che è penetrata
dappertutto, impregnando i muri. Perciò, credo
che i lavori di ripristino e
sistemazione siano piuttosto lunghi».
Distrutti, dietro l’altare, gli ex voto più antichi
(quelli sopravvissuti alle
razzìe) fra cui un busto
ortopedico lasciato moltissimi anni fa da una
persona miracolata. Distrutta la bacheca che era
stata predisposta per i
fiocchi dei tanti bambini
che vengono battezzati
al Santuario o comunque
così affidati, dai genitori,
alla Madonna di Valdibrana. Sono stati anneriti gli
altri fiocchi. E’ bruciato
il libro delle preghiere e
delle richieste di intercessioni che ogni giorno
viene sottoscritto dai fedeli e dai pellegrini. E’
stato, per fortuna, soltanto parzialmente annerito,
l’affresco della Madonna
miracolosamente rinvenuto, oltre cinque secoli
fa, dopo che la Vergine era
apparsa in sogno a una
pastorella e aveva dato
così il via a una devozione
ininterrotta nei secoli e, da
alcuni anni, nettamente
aumentata.
Patrizio Ceccarelli
Pasqua con
la corale
di Santa Barbara
I
n un’atmosfera di inverno che non vuole finire e di una primavera che non arriva,con tanti centimetri di neve a terra, Pasqua si è conclusa in gloria
con un concerto svoltosi in San Basilio. Il percorso di
recite e canti sacri dai paesi del mondo è stato effettuato dall’ottima corale di Santa Barbara di Campo
Tizzoro diretta dal maestro Gilberto Valgiusti, con
le letture del cammino pasquale di Francesco Talini.
Applaudita l’esibizione dei musicisti Roberto Benelli,
Mario Romanelli, Giovanni Petrucci che hanno eseguito “Amare è pace”. Era presente -incurante della
neve- un centinaio di persone che hanno applaudito
bravi coristi e l’operato del consiglio pastorale organizzatore dell’iniziativa. Lo spettacolo è stato realizzato con un contributo della Banca Credito Cooperativo di Maresca e l’assessorato alla Cultura del Comune di Piteglio che aveva il patrocinio. La corale di
Santa Barbara è nata nel 1940, anno di consacrazione
della chiesa di Campo Tizzoro. È stato stampato, per
l’occasione, un opuscolo, guida all’ottimo spettacolo.
Gli intervenuti sono stati omaggiati con piccole uova
e cartoncini augurali, regalo della direzione della corale. Lo spettacolo si è concluso con un buffet.
Giorgio Ducceschi
Pozzo di Giacobbe, Caritas diocesana
Un lavoro possibile
L
a Caritas diocesana di Pistoia e l’associazione di Volontariato “Pozzo di Giacobbe”, in collaborazione con il Comune di Quarrata, invitano tutta
la cittadinanza a partecipare all’incontro “Un lavoro
possibile – La sperimentazione nell’avviamento al
lavoro di donne in difficoltà: i risultati del progetto
Salti”, che si terrà a Quarrata presso le Scuderie di
Villa “La Magia” sabato 29 marzo p.v. a partire dalle
ore 9.30. L’incontro servirà a rendere noti i risultati
di un importante ed innovativo progetto, finalizzato
alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo di donne svantaggiate e realizzato dal “Pozzo
di Giacobbe” grazie ai contributi dell’8xMille alla
Chiesa Cattolica e con il sostegno della Caritas di
Pistoia e del Comune di Quarrata, oltre alla collaborazione di altre associazioni, cooperative e parrocchie
del territorio.
Nell’occasione interverranno: Sabrina Sergio Gori
(Sindaco di Quarrata), Emiliano Innocenti (presidente associazione “Pozzo di Giacobbe”), Alessia Maggi
(Caritas Italiana), Daniela Gai (assessore politiche
sociali della Provincia di Pistoia), Vincenzo Mauro
(assessore politiche sociali del Comune di Quarrata),
Arianna Baldi (associazione “Pozzo di Giacobbe”,
referente Progetto Salti).
Nel corso della mattinata sarà proiettato un videoreportage sulle attività realizzate e sarà allestito
uno spazio espositivo con i lavori realizzati nei laboratori di cucito e patchwork.
INFO: (328.3810278)
Rossano Ciottoli
Vita
La
30 MARZO 2008
chiesa pistoiese
n. 13
Il 12 marzo alla Casa dell’Anziano
Marliana
Presentazione del libro
di don Mauro Gatti
M
ercoledì 12
marzo, presso la Casa
dell’Anziano, il vescovo
monsignor Mansueto
Bianchi ha presentato il
libro “Una vita per gli altri – Ricordi di un parroco” scritto da don Mauro
Gatti, con la prefazione
del professor Andrea
Vaccaro, e dedicato proprio al nostro vescovo.
Nel giorno dell’ottantasettesimo compleanno di
don Mauro, in un atrio
gremito di persone, ed
alla presenza del prefetto
e del questore, l’architetto Suppressa ha condotto
la presentazione invitando varie persone a prendere la parola.
Ha iniziato il dottor
Matocci, direttore della
Casa dell’Anziano, che
ha manifestato il suo apprezzamento per questo
libro che ”esprime una
coerenza straordinaria e
una grande forza nella
fede; un libro che ci arricchirà”.
L’architetto Suppressa
ha poi continuato la sua
introduzione spiegando
come l’idea del libro sia
nata da un suo colloquio
con don Mauro e altri
due amici, e che si tratta
di un “libro che, pur
nella forma snella, riesce
a trasmettere una grande intensità; un libro in
cui nelle fotografie don
Mauro non appare mai
da solo ma è sempre impastato della vita e con
la vita degli uomini: non
è mai stato solo e ancora
non lo è, come testimonia la grande partecipazione di stasera”.
L’INTERVENTO
DEL VESCOVO
Di seguito ha preso
la parola il vescovo, che
così si è espresso nei confronti di don Mauro e del
suo libro: “Il libro comincia un venerdì, quando
don Mauro si è ritrovato
nello stesso punto in cui
il suo cammino verso
il sacerdozio è iniziato.
Si tratta della sintesi di
una vita lunga, operosa e
ricca di generosità, le cui
tappe sono fedelmente
ripercorse e raccontate.
Una domanda che viene
da farsi è questa: qual è
il filo rosso che percorre
questa tela e ne costituisce l’ordito? La risposta
pare essere la fedeltà:
don Mauro è stato un
prete fedele al proprio
essere prete. Si tratta di
una fedeltà seguita nelle
diverse situazioni; significa fedeltà al Signore,
che lo ha chiamato ragazzino di 11 anni e ancora
lo accompagna. Si tratta
di fedeltà alla gente,
espressa attraverso una
vita per gli altri: una vita
presa in mano e regalata
agli altri perché ne possano disporre. Una fedeltà
che ha sempre generato
gioia, che è il clima normale di tutto il libro e
traspira da ogni episodio narrato. È una gioia
profonda, che dipende
dall’aver il “sole” dentro.
Viene allora da chiedersi
se ci sono stati momenti
di crisi e sofferenza nella
sua vicenda ministeriale:
don Mauro li ha saputi
trasfigurare; il “sole” che
aveva dentro ha continuato ad illuminare e
riscaldare anche quando
fuori era buio e freddo.
Quella di don Mauro è
una lunga vita che ha
attraversato una grande
storia del mondo e della
Chiesa; è come ritrovare
il tutto in un frammento,
che è la vita di un prete.
Don Mauro ha vissuto la
sua adolescenza in epoca
fascista, è diventato prete
nel periodo della guerra,
ha esercitato il suo ministero durante gli anni
della ricostruzione, ha
vissuto l’epoca del Concilio e del ’68, e ancora
oggi è un sacerdote attivo nell’epoca della globalizzazione. Don Mauro,
non mollare! Continua a
servire, perché questo è
stato il tuo tesoro nella
Chiesa di Pistoia. Grazie
a nome della Chiesa locale e della gente. Ogni
volto delle persone qui
presenti è una storia e
una stagione: ricollegati
insieme, ricompongono il
cerchio della tua umile e
splendida vita”.
Dopo il vescovo, hanno preso la parola don
9
Baronti, che porta
i saluti e gli auguri
della comunità di
Bottegone di cui
don Mauro è originario, e il presidente della Banca
di Pistoia, dottor
Caselli, che è
stato un “ragazzo” di don
Mauro e nel cui
ricordo c’è un
prete innamorato di Dio e
della Chiesa
di Pistoia, che
ha saputo far diventare
“quei ragazzi” uomini.
A seguire, il saluto
della signora Pucci,
consigliere comunale
di Limite sull’Arno, che
ha letto una lettera del
sindaco della comunità
di cui don Mauro è stato
parroco per 12 anni, e
il saluto della signora
Tognetti, sempre di Limite, che a nome degli ex
parrocchiani ha portato
in dono un crocifisso in
ceramica, opera del maestro Silvio Mazzantini,
anch’egli un ex “ragazzo” di don Mauro.
IL DISCORSO
DI DON MAURO
Infine, il discorso
di don Mauro, al quale
questa serata è sembrata
un sogno ed il cui cuore
batteva all’unisono con il
nostro. “Pensavo ad un
piccolo opuscolo”, dice
don Mauro, “ma poi è
diventato un libro. La
mia strada non è stata
facile, come tutte quelle
degli uomini. Nel mio
libro non ho parlato dei
momenti negativi perché
oggi basta accendere il
televisore per sentire solo
brutte notizie. Dove ho
trovato la forza? La risposta sta nelle citazioni
riportate nei capitoli del
mio libro. ‘So a chi ho
creduto’ (2Tm 2, 12): ho
creduto a Gesù e ho camminato dietro la sua trac-
cia, e ho ricordato e pregato sempre la Madonna
sotto il titolo di “Madre
del buon consiglio”.
Sono ancora in cammino verso la meta della
perfezione cristiana. Il
sacerdote ha anche una
funzione di ordine sociale, egli si dedica a tutti
senza orario. La missione
del prete è essere uomo
di Dio per essere uomo
di tutti; il rapporto con
Dio è necessario per
avere un rapporto sereno
e fecondo con gli uomini. Sono andato avanti
pensando che con me
c’era Gesù e cercando di
essere “forte nei principi,
soave nei modi”. Questa
sera faccio silenzio e raccolgo nel mio cuore tutto
ciò che è stato detto, ringraziandovi per la vostra
generosità”.
