n. 13 30 MARZO
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Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/21293 Fax 0573/25149 sito internet: www.settimanalelavita.it e_mail: [email protected] Abb. annuo € 40 (Sostenitore € 60) c/c p.n. 11044518 Pistoia G I O LaVita R N A L E C A T T O L I C O T O S C A 13 Anno 111 n. DOMENICA 30 MARZO 2008 N O La Pasqua della Chiesa L a festa del cristiano è anche la festa della Chiesa. “Unus christianus nullus christianus”, dicevano gli antichi. Cioè non esiste un cristiano da solo. Il cristiano lo sa bene. Sa che vive all’interno di una comunità di fratelli, che condividono con lui la stessa fede e la stessa speranza. Che non è un arrampicatore solitario. Che dalla comunità di appartenenza molto riceve, ma molto deve anche dare. Nel linguaggio cristiano persona e comunità sono due termini relativi, l’uno non può fare a meno dell’altro. I personalisti comunitari, proprio dando veste culturale alla loro fede, l’hanno messo in chiaro per sempre. Mounier diceva che l’aggettivo è perfino superfluo, dal momento che la persona è essenzialmente apertura sull’altro, finestra aperta e spalancata sulla comunità. Per questo il termine individuo, di provenienza non certamente cristiana, dev’essere messo in disparte e dimenticato. La libertà del cristiano nasce e si edifica sul forte terreno dell’amore e della carità. Per questo il cristiano pensa a se stesso pensando alla Chiesa e viceversa. Una convinzione che deve farsi più familiare per i cristiani del nostro tempo, figli del concilio Vaticano II, che è stato il grande concilio della Chiesa su se stessa. La liturgia, comunque, questi pensieri li ha sempre vissuti e ha cercato da sempre di comunicarli a coloro che nel corso dei secoli l’hanno celebrata con fede e disponibilità. Anche la preghiera che ci ha insegnato Gesù è la preghiera dei fratelli che insieme si rivolgono al Padre comune che sta nei cieli. A proposito della Pasqua, dai tempi antichi la liturgia della Chiesa ha collocato nella domenica successiva, per essere più esatti nella seconda domenica di Pasqua, le tre letture degli Atti degli apostoli passate ormai alla storia come i sommari della vita della primissima comunità cristiana, quella di Gerusalemme, la chiesa madre dalla quale, per generazione continua, hanno preso vita tutte le chiese sparse nel mondo e disseminate lungo il tempo. Un modello da imitare, un punto di riferimento da tenere continuamente presente, un presepio da ricomporre sotto i nostri occhi nei giorni dedicati al ricordo della nostra liberazione. Dalla risurrezione di Cristo, quindi dalla Pasqua annuale, nascono il cristiano e la comunità cristiana. La vita nuova che prorompe dal sepolcro aperto di Cristo avvolge insieme le persone e le comunità. La Pasqua è festa del cristiano e festa della Chiesa. Pasqua, cioè celebrazione del passaggio dalla morte alla vita, piena ripresa del battesimo inteso come partecipazione alla morte e alla risurrezione del Signore, cammino che si riapre lungo i sentieri dell’eternità. A considerare i ritmi di vita delle prime comunità cristiane, si rimane meravigliati dalla loro semplicità. E’ vero che la società di quel tempo non era così complessa come la nostra, frastagliata, e quasi spezzata, in tante specializzazioni e professioni, oggetto di infinite analisi da parte dei sociologi e dei politici. Ma una lezione di semplicità forse non fa male nel tempo delle tante commissioni, dei numerosi uffici, degli infiniti piani pastorali, che ogni diocesi si porta normalmente con sé. I primi cristiani facevano poche cose, però le facevano bene, altrimenti non si spiegherebbe, o si spiegherebbe molto male, il successo e l’accoglienza che essi ebbero nelle società del loro tempo. Soprattutto, ci avvertono gli storici, faceva impressione il loro amalgama interno, la loro testimonianza esemplare, la loro capacità di collocarsi come comunità diversa e alternativa sullo sfondo di società sfilacciate e frastagliate dai loro egoismi, dalla radicale mancanza di speranza, dalla chiusura ermetica entro i loro brevi orizzonti. Qualcosa di veramente nuovo stava entrando nel tessuto corroso e invecchiato della storia umana, come se questa ricominciasse da capo. Alcuni filosofi avevano auspicato qualcosa di simile, ma i loro desideri erano rimasti lettera morta, sogni irrealizzati. Ora è arrivata la solidarietà piena, la carità perfetta, la comunione totale. Lo sappiamo molto bene: fra loro non esisteva nessun bisognoso. Un miracolo, si direbbe. Un miracolo di cui l’uomo rimane strutturalmente incapace. E difatti la forza veniva Dall’alto: dall’ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera, dalla frazione del Pane. La risurrezione presa sul serio. E’ possibile che ai nostri giorni rimaniamo almeno capaci di rispecchiare la nostra inveterata mediocrità su questi folgoranti inizi? Ne nascerebbe almeno un rimorso. E, per cominciare, non sarebbe affatto poco. Giordano Frosini Riflessioni sul sacerdozio Il discorso del Papa nella Messa Crismale del giovedì santo e del cardinal Hummes al clero di Milano SERVIZI 4-5 all’interno Il ‘68 nella memoria Quarant’anni dopo sembra giusto riflettere su quanto accadde nell’anno della nostra rivoluzione culturale: quali furono le intenzioni, i risultati, gli errori BERTANI Un Battesimo che fa discutere Morales alle prese con l’altra metà della Bolivia 15 Il Presidente accusato di favorire solo le comunità native dell’altopiano CARUSONE €1 2 Il gesto coraggioso di Magdi Allam ha suscitato reazioni opposte: la nostra riflessione verte sul momento che sta attraversando il dialogo tra cristianesimo e Islam BROMURI 14 2 in primo piano n. 13 QUARANT’ANNI I Vita La DOPO Ripensiamo il ‘68 l primo settembre 2007, alla folla dei giovani riuniti a Loreto, Benedetto XVI ha raccomandato: “Siate critici, andate controcorrente, non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere… Non siate conformisti, cambiate il mondo!”. Quelle parole mi hanno colpito, risvegliando ricordi e pensieri. Quand’ero giovane anch’io e la mia generazione avevamo cercato –pur con errori e timidezze- di andare controcorrente, di non accettare passivamente i modelli di vita che venivano prevalendo, di cercare relazioni umane più autentiche e giuste; insomma, di non essere conformisti e di cambiare il mondo. non pochi si lasciarono sedurre proprio d ciò che avevano contestato. Ma la violenza del terrorismo che ha segnato oltre un decennio non si radica nelle idee della contestazione, ma su quel clima di guerra civile creato dalla strategia della tensione, che fu la più rapida, forte e sanguinosa risposta alle domande e alle inquietudini del ’68: da piazza Fontana alle bombe sui treni, a piazza della Loggia, con un intreccio di neofascismo, fanatismo reazionario, corpi separati, servizi deviati; così potenti anche nelle istituzioni che non si è mai potuto far piena luce. E che hanno creato in molte persone la convinzione che solo con la violenza si poteva resistere e vincere la violenza. IL ‘68 DEI CRISTIANI L’ASPETTO RELIGIOSO Era naturale che anche i cristiani, soprattutto i giovani, abbiano partecipato al ’68 accanto agli altri. Che abbiano sognato e cercato le vie di una politica che fosse meno amministrazione degli interessi inesistenti e prevalenti e più espressione di “amore e progetto”, come riassumeva fulmineo Arturo Paoli. Sappiamo come sono andate le cose: anziché stimolare una risposta positiva, un salto di qualità, la contestazione ebbe in risposta un irrigidimento del “sistema”. Fu indifferenza e repressione. Alle manifestazioni studentesche si rispose con le cariche della polizia. Valle Giulia segnò un passaggio epocale: quanta della violenza successiva nasce da lì, dall’aver sperimentato la brutalità immotivata delle “istituzioni”, la loro irragionevolezza posta a difesa della ingiustizia o della stupidità. Alle domande politiche la Dc rispose al Congresso del 1969 emarginando Moro. Avendovi assistito, descrissi con angoscia sul giornale della Fuci, “Ricerca”, “una grave sordità alle esigenze più vive e alle tensioni crescenti della società”. Fu varata la modestissima “accoppiata Dorotea”, con Piccoli alla segreteria e Rumor a capo del governo con l’appoggio di Andreotti che nel ’72 farà poi il governo con i liberali, apprezzato dalle destre. Alle Acli, che avevano fatto la “scelta socialista” furono tolti gli assistenti ma almeno si disse che “l’associazione non rientrava più tra quelle per le quali è previsto il consenso della Gerarchia”. Un’evidente presa di distanza, ma anche il rispetto della libertà degli iscritti; forse oggi sarebbero state semplicemente commissariate o cancellate. Dei giovani protagonisti di quella stagione, si sa: alcuni caddero nell’estremismo e nella violenza; molti si rassegnarono alla disillusione; 30 MARZO 2008 Eppure i problemi irrisolti, le contraddizioni e le speranze di quella stagione restano nella realtà e nelle coscienze ed è difficile guardare al nuovo secolo che è iniziato senza intuire che quella pagina andrà riletta e quelle idee in qualche modo riprese, anche per quel che riguarda la vita della Chiesa. Il ’68, infatti, non era stato soltanto una presa di coscienza, un sussulto di carattere culturale e politico. Era anche, e intimamente, religioso e morale, persino ecclesiale. L’idea che si fosse ad una svolta storica e che occorresse un atteggiamento nuovo, non riguardava solo le istituzioni, l’università, gli eserciti, la giustizia, l’economia. Del resto si era appena svolto il Concilio che aveva invitato la Chiesa ad una vera e permanente riforma (e ci voleva del coraggio ad usare questa parola). Così i cattolici avevano uno specialissimo libretto rosso che li guidava nella loro contestazione: i documenti del Concilio. Anzi, più che alla contestazione, il ’68 ecclesiale era interessato ad accelerare il rinnovamento delle strutture ecclesiali, della teologia, della spiritualità, della morale. Ci furono impazienze ed esagerazioni ma nel complesso fu una straordinaria mobilitazione. I laici “scoprirono” d’esser Chiesa, con l’impegno di partecipazione e responsabilità che ciò comporta; esplose un interesse per la cultura religiosa che occupava le vetrine delle librerie e le pagine dei grandi quotidiani; i rapporti con preti e vescovi si fecero molto più intensi e familiari, ed anche più schietti. Si capì che la Chiesa più che struttura è una comunione; che la fede è fondata sull’amore di Dio più che su regole e abitudini; che i non cattolici non sono nemici ma fratelli. Separati o maggiori o lontani, ma sempre fratelli, cui voler bene A quarant’anni dal ’68, l’autore, già dirigente dell’AC, ci offre un’appassionata riflessione “dall’interno” attorno a quella stagione, richiamandone le novità, gli elementi di rottura e innovazione ma anche riflettendo su errori e incomprensioni di Angelo Bertani e dai quali, magari, imparare qualcosa. Si voleva tradurre in pratica, tutto e subito. Perché chi partecipava all’assemblea eucaristica non poteva prendere la parola? Perché le decisioni della parrocchia non venivano prese insieme ma solo dal parroco? Perché le associazioni erano organizzate come eserciti anziché come comunità? Perché la liturgia non si faceva più familiare e spontanea, al modo delle prime comunità cristiane? Perché i laici (e preti) più valorizzati erano gli esecutori obbedienti anziché quelli fedeli e coraggiosi? Perché la pastorale continuava ad aspettare che i lontani venissero nelle nostre chiese anziché cercarli con lo stile di Emmaus? Perché si aveva ancora fiducia nei concordati, nella benevolenza e nei privilegi concessi dai potenti? Perché non ci si schierava chiaramente con gli uomini che lottano per la libertà e la giustizia? I TERMINI DI UNA RIVOLUZIONE CULTURALE MANCATA Certo non era facile neppure per la parte più attenta e lungimirante della società di quegli anni, tuta resa dalle sirene del consumismo, capire che il filo rosso del movimento e della “contestazione” era, come avrebbe detto Camus, “la ricerca della contemporanea fedeltà alla bellezza e agli oppressi”. Capire che non si voleva una rivoluzione violenta, ma una rivoluzione culturale permanente che permettesse alla cultura e alle coscienze di essere il fermento critico, lo stimolo dinamico, il principio di inappaga- mento di tutto il meccanismo sociale. Si potrebbe dire con apparente provocazione, ma con sostanziale verità, che si voleva l’università come la pensava Habermas e la società nazionale e mondiale come la indicava la “Populorum Progressio”. E invece, in generale la Chiesa e la politica (non parliamo della cultura accademica!) non capirono nulla. Ma non sarebbe stato impossibile capire; e infatti qualcuno cercò di capire e capì. Anche oggi, quando si dice che il ’68 è stato una “cesura storica” e una “crisi della cultura dell’occidente”, come ha affermato papa Ratzinger, si dice la verità; ma bisogna forse aggiungere che questa crisi non ha avuto l’esito positivo che avrebbe potuto avere soprattutto perché non vi è stata una comprensione e una risposta adeguata da parte degli “adulti”, dei responsabili della società e della Chiesa; e non solo per gli errori e i limiti con cui è stata proposta e vissuta dal movimento dei giovani. LA TESTIMONIANZA DI MORO Per esempio Aldo Moro. Ricordo nel ’68 con quanta attenzione guardava e parlava degli avvenimenti che si stavano sviluppando. Quante domande ci faceva, a quanti incontri giovanili partecipava, silenzioso, in ultima fila. E nel 1971 commentava: “Abbiamo sentito, specie dopo il 1968, che importanti novità erano all’orizzonte e che i rapporti tra società civile e società politica non erano, come non sono, più gli stessi… Quello che i giovani hanno annunciato, anche se questa scoperta sem- bra oggi velata da stanchezza e delusione, le attese di liberazione e di umanizzazione del mondo del lavoro, l’emergere di più rilevanti poteri locali a fronte dello stato, un’esperienza sindacale sempre più ricca e incisiva, una consapevolezza di sé, del tutto nuova, della società civile, tutto questo è la storia di oggi, che non può in alcun modo essere ricacciata indietro, come se essa non fosse mai stata”. Nel ’74, rivolto alla Dc, tentata di rinchiudersi in una visione conservatrice e pragmatica: “Se noi vogliamo essere ancora presenti, ebbene dobbiamo essere per le cose che nascono, anche se hanno contorni incerti, e non per le cose che muoiono, anche se vistose e in apparenza utilissime”. E ancora: “Questa Italia disordinata e disarmonica è però infinitamente più ricca e viva dell’Italia più o meno bene assestata del passato. E questa è solo una piccola consolazione. Perché anche nel crescere e del crescere si può morire. Ma noi siamo qui perché l’Italia viva”. Rileggre queste parole ci spiega in qualche modo come sia cambiata del tutto, in questi anni, e non in meglio, la natura e il senso della politica. Come si fa a progettare ciò che non si sa interpretare? E col cambiamento della politica cammina, con un tutameento di antropologia, economia, cultura… Certo ci sono tuttora persone che hanno anche oggi un’idea diversa, alta, progettuale della politica; o almeno sentono la difficoltà, direi la sofferenza, di non poterla pensare e applicare. Ma la maggior parte di noi e della società si è accomodata facilmente all’idea che la politica è solo l’amministrazione dell’esistente, l’equilibrio degli interessi costituiti e la loro gestione ottimale. Apparentemente ottimale poiché realizzata con la sola, miope bussola del profitto su tempi brevi. In modo tale che facciamo parte tutti di un cieco (e un po’ stupido) macchinismo universale (economico-finanziario-speculativo e di saccheggio sociale e ambientale) che gira duro e veloce, ma senza sapere né voler andare da nessuna parte. Basta ripensare a quello che Moro diceva sul “principio di non appagamento”: lo specifico cristiano nel far politica è di non accontentarsi di quello che c’è, cercare soluzioni sempre più avanzate, una giustizia e una libertà più grandi e sapere che saranno sempre soluzioni imperfette… Vita La O 30 MARZO 2008 cultura n. 13 3 Responsorio delle città toscane alla Madonna di Montenero Vergine delle Grazie Che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino, accogli la preghiera che sale dagli oranti della città di Dante. All’armonia dell’arte, al carme delizioso che corre da un canto all’altro unisci, ti preghiamo, quell’armonia dell’anima che crea la tua pace, che porta il tuo riposo. Lenisci col tuo viso Le inquiete intraprendenze Che portano all’affanno, lontano dal tuo Verbo. Te supplici preghiamo, o Vergine delle Grazie. O Vergine delle Grazie, che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino; Da Prato noi veniamo: dalla città opulenta, dalla città vivace nell’arte e nel commercio; liguri ed etruschi, romani e longobardi ci cinsero le mura in lotte e diatribe tra lacrime ed affanni. Ma noi tenemmo fede In Stefano, quel martire Che per amor di Cristo Il sangue suo versò; in Voi, o Vergin Madre, di cui quel sacro Cingolo noi tutti veneriam. Ascolta questa prece Nell’ora del dolore; all’ombra del tuo manto rifugio noi cerchiamo, O Vergine Maria. O Vergine delle Grazie, che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino, a te veniam fidenti: tra l’Albia e il fiume Elsa, sul colle che sovrasta le valli e le pianure, sorge tra splendida bellezza, magnifica la Siena; alle antiche lotte, nell’area del contado e della regione intera; a ciò che turbolento avvenne per anni e secoli, dà ai nostri giorni la pace della vita, la gioia di amarsi, la fede più squisita, nel none della Santa che qui fu mite e ardente, a gloria del Signore, a bene