ACTA - Custodia di Terra Santa

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ACTA - Custodia di Terra Santa
ANNO LI Congresso dei Commissari di TS Nov. 2006 N. 3
A C T A
custodiÆ terrÆ
sanctÆ
IUSSU
REV.MI P. PETRI BAPTISTÆ PIZZABALLA OFM
CUSTODIS TERRÆ SANCTÆ
DIGESTA
Custodia di Terra Santa, Segreteria di Terra Santa
San Salvatore
Pro manuscripto
Preparazione
del Congresso
Lettera al Ministro Generale
Prot. B-0734/05
Gerusalemme, lunedì 7 novembre 2005
Rev.mo Padre José Rodrìguez Carballo, ofm
Ministro Generale
Via Santa Maria Mediatrice, 25
00165 Roma - Italia
----------------------------Carissimo Padre,
Il Signore ti dia pace!
Siamo tutti chiamati a celebrare l’VIII centenario di fondazione del nostro Ordine
e voglio esprimerti subito il mio più sincero ringraziamento per le tue lettere che,
nelle varie ricorrenze delle nostre Feste, ci ricordano autorevolmente il nostro impegno di celebrare questo importante traguardo rinnovando e radicando la nostra
testimonianza, sottolineando ogni volta quello spirito di fraternità e di dialogo che
tra noi e verso tutti deve risplendere come caratteristica fondante del nostro essere
frati minori.
Tra gli impegni che la Custodia di Terra Santa vorrebbe organizzare per solennizzare e rendere fecondo questo anniversario, sto pensando a un Convegno Internazionale di tutti i Commissari di Terra Santa, il cui progetto e finalità ti sottopongo nella
speranza che abbiano la tua approvazione, pronto ad accogliere ogni suggerimento
che riterrai opportuno, anche nei confronti della data che - orientativamente - sarebbe fissata dal 19 al 25 novembre 2006.
Questo vuole anche essere un affettuoso invito che ti rivolgo contando sull’anticipo
che forse può permetterti una visita a Gerusalemme che per noi sarebbe graditissima
e importante: la tua parola in un Incontro che si rinnova a cinquant’anni dall’unico
Convegno dedicato a tutti i Commissari, sono certo sarebbe una grazia per tutta la
Custodia! Conto anche sulla tua preghiera e sulla tua benedizione.
Sto pensando a questo Incontro Internazionale perchè credo sia tempo di ripensare
al ruolo dei Commissari: una giusta attenzione ai segni dei tempi porta a considerare l’urgenza di rivedere questa importante figura alla luce dei nuovi bisogni che
premono sulla scena internazionale; soprattutto si dovrà tener conto del cammino
che l’Ordine ha fatto in questi cinquant’anni e quindi l’inserimento di questo Convegno nel ripensamento generale che tutto l’ordine è chiamato a fare e gli stessi tuoi
suggerimenti, mi sembra che costituiscano un terreno adatto perché questo Incontro
porti buoni frutti. Un lasso di tempo così lungo dal primo Convegno, l’urgenza di
rispondere alle sfide di un mondo che cambia molto velocemente, portano in primo
piano la necessità di comunicarci esperienze, confrontare progetti, concordare strategie. Avverto l’urgente necessità di un ripensamento che porti nuova vita e renda
efficace la comunicazione interna e l’intercomunicazione fra Commissari - Province
- Custodia - Chiesa Locale - Chiesa Universale: questi ponti vanno consolidati, resi
e mantenuti agibili, percorribili con serenità e fiducia.
La Custodia di Terra Santa sta sviluppando strategie di comunicazione che vogliono coinvolgere un sempre maggior numero di persone, creando sensibilità e suscitando responsabilità che, nel superamento degli schematismi imposti dall’informazione corrente, portino a concertare iniziative che davvero siano utili a questa Terra
che Dio ha scelto per comunicare con gli uomini. Dalla Sua Parola alle nostre parole,
nella speranza che conoscerci, calarsi nei panni gli uni degli altri, capire le difficoltà, rimuovere ostacoli, svecchiare procedure, tutto ci aiuti ad essere sempre più
radicalmente quello che dobbiamo essere. Per tutti questi motivi mi piace pensare
che questo Convegno Internazione dei Commissari di Terra Santa possa segnare una
tappa importante per l’oggi e il futuro della Custodia che, ospitando l’Incontro, offre
un luogo privilegiato per far conoscere la realtà della sua presenza a Gerusalemme
e in Israele-Palestina.
Si pensa di estendere l’invito a tutti i Presidenti delle Conferenze Francescane e/o
ai loro Rappresentanti: pensi che sia una buona idea? Naturalmente il Convegno
vedrà la partecipazione dei Rappresentanti della Congregazione delle Chiese Orientali.
Come procedere ora? Possiamo mandare le convocazioni? È meglio che la faccia
la Curia Generalizia? Attendo le tue indicazioni.
Approfitto di questa occasione per sottoporti un problema che si sta evidenziando
con sempre maggiore urgenza e per il quale ci è gradito il tuo paterno consiglio.
I pellegrinaggi stanno riprendendo, il flusso cominciato dallo scorso anno non ha
subito flessioni e pian piano va portando sempre più gente in tutti i Luoghi santi.
Nel frattempo la Custodia ha fissato nuovi orari di apertura dei Santuari e approvato
ad experimentum il Regolamento per la Basilica della Risurrezione. Soprattutto a
Nazareth, al Getsemani e alla Basilica della Risurrezione è cresciuto l’impegno per
offrire ai pellegrini spazi per la preghiera e la riflessione, che vediamo ben accetti
e apprezzati: da questo, spesse volte nasce in loro, il desiderio di accostarsi (o riaccostarsi) al sacramento della Riconciliazione, nonostante siano pressati da orari e
itinerari da rispettare.
Abbiamo bisogno di Confessori perchè le nostre forze non bastano: bisogna tener
conto che i gruppi possono essere numerosi, che l’esempio di uno che chiede la
Confessione è normalmente seguito da altri; che il riaccostarsi al sacramento magari
dopo anni, richiede la dovuta attenzione, e il tempo necessario… Un frate, anche se
ha solo questo incarico, è assolutamente insufficiente.
Cosa fare: ci è nata l’idea di scrivere a tutti i Provinciali dell’Ordine e delle altre
Famiglie francescane per sottoporre a loro questa nostra necessità chiedendo sacerdoti francescani e non, religiosi e secolari, che siano disposti a stare con noi per un
periodo di tempo più o meno lungo (almeno un mese), a condizioni che vedremo
come concordare, per svolgere questo irrinunciabile ministero sacramentale. Ti sembra un’idea fattibile? Hai altro da suggerirci? Il problema c’è, e riguarda soprattutto
pellegrini italiani e spagnoli, ma non mancano gli altri…
Se sei d’accordo, come dobbiamo procedere concretamente? Chi scrive la lettera?
ecc…
Ti ringrazio per l’attenzione e ho speranza che tu voglia apprezzare quanto ho in
animo di fare e mi possa mandare tue proposte e suggerimenti. In unione di intenti,
di speranza e di preghiera.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Lettera al card. Moussa Daoud
Prot. B-0736/05
Gerusalemme, lunedì 7 novembre 2005
Sua Eminenza Rev.ma
Cardinale Moussa Daoud
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
Città del Vaticano
----------------------------Eminenza Reverendissima,
Con la presente desidero informarLa che stiamo programmando,
orientativamente dal 19 al 25 novembre del prossimo anno, il Convegno di tutti i
Commissari di Terra Santa, che si terrà a Gerusalemme. Questo Incontro si svolge a
quasi cinquant’anni dal primo raduno internazione dei Commissari e viene a costituire, quindi, un evento particolare cui diamo particolare importanza.
Scopo del Convegno, oltre allo scambio di esperienze senza alcun dubbio necessario e arricchente perché ci presenterà situazioni molto diversificate tra loro, intende
chiarire, definendolo al meglio, il ruolo del Commissario oggi, il supporto che è
chiamato a svolgere nei confronti della Terra Santa, la relazione con le Chiese Locali
e i problemi che riguardano specificamente la Colletta del Venerdì santo.
Certo ci farebbe piacere che a questo Convegno partecipasse un Rappresentante
della Congregazione delle Chiese Orientali insieme al quale confrontarci, scambiare
opinioni, manifestare problemi, perché è importante che le concordanze che emergeranno, le strategie che verranno proposte, gli impegni che si assumeranno riflettano
anche i desideri della Congregazione che rappresenta in questa nostra Terra, l’autorevolezza della Chiesa.
Certi del Suo paterno interessamento, chiediamo un ricordo particolare nella preghiera e la Benedizione di questo nostro progetto.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Prenotazioni della Casa Nova
Prot. B-0064/06
Gerusalemme, 14 gennaio 2006
Rev.do Padre
fra Antoni Szlachta, ofm
Direttore di Casa Nova
Gerusalemme - Israele
----------------------------Caro fra Antoni,
Il Signore ti dia la Sua pace!
Come sai, dal 19 al 25 novembre 2006 si terrà il Convegno internazionale di tutti
i Commissari di Terra Santa al quale parteciperanno il Ministro Generale, membri
autorevoli della Custodia e diversi Ministri Provinciali dell’Ordine. Tenendo presente inoltre i traduttori, eventuali accompagnatori e altri membri ospiti, sotto l’aspetto
logistico sarà per la Custodia un grosso sforzo.
Va da sé che si tratta di un evento importante per la vita della Custodia al quale ci
vogliamo preparare bene.
Con la presente, dunque, dispongo che la Casa Nova a partire dal 16 fino al 28
novembre sia messa a totale disposizione di tale Convegno e che quindi non si accetti nessun prenotazione di alcuno gruppo e se eventualmente ci fosse già qualche
prenotazione, vi è tempo sufficiente per cancellarla.
Naturalmente conto sulla tua collaborazione perché anche dal punto di vista logistico abbia successo e porti frutti per la vita della Custodia.
Fraternamente.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Indizione e convocazone del Convegno Internazionale
Lettera in italiano
Prot. B-0065/06
Gerusalemme, sabato 21 gennaio 2006.
A tutti i Rev.di Padri
Commissari di Terra Santa
Loro Sedi
----------------------------Lettera di Indizione e Convocazione
del
Convegno Internazionale dei Commissari di Terra Santa
Carissimi confratelli,
Il Signore vi doni la sua Pace!
Con la presente indico formalmente e convoco il
Convegno Internazionale dei Commissari di Terra Santa
nella città di Gerusalemme - Convento di San Salvatore
da Domenica 19 a Sabato 25 Novembre 2006.
“Sono convinto, infatti, che sia arrivato il momento di ripensare la figura del
Commissario alla luce dei nuovi bisogni, tenendo conto del cammino dell’Ordine in
questi ultimi anni”: queste parole del nostro Ministro generale sintetizzano il motivo
che mi ha portato a sperare, desiderare e concretizzare questa convocazione.
A tutto il Convegno saranno presenti il Ministro Generale e uno o più Delegati
della Congregazione per le Chiese Orientali.
Sì, credo che anche tanti fra voi sentano viva l’esigenza di conoscere esperienze
diverse, di confrontarsi fraternamente, di misurarsi con le nuove esigenze al fine di
ridefinire il ruolo del Commissario alla luce dei segni dei tempi che ognuno di noi
e tutti insieme siamo chiamati a leggere con attenzione costante nel mondo, nella
Chiesa, nell’Ordine.
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Questa settimana di sosta-confronto ben si inserisce nel cammino di preparazione
alla celebrazione dell’VIII centenario di fondazione del nostro Ordine, “opportunità
di grazia per ricordare con gratitudine il passato, vivere con passione il presente e
aprirci con fiducia al futuro”.