Anche la parrocchia
delle Casermette, dove
don Mauro ha esercitato
il suo ministero per ben
36 anni, ha voluto salutarlo e manifestargli il
suo affetto, e l’ha fatto
con la sua forte e numerosa presenza, resa ancor
più gioiosa dal gruppo
dei ragazzi del post-cresima che hanno intonato
due dei canti più amati
da don Mauro e che ne
rispecchiano il cammino:
“Vocazione” e “E sono
solo un uomo”.
Stefania Pelà
Preparazione alla Pasqua
I
l 18 marzo scorso, si è tenuto a Marliana, presso la parrocchia di San Niccolò, l’incontro dal titolo “La Pasqua di Gesù, nostra
speranza”, relatore il già vicario generale della diocesi di Pistoia, monsignor Giordano Frosini, il quale ha incentrato la sua riflessione sul
valore della Pasqua per i cristiani, sul tema centrale della risurrezione,
tutto ciò anche in relazione all’ultima enciclica di Papa Benedetto
XVI, dal titolo “Spe salvi”, interamente dedicata alla virtù teologale
della speranza. All’incontro sono intervenutì, oltre al parroco don
Alessandro, un buon numero di abitanti dei paese che, al termine
della conferenza, hanno potuto rivolgere domande e fornire brevi
contributi alla riflessione sulla speranza, non solo intesa come virtù
teologale per i credenti, ma come attesa e fiducia nel futuro per tutti.
Monsignor Frosini ha iniziato a illustrare il contenuto dell’enciclica
proprio a partire dalla considerazione dei Santo Padre a proposito
della realtà presente, che il Papa avverte insìdiata dalla mancanza di
speranza non solo per i credenti, ma per 1’umanità tutta, che deve
ritrovare fiducia nel futuro, sfuggendo alle tendenze nichilistiche,
che non vedono che il nulla come protagonista del tempo presente
nelle strutture del pensiero, della morale e del sociale. Il relatore
ha poi proseguito sottolineando come i cristiani siano chiamati ad
essere attivi già nella dimensione della storia, evitando di trasformare
l’atteggiamento interiore e la virtù della speranza in fattore che porti
a rinviare esclusivamente alla dimensione dell’aldilà la realizzazione
dei valori cristiani, esortando i credenti a essere attivi nella società. Il
monsignore ha, infatti, precisato come il nostro tempo rischi di essere
permeato dal “pensiero debole”, cioè dall’assenza di progettualità,
di forti contenuti etici, citando come esempio di progetto e dottrina
sociale della Chiesa la Gaudium et Spes, ma precisando il proprio rispetto per i principi di laicità e quindi per ogni altra forma di progetto
sociale in senso pluralistico, nonché per le altre confessioni e religioni,
ciò in conformità con i principi dei Concilio Vaticano II. l’incontro si
è concluso con una riflessione congiunta del parroco di Marliana e
di monsignor Frosini sul concetto di “minoranza creativa”, ovvero
di gruppo che possa stimolare proprio la speranza e il senso della
progettualità, ravvisando nella parrocchia tale potenzialità, anche
quando si tratta di piccole realtà come quella marlianese e di tanti altri
piccoli centri, che possono anch’essi dare un contributo al progresso
sociale ed al rilancio della speranza nel futuro per tutti.
Valentina
Amac e parrocchia Casermette
Pellegrinaggio a
San Giovanni Rotondo
dal 2 al 5 ottobre 2008
Pistoia – Pietrelcina – San Giovanni Rotondo – Monte Sant’Angelo
– Loreto – Pistoia
Giovedì 2 ore 4.15: ritrovo e partenza dalla piazza della chiesa delle
Casermette. Arrivo a Pietrelcina e visita ai luoghi dove è nato e vissuto
San Pio. Pranzo al ristorante e partenza per San Giovanni Rotondo;
Venerdì 3 Giornata dedicata alla preghiera e visita alla tomba con il
corpo esposto di San Pio; Sabato 4 Visita alla Basilica di San Michele
a Monte Sant’Angelo e nel pomeriggio Via Crucis. Domenica 5 ore
7.30: S. Messa e mattinata libera. Dopo pranzo partenza per Loreto
con visita alla Santa Casa della Madonna. Rientro a Pistoia.
Quota individuale di partecipazione: 255 €, supplemento camera
singola 30 €; al momento dell’iscrizione versamento di un acconto
di 100 € + 18 € d’iscrizione; saldo entro il 10 settembre; minimo
40 partecipanti. La quota comprende: viaggio in pullman G.T.;
sistemazione in camere doppie e triple in Hotel 4 stelle a 50 mt dal
santuario di San Pio, con trattamento di pensione completa fino al
pranzo del 4° giorno, con bevande ½ di acqua e ¼ di vino; escursioni come da programma; assicurazione RCT. Attenzione: per la
visita alla tomba è necessaria una tempestiva prenotazione per cui
occorre iscriversi entro il 15 aprile.
INFO: Angelo Faraone, tel. 0573 23461 – 3381543043.
Centro Famiglia S. Anna
“Clausura”
M
ercoledì 2 aprile alle ore 17, nella sede del Centro, in Vicolo
de’ Pazzi, 16 - Pistoia, si tiene la presentazione del libro di Espedita
Fisher “Clausura” Le nuove testimoni dell’assoluto;
Introduce: David Pratesi, docente di inglese all’I.T.C.S. di Pistoia e
all’Università di Bologna; partecipano: Espedita Fisher, scrittrice e
speaker radiofonica, don Luca Carlesi, vicario diocesano per la vita
consacrata; don Diego Pancaldo, docente di teologia spirituale alla
Facoltà Teologica dell’Italia Centrale; Marino e Gianfranca Meoni,
genitori di Claudia, novizia Clarissa Cappuccina; Pasquale e Giorgia
Amato, genitori di Suor Metilde, Benedettina.
10 comunità e territorio
n. 13
30 MARZO 2008
Vita
La
SANITÀ
Accordo tra Asl e sindacati
N
uove assunzioni, stabilizzazione
dei precari, stanziamenti
straordinari per Pistoia
da parte della Regione,
protocollo di relazioni
sindacali, liste di attesa,
“fughe” dagli ospedali
della provincia, regole
sugli appalti, potenziamento dei servizi ispettivi
sulla sicurezza sul lavoro,
sono alcuni dei temi trattati nell’accordo tra Asl 3
e organizzazioni sindacali. Un vero e proprio accordo di sistema. L’intesa
pone fine ad una durissima vertenza protrattasi
per 8 mesi che aveva con-
Previste nuove assunzioni
e stanziamenti straordinari per Pistoia
da parte della Regione
trapposto soprattutto la
Cgil al direttore generale
dell’azienda, giungendo
fino a ricorsi giudiziari
e ad una manifestazione
presidio davanti agli uffici della direzione generale. Il 29 gennaio, grazie
all’incontro in Regione
promosso dall’assessore
Rossi, la riapertura del
negoziato e l’accordo che
è stato sottoscritto l’altra
settimana a Pistoia.
Eventi
Il pane
nella storia
D
efinito «Principe della tavola», il
pane, con o senza lievito,
è da sempre alimento
presente e fondamentale
nella dieta quotidiana
dell’umanità. Carico di
simbolismi e valenze
culturali e religiose sarà
il protagonista dell’incontro conviviale «Il
pane nella storia», sabato 29 marzo (ore 20.30) a
Villa Rospigliosi di Spicchio (Lamporecchio).
L’iniziativa è promossa
da «saperedaisapori.
com». Grazie alla professionalità e alla continua
ricerca di due appassionati maestri fornai della
provincia di Pistoia,
Piero Capecchi della Cna
e Nicola Giuntini della
Confcommercio e ad una
guida esperta dell’alimentazione, come Maria
Stefania Bardi Tesi, ritroveremo o scopriremo
sapori di un’arte antica
Incontro conviviale
alla Villa
Rospigliosi
di Spicchio
sull’alimento
principe della
tavola
come quella di fare il
pane, oltre ad assaggiare
il vero pane toscano a
lievitazione naturale e
a sperimentare nuove
emergenti creazioni
come i panini alle rape.
Il pane di ieri, quello di
oggi e quello di domani
s’incontreranno a tavola
fornendo a tutti la possibilità di riflettere sulle
potenzialità nutrizionali
ed economiche di questo
significativo alimento.
Info e prenotazioni:
0573-803432 (entro le ore
22 del 28 marzo).
P.C.
Le importanti novità riguardanti la sanità
pistoiese sono state illustrate nei dettagli dallo
stesso assessore regionale
alla salute, Enrico Rossi,
nel corso di un Consiglio
comunale tutto dedicato
a questo tema, al quale
hanno partecipato anche
il direttore generale dell’Asl 3, Alessandro Scarafuggi e il sindaco Renzo
Berti.
L’accordo in particolare riguarda 75 nuove assunzioni: 32 infermieri, 33
operatori socio-sanitari, 2
tecnici radiologi, 6 medici
e 2 dirigenti amministrativi.
Il direttore generale
dell’Asl3, Alessandro
Scarafuggi, ha parlato di
«clima fattivo» con le organizzazioni sindacali. Il
sindaco Berti ha aggiunto
che le cose miglioreranno
ulteriormente con in nuovo ospedale.
«Anche negli ultimi
giorni – ha detto Berti-,
con il forzato trasferimento della pediatria abbiamo
toccato con mano i limiti
strutturali dell’attuale
presidio: un ospedale glo-
U
na conferenza sul
disagio mentale. Su questa
tematica, quella del disagio e
della salute mentale appunto,
si sono ritrovati i rappresentanti delle principali istituzioni. E’
emerso, in particolare, che la
casa ed il lavoro sono considerati punti essenziali al fine di
favorire processi di progressiva
indipendenza della persona
con disagi psichici.
Il Comune di Pistoia da
parte sua si sta impegnando al
fine di favorire l’integrazione
delle Case Nuove di Masiano
con il tessuto sociale della
rioso, ma ormai obsoleto
nella sua configurazione
a padiglioni separati, con
collegamenti complicati e
laboriosi. Il nuovo ospedale avrà molti posti letto
in più: 420 tra ordinari,
tecnici e osservazione/filtro, al posto degli attuali
369; avrà 13 sale operatorie anziché 8, cinque sale
parto anziché 2; sarà facilmente accessibile anche
dall’esterno della città e
ben collegato con gli altri
presidi provinciali e di
area vasta; sarà più sicuro
e confortevole; raccolto
nel diametro di 120 metri
lineari e organizzato in
base ai bisogni del cittadino ricoverato e quindi
al livello dell’intensità
di cura necessario; sarà,
infine, una attrezzata palestra professionale».