della Chiesa. O Vergine delle Grazie, che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino, Pistoia ci fu madre, tra l’Ombrone il monte Albano; corriamo nella vita, tra viti , fiori e piante… la memoria alle spalle, Il responsorio è una preghiera litanica prevalentemente, corale, comunitaria, in cui dall’animo del popolo credente sale a Dio una invocazione di lode o di domanda. Il cuore inquieto o assetato dell’acqua divina pare che parli direttamente con Dio in una spontaneità e immediatezza che va oltre le grandi elaborazioni letterarie. Questo nostro Responsorio alla Madonna di Montenegro vorrebbe ricalcare le preghiere popolari corali, nello stile, nelle immagini, nei simboli. di Vincenzo Arnone il futuro all’orizzonte, con la prece nella bocca, o ahimè il vuoto in cuore! E si passa, si cammina Tr a i l D u o m o , S a n t ’ A n d re a e S.Giovanni, ma distratti, come dietro a un sottile serpentino turbamento. Accogli ti preghiamo, il fiore dell’amore, la pianta del lavoro, la vita come un dono, nel nome del tuo Figlio, nel nome della pace. O Vergine delle Grazie Che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino, da Pisa noi veniamo; dalla città-repubblica, famosa oltre i confini, tra l’Arno e il mare mite; a te chiediam fidenti coraggio di cercare, la forza di amare, il senso di sperare nella Parola Eterna, oltre la beltà dell’arte che fugge ai nostri sguardi; apriteci, o Madre, le porte della Vita, le porte della gioia, nel Figlio tuo Gesù, nell’armonia divina, nell’orizzonte eterno. Amen. O Vergine delle Grazie, che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino: da Massa noi veniamo, tra il mare e l’Alpi Apuane, là dove la gran Rocca costruiro i Malaspina al tempo che fu…grande, e il Duomo e poi S.Rocco e il Crocifisso del giovin Buonarroti. Molti sono i segni che un tempo I nostri padri lasciarono A noi figli: di fede e di speranza, ma ahimè, che tempi, che passioni! Ridateci, o Madre, la prece d’umiltà, la fresca umanità e poi la dolce sensibilità alla Voce che dal cielo estende la sua eco tra il mare e le montagne, nel silenzio profondo della vita. O Vergine delle Grazie, che in alto a Montenero lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino, a Te veniam fidenti, noi figli di Grosseto, dalla Maremma fertile, dai campi, ov’è usa fatica e sofferenza . L’etrusco e poi il romano, il tosco e il mediceo ci diedero gli affanni e la bellezza antica che mai ci lascerà. Te supplici preghiamo Da campi e da colline, dalle memorie antiche, ove la prece schietta ornava i nostri templi. Ascoltaci ,o Madre, ai piedi dell’altar. O Vergine delle Grazie Che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino, da Lucca noi veniamo, là dove il fiume Serchio distende il basso corso; dal Duomo dove il Volto del Santo tuo Figliuolo ci guida da più secoli; eppure deturpiamo la vita che formiamo: discordia ed egoismo assalgono questi giorni, eppure la Legge del Signore non sempre noi viviam… O Vergine delle Grazie, pane e vino noi t’offriam nell’ora che la sera distende le sue braccia sul nostro cuore orante. O Vergine delle Grazie, che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino: in prece noi veniamo: la valle della Chiana un tempo ci fu madre, d’Arezzo la città ci cinge e ci protegge fra la beltà dell’arte e la vischiosità del male. Noi che del Serafico Vedemmo le sue piaghe E in alto al Monte Sacro Supplichevoli saliamo, chiediamo a te o Madre, la pace dello spirito, la gioia della vita, la fede nel tuo Figlio. Amen O Vergine delle Grazie Che in alto a Montenero, lo sguardo tu estendi sugli uomini in cammino: dalla Venezia nuova , dalla Fortezza Vecchia, dal mediceo molo, dalla Piazza Grande.. noi labronici a te veniam. Nei secoli fedeli al tuo Amore, al Luogo Sacro, che i padri ci diedero in dono, noi ti accogliamo nelle case e in città, come madre e protettrice; e verso il tuo monte lo sguardo noi alziamo come Madre delle Grazie, come Madre di bontà. Nell’ora che in principio Sorge il sole e nell’ora Che alla sera, là tramonta, a Te leviamo il canto e la preghiera, Madre delle Grazie e Patrona di Livorno: guida i nostri passi, illumina la vita di quanti a Te s’affidano nell’ora degli affanni. Amen Uno dei tanti ex-voto alla Madonna di Montenero 4 attualità ecclesiale n. 13 LA PASQUA UNA PERSONA CHE STA DRITTA In primo luogo, ha evidenziato il Santo Padre, c’è il compito dello “stare davanti al Signore”, il che significa porre “l’Eucaristia come centro della vita sacerdotale”. “Il sacerdote - ha spiegato - deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore. Retto deve essere il sacerdote, impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi”. Il sacerdote, dunque, “deve essere una persona retta, vigilante, una persona che sta dritta. A ciò “si aggiunge, poi, il servire”. SERVIZIO A DIO E AGLI UOMINI Con l’assunzione della parola “servire” nel Canone, ha osservato il Papa, “questo significato liturgico del termine viene in un certo modo adottato conformemente alla novità del culto cristiano. Ciò che il sacerdote fa in quel momento, nella celebrazione dell’Eucaristia, è servire, compiere un servizio a Dio e un servizio agli uomini. Il culto che Cristo ha reso al Padre è stato il donarsi sino alla fine per gli uomini”. E proprio “in questo culto, in questo servizio il sacerdote deve inserirsi”. La parola “servire” comporta molte dimensioni. “Certamente - ha chiarito Benedetto XVI - ne fa parte innanzitutto Vita La PAPA I preti oggi S ono “due i compiti che definiscono l’essenza del ministero sacerdotale”, secondo quanto scritto nel Libro del Deuteronomio e ripreso nel Canone II del Messale: “Astare coram te et tibi ministrare” (Stare davanti a te e a te servire). Lo ha detto, il 20 marzo, Giovedì Santo, Benedetto XVI, nell’omelia della messa crismale, nella basilica vaticana. COL 30 MARZO 2008 la retta celebrazione della Liturgia e dei sacramenti in genere, compiuta con partecipazione interiore”. Di qui l’invito a “imparare a comprendere sempre di più la sacra Liturgia in tutta la sua essenza, sviluppare una viva familiarità con essa, cosicché diventi l’anima della nostra vita quotidiana”. Allora emerge “l’arte del celebrare”. In quest’arte, ha detto il Pontefice, “non deve esserci niente di artefatto. Deve diventare una cosa sola con l’arte del vivere rettamente. Se la Liturgia è un compito centrale del sacerdote, ciò significa anche che la preghiera deve essere una realtà prioritaria da imparare sempre di nuovo e sempre più profondamente alla scuola di Cristo e dei santi di tutti i tempi”. NO ALL’ABITUDINE Fanno parte del servire, ha sottolineato Benedetto XVI, “ancora due altri aspetti”. Innanzitutto, “nessuno è così vicino al suo signore come il servo che ha accesso alla dimensione più privata della sua vita. In questo senso servire significa vicinanza, richiede familiarità”, ma “questa familiarità comporta anche un pericolo: quello che il sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine”. “Contro questa assuefazione alla realtà straordinaria, contro l’indifferenza del cuore - ha sostenuto il Papa - dobbiamo lottare senza tregua, riconoscendo sempre di nuovo la nostra insufficienza e la grazia che vi è nel fatto che Egli si consegni così nelle nostre mani. Servire significa vicinanza, ma significa soprattutto anche obbedienza”. La tentazione dell’umanità, ha proseguito il Pontefice, “è sempre quella di voler essere totalmente autonoma, di seguire soltanto la propria volontà e di ritenere che solo così noi saremmo liberi; che solo grazie ad una simile L’omelia della Messa crismale libertà senza limiti l’uomo sarebbe completamente uomo, diventerebbe divino”. Ma, ha avvertito, “proprio così ci poniamo contro la verità. Poiché la verità è che noi dobbiamo condividere la nostra libertà con gli altri e possiamo essere liberi soltanto in comunione con loro”. FARSI OBBEDIENTI “Questa libertà condivisa - ha detto il Papa - può essere libertà vera solo se con essa entriamo in ciò che costituisce la misura stessa della libertà, se entriamo nella volontà di Dio. Questa obbedienza fondamentale che fa parte dell’essere uomini, diventa ancora più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo noi stessi, ma Lui e la sua Parola, che non potevamo ideare da soli. Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse, ma annunciamo la Parola di Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo Corpo”. Insomma, “la nostra obbedienza è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa”. Il “farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione essenziale del nostro servire, ed è proprio ciò che ci rende liberi. In un tale essere guidati, che può essere contrario alle nostre idee e progetti, sperimentiamo la cosa nuova, la ricchez- In piedi per servire C ome i preti di sempre: ministri dei sacramenti, maestri della Parola, guida dei fedeli. Nessuna “novità”, dunque. Eppure Benedetto XVI nell’omelia della messa del Crisma, qualche novità la indica. Non a livello di contenuti, bensì di attenzioni, di stile, di atteggiamento personale. Tra le diverse suggestioni che le parole del Papa indicano, due in particolare ritengo siano importanti per il rinnovamento spirituale e pastorale dei sacerdoti e per un retto servizio a Dio e alla comunità. Benedetto XVI prende spunto dal Deuteronomio: “Stare davanti e Dio e a lui servire”. Anzitutto “stare davanti a Dio”. Il prete come sentinella, come colui che “sta in guardia”, “in piedi”: “Il sacerdote deve essere uno che vigila”. Oggi, più che in altri tempi, i cristiani si trovano assediati da cosiddetti profeti che annunciano novità, anche religiose ed ecclesiali, sempre più attraenti, ma che non sono secondo il cuore e il pensiero di Cristo. Chi aiuterà il gregge del Signore a discernere la parola di Dio dalla parola di uomini travestiti da profeti di Dio? Il Papa stesso nel suo Gesù di Nazareth aveva sottolineato: oggi il demonio se ne intende di teologia e di Sacra Scrittura. Facilmente, con belle citazioni e interpretazioni bibliche, può allontanare i cristiani dalla verità. Ecco la necessità di sacerdoti che siano veri conoscitori del Signore, garanti della verità di Dio perché sanno vivere “con lo sguardo rivolto a Lui”. Essere sentinelle, punti di riferimento per i fedeli per la testimonianza alla verità, alla parola del vero Dio e non di un qualche surrogato. Per questa missione, il prete deve essere anche attento conoscitore del mondo, “dritto di fronte alle correnti del tempo”. Ecco il messaggio: essere conoscitori di Dio e conoscitori del mondo, per saper vagliare quanto dal mondo emerge e irradiarlo della luce della verità. Ed è ancora per un pieno servizio alla verità che il Papa indica una seconda attenzione che il sacerdote deve avere nel suo servizio pastorale, che è un “servire a Lui”: quella di entrare sempre “nella volontà di Dio”: un impegno antico quanto il sacerdozio, ma che oggi è urgente sottolineare, in un tempo in cui molti ipotetici profeti, più o meno veritieri e credibili, presentano o rappresentano una Chiesa secondo il proprio pensiero o i propri gusti, e non secondo il pensiero di Cristo. In altre parole: non ci può essere la Chiesa di un teologo o dell’altro, di un prete o dell’altro, di un profeta progressista o di un profeta conservatore; c’è solo la Chiesa di Cristo e questa il prete deve servire con fedeltà, secondo il progetto di Dio e non secondo i propri orientamenti, le proprie inclinazioni, le proprie simpatie culturali. Per questo il Papa afferma: “Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse”, aggiungendo: “La nostra obbedienza è un credere con la Chiesa”. Un messaggio, quello di Benedetto XVI, che anzitutto i preti, ma anche i laici, devono attentamente meditare. Vincenzo Rini za dell’amore di Dio”. Gesù Cristo “ha voluto essere il servo di tutti” e, attraverso il “gesto della lavanda dei piedi”, “con l’umiltà del suo servire ci purifica dalla malattia della nostra superbia. Così ci rende capaci di diventare commensali di Dio”. L’Eucaristia, ha concluso, “come presenza della discesa e dell’ascesa di Cristo rimanda così sempre, al di là di se stessa, ai molteplici modi del servizio dell’amore del prossimo”. Commento La Chiesa e le elezioni “L a chiesa italiana non si schiera con nessun partito e neppure suggerisce le larghe intese”. Il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori, chiarisce il ruolo dei vescovi italiani nella campagna elettorale al termine del loro consiglio permanente, aggiungendo solo un suggerimento rivolto a “svelenire il clima”. L’invito agli elettori italiani è a “soppesare il programma e la globalità delle persone di ogni lista elettorale, e scegliere quelle che hanno maggior speranza di difendere i valori che i cattolici ritengono intangibili”. Betori, inoltre, ritiene “auspicabile” cambiare la legge elettorale in vigore “per tornare a dare un po’ di democrazia a questo paese”. Secondo il segretario della Cei, infatti, senza le preferenze “c’è un potere oligarchico di fatto”. Un invito apprezzato anche dal presidente del senato Francesco Marini: “Sono molto contento che sia intervenuta anche la Cei per dire che questa legge elettorale non va”. Vita La 30 MARZO 2008 attualità ecclesiale n. 13 MILANO Alzarsi e andare “I l futuro della Chiesa dipende dalla capacità dei sacerdoti di essere missionari tra i battezzati”. Incontrando, ieri nella basilica di Sant’Ambrogio, i preti della diocesi di Milano, il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il clero, ha insistito sulla “necessità della missione” anche dove la Chiesa è presente da secoli. “La maggioranza dei battezzati - ha sottolineato il cardinale, invitato dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi a parlare sul tema “La parola di Dio nella vita del prete e della Chiesa”, che sarà al centro anche del prossimo Sinodo dei vescovi, in programma a Roma in ottobre - non partecipa alla vita delle nostre comunità, perché non è stata sufficientemente evangelizzata. Noi sacerdoti abbiamo una responsabilità verso di loro, una responsabilità che ci siamo assunti quando li abbiamo battezzati”. USCIRE DALLE PARROCCHIE Ma quali sono, si è chiesto il cardinale Hummes, i “luoghi” dove è possibile, oggi, incontrare Cristo? Questa, infatti, è una condizione indispensabile per diven- Domenica II di Pasqua (anno A) “L di Paolo Ferrario INCONTRARE CRISTO OGGI La Parola e le parole At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31 Incontro del cardinale Claudio Hummes con i sacerdoti L’invito del cardinale Hummes ai sacerdoti ambrosiani, è stato, allora, quello di “alzarsi e andare”, di diventare, sull’esempio di San Paolo, “predicatori instancabili della parola di Dio”. “Non dobbiamo aspettare che la gente venga in parrocchia - ha ricordato Hummes - ma dobbiamo uscire dalle parrocchie per annunciare il Vangelo e condurre tutti all’incontro con Dio, che cambia la vita dell’uomo”. La Parola di Dio non è, infatti, una “rivelazione privata riservata a pochi eletti”, ma “è il messaggio per tutta l’umanità”, così che “tutti sono destinatari” di questo messaggio. “Anche l’uomo post-moderno e post-cristiano - ha insistito il prefetto della Congregazione per il clero - può essere toccato dal Vangelo e dare una risposta positiva all’invito evangelizzatore. L’incontro con la Parola, con il Logos, il Verbo fatto carne, può avvenire in qualsiasi tempo e ambiente, dai più raffinati e intellettuali, ai più poveri e semplici. La possibilità dell’evangelizzazione c’è sempre, sta a noi sacerdoti coglierla e uscire per andare incontro alla gente, là dove essa abita e lavora. Soprattutto le grandi periferie urbane e le campagne, devono essere luoghi privilegiati per quest’opera missionaria nelle diocesi, dal quale dipende il futuro stesso della Chiesa”. 5 tare discepoli e un avvenimento assolutamente centrale “nella vita di ogni cristiano e, in particolare, dei sacerdoti”. Citando l’esortazione apostolica “Ecclesia in America” di Giovanni Paolo II, il cardinale Hummes ha ricordato che “la Scrittura e l’Eucaristia”, sono due luoghi privilegiati di quest’incontro. “Cristo - ha aggiunto - lo si può incontrare anche attraverso le persone, soprattutto i poveri con i quali Cristo stesso si identifica e attraverso la preghiera, personale e comunitaria. Anche la stessa natura - ha aggiunto il cardinale - è luogo privilegiato di incontro con Dio, perché, come ha richiamato Benedetto XVI nel corso degli auguri natalizi alla Curia romana, lo scorso 21 dicembre, non si può mai conoscere Cristo soltanto teoricamente, ma, attraverso la conoscenza di Dio, noi arriviamo a conoscere l’uomo e il mondo intero”. LETTURA ORANTE DELLA BIBBIA In particolare, per il sacerdote, l’incontro con il Signore passa dalla “lettura orante della Bibbia”, dalla cosiddetta Lectio divina, fondata su quattro momenti: la lettura, la meditazione, la preghiera e l’azione. “La Parola di Dio - ha detto con chiarezza Hummes - è un itinerario spirituale inesauribile per il sacerdote, che è chiamato a uno studio costate della Parola”. Citando un predicatore della sua antica diocesi brasiliana di Santo Andrè, dove è stato vescovo per 21 anni, il cardinale Hummes ha anche ricordato ai tanti preti presenti in Sant’Ambrogio,che “un sacerdote dovrebbe leggere almeno un libro di teologia all’anno, altrimenti diventa insicuro, autoritario e, quindi, pericoloso”. Come i primi discepoli, “che sono usciti trasformati dall’incontro con Cristo”, anche i presbiteri devono mettersi all’ascolto della parola di Dio, “che non si può ridurre a dottrina, ma è originariamente una Persona, è il Logos eterno che è presso Dio ed è il definitivo volto trinitario di Dio”. “Noi sacerdoti - ha concluso il cardinale Hummes, che proprio in questi giorni ha lanciato, a tutte le diocesi del mondo, l’invito a proporre momenti di adorazione eucaristica per riparare alle mancanze del clero e per la santificazione dei sacerdoti - siamo chiamati a rinnovare costantemente la nostra adesione a Gesù, per portare i fratelli all’incontro autentico, vivificante e reale con il Signore della storia e di ogni esistenza umana. Dal Concilio Vaticano II in poi è stata fatta tanta strada e, intorno alla parola di Dio, sono sorte nuove comunità. Per questo, anche oggi, siamo chiamati a un rinnovato slancio evangelizzatore, a diventare predicatori instancabili per dire a tutti che è bello essere discepoli di Gesù”. a sera di quello stesso giorno, il primo giorno dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi’. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”. La pagina del vangelo può essere suddivisa in due parti. Nella prima è narrato il venire di Gesù ed il riconoscimento di lui vivente da parte dei discepoli; nella seconda il tema principale è la missione dei discepoli. Il tutto in un tempo, è sera, ed in un luogo, la sala dove i discepoli hanno vissuto con Gesù la cena prima della sua passione. Sono elementi che assumono un rilievo simbolico: la sera rinvia all’oscurità, quel buio che accompagna la vicenda della passione. Quando Giuda uscì dal cenacolo, annota Giovanni, ‘era buio’, e così era buio quando vennero ad arrestarlo con armi e lanterne. Il quarto vangelo sottolinea la realtà di un buio interiore del rifiuto e della disperazione ed indica per contrasto la presenza di una luce che vince le tenebre: ‘in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno accolta’. C’è anche un rinvio alla sera della cena, alla memoria viva e vicina del mangiare insieme di Gesù con i suoi e delle sue parole e dei suoi gesti. Eppure la situazione dei discepoli non è più quella dell’intimità e dell’amicizia ma quella della paura. Il luogo è chiuso e anche i discepoli sono chiusi, bloccati nella loro paura. La paura pervade il loro animo durante i discorsi di addio (Gv 14,1.27; 16,33). L’intero quarto vangelo indica diverse forme della paura: quella della folla che teme di parlare in pubblico di Gesù (7,13), quella dei genitori del cieco nato che temono di essere scacciati dal gruppo religioso (9,22); c’è poi la paura di notabili di essere espulsi dalla sinagoga se si dichiarano per Gesù (12,42). C’è una paura causata da fattori esterni, ma c’è anche una paura interna che fa ripiegare i cuori. La paura è tale se in qualche modo c’è qualcosa da perdere, se si può essere sottoposti al ricatto. La presenza di Gesù risorto che supera le porte chiuse e cuori è segno ogni ragione di paura è stata vinte. Anche la morte non ha più potere. In questo contesto ‘Gesù venne’. C’è un dato costante in tutti i racconti delle ‘apparizioni’ di Gesù nei vangeli: l’iniziativa è sua, la sua presenza non è attesa e programmata, il suo venire è azione gratuita e fonte di stupore e meraviglia. Addirittura il suo venire e il suo farsi ‘vedere’ non è riconosciuto immediatamente. E’ un’indicazione dell’esperienza di fede della prima comunità che rinvia anche alla nostra esperienza di fede, di noi che siamo invitati a riconoscere Gesù vivo e presente nella nostra vita con uno sguardo trasformato, capace di vedere nella fede. Gesù venne e si fermò: il suo ‘venire’ particolare, oltre le barriere. Sta qui un richiamo della Pasqua ebraica, che secondo la tradizione dell’Esodo fu celebrata dietro le porte segnate dal sangue degli agnelli. Gesù venne e il suo primo saluto è un saluto di pace. La pace è il primo dono della Pasqua ed è in stretto legame con le piaghe delle mani e del costato mostrate ai discepoli. Chi ‘venne’ non è un altro: è il crocifisso risorto. Offrendo come dono la pace ai suoi fa un gesto di rivelazione: ‘mostra’ loro infatti le ferite. Nei testi giovannei sempre il tema della pace è connesso alla passione e risurrezione di Gesù (14,27; 16,33; 20,19-26). Non è la pace del mondo: la pace non elimina la morte e la dimensione di sofferenza, ma rende possibile accogliere il cammino di Gesù e il suo entrare nella morte come momento di vittoria sulla morte: ‘Io ho vinto il mondo’ (Gv 16,33). I discepoli riconoscono nei segni delle mani e dei piedi i segni del servo di Jahwè, l’agnello. I discepoli ‘gioirono’. Il secondo dono della Pasqua di Gesù, per Giovanni, è la gioia. E’ una gioia particolare: si tratta di partecipare alla gioia del Padre, alla gioia di Cristo che si è consegnato al Padre e agli uomini. E’ anche una gioia che non dimentica la croce, ma che proprio nella croce legge il manifestarsi di un volto di Dio inaudito, il volto di Dio come amore che si dona. In questo sta la ‘gloria’ di Dio che si comunica sulla croce. La’ dove c’è pace e gioia - ci sta dicendo Giovanni - sono presenti non solo i segni del Risorto, ma anche vi sono tracce per poterlo incontrare e riconoscere presente. Ciò apre a noi una visione di speranza e di fiducia: in ogni percorso umano in cui la pace è ricercata e perseguita per superare conflitti e laddove c’è apertura alla gioia che fa superare paure e aprirsi all’incontro, lì vi sono tracce della presenza del Risorto che ha consegnato il suo Spirito. A questo punto la seconda parte del racconto: Gesù invia i suoi, li fa partecipi di una missione che ha la sua sorgente nell’amore del Padre: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi… alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”. I discepoli sono inviati a continuare l’opera di Gesù, il motivo della sua vita. Nell’invio Gesù dona lo Spirito: il verbo usato è lo stesso del gesto di comunicazione di vita ad Adamo (Gen 2,7), e nella pagina di Ezechiele (37,9) in cui è presentata la visione delle ossa aride che riprendono vita per l’invio dello Spirito. La prima comunità sperimenta una trasformazione profonda, che non è opera dell’uomo: il passaggio dalla paura al coraggio dell’annuncio per portare il perdono di Cristo è dono dello Spirito. Gesù chiede ai suoi di continuare la sua missione. E’ lo Spirito il grande protagonista dell’esperienza della fede e della testimonianza che da Pasqua inizia. Alessandro Cortesi op 6 spazio aperto n. 13 30 MARZO 2008 Poggio a Caiano: una storia da raccontare 120 anni per la Misericordia C hi si vorrà accingere a scrivere la storia di Poggio a Caiano non potrà dimenticare una delle più vecchie Istituzioni: la Confraternita di Misericordia. Centoventi anni fa, il 25 marzo 1888 nell’allora frazione del comune di Carmignano, nasceva l’Associazione di Carità per Mutuo Soccorso, avente come scopo l’assistenza degli ammalati e di tutti coloro che si trovavano in stato di povertà. Nel primo statuto a stampa del 1906, pubblicato dalla Tipografia M. Caparrini di Signa, si legge che fra le varie attività era previsto: il trasporto degli ammalati all’ospedale, l’uso gratuito L a notte tra il 13 e 14 marzo 2008, a 88 anni, muore per insufficienza respiratoria Chiara Lubich, dopo aver lasciato di sua volontà il Gemelli per venire a morire a Grottaferrata fra i “Focolarini”, tra i suoi primi “compagni di via” sel movimento, che si chiamò d’apprima “l’ideale” o “focolare dell’Unità”, poi Opus Mariae, da lei fondato nel dicembre del ’43, quando aveva 23 anni. Non mi son mai spiegato, frequentando le loro riunioni, i loro luoghi di vita quotidiana le loro “Mariapoli” estive a Tonadico di Primiero o in val di Fassa, e stringendo buoni rapporti con persone del loro ambito, il particolare e forte carisma di Chiara, ma ho conservato per più di cinquant’anni un suo scritto, che mi dava una qualche singolare consolazione. E non so neppure perché l’ho così gelosamente conservato, dato che, quando lo lessi, attraversavo anni duri e difficili, con la scuola, perché non mi entrava più niente in testa; vivacchiavo gli studi con rendimento scarsissimo, con libri malfatti e professori vanesi, tutti presi dalla attività extrascolastica, un periodo dunque da vergognarmene e tale da rimuovere e dimenticare, ma che tende a ricomparire nei sogni angosciosi. Trascrivo dunque da un mio blocchetto: Anima che rifiorisci Giacomo Caiani, la storica guida della Misericordia di Poggio a Caiano degli utensili sanitari per la comunità e tutte le forme di pronto intervento per gli infortuni. Nasceva dunque in quegli anni un sodalizio che aveva come principio ispiratore l’amore per il prossimo. Gli anni a cavallo fra l‘800 e il ‘900 furono caratterizzati a Poggio a Caiano da un intenso fervore religioso che vide nascere, accanto alla nuova chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del Santissimo Rosario, l’Istituto delle Minime Suore del Sacro Cuore fondato da Margherita Caiani. Nel 1911 l’Associazione di carità, fino ad allora ospitata in alcuni spazi del teatro Fortini, potè finalmente avere, in via Umberto I, una sede più consona alle proprie finalità. L’11 aprile del 1930, in sede d’assemblea, l’Associazione modificò il suo nome in Confraternita di Misericordia (sotto il patronato di San Giuseppe) e l’autorità ecclesiale ne approvò lo statuto con decreto del 10 maggio dello stesso anno. “Negli anni trenta - scrive Luciano Santini nel Diario di una Confraternita - la Misericordia diventa luogo di aggregazione e ricreazione. Dopo la morte di Chiara Lubich Reminescenze sotto il sole primaverile di Dio, dà al padre che nei cieli ti coltiva come un fiore della sua serra, tutta la tua bellezza che porti e non sai. Se tu sapessi quanto è grande il dono di Dio! Sei bella come l’acqua viva che è bacio di Dio, che la grazia vuole inzupparti come un frusto di pane nel vino. Ma tu non sai il tuo fascino. Sei rossa come il sangue del più bello dei figli degli uomini, ma non sai la potenza di quel sangue: parola di martirio, voce di riscatto che t’apre l’eterna felicità, grido ultimo d’amore d’un uomo Dio per te che t’ha amata fino alla morte. Tu non sai che sei bella tanto bella da attrarre alla terra chi t’ha creata coi cieli e non ti vuole lasciar perdere ma farti più bella. Non ti smarrire, son tante le cose vane fra le vanità del mondo vuoto. Ma il tuo cuore sente un richiamo sottile che ti solleva quando ami e ti tormenta quando distogli lo sguardo dal sole. Sei fatta per la fe- licità, il tuo cuore la reclama come il bimbo la mamma, e la felicità è nell’amore, se ti restringi il cuore intisichisce, se lo dilati all’infinità respiri divinamente. Come un oceano ha da esser il tuo cuore. Dà e ti sarà data la felicità, ma dà tutta la potenza del tuo cuore a chi lo sa riempire. Tu conosci la pienezza del gaudio a chi tutto ridona. Non sei fatta per le cose a metà, ripugnano agli uomini, che a ben ragione detestano il tuo Nella sua sede ci si ritrova per ascoltare la radio, le notizie sul giro di Francia e sui campionati di calcio, per ascoltare le commedie e per giocare a dama sgranocchiando lupini”. Nel 1943, grazie all’intervento di Ardengo Soffici, la Confraternita poté ottenere dallo Stato l’uso della Cappella della Villa Medicea dedicata ai SS. Cosma e Damiano. Erano gli anni del secondo conflitto mondiale e la Misericordia, guidata dal Commissario straordinario Giacomo Caiani, si adoperò – insieme alle Minime Suore del Sacro Cuore – nell’assistenza sanitaria e spirituale ai feriti e alla popolazione duramente provata. bigottismo, ripugnano al cielo giacché è maledetto colui che opera male le cose di Dio. Datti tutta e ti sarà dato e la misura sarà buona e piena sempre tutta la gioia, anche sulla terra, perché è gioia che rifiorisce calda specie dalla ferita desiderata per amore. Tu conoscessi la gioia di chi si dà, ed ha sete di soffrire per dar prova d’amore, forse comprenderesti meglio ciò che ti dico. Raccogli, raccogli di questa divina gioia quaggiù affinché sia pieno il tuo guadio lassù e la misura sarà agitata e traboccante, sempre crescente densità di calore ad ogni respiro della tua Vita La In occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione fu ancora Soffici (Capo di Guardia della Misericordia) a dettare il testo dell’epigrafe commemorativa: “Sotto la denominazione divina di carità umana di misericordia per mezzo secolo questa Confraternita servì amorosamente con la sua opera Dio e gli uomini”. E’ quello che la Misericordia ha continuato a fare fino ad ora, grazie all’opera dei suoi volontari che, animati di spirito di fratellanza, contribuiscono a dare lustro ad una lunga tradizione. Oggi la Confraternita di Misericordia conta più di 2.000 iscritti ed è più che mai radicata nel tessuto sociale di Poggio e ancor più attenta alle necessità della popolazione. Luigi Corsetti vita. Ma tieni la nobile posizione di dare, dare sempre, dare tutto con pieno cuore e tutte le forze. Se tu chiedi non hai, se tu dai avrai. Se tu vuoi chiedere alla pienezza di Dio, chiedi di dare: dammi d’amarti Signore, con amore, con amore immenso com’è immenso il tuo cuore. Guardati attorno, quanto sangue di Dio sparso a far belle le altre anime, bella come la tua, ma che non sanno. Datti a raccogliere quest’ultima preziosità. È quattro giorni la vita, ed è una ricerca. Sempre hai errato se non ti sei curata di questo tesoro nascosto: potresti lavorare alla vigna di Dio, al resto ci penserebbe il tuo Padre, te l’ha promesso ed è voce di Dio. Mentre gli altri lavorano per una felicità che fugge ascolta la parola sommessa del divino crocifisso che ancora ed ora più che mai attira i cuori più belli “amami almeno tu!”. Uniamoci in una catena di amore per lui che non si cura dei frutti non nati dal suo amore, e vuole cuori per crescervi l’albero del suo amore: curiamoci di lui e degli interessi suoi che mentre si nascondono le ricchezze della reggia non entrino i ladri a rapire i figli del re. Mi ricreavano le parole di un anima intrisa d’amore di Dio “come un frusto di pane nel vino”. Giorgio Cinotti Pistoia Sette N. 13 C 30 MARZO 2008 hi è passato dal Centro di Pistoia nel pomeriggio di domenica 16 marzo, domenica delle Palme, ha visto e, se è rimasto con noi, ha vissuto qualcosa di incredibilmente intenso e coinvolgente. Che cosa stesse accadendo lo annunciava la presenza del vescovo su un palco posto vicino alla Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas, lo spiegava uno striscione colorato realizzato dai ragazzi dell’AC su cui era scritto “Giornata diocesana dei Giovani”, lo raccontavano nel dettaglio i volti, alcuni tesi per l’emozione, altri sorridenti, alcuni incuriositi e interessati, altri no. In effetti lo striscione aveva subito qualche ammaccatura dalla pioggia della mattina, ma si leggeva bene il messaggio: “Avrete forza dallo spirito santo e mi sarete testimoni fino agli estremi confini” (At 1,8) Questo hanno fatto i giovani della Chiesa di Pistoia, riuniti lì ciascuno dal suo percorso di formazione, dalla sua parrocchia, dalla sua associazione, con un proposito ed un desiderio, entrambi pienamente raggiunti. Il proposito era quello di raccogliere l’invito che il nostro vescovo aveva fatto ai giovani quando era venuto ad incontrarli al Pescara, il 31 agosto dell’anno scorso, in occasione del pellegrinaggio di Loreto. «Raccontatemi – aveva detto il vescovo – la Chiesa. Raccontatemi il “noi” di cui fate parte. Perché probabilmente il Vescovo ha bisogno di vederla con gli occhi dei giovani, per capirla meglio, per servirla meglio, per amarla di più.» E questo proposito è stato raggiunto con alcune testimonianze che hanno raccontato al vescovo cos’è il “noi” della Chiesa. Hanno raccontato la bellezza e la fatica che i giovani incontrano nel loro percorso di appartenenza alla Chiesa e in quali modi concreti vivono il “noi” . Hanno portato alla luce le motivazioni profonde che spingono ad abitarla. Il proposito era quello di annunciare, a tutti, ai passanti, agli altri giovani, alla città, la bellezza di seguire il Signore, la voglia di prendere sul serio la sua parola, la consolazione della sua compagnia. Annunciare a tutti la gioia del Vangelo e la bellezza di poter abitare la Chiesa. E annunciarlo fino agli estremi confini. Ma domenica pomeriggio, forse anche grazie alle persone che avevo accanto, alle spalle, di fronte, mi veniva da pensare che i confini “estremi” fino a cui va spinto l’annun- DOMENICA DELLE PALME Il dito dei giovani In Cattedrale Adorazione eucaristica perpetua I l 30 marzo, la seconda domenica di Pasqua, domenica della divina misericordia, alle ore 18, in Cattedrale, monsignor Mansueto Bianchi presiederà la celebrazione eucaristica per gli adoratori dell’adorazione eucaristica perpetua di Pistoia e Lamporecchio. È un momento molto importante, soprattutto per l’adorazione di Pistoia in quanto ha mosso i primi passi proprio in occasione della domenica in Albis 2005. Tutti gli adoratori e tutti i fedeli sono invitati a questo momento di preghiera. Cattedrale Vespro d’organo cio del Vangelo non sono solo quelli geograficamente lontani. È estremo anche il confine del disinteresse e dell’arroganza. Sono un estremo confine le insidie alle ragioni di vita e di speranza dei nostri giovani. È estremo il confine del vuoto, dell’inedia, della mancanza di un punto di riferimento su cui orientare la vita nelle sue scelte fondamentali. È estremo il confine del piacere ad ogni costo; l’insidia della regola del più forte o, peggio, del più furbo; la sete inappagata di pienezza. È un estremo confine, quindi, che attende l’annuncio del vangelo di salvezza e l’incontro con Gesù Cristo, il mio amico che da solo non ce la fa anche se non ha il coraggio di dirlo, la mia vicina di casa, la mia stessa vita, la mia città. In quell’istante di riflessione mi sembrava di vedere in