Nel corrente anno, dedicato al discernimento, “per non essere immobili e
ripetitivi” credo che voi tutti, carissimi fratelli Commissari, sarete contenti di potervi riunire insieme, disponibili ad ascoltare la voce del Signore negli eventi della
storia per riproporre con coraggio l’audacia, la creatività e la santità di Francesco,
coltivando una fedeltà dinamica. Celebrare la grazia delle origini è rinnovare l’eterna
domanda “Che cosa dobbiamo fare?”; questo mio invito, l’indizione e la convocazione di questo Convegno è l’offerta che vi faccio per avere un luogo e un tempo
per domandarcelo insieme e insieme cercare una risposta, lasciandoci guidare dal
suggerimento di “centrarci, concentrarsi, decentrarsi: tre movimenti essenziali per
una vera rifondazione della nostra vita e missione”, che confermano la loro validità
anche se li applichiamo al nostro Congresso.
Per aiutarci a trovare una risposta comune, come Commissari di Terra Santa
in rapporto alla Custodia e, insieme, in rapporto alla Chiesa e al Mondo, abbiamo
individuato i temi che specifichiamo in allegato. Alle Relazioni ufficiali, ai lavori di
gruppo, al tempo libero che comunque dedicheremo ai fini di questo Congresso è
volta fin da ora la mia attenzione, nella speranza che anche ognuno di voi condivida
con me la responsabilità di questa attesa, di questa attenzione e di questo fondamentale momento di fraternità. Vorrei che foste tutti presenti, che ciascuno e tutti apriste
la vostra agenda e, anche con qualche sacrificio, predisponeste di essere liberi dal 19
al 25 novembre. E che la voglia di incontrarsi ciascuno con tutti gli altri Commissari
prevalesse su tutti gli inevitabili disagi. Vi aspetto tutti. Le parole di incoraggiamento del Ministro generale, la sua assicurata presenza al nostro Convegno vi siano di
benvenuto.
Con ogni sincero augurio di ogni Pace e Bene nel Signore.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Copia: a tutti i Presidenti Conferenze ofm, Ministri Provinciali ofm
Allegato A: I temi principali del Convegno
1. La figura del Commissario di Terra Santa oggi
a) La figura del Commissario nei Nuovi Statuti della Custodia, a partire dai nuovi
Statuti dell’Ordine.
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b) Situazione attuale: la figura del Commissario è in crisi: in Europa e negli USA a
causa della mancanza di vocazioni; negli altri Continenti, a causa della difficoltà di
contatto diretto con la realtà della Terra Santa. Analisi e possibili soluzioni.
2. Relazione dei Commissari con la Provincia e con l’Ordine
a) Ruolo del Commissario all’interno dell’Ordine e importanza del suo servizio in
rapporto all’unicità della missione della Custodia di Terra Santa.
b) Necessità di far conoscere ai fratelli e ai Provinciali la figura del Commissario. Incontri/Convegni dei fratelli per illustrare la figura e il ruolo del Commissario;
presentazione della Ratio Œconomica dei Commissariati ai Provinciali; relazione/
chiarimenti-sottolineature sulle attività del Commissario e sui compiti specifici della
Custodia di Terra Santa.
3. Relazioni Commissari - Vescovi e Chiesa Universale
a) Valore e significato della Custodia di Terra Santa per la Chiesa
b) La missione della Custodia Francescana di Terra Santa al servizio della Chiesa
universale e locale, alla luce dei Documenti pontifici e nella situazione attuale.
c) Relazioni e dialogo con i Vescovi per quanto riguarda le attività del Commissario, i problemi, gli impegni, le iniziative e le necessità della Terra Santa e della
Custodia.
d) Presentazione delle attività economiche del Commissario e illustrazione dei
progetti che vengono realizzati dalla Custodia di Terra Santa.
4. Relazioni Commissari - Custodia di Terra Santa
a) Come adempiere oggi le tre finalità dei Commissari di Terra Santa (aiuto economico, pellegrinazioni e vocazioni per la Custodia). Conservano il loro valore e
significato o si avverte la necessità di un cambiamento? Suggerimenti, proposte.
b) Le questioni economiche: Come preparare la Ratio Oeconomica? Come sollecitare i Vescovi sulla necessità di promuovere la Colletta del Venerdì santo (e il conseguente invio della stessa ai Commissari)? Come e entro quanto tempo le Collette
vanno inviate alla Custodia? Cosa fare quando in Commissariato restano depositate
grosse somme di denaro? Il problema di rendere pubblici e trasparenti i movimenti
economici, per l’Ordine, per i Vescovi, per la Congregazione delle Chiese orientali…
La Colletta del Venerdì santo: analisi della situazione attuale, proposte per il futuro (Si può migliorare? Come presentarla al meglio? È universalmente conosciuta o
necessita di ulteriori informazioni?). Tenendo conto della diminuzione del numero
dei Commissariati, come organizzarla in generale, e come dove non esiste un Commissariato?
c) Progetti della Custodia e coinvolgimento dei Commissari: La Custodia ha oggi
molti progetti per i Santuari e per le necessità dei cristiani di Terra Santa. Come
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coinvolgere -responsabilizzare i Commissari? Cosa potrebbe fare ciascuno di loro
singolarmente? O, se ce ne fosse la necessità, come coordinare l’aiuto di due o più
Commissariati? Come estendere, allargare, questo coinvolgimento/responsabilità
alla società civile (a livello politico, di associazioni, enti, ecc.)?
d) I Commissari e i volontari per la Terra Santa. Il volontariato può essere una
risorsa preziosa: come suscitarlo, sollecitarlo, guidarlo?
5. I Commissari e i mezzi di comunicazione
a) L’importanza della comunicazione: come "fare" informazione (I siti Internet
della Custodia: WEB della Custodia: si conoscono, si fanno conoscere?). Non si può
trascurare l’importanza dei mezzi di comunicazione sociale e la necessità di fornire
informazioni aggiornate e di prima mano su quanto avviene in Custodia e in Terra
Santa.
b) Cosa si può fare nei singoli Commissariati e cosa si potrebbe attuare a livello
regionale o nazionale.
6. Valore pastorale dell’attività del Commissario
a) La promozione di Terra Santa: impegno e responsabilità dei Commissari nel
promuovere la pastorale biblica e catechetica. Il maggiore interesse verso lo studio
della Sacra Scrittura, Storia della Salvezza, deve impegnare i Commissari a suscitare, sollecitare, far comprendere l’importanza della Geografia della Salvezza, la conoscenza e l’amore verso la Terra Santa.
b) La pellegrinazione in Terra Santa: I recenti documenti pontifici sul valore del
pellegrinaggio e sul pellegrinaggio in Terra Santa in particolare, potrebbero essere la
base per un rinnovato impegno a promuovere e guidare i pellegrinaggi, anche specifici (esercizi spirituali, gruppi biblici, Conferenze Episcopali, animatori pastorali…):
l’opera pastorale dei Commissari è vasta: suggerimenti e proposte.
c) I pellegrinaggi "francescani": necessità di fare la differenza soprattutto riguardo
alla sobrietà, alla preghiera, allo spirito che deve animare il pellegrinaggio, quando
alla guida c’è il frate francescano. Importanza e valore delle guide (dalla pubblicazione allo spirito).
I Relatori
I nomi dei Relatori, così come il programma dettagliato saranno comunicati quanto
prima.
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Allegato B
Prot. B-0066/06
Gerusalemme, sabato 21 gennaio 2006.
A tutti i Commissari di Terra Santa
Loro Sedi
--------------------------Carissimi confratelli,
Il Signore vi dia la Sua pace!
Come comunicato dal Custode di Terra Santa nella Lettera di Indizione/Convocazione (Prot. B-0065/06), dal 19 al 25 novembre 2006 avrà luogo a Gerusalemme
l’incontro internazionale di tutti i Commissari di Terra Santa.
Il Congresso si svolgerà a Notre Dame of Jerusalem Center (di fronte alla Porta
Nuova, quindi a pochi passi di distanza dall’entrata al Convento di San Salvatore);
durante le relazioni sarà assicurata la traduzione simultanea in italiano, inglese e
spagnolo. Tutti i partecipanti verranno ospitati a Gerusalemme.
Prego ognuno di voi di confermare in Segreteria custodiale ([email protected]) la vostra partecipazione a questo raduno. Il vitto e l’alloggio saranno a
carico della Custodia, mentre ognuno provvederà in proprio alle spese di viaggio.
La conferma della partecipazione è fondamentale per permettere ai confratelli che
avessero bisogno del visto di ingresso in Israele di poterlo ottenere in tempo utile.
Alla presente viene allegata la lista dei convocati: vi prego di voler segnalare in
Segreteria custodiale tutti gli aggiornamenti (nome, indirizzo, numero di telefono,
numero di fax, indirizzo e-mail) in modo da rendere più facile la comunicazione tra
Gerusalemme e i vari Commissariati.
Grato per questa occasione che mi permette di ringraziare ognuno di voi per il prezioso lavoro svolto in favore della Terra Santa, auguro a tutti un buon anno 2006.
Fraternamente.
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
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Lettera in spagnolo
Prot. B-0065/06
Jerusalén, sábado 21 enero 2006.
A todos los Rev.dos Padres
Comisarios de Tierra Santa
Su Sede
----------------------------Carta - Convocatoria
del
Congreso Internacional de Comisarios de Tierra Santa
Queridos hermanos:
¡El Señor os de Su Paz!
Con la presente convoco formalmente el
Congreso Internacional de Comisarios de Tierra Santa
en la ciudad de Jerusalén - Convento de San Salvador
del Domingo 19 al Sábado 25 de Noviembre de 2006.
“Estoy convencido, de hecho, que ha llegado el momento de reflexionar sobre la
figura del Comisario a la luz de las nuevas necesidades, teniendo presente el camino
de la Orden en estos últimos años”: estas palabras de nuestro Ministro General sintetizan el motivo que me ha llevado a esperar, desear y concretizar esta convocación.
Durante todo el Congreso estarán presentes el Ministro General y uno o más Delegados de la Congregación para las Iglesias Orientales.
Sí, creo que también muchos de vosotros sentís viva la exigencia de conocer experiencias diversas, de confrontarse fraternalmente, de compararse con las nuevas
exigencias para redefinir el papel del Comisario a la luz de signos de los tiempos que
cada uno de nosotros, y todos juntos, estamos llamados a leer con atención constante
en el mundo, en la Iglesia y en la Orden.
Esta semana de pausa-confrontación se coloca muy bien en el camino de preparación a la celebración del VIIIº centenario de la fundación de nuestra Orden,
“momento de gracia para recordar con gratitud el pasado, para vivir con pasión el
presente y abrirnos con confianza al futuro”.
En el presente año, dedicado al discernimiento, “para no quedarnos inmóviles y
repetitivos”, creo que todos vosotros, queridos hermanos Comisarios, estaréis contentos de poderos reunir todos juntos, dispuestos a escuchar la voz del Señor en los
acontecimientos de la historia, para plantear de nuevo la audacia, la creatividad y
la santidad de Francisco, cultivando una fidelidad dinámica. Celebrar la gracia de
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los orígenes es renovar la eterna pregunta “¿Qué debemos hacer?”; esta invitación
mía, la convocatoria para este Congreso, es el ofrecimiento que os hago para tener un lugar y un tiempo para preguntárnoslo juntos y juntos buscar una respuesta,
dejándonos guiar por el consejo de “centrarnos, concentrarnos, descentrarnos: tres
movimientos esenciales para una verdadera refundación de nuestra vida y misión”,
que confirman su validez también si los aplicamos a nuestro Congreso.
Para ayudarnos a encontrar una respuesta común, como Comisarios de Tierra Santa
con relación a la Custodia y, al mismo tiempo, en relación con la Iglesia y el Mundo,
hemos individuado los temas que especificamos en el anejo. A las Comunicaciones
oficiales, a los trabajos de grupo, al tiempo libre que dedicaremos de todos modos
para las finalidades de este Congreso, está dirigida desde ahora mi atención, con
la esperanza que cada uno de vosotros comparta también conmigo la responsabilidad de esta espera, de esta atención y de este momento fundamental de fraternidad.