Patrizio Ceccarelli
Cooperativa di cultura e sport
“Emilio Bianchi”
Bando del premio
“Il Rastrello”
L
a cooperativa di cultura e sport “Emilio Bianchi” di Masiano
organizza la XXIII edizione del Premio Nazionale di poesia a tema
libero “Il Rastrello” con patrocinio della provincia, del comune e
dell’Apt di Pistoia. Si partecipa con un massimo di tre liriche (non
più di 40 versi ciascuna) a tema libero, edite o inedite, in sette copie
di cui solo una deve contenere generalità e firma dell’autore. La quota
di partecipazione è di 15 euro. Sono in palio: un Rastrello d’oro e due
Rastrelli d’argento, premi in denaro rispettivamente di 700, 400, 250
(al netto delle ritenute fiscali di legge) e targhe artistiche degli enti
di patrocinio. Inoltre saranno premiate con coppa e diploma le sette
poesie finaliste segnalate dalla giuria. Una commissione popolare
effettuerà la graduatoria delle sette liriche finaliste, nel più assoluto
anonimato per l’assegnazione di un premio speciale di euro 150
al primo classificato. I lavori a concorso devono pervenire entro e
non oltre il 31 maggio 2008 alla segreteria del premio “Il Rastrello”
– coop. Cultura e sport “Emilio Bianchi” – via di Masiano, 10 – 51100
Masiano (Pistoia).
INFO: segreteria del premio giorni feriali dalle 17 alle 20: 347 1597005
o 338 7528778. E_mail: [email protected].
Conferenza in Comune
La salute mentale
zona; inoltre sta cercando di
reperire una nuova struttura
che vada a sostituire il Villino
resosi indisponibile in seguito
a delle prescrizioni della Soprintendenza oltre a cercare di
offrire possibilità per utilizzare
alloggi pubblici per persone
con disagio mentale. E’ intenzione del comune infatti mettere la casa come un bene sempre
più a disposizione delle persone fragili ed in difficoltà.
Tuttavia lo scopo della conferenza, che ricorre proprio nel
trentesimo anniversario della
legge Basaglia che decretò di
fatto la fine dei manicomi nel
nostro paese, è quella di fornire
una spinta forte e progressiva per superare il problema
culturale che individua nella
Spettacolo
Gli alunni pistoiesi riscoprono il vernacolo
S
i è svolta dal 6 all’11
marzo la seconda edizione della rassegna “I bambini in scena”, manifestazione promossa
ed organizzata da Confcommercio in collaborazione con
l’assessorato educazione e formazione del Comune di Pistoia
e la fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la cultura e
lo sport. L’iniziativa, volta allo
sviluppo delle attività culturali
in ambito teatrale è destinata ai
bambini delle scuole elementa-
Si è chiusa nel segno del successo
la seconda rassegna
«I bambini in scena»
ri e quest’anno ha avuto come
filo conduttore il richiamo alle
tradizioni, al dialetto e alla cultura locale. La manifestazione,
con i due spettacoli programmati al Teatro Bolognini di
Pistoia, protagonisti i bambini
delle scuole «Galilei» ed istituto comprensivo «Raffaello», ha
registrato un ottimo successo
di pubblico e tanto entusiasmo.
I bambini sono stati i veri
protagonisti, interpretando in
maniera magistrale, con sicurezza e simpatia, due operette
che hanno riportato il pubblico
indietro nel tempo al dialetto
locale e la platea ha ricambiato
con tante risate ed applausi.
Il fine educativo e di socializzazione della proposta è stato
assicurato dalle insegnanti
che si sono tanto impegnate
in questo lavoro, guidate con
competenza dai collaboratori
dell’assessorato all’educazione
e formazione del Comune. Il
presidente di Confcommercio
Stefano Morandi ha, nei giorni
successivi agli spettacoli , fatto
visita agli alunni delle scuole
interpreti delle rappresenta-
zioni, consegnando una targa
a testimonianza della partecipazione a questo importante
progetto. Confcommercio è
già al lavoro per programmare
la rassegna del prossimo anno
con l’intento di crescere ancora,
cercando di coinvolgere più
scuole pistoiesi con le quali
condividere l’obiettivo fondamentale di valorizzazione
della cultura nei bambini e nei
ragazzi.
Patrizio Ceccarelli
separazione la modalità con
cui gestire gli interventi nei
confronti del disagio mentale.
A questo proposito il Comune
ha in programma una serie di
appuntamenti su questo tema
da tenersi nei mesi di aprile e
di maggio.
La conferenza è tuttavia
servita a fare il punto della
situazione a più ampio raggio
visto che il tema del disagio
mentale abbraccia diversi
campi e che come è stato
sottolineato nel corso dei vari
interventi che si sono succeduti, occorre un approccio
più trasversale. All’incontro
tenutosi in sala consiglio lo
scorso 14 marzo hanno partecipato oltre ai rappresentanti
dei comuni, quelli della Asl (
fra i presenti il direttore e gli
operatori dell’unità operativa
di psichiatria), la Provincia e
varie associazione cittadine
che si occupano del disagio
mentale come La Giostra, Oltre
l’Orizzontee, Rosaspina e Solidarietà e Rinnovamento.
Edoardo Baroncelli
Vita
La
30 MARZO 2008
comunità e territorio
n. 13
11
SICUREZZA IDRAULICA
T
Conclusa alla Ferruccia la prima
tranche di lavori sull’Ombrone
erminata la prima
fase dei lavori
sull’Ombrone in
località Ferruccia,
consistenti nel ripristino del muro
di difesa arginale
a monte del Ponte
dei Baldi e nel
ripristino della sezione e
della briglia di contenimento presente in quel
tratto del torrente.
I lavori, partiti lo
scorso dicembre, sono
stati finanziati congiuntamente dalla Provincia
di Pistoia, dal comune di
Quarrata e dal Consorzio di bonifica Ombrone
P.se Bisenzio, che è stato
anche l’ente realizzatore
dell’opera.
Il punto sui lavori
effettuati è stato fatto
nel corso di una conferenza stampa in loco,
alla quale sono intervenuti il presidente del
Consorzio di bonifica
Ombrone-Bisenzio Paolo
Bargellini, l’assessore
D
opo il successo dello scorso anno, la Fondazione
Banche di Pistoia e Vignole per
la Cultura e lo Sport promuove
la seconda edizione del Campus scientifico “Il Futuro presente”, una vacanza studio residenziale dedicata alla Scienza
e riservata agli studenti degli
ultimi tre anni delle scuole
superiori. Il campus si svolgerà
dall’1 al 6 settembre 2008 nella
suggestiva cornice di Villa La
Magia a Quarrata.
La partecipazione, completamente gratuità, farà
senza dubbio trascorrere una
piacevole esperienza di vita,
intellettualmente attiva, arric-
provinciale alla difesa
del suolo Luigi Giorgetti, e i rappresentanti
delle amministrazioni
comunali di Quarrata e
Agliana.
“L’ intervento - ha
spiegato Bargellini - si è
reso necessario a causa
del franamento per un
Ricostruito un argine
crollato
a causa delle piene.
Entro maggio sarà terminato
anche il secondo
lotto di interventi
Fondazione Banche Pistoia e Vignole
“Il futuro presente”
chita dall’incontro con altri studenti e con i protagonisti della
ricerca scientifica, i pomeriggio
saranno, inoltre, abitualmente
dedicate ad attività extra-scolastiche come escursioni e visite
guidate.
Il responsabile scientifico
della seconda edizione sarà
ancora Franco Pacini, dell’Osservatorio astrofisica di Arretri,
esperto di fama internazionale
di astronomia e astrofisica. Il
direttore scientifico per il 2008
sarà, invece, il professor Bru-
no Carli dell’istituto di fisica
applicata “Nello Carrara” del
C.n.r. di Firenze. L’ambiente,
il clima, ma anche lo spazio, il
tempo e la cosmologia saranno,
per l’edizione 2008, gli argomenti centrali del programma
del Campus, accompagnati da
varie conversazioni aperte ad
altre aree della conoscenza.
L’esperienza sarà limitata
ad un numero di trenta studenti delle scuole superiori ubicate
nelle province di Pistoia, Prato
e il circondario di Empoli e Vin-
Maresca - Le ginestre
Music live contest
Vincono gli
Una Tantum
di Alessandro Tonarelli
L
a bella manifesdtazione mucicale si è conclusa,
dopo una durissima selezione,
in un salone gremito di giovani
e giovanissimi che hanno
atteso finoa tarda notte la
proclamazione dei vincitori.
Ad aggiudicarsi la palma del
miglior gruppo sono stati gli
Una Tantum, complesso locale
che fu istituito lo scorso anno
in occasione della tradizionale
manifestazione estiva ‘on the
road’ Extrad’arte. Il gruppo
è composto dal cantante Juri
Papini, Sacha Papini, Giovanni
Franchi e Andrea Arcangeli
alle chitarre, Alessandro Fini
alla batteria e Claudio Vivarelli
al basso. I vincitori, peraltro
candidati ad essere protagonisti della prossima edizione di
Extrad’arte, sono stati premiati
dal gestore del locale, Simone
Mascagni, dinanzi a un nutrito
gruppo di fans. Il concorso
metteva in palio un ingaggio
per tre serate, otto ore di sala
di registrazione per incidere
un Cd e una serie di passaggi
pubblicitari sull’emittente “Ra-
dio Radar” di Porretta Terme.
Sul secondo gradino del podio
sono saliti gli 80 Dance, seguiti
nell’ordine da Looney Blues”
e Fuori Zona. Al termine della
premiazione Juri Papini si è
complimentato, con un bel gesto di sportività, con gli gruppi
altri finalisti, indubbiamente
meritevoli. Si è così conclusa la
prima edizione del Live Music
Contest, che si è articolato in
una serie di serate per un mese
e mezzo e ha visto impegnati
numerosi gruppi provenienti
anche da fuori regione con
soddisfazione di organizzatori,
partecipanti e un pubblico che
ha risposto alla grande. La
ci. Gli interessati a partecipare
potranno compilare il modulo
della domanda, reperibile a
scuola, inviandolo al seguente
indirizzo: Fondazione Banche
di Pistoia e Vignole per la
cultura e lo sport, via G. Giusti
28/c 51039 Quarrata (PT). Sarà
possibile scaricare copia della
domanda anche direttamente
dal sito internet www.fondazionepistoiaevignole.it. Le
domande dovranno pervenire
entro il prossimo 30 giugno.