ogni giovane che avevo davanti un chicco di sale chiamato a salare tutto quanto gli passa vicino nei giorni della sua vita; o il grammo di lievito che il Signore ha impastato in tanta farina perché tutta si fermenti e si orienti verso il bene. Stavano là come uno che ti indica una direzione. Ecco cosa c’era di incredibilmente intenso e coinvolgente: passare dal Centro di Pistoia nel pomeriggio di domenica 16 marzo, domenica della palme, significava imbattersi in qualcuno che ti indica una direzione (e ti chiedi: dove indica?) in un dito teso verso un punto (e ti chiedi: che ci sarà là di tanto importante), un punto all’infinito. La speranza è che tutti abbiamo seguito con sguardo non disattento il dito dei giovani. Cosa è successo domenica scorsa presso la Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas? Nell’anno dell’annuncio abbiamo annunciato alla città di Pistoia i mille modi con cui il Signore ancora sa conquistare i nostri cuori, e cosa ci stiamo a fare nella Chiesa. Abbiamo dimostrato con la presenza festante che la amiamo e per questo le chiediamo qualcosa in più. Abbiamo fatto presente di essere anche noi “la Chiesa” di cui abbiamo parlato. Abbiamo detto che la bellezza della vita sta tutta nel servizio e nel dono fino all’ultima goccia della propria esistenza. Abbiamo detto a chi ci ascoltava che la Chiesa è quel “noi” dove le mie tenebre si dissolvono, dove l’egoismo ha l’occasione di lasciare il posto alla carità; che è il luogo dove abita la sorgente della gioia, dove ha senso impegnarsi per un mondo davvero migliore. Abbiamo detto alla città che il Regno di Dio viene: speriamo che stavolta Pistoia riconosca il tempo in cui è stata visitata. Io desidero ringraziare tutti quelli che hanno dato il contributo più generoso che io abbia mai visto. Chi ha allestito, organizzato, pensato; chi ha disegnato, annodato, trasportato; chi ha arrotolato bigliettini, portato sedie, preso accordi, montato palchi e tende. Sono sforzi e sacrifici, questi, che si fanno e non pesano solo per qualcuno o per qualcosa che si ama sinceramente. Ho chiesto una cosa al Signore. Gli ho chiesto di ricompensare con una misura pigiata, scossa e traboccante di beni e benedizioni ognuna delle infinite gocce di pioggia che hanno inzuppato i vestiti di chi ha allestito il palco sotto l’acqua; ogni graffio sulle mani di chi ha preparato i rami di olivo; tutta la passione che ha spinto avanti le cose; ogni grammo della pazienza di chi ha arrotolato i bigliettini; ogni intuizione a chiunque l’abbia avuta; ogni morso dello stress a chi è toccato; tutta la dedizione e lo spirito di servizio di chi ha fatto le riprese; ogni parola di ciascuna delle testimonianze; tutta l’attenzione a chi l’ha accordata agli altri; ogni istante del sonno perso di chi ha organizzato; tutte le fitte di fastidio ai muscoli delle gambe e delle braccia di chi ha sfacchinato sotto e sopra; tutto il coraggio dell’appartenenza di chi distribuiva i volantini; ogni gesto di generosità a chi ci ha aiutato in qualunque modo; tutto il desiderio di bellezza di chi ha preparato la liturgia; ogni respiro della voce di chi ha cantato e presentato; ogni sorriso di chi stava ancora lavorando la notte tardi; ogni sforzo, riuscito o no, di mantenere la pazienza; tutte le preghiere di chi ha pregato perché non piovesse e per tutto il resto; ogni macchia sui vestiti e sulle mani di chi ha disegnato e colorato; ogni volta, momento, istante che qualcuno ha fatto qualcosa, qualunque cosa, per il “noi” che abbiamo raccontato e che abbiamo reso bello. Ho chiesto questo al Signore, ma credo che ci avesse già pensato da sé. È questa la direzione che il dito dei giovani ha indicato a tutti. Ho detto a tutti. Edoardo Baroncelli responsabile paatorale giovanile con Fumiko Omatsu M usiche di Cavazzoni, Frescobaldi, Pasquini, Zipoli e Gherardeschi, eseguite dalla giovane organista giapponese Fumiko Omatsu, per il Vespro d’organo in programma domenica 30 marzo (ore 17) in Cattedrale (organo Tronci, 1793). L’iniziativa si colloca al termine di un corso intensivo organizzato dall’Accademia d’Organo “Giuseppe Gherardeschi”, che si è svolto dal 24 al 30 marzo sugli organi pistoiesi. Vi hanno partecipato un buon numero di organisti non solo italiani, ma anche un australiano e ben otto ex studenti giapponesi dell’Accademia di Shirakawa. Fumiko Omatsu , dopo aver concluso gli studi pianistici allo State Kochi University Department of Education, ha studiato organo sotto la guida di Hiroshi Tsuji e Hatsuko Imamura. Ha partecipato per sette anni all’Accademia di interpretazione di musica organistica italiana di Shirakawa, sotto la guida di Umberto Pineschi e all’Accademia di interpretazione di musica organistica spagnola a Gifu per cinque anni, alla scuola di Guy Bovet, sotto la cui guida ha studiato anche a Romainmotier. Nel 2006 ha conseguito uno dei premi Shirakawa e nel 2007 ha vinto il “Premio Pistoia” dell’Accademia d’Organo “Giuseppe Gherardeschi”. Insegna organo fondamentale a Shirakawa, dove è anche organista della chiesa di Sohara. Pa.Ce. 8 chiesa pistoiese n. 13 Giornata internazionale del “lavoro invisibile” I familiari vanificano in breve tempo, quali il pasto che richiede ore di preparazione e che viene consumato in fretta, la cucina, le camere e la casa che si sporcano in pochi minuti dopo essere state lungamente pulite, e così via. Il tutto non retribuito, svolto in seno alla famiglia, soprattutto da parte delle donne. Lo si definisce “invisibile” perché il suo valore non viene quantificato nei conti nazionali e, nonostante si riconosca che esso costituisce una grande ricchezza economica e sociale per il paese, continua ad essere occultato in ogni valutazione ufficiale. Il lavoro familiare, infatti, è poco considerato, dato per scontato, mai remunerato, sebbene tanto prezioso per il benessere della famiglia e della società. La stessa attività costituisce un vero e proprio lavoro, anche ben remunerato, quando è svolto per terzi, mentre appare invisibile quando è fatto gratuitamente a favore dei propri familiari. Non dimentichiamo che il parlamento europeo nella risoluzione del 13 gennaio 1986 aveva individuato l’importanza del lavoro non remunerato delle donne nella formazione del prodotto nazionale. La corte costituzionale, con sentenza n. 476 del 1987 e con quella successiva n. 28 del 1995, aveva con chiarezza affermato che “il lavoro effettuato all’interno della famiglia per il valore sociale ed economico può essere compreso nella tutela che l’art. 35 assicura al lavoro in tutte le sue forme”. Ancora, nel 2005 la Corte di cassazione ha affermato che “costituisce ormai patrimonio della giurisprudenza il principio secondo cui la casalinga, benché non percepisca reddito monetizzato, svolge un’attività suscettibile di valutazione economica, che non si esaurisce nell’espletamento delle sole faccende domestiche ma si estende al coordinamento della vita familiare. Ma se la legislazione è riconoscente, non altrettanto lo è il piano attuativo. Va precisato, infine, che questa è la giornata internazionale del lavoro casalingo, perché in Canada l’associazione Afeas (associatiòn fèminine d’educatiòn e d’actiòn sociale) è già all’ottava edizione e, a sua volta, la Fefaf (federatiòn europèenne des femmes actives au foyer) che comprende venticinque organizzazioni di casalinghe di tutta Europa, fra le quali anche il Moica, chiede che ci si adoperi tutte a rendere visibile questo nostro lavoro invisibile. Ed è per questo che la nostra associazione Moica, prima in Italia per numero d’iscritte, ne ricorda ogni anno la ricorrenza il primo martedì del mese di aprile. L’appuntamento di quest’anno, rivolto a tutte le casalinghe, è per martedì 1 aprile, alle ore 15,30, nell’aula magna del seminario vescovile, via Puccini 36, Pistoia. Annamaria M. Palchetti Valdibrana Fiamme devastano il Santuario U n incendio divampato la sera di Pasqua, presumibilmente tra le ore 20 e le 22, ha reso inagibile il Santuario di Valdibrana, meta di tanti pellegrinaggi da parte di fedeli provenienti da tutta la provincia e anche da altre località. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco. L’incendio (nella foto, di Luca Castellani) probabilmente è partito da una candela ed ha distrutto alcune bacheche che conservavano gli ex voto. Ma il danno maggiore è stato causato dalla fuliggine che ha riempito completamente la chiesa, le pareti e gli arredi. «Sono rientrato verso le 22.30 – ci ha detto il parroco, monsignor Cesare Tognelli - La chiesa era regolarmente chiusa, sennonché, entrando, mi sono trovato davanti ad un muro di fumo acre e insopportabile, per cui ho cercato subito di aprire, ma senza rendermi conto fino in fondo di cosa fosse successo. L’incendio è partito probabilmente da qualche candela che era rimasta accesa, ed ha Vita La Prunetta Moica l movimento italiano casalinghe (Moica) toscano il 3 aprile del 2007 ha dato inizio, partendo da Pistoia, alla celebrazione della “Giornata internazionale del lavoro invisibile” con l’intento che se ne parlasse al fine di “renderlo visibile”. L’invito odierno è che martedì 1 aprile 2008 tale ricorrenza venga ricordata e celebrata, da parte dell’associazione in tutta Italia e, se non lo si può fare in manifestazioni pubbliche perché è in pieno svolgimento la campagna elettorale, lo si debba almeno fare con un articolo di giornale, al fine che i politici in corsa si impegnino a rispettare questo lavoro. E d’altronde c’è la festa del babbo, della mamma, dei nonni, degli innamorati, sembra giusto che un giorno dell’anno ci si ricordi del lavoro casalingo, meglio detto lavoro familiare. Il lavoro invisibile comprende l’insieme delle attività che spesso anche i 30 MARZO 2008 Il fuoco sarebbe scaturito da una candela caduta su una panca. Distrutte le bacheche che contenevano gli ex voto riempito la chiesa di una polvere sottilissima di fuliggine che è penetrata dappertutto, impregnando i muri. Perciò, credo che i lavori di ripristino e sistemazione siano piuttosto lunghi». Distrutti, dietro l’altare, gli ex voto più antichi (quelli sopravvissuti alle razzìe) fra cui un busto ortopedico lasciato moltissimi anni fa da una persona miracolata. Distrutta la bacheca che era stata predisposta per i fiocchi dei tanti bambini che vengono battezzati al Santuario o comunque così affidati, dai genitori, alla Madonna di Valdibrana. Sono stati anneriti gli altri fiocchi. E’ bruciato il libro delle preghiere e delle richieste di intercessioni che ogni giorno viene sottoscritto dai fedeli e dai pellegrini. E’ stato, per fortuna, soltanto parzialmente annerito, l’affresco della Madonna miracolosamente rinvenuto, oltre cinque secoli fa, dopo che la Vergine era apparsa in sogno a una pastorella e aveva dato così il via a una devozione ininterrotta nei secoli e, da alcuni anni, nettamente aumentata. Patrizio Ceccarelli Pasqua con la corale di Santa Barbara I n un’atmosfera di inverno che non vuole finire e di una primavera che non arriva,con tanti centimetri di neve a terra, Pasqua si è conclusa in gloria con un concerto svoltosi in San Basilio. Il percorso di recite e canti sacri dai paesi del mondo è stato effettuato dall’ottima corale di Santa Barbara di Campo Tizzoro diretta dal maestro Gilberto Valgiusti, con le letture del cammino pasquale di Francesco Talini. Applaudita l’esibizione dei musicisti Roberto Benelli, Mario Romanelli, Giovanni Petrucci che hanno eseguito “Amare è pace”. Era presente -incurante della neve- un centinaio di persone che hanno applaudito bravi coristi e l’operato del consiglio pastorale organizzatore dell’iniziativa. Lo spettacolo è stato realizzato con un contributo della Banca Credito Cooperativo di Maresca e l’assessorato alla Cultura del Comune di Piteglio che aveva il patrocinio. La corale di Santa Barbara è nata nel 1940, anno di consacrazione della chiesa di Campo Tizzoro. È stato stampato, per l’occasione, un opuscolo, guida all’ottimo spettacolo. Gli intervenuti sono stati omaggiati con piccole uova e cartoncini augurali, regalo della direzione della corale. Lo spettacolo si è concluso con un buffet. Giorgio Ducceschi Pozzo di Giacobbe, Caritas diocesana Un lavoro possibile L a Caritas diocesana di Pistoia e l’associazione di Volontariato “Pozzo di Giacobbe”, in collaborazione con il Comune di Quarrata, invitano tutta la cittadinanza a partecipare all’incontro “Un lavoro possibile – La sperimentazione nell’avviamento al lavoro di donne in difficoltà: i risultati del progetto Salti”, che si terrà a Quarrata presso le Scuderie di Villa “La Magia” sabato 29 marzo p.v. a partire dalle ore 9.30. L’incontro servirà a rendere noti i risultati di un importante ed innovativo progetto, finalizzato alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo di donne svantaggiate e realizzato dal “Pozzo di Giacobbe” grazie ai contributi dell’8xMille alla Chiesa Cattolica e con il sostegno della Caritas di Pistoia e del Comune di Quarrata, oltre alla collaborazione di altre associazioni, cooperative e parrocchie del territorio. Nell’occasione interverranno: Sabrina Sergio Gori (Sindaco di Quarrata), Emiliano Innocenti (presidente associazione “Pozzo di Giacobbe”), Alessia Maggi (Caritas Italiana), Daniela Gai (assessore politiche sociali della Provincia di Pistoia), Vincenzo Mauro (assessore politiche sociali del Comune di Quarrata), Arianna Baldi (associazione “Pozzo di Giacobbe”, referente Progetto Salti). Nel corso della mattinata sarà proiettato un videoreportage sulle attività realizzate e sarà allestito uno spazio espositivo con i lavori realizzati nei laboratori di cucito e patchwork. INFO: (328.3810278) Rossano Ciottoli Vita La 30 MARZO 2008 chiesa pistoiese n. 13 Il 12 marzo alla Casa dell’Anziano Marliana Presentazione del libro di don Mauro Gatti M ercoledì 12 marzo, presso la Casa dell’Anziano, il vescovo monsignor Mansueto Bianchi ha presentato il libro “Una vita per gli altri – Ricordi di un parroco” scritto da don Mauro Gatti, con la prefazione del professor Andrea Vaccaro, e dedicato proprio al nostro vescovo. Nel giorno dell’ottantasettesimo compleanno di don Mauro, in un atrio gremito di persone, ed alla presenza del prefetto e del questore, l’architetto Suppressa ha condotto la presentazione invitando varie persone a prendere la parola. Ha iniziato il dottor Matocci, direttore della Casa dell’Anziano, che ha manifestato il suo apprezzamento per questo libro che ”esprime una coerenza straordinaria e una grande forza nella fede; un libro che ci arricchirà”. L’architetto Suppressa ha poi continuato la sua introduzione spiegando come l’idea del libro sia nata da un suo colloquio con don Mauro e altri due amici, e che si tratta di un “libro che, pur nella forma snella, riesce a trasmettere una grande intensità; un libro in cui nelle fotografie don Mauro non appare mai da solo ma è sempre impastato della vita e con la vita degli uomini: non è mai stato solo e ancora non lo è, come testimonia la grande partecipazione di stasera”. L’INTERVENTO DEL VESCOVO Di seguito ha preso la parola il vescovo, che così si è espresso nei confronti di don Mauro e del suo libro: “Il libro comincia un venerdì, quando don Mauro si è ritrovato nello stesso punto in cui il suo cammino verso il sacerdozio è iniziato. Si tratta della sintesi di una vita lunga, operosa e ricca di generosità, le cui tappe sono fedelmente ripercorse e raccontate. Una domanda che viene da farsi è questa: qual è il filo rosso che percorre questa tela e ne costituisce l’ordito? La risposta pare essere la fedeltà: don Mauro è stato un prete fedele al proprio essere prete. Si tratta di una fedeltà seguita nelle diverse situazioni; significa fedeltà al Signore, che lo ha chiamato ragazzino di 11 anni e ancora lo accompagna. Si tratta di fedeltà alla gente, espressa attraverso una vita per gli altri: una vita presa in mano e regalata agli altri perché ne possano disporre. Una fedeltà che ha sempre generato gioia, che è il clima normale di tutto il libro e traspira da ogni episodio narrato. È una gioia profonda, che dipende dall’aver il “sole” dentro. Viene allora da chiedersi se ci sono stati momenti di crisi e sofferenza nella sua vicenda ministeriale: don Mauro li ha saputi trasfigurare; il “sole” che aveva dentro ha continuato ad illuminare e riscaldare anche quando fuori era buio e freddo. Quella di don Mauro è una lunga vita che ha attraversato una grande storia del mondo e della Chiesa; è come ritrovare il tutto in un frammento, che è la vita di un prete. Don Mauro ha vissuto la sua adolescenza in epoca fascista, è diventato prete nel periodo della guerra, ha esercitato il suo ministero durante gli anni della ricostruzione, ha vissuto l’epoca del Concilio e del ’68, e ancora oggi è un sacerdote attivo nell’epoca della globalizzazione. Don Mauro, non mollare! Continua a servire, perché questo è stato il tuo tesoro nella Chiesa di Pistoia. Grazie a nome della Chiesa locale e della gente. Ogni volto delle persone qui presenti è una storia e una stagione: ricollegati insieme, ricompongono il cerchio della tua umile e splendida vita”. Dopo il vescovo, hanno preso la parola don 9 Baronti, che porta i saluti e gli auguri della comunità di Bottegone di cui don Mauro è originario, e il presidente della Banca di Pistoia, dottor Caselli, che è stato un “ragazzo” di don Mauro e nel cui ricordo c’è un prete innamorato di Dio e della Chiesa di Pistoia, che ha saputo far diventare “quei ragazzi” uomini. A seguire, il saluto della signora Pucci, consigliere comunale di Limite sull’Arno, che ha letto una lettera del sindaco della comunità di cui don Mauro è stato parroco per 12 anni, e il saluto della signora Tognetti, sempre di Limite, che a nome degli ex parrocchiani ha portato in dono un crocifisso in ceramica, opera del maestro Silvio Mazzantini, anch’egli un ex “ragazzo” di don Mauro. IL DISCORSO DI DON MAURO Infine, il discorso di don Mauro, al quale questa serata è sembrata un sogno ed il cui cuore batteva all’unisono con il nostro. “Pensavo ad un piccolo opuscolo”, dice don Mauro, “ma poi è diventato un libro. La mia strada non è stata facile, come tutte quelle degli uomini. Nel mio libro non ho parlato dei momenti negativi perché oggi basta accendere il televisore per sentire solo brutte notizie. Dove ho trovato la forza? La risposta sta nelle citazioni riportate nei capitoli del mio libro. ‘So a chi ho creduto’ (2Tm 2, 12): ho creduto a Gesù e ho camminato dietro la sua trac- cia, e ho ricordato e pregato sempre la Madonna sotto il titolo di “Madre del buon consiglio”. Sono ancora in cammino verso la meta della perfezione cristiana. Il sacerdote ha anche una funzione di ordine sociale, egli si dedica a tutti senza orario. La missione del prete è essere uomo di Dio per essere uomo di tutti; il rapporto con Dio è necessario per avere un rapporto sereno e fecondo con gli uomini. Sono andato avanti pensando che con me c’era Gesù e cercando di essere “forte nei principi, soave nei modi”. Questa sera faccio silenzio e raccolgo nel mio cuore tutto ciò che è stato detto, ringraziandovi per la vostra generosità”. Anche la parrocchia delle Casermette, dove don Mauro ha esercitato il suo ministero per ben 36 anni, ha voluto salutarlo e manifestargli il suo affetto, e l’ha fatto con la sua forte e numerosa presenza, resa ancor più gioiosa dal gruppo dei ragazzi del post-cresima che hanno intonato due dei canti più amati da don Mauro e che ne rispecchiano il cammino: “Vocazione” e “E sono solo un uomo”. Stefania Pelà Preparazione alla Pasqua I l 18 marzo scorso, si è tenuto a Marliana, presso la parrocchia di San Niccolò, l’incontro dal titolo “La Pasqua di Gesù, nostra speranza”, relatore il già vicario generale della diocesi di Pistoia, monsignor Giordano Frosini, il quale ha incentrato la sua riflessione sul valore della Pasqua per i cristiani, sul tema centrale della risurrezione, tutto ciò anche in relazione all’ultima enciclica di Papa Benedetto XVI, dal titolo “Spe salvi”, interamente dedicata alla virtù teologale della speranza. All’incontro sono intervenutì, oltre al parroco don Alessandro, un buon numero di abitanti dei paese che, al termine della conferenza, hanno potuto rivolgere domande e fornire brevi contributi alla riflessione sulla speranza, non solo intesa come virtù teologale per i credenti, ma come attesa e fiducia nel futuro per tutti. Monsignor Frosini ha iniziato a illustrare il contenuto dell’enciclica proprio a partire dalla considerazione dei Santo Padre a proposito della realtà presente, che il Papa avverte insìdiata dalla mancanza di speranza non solo per i credenti, ma per 1’umanità tutta, che deve ritrovare fiducia nel futuro, sfuggendo alle tendenze nichilistiche, che non vedono che il nulla come protagonista del tempo presente nelle strutture del pensiero, della morale e del sociale. Il relatore ha poi proseguito sottolineando come i cristiani siano chiamati ad essere attivi già nella dimensione della storia, evitando di trasformare l’atteggiamento interiore e la virtù della speranza in fattore che porti a rinviare esclusivamente alla dimensione dell’aldilà la realizzazione dei valori cristiani, esortando i credenti a essere attivi nella società. Il monsignore ha, infatti, precisato come il nostro tempo rischi di essere permeato dal “pensiero debole”, cioè dall’assenza di progettualità, di forti contenuti etici, citando come esempio di progetto e dottrina sociale della Chiesa la Gaudium et Spes, ma precisando il proprio rispetto per i principi di laicità e quindi per ogni altra forma di progetto sociale in senso pluralistico, nonché per le altre confessioni e religioni, ciò in conformità con i principi dei Concilio Vaticano II. l’incontro si è concluso con una riflessione congiunta del parroco di Marliana e di monsignor Frosini sul concetto di “minoranza creativa”, ovvero di gruppo che possa stimolare proprio la speranza e il senso della progettualità, ravvisando nella parrocchia tale potenzialità, anche quando si tratta di piccole realtà come quella marlianese e di tanti altri piccoli centri, che possono anch’essi dare un contributo al progresso sociale ed al rilancio della speranza nel futuro per tutti. Valentina Amac e parrocchia Casermette Pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo dal 2 al 5 ottobre 2008 Pistoia – Pietrelcina – San Giovanni Rotondo – Monte Sant’Angelo – Loreto – Pistoia Giovedì 2 ore 4.15: ritrovo e partenza dalla piazza della chiesa delle Casermette. Arrivo a Pietrelcina e visita ai luoghi dove è nato e vissuto San Pio. Pranzo al ristorante e partenza per San Giovanni Rotondo; Venerdì 3 Giornata dedicata alla preghiera e visita alla tomba con il corpo esposto di San Pio; Sabato 4 Visita alla Basilica di San Michele a Monte Sant’Angelo e nel pomeriggio Via Crucis. Domenica 5 ore 7.30: S. Messa e mattinata libera. Dopo pranzo partenza per Loreto con visita alla Santa Casa della Madonna. Rientro a Pistoia. Quota individuale di partecipazione: 255 €, supplemento camera singola 30 €; al momento dell’iscrizione versamento di un acconto di 100 € + 18 € d’iscrizione; saldo entro il 10 settembre; minimo 40 partecipanti. La quota comprende: viaggio in pullman G.T.; sistemazione in camere doppie e triple in Hotel 4 stelle a 50 mt dal santuario di San Pio, con trattamento di pensione completa fino al pranzo del 4° giorno, con bevande ½ di acqua e ¼ di vino; escursioni come da programma; assicurazione RCT. Attenzione: per la visita alla tomba è necessaria una tempestiva prenotazione per cui occorre iscriversi entro il 15 aprile. INFO: Angelo Faraone, tel. 0573 23461 – 3381543043. Centro Famiglia S. Anna “Clausura” M ercoledì 2 aprile alle ore 17, nella sede del Centro, in Vicolo de’ Pazzi, 16 - Pistoia, si tiene la presentazione del libro di Espedita Fisher “Clausura” Le nuove testimoni dell’assoluto; Introduce: David Pratesi, docente di inglese all’I.T.C.S. di Pistoia e all’Università di Bologna; partecipano: Espedita Fisher, scrittrice e speaker radiofonica, don Luca Carlesi, vicario diocesano per la vita consacrata; don Diego Pancaldo, docente di teologia spirituale alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale; Marino e Gianfranca Meoni, genitori di Claudia, novizia Clarissa Cappuccina; Pasquale e Giorgia Amato, genitori di Suor Metilde, Benedettina. 10 comunità e territorio n. 13 30 MARZO 2008 Vita La SANITÀ Accordo tra Asl e sindacati N uove assunzioni, stabilizzazione dei precari, stanziamenti straordinari per Pistoia da parte della Regione, protocollo di relazioni sindacali, liste di attesa, “fughe” dagli ospedali della provincia, regole sugli appalti, potenziamento dei servizi ispettivi sulla sicurezza sul lavoro, sono alcuni dei temi trattati nell’accordo tra Asl 3 e organizzazioni sindacali. Un vero e proprio accordo di sistema. L’intesa pone fine ad una durissima vertenza protrattasi per 8 mesi che aveva con- Previste nuove assunzioni e stanziamenti straordinari per Pistoia da parte della Regione trapposto soprattutto la Cgil al direttore generale dell’azienda, giungendo fino a ricorsi giudiziari e ad una manifestazione presidio davanti agli uffici della direzione generale. Il 29 gennaio, grazie all’incontro in Regione promosso dall’assessore Rossi, la riapertura del negoziato e l’accordo che è stato sottoscritto l’altra settimana a Pistoia. Eventi Il pane nella storia D efinito «Principe della tavola», il pane, con o senza lievito, è da sempre alimento presente e fondamentale nella dieta quotidiana dell’umanità. Carico di simbolismi e valenze culturali e religiose sarà il protagonista dell’incontro conviviale «Il pane nella storia», sabato 29 marzo (ore 20.30) a Villa Rospigliosi di Spicchio (Lamporecchio). L’iniziativa è promossa da «saperedaisapori. com». Grazie alla professionalità e alla continua ricerca di due appassionati maestri fornai della provincia di Pistoia, Piero Capecchi della Cna e Nicola Giuntini della Confcommercio e ad una guida esperta dell’alimentazione, come Maria Stefania Bardi Tesi, ritroveremo o scopriremo sapori di un’arte antica Incontro conviviale alla Villa Rospigliosi di Spicchio sull’alimento principe della tavola come quella di fare il pane, oltre ad assaggiare il vero pane toscano a lievitazione naturale e a sperimentare nuove emergenti creazioni come i panini alle rape. Il pane di ieri, quello di oggi e quello di domani s’incontreranno a tavola fornendo a tutti la possibilità di riflettere sulle potenzialità nutrizionali ed economiche di questo significativo alimento. Info e prenotazioni: 0573-803432 (entro le ore 22 del 28 marzo). P.C. Le importanti novità riguardanti la sanità pistoiese sono state illustrate nei dettagli dallo stesso assessore regionale alla salute, Enrico Rossi, nel corso di un Consiglio comunale tutto dedicato a questo tema, al quale hanno partecipato anche il direttore generale dell’Asl 3, Alessandro Scarafuggi e il sindaco Renzo Berti. L’accordo in particolare riguarda 75 nuove assunzioni: 32 infermieri, 33 operatori socio-sanitari, 2 tecnici radiologi, 6 medici e 2 dirigenti amministrativi. Il direttore generale dell’Asl3, Alessandro Scarafuggi, ha parlato di «clima fattivo» con le organizzazioni sindacali. Il sindaco Berti ha aggiunto che le cose miglioreranno ulteriormente con in nuovo ospedale. «Anche negli ultimi giorni – ha detto Berti-, con il forzato trasferimento della pediatria abbiamo toccato con mano i limiti strutturali dell’attuale presidio: un ospedale glo- U na conferenza sul disagio mentale. Su questa tematica, quella del disagio e della salute mentale appunto, si sono ritrovati i rappresentanti delle principali istituzioni. E’ emerso, in particolare, che la casa ed il lavoro sono considerati punti essenziali al fine di favorire processi di progressiva indipendenza della persona con disagi psichici. Il Comune di Pistoia da parte sua si sta impegnando al fine di favorire l’integrazione delle Case Nuove di Masiano con il tessuto sociale della rioso, ma ormai obsoleto nella sua configurazione a padiglioni separati, con collegamenti complicati e laboriosi. Il nuovo ospedale avrà molti posti letto in più: 420 tra ordinari, tecnici e osservazione/filtro, al posto degli attuali 369; avrà 13 sale operatorie anziché 8, cinque sale parto anziché 2; sarà facilmente accessibile anche dall’esterno della città e ben collegato con gli altri presidi provinciali e di area vasta; sarà più sicuro e confortevole; raccolto nel diametro di 120 metri lineari e organizzato in base ai bisogni del cittadino ricoverato e quindi al livello dell’intensità di cura necessario; sarà, infine, una attrezzata palestra professionale». Patrizio Ceccarelli Cooperativa di cultura e sport “Emilio Bianchi” Bando del premio “Il Rastrello” L a cooperativa di cultura e sport “Emilio Bianchi” di Masiano organizza la XXIII edizione del Premio Nazionale di poesia a tema libero “Il Rastrello” con patrocinio della provincia, del comune e dell’Apt di Pistoia. Si partecipa con un massimo di tre liriche (non più di 40 versi ciascuna) a tema libero, edite o inedite, in sette copie di cui solo una deve contenere generalità e firma dell’autore. La quota di partecipazione è di 15 euro. Sono in palio: un Rastrello d’oro e due Rastrelli d’argento, premi in denaro rispettivamente di 700, 400, 250 (al netto delle ritenute fiscali di legge) e targhe artistiche degli enti di patrocinio. Inoltre saranno premiate con coppa e diploma le sette poesie finaliste segnalate dalla giuria. Una commissione popolare effettuerà la graduatoria delle sette liriche finaliste, nel più assoluto anonimato per l’assegnazione di un premio speciale di euro 150 al primo classificato. I lavori a concorso devono pervenire entro e non oltre il 31 maggio 2008 alla segreteria del premio “Il Rastrello” – coop. Cultura e sport “Emilio Bianchi” – via di Masiano, 10 – 51100 Masiano (Pistoia). INFO: segreteria del premio giorni feriali dalle 17 alle 20: 347 1597005 o 338 7528778. E_mail: [email protected]. Conferenza in Comune La salute mentale zona; inoltre sta cercando di reperire una nuova struttura che vada a sostituire il Villino resosi indisponibile in seguito a delle prescrizioni della Soprintendenza oltre a cercare di offrire possibilità per utilizzare alloggi pubblici per persone con disagio mentale. E’ intenzione del comune infatti mettere la casa come un bene sempre più a disposizione delle persone fragili ed in difficoltà. Tuttavia lo scopo della conferenza, che ricorre proprio nel trentesimo anniversario della legge Basaglia che decretò di fatto la fine dei manicomi nel nostro paese, è quella di fornire una spinta forte e progressiva per superare il problema culturale che individua nella Spettacolo Gli alunni pistoiesi riscoprono il vernacolo S i è svolta dal 6 all’11 marzo la seconda edizione della rassegna “I bambini in scena”, manifestazione promossa ed organizzata da Confcommercio in collaborazione con l’assessorato educazione e formazione del Comune di Pistoia e la fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la cultura e lo sport. L’iniziativa, volta allo sviluppo delle attività culturali in ambito teatrale è destinata ai bambini delle scuole elementa- Si è chiusa nel segno del successo la seconda rassegna «I bambini in scena» ri e quest’anno ha avuto come filo conduttore il richiamo alle tradizioni, al dialetto e alla cultura locale. La manifestazione, con i due spettacoli programmati al Teatro Bolognini di Pistoia, protagonisti i bambini delle scuole «Galilei» ed istituto comprensivo «Raffaello», ha registrato un ottimo successo di pubblico e tanto entusiasmo. I bambini sono stati i veri protagonisti, interpretando in maniera magistrale, con sicurezza e simpatia, due operette che hanno riportato il pubblico indietro nel tempo al dialetto locale e la platea ha ricambiato con tante risate ed applausi. Il fine educativo e di socializzazione della proposta è stato assicurato dalle insegnanti che si sono tanto impegnate in questo lavoro, guidate con competenza dai collaboratori dell’assessorato all’educazione e formazione del Comune. Il presidente di Confcommercio Stefano Morandi ha, nei giorni successivi agli spettacoli , fatto visita agli alunni delle scuole interpreti delle rappresenta- zioni, consegnando una targa a testimonianza della partecipazione a questo importante progetto. Confcommercio è già al lavoro per programmare la rassegna del prossimo anno con l’intento di crescere ancora, cercando di coinvolgere più scuole pistoiesi con le quali condividere l’obiettivo fondamentale di valorizzazione della cultura nei bambini e nei ragazzi. Patrizio Ceccarelli separazione la modalità con cui gestire gli interventi nei confronti del disagio mentale. A questo proposito il Comune ha in programma una serie di appuntamenti su questo tema da tenersi nei mesi di aprile e di maggio. La conferenza è tuttavia servita a fare il punto della situazione a più ampio raggio visto che il tema del disagio mentale abbraccia diversi campi e che come è stato sottolineato nel corso dei vari interventi che si sono succeduti, occorre un approccio più trasversale. All’incontro tenutosi in sala consiglio lo scorso 14 marzo hanno partecipato oltre ai rappresentanti dei comuni, quelli della Asl ( fra i presenti il direttore e gli operatori dell’unità operativa di psichiatria), la Provincia e varie associazione cittadine che si occupano del disagio mentale come La Giostra, Oltre l’Orizzontee, Rosaspina e Solidarietà e Rinnovamento. Edoardo Baroncelli Vita La 30 MARZO 2008 comunità e territorio n. 13 11 SICUREZZA IDRAULICA T Conclusa alla Ferruccia la prima tranche di lavori sull’Ombrone erminata la prima fase dei lavori sull’Ombrone in località Ferruccia, consistenti nel ripristino del muro di difesa arginale a monte del Ponte dei Baldi e nel ripristino della sezione e della briglia di contenimento presente in quel tratto del torrente. I lavori, partiti lo scorso dicembre, sono stati finanziati congiuntamente dalla Provincia di Pistoia, dal comune di Quarrata e dal Consorzio di bonifica Ombrone P.se Bisenzio, che è stato anche l’ente realizzatore dell’opera. Il punto sui lavori effettuati è stato fatto nel corso di una conferenza stampa in loco, alla quale sono intervenuti il presidente del Consorzio di bonifica Ombrone-Bisenzio Paolo Bargellini, l’assessore D opo il successo dello scorso anno, la Fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la Cultura e lo Sport promuove la seconda edizione del Campus scientifico “Il Futuro presente”, una vacanza studio residenziale dedicata alla Scienza e riservata agli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori. Il campus si svolgerà dall’1 al 6 settembre 2008 nella suggestiva cornice di Villa La Magia a Quarrata. La partecipazione, completamente gratuità, farà senza dubbio trascorrere una piacevole esperienza di vita, intellettualmente attiva, arric- provinciale alla difesa del suolo Luigi Giorgetti, e i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Quarrata e Agliana. “L’ intervento - ha spiegato Bargellini - si è reso necessario a causa del franamento per un Ricostruito un argine crollato a causa delle piene. Entro maggio sarà terminato anche il secondo lotto di interventi Fondazione Banche Pistoia e Vignole “Il futuro presente” chita dall’incontro con altri studenti e con i protagonisti della