Quisiera que todos vosotros estuvierais presentes, que todos y cada uno de vosotros
abrierais vuestra agenda y, aunque sea con algún sacrificio, hagáis lo posible para
estar libres del 19 al 25 de noviembre. Y que el deseo de encontrarse cada uno con
los demás Comisarios prevalezca sobre todos los posibles incomodidades. Os espero
a todos. Las palabras de ánimo del Ministro General, su presencia segura a nuestro
Congreso os sean de bienvenida.
Con mi más sincero augurio de Paz y Bien en el Señor.
fr. Pierbattista Pizzaballa ofm
Custodio de Tierra Santa
fr. Stéphane Milovitch ofm
Secretario de Tierra Santa
Copia: a todos los Presidentes de las Conferencias ofm, Ministros Provinciales ofm
Alegato A: Los temas principales del congreso
1. La figura del Comisario de Tierra Santa en el siglo XXI
a) La figura del Comisario en los nuevos Estatutos de la Custodia, a partir de los
nuevos Estatutos de la Orden;
b) La situación actual: la figura del Comisario está en crisis: en Europa y USA por
falta de vocaciones; en los otros Continentes, por falta de contacto y conocimiento
de Tierra Santa. Análisis y soluciones posibles.
2. Relación de los Comisarios con la Provincia - Orden
a) Rol del Comisario dentro de la Orden, y su misión insustituible, dentro de la
misión única de la Custodia de Tierra Santa.
b) Necesidad de hacer conocer a los hermanos y a los Provinciales el rol del comisario. Encuentros con los hermanos, presentación de la “Ratio Oeconomica” de
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la Comisaría a los Provinciales; explicación de las actividades del Comisario y la
misión específica de la Custodia de Tierra Santa.
3. Relación de los Comisarios con los Obispos - Iglesia universal
a) Valor y significado de la Custodia Franciscana de Tierra Santa para la Iglesia.
b) La misión de la Custodia Franciscana de Tierra Santa al servicio de la Iglesia
universal y local a la luz de los documentos pontificios y en la situación actual.
c) Presentación y Diálogo con los Obispos sobre la actividad del Comisario y los
problemas, iniciativas y necesidades de Tierra Santa y de la Custodia.
d) Presentación de las actividades económicas del Comisario e ilustración de los
proyectos en favor de Tierra Santa de la Custodia de Tierra Santa.
4. Relación de los Comisarios con la Custodia de Tierra Santa
a) Cómo cumplir hoy las tres finalidades de los Comisarios de Tierra Santa (ayuda
económica, peregrinaciones y vocaciones para la Custodia)? ¿Tienen hoy sentido, o
hay que modificar alguna? Sugerencias, propuestas.
b) Las cuestiones económicas: ¿Cómo preparar la “Ratio Económica? ¿Cómo solicitar a los obispos para que promuevan la Colecta del Viernes Santo y que manden
su aportación de la Colecta del Viernes Santo u otra? ¿Cómo enviar el dinero de la
Colecta y cuándo? ¿Qué hacer cuando en la Comisaría hay grandes sumas de dinero?
El problema de hacer públicos y transparentes los movimientos de dinero: ante la
Orden, ante los Obispos, ante la Congregación de las Iglesias Orientales.
La Colecta del Viernes Santo: Análisis de la situación actual y propuestas para
el futuro (¿Se puede mejorar? ¿Mejor presentación? ¿Es conocida por todos o es
necesario una mayor información?). Teniendo cuenta de la disminución del número
de Comisarios, ¿cómo organizarla en general o cómo organizarla donde no existe un
Comisario?
c) Proyectos de la Custodia e implicación de los Comisarios: la Custodia tiene
muchos proyectos en favor de los Santuarios y de los cristianos de Tierra Santa.
¿Cómo implicar y responsabilizar a los Comisarios? ¿Qué podría hacer cada uno o
en grupo? ¿Cómo implicar a la sociedad civil (a nivel político, asociaciones, etc.) en
estos proyectos?
d) Los Comisarios y los voluntarios para Tierra Santa. Voluntariado puede ser una
ayuda muy importante para la misión de los franciscanos en Tierra Santa. ¿Cómo
fomentarlo, guiarlo y luego emplear a los voluntarios en la misión?
5. Los Comisarios y los Medios de comunicación.
a) La importancia de comunicar a los demás el valor de la misión franciscana en
Tierra Santa. ¿Cómo “hacer” información? El WEB de la Custodia en Internet, ¿se
conocen? ¿se propagan? No se puede olvidar la importancia de los medios de comu17
nicación social y la necesidad de dar informaciones actualidades y de primera mano
sobre lo que sucede en la Custodia y en Tierra Santa.
b) ¿Qué hacer en los diversas Comisarías o a nivel nacional o regional?
6. Valor pastoral de la actividad del Comisario
a) La promoción de Tierra Santa: empeño y responsabilidad de los comisarios en
promover la pastoral bíblica y catequética. Un interés mayor hacia la Sagrada Escritura, la Historia de la Salvación, debe mover al Comisario a propagar la importancia
de la Geografía de la Salvación, el conocimiento y el amor hacia Tierra Santa.
b) La peregrinación a Tierra Santa: Los recientes documentos pontificios sobre el
valor de la peregrinación y en especial sobre la peregrinación a Tierra Santa, podrían
servir de base para un renovado empeño en promover y guiar peregrinaciones, aún
las que son especiales (ejercicios espirituales, grupos bíblicos, Conferencias Episcopales, animadores de la pastoral). La acción pastoral de los Comisarios es muy
amplia: sugerencia y propuestas.
c) Las peregrinaciones “franciscanas”: ¿cuando la peregrinación es promovida y
guiada por un franciscano, tiene que tener características específicas en cuanto a su
sobriedad, oración y espíritu? Somos los representantes de la Iglesia, también en este
campo. Importancia y valor de las guías de Tierra Santa (de la letra al espíritu).
Los relatores
Los nombres de los Relatores, al igual que el programa detallado, serán comunicados cuanto antes.
Alegato B
Prot. B-0066/06
Jerusalén, jueves, 28 diciembre 2006
A todos los Comisarios de Tierra Santa
Sus Sedes
-------------------------------Queridos hermanos:
¡El Señor os dé Su Paz!
Según el comunicado del Custodio de Tierra Santa, en la Carta-Convocatoria (Prot.
B-0065-06), del 19 al 25 de noviembre de 2006 tendrá lugar el Congreso Internacional de todos los Comisarios de Tierra Santa.
El Congreso se desarrollará en Notre Dame of Jerusalem Center (frente a la Puerta
Nueva, por tanto a pocos pasos de la entrada del Convento de San Salvador); durante
las conferencias se asegurará la traducción simultánea en italiano, ingles y español.
Todos los participantes serán alojados en Jerusalén.
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Pido a cada uno de vosotros de confirmar en la Secretaría custodial (segreteriacts@
custodia.org) vuestra participación. Cada uno de los Comisarios se preocupará de los
gastos del viaje. La confirmación de la participación es fundamental para permitir
a los hermanos que tuvieran necesidad de un visado de ingreso en Israel de poderlo
conseguir en tiempo útil. A la presente se adjunta la lista de los convocados: os ruego
que señaléis en la Secretaría custodial todas las novedades (nombre, dirección, número de teléfono, número de FAX, dirección e-mail) para facilitar la comunicación
entre Jerusalén y los diversos Comisarios.
Aprovechando la ocasión que me permite agradecer a cada unos de vosotros por
vuestro trabajo impagable en favor de Tierra Santa, os deseo a todos un feliz Año
2006.
Fraternalmente.
Fr. Stéphane Milovitch ofm
Secretario de Tierra Santa
Lettera in inglese
Prot. B-0065/06
Jerusalem, Saturday January 21, 2006.
To all the Commissaries
of the Holy Land
---------------------------.
Announcing
the International Congress of the Commissaries of the Holy Land.
Dear Brothers,
May the Lord give you Peace!
With this letter I am happy to invite you to the International Congress
of the Commissaries of the Holy Land in the city of Jerusalem to be held at the
Notre Dame of Jerusalem Center (across the street from St. Savior Monastery),
from Sunday November 19 to Saturday November 25, 2006.
The Minister General has given the purpose for this gathering when he said, “I
am convinced that the moment has arrived to rethink the position of the Commissariats (of the Holy Land) in the light of new needs, taking into account the path of
the Order in these last years.” The presence of the Minister General and one or more
of the delegates of the Congregation of Oriental Churches for all of the Congress
underlines the importance of this meeting.
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I am convinced, based in large part on my communication with many of you, that
the time is right for the all the Commissaries of the Holy Land to get together to
fraternally discuss and compare your diverse experiences - to reflect on those experiences in the light of new realities, and finally to redefine the role of the Commissary
in the light of the signs of the times.
This week of reflection and setting of new directions is a fitting part of the preparation of the celebration of the VIIIth centenary of the founding of our Order, an “opportunity of grace: to remember with gratitude the past, live the present with passion
and open ourselves with trust in the future”.
If we can be ready to listen once again to the voice of the Lord and follow the example of St. Francis, our coming together for discernment “in order not to be immobile and repetitive” should be a positive opportunity to revitalize the ministry which
you have so generously undertaken.
In issuing this invitation, it is my vision is that this meeting can enable us together
to both radically renew and faithfully continue the work of the Commissaries of the
Holy Land throughout the world. With God’s help we can ask the question “What
must we do?”… and hopefully find some answers as well. With your response to this
invitation to this Congress, you will insure that Commissaries of the Holy Land can
take their place in the enterprise of the whole order to “focus, concentrate and decentralize the three things essential for a true refounding of our life and mission”.
To help us with this task of renewing the work of the friars in the Custody of the
Holy Land, we are proposing the enclosed specific themes. Hopefully these themes
will animate all the efforts this Congress, from the efforts of the working groups in
which you will participate, to the Official proposals for action which emerge from
those efforts, as well our free time together and the opportunities to become reacquainted with the places and people of the Holy Land. In other words, the themes
that are proposed are meant to enable us to form among ourselves a fraternity which
can more effectively engage in this special ministry which you share with the friars
of the Holy Land.
It is my heartfelt desire like all of you will be able to be present and that each one
of you will be able open your agenda even though this will, I know, require some
sacrifice. I hope that the desire of each of you to meet all the other Commissaries
and to renew this important ministry for the Holy Land and to the whole Church will
prevail over any inevitable inconvenience, and that you will be able to part of this
important gathering from November 19-25. Please see in the words of encouragement of the Minister General, his assured presence at our Congress and my own happiness in being able to be with you a sign that you are most sincerely and urgently
welcome.
20
Peace and all good,
fr. Stéphane Milovitch ofm
General Secretary
fr. Pierbattista Pizzaballa ofm
Custos of the Holy Land
Copy: to all the ofm Conference Presidents, ofm Provincial Ministers.
Attachment A: Principal themes of the congress
1. The ministry of the Commissary of the Holy Land today
a) The ministry of the Commissary in the new Statutes of the Custody of the Holy
Land and from the new Statutes of the Order.
b) Actual situations: in many places the ministry of the Commissary is in crisis:
sometimes because of a lack of interest and vocations; in other cases due to the difficulty of direct contact with the reality of the Holy Land. Analysis and possible
solutions.
2. Relations of the Commissaries with the province and the Order
a) Role of the Commissary internally in the Order and the importance of his service in regard to the unique mission of the Custody of the Holy Land.
b) Necessity of the friars and the provincials becoming acquainted with the role of
the Commissary. How to share with the friars the role of the Commissary; presentation of the Ratio Œconomica of the Commissariats to the provincials; relations/clarifications on the activity of the Commissary and his specific tasks for the Custody of
the Holy Land.