Marco Benesperi
perfetta riuscita della kermesse
promossa dai gestori delle
Ginestre –locale che è peraltro
oggetto in questi giorni di una
nuova asta per la sua aggiudicazione- rappresenta indubbiamente un ‘segnale’ importante,
da parte della realtà marescana
nella quale non sono oggettivamente in molti, coloro che si
‘rimboccano le maniche’ per
fare qualcosa. Ne sono ulteriore testimonianza le difficoltà
operative che sta incontrando
lo stesso staff della Associazione Extrad’arte nell’organizzare
le proprie manifestazioni della
ormai imminente stagione tustistica estiva. E sì che si tratta
di un appuntamento che in
Toscana risulta secondo solo a
Mercanthia di Certaldo, con cui
è peraltro ‘gemellato’.
tratto di circa 20 metri
del muro di difesa arginale, con evidenti fenomeni di cedimento anche
nelle restanti porzioni.
Tale crollo probabilmente è da imputare a un
cedimento della briglia
di contenimento presente
in quel tratto del torrente, con conseguente
aumento localizzato
delle portate in transito
in corrispondenza della
difesa arginale, che ne ha
compromesso col tempo
la stabilità a livello di
fondazione attraverso
fenomeni erosivi».
I punti salienti dell’intervento riguardano
il ripristino della difesa
arginale con la realizzazione di un muro di circa
27 metri in calcestruzzo
armato prefabbricato e
rivestito in pietrame; la
realizzazione di specchiature dell’alveo in
scogliera per i 5 metri
a monte e a valle della
briglia esistente, la quale
sarà oggetto in futuro di
ristrutturazione con realizzazione di una nuova
soglia in calcestruzzo
armato; la realizzazione
di una risagomatura
arginale nel tratto a
monte della briglia con
l’eliminazione di detriti
depositati sulle sponde
a ridosso delle esistenti
murature arginali con
realizzazione di un
rinforzo al piede in scogliera. Una curiosità:
durante i lavori sono apparsi residui di una rampa a quota stradale che
permetteva agli abitanti
di utilizzare il “bozzo”
sotto la soglia per lavare
i panni. Il costo complessivo dell’opera assomma
a 188.289 euro. Sullo
stesso tratto, ma sul lato
opposto, è previsto un
successivo intervento per
ulteriori 411.000 euro. I
lavori inizieranno entro
maggio 2008 per concludersi a luglio.
Patrizio Ceccarelli
Sabato 29 marzo
Assemblea Avis
S
abato 29 marzo alle 15, presso il Teatro Comunale di Lamporecchio, si svolgerà la cinquantunesima
assemblea dell’Avis Provinciale di Pistoia, L’assise
sarà un momento per esaminare la situazione trasfusionale della nostra provincia e quindi programmarne
il futuro. Ricordo che la nostra provincia continua ad
essere all’ultimo posto in Toscana nel rapporto cittadini/donatori e quindi la collaborazione dei mass media
nell’ampliare quanto verrà discusso in assemblea sarà
estremamente importante.
È previsto la presenza della direzione aziendale
dell’Usl 3 guidata dal dottor Scarafuggi, amministratori
locale e provinciali.
Viviano Tuci
PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE
Largo Treviso, 3 - PISTOIA - [email protected] - [email protected]
SEDE PISTOIA
Corso S.Fedi, 25 - Tel 0573974011 - [email protected]
FILIALI
CHIAZZANO
Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]
PISTOIA
Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]
MONTALE
Via A. Boito, 20 (PT) - Tel 0573 557313/4 - [email protected]
MONTEMURLO
Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]
SPAZZAVENTO
Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]
LA COLONNA
Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]
PRATO
Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]
S. AGOSTINO
Via G.Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]
CAMPI BISENZIO
Via Petrarca.48 - Tel. 055 890196 - [email protected]
BOTTEGONE - prossima apertura
12 economia e lavoro
n. 13
Vita
La
30 MARZO 2008
C ISL
La concertazione dà i suoi frutti
L
a Cisl, la Fp-Cisl e la
Uil Fpl annunciano con soddisfazione la firma del Protocollo d’intesa sulle relazioni sindacali, gli appalti, le risposte
ai cittadini e la copertura delle
carenze del personale.
L’accordo definisce il personale necessario a rispondere
alle criticità ed emergenze
che si sono create negli ultimi
anni, conseguenza della passata gestione aziendale.
A coprire tale carenza,
le risorse aziendali e quelle
straordinarie di provenienza
regionale.
Un percorso che si avvia e
che prevederà incontri e trattative per rispondere ai bisogni
sanitari e assistenziali della
Provincia, comprese le liste di
attesa, le fughe, i pronto soccorso, le varie specialistiche, le
strutture sanitarie.
Fin qui le certezze.
Ma c’è anche chi dà i numeri..! Forse i troppi brindisi
hanno confuso le menti, ma
soprattutto, e questo è più grave, si danno certezze e false
aspettative a chi tutti i giorni
lavora e si misura seriamente con carenze di organico e
utenza in difficoltà.
Sempre per amore di verità, ricordiamo che Cisl e UilFpl sono stati i primi lo scorso
luglio a chiedere ed ottenere
il tavolo di concertazione che
oggi ha portato questo risultato.
Inoltre per la prima volta
dopo molti anni, la presente
gestione ha riaperto un tavolo
concertativo e se altri sindacati
non avessero abbandonato
il tavolo, occupati a portare
in Tribunale l’attuale Direttore Generale (perdendo e
pagando!) probabilmente lo
avremmo ottenuto anche più
in fretta questo risultato!
La trattativa infatti senza
l’abbandono del Tavolo poteva concludersi positivamente
a livello locale, come del resto
è stato dichiarato al Tavolo regionale dall’assessorato.
Non è certo la consuetudine a diffamare ed attaccare
, né una ridicola festa folklo-
ristica in musica davanti alla
Asl, a portare risultati favorevoli ai lavoratori.
Gli atteggiamenti arroganti
e prepotenti di alcuni, le notizie false o truccate, le presenze
congiunte ai tavoli per poi
sparare alle spalle, sono il risultato di chi non ha argomenti validi, soffre di complessi
di inferiorità, teme di perdere
consensi, forse rimpiange tempi passati…
Ci rendiamo conto che
fino a non molto tempo fa la
concertazione non era consuetudine, ma che le decisioni
venivamo prese in ambiti
ristretti, non certo ai tavoli di
trattativa.
Capiamo quindi la difficoltà di concertare e a mantenere
il riserbo sui contenuti degli
accordi.
Correttezza vuole che non
si diffondano i risultati degli
accordi finchè non si sottoscrivono, anche a scapito di
qualche scoop giornalistico o
sindacale!
La scopo è tutelare i lavo-
ratori, concertare e contrattare,
non fare politica o rischiare
di vanificare la trattativa per
anticipare notizie quando ancora devono essere confermate
dalla Asl e dalla Regione. Nel
pomeriggio di oggi 18.03.2008
l’assessore ha confermato il
suo impegno con la ASL3 e la
conferenza dei sindaci e da qui
parte il percorso per recuperare la qualità dei nostri servizi
e migliorare e le condizioni di
lavoro per il personale.
Siamo certi che questa è la
strategia giusta per dare risposte positive ai lavoratori e ai
cittadini.
sport pistoiese
MOTO
Un corso di guida Dual Sport
contropiede
di Enzo Cabella
V
errà effettuato questo fine settimana il corso di avviamento alla guida
delle moto “Dual Sport” organizzato dal Moto Club Pistoia. A meno di condizioni
atmosferiche avverse (nel qual caso sarà posticipato), gli incontri si terranno e
avranno inizio alla sede della società pistoiese, posta al Circolo Arci di Pontenuovo,
in Via Montalese. L’obiettivo del corso è quello di fornire i primi rudimenti della
guida fuoristrada di una moto On Off con la sicurezza indispensabile a cogliere
tutte le piacevoli sensazioni che riserva l’utilizzo di questi mezzi, senza limiti, o
quasi, di fondo stradale. Sono stati ammessi 10 partecipanti, amanti delle due ruote
in possesso di moto “Dual Sport” (o entrofuoristrada) sia leggere che pesanti, in
regola con il codice della strada. Il programma prevede l’avvio degli incontri alle
14.30 di questo sabato: vi sarà una prima fase teorica durante cui verranno fornite
informazioni sul comportamento dinamico della moto fuoristrada, su messa a punto, abbigliamento, comportamento da tenersi nell’utilizzo della viabilità a fondo
sterrato e la legislazione regionale che norma la circolazione fuoristrada. Seguirà
una breve esercitazione su prato
necessaria a una prima impostazione della corretta postura e alla
prova di alcune manovre fondamentali. Questa domenica, poi, si
riprenderà alle 9.30 con un’escursione giornaliera in linea, nella
quale poter mettere in pratica in
tempo reale i consigli impartiti
dal team istruttore. La sosta per
il pranzo è compresa nella quota
d’iscrizione. La fine dell’escursione, che è anche la conclusione del
corso, è prevista alle 18.30, con
aperitivo sempre compreso nella
quota d’iscrizione. Per avere ulteriori informazioni sull’attività del
Moto Club Pistoia o tesserarsi, è
possibile scrivere all’indirizzo di
posta elettronica [email protected]
o telefonare al numero di cellulare 3397295088 (Massimo).
Gianluca Barni
È stata una settimana di passione
per la Carmatic e la Pistoiese. Entrambe le squadre sono incappate in due
sconfitte di fila, che hanno notevolmente peggiorato le loro posizioni
in classifica. Tutt’e due hanno perso
un’ottima occasione: la Carmatic per
conquistare aritmeticamente i playoff
e una buona posizione in classifica ai
fini dell’accoppiamento nella griglia
del mini torneo post ‘regular season’
per la promozione in A1; la Pistoiese per allontanare la minaccia delle
rivali dirette e avvicinarsi alla zona
salvezza. Delle due chi sta peggio è
la squadra arancione, che ha perso
il confronto con la Sambenedettese
ed è stata scavalcata in classifica proprio dalla formazione marchigiana.
L’orizzonte della Pistoiese è diventato
molto grigio, ci sono forti probabilità
di disputare i playout, che sono un
vero e proprio terno al lotto, sul cui
esito giocano moltissimi fattori, alcuni
estranei al mondo del calcio stesso.
L’analogia tra le due squadre non
riguarda solo i risultati negativi, ma
anche il comportamento dei presidenti. Infatti, le doppie sconfitte hanno
fatto arrabbiare Massimiliano Braccialini della Pistoiese e Roberto Maltinti della Carmatic, i quali non sono
ricorsi a perifrasi o alla diplomazia
per criticare le proprie squadre. Anzi,
il loro è stato un vero e proprio atto
d’accusa. Braccialini è stato addirittura più duro del collega, dicendosi
‘vergognato’ del comportamento della squadra, accusandola di non correre e lottare. Il presidente ha chiamato
in causa, quindi, la condizione atletica
dei giocatori, che non sanno contrastare gli avversari e nemmeno avere
quella reazione giusta per rimediare a
un risultato negativo. Ha persino accusato i tecnici, Ansaldi e Bellini, che
secondo lui avrebbero operato scelte
tecniche sbagliate, sia nell’allestire
la formazione sia nel fare i cambi a
partita in corso. C’è, quindi, tensione,
nervosismo, poca raziocinio nei due
ambienti: una situazione che si crea
quando vengono meno i risultati.
Ma è proprio in queste situazioni
che si vede la personalità e le capacità
di un dirigente: la prima cosa da fare
è mantenere la calma, tenere unito
l’ambiente, cercare razionalmente di
individuare gli errori commessi dalla squadra e di trovare i rimedi più
opportuni. Per quanto riguarda la
Pistoiese, la cui situazione è ben più
grave di quella della Carmatic, non
si esclude che possa esserci anche il
cambio dell’allenatore. Mancano sei
giornate al termine del campionato,
tempo ce n’è pochissimo, ma (forse)
si è sempre in tempo a rimettere in
sesto una situazione che appare molto
compromessa.
Vita
La
30 MARZO 2008
M EDIA
dall’Italia
n. 13
13
E SONDAGGI
Utili, ma con limiti
A
meno di un mese dalle elezioni politiche, si fa largo uso
sui media e nella campagna
elettorale dei sondaggi, talora
con risultati differenti a distanza di poche ore o giorni.
Sul loro utilizzo e sull’effettiva
efficacia, abbiamo incontrato
Roberto Cartocci, docente di metodologia della scienza politica alla Facoltà
di scienze politiche dell’Università
degli studi di Bologna.
In questo periodo di moltiplicano i sondaggi preelettorali: sono
ancora uno strumento attendibile?
“La parola chiave è proprio
«strumento»: come ogni procedura di
ricerca, il sondaggio permette di dire
alcune cose e non altre. È utilissimo,
ma ha dei limiti. Il primo è dato dal
fatto che si riferisce a un campione
ristretto della popolazione, e questo
presuppone un margine d’errore,
tanto maggiore quanto minore è il
numero degli intervistati. Non si può
dunque parlare di 3, 5, 10%, ma a ogni
dato va aggiunto il margine d’errore.
Le tabelle sui giornali, o le cifre ventilate dai politici, rappresentano il punto rilevato, attorno al quale bisogna
però considerare l’errore, inevitabile
poiché risente di un’approssimazione
rispetto alla distribuzione «vera» della
popolazione. In secondo luogo, gli
elementi d’incertezza aumentano per-
M
ancano una cinquantina di giorni alla scadenza del mandato del commissario straordinario
ai rifiuti per la Campania, Gianni
De Gennaro, ma la crisi è ancora
lontana dall’essere superata. Oggi,
19 marzo, De Gennaro dovrebbe
firmare un accordo con la Germania per l’invio e lo smaltimento di
160mila tonnellate di rifiuti, al costo
di 210 euro a tonnellata, per cercare
di togliere dalle strade le circa mille
tonnellate che vi sono ancora. Nel
frattempo, dovrebbe aprirsi anche
il sito di Marigliano, ma nei giorni
scorsi non sono mancate tensioni
e scontri proprio a Marigliano,
dove è stato anche inscenato un
corteo con incappucciati, e a Somma
Vesuviana. A ciò si aggiunge che,
nella notte tra il 16 e il 17 marzo, è
stata devastata a Fuorigrotta la sede
dell’Asìa (l’azienda che si occupa
della raccolta dei rifiuti solidi urbani
a Napoli). Il 18 marzo, il presidente
del Consiglio, Romano Prodi, ha ricevuto De Gennaro, che ha illustrato
la situazione sul territorio. Intanto,
continua l’impegno della Chiesa
locale sull’educazione all’ambiente
e l’invito a realizzare la raccolta
differenziata. A Giuliana Martirani,
docente di geografia dello sviluppo
all’Università “Federico II” di Napoli, abbiamo chiesto di fare il punto
sulla situazione.
Sono segno di profondo malessere le frequenti agitazioni di piazza contro le scelte del commissario
straordinario di siti per lo stoccag-
“Quando la campagna elettorale viene combattuta
a colpi di cifre”
di Francesco Rossi
ché non è possibile intervistare tutte le
persone estratte casualmente: magari
su 1.000 solo 800 rispondono, mentre
le altre si negano. Alla fine, dunque, il
risultato non sarà frutto del campione
casuale individuato a tavolino, ma
comprenderà solo quelle persone più
«disponibili». Così, però, la rappresentatività si comincia a perdere. Infine,
un terzo elemento fondamentale nei
sondaggi preelettorali è l’elemento
d’incertezza dell’interlocutore, che a
15-30 giorni dal voto non sa ancora
per chi voterà, oppure lo sa ma non
vuole dirlo perché non è ancora sufficientemente sicuro. Questa è un’area
grigia di difficile attribuzione. In
fin dei conti, perciò, il sondaggio ha
un’ampia capacità predittiva se consideriamo la «forchetta», ossia che vi è
un intervallo al cui interno si collocherà l’esito effettivo”.
Però quasi mai si vede citata questa «forchetta»...
“È molto meno attraente del numero in sé. Pensiamo a un politico che
si dica certo di ottenere «il 40% più o
meno 4%»... Si tende invece a trasmet-
tere un messaggio che elimina ogni
incertezza. Con un termine tecnico, è
la «reificazione dello strumento»: si
congela un dato perdendo, però, ogni
caratteristica di flessibilità. Questa
tendenza, portata al limite estremo,
la si vede nell’auditel, allorquando il
numero degli spettatori viene diffuso
all’unità, come se ci fosse un «grande
fratello» in grado di controllare ciascuno”.
Può esserci anche una «propensione» di determinate agenzie
a premiare una parte piuttosto che
un’altra?
“In Italia è difficile trovare posizioni equidistanti... Le agenzie di
sondaggio, tuttavia, non vivendo solo
di politica, hanno necessità di stare sul
mercato, e quindi di dare un’immagine di affidabilità. Il problema vero è
che il clima che vive la politica italiana
si osserva anche nei sondaggi preelettorali, che anziché essere uno strumento di conoscenza delle tendenze dell’elettorato vengono sostanzialmente
utilizzati dalle diverse parti politiche
come mezzi di propaganda”.
QUESTIONE
È una dinamica che sembra quasi
superare i programmi e i contenuti:
si punta più sul risultato previsto che
sulle proposte...
“Le campagne elettorali in Italia, purtroppo, non sono mai state
combattute sulle proposte; magari
su promesse che era impossibile
mantenere. Non si sa cosa sia meglio:
campagne solo con colpi d’immagine,
oppure con programmi mirabolanti
che sistematicamente vanno ben oltre
i limiti di qualunque forza politica.
Questa campagna elettorale, in più,
è particolarmente «spettrale», perché
la stiamo facendo sul limitare di un
baratro economico globale, e dunque
promettere grandi successi economici
con ciò che si delinea all’orizzonte mi
sembra particolarmente illusorio”.
I sondaggi, quindi, fanno parte
del gioco?
“Indubbiamente: se ho sondaggi
favorevoli mi affretto a pubblicarli,
mentre in caso contrario resterò sul
vago. Questo fa parte della comunicazione politica in campagna elettorale.
RIFIUTI
La gente ha capito
gio dei rifiuti:?
“Ogni intellettuale napoletano
quando vede manifestazioni di
piazza per la situazione dei rifiuti
diffida molto perché per la camorra
non ci vuole niente ad organizzare
sceneggiate di piazza: insomma, è
difficile distinguere le proteste reali
da quelle manovrate”.
Perché non decolla la raccolta
differenziata?
“La questione culturale è assolutamente prioritaria nella questione
del riciclaggio. L’arcivescovo di
Napoli, card. Crescenzio Sepe, lo
ha ben capito coinvolgendo le parrocchie come luoghi da mettere a
disposizione della cittadinanza per
avviare il circolo virtuoso della differenziata per la carta e l’alluminio.
Adesso rientro dalla Svezia, dove è
normale portare lattine usate al supermercato e ricevere in cambio dei
soldi. Il problema è che l’educazione
al riciclaggio è un tipo di cultura
che non è stata creata da noi; basti
pensare, d’altra parte, che anche
altri aspetti di educazione civica non
sono stati promossi...”.
In questo senso che ruolo può
giocare la Chiesa per il superamento della crisi?
“Sicuramente sull’impegno della
Inoltre, se viene letto al suo interno,
il sondaggio permette di fare valutazioni accurate e correggere la rotta,
mettendo in evidenza certe tematiche
maggiormente richieste dal proprio
elettorato piuttosto che altre, e talora
anche rivedendo alcune posizioni
assunte”.
C’è chi accusa i sondaggi, e il loro
utilizzo da parte delle forze maggiori,
di “pilotare il voto”. È così?
“È assolutamente ovvio: le forze
maggiori cercano di mettere in evidenza che il voto ad una forza minore
rischia di essere sprecato, mentre i
concetti-chiave rimasti in mano ai
piccoli sono quelli dell’identità e del
valore ideale del voto. Da una parte
l’impianto maggioritario che nasce dal
premio di maggioranza, dall’altra l’innovazione politica prodotta dal «correremo da soli» veltroniano, seguito
dal partito unico nel centro-destra,
hanno modificato la meccanica della
competizione elettorale. E con queste
regole le forze minori, prima decisive,
si sono trovate emarginate e senza
capacità di manovra”.
Il nemico da battere è la
criminalità organizzata
di Gigliola Alfaro
l’immondizia di altre Regioni finisce
per vincerli la criminalità organizzata”.
La crisi dei rifiuti in Campania
ha superato i confini italiani...
“Purtroppo, sì, con questa
vicenda, attraverso i mezzi di comunicazione, davvero siamo arrivati in
tutto il mondo. Andata, per lavoro,
all’Università in Perù, mi hanno subito chiesto come andava la questione dei rifiuti. In questa situazione
hanno avuto una pesante influenza i
media, che fanno vedere quello che
fa più scoop”.
Chiesa in questo settore ha influito
il fatto che sono state create le Commissioni giustizia, pace, salvaguardia del creato, che hanno individuato
nei rifiuti uno dei problemi principali. Ribadisco che è un fatto simbolico
importante aver messo, da parte del
card. Sepe, alcune parrocchie a disposizione per il riciclaggio”.
505 comuni (su 551) hanno
presentato un piano per il potenziamento della raccolta differenziata: è
un segnale positivo?
“Sì, ma ci vuole molto di più.
I problemi, in realtà, sono molti.
Innanzitutto, bisognerebbe applicare
le direttive dell’Unione europea sulla
prossimità dell’immondizia. Ora,
esistono connivenze tra le istituzioni del Nord Italia e del Sud Italia,
che, in passato, si sono accordate
per portare qui le immondizie non
nostre. I commissari straordinari ai
rifiuti possono stare quanto tempo
vogliono, ma resta il problema della
non applicazione delle direttive
Ue nel settore rifiuti per cui da noi
arriva spazzatura non nostra. Perciò,
quella che si vede per le strade è
‘monnezza nostra che non trova spazio sul nostro territorio, occupato da
‘monnezza altrui. A ciò si aggiunge
un secondo problema: la presenza
della camorra in questo business. Gli
appalti per trasportare in Campania
Quale speranza per il futuro?
“L’unica via di uscita che si sta
realizzando è una sorta di resistenza
attiva non violenta della gente. Non
è quella che si vede nei telegiornali
relativa alle manifestazioni di piazza, ma è il ricorso contro il pagamento della Tarsu, ossia la tassa per i
rifiuti. I numeri in questo senso sono
interessanti. Migliaia di cittadini di
Napoli e provincia hanno intrapreso
questa via. Infatti, secondo dati
che ho ricevuto sono già pendenti
56mila ricorsi per il risarcimento
della Tarsu per un totale di 12 miliardi di euro. Se non si prendono
provvedimenti le amministrazioni
rischiano il crack”.
14 ultim’ora
n. 13
C
i si era abituati alle
prese di posizione di Magdi
Allam sulle questioni che
riguardano l’islam, criticato
duramente nelle sue espressioni di fanatismo, nelle scelte
politiche e nelle contraddizioni fino a scrivere un libro
altamente provocatorio per
tutti i musulmani che porta
il titolo “Viva Israele”. Una
specie di bestemmia per i
semplici e i colti che si rifanno al loro profeta Maometto e
si sentono umiliati e oppressi
nella loro terra di Palestina.
Si sapeva e si sa anche della
situazione di pericolo che
lui corre per cui è da tempo
(da cinque anni) protetto da
guardie del corpo giorno e
notte. Questa sua posizione
di bersaglio ha fatto pensare
che sia un provocatore, mentre gli ha dato forte credibilità
anche per la sua conoscenza
del mondo musulmano, sul
quale non ha mai cessato
di documentarsi e di tenere
sott’occhio. La sua battaglia è
simile a quella condotta con
passione fino alla morte da
Oriana Fallaci, questa volta,
però, partita dall’interno dello stesso mondo musulmano
e quindi ancora più credibile
agli orecchi degli occidentali.
Non per nulla aveva ottenuto un pulpito quanto mai
prestigioso nel panorama
dei media, il Corriere della
sera, di cui è vice direttore ad
personam.
Ora dopo la conversione
e il battesimo la sua personalità si arricchisce di uno
spessore di interiorità profonda e sincera, di cui testimoniano figure indiscutibili
del cattolicesimo che gli sono
state vicine in questo lungo e
faticoso percorso. Ai cattolici
si presenta come un fratello
nella fede e la sua storia,
come quella di tanti famosi
convertiti di ieri e di oggi,
riempie di gioia e rafforza la
fede “ai trionfi avvezza”.
Chi ritiene che la cosa
finisca qui e che non si faccia troppo chiasso, per non
turbare gli amici musulmani
e coloro che operano nella
ricerca di un dialogo con loro
nel solco delle indicazioni
della Nostra aetate del Concilio ecumenico, all’insegna
del “quieta non movere”,
probabilmente si illude, proprio perché le cose non sono
quiete. D’altra parte non si
passa facilmente sopra un
fatto come questo in cui un
musulmano così famoso e
discusso riceve il battesimo
dalla mano del Papa la notte
di Pasqua nella liturgia più
solenne che esista trasmessa
in mondovisione. Anche se
sostanzialmente è solo uno
dei tantissimi battesimi di
adulti celebrati in tutto il
mondo che segnano l’adesione di fede a Cristo e innesto
come membra nel suo corpo
che è la Chiesa, per i musulmani questo fatto costituisce
una apostasia e per tale
peccato è prevista anche la
30 MARZO 2008
NELLA VEGLIA PASQUALE IN SAN PIETRO
Il Battesimo di Magdi Allam
pena di morte. Su ciò alcuni
musulmani liberali dissentono e ritengono che il Corano
minacci solo la punizione
di Dio nell’altra vita, ma secondo la maggioranza degli
interpreti è giustificata anche
la pena corporale. Da qui
l’esaltazione da parte cattolica
del coraggio da Magdi Allam,
considerato l’esempio di una
virtù che l’Occidente cristiano
C
hi voglia cercare il colpevole della
drammatica situazione di
Alitalia rischia di trovarne
dodici, come Poirot in
“Assassinio sull’Orient
Express”. Andiamo
indietro nel tempo e collochiamoci nell’autunno
del 2004, ben quattro anni
fa. Qual era la situazione? Alitalia costava più
di altre compagnie, era
isolata e troppo piccola
per il mercato odierno,
aveva un personale eccedente in ogni settore ma
soprattutto in quello a
terra, non aveva un piano
industriale, ossia non
sapeva chi volesse essere,
cosa volesse fare, dove
volesse andare. In altre
parole era nella situazione
di adesso. Come adesso
c’erano problemi di liquidità ed entro breve non si
sarebbero potuti pagare
gli stipendi. Prima della
tornata elettorale delle
amministrative e delle
europee di quell’anno il
governo trovò un accordo
con i sindacati per concedere un prestito-ponte
di 400 milioni di euro per
pagare gli stipendi fino al
marzo dell’anno successivo. Si sapeva, come si sa
ora, che lo Stato non poteva dare aiuti sotterranei
per divieti europei. Non
si sapeva, come non si sa
adesso, con chi andare
(allora si discuteva tra Air
France e Lufthansa), né si
sapeva se e come dividere
i voli dai servizi a terra.
Nel 2004 si diceva che i
piloti avrebbero dovuto
fare un monte ore doppio
dovrebbe recuperare.
Un’intelligenza più attenta del fatto proporrà in
seguito una maturazione dei
rapporti tra mondo cattolici
musulmani, che si trovano a
vivere gomito a gomito nei
nostri paesi e città. Ed anche
una chiarificazione di tipo antropologico che incrini le sicurezze del diffuso fondamentalismo islamico. La sincerità
Forse è il momento di presentare
in maniera più chiara ed efficace
il cristianesimo all’Islam
di Elio Bromuri
della persona che ricerca la
verità deve essere sempre e
da tutti apprezzata, la sua
libertà difesa, il suo esempio
seguito, anche a costo di perdere qualche amico, “magis
amica veritas”. Un messaggio
rivolto garbatamente e apertamente, senza ipocrisia, ai
cultori della Scrittura a loro
sacra e cara, lo prendiamo là
ove dice “Non c’è costrizione
nella religione” (Il Corano
sura 2, versetto 256) e nell’altro passo: “Chi vuole creda
, chi non vuole respinga la
fede” (sura 18, 24), considerando tali luminosi versetti
criteri di interpretazione e di
correzione di tutti gli altri numerosi passi del Libro e della
tradizione in cui si minacciano gli apostati. Un battesimo,
un fatto, un messaggio che
può scavare profondi e per il
momento nascosti, rivoli di
conoscenza delle fonti divinamente ispirate presenti nelle
religioni come strumenti di
Dio per la concordia e la pace
tra gli uomini. Alcuni uomini
di fede islamica hanno intrapreso questa strada, anche alcuni che da cristiani e cattolici
sono divenuti pubblicamente
musulmani ed hanno esibito e
Vita
La
fatto propaganda per l’Islam
non da ora. Altro nucleo di
riflessione per i cattolici e i
cristiani in genere ci proviene
da quella antica norma di
essere presenti e silenziosi
come cristiani nel mondo
musulmano, che proviene dai
consigli di san Francesco ai
suoi frati, ricordando anche
però che S.Francesco andò
dal Sultano per convertirlo.
Forse è il momento di presentare in maniera più chiara ed
efficace il cristianesimo anche
ai musulmani superando il
pregiudizio del prima e del
poi della rivelazione e considerando che la adesione al
Cristo non offende Maometto
che di lui aveva un grandissimo concetto e riverenza. Insomma, al dialogo intrapreso
tra i 138 rappresentanti dei
Paesi musulmani e Benedetto
XVI, la conversione di Magdi
Allam potrà portare sale e
vita, in modo che quel necessario conversare tra i due
mondi religiosi più numerosi
del pianeta non si appiattisca
e areni in formule timide e
riduttive.
ALITALIA
Così divisi non si vola
con uno stipendio inferiore del 30%. Ma non risulta
che sia stato fatto. Nel
frattempo sono continuati
i prestiti-ponte, Alitalia
ha continuato a volare in
rosso, i suoi biglietti anche
per tratte interne hanno
continuato a costare il
doppio di altre compagnie però su Alitalia si è
continuato a servire bibite
e snacks anche su viaggi
di un’ora. In quattro anni
niente è cambiato se non
che le trattative con Lufthansa sono naufragate,
che varie cordate italiane
si sono sfaldate come neve
al sole, che il governo Prodi ha lasciato marcire la
faccenda e che – questo sì
un fatto veramente nuovo
– la crisi Alitalia ha messo
in luce la crisi di Malpensa e ha messo a nudo
la scarsa capacità degli
È davvero impossibile
una risposta comune da tutti?
di Stefano Fontana
italiani di fare squadra tra
loro. Malpensa interessa il
Nord, si diceva e si dice,
noi abbiamo Fiumicino.
Malpensa interessa Milano, si diceva e si dice, noi
veneti abbiamo Venezia e
Treviso. Senza pensare che
né l’uno né l’altro dei nostri aeroporti vale se non
in un sistema.
Non un colpevole,
ma dodici. E alla fine del
romanzo di Agatha Christie, Poirot li manda tutti
assolti. Troppi colpevoli,
nessun colpevole. I continui veti dei sindacati
e la loro tutela per anni
di posizioni lavorative
di privilegio, le divisioni
interne ai governi al punto
che ancora oggi Bonino,
Di Pietro e Fabris polemizzano aspramente tra
loro, la posizione ambigua
del governo stesso, ora
imprenditore in quanto
socio di maggioranza ora
garante degli ammortizzatori sociali a spese della
collettività, gli eccessi di
dichiarazioni di soggetti
istituzionali a borsa aperta
con grave danno dell’immagine e del valore delle
azioni Alitalia, lo scarso
coraggio assieme alla scarsa capacità a fare sintesi
dei finanziatori e imprenditori italiani al punto che
una proposta di cordata
da parte di Berlusconi
emerge dal nulla e all’improvviso a pochi giorni
dalla scadenza della proposta Airfrance. Infine la
sottostima di quanto molti
dicevano: “la perdita di
Alitalia sarà una perdita
per tutto il paese”: Malpensa insegna, ma forse
troppo tardi. Alitalia è un
grande caso di malaitalianità. Ora si rimprovera
ad Airfrance di fare una
proposta “irricevibile”,
ma chi ha lasciato che l’offerta Alitalia diventasse
“improponibile”?
Ad aggravare la
situazione c’è anche la
campagna elettorale,
con i sospetti dovuti e in
questo contesto si colloca
l’annuncio di una possibile nuova cordata dato
da Berlusconi. Sospetti a
valanga: siamo in campagna elettorale. Ma la
prospettiva dell’Expo a
Milano potrebbe spingere
tanti ad intervenire. E se
la cordata ci fosse davvero? Veltroni ha veramente
interesse a minacciare
che si renda nota subito,
quando si sa benissimo
che non è possibile? Non
sarebbe meglio lavorare
insieme per una moratoria
con Airfrance e verificare
– insieme – se la cordata
c’è e soprattutto se c’è un
nuovo piano industriale,
senza aver paura di essere
accusati di inciucio?
Vita
La
D
a una parte gli
indios, oppressi
dai tempi della
colonizzazione,
dall’altro il resto
della popolazione boliviana,
impoverita da
vent’anni di politiche liberiste che hanno favorito ancora una volta solo
latifondisti e imprenditori del settore agroindustriale. È questa la
Bolivia di Evo Morales,
primo presidente indigeno d’America che, a due
anni dal suo insediamento a La Paz, si trova
a dover far fronte con
le classi medie urbane
e le regioni orientali del
Paese che non sembrano
aver beneficiato della
politica di redistribuzione delle ricchezze, di
cui il governo ha messo
in evidenza soprattutto
i risultati ottenuti nella
società rurale.
Fin dall’inizio, lo
spettro della destabilizzazione orchestrata dalle
C
on un primo
sguardo sul mondo giovanile, i vescovi dell’Asia
descrivono l’aspetto più
appariscente, quello negativo: “Molti giovani
vivono in condizioni
“miserevoli”, incapaci,
a causa della povertà, di
liberarsi dalla schiavitù
dell’ignoranza e dell’analfabetismo. Restano
anche vulnerabili alle
tentazioni del materialismo e del consumismo,
divenendo preda delle
varie ideologie che pretendono di offrire la liberazione dalla povertà
e dall’ingiustizia. Purtroppo molti di coloro
che hanno potuto usufruire dell’istruzione, si
trovano disoccupati o
sottoccupati. L’ansia per
il futuro, la mancanza di
speranza nel presente, li
porta a cercare rifugio
nei surrogati distruttivi,
30 MARZO 2008
n. 13
15
dall’estero
Morales alle prese con
l’altra metà della Bolivia
Il presidente accusato di favorire
solo le comunità native dell’altopiano
di Angela Carusone
elite economiche del paese ha spinto il governo
a una grande prudenza
nell’elaborare le sue politiche economiche. Così la
nazionalizzazione degli
idrocarburi, prevista dal
programma di Morales,
non si è tradotta in alcun
provvedimento di espropriazione o di espulsione, ma in un aumento
delle imposte versate
dalle multinazionali e
in una rinegozazione
dei loro contratti: e lo
Stato, che nel 2005 aveva
ottenuto meno di 300
milioni di dollari per lo
sfruttamento di gas e petrolio, lo scorso anno ha
incassato un assegno di
1,6 miliardi.
Tuttavia, l’opposizione (che ha la maggioranza nella Camera alta del
parlamento) ha ostacolato la maggior parte delle
misure sociali e la stessa
riforma agraria è stata
approvata con grande
difficoltà.
Quindi, è arrivata la
sfida delle quattro ricche regioni orientali del
paese, i cui governatori
Come i vescovi
dell’Asia
vedono
i giovani
come la droga, l’alcoolismo, la delinquenza e il
suicidio”.
Ma lo sguardo dei
vescovi va più a fondo e
mette in risalto gli aspetti positivi dei giovani
asiatici.
“I giovani stanno giocando un ruolo fondamentale nelle lotte odierne per la trasformazione
sociale in varie parti dell’Asia. Essi posseggono
idealismo, entusiasmo,
energie e determinazio-
ne che li rendono capaci
di impegnarsi a ridestare
la coscienza del popolo,
ad organizzare e mobilitare gruppi di lavoro per
la giustizia e la libertà”.
Di fronte a questa gioventù consapevole e impegnata, i vescovi hanno
ufficialmente espresso il
proposito “non solo di
essere attenti alle loro
voci forti e supplichevoli, ma anche ad essere
solidali con loro negli
sforzi per ottenere una
–pur in presenza di un
referendum popolare nazionale che si è espresso
contro- hanno dichiarato
l’autonomia dei dipartimenti di Beni, Pani, Santa Cruz e Tarija.
Reclamando “contro
la dittatura dello Stato
centrale”, i governatori
in realtà mostrano così
la loro contrarietà ai
rigidi controlli imposti
sui loro conti finanziari,
ma soprattutto contro la
decisione di La Paz di
modificare la distribuzione dei fondi derivanti
dall’imposta sugli idrocarburi con il finanziamento della ‘renta dignidad’ (uno stanziamento
in favore dei pensionati),
e attribuendo più denaro ai Comuni, a scapito
dei dipartimenti. In altri
termini, scrive Hervé Do
Alto, dell’Istituto di Studi Andini, l’intenzione
è quella di frenare una
riforma costituzionale
che ha lo scopo di riconoscere le popolazioni
indie e di distribuire più
equamente le risorse del
paese, in particolare le
terre.
Tutto ciò ha portato
l’opposizione a parlare anche di “razzismo
alla rovescia”, di una
politica che favorisce
le sole comunità indie
dell’altopiano, provocando la reazione della
popolazione boliviana
che non si identifica con
un determinato gruppo
etnico-culturale e che
vita autentica. Ci impegniamo ad accompagnare il loro movimento per
la vita, nell’aspirazione
a trasformare se stessi e
la società”. Per quanto
riguarda la presenza
dei giovani nella Chiesa, i Vescovi prendono
atto che molti giovani
si sentono estranei nella
Chiesa, percepiscono
quindi “la necessità di
dare loro uno spazio nel
quale possano sentirsi
liberi di andare e venire, possano esprimere
il loro modo di vivere
la fede e manifestare i
loro ideali di vita cristiana”. È significativo
il fatto che per ben due
volte, i Vescovi abbiano
affermato ufficialmente:
“Se si vuole trasformare
il volto dell’Asia, continente dei giovani, la
Chiesa deve essere Chiesa dei giovani”.
Domenico Nava
aspetta ancora i dividendi della nuova politica
economica e sociale.
L’incapacità del governo di allargare i propri consensi anche tra
la popolazione urbana
e quella delle regioni
orientali rischia di provocare il rifiuto di un
progetto di nuova costituzione che comporta
dei progressi storici in
materia di costruzione di
uno “Stato plurinazionale comunitario”, decentrato, autonomo e democratico, e che riconosce i
diritti delle popolazioni
native.
Di fatto, il testo costituzionale garantisce
la pluralità economica
(comunitaria, statale e
privata), il riconoscimento da parte dello Stato
dei diritti fondamentali
(educazione, servizi
di base, sanità, lavoro
previdenza), l’esistenza
di diversi livelli di autonomia (dipartimenti,
province, municipi e
territori indios), e l’affermazione della sovranità
statale sulle ricchezze
nazionali, la cui industrializzazione sarà favorita, assieme agli investimenti nazionali e alle
strutture associative dei
piccoli produttori urbani
e rurali.
Morales insomma
–sottolinea Do Alto- si
trova di fronte a un difficile dilemma: “con il
ruolo sempre più importante del mondo rurale
nella società boliviana,
corre il rischio di alienarsi le simpatie di una popolazione urbana sempre più sedotta dalla retorica anti-indios di elite
regionali che hanno tutto
da perdere con il nuovo
testo costituzionale: se
non sarà accompagnato
da gesti visibili nei confronti delle classi medie,
il progetto di instaurare
contemporaneamente
diritti civili, economici
e sociali per i settori più
poveri rischia di alimentare una dinamica di
conflitto etnico-sociale”.
Si dovrà vedere se
in un paese come la
Bolivia, contrassegnato
dalla forza delle disuguaglianze sociali, della
discriminazione etnica e
del razzismo anti-indio,
il governo di Morales
sarà in grado di trovare
un filo che unisca tutti
quelli, indios e no, che
sono stati emarginati
fino ad ora.
Dal
mondo
I GULAG
Campi di sterminio e
fosse comuni sono nati fin
dal 1918 quando furono
aperti i primi gulag a Mosca nei monasteri di San
Giovanni, di Andronico
e del Salvatore Nuovo: è
il risultato di una ricerca
condotta lungo venti
anni da Lidija Golovkova
dell’università ortodossa
umanistica di Mosca. La
studiosa ha rintracciato
fosse comuni e prigioni
dimenticate, come il
“Golgota russo”, ossia il
poligono di Butovo alla
periferia di Mosca, e ha
scoperto che i sovietici
hanno applicato tecniche
utilizzate poi dai nazisti,
come l’uso del gas di
scappamento dei camion
per uccidere i prigionieri
e l’eliminazione subitanea
dei prigionieri handicappati o inabili.
AUGUSTA IN USA
A Filadelfia è stato aperto
in febbraio un nuovo stabilimento della Augusta
Westland (controllata da
Finmeccanica) dove sarà
assemblato l’elicottero
medio turbina AW139:
è una fabbrica la cui
superficie misura più di
10mila metri quadrati;
essa si aggiunge a quella
di Vergiate di Varese e
conta di soddisfare la
domanda sempre più alta
dell’elicottero AW139
sul mercato mondiale e
particolarmente su quello
statunitense. La nuova
linea di produzione sarà
capace di creare 30 elicotteri AW139, fin dal 2009.
L’AW139 è un velivolo
leader nella fascia degli
aeromobili a sei tonnellate: ne sono già stati ordinati più di 300 esemplari
in tutto il mondo.
ANALISI LASER
Uno studio dell’ateneo
di Boulder nel Colorado
(Usa) recita che, grazie al
laser, è possibile scoprire
nell’alito i segni della presenza di diverse malattie,
dall’asma ai tumori, e che
ciò è possibile ottenere
più velocemente che non
con le tecniche tradizionali. Gli indicatori di malattie rilevabili nell’alito
sono circa mille; gli indicatori sono sostanze che
possono rivelare problemi
di salute: è il caso della
metilammina (indice di
problemi al fegato), o dell’ossido nitroso (elemento
legato all’asma). Secondo
il coordinatore dello
studio, Jun Ye, “questa
tecnica potrà indagare in
una stessa analisi sui mille
indicatori di malattie già
individuati per l’alito”.
16 musica e spettacolo
I
l cinema americano, in
linea con le opere presentate e premiate nella notte
degli Oscar, ci propone
altri due titoli segnati da
un pessimismo radicale,
da una visione disfattista,
da una morale nichilista,
radicalmente desacralizzata.
Onora il padre e la madre (che
nonostante il titolo “biblico” racconta invece la dissoluzione di
ogni tipo di legame religioso ed
etico) di Sidney Lumet, infatti, e
I padroni della notte di James Gray
si presentano come pellicole notturne, buie per ambientazione
e temi trattati, tragedie che si
rifanno al modello delle tragedie
classiche per interpretare una
contemporaneità che si è fatta
sempre più cupa e nella quale
non c’è possibilità di salvezza
per nessuno. Il veterano Lumet
n. 13
CINEMA
Segnati dal buio
e il giovane Gray sono, dunque,
concordi nel presentarci una
società alla sbando, dove tutto
ha perso di ancoraggio etico
e morale e anche i legami più
sacri come i vincoli familiari
sono alle corde, un mondo,
fatto di solitudini, frustrazioni,
rincorsa ai soldi, al successo e
ad una sessualità scomposta,
dove vige la sola legge della
violenza e della sopravvivenza.
Ritratti inquietanti, dunque,
ed inquietati da un mondo che
sembra sempre meno a misura
d’uomo, in cui la bestialità ha
il sopravvento e si sono persi i
riferimenti più “sacri”.
Il grande “vecchio” Sidney
Lumet, al pari di quell’altro
grande vecchio che è Woody
Allen di Sogni e delitti, ci racconta la storia di due sciagurati
fratelli che, per ottenere dei soldi
che permettano loro di vivere le
loro esistenze basate solo sulle
apparenze, sull’ostentazione,
sul vizio, decidono di derubare
il negozio dei genitori: loro
otterrebbero i soldi, i genitori,
senza sapere naturalmente chi li
ha rapinati, otterrebbero i soldi
dell’assicurazione, nessuno si
farebbe male, tutti guadagnereb-
bero qualcosa. Il piano perfetto,
dunque. Peccato che durante la
notte della rapina qualcosa vada
storto e i piani dei due fratelli
vadano in panne, innescando
una serie di drammatici eventi.
Lumet ci racconta questa tragica
storia moderna come una classica tragedia shakespeariana, in
cui troneggia il padre, il capo di
famiglia, che scopre l’atroce verità sui suoi figli, e i due figli inetti,
pieni di paure, frustrazioni,
delusioni. Il regista sceglie la via
della non-linearità del racconto,
strutturando il film come un
thriller dell’animo dove, a poco
Media e dintorni
La parola al cuoco
M
angiare è una
necessità e spesso anche un
piacere. Anche per questo, il
cibo ha sempre rappresentato
per i media un piatto sempre
più appetitoso, anche se con
il passare del tempo questo
sguardo fisso sull’arte culinaria
si è modificato. Fino a qualche
anno fa i mezzi di comunicazione parlavano di alimentazione
contestualizzando il discorso
attraverso puntuali riferimenti
alle tradizioni storiche e popolari. Oggi l’approccio è diverso
e, parallelamente all’aumento
degli esperti di volta in volta
interpellati, sono cresciute anche
le occasioni per pubblicizzare
qualunque tipo di cibo pronto
da consumare.
I giornali e la televisione
sono i mezzi che alla gastronomia dedicano gli spazi più
consistenti. La tv se n’è occupata
fin dalla sua nascita, basti citare
il “Viaggio nella Valle del Po
alla ricerca dei cibi genuini”,
con il quale lo scrittore Mario
Soldati approdava in tv nel 1957
diventando gastronomo a suon
di interviste. La ricognizione
si limitava al gusto dei diversi
piatti, ma inquadrava un panorama più vasto, che riusciva a
elevare la gastronomia a oggetto
culturale. Il programma di Soldati è rimasto unico nella sua
specificità, ma ha dato seguito a
una nutrita serie di trasmissioni
in cui la cucina è divenuto protagonista assoluta.
In televisione l’alimentazione è argomento frequente nei
talk-show, oggetto di discussioni
da salotto, di quiz e di prove di
abilità; addirittura è riuscita a
guadagnarsi uno spazio tutto
suo all’interno del telegiornale,
con tanto di sigla caratteristica.
I cuochi più rinomati compaiono
nel piccolo schermo per proporre ricette alla portata di tutti o
per sfidarsi a colpi di pentole e
mestoli. Anche nei programmi
della mattina e nei contenitori
pomeridiani o domenicali una
Antonella Clerici
rubrica per le ricette non manca
mai. Molte sono anche le firme
di chef che si possono leggere
sulla carta stampata; quotidiani,
settimanali e mensili dedicano
all’argomento intere pagine
e, spesso, addirittura inserti
speciali.
Insieme alle ricette e ai
consigli per la buona tavola,
i giornali e la tv comunicano
quotidianamente notizie allarmanti sull’aumento delle
patologie dovute alla cattiva
alimentazione (sovrappeso,
obesità...) ma al contempo sono
pronti a proporre l’ultimo ritrovato per combattere il grasso in
eccesso. La contraddittorietà dei
messaggi è evidente: bisogna
trarre dagli alimenti il massimo
godimento evitandone, però,
l’impatto negativo sulla salute.
Si deve ai media la “mentalità
da dieta”. Le campagne pubblicitarie con modelle inneggianti
alla linea, le riviste piene di
immagini di corpi perfetti, i
molti spazi riservati alla cura
dell’aspetto fisico hanno sulla
gente un impatto che può determinare un’ossessione rispetto al
cibo. Per le donne, in particolare,
sembra indispensabile un corpo
longilineo per avere successo
nella vita, nella professione e
nelle relazioni.
Se l’anoressia e la bulimia
sono patologie note, altre di
più recente comparsa hanno un
legame ancora più diretto con i
media. È il caso dell’ortoressia
(da orthos = giusto, corretto e
orexis = appetito), l’ossessione
per il mangiare alimenti “sani”,
malattia non ancora riconosciuta
ufficialmente dalla letteratura
specialistica ma citata con frequenza crescente.
Pare che siano soprattutto
i più giovani ad aver bisogno
di un’educazione al corretto
Dalle ricette
alle ossessioni
rapporto con l’alimentazione.
Un recente studio condotto
dall’Organizzazione mondiale
della sanità conferma che è in
forte aumento la frequenza di
disturbi alimentari tra i ragazzi
delle scuole medie inferiori e
superiori, a causa del ricorso ai
“fuori pasto” (patatine, snack,
pizzette, bibite, hamburger).
Sono proprio i giovani a risentire
di più della “McDonaldizzazione”, dello spuntino consumato
in fretta, dei ritmi frenetici che
si determinano cattive abitudini
di consumo.
Probabilmente è ancora
possibile educare i bambini e i
ragazzi – ma anche agli adulti
– a un’alimentazione equilibrata, per aiutarli a correggere i
comportamenti scorretti. È un
impegno che deve far fronte
non soltanto al bisogno di soddisfare una necessità primaria,
ma anche all’influenza di un
complesso sistema di fattori
psicologici, sociali e culturali
che insieme determinano l’atteggiamento alimentare e che
nei media trovano un’efficace
grancassa. Senza mai dimenticare che tutta questa attenzione
al cibo è un lusso che la società
occidentale si può permettere
ma che in troppe altre parti del
mondo la morte per fame è una
tragica realtà quotidiana, anche
se se ne parla sempre meno.
Marco Deriu
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30 MARZO 2008
Due film americani
maschilisti
Una scena del film
“Sogni e delitti”
di Woody Allen
di Paola Dalla Torre
a poco, lo spettatore raccoglie
i pezzi e solo alla fine ottiene
il quadro completo, desolante,
degli avvenimenti.
I padroni della notte, invece,
segue una via più tradizionale
e lineare, presentandoci la sua
storia secondo una progressione
cronologica precisa. Anche qui la
storia è quella di una famiglia:
il padre, stimato poliziotto, il
fratello maggiore che ha fatto
la stessa scelta di lavorare in
polizia e il fratello minore che
invece gestisce, mentendo sul
suo cognome (altrimenti non
sarebbe mai potuto entrare nel
“giro”), un locale di New York,
molto disinibito per quel che
riguarda la politica degli alcolici, delle droghe, degli incontri
amorosi. Quando il fratello
maggiore viene ucciso, il minore
deciderà di uscire allo scoperto
e di vendicarsi, entrando in
una spirale di violenza in cui
trascinerà tutte le persone a lui
legate. Una pellicola che sembra
rifarsi al grande genere gangster
del cinema americano: il genere
per eccellenza della città, del crimine, della violenza, dei legami
familiari morbosi, un genere
prettamente maschile, in cui le
donne hanno un ruolo decisamente marginale. Come anche
in Onora il padre e la madre,
infatti, questo film ci presenta un
mondo tutto al maschile, in cui
le figure femminili trovano poco
spazio e, dunque, trova poco
spazio anche la raffigurazione
di una realtà più “materna”,
meno attratta dalla violenza,
più portatrice di vita. E i due
film in questione sono, infatti,
attraversati da un sotterraneo
filo conduttore: un senso forte di
morte che aleggia sui personaggi
e che ce li mostra fin dalle prime
battute come “segnati” dal loro
destino di peccatori senza possibilità di redenzione. Universi
nichilisti, dunque, specchi della
deriva esistenziale in cui ci troviamo immersi, e secondo alcuni
universi che metaforizzano la
condizione di disperazione e
turbamento dell’America post11/09.
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