ricerca scientifica, i pomeriggio saranno, inoltre, abitualmente dedicate ad attività extra-scolastiche come escursioni e visite guidate. Il responsabile scientifico della seconda edizione sarà ancora Franco Pacini, dell’Osservatorio astrofisica di Arretri, esperto di fama internazionale di astronomia e astrofisica. Il direttore scientifico per il 2008 sarà, invece, il professor Bru- no Carli dell’istituto di fisica applicata “Nello Carrara” del C.n.r. di Firenze. L’ambiente, il clima, ma anche lo spazio, il tempo e la cosmologia saranno, per l’edizione 2008, gli argomenti centrali del programma del Campus, accompagnati da varie conversazioni aperte ad altre aree della conoscenza. L’esperienza sarà limitata ad un numero di trenta studenti delle scuole superiori ubicate nelle province di Pistoia, Prato e il circondario di Empoli e Vin- Maresca - Le ginestre Music live contest Vincono gli Una Tantum di Alessandro Tonarelli L a bella manifesdtazione mucicale si è conclusa, dopo una durissima selezione, in un salone gremito di giovani e giovanissimi che hanno atteso finoa tarda notte la proclamazione dei vincitori. Ad aggiudicarsi la palma del miglior gruppo sono stati gli Una Tantum, complesso locale che fu istituito lo scorso anno in occasione della tradizionale manifestazione estiva ‘on the road’ Extrad’arte. Il gruppo è composto dal cantante Juri Papini, Sacha Papini, Giovanni Franchi e Andrea Arcangeli alle chitarre, Alessandro Fini alla batteria e Claudio Vivarelli al basso. I vincitori, peraltro candidati ad essere protagonisti della prossima edizione di Extrad’arte, sono stati premiati dal gestore del locale, Simone Mascagni, dinanzi a un nutrito gruppo di fans. Il concorso metteva in palio un ingaggio per tre serate, otto ore di sala di registrazione per incidere un Cd e una serie di passaggi pubblicitari sull’emittente “Ra- dio Radar” di Porretta Terme. Sul secondo gradino del podio sono saliti gli 80 Dance, seguiti nell’ordine da Looney Blues” e Fuori Zona. Al termine della premiazione Juri Papini si è complimentato, con un bel gesto di sportività, con gli gruppi altri finalisti, indubbiamente meritevoli. Si è così conclusa la prima edizione del Live Music Contest, che si è articolato in una serie di serate per un mese e mezzo e ha visto impegnati numerosi gruppi provenienti anche da fuori regione con soddisfazione di organizzatori, partecipanti e un pubblico che ha risposto alla grande. La ci. Gli interessati a partecipare potranno compilare il modulo della domanda, reperibile a scuola, inviandolo al seguente indirizzo: Fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la cultura e lo sport, via G. Giusti 28/c 51039 Quarrata (PT). Sarà possibile scaricare copia della domanda anche direttamente dal sito internet www.fondazionepistoiaevignole.it. Le domande dovranno pervenire entro il prossimo 30 giugno. Marco Benesperi perfetta riuscita della kermesse promossa dai gestori delle Ginestre –locale che è peraltro oggetto in questi giorni di una nuova asta per la sua aggiudicazione- rappresenta indubbiamente un ‘segnale’ importante, da parte della realtà marescana nella quale non sono oggettivamente in molti, coloro che si ‘rimboccano le maniche’ per fare qualcosa. Ne sono ulteriore testimonianza le difficoltà operative che sta incontrando lo stesso staff della Associazione Extrad’arte nell’organizzare le proprie manifestazioni della ormai imminente stagione tustistica estiva. E sì che si tratta di un appuntamento che in Toscana risulta secondo solo a Mercanthia di Certaldo, con cui è peraltro ‘gemellato’. tratto di circa 20 metri del muro di difesa arginale, con evidenti fenomeni di cedimento anche nelle restanti porzioni. Tale crollo probabilmente è da imputare a un cedimento della briglia di contenimento presente in quel tratto del torrente, con conseguente aumento localizzato delle portate in transito in corrispondenza della difesa arginale, che ne ha compromesso col tempo la stabilità a livello di fondazione attraverso fenomeni erosivi». I punti salienti dell’intervento riguardano il ripristino della difesa arginale con la realizzazione di un muro di circa 27 metri in calcestruzzo armato prefabbricato e rivestito in pietrame; la realizzazione di specchiature dell’alveo in scogliera per i 5 metri a monte e a valle della briglia esistente, la quale sarà oggetto in futuro di ristrutturazione con realizzazione di una nuova soglia in calcestruzzo armato; la realizzazione di una risagomatura arginale nel tratto a monte della briglia con l’eliminazione di detriti depositati sulle sponde a ridosso delle esistenti murature arginali con realizzazione di un rinforzo al piede in scogliera. Una curiosità: durante i lavori sono apparsi residui di una rampa a quota stradale che permetteva agli abitanti di utilizzare il “bozzo” sotto la soglia per lavare i panni. Il costo complessivo dell’opera assomma a 188.289 euro. Sullo stesso tratto, ma sul lato opposto, è previsto un successivo intervento per ulteriori 411.000 euro. I lavori inizieranno entro maggio 2008 per concludersi a luglio. Patrizio Ceccarelli Sabato 29 marzo Assemblea Avis S abato 29 marzo alle 15, presso il Teatro Comunale di Lamporecchio, si svolgerà la cinquantunesima assemblea dell’Avis Provinciale di Pistoia, L’assise sarà un momento per esaminare la situazione trasfusionale della nostra provincia e quindi programmarne il futuro. Ricordo che la nostra provincia continua ad essere all’ultimo posto in Toscana nel rapporto cittadini/donatori e quindi la collaborazione dei mass media nell’ampliare quanto verrà discusso in assemblea sarà estremamente importante. È previsto la presenza della direzione aziendale dell’Usl 3 guidata dal dottor Scarafuggi, amministratori locale e provinciali. Viviano Tuci PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - PISTOIA - [email protected] - [email protected] SEDE PISTOIA Corso S.Fedi, 25 - Tel 0573974011 - [email protected] FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected] PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected] MONTALE Via A. Boito, 20 (PT) - Tel 0573 557313/4 - [email protected] MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected] SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected] LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected] PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected] S. AGOSTINO Via G.Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected] CAMPI BISENZIO Via Petrarca.48 - Tel. 055 890196 - [email protected] BOTTEGONE - prossima apertura 12 economia e lavoro n. 13 Vita La 30 MARZO 2008 C ISL La concertazione dà i suoi frutti L a Cisl, la Fp-Cisl e la Uil Fpl annunciano con soddisfazione la firma del Protocollo d’intesa sulle relazioni sindacali, gli appalti, le risposte ai cittadini e la copertura delle carenze del personale. L’accordo definisce il personale necessario a rispondere alle criticità ed emergenze che si sono create negli ultimi anni, conseguenza della passata gestione aziendale. A coprire tale carenza, le risorse aziendali e quelle straordinarie di provenienza regionale. Un percorso che si avvia e che prevederà incontri e trattative per rispondere ai bisogni sanitari e assistenziali della Provincia, comprese le liste di attesa, le fughe, i pronto soccorso, le varie specialistiche, le strutture sanitarie. Fin qui le certezze. Ma c’è anche chi dà i numeri..! Forse i troppi brindisi hanno confuso le menti, ma soprattutto, e questo è più grave, si danno certezze e false aspettative a chi tutti i giorni lavora e si misura seriamente con carenze di organico e utenza in difficoltà. Sempre per amore di verità, ricordiamo che Cisl e UilFpl sono stati i primi lo scorso luglio a chiedere ed ottenere il tavolo di concertazione che oggi ha portato questo risultato. Inoltre per la prima volta dopo molti anni, la presente gestione ha riaperto un tavolo concertativo e se altri sindacati non avessero abbandonato il tavolo, occupati a portare in Tribunale l’attuale Direttore Generale (perdendo e pagando!) probabilmente lo avremmo ottenuto anche più in fretta questo risultato! La trattativa infatti senza l’abbandono del Tavolo poteva concludersi positivamente a livello locale, come del resto è stato dichiarato al Tavolo regionale dall’assessorato. Non è certo la consuetudine a diffamare ed attaccare , né una ridicola festa folklo- ristica in musica davanti alla Asl, a portare risultati favorevoli ai lavoratori. Gli atteggiamenti arroganti e prepotenti di alcuni, le notizie false o truccate, le presenze congiunte ai tavoli per poi sparare alle spalle, sono il risultato di chi non ha argomenti validi, soffre di complessi di inferiorità, teme di perdere consensi, forse rimpiange tempi passati… Ci rendiamo conto che fino a non molto tempo fa la concertazione non era consuetudine, ma che le decisioni venivamo prese in ambiti ristretti, non certo ai tavoli di trattativa. Capiamo quindi la difficoltà di concertare e a mantenere il riserbo sui contenuti degli accordi. Correttezza vuole che non si diffondano i risultati degli accordi finchè non si sottoscrivono, anche a scapito di qualche scoop giornalistico o sindacale! La scopo è tutelare i lavo- ratori, concertare e contrattare, non fare politica o rischiare di vanificare la trattativa per anticipare notizie quando ancora devono essere confermate dalla Asl e dalla Regione. Nel pomeriggio di oggi 18.03.2008 l’assessore ha confermato il suo impegno con la ASL3 e la conferenza dei sindaci e da qui parte il percorso per recuperare la qualità dei nostri servizi e migliorare e le condizioni di lavoro per il personale. Siamo certi che questa è la strategia giusta per dare risposte positive ai lavoratori e ai cittadini. sport pistoiese MOTO Un corso di guida Dual Sport contropiede di Enzo Cabella V errà effettuato questo fine settimana il corso di avviamento alla guida delle moto “Dual Sport” organizzato dal Moto Club Pistoia. A meno di condizioni atmosferiche avverse (nel qual caso sarà posticipato), gli incontri si terranno e avranno inizio alla sede della società pistoiese, posta al Circolo Arci di Pontenuovo, in Via Montalese. L’obiettivo del corso è quello di fornire i primi rudimenti della guida fuoristrada di una moto On Off con la sicurezza indispensabile a cogliere tutte le piacevoli sensazioni che riserva l’utilizzo di questi mezzi, senza limiti, o quasi, di fondo stradale. Sono stati ammessi 10 partecipanti, amanti delle due ruote in possesso di moto “Dual Sport” (o entrofuoristrada) sia leggere che pesanti, in regola con il codice della strada. Il programma prevede l’avvio degli incontri alle 14.30 di questo sabato: vi sarà una prima fase teorica durante cui verranno fornite informazioni sul comportamento dinamico della moto fuoristrada, su messa a punto, abbigliamento, comportamento da tenersi nell’utilizzo della viabilità a fondo sterrato e la legislazione regionale che norma la circolazione fuoristrada. Seguirà una breve esercitazione su prato necessaria a una prima impostazione della corretta postura e alla prova di alcune manovre fondamentali. Questa domenica, poi, si riprenderà alle 9.30 con un’escursione giornaliera in linea, nella quale poter mettere in pratica in tempo reale i consigli impartiti dal team istruttore. La sosta per il pranzo è compresa nella quota d’iscrizione. La fine dell’escursione, che è anche la conclusione del corso, è prevista alle 18.30, con aperitivo sempre compreso nella quota d’iscrizione. Per avere ulteriori informazioni sull’attività del Moto Club Pistoia o tesserarsi, è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica [email protected] o telefonare al numero di cellulare 3397295088 (Massimo). Gianluca Barni È stata una settimana di passione per la Carmatic e la Pistoiese. Entrambe le squadre sono incappate in due sconfitte di fila, che hanno notevolmente peggiorato le loro posizioni in classifica. Tutt’e due hanno perso un’ottima occasione: la Carmatic per conquistare aritmeticamente i playoff e una buona posizione in classifica ai fini dell’accoppiamento nella griglia del mini torneo post ‘regular season’ per la promozione in A1; la Pistoiese per allontanare la minaccia delle rivali dirette e avvicinarsi alla zona salvezza. Delle due chi sta peggio è la squadra arancione, che ha perso il confronto con la Sambenedettese ed è stata scavalcata in classifica proprio dalla formazione marchigiana. L’orizzonte della Pistoiese è diventato molto grigio, ci sono forti probabilità di disputare i playout, che sono un vero e proprio terno al lotto, sul cui esito giocano moltissimi fattori, alcuni estranei al mondo del calcio stesso. L’analogia tra le due squadre non riguarda solo i risultati negativi, ma anche il comportamento dei presidenti. Infatti, le doppie sconfitte hanno fatto arrabbiare Massimiliano Braccialini della Pistoiese e Roberto Maltinti della Carmatic, i quali non sono ricorsi a perifrasi o alla diplomazia per criticare le proprie squadre. Anzi, il loro è stato un vero e proprio atto d’accusa. Braccialini è stato addirittura più duro del collega, dicendosi ‘vergognato’ del comportamento della squadra, accusandola di non correre e lottare. Il presidente ha chiamato in causa, quindi, la condizione atletica dei giocatori, che non sanno contrastare gli avversari e nemmeno avere quella reazione giusta per rimediare a un risultato negativo. Ha persino accusato i tecnici, Ansaldi e Bellini, che secondo lui avrebbero operato scelte tecniche sbagliate, sia nell’allestire la formazione sia nel fare i cambi a partita in corso. C’è, quindi, tensione, nervosismo, poca raziocinio nei due ambienti: una situazione che si crea quando vengono meno i risultati. Ma è proprio in queste situazioni che si vede la personalità e le capacità di un dirigente: la prima cosa da fare è mantenere la calma, tenere unito l’ambiente, cercare razionalmente di individuare gli errori commessi dalla squadra e di trovare i rimedi più opportuni. Per quanto riguarda la Pistoiese, la cui situazione è ben più grave di quella della Carmatic, non si esclude che possa esserci anche il cambio dell’allenatore. Mancano sei giornate al termine del campionato, tempo ce n’è pochissimo, ma (forse) si è sempre in tempo a rimettere in sesto una situazione che appare molto compromessa. Vita La 30 MARZO 2008 M EDIA dall’Italia n. 13 13 E SONDAGGI Utili, ma con limiti A meno di un mese dalle elezioni politiche, si fa largo uso sui media e nella campagna elettorale dei sondaggi, talora con risultati differenti a distanza di poche ore o giorni. Sul loro utilizzo e sull’effettiva efficacia, abbiamo incontrato Roberto Cartocci, docente di metodologia della scienza politica alla Facoltà di scienze politiche dell’Università degli studi di Bologna. In questo periodo di moltiplicano i sondaggi preelettorali: sono ancora uno strumento attendibile? “La parola chiave è proprio «strumento»: come ogni procedura di ricerca, il sondaggio permette di dire alcune cose e non altre. È utilissimo, ma ha dei limiti. Il primo è dato dal fatto che si riferisce a un campione ristretto della popolazione, e questo presuppone un margine d’errore, tanto maggiore quanto minore è il numero degli intervistati. Non si può dunque parlare di 3, 5, 10%, ma a ogni dato va aggiunto il margine d’errore. Le tabelle sui giornali, o le cifre ventilate dai politici, rappresentano il punto rilevato, attorno al quale bisogna però considerare l’errore, inevitabile poiché risente di un’approssimazione rispetto alla distribuzione «vera» della popolazione. In secondo luogo, gli elementi d’incertezza aumentano per- M ancano una cinquantina di giorni alla scadenza del mandato del commissario straordinario ai rifiuti per la Campania, Gianni De Gennaro, ma la crisi è ancora lontana dall’essere superata. Oggi, 19 marzo, De Gennaro dovrebbe firmare un accordo con la Germania per l’invio e lo smaltimento di 160mila tonnellate di rifiuti, al costo di 210 euro a tonnellata, per cercare di togliere dalle strade le circa mille tonnellate che vi sono ancora. Nel frattempo, dovrebbe aprirsi anche il sito di Marigliano, ma nei giorni scorsi non sono mancate tensioni e scontri proprio a Marigliano, dove è stato anche inscenato un corteo con incappucciati, e a Somma Vesuviana. A ciò si aggiunge che, nella notte tra il 16 e il 17 marzo, è stata devastata a Fuorigrotta la sede dell’Asìa (l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti solidi urbani a Napoli). Il 18 marzo, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha ricevuto De Gennaro, che ha illustrato la situazione sul territorio. Intanto, continua l’impegno della Chiesa locale sull’educazione all’ambiente e l’invito a realizzare la raccolta differenziata. A Giuliana Martirani, docente di geografia dello sviluppo all’Università “Federico II” di Napoli, abbiamo chiesto di fare il punto sulla situazione. Sono segno di profondo malessere le frequenti agitazioni di piazza contro le scelte del commissario straordinario di siti per lo stoccag- “Quando la campagna elettorale viene combattuta a colpi di cifre” di Francesco Rossi ché non è possibile intervistare tutte le persone estratte casualmente: magari su 1.000 solo 800 rispondono, mentre le altre si negano. Alla fine, dunque, il risultato non sarà frutto del campione casuale individuato a tavolino, ma comprenderà solo quelle persone più «disponibili». Così, però, la rappresentatività si comincia a perdere. Infine, un terzo elemento fondamentale nei sondaggi preelettorali è l’elemento d’incertezza dell’interlocutore, che a 15-30 giorni dal voto non sa ancora per chi voterà, oppure lo sa ma non vuole dirlo perché non è ancora sufficientemente sicuro. Questa è un’area grigia di difficile attribuzione. In fin dei conti, perciò, il sondaggio ha un’ampia capacità predittiva se consideriamo la «forchetta», ossia che vi è un intervallo al cui interno si collocherà l’esito effettivo”. Però quasi mai si vede citata questa «forchetta»... “È molto meno attraente del numero in sé. Pensiamo a un politico che si dica certo di ottenere «il 40% più o meno 4%»... Si tende invece a trasmet- tere un messaggio che elimina ogni incertezza. Con un termine tecnico, è la «reificazione dello strumento»: si congela un dato perdendo, però, ogni caratteristica di flessibilità. Questa tendenza, portata al limite estremo, la si vede nell’auditel, allorquando il numero degli spettatori viene diffuso all’unità, come se ci fosse un «grande fratello» in grado di controllare ciascuno”. Può esserci anche una «propensione» di determinate agenzie a premiare una parte piuttosto che un’altra? “In Italia è difficile trovare posizioni equidistanti... Le agenzie di sondaggio, tuttavia, non vivendo solo di politica, hanno necessità di stare sul mercato, e quindi di dare un’immagine di affidabilità. Il problema vero è che il clima che vive la politica italiana si osserva anche nei sondaggi preelettorali, che anziché essere uno strumento di conoscenza delle tendenze dell’elettorato vengono sostanzialmente utilizzati dalle diverse parti politiche come mezzi di propaganda”. QUESTIONE È una dinamica che sembra quasi superare i programmi e i contenuti: si punta più sul risultato previsto che sulle proposte... “Le campagne elettorali in Italia, purtroppo, non sono mai state combattute sulle proposte; magari su promesse che era impossibile mantenere. Non si sa cosa sia meglio: campagne solo con colpi d’immagine, oppure con programmi mirabolanti che sistematicamente vanno ben oltre i limiti di qualunque forza politica. Questa campagna elettorale, in più, è particolarmente «spettrale», perché la stiamo facendo sul limitare di un baratro economico globale, e dunque promettere grandi successi economici con ciò che si delinea all’orizzonte mi sembra particolarmente illusorio”. I sondaggi, quindi, fanno parte del gioco? “Indubbiamente: se ho sondaggi favorevoli mi affretto a pubblicarli, mentre in caso contrario resterò sul vago. Questo fa parte della comunicazione politica in campagna elettorale. RIFIUTI La gente ha capito gio dei rifiuti:? “Ogni intellettuale napoletano quando vede manifestazioni di piazza per la situazione dei rifiuti diffida molto perché per la camorra non ci vuole niente ad organizzare sceneggiate di piazza: insomma, è difficile distinguere le proteste reali da quelle manovrate”. Perché non decolla la raccolta differenziata? “La questione culturale è assolutamente prioritaria nella questione del riciclaggio. L’arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, lo ha ben capito coinvolgendo le parrocchie come luoghi da mettere a disposizione della cittadinanza per avviare il circolo virtuoso della differenziata per la carta e l’alluminio. Adesso rientro dalla Svezia, dove è normale portare lattine usate al supermercato e ricevere in cambio dei soldi. Il problema è che l’educazione al riciclaggio è un tipo di cultura che non è stata creata da noi; basti pensare, d’altra parte, che anche altri aspetti di educazione civica non sono stati promossi...”. In questo senso che ruolo può giocare la Chiesa per il superamento della crisi? “Sicuramente sull’impegno della Inoltre, se viene letto al suo interno, il sondaggio permette di fare valutazioni accurate e correggere la rotta, mettendo in evidenza certe tematiche maggiormente richieste dal proprio elettorato piuttosto che altre, e talora anche rivedendo alcune posizioni assunte”. C’è chi accusa i sondaggi, e il loro utilizzo da parte delle forze maggiori, di “pilotare il voto”. È così? “È assolutamente ovvio: le forze maggiori cercano di mettere in evidenza che il voto ad una forza minore rischia di essere sprecato, mentre i concetti-chiave rimasti in mano ai piccoli sono quelli dell’identità e del valore ideale del voto. Da una parte l’impianto maggioritario che nasce dal premio di maggioranza, dall’altra l’innovazione politica prodotta dal «correremo da soli» veltroniano, seguito dal partito unico nel centro-destra, hanno modificato la meccanica della competizione elettorale. E con queste regole le forze minori, prima decisive, si sono trovate emarginate e senza capacità di manovra”. Il nemico da battere è la criminalità organizzata di Gigliola Alfaro l’immondizia di altre Regioni finisce per vincerli la criminalità organizzata”. La crisi dei rifiuti in Campania ha superato i confini italiani... “Purtroppo, sì, con questa vicenda, attraverso i mezzi di comunicazione, davvero siamo arrivati in tutto il mondo. Andata, per lavoro, all’Università in Perù, mi hanno subito chiesto come andava la questione dei rifiuti. In questa situazione hanno avuto una pesante influenza i media, che fanno vedere quello che fa più scoop”. Chiesa in questo settore ha influito il fatto che sono state create le Commissioni giustizia, pace, salvaguardia del creato, che hanno individuato nei rifiuti uno dei problemi principali. Ribadisco che è un fatto simbolico importante aver messo, da parte del card. Sepe, alcune parrocchie a disposizione per il riciclaggio”. 505 comuni (su 551) hanno presentato un piano per il potenziamento della raccolta differenziata: è un segnale positivo? “Sì, ma ci vuole molto di più. I problemi, in realtà, sono molti. Innanzitutto, bisognerebbe applicare le direttive dell’Unione europea sulla prossimità dell’immondizia. Ora, esistono connivenze tra le istituzioni del Nord Italia e del Sud Italia, che, in passato, si sono accordate per portare qui le immondizie non nostre. I commissari straordinari ai rifiuti possono stare quanto tempo vogliono, ma resta il problema della non applicazione delle direttive Ue nel settore rifiuti per cui da noi arriva spazzatura non nostra. Perciò, quella che si vede per le strade è ‘monnezza nostra che non trova spazio sul nostro territorio, occupato da ‘monnezza altrui. A ciò si aggiunge un secondo problema: la presenza della camorra in questo business. Gli appalti per trasportare in Campania Quale speranza per il futuro? “L’unica via di uscita che si sta realizzando è una sorta di resistenza attiva non violenta della gente. Non è quella che si vede nei telegiornali relativa alle manifestazioni di piazza, ma è il ricorso contro il pagamento della Tarsu, ossia la tassa per i rifiuti. I numeri in questo senso sono interessanti. Migliaia di cittadini di Napoli e provincia hanno intrapreso questa via. Infatti, secondo dati che ho ricevuto sono già pendenti 56mila ricorsi per il risarcimento della Tarsu per un totale di 12 miliardi di euro. Se non si prendono provvedimenti le amministrazioni rischiano il crack”. 14 ultim’ora n. 13 C i si era abituati alle prese di posizione di Magdi Allam sulle questioni che riguardano l’islam, criticato duramente nelle sue espressioni di fanatismo, nelle scelte politiche e nelle contraddizioni fino a scrivere un libro altamente provocatorio per tutti i musulmani che porta il titolo “Viva Israele”. Una specie di bestemmia per i semplici e i colti che si rifanno al loro profeta Maometto e si sentono umiliati e oppressi nella loro terra di Palestina. Si sapeva e si sa anche della situazione di pericolo che lui corre per cui è da tempo (da cinque anni) protetto da guardie del corpo giorno e notte. Questa sua posizione di bersaglio ha fatto pensare che sia un provocatore, mentre gli ha dato forte credibilità anche per la sua conoscenza del mondo musulmano, sul quale non ha mai cessato di documentarsi e di tenere sott’occhio. La sua battaglia è simile a quella condotta con passione fino alla morte da Oriana Fallaci, questa volta, però, partita dall’interno dello stesso mondo musulmano e quindi ancora più credibile agli orecchi degli occidentali. Non per nulla aveva ottenuto un pulpito quanto mai prestigioso nel panorama dei media, il Corriere della sera, di cui è vice direttore ad personam. Ora dopo la conversione e il battesimo la sua personalità si arricchisce di uno spessore di interiorità profonda e sincera, di cui testimoniano figure indiscutibili del cattolicesimo che gli sono state vicine in questo lungo e faticoso percorso. Ai cattolici si presenta come un fratello nella fede e la sua storia, come quella di tanti famosi convertiti di ieri e di oggi, riempie di gioia e rafforza la fede “ai trionfi avvezza”. Chi ritiene che la cosa finisca qui e che non si faccia troppo chiasso, per non turbare gli amici musulmani e coloro che operano nella ricerca di un dialogo con loro nel solco delle indicazioni della Nostra aetate del Concilio ecumenico, all’insegna del “quieta non movere”, probabilmente si illude, proprio perché le cose non sono quiete. D’altra parte non si passa facilmente sopra un fatto come questo in cui un musulmano così famoso e discusso riceve il battesimo dalla mano del Papa la notte di Pasqua nella liturgia più solenne che esista trasmessa in mondovisione. Anche se sostanzialmente è solo uno dei tantissimi battesimi di adulti celebrati in tutto il mondo che segnano l’adesione di fede a Cristo e innesto come membra nel suo corpo che è la Chiesa, per i musulmani questo fatto costituisce una apostasia e per tale peccato è prevista anche la 30 MARZO 2008 NELLA VEGLIA PASQUALE IN SAN PIETRO Il Battesimo di Magdi Allam pena di morte. Su ciò alcuni musulmani liberali dissentono e ritengono che il Corano minacci solo la punizione di Dio nell’altra vita, ma secondo la maggioranza degli interpreti è giustificata anche la pena corporale. Da qui l’esaltazione da parte cattolica del coraggio da Magdi Allam, considerato l’esempio di una virtù che l’Occidente cristiano C hi voglia cercare il colpevole della drammatica situazione di Alitalia rischia di trovarne dodici, come Poirot in “Assassinio sull’Orient Express”. Andiamo indietro nel tempo e collochiamoci nell’autunno del 2004, ben quattro anni fa. Qual era la situazione? Alitalia costava più di altre compagnie, era isolata e troppo piccola per il mercato odierno, aveva un personale eccedente in ogni settore ma soprattutto in quello a terra, non aveva un piano industriale, ossia non sapeva chi volesse essere, cosa volesse fare, dove volesse andare. In altre parole era nella situazione di adesso. Come adesso c’erano problemi di liquidità ed entro breve non si sarebbero potuti pagare gli stipendi. Prima della tornata elettorale delle amministrative e delle europee di quell’anno il governo trovò un accordo con i sindacati per concedere un prestito-ponte di 400 milioni di euro per pagare gli stipendi fino al marzo dell’anno successivo. Si sapeva, come si sa ora, che lo Stato non poteva dare aiuti sotterranei per divieti europei. Non si sapeva, come non si sa adesso, con chi andare (allora si discuteva tra Air France e Lufthansa), né si sapeva se e come dividere i voli dai servizi a terra. Nel 2004 si diceva che i piloti avrebbero dovuto fare un monte ore doppio dovrebbe recuperare. Un’intelligenza più attenta del fatto proporrà in seguito una maturazione dei rapporti tra mondo cattolici musulmani, che si trovano a vivere gomito a gomito nei nostri paesi e città. Ed anche una chiarificazione di tipo antropologico che incrini le sicurezze del diffuso fondamentalismo islamico. La sincerità Forse è il momento di presentare in maniera più chiara ed efficace il cristianesimo all’Islam di Elio Bromuri della persona che ricerca la verità deve essere sempre e da tutti apprezzata, la sua libertà difesa, il suo esempio seguito, anche a costo di perdere qualche amico, “magis amica veritas”. Un messaggio rivolto garbatamente e apertamente, senza ipocrisia, ai cultori della Scrittura a loro sacra e cara, lo prendiamo là ove dice “Non c’è costrizione nella religione” (Il Corano sura 2, versetto 256) e nell’altro passo: “Chi vuole creda , chi non vuole respinga la fede” (sura 18, 24), considerando tali luminosi versetti criteri di interpretazione e di correzione di tutti gli altri numerosi passi del Libro e della tradizione in cui si minacciano gli apostati. Un battesimo, un fatto, un messaggio che può scavare profondi e per il momento nascosti, rivoli di conoscenza delle fonti divinamente ispirate presenti nelle religioni come strumenti di Dio per la concordia e la pace tra gli uomini. Alcuni uomini di fede islamica hanno intrapreso questa strada, anche alcuni che da cristiani e cattolici sono divenuti pubblicamente musulmani ed hanno esibito e Vita La fatto propaganda per l’Islam non da ora. Altro nucleo di riflessione per i cattolici e i cristiani in genere ci proviene da quella antica norma di essere presenti e silenziosi come cristiani nel mondo musulmano, che proviene dai consigli di san Francesco ai suoi frati, ricordando anche però che S.Francesco andò dal Sultano per convertirlo. Forse è il momento di presentare in maniera più chiara ed efficace il cristianesimo anche ai musulmani superando il pregiudizio del prima e del poi della rivelazione e considerando che la adesione al Cristo non offende Maometto che di lui aveva un grandissimo concetto e riverenza. Insomma, al dialogo intrapreso tra i 138 rappresentanti dei Paesi musulmani e Benedetto XVI, la conversione di Magdi Allam potrà portare sale e vita, in modo che quel necessario conversare tra i due mondi religiosi più numerosi del pianeta non si appiattisca e areni in formule timide e riduttive. ALITALIA Così divisi non si vola con uno stipendio inferiore del 30%. Ma non risulta che sia stato fatto. Nel frattempo sono continuati i prestiti-ponte, Alitalia ha continuato a volare in rosso, i suoi biglietti anche per tratte interne hanno continuato a costare il doppio di altre compagnie però su Alitalia si è continuato a servire bibite e snacks anche su viaggi di un’ora. In quattro anni niente è cambiato se non che le trattative con Lufthansa sono naufragate, che varie cordate italiane si sono sfaldate come neve al sole, che il governo Prodi ha lasciato marcire la faccenda e che – questo sì un fatto veramente nuovo – la crisi Alitalia ha messo in luce la crisi di Malpensa e ha messo a nudo la scarsa capacità degli È davvero impossibile una risposta comune da tutti? di Stefano Fontana italiani di fare squadra tra loro. Malpensa interessa il Nord, si diceva e si dice, noi abbiamo Fiumicino. Malpensa interessa Milano, si diceva e si dice, noi veneti abbiamo Venezia e Treviso. Senza pensare che né l’uno né l’altro dei nostri aeroporti vale se non in un sistema. Non un colpevole, ma dodici. E alla fine del romanzo di Agatha Christie, Poirot li manda tutti assolti. Troppi colpevoli, nessun colpevole. I continui veti dei sindacati e la loro tutela per anni di posizioni lavorative di privilegio, le divisioni interne ai governi al punto che ancora oggi Bonino, Di Pietro e Fabris polemizzano aspramente tra loro, la posizione ambigua del governo stesso, ora imprenditore in quanto socio di maggioranza ora garante degli ammortizzatori sociali a spese della collettività, gli eccessi di dichiarazioni di soggetti istituzionali a borsa aperta con grave danno dell’immagine e del valore delle azioni Alitalia, lo scarso coraggio assieme alla scarsa capacità a fare sintesi dei finanziatori e imprenditori italiani al punto che una proposta di cordata da parte di Berlusconi emerge dal nulla e all’improvviso a pochi giorni dalla scadenza della proposta Airfrance. Infine la sottostima di quanto molti dicevano: “la perdita di Alitalia sarà una perdita per tutto il paese”: Malpensa insegna, ma forse troppo tardi. Alitalia è un grande caso di malaitalianità. Ora si rimprovera ad Airfrance di fare una proposta “irricevibile”, ma chi ha lasciato che l’offerta Alitalia diventasse “improponibile”? Ad aggravare la situazione c’è anche la campagna elettorale, con i sospetti dovuti e in questo contesto si colloca l’annuncio di una possibile nuova cordata dato da Berlusconi. Sospetti a valanga: siamo in campagna elettorale. Ma la prospettiva dell’Expo a Milano potrebbe spingere tanti ad intervenire. E se la cordata ci fosse davvero? Veltroni ha veramente interesse a minacciare che si renda nota subito, quando si sa benissimo che non è possibile? Non sarebbe meglio lavorare insieme per una moratoria con Airfrance e verificare – insieme – se la cordata c’è e soprattutto se c’è un nuovo piano industriale, senza aver paura di essere accusati di inciucio? Vita La D a una parte gli indios, oppressi dai tempi della colonizzazione, dall’altro il resto della popolazione boliviana, impoverita da vent’anni di politiche liberiste che hanno favorito ancora una volta solo latifondisti e imprenditori del settore agroindustriale. È questa la Bolivia di Evo Morales, primo presidente indigeno d’America che, a due anni dal suo insediamento a La Paz, si trova a dover far fronte con le classi medie urbane e le regioni orientali del Paese che non sembrano aver beneficiato della politica di redistribuzione delle ricchezze, di cui il governo ha messo in evidenza soprattutto i risultati ottenuti nella società rurale. Fin dall’inizio, lo spettro della destabilizzazione orchestrata dalle C on un primo sguardo sul mondo giovanile, i vescovi dell’Asia descrivono l’aspetto più appariscente, quello negativo: “Molti giovani vivono in condizioni “miserevoli”, incapaci, a causa della povertà, di liberarsi dalla schiavitù dell’ignoranza e dell’analfabetismo. Restano anche vulnerabili alle tentazioni del materialismo e del consumismo, divenendo preda delle varie ideologie che pretendono di offrire la liberazione dalla povertà e dall’ingiustizia. Purtroppo molti di coloro che hanno potuto usufruire dell’istruzione, si trovano disoccupati o sottoccupati. L’ansia per il futuro, la mancanza di speranza nel presente, li porta a cercare rifugio nei surrogati distruttivi, 30 MARZO 2008 n. 13 15 dall’estero Morales alle prese con l’altra metà della Bolivia Il presidente accusato di favorire solo le comunità native dell’altopiano di Angela Carusone elite economiche del paese ha spinto il governo a una grande prudenza nell’elaborare le sue politiche economiche. Così la nazionalizzazione degli idrocarburi, prevista dal programma di Morales, non si è tradotta in alcun provvedimento di espropriazione o di espulsione, ma in un aumento delle imposte versate dalle multinazionali e in una rinegozazione dei loro contratti: e lo Stato, che nel 2005 aveva ottenuto meno di 300 milioni di dollari per lo sfruttamento di gas e petrolio, lo scorso anno ha incassato un assegno di 1,6 miliardi. Tuttavia, l’opposizione (che ha la maggioranza nella Camera alta del parlamento) ha ostacolato la maggior parte delle misure sociali e la stessa riforma agraria è stata approvata con grande difficoltà. Quindi, è arrivata la sfida delle quattro ricche regioni orientali del paese, i cui governatori Come i vescovi dell’Asia vedono i giovani come la droga, l’alcoolismo, la delinquenza e il suicidio”. Ma lo sguardo dei vescovi va più a fondo e mette in risalto gli aspetti positivi dei giovani asiatici. “I giovani stanno giocando un ruolo fondamentale nelle lotte odierne per la trasformazione sociale in varie parti dell’Asia. Essi posseggono idealismo, entusiasmo, energie e determinazio- ne che li rendono capaci di impegnarsi a ridestare la coscienza del popolo, ad organizzare e mobilitare gruppi di lavoro per la giustizia e la libertà”. Di fronte a questa gioventù consapevole e impegnata, i vescovi hanno ufficialmente espresso il proposito “non solo di essere attenti alle loro voci forti e supplichevoli, ma anche ad essere solidali con loro negli sforzi per ottenere una –pur in presenza di un referendum popolare nazionale che si è espresso contro- hanno dichiarato l’autonomia dei dipartimenti di Beni, Pani, Santa Cruz e Tarija. Reclamando “contro la dittatura dello Stato centrale”, i governatori in realtà mostrano così la loro contrarietà ai rigidi controlli imposti sui loro conti finanziari, ma soprattutto contro la decisione di La Paz di modificare la distribuzione dei fondi derivanti dall’imposta sugli idrocarburi con il finanziamento della ‘renta dignidad’ (uno stanziamento in favore dei pensionati), e attribuendo più denaro ai Comuni, a scapito dei dipartimenti. In altri termini, scrive Hervé Do Alto, dell’Istituto di Studi Andini, l’intenzione è quella di frenare una riforma costituzionale che ha lo scopo di riconoscere le popolazioni indie e di distribuire più equamente le risorse del paese, in particolare le terre. Tutto ciò ha portato l’opposizione a parlare anche di “razzismo alla rovescia”, di una politica che favorisce le sole comunità indie dell’altopiano, provocando la reazione della popolazione boliviana che non si identifica con un determinato gruppo etnico-culturale e che vita autentica. Ci impegniamo ad accompagnare il loro movimento per la vita, nell’aspirazione a trasformare se stessi e la società”. Per quanto riguarda la presenza dei giovani nella Chiesa, i Vescovi prendono atto che molti giovani si sentono estranei nella Chiesa, percepiscono quindi “la necessità di dare loro uno spazio nel quale possano sentirsi liberi di andare e venire, possano esprimere il loro modo di vivere la fede e manifestare i loro ideali di vita cristiana”. È significativo il fatto che per ben due volte, i Vescovi abbiano affermato ufficialmente: “Se si vuole trasformare il volto dell’Asia, continente dei giovani, la Chiesa deve essere Chiesa dei giovani”. Domenico Nava aspetta ancora i dividendi della nuova politica economica e sociale. L’incapacità del governo di allargare i propri consensi anche tra la popolazione urbana e quella delle regioni orientali rischia di provocare il rifiuto di un progetto di nuova costituzione che comporta dei progressi storici in materia di costruzione di uno “Stato plurinazionale comunitario”, decentrato, autonomo e democratico, e che riconosce i diritti delle popolazioni native. Di fatto, il testo costituzionale garantisce la pluralità economica (comunitaria, statale e privata), il riconoscimento da parte dello Stato dei diritti fondamentali (educazione, servizi di base, sanità, lavoro previdenza), l’esistenza di diversi livelli di autonomia (dipartimenti, province, municipi e territori indios), e l’affermazione della sovranità statale sulle ricchezze nazionali, la cui industrializzazione sarà favorita, assieme agli investimenti nazionali e alle strutture associative dei piccoli produttori urbani e rurali. Morales insomma –sottolinea Do Alto- si trova di fronte a un difficile dilemma: “con il ruolo sempre più importante del mondo rurale nella società boliviana, corre il rischio di alienarsi le simpatie di una popolazione urbana sempre più sedotta dalla retorica anti-indios di elite regionali che hanno tutto da perdere con il nuovo testo costituzionale: se non sarà accompagnato da gesti visibili nei confronti delle classi medie, il progetto di instaurare contemporaneamente diritti civili, economici e sociali per i settori più poveri rischia di alimentare una dinamica di conflitto etnico-sociale”. Si dovrà vedere se in un paese come la Bolivia, contrassegnato dalla forza delle disuguaglianze sociali, della discriminazione etnica e del razzismo anti-indio, il governo di Morales sarà in grado di trovare un filo che unisca tutti quelli, indios e no, che sono stati emarginati fino ad ora. Dal mondo I GULAG Campi di sterminio e fosse comuni sono nati fin dal 1918 quando furono aperti i primi gulag a Mosca nei monasteri di San Giovanni, di Andronico e del Salvatore Nuovo: è il risultato di una ricerca condotta lungo venti anni da Lidija Golovkova dell’università ortodossa umanistica di Mosca. La studiosa ha rintracciato fosse comuni e prigioni dimenticate, come il “Golgota russo”, ossia il poligono di Butovo alla periferia di Mosca, e ha scoperto che i sovietici hanno applicato tecniche utilizzate poi dai nazisti, come l’uso del gas di scappamento dei camion per uccidere i prigionieri e l’eliminazione subitanea dei prigionieri handicappati o inabili. AUGUSTA IN USA A Filadelfia è stato aperto in febbraio un nuovo stabilimento della Augusta Westland (controllata da Finmeccanica) dove sarà assemblato l’elicottero medio turbina AW139: è una fabbrica la cui superficie misura più di 10mila metri quadrati; essa si aggiunge a quella di Vergiate di Varese e conta di soddisfare la domanda sempre più alta dell’elicottero AW139 sul mercato mondiale e particolarmente su quello statunitense. La nuova linea di produzione sarà capace di creare 30 elicotteri AW139, fin dal 2009. L’AW139 è un velivolo leader nella fascia degli aeromobili a sei tonnellate: ne sono già stati ordinati più di 300 esemplari in tutto il mondo. ANALISI LASER Uno studio dell’ateneo di Boulder nel Colorado (Usa) recita che, grazie al laser, è possibile scoprire nell’alito i segni della presenza di diverse malattie, dall’asma ai tumori, e che ciò è possibile ottenere più velocemente che non con le tecniche tradizionali. Gli indicatori di malattie rilevabili nell’alito sono circa mille; gli indicatori sono sostanze che possono rivelare problemi di salute: è il caso della metilammina (indice di problemi al fegato), o dell’ossido nitroso (elemento legato all’asma). Secondo il coordinatore dello studio, Jun Ye, “questa tecnica potrà indagare in una stessa analisi sui mille indicatori di malattie già individuati per l’alito”. 16 musica e spettacolo I l cinema americano, in linea con le opere presentate e premiate nella notte degli Oscar, ci propone altri due titoli segnati da un pessimismo radicale, da una visione disfattista, da una morale nichilista, radicalmente desacralizzata. Onora il padre e la madre (che nonostante il titolo “biblico” racconta invece la dissoluzione di ogni tipo di legame religioso ed etico) di Sidney Lumet, infatti, e I padroni della notte di James Gray si presentano come pellicole notturne, buie per ambientazione e temi trattati, tragedie che si rifanno al modello delle tragedie classiche per interpretare una contemporaneità che si è fatta sempre più cupa e nella quale non c’è possibilità di salvezza per nessuno. Il veterano Lumet n. 13 CINEMA Segnati dal buio e il giovane Gray sono, dunque, concordi nel presentarci una società alla sbando, dove tutto ha perso di ancoraggio etico e morale e anche i legami più sacri come i vincoli familiari sono alle corde, un mondo, fatto di solitudini, frustrazioni, rincorsa ai soldi, al successo e ad una sessualità scomposta, dove vige la sola legge della violenza e della sopravvivenza. Ritratti inquietanti, dunque, ed inquietati da un mondo che sembra sempre meno a misura d’uomo, in cui la bestialità ha il sopravvento e si sono persi i riferimenti più “sacri”. Il grande “vecchio” Sidney Lumet, al pari di quell’altro grande vecchio che è Woody Allen di Sogni e delitti, ci racconta la storia di due sciagurati fratelli che, per ottenere dei soldi che permettano loro di vivere le loro esistenze basate solo sulle apparenze, sull’ostentazione, sul vizio, decidono di derubare il negozio dei genitori: loro otterrebbero i soldi, i genitori, senza sapere naturalmente chi li ha rapinati, otterrebbero i soldi dell’assicurazione, nessuno si farebbe male, tutti guadagnereb- bero qualcosa. Il piano perfetto, dunque. Peccato che durante la notte della rapina qualcosa vada storto e i piani dei due fratelli vadano in panne, innescando una serie di drammatici eventi. Lumet ci racconta questa tragica storia moderna come una classica tragedia shakespeariana, in cui troneggia il padre, il capo di famiglia, che scopre l’atroce verità sui suoi figli, e i due figli inetti, pieni di paure, frustrazioni, delusioni. Il regista sceglie la via della non-linearità del racconto, strutturando il film come un thriller dell’animo dove, a poco Media e dintorni La parola al cuoco M angiare è una necessità e spesso anche un piacere. Anche per questo, il cibo ha sempre rappresentato per i media un piatto sempre più appetitoso, anche se con il passare del tempo questo sguardo fisso sull’arte culinaria si è modificato. Fino a qualche anno fa i mezzi di comunicazione parlavano di alimentazione contestualizzando il discorso attraverso puntuali riferimenti alle tradizioni storiche e popolari. Oggi l’approccio è diverso e, parallelamente all’aumento degli esperti di volta in volta interpellati, sono cresciute anche le occasioni per pubblicizzare qualunque tipo di cibo pronto da consumare. I giornali e la televisione sono i mezzi che alla gastronomia dedicano gli spazi più consistenti. La tv se n’è occupata fin dalla sua nascita, basti citare il “Viaggio nella Valle del Po alla ricerca dei cibi genuini”, con il quale lo scrittore Mario Soldati approdava in tv nel 1957 diventando gastronomo a suon di interviste. La ricognizione si limitava al gusto dei diversi piatti, ma inquadrava un panorama più vasto, che riusciva a elevare la gastronomia a oggetto culturale. Il programma di Soldati è rimasto unico nella sua specificità, ma ha dato seguito a una nutrita serie di trasmissioni in cui la cucina è divenuto protagonista assoluta. In televisione l’alimentazione è argomento frequente nei talk-show, oggetto di discussioni da salotto, di quiz e di prove di abilità; addirittura è riuscita a guadagnarsi uno spazio tutto suo all’interno del telegiornale, con tanto di sigla caratteristica. I cuochi più rinomati compaiono nel piccolo schermo per proporre ricette alla portata di tutti o per sfidarsi a colpi di pentole e mestoli. Anche nei programmi della mattina e nei contenitori pomeridiani o domenicali una Antonella Clerici rubrica per le ricette non manca mai. Molte sono anche le firme di chef che si possono leggere sulla carta stampata; quotidiani, settimanali e mensili dedicano all’argomento intere pagine e, spesso, addirittura inserti speciali. Insieme alle ricette e ai consigli per la buona tavola, i giornali e la tv comunicano quotidianamente notizie allarmanti sull’aumento delle patologie dovute alla cattiva alimentazione (sovrappeso, obesità...) ma al contempo sono pronti a proporre l’ultimo ritrovato per combattere il grasso in eccesso. La contraddittorietà dei messaggi è evidente: bisogna trarre dagli alimenti il massimo godimento evitandone, però, l’impatto negativo sulla salute. Si deve ai media la “mentalità da dieta”. Le campagne pubblicitarie con modelle inneggianti alla linea, le riviste piene di immagini di corpi perfetti, i molti spazi riservati alla cura dell’aspetto fisico hanno sulla gente un impatto che può determinare un’ossessione rispetto al cibo. Per le donne, in particolare, sembra indispensabile un corpo longilineo per avere successo nella vita, nella professione e nelle relazioni. Se l’anoressia e la bulimia sono patologie note, altre di più recente comparsa hanno un legame ancora più diretto con i media. È il caso dell’ortoressia (da orthos = giusto, corretto e orexis = appetito), l’ossessione per il mangiare alimenti “sani”, malattia non ancora riconosciuta ufficialmente dalla letteratura specialistica ma citata con frequenza crescente. Pare che siano soprattutto i più giovani ad aver bisogno di un’educazione al corretto Dalle ricette alle ossessioni rapporto con l’alimentazione. Un recente studio condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità conferma che è in forte aumento la frequenza di disturbi alimentari tra i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori, a causa del ricorso ai “fuori pasto” (patatine, snack, pizzette, bibite, hamburger). Sono proprio i giovani a risentire di più della “McDonaldizzazione”, dello spuntino consumato in fretta, dei ritmi frenetici che si determinano cattive abitudini di consumo. Probabilmente è ancora possibile educare i bambini e i ragazzi – ma anche agli adulti – a un’alimentazione equilibrata, per aiutarli a correggere i comportamenti scorretti. È un impegno che deve far fronte non soltanto al bisogno di soddisfare una necessità primaria, ma anche all’influenza di un complesso sistema di fattori psicologici, sociali e culturali che insieme determinano l’atteggiamento alimentare e che nei media trovano un’efficace grancassa. Senza mai dimenticare che tutta questa attenzione al cibo è un lusso che la società occidentale si può permettere ma che in troppe altre parti del mondo la morte per fame è una tragica realtà quotidiana, anche se se ne parla sempre meno. Marco Deriu Sostieni LaVita Abbonamento ordinario Sostenitore Amico Euro Euro Euro Vita La 30 MARZO 2008 Due film americani maschilisti Una scena del film “Sogni e delitti” di Woody Allen di Paola Dalla Torre a poco, lo spettatore raccoglie i pezzi e solo alla fine ottiene il quadro completo, desolante, degli avvenimenti. I padroni della notte, invece, segue una via più tradizionale e lineare, presentandoci la sua storia secondo una progressione cronologica precisa. Anche qui la storia è quella di una famiglia: il padre, stimato poliziotto, il fratello maggiore che ha fatto la stessa scelta di lavorare in polizia e il fratello minore che invece gestisce, mentendo sul suo cognome (altrimenti non sarebbe mai potuto entrare nel “giro”), un locale di New York, molto disinibito per quel che riguarda la politica degli alcolici, delle droghe, degli incontri amorosi. Quando il fratello maggiore viene ucciso, il minore deciderà di uscire allo scoperto e di vendicarsi, entrando in una spirale di violenza in cui trascinerà tutte le persone a lui legate. Una pellicola che sembra rifarsi al grande genere gangster del cinema americano: il genere per eccellenza della città, del crimine, della violenza, dei legami familiari morbosi, un genere prettamente maschile, in cui le donne hanno un ruolo decisamente marginale. Come anche in Onora il padre e la madre, infatti, questo film ci presenta un mondo tutto al maschile, in cui le figure femminili trovano poco spazio e, dunque, trova poco spazio anche la raffigurazione di una realtà più “materna”, meno attratta dalla violenza, più portatrice di vita. E i due film in questione sono, infatti, attraversati da un sotterraneo filo conduttore: un senso forte di morte che aleggia sui personaggi e che ce li mostra fin dalle prime battute come “segnati” dal loro destino di peccatori senza possibilità di redenzione. Universi nichilisti, dunque, specchi della deriva esistenziale in cui ci troviamo immersi, e secondo alcuni universi che metaforizzano la condizione di disperazione e turbamento dell’America post11/09. LaVita Settimanale cattolico toscano Direttore amministrativo e responsabile giuridico: Giordano Frosini STAMPA: Tipografia Artigiana Pistoia IMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia FOTOCOMPOSIZIONE: Graficamente Pistoia tel. 0573.22064 e-mail: [email protected] grafi[email protected] [email protected] Registrazione Tribunale di Pistoia N. 8 del 15 Novembre 1949 Sede centrale Via IV Novembre, 108 Vignole di Quarrata (Pistoia) Tel. 0573 70701 - Fax 0573 717591 Indirizzo internet: www.bccvignole.it 40,00 60,00 100,00 c/c postale 11044518. I vecchi abbonati possono effettuare il bollettino postale preintestato, e chi non l’avesse ricevuto può richiederlo al numero 0573.21293. (c/c n. 11044518) intestato a Settimanale Cattolico Toscano La Vita Via Puccini, 38 Pistoia. 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