3. Relations of the Commissary to the Bishops and the Universal Church
a) Value and significance of the Holy Land and the work of Custody for the Universal Church.
b) The mission of the Franciscan Custody of the Holy Land in service of the
Church universal and local, in the light of the Pontifical Documents and in the present reality.
c) Relations and dialogue with the bishops regarding the activities of the Commissary, the problems, obligations, the initiatives and necessities of the Holy Land and
the Custody.
d) Presentation of the economic activities of the Commissary and illustrations of
the projects that are becoming realized in the Custody of the Holy Land.
4. Commissary Relations - Custody of the Holy Land
a) How to fulfill today the three purposes of the Commissaries of the Holy Land -financial support, pilgrimages and vocations for the Custody. Keep the same values
and significance or is there a need for a change? Suggestions, proposals.
21
b) The economic questions: How to prepare the Ratio Œconomica? How to help
the local bishops remember the importance of promoting the Good Friday Collection and consequently sending the collection to the Commissaries? How and in what
period of time to send the collection to the Custody? What to do when the Commissariats have (temporarily) large sums of money on deposit locally? The problem of
making the economic transactions public and transparent, for the Order, the bishops,
the Congregation of Oriental Churches and the proper civil authorities.
The Good Friday Collection: analysis of the present situation, proposals for the
future. How can it be improved? How to present it in the best way? Is it universally
known or is more information necessary? Taking account of the smaller number of
Commissariats, how to organize it in general and how to do it where there is no existing Commissariat.
c) Projects of the Custody and involvement of the Commissaries: The Custody has
today many projects for the Sanctuaries and the necessities of the Christians of the
Holy Land. How to involve and make the Commissaries feel connected? Can each of
them be directly involved? Might it be helpful to coordinate the involvement of two
or more Commissariats? How to extend and widen the involvement/responsibility
to the civic society (at a political level, of associations, boards, etc.) and with other
parts of the Franciscan family?
d) The Commissaries and the volunteers for the Holy Land. Voluntary Service can
be a precious resource: how to arouse it, quicken it, and animate it?
5. The Commissaries and the means of communication
a) Importance of Communication: how to make information available. Are the web
sites of the Custody known? How to make them better known? Are they helpful? The
importance of communication and the necessity to provide up-to -date and first hand
information about what is happening in the Custody and in the Holy Land.
b) What can be done at individual Commissariats and what could be carried out on
a regional and national level?
6. Pastoral value of the activity of the Commissary
a) The promotion of the Holy Land: obligation and responsibility of the Commissaries in the promotion of the biblical and catechetical advantages of the Holy Land.
The study of Sacred Scripture, the Story of Salvation, a major interest among many,
should require the Commissaries to make known the importance of the Geography
of Salvation and the love of the Holy Land that accompanies it.
b) Pilgrimage in the Holy Land. The recent pontifical documents on the value of
a pilgrimage in the Holy Land in particular, this could be the foundation for a renewed zeal to promote and guide pilgrims: also specifically spiritual exercises, bible
groups, bishops conferences, pastoral guides … The pastoral work of the Commissaries is vast: suggestions, proposals
22
c) The Franciscan pilgrimages: necessity to show the difference especially regarding prayer and the Franciscan Spirit when the guide is a Franciscan brother, and the
importance and value of the Franciscan books published on the Holy Land written
by the Custodians of the Holy Places for many centuries.
The Facilitators
The names of the facilitators will be communicated as soon as possible in a detailed program.
Attachment B
Prot. B-0066/06
Jerusalem, Saturday January 21st 2006.
To all the Commissaries of the Holy Land
------------------------------------------------Dear Brothers,
May the Lord give you Peace!
As communicated from the Custos of the Holy Land in his letter of announcing the
International Congress of the Commissaries of the Holy Land (Prot. B-0065/06),
from the November 19-15, 2006 arrangements have been made and you are welcome
and encouraged to participate.
The Congress will take place at the Notre Dame of Jerusalem Center (across the
street from the New Gate, therefore just a small distance from the entrance of St.
Savior’s Monastery); during the General Sessions, simultaneous translations in Italian, English and Spanish will be available.
I would ask each of you to confirm your participation with me (the Secretary of
the Custody at [email protected]) for this meeting. All the participants will
be the guests of the Custody in Jerusalem, including food and the lodging. Each of
you is asked to provide your own travel costs. (In those circumstances where Commissaries may find the cost of travel to the Holy Land an insurmountable burden to
attending this Congress, please apply to the Custos for assistance.) The quick confirmation of your participation is necessary to allow enough time for those of you that
need entry visas to enter the State of Israel to obtain them in a timely manner.
Enclosed with this letter is the list of all the Commissaries currently on record. I
would ask you to send me any updates (name, address, telephone number, fax number, e-mail address) in order to render the communication easier between Jerusalem
and the various Commissariats.
23
Grateful for this occasion that permits me to thank each of you for your precious
work carried out in favor of the Holy Land, I wish to all a good year 2006.
Fraternally,
Fr. Stéphane Milovitch ofm
Secretary of the Custody of the Holy Land
Convocazione della Commissione preparatoria
Prot. B-0093/06
Gerusalemme, 4 febbraio 2006
Rev.di Padri
fra Artemio Vitores ofm
fra Jerzy Kraj ofm
fra Nicolas Marquez ofm
fra Dobromir Jasztal ofm
Gerusalemme - Israele
----------------------------Carissimi confratelli,
In vista del Convegno dei Commissari programmato per il 19 - 25 novembre 2006,
dobbiamo iniziare a preparare al meglio l’evento dal punto di vista del contenuto e
della logistica.
Con la presente, vi convoco nel mio ufficio il 28 febbraio alle ore 15.00 per:
1. definire un comitato di preparazione e individuare un coordinatore;
2. cominciare a definire con maggiore precisazione le relazioni da tenersi durante il Convegno nonché il nome dei Relatori.
Prima del Discretorio di maggio, questo comitato dovrà presentare un programma
preciso del Convegno che verrà approvato oppure modificato dal Discretorio stesso.
Per ogni suggerimento in vista di questo nostro primo incontro, siete pregati di
portare in Segreteria il materiale necessario in modo che il Segretario Custodiale lo
possa preparare e distribuire in tempo opportuno.
Fraternamente.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
24
Invito dei Presidenti delle Conferenze dell’Ordine serafico
Lettera in italiano
Prot. B-0427/06
Gerusalemme, sabato 17 giugno 2006.
A tutti i Rev.di Padri
Presidenti delle Conferenze dell’Ordine serafico
Loro Sedi
----------------------------Carissimi confratelli,
Il Signore vi doni la sua Pace!
Ognuno di Voi ha ricevuto da tempo le comunicazioni relative al Convegno Internazionale dei Commissari di Terra Santa, che si terrà a San Salvatore (Gerusalemme)
da Domenica 19 a Sabato 25 Novembre 2006.
Con questa lettera vorrei estendere a Lei e a tutti Voi Presidenti delle Conferenze
dell’Ordine Serafico l’invito a partecipare a questo Convegno.
È mia convinzione che la presenza qualificata dell’Ordine sia importante per dare
completezza al Convegno, per aiutare i Commissari di Terra Santa provenienti dalle
varie Entità, a ri-accogliere il sogno di san Francesco "perché, nella potenza dello
Spirito, possa assumere oggi un nuovo volto, animare i nostri passi, a volte stanchi,
lasciare un’impronta per il futuro della nostra vita di Fratelli contemplativi in missione".
Certo della necessità di questo Convegno internazionale e della sua importanza per
tutta la Custodia e anche per l’Ordine Serafico che insieme è chiamato a riflettere
sulla grazia delle origini, sono contento di estenderVi l’invito e sarò ancor più lieto
della Sua e Vostra partecipazione.
Con ogni augurio di Pace e Bene
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
25
Allegato
Prot. B-0428/06
Gerusalemme, sabato 17 giugno 2006.
A tutti i Rev.di Padri
Presidenti delle Conferenze dell’Ordine serafico
Loro Sedi
----------------------------Carissimi Presidenti,
Pace e Bene
Allegato alla presente troverete il programma più dettagliato del Convegno Internazionale dei Commissari di Terra Santa che si svolgerà a Gerusalemme/San Salvatore il 19-25 novembre prossimi.
Nella speranza che ognuno di Voi possa trovare spazio fra i tanti impegni e predisporre la propria gradita partecipazione, è necessario informarne, al più presto, la
Segreteria custodiale:
[email protected]; fax: 00972-2-6284717.
Questa conferma è tanto più necessaria per i Confratelli che avessero bisogno dello
specifico invito indispensabile per poter richiedere, e ottenere in tempo utile, il visto
d’ingresso in Israele.
Resta inteso che, come per i padri Commissari, il vitto e l’alloggio saranno a carico
della Custodia, mentre ognuno provvederà in proprio alle spese di viaggio.
Grato per l’attenzione, sicuro della Vostra comprensione per le esigenze di Segreteria, auguro a tutti e a ciascuno un’estate serena.
Con un cordiale benvenuto al Convegno
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Lettera in spagnolo
Prot. B-0431/06
Jerusalén, sábado, 17 de junio de 2006.
A todos los Reverendos Padres
Presidentes de las conferencias de la Orden seráfica
Sus Sedes
----------------------------Queridos hermanos,
¡El Señor os dé su Paz!
26
Cada uno de vosotros habéis recibido desde hace tiempo las comunicaciones que
se refieren al Congreso Internacional de los Comisarios de Tierra Santa, que tendrá
lugar en San Salvador (Jerusalén) desde el Domingo 19 al Sábado 25 de Noviembre
de 2006.
Con esta carta quiero extender a Ud. y a todos vosotros Presidentes de las Conferencias de la Orden la invitación a participar en dicho Congreso.
Estoy convencido que la presencia cualificada de la Orden sea importante para la
mejor realización del Congreso, para ayudar a los Comisarios de Tierra Santa provenientes de las diversas Entidades, a re-tomar el sueño de San Francisco “para que, en
la potencia del Espíritu, pueda asumir hoy un nuevo rostro, animar nuestros pasos, a
veces cansados, dejar una huella para el futuro de nuestra de Hermanos contemplativos en misión”.
Convencido de la necesidad de este Congreso internacional y de su importancia
para toda la Custodia y también para la Orden Seráfica que ha sido llamada en fraternidad a reflexionar sobre la gracia de sus orígenes, es un placer para mi mandarle
esta invitación y será muy feliz de vuestra participación.
Con mi mejor augurio de Paz y Bien.
Fr. Pierbattista Pizzaballa ofm
Custodio de Tierra Santa
Fr. Stéphane Milovitch ofm
Secretario de Tierra Santa
Alegato
Prot. B-0432/06
Jerusalén, sábado, 17 de junio de 2006.
A todos los Reverendos Padres
Presidentes de las conferencias de la Orden Seráfica
Sus Sedes
-------------------------------------Queridos hermanos,
¡El Señor os dé su Paz!
Alegado a la presente encontraréis el programa en detalle del Congreso Internacional de los Comisarios de Tierra Santa, que tendrá lugar en San Salvador (Jerusalén)
desde el Domingo 19 al Sábado 25 de Noviembre de 2006. En el caso de que podáis
encontrar un espacio entre vuestras muchas obligaciones y que os sea posible participar a este Congreso, os ruego que informéis, lo antes posible, a la Secretaría de la
Custodia:
27
[email protected]; fax: 00972-2-6284717.
La confirmación de vuestra participación es imprescindible sobre todo para los
hermanos que tienen necesidad de una invitación especial necesaria para obtener, en
el tiempo útil, el visado de entrada en Israel.
Como ya os habíamos anunciado, y al igual que sucederá con los Padres Comisarios, la comida y el alojamiento corren a cargo de la Custodia, mientras que cada de
los hermanos deberá costear los gastos del viaje.
Feliz de vuestra atención y convencido de vuestra comprensión hacia las exigencias de la Secretaría, os deseo a todos y a cada uno de vosotros todo lo mejor.
¡Cordial bienvenida al Congreso!
Fr. Stéphane Milovitch ofm
Secretario de Tierra Santa
Lettera in inglese
Prot. B-0429/06
Jerusalem, Saturday 17 June 2006.
To all the Reverend Fathers
Presidents of the Conferences of the Seraphic Order
--------------------------------------My dear brothers,
May the Lord give you peace!
You have all received the communication relating to the International Congress
of the Holy Land Commissaries, which will be held at Saint Saviour’s Monastery
(Jerusalem) from Sunday 19 to Saturday 25 November 2006.
Through this letter I would like to extend to you and to all Presidents of the Conferences of the Seraphic Order the invitation to participate in this Congress.
I am convinced that the qualified presence of the Order is important in order to give
a sense of completeness to the Congress, and to help the Holy Land Commissaries
coming from the various Entities to renew themselves in order to welcome the dream
of Saint Francis, “so that, through the power of the Spirit, this dream will take on a
new dimension, will revitalize our weary steps, and leave a lasting vestige for the
future of our life as contemplative brothers sent out on a mission.”
I am certain that this International Congress is necessary and important for the
Custody and for the Seraphic Order, which is called to reflect upon the grace of our
28
origins. Therefore it is my pleasure to extend to you this invitation and I will be very
happy to witness your participation and that of all the Presidents.
I extend to you my greeting of peace and all good.
brother Pierbattista Pizzaballa ofm
Custos of the Holy Land
brother Stéphane Milovitch ofm
Secretary of the Holy Land
Attachment
Prot. B-0430/06
Jerusalem, Saturday 17 June 2006.
To all the Reverend Fathers
Presidents of the Conferences
of the Seraphic Order
--------------------------------------Dear Presidents,
Peace and all good.
Together with this letter you will find a detailed programme of the International
Congress of the Holy Land Commissaries, which will be held in Jerusalem, at Saint
Saviour’s Monastery on 19-25 November 2006.
I hope that each and every one of you will be able to find the time to arrange for his
participation, in spite of your multiple commitments. For this reason, it is necessary
that you inform the Secretary of the Custody regarding your participation at your
earliest convenience, by email or fax:
[email protected]; fax: 00972-2-6284717.
This confirmation on your part is especially necessary for those Brothers who
would need a specific invitation which is indispensable in order to request and acquire in due time the entry visa into Israel.
As in the case of the Father Commissaries, your food and lodging expenses will
be shouldered by the Custody, whereas each one will take care for his own travel
expenses.
I am grateful for your attention, and I am sure that you understand the practicalities of the Secretarial work in preparing for the Congress. I wish you all a restful
summer.
I cordially welcome you to the Congress.
brother Stéphane Milovitch ofm
Secretary of the Holy Land
29
Richiesta di un traduttore
Prot. B-0448/06
Gerusalemme, 23 giugno 2006
M. Rev.do Padre Provinciale
0039-05572814
Fiorenzo Locatelli ofm
Via A. Giaccomini, 3
50132 Firenza - Italia
----------------------------Caro padre,
Certamente sa, da ormai qualche tempo, che la Custodia di Terra Santa ha indetto
e sta organizzando il Convegno Internazionale dei Commissari di Terra Santa che
si terrà a Gerusalemme/San Salvatore dal 19 al 25 novembre prossimi. Per la traduzione simultanea delle relazioni e per tutti gli altri momenti in cui sarà necessario,
abbiamo bisogno e stiamo cercando l’aiuto di confratelli che possano svolgere questo servizio importante e delicato. Ci siamo già messi in comunicazione, e ci ha dato
la propria disponibilità, con fra Adriano Appollonio, religioso della Sua Provincia, e
competente per la traduzione dallo spagnolo e dall’inglese in italiano.
Con questa lettera siamo a chiederLe di voler gentilmente concedere il permesso a
fra Adriano di poter venire a Gerusalemme per questo servizio.
Naturalmente tutte le spese necessarie sono a carico della Custodia di Terra Santa,
che è riconoscente a Lei e a fra Adriano.
Chiediamo anche a Lei uno speciale ricordo nella preghiera, perché questo Convegno si svolga con zelo e sia ricco di frutti.
Vogliamo sperare nella Sua risposta positiva, e Le auguriamo ogni Pace e Bene da
questa Città e da questa Terra che, ne siamo certi, Lei ama come tutti noi.
fra Artemio Vitores ofm
Vicario custodiale
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
30
Verbale dell’ultimo incontro di preparazione
Il 30 Ottobre 2006, alle ore 16.00, ha avuto luogo l’incontro preparatorio del Convegno dei Commissari di Terra Santa. Erano presenti: fra Artemio Vítores, Direttore
del Convegno; fra Jerzy Kraj incaricato dell’aspetto tecnico, fra Nicolás Márquez,
incaricato dell’aspetto liturgico e logistico e fra Stéphane Milovitch, incaricato delle comunicazioni con i Commissari, i traduttori e varie. Questa riunione ha fatto il
punto sulla situazione, in vista dell’imminenza del convegno (mancano appena tre
settimane). Tra i temi trattati, sono importanti i seguenti:
1. Il Programma del Convegno: Si sono fatte correzioni e aggiunte. Sono stati
nominati tutti i presidenti delle liturgie; si farà una celebrazione alla Flagellazione
invece che al Calvario; due pranzi saranno a San Salvatore. Ci sarà la presenza dei
responsabili della ONG della Custodia. Il programma aggiornato dovrà essere mandato a tutti i conventi.
2. Convegno dei Commissari di Nazareth: dal 17 al 22 novembre 1969 ci fu a
Nazareth il primo Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa. È importante nella presentazione che farà il direttore del Convegno parlare di questo evento
e far capire la connessione e sviluppo della situazione. Alcune copie delle ACTS n. 6
Anno XIV (1969), 421-511 saranno poste in pubblico per conoscenza.
3. Partecipanti: Ci sono 78 iscritti, dei quali una diecina non sono Commissari.
C’è da scrivere a tutti, urgentemente, perché confermino la partecipazione specificando le date di arrivo e di partenza.
Alloggio: La Casa Nova è stata riservata per i Commissari dal 16 al 27 novembre.
Gli ospiti che arrivano prima del 15 prenderanno i pasti a San Salvatore e alloggeranno a Casa Nova.
Pranzi speciali: Normalmente i partecipanti prenderanno pranzi e cene a Casa
Nova tranne il pranzo del 19 e la cena del 22 che saranno in refettorio a San Salvatore. I frati della comunità pranzeranno insieme ai Commissari giovedì 23 a Casa
Nova. Il 25, infine, tutti pranzeranno alla Casa Nova di Betlemme. Il programma del
26 sarà precisato durante il Congresso.
4. Svolgimento del Congresso:
- Sala dell’Immacolata: Sarà la sede delle sessioni plenarie. La presidenza avrà 5
o 3 posti; si predispongono 110 posti in aula.
Le tre cabine per le traduzione simultanea saranno poste di lato o dietro per non
disturbare.
Sarà preparato un logo del Congresso che dovrà essere esposto sia nell’aula dell’Immacolata che nelle sedi dei lavori di gruppo; uno anche nella sala da pranzo di
Casa Nova.
31
La parte in fondo all’aula sarà destinata al gruppo italiano: la sala della Madreperla
per il gruppo inglese e l’Aula Magna del Seminario per il gruppo spagnolo. Verrà
nominato il presidente di ogni gruppo di lavoro, che eleggerà al suo interno il segretario o verbalista.
- Segretario del Congresso: Si nomina fra Carlo Serri ofm che si incaricherà anche della cronaca, in italiano. Marie-Armelle Beaulieu sarà responsabile del servizio
fotografico per l’Internet. Non sembra opportuno fare un video. Tutti i documenti del
Congresso saranno pubblicati negli Acta Custodiæ Terræ Sanctæ, numero speciale,
nelle tre lingue del Congresso.
- Traduttori dei testi delle relazioni: Era stato chiesto di presentare i testi delle
relazioni per l’inizio di luglio, in modo da dare tempo ai traduttori di fare il proprio
lavoro. Purtroppo soltanto 6 conferenze su 12 sono pronte e di queste soltanto tre
sono disponibili in tutte le tre lingue. C’è quindi ancora molto lavoro da fare.
- Traduzione simultanea: Ci sarà la traduzione in aula per l’italiano, l’inglese e
lo spagnolo. Le tre cabine affittate arriveranno il 15 e la stessa ditta metterà a disposizione 100 cuffie. Si pensa a fra Noël Muscat ofm per italiano-inglese e inglese-italiano; fra Emilio Bárcena ofm per italiano-spagnolo; fra Adriano Appollonio ofm per
spagnolo-italiano. Si inviterà un altro traduttore per l’inglese-spagnolo. Il problema
va risolto in questi giorni.
5. Sussidio per la Liturgia: fra Enrique Bermejo ofm è incaricato di preparare
il sussidio liturgico che tenga conto del programma. Tutto è a buon punto. Il primo
giorno si distribuirà ad ogni sacerdote il camice e l’occorrente per la celebrazione, in
dotazione fino al fine del Congresso.
6. Materiale per l’esposizione: È prevista nell’aula dell’Immacolata un’esposizione che accoglierà quanto prodotto nei diversi Commissariati (libri, manifesti,
volantini, riviste, video, ecc.). Finora, non è arrivato quasi niente e si dovranno sollecitare i Commissari. Si predisporranno dei pannelli pronti ad accogliere quanto verrà
portato anche all’ultimo momento.
7. Materiale didattico: È in preparazione la cartella, nella quale ci sarà il sussidio
liturgico, il programma, il testo delle prime conferenze, il logo, una penna, un blocco
per appunti e qualche cartolina della Terra Santa. I testi delle conferenze successive
verranno distribuiti in aula.
8. Vademecum del Commissario: Una delle finalità del Convegno è la preparazione di un Vademecum, ad uso dei Commissari. Sarà compilato al termine del Convegno e accoglierà i suggerimenti di tutti i partecipanti.
fra Artemio Vítores ofm
Direttore del Convegno
32
Il programma
e
i partecipanti
33
Programma del Congresso
internazionale dei Commissari
di Terra Santa
Domenica 19 Novembre 2006
Mattino
Ore 10.00: Ore 12.30: Santa Messa di Apertura al Cenacolino.
Presiede il P. José Rodríguez Carballo, Ministro Generale.
Pranzo a San Salvatore
Pomeriggio
Ore 15.00:
Visita guidata alla Basilica della Risurrezione (opzionale)
Ore 17.30: Sessione di Apertura (Salone dell’Immacolata)
Parole di benvenuto del Rev.mo P. Pierbattista Pizzaballa, Custode
di Terra Santa
Presentazione del programma: P. Artemio Vítores, Direttore del
Convegno.
Ore 16.00:
Ore 19.00:
Ore 19.30:
Processione quotidiana in Basilica (opzionale)
Vespro e adorazione Eucaristica nella Chiesa di San Salvatore.
Cena a Casa Nova
Lunedì 20 Novembre 2006
Mattino
Ore 6.30: Ore 8.30:
Ore 9.15:
Ore 10.00:
Ore 10.30:
34
Santa Messa a San Salvatore con Lodi inserite: Presiede R.P. Commissario
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata)
Rev.mo P. José Rodríguez Carballo, Ministro Generale: “L’VIII
centenario dell’Ordine e la Custodia di Terra Santa. A servizio della
Perla delle Missioni”.
Rev.mo P. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa: “La Custodia nella prospettiva del III Millennio. Realtà e sfide”.
Intervallo
R.P. Artemio Vítores, Vicario Custodiale: “La Custodia di Terra
Santa: il carisma francescano al servizio della Chiesa”.
Ore 11.15:
Ore 12.30:
R.P. François Akl, rappresentante della Congregazione delle Chiese
Orientali: “La Colletta per la Terra Santa tra i documenti pontifici e
la prassi attuale”.
Pranzo a Casa Nova
Pomeriggio
Ore 15.30
Lavori di gruppo sui temi presentati dai Relatori.
Ore 17.30: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori di
gruppo.
Domande e chiarimenti.
Ore 19.30:
Cena a Casa Nova
Ore 17.00:
Ore 19.00:
Intervallo
Vespri, secondo i gruppi linguistici.
Martedì 21 Novembre 2006
Mattino
Ore 6.30: Ore 8.30:
Santa Messa alla Basilica della Risurrezione: Presiede M.R.P. Artemio Vitores
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata)
R.P. Dobromir Jasztal: “La figura del Commissario alla luce della
legislazione dell’Ordine e della Custodia”.
Ore 9.30:
Intervallo
Ore 10.45:
R.P. Romano Almagno: “Relazione Commissari-Vescovi all’interno
delle diocesi”.
Ore 10.00:
Ore 12.30:
R.P. Giuseppe Ferrari: “Il compito del Commissario di Terra Santa
all’interno della realtà provinciale”.
Pranzo a Casa Nova
Pomeriggio
Ore 15.30
Ore 17.00:
Ore 17.30: Ore 19.00:
Lavori di gruppo sui temi presentati dai relatori al mattino, al fine di
preparare un Vademecum del Commissario.
Intervallo
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori di
gruppo.
Discussione sulle proposte.
Vespri insieme nella Chiesa di San Salvatore.
35
Ore 19.30:
Ore 20.30:
Cena a Casa Nova
Festa con la comunità di San Salvatore nel salone della parrocchia di
San Salvatore.
Mercoledì 22 Novembre 2006
Mattino
Ore 7.45:
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata), Preghiera delle Lodi.
Ore 9.00:
R.P. Emérito Merino: “Il ruolo del Commissario nell’organizzazione e animazione francescana dei pellegrinaggi”.
Ore 8.00:
Ore 9.45:
Ore 11.00:
Ore 13.00:
R.P. Frédéric Manns: “Terra Santa: le radici della fede e della Chiesa”.
Partenza in autobus, visita delle case di Betfage, arrivo al Getsemani
Santa Messa alla Basilica dell’Agonia: Presiede: S.B. Mons Michel
Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme.
Pranzo a Casa Nova.
Pomeriggio
Ore 15.30
Ore 16.30:
Ore 17.00: Lavori di gruppo sul tema del pellegrinaggio, in vista della preparazione del Vademecum del Commissario.
Intervallo
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori di
gruppo.
Presenza e partecipazione di un direttore di Casa Nova, del Pilgrims
Office, di un santuarista.
Ore 19.00:
Vespri insieme nella Chiesa di San Salvatore.
Ore 19.45:
Cena a San Salvatore
Ore 19.30:
Inaugurazione del nuovo dipinto del refettorio e presentazione del
libro I colori del Vangelo.
Giovedì 23 Novembre 2006
Mattino
Ore 7.45:
Ore 8.00:
Ore 9.00:
36
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata), Preghiera delle Lodi.
R.P. Abdel Masih F. Fahim, Economo Generale della Custodia: “I Commissari, promotori del sostentamento dell’attività della Custodia”.
Domande e chiarimenti.
Intervallo
Ore 9.30:
Ore 10.15:
Ore 11.30:
Ore 12.30:
R.P. Teodoro López, direttore del Centro di Terra Santa Madrid: “La
Colletta del Venerdì santo: realtà e sfide”.
Rev.mo P. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa: “La Santa Sede e la Colletta pro Terra Santa”.
Santa Messa a San Salvatore: Presiede: R.P. Commissario.
Pranzo a Casa Nova.
Pomeriggio
Ore 15.30
Lavori di gruppo sul tema dell’economia, in vista della preparazione
del Vademecum del Commissario.
Ore 16.30:
Intervallo
Ore 19.00:
Vespri insieme nella Chiesa di San Salvatore.
Ore 17.00: Ore 19.30:
Ore 20.30:
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori di
gruppo e avvio della conclusione della stesura del Vademecum
Cena a Casa Nova
Presentazione del DVD sulla Custodia nel salone dell’Immacolata.
Venerdì 24 Novembre 2006
Mattino
Ore 6.30:
Ore 9.30: Ore 10.30:
Santa Messa alla Flagellazione: Presiede: R.P. Commissario, Colazione e visita del museo dello SBF.
Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata)
R.P. Giorgio Vigna: “I Commissari e i mezzi di comunicazione come
strumenti di propaganda in favore di Terra Santa”.
R.P. Raffaele Tonello: “L’importanza del volontariato nella missione francescana di Terra Santa”.
Ore 10.50:
Intervallo
Ore 12.15:
Chiusura ufficiale del Convegno: P. Custode
Ore 11.15:
Ore 12.30:
Discussione in aula, con la presenza dei Direttori della rivista Terra
Santa, i responsabili della pagina Web della Custodia e delle pubblicazioni, della ONG della Custodia.
Pranzo a Casa Nova.
Pomeriggio
Ore 14.55:
Ore 19.30:
Via Crucis per le vie di Gerusalemme.
Cena a Casa Nova
37
Sabato 25 Novembre 2006
Mattino
Ore 8.00: Ore 10.00:
Ore 11.30: Ore 12.15:
Santa Messa conclusiva del Congresso a San Salvatore. Presiede fra
Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa.
Partenza per Betlemme
Ingresso solenne del P. Custode a Betlemme.
Pranzo a Casa Nova di Betlemme
Pomeriggio
Ore 13.45:
Vespri solenni nella chiesa di Santa Caterina di Betlemme
Visita ai santuari di Betlemme
Ore 16.15:
Inaugurazione delle case per i bisognosi di Betlemme
(Ore 15.30:
Ore 19.30:
Ufficio delle Letture nella chiesa di Santa Caterina di Betlemme)
Cena a Casa Nova
Domenica 26 Novembre 2006
Peregrinazione a Nazareth e al Lago di Galilea (opzionale)
38
Lista dei Partecipanti al congresso
Commissari e invitati
1. fra Paul Smith ofm
Waverley NS W, 2024 - Australia
2. fra Stanislaus Bertagnolli ofm
1010 Wien - Austria
3. fra Eduardo Sanchez ofm
1201 Buenos Aires - Argentina
4. fra Velimir Mandic ofm
88326 Vitina - Bosna-Herzegovina
5. fra Geraldo Van Buul ofm
30710-350 Belo Horizonte Brasil
6. fra Mauro Brancher ofm
90001-970 Brasil
7. fra Miroslav Modric ofm
21231 Klis - Croatia
8. fra Nediljko Jerkan ofm
51260 Crikvenica - Croatia
9. fra Tomislav Vuk ofm
Flagellazione - Croatia
10. fra Paulo Back ofm
03029-970 Brasil
11. fra Boaventura Da Silva ofm
03029-970 Brasil
12. fra Aurelio Pessoa Ribera ofm
Santa Cruz de la Siera - Bolivia
13. fra Pierre Brunette ofm
Ottawa, ONT. K1H 6K9 - Canada
14. fra Augusto Duque Yepes ofm
Bogotá - Colombia
15. fra Jorge E. Concha Cayuqueo ofm
Santiago - Chile
16. fra Néstor Bustos ofm
Riobamba (Chimborazo) - Ecuador
17. fra Oscar Rafael Molina ofm
San Salvador - El-Salvador C.A.
18. fra Efren Jimenez ofm
1104 Quezon City - Philippines
19. fra Joel Sulse ofm
1104 Quezon City - Philippines
39
20. fra Bruno Dupuis ofm
75014 Paris - France
21. fra Jean-Marie Burnod ofm
91402 Orsay Cedex - France
22. fra Adalbert Kremer ofm
36039 Fulda - Germany
23. fra Raynald Wagner ofm
80538 München - Germany
24. fra Werner Mertens ofm
59457 Werl - Germany
25. fra Carlos Galeano Buezo ofm
01015 Guatemala - Guatemala
26. fra Raymond Hynes ofm
Canterbury, Kent CT2 NA - England
27. fra Michael O’Kane ofm
Canterbury, Kent CT2 NA - England
28. fra Bernard Jones ofm
Co. Donegal - Ireland
29. fra Piermarco Luciano ofm
01030 Vitorchiano (VT) - Italia
30. fra Pasquale Ghezzi
20154 Milano - MI - Italia
31. fra Pio D’Andola ofm
70013 Castellana Grotte - BA - Italia
32. fra Carlo Cecchitelli ofm
80131 Napoli - NA - Italia
33. fra Francesco Manzo ofm
80131 Napoli - NA - Italia
34. fra Antonio Cugusi ofm
07012 Bonorva - SS - Italia
35. fra Giorgio Vigna ofm
10121 Torino - Italia
36. fra Roberto Mancinelli ofm
60010 Scapezzano di Senigallia - Italia
37. fra Giuseppe Ferrari ofm
40125 Bologna - Italia
38. fra Giovanni Battistelli
Roma - Italia
39. fra Bernardo Ceccarelli ofm
06036 Montefalco -PG - Italia
40. fra Massimo Luca ofm
31100 Treviso - Italia
41. sig. Ivano Cavallaro
31100 Treviso - Italia
40
42. sig.ra Ivano Cavallaro
31100 Treviso - Italia
43. fra Anacleto Bracco ofm
84123 Salerno - Italia
44. fra Aldo Tonini ofm
31100 Treviso - Italia
45. fra Damiano Bichi ofm
Firenze - Italia
46. sig.ra Antida Piazza
Palermo - Italia
47. fra Anthony Chircop ofm
Valletta - VLT 07 - Malta
48. fra Luis Rodolfo Bernal García ofm
Mexico
49. fra Genaro López Ramírez ofm
38900 Salvatierra, Gto - Mexico
50. fra Maximiliano Muñoz ofm
44100 Guadalajara, Jal. - Mexico
51. fra Lucian Armstrong ofm
Auckland 1004 - New Zealand
52. fra Lucas Hernando Ortega ofm
Barranco - Lima 4 - Perú
53. fra Paschalis Kwoczala ofm
31-012 Kraków - Poland
54. fra Joseph Nasanathan ofm
Singapore 659918
55. fra Peter Lavrih ofm
1000 Ljubljana - Slovenia
56. fra Warren Rouse ofm
Malibu, CA 90265 - USA
57. fra Romano Almagno
Washington D.C. 20017-3087 - USA
58. fra Joe Rogenski ofm
St. Louis, Missouri 63118-4339 - USA
59. fra Robert Ruzicka, ofm
St. Louis, Missouri 63118-4339 - USA
60. fra John Doctor, ofm
St. Louis, Missouri 63118-4339 - USA
61. fra Hyacinth Ennis ofm
0027 Pretoria - South Africa
62. fra Gottfried Egger ofm
8752 Näfels - Switzerland
63. fra António Pereira Da Silva ofm
1600-498 Lisboa - Portugal
41
64. fra Luis Blanco ofm
41001 Sevilla - Spagna
65. fra Manuel Prades ofm
08021 Barcelona - Spagna
66. fra Francisco Irizar ofm
48012 Bilbao - Spagna
67. fra José Estevez Andamoyo ofm
11004 Cádiz - Spagna
68. fra Emérito Merino Abas ofm
28009 Madrid - Spagna
69. fra Pedro Ruiz Verdú ofm
30003 Murcia - Spagna
70. fra Santiago Cepeda ofm
15705 Compostela - Spagna
71. fra Ramón Baselga ofm
46003 Valencia - Spagna
72. fra Teodoro Lopez ofm
Madrid - Spagna
73. fra Bonaventura Lin ofm
Taipei Hsien [243] - Taiwan
74. fra Venceslaus Tóth ofm
2500 Esztergom - Hungary
75. fra Alexander Pinto ofm
Caracas 1030 A - Venezuela
76. fra Robert Wowor ofm
delegato di Provincia Indonesia
77. fra Leo Jeong ofm
Seoul 100-120 - South Korea
78. sig. Giuseppe Caffulli
Edizioni Milano - Italia
Membri dello Staff
1. Rev.mo P. José Rodriguez Carballo ofm
Ministro Generale
2. R.P. François Akl
Congregazione per le Chiese orientali
3. SE Mons Antonio Franco
Delegato Apostolico
4. fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode ti Terra Santa
5. fra Artemio Vitores ofm
Vicario custodiale
42
6. fra Jerzy Kraj ofm
Guardiano di San Salvatore
7. fra Dobromir Jasztal ofm
Conferenziere
8. fra Frédéric Manns ofm
Conferenziere
9. fra Carlo Serri ofm
Verbalista
10. fra Abdel Masih F. Fahim ofm
Conferenziere
11. fra Gonzalo Guzmán ofm
Traduttore
12. fra Raffaele Tonello ofm
Conferenziere
13. fra Emilio Barcena ofm
Traduttore
14. fra Adriano Appollonio ofm
traduttore
15. fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario custodiale
43
44
Domenica
19 novembre 2006
Programma del Mattino
Ore 10.00: Santa Messa di Apertura al Cenacolino.
Presiede il P. José Rodríguez Carballo, Ministro Generale
Ore 12.30: Pranzo a San Salvatore
Programma del Pomeriggio
Ore 15.00: Visita guidata alla Basilica della Risurrezione (opzionale)
Ore 16.00: Processione quotidiana in Basilica (opzionale)
Ore 17.30: Sessione di apertura (Salone dell’Immacolata)
Parole di benvenuto del Rev.mo P. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa
Parole di saluto da parte di Mons. Antonio Franco, Delegato Apostolico
Presentazione del programma: fra Artemio Vítores, Direttore del Convegno
Ore 19.00: Vespro con Adorazione Eucaristica nella Chiesa di San Salvatore
Ore 19.30: Cena a Casa Nova
45
Svolgimento della giornata
Nel giorno del Signore 19 novembre 2006, ha inizio a Gerusalemme il
Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa. Per partecipare a
questo incontro sono arrivati da 40 paesi del mondo circa 80 frati minori,
che svolgono nelle loro province un importante compito di sostegno alla
missione della Custodia di Terra Santa. Dopo gli arrivi e la sistemazione dei
partecipanti a Casa Nova, alle ore 10.00 di domenica mattina, ci si ritrova
tutti nel convento del Cenacolino al Monte Sion. In questo luogo, così caro
alle memorie francescane di Terra Santa, ha luogo una concelebrazione
Eucaristica, presieduta da fra José Rodriguez Carballo, Ministro Generale
dei Frati Minori. L’ambiente semplice e raccolto del Cenacolino crea nel
cuore di tutti un’atmosfera di gioia serena, mista a operoso entusiasmo per il
lavoro che ci attende. Segue l’omelia del Ministro Generale.
46
Abbiamo visto il Signore
Carissimi Fratelli,
il Signore vi dia Pace!
“Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore. E ora i nostri
piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!” (Sal 122,1-2). La gioia che sperimentava il pellegrino dell’antico Israele quando per la prima volta visitava la città santa
di Gerusalemme, è la stessa gioia che avvertiamo tutti noi ogni volta che saliamo a
Gerusalemme, poiché è come tornare a casa; poiché, come dice il salmista, anche noi
possiamo dire: siamo nati in essa.
Questa gioia è, tuttavia, ancora maggiore poiché abbiamo la grazia di celebrare
l’Eucaristia qui, sul monte Sion, nel Cenacolino, il luogo santo tra i Luoghi santi.
Come non sentire una profonda gioia quando stiamo nel luogo dove ancora oggi risuonano le parole di Gesù nell’ultima Cena: prendete e mangiate, prendete e bevete,
questo è il mio corpo, questo è il mio sangue (cf Mt 26, 26-28), parole con le quali
istituì l’Eucaristia, di cui noi siamo i ministri? Come non palpitare nell’ascoltare qui,
ancora oggi, l’eco di quelle parole fate questo in memoria di me (1Cor 11,24-25),
con le quali ha istituito il sacramento dell’Ordine, che noi, per pura grazia, abbiamo
ricevuto? Come nascondere la gioia che sperimentiamo nell’ascoltare le parole del
Signore: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi... (Gv 20,23), dal momento che
noi, in quanto sacerdoti e per pura misericordia, abbiamo ricevuto tale potere? Come
non sentirsi confortati per la presenza dello Spirito Santo, che qui discese sugli Apostoli in preghiera con Maria (cf At 1,14; 2,1-4) e che costituisce l’anima della missione della Chiesa (cf AG 4), alla quale noi collaboriamo direttamente? Sì, carissimi
Fratelli, grande è la gioia e profonda l’emozione che sentiamo nel calpestare questo
luogo santo, testimone degli ultimi momenti della vita terrena di Gesù, testimone
della presenza del Risorto in mezzo ai suoi discepoli, testimone dell’irruzione dello
Spirito Santo sulla Chiesa, testimone del primo invio, della prima missione apostolica.
Per noi Francescani, però, questo luogo santo, ha un significato ancora maggiore
che per gli altri cristiani che giungono qui da tutto il mondo. Qui, dove nacque la
Chiesa e ebbe inizio la sua missione (cf Gv 20,21), nacque la nostra missione in Terra
Santa, sorse la Custodia di Terra Santa, che ancora oggi è il punto di riferimento per
tutti coloro che, in un modo o in un altro, appartengono e lavorano per la perla delle
missioni francescane. Come non vedere in questa coincidenza geografica un segno
della provvidenza del Signore! Voglia il buon Dio che un giorno, non molto lontano,
questo luogo torni ai suoi legittimi proprietari: i Frati Minori, custodi della Terra
Santa a nome della Chiesa cattolica. Voglia il Signore che un giorno, non molto lontano, il chiostro dell’antico convento francescano, ancora in piedi a pochi metri da
47
dove stiamo, possa essere di nuovo riparo dei figli del Poverello, così che la loro presenza in questo luogo sia la continuazione di quella presenza che i Frati mantennero
in questo luogo per secoli, finché non furono ingiustamente obbligati a lasciarlo.
Al di là dei ricordi storici che evoca questo luogo, al di là delle emozioni che esso
suscita in tutti noi, dobbiamo ascoltare il messaggio che, dopo oltre venti secoli, è
ancora presente in questo luogo e continua ad essere molto attuale per quanti intendono seguire da vicino le orme di nostro Signore Gesù Cristo e, particolarmente, per
noi che abbiamo professato il Vangelo come Regola e vita (cf Rb 1,1).
Per meglio percepire ed adeguatamente accogliere questo messaggio, credo che
sia necessario prestare attenzione ad alcune parole dei testi, ai quali abbiamo fatto
già riferimento.
Prendete e mangiate, prendete e bevete, ci dice il Signore. Queste parole ci interpellano riguardo al posto che l’Eucaristia occupa nella nostra vita. Il cammino che
siamo stati chiamati a percorre, in comunione con i nostri Fratelli, con la Chiesa e
assieme ai minori della terra, che ci danno la forza di orientarci nella nostra ricerca,
come ci ricorda il Documento dell’ultimo Capitolo generale straordinario (Spc 5), è
un cammino lungo e, in molti casi, pieno di difficoltà. Come Elia, nel suo cammino
verso l’Oreb, corriamo il rischio di aver paura o di perderci d’animo di fronte alle
difficoltà (cf 1Re 19,3-5). Se in quella circostanza il Signore disse ad Elia: Su mangia, perché è troppo lungo il cammino per te (1Re 19,7), oggi Gesù dice a ciascuno
di noi: prendi e mangia, prendi e bevi. Non è solo il nostro compagno di viaggio (cf
Lc 24,13-36), Egli è anche il nostro alimento e viatico (cf Gv 6,32ss). Gesù non solo
saziò la fame di coloro che lo seguivano (cf Gv 6,1ss), ma oggi, come ieri, continua
a dare cibo agli affamati (cf Sal 104, 27-28). L’Eucaristia è la forza per continuare il
cammino, la bevanda per saziare la sete che spesso ci tormenta, vita per avere la vita
in pienezza, che ardentemente desideriamo.
Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. E gli apostoli uscirono. Le
porte chiuse si spalancarono e l’annuncio del Vangelo giunse in ogni parte. Anche i
Frati Minori, mossi da divina ispirazione (cf Rb 12,1), uscirono, lasciando la propria
patria, famiglia e cultura, e giunsero ad oriente e ad occidente, al nord e al sud, raggiungendo i quattro punti cardinali, - come indicato nella cosiddetta Croce di Terra
Santa e Croce di Gerusalemme, simbolo dei francescani in questa terra - per portare
la presenza salvifica della Croce di Cristo.
Noi che siamo a servizio della perla delle missioni francescane, come realizziamo
oggi tale mandato? Come ci mettiamo in cammino, fino ai confini della terra, noi
che come i discepoli abbiamo ricevuto lo Spirito (cf Gv 20,22)? Come non essere
profeti, con la vita e con la parola, e come non intuire un futuro diverso, noi sui quali
il Signore ha effuso lo Spirito? (cf Gl 3,1)? Tutti noi, per vocazione, facciamo parte
di una Fraternità-in-missione, tutti siamo missionari, inviati per dare testimonianza,
48
con la parola e con le opere e fare conoscere a tutti che non c’è nessuno onnipotente
eccetto lui (LOrd 9). Tutti noi siamo inviati per annunciare, come profeti, il Vangelo
ed essere strumenti privilegiati di riconciliazione e di perdono. Come esercitiamo
questo sacro ministero?
Molte saranno, carissimi Fratelli, le difficoltà che potremo incontrare nel cammino. Non siamo, però, soli. Il Signore cammina con noi e si rende presente tra noi
per infondere nei nostri cuori avviliti, come nel caso dei discepoli, la pace (cf Gv
20,21.26), e per comunicarci il suo Spirito, che ci spinge alla missione e ci dà il coraggio, la parresia, di proclamare a tutti: abbiamo visto il Signore! (Gv 20,24).
Invia il tuo Spirito, Signore, e riempi la faccia della terra.
Invia il tuo Spirito, Signore, sui di noi e andremo sulle strade e sulle piazze,
per annunciare la Buona Notizia.
Invia il tuo Spirito, Signore, su di noi e la nostra paura e la nostra viltà saranno vinte.
Invia il tuo Spirito, Signore, e saremo creature nuove.
Invia il tuo Spirito, Signore!
fra José Rodríguez Carballo ofm
Ministro generale
Dopo la celebrazione, i frati rientrano nel Convento di San Salvatore, per
consumare insieme il pranzo in gioiosa fraternità. Il refettorio di San Salvatore,
recentemente restaurato, offre una magnifica accoglienza al numeroso gruppo
di ospiti.
Il guardiano, fra Jerzy Kraj porge il benvenuto ai presenti con le seguenti
parole:
Il Convegno Internazione dei Commissari di Terra Santa è stato aperto stamattina
con la solenne Eucaristia celebrata accanto al luogo dell’Ultima Cena del Signore
Gesù. La Custodia di Terra Santo ha le sue radici storiche in questo Luogo Santo.
Adesso ci siamo riuniti nel rinnovato refettorio del convento di san Salvatore dove i
frati, scacciati dal Cenacolo a metà del XVI secolo, stabilirono la loro sede principale,
in fiduciosa attesa di poter tornare un giorno al loro primo convento del Cenacolo.
In questa festosa assemblea si esprimono due principali caratteristiche della Custodia di Terra Santa: la sua internazionalità e il fedele servizio alla Chiesa universale.
Siamo contenti di avere tra noi S.E. Fouad Twal, Vescovo coadiutore del Patriarca
latino di Gerusalemme, fra José Rodríguez Carballo, Ministro Generale dell’Ordine, Mons. François Akl, rappresentante della Congregazione delle Chiese Orientali
e voi Cari padri Commissari.
A ciascuno personalmente e a tutti un cordiale benvenuto e buon appetito...
fra Jerzy Kraj ofm
Guardiano di San Salvatore
49
Nel pomeriggio i frati si recano alla basilica della Resurrezione per una
breve vista guidata e quindi partecipano alla processione quotidiana.
Ore 17.30: Sessione di apertura (Salone dell’Immacolata)
Alle ore 17.30 tutti i partecipanti si radunano nel Salone dell’Immacolata,
per la sessione di apertura del Convegno. L’ingresso in sala dei partecipanti è
molto suggestivo. Precede la fanfara dei boy scouts della parrocchia latina di
Gerusalemme, e seguono in corteo tutti i partecipanti, i relatori e le autorità,
che raggiungono i posti loro destinati, accompagnati dal suono dei tamburi e
delle zampogne.
Subito dopo i bambini del Coro Jasmine, formato da allievi dell’Istituto
Magnificat, dà il benvenuto ai Padri Commissari eseguendo un bellissimo
canto in lingua araba e poi un altro in lingua inglese. L’Istituto Magnificat è
uno degli aspetti del lavoro dei frati in Terra Santa. I bambini cantano il loro
sogno di un mondo trasfigurato dalla pace e dall’amore. Il caloroso applauso
che corona la loro performance esprime l’accoglienza e la condivisione di
questo sogno d’amore da parte di tutti i presenti.
Parole di benvenuto del Custode di Terra Santa
Dopo la preghiera del Padre nostro, il Custode inizia il suo intervento
citando alcune ispirate parole di papa Giovanni Paolo II, che indicano il senso
più profondo della presenza di frati minori in Terra Santa:
“Anche quando le circostanze storiche turbarono il carattere essenzialmente
pacifico del pellegrinaggio in Terra Santa, dandogli un volto che, al di là
delle intenzioni, mal si conciliava con l’immagine del Crocifisso, gli animi
dei cristiani più consapevoli miravano solo ad incontrare su quella terra
la memoria viva di Cristo. E la Provvidenza volle che, accanto ai fratelli
delle Chiese orientali, per la cristianità di occidente fossero soprattutto i
figli di Francesco d’Assisi, santo della povertà, della mitezza e della pace,
a interpretare il desiderio cristiano di custodire i luoghi in cui affondano le
nostre radici spirituali”.
Il Custode ha continuato ricordando che il precedente Congresso si svolse
nel 1969. Dopo quasi 40 anni i Commissari si ritrovano ancora insieme.
Questo Congresso internazionale ha come scopo la conoscenza reciproca
tra i Commissari di Terra Santa, a livello internazionale. La conoscenza
aiuta ad accogliere ed apprezzare pienamente il lavoro degli altri. Esiste un
urgente bisogno di superare il deficit di comunicazione tra la Terra Santa e
i Commissari sparsi per il mondo. I Commissari devono informare le Chiese
locali sulle tematiche concernenti la Terra Santa, e non solo raccogliere risorse
materiali. Bisognerà trovare nuove strategie di lavoro e di collaborazione,
aprendosi ai segni dei tempi. Serve una consapevolezza maggiore del rapporto
tra il lavoro dei Commissari con i frati che operano in Terra Santa e del
Giovanni Paolo II, Il pellegrinaggio ai luoghi della salvezza (29 giugno 1999), in Il
Viaggio del Giubileo alle radici della fede cristiana, Editrice Custodia di Terra Santa, Gorle
2000,15.
50
rapporto con le Chiese locali. Bisogna ripensare i nostri comportamenti e
la nostra mentalità, per iniziare un cammino nuovo. Anche in questo campo,
come in altri, bisogna ritornare alle origini e chiedersi che cosa dobbiamo
fare. Il tempo di grazia che viviamo, con l’800° anniversario della fondazione
dell’Ordine, può aiutarci a cercare insieme le risposte.
Il Custode conclude il suo intervento ringraziando Mons. Antonio Franco,
Delegato Apostolico, il Ministro Generale e in modo speciale Mons. François
Akl, rappresentante della Congregazione delle Chiese orientali. È nostro
intento infatti che le strategie e gli impegni del Convegno rispettino i desiderata
della Congregazione e della Chiesa.
Parole di saluto da parte del Delegato Apostolico
Mons. Antonio Franco esprime il suo saluto cordiale e la sua gioia di
partecipare all’incontro. Ci trasmette il ringraziamento del Santo Padre e
della Santa Sede per l’impegno secolare svolto dai frati per la difesa dei Luoghi
santi in questa terra. La presenza a questo convegno di tanti frati, provenienti
da tutto il mondo, esprime il carattere universale di Gerusalemme e dei lunghi
santi. Questi sono nel cuore di tutta la cristianità, perché appartengono a
tutta la cristianità. Il fatto che un Ordine religioso abbia ricevuto questa
missione nel corso della storia è una garanzia dell’universalità di quella
comunione che è nata a Gerusalemme, e che deve unire la cristianità del
mondo intero, nella contemplazione del mistero pasquale, che si è attuato
a Gerusalemme. Il Delegato Apostolico esprime un augurio: che questa
comunione nell’universalità dei Commissari sia un momento di rinnovamento
nell’impegno a favore della Terra Santa. Si esige impegno non solo per
sostenere finanziariamente il lavoro della Custodia, ma anche perché il
messaggio che qui è nato possa essere oggi attualizzato e rivissuto. Lo sforzo
comune di tutta la cristianità possa contribuire anche a far evolvere la realtà
umana di queste terre, e far arrivare quella pace che Gesù ha annunciato.
La testimonianza della morte e risurrezione di Cristo possa diffondersi nel
mondo e portare la pace. Che l’intercessione di san Francesco benedica e
renda fecondo questo impegno.
Saluto del Ministro Generale
Il Vicario Custodiale, fra Artemio Vítores, ricorda che siamo qui perché
san Francesco lo ha voluto. Il nostro Ministro Generale è oggi per noi come
san Francesco che parla ai suoi frati.
Fra José Rodriguez Carballo saluta le autorità presenti e tutti i frati,
porgendo il suo benvenuto a tutti. Questa è la casa di tutti i frati. Potremmo
ripetere: “Tutti qui siamo nati”. Fra Artemio lo ha paragonato a san Francesco.
Cosa ci direbbe oggi san Francesco? Quello che ha scritto nella Regola.
Che siamo un ordine missionario, forse il primo Ordine missionario in senso
moderno. Francesco fu il primo a scrivere, nella sua Regola dei Frati Minori,
51
un capitolo dedicato specificamente alla missione ad gentes. Francesco inviò
i suoi frati tra la gente; mentre molti, a quel tempo, andavano per combattere
“contro” i nemici. Oggi siamo, nei paesi a maggioranza musulmana, con lo
stesso spirito. I frati devono vivere tra la gente, con la gente. Quello che si
chiede ai Commissari è di aiutare i frati a vivere qui.
Anche il Generale ha un sogno, che condivide con noi: che i Commissari di
Terra Santa lavorino insieme, camminando mano nella mano, come ci hanno
suggerito all’inizio i bambini, con il loro canto. Non possiamo lavorare in
maniera indipendente. Dobbiamo camminare mano nella mano, collaborando,
in stile di fraternità e cooperazione. Che la permanenza in Terra Santa sia un
momento importante per riporsi la domanda di Francesco: “Signore cosa
vuoi che io faccia?”. Bisogna chiederselo ancora, pregando nei Luoghi santi
e anche riflettendo insieme nel Congresso, per il bene della “perla delle
missioni francescane”.
Presentazione del Programma del Congresso: fra Artemio Vítores, Direttore del
Convegno.
52
Presentazione del Programma
Cari confratelli, benvenuti al Congresso di Commissari! Il Signore vi dia Pace!
1. Dal I congresso internazionale dei commissari a Nazareth…
Dal 17 al 22 Novembre 1969 si tenne a Nazareth il “Iº Congresso Internazionale
dei PP. Commissari di Terra Santa”. Parteciparono 51 Commissari o loro Delegati.
Erano presenti - oltre al Custode, P. Erminio Roncari, il Vicario, il Procuratore e tutti
i membri del Discretorio di Terra Santa, compresso il Segretario della Custodia, P.
Carlo Cecchitelli, nelle vesti di Segretario del Congresso. L’Ordine era rappresentato dal P. Fortunato Tiberi, Segretario Generale delle Missioni. Fu un avvenimento
importante nella storia moderna della Custodia, giacché per la prima volta era stato
possibile convocare i Commissari di tutto il mondo.
Il Custode, P. Erminio Roncari, presenta in apertura le ragioni del Congresso:
1 - mostrare a tutti i Commissari la nuova Basilica dell’Annunciazione recentemente inaugurata (1968), e la cui realizzazione era stata possibile grazie al grande
impegno di tutti;
2 - celebrare il 750º anniversario della venuta di san Francesco in Terra Santa;
3 - conformare la legislazione della Custodia alle nuove Costituzioni Generali dell’Ordine;
4 - incontrare i Commissari per conoscersi, condividere i problemi e le aspirazioni
per lavorare tutti per il bene della Custodia.
Nel Messaggio inviato dal Rev.mo P. Costantino Kosser, Ministro Generale dell’Ordine, si mettevano in risalto alcuni aspetti: a) le difficoltà che hanno i Commissari nel loro lavoro; b) la necessità di riesaminare lo scopo e il perché del nostro lavoro
in TS e a favore della TS; c) il bisogno di aggiornamento nella nostra organizzazione; d) l’importanza dello Studio Biblico Francescano per la nostra pastorale in Terra
Santa; e) la necessità degli aiuti materiali per la Terra Santa, ma impostando in modo
nuovo la petizione e la distribuzione degli aiuti.
Diversi relatori hanno presentato i temi del Congresso: 1) Lo stato giuridico dei
Commissariati alla luce delle nuove Costituzioni; 2) La formazione specifica della
conoscenza dei Luoghi santi del personale addetto ai Commissariati; 3) L’organizzazione dei corsi di aggiornamento biblico-pastorale in Terra Santa per clero, religiosi
e laici; 4) I commissari e i pellegrinaggi; 5) La Rivista Tierra Santa e l’America
Latina; 6) I Commissariati e le vocazioni per la Custodia; 7) Attività scientifica dello
SBF di Gerusalemme.
Lo svolgimento del Congresso è stato positivo. Gran parte di esso è stato dedicato
all’aspetto giuridico, ma, come succede sempre, i temi economici, specialmente il
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come vengono spese le offerte portate dai Commissari, hanno avuto una parte preponderante. Il P. Custode ha spiegato minuziosamente questi temi.
Un numero speciale degli ACTS Anno XIV (1969) n. 6, 421-511, è stato dedicato
al Iº Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa.
2. Al congresso internazionale dei commissari a Gerusalemme
Tenendo presente il cammino intrapreso dall’Ordine Francescano in questi ultimi
anni e nel contesto più ampio dell’VIII Centenario della Fondazione dell’Ordine, la
Custodia vuole riflettere sulla figura del Commissario di Terra Santa, attualizzarne la
missione, accogliendo i segni di questo nostro tempo. Per avviare questo progetto ha
indetto il Convengo Internazionale dei Commissari di Terra Santa, che oggi inauguriamo qui a Gerusalemme, dopo un anno di preparazione, iniziata con l’approvazione
dell’idea nel luglio del 2005. Il P. Custode, 21 Gennaio 2006, invia a tutti i Commissari di Terra Santa la “Lettera di Indizione e di Convocazione del Convegno”. Finisce così un lungo cammino di preparazione, che si è avvalso della collaborazione di
molti frati, specialmente fra Artemio Vítores, fra Jerzy Kraj, fra Nicolás Márquez
e fra Stéphane Milovitch. E inizia questo nostro riunirci per incontrarci, ascoltare e
partecipare, per progettare e guardare insieme con speranza il futuro.
3. Il programma del congresso
La Santa Messa del primo giorno (domenica 19 Novembre 2006) al Convento del
Cenacolo - per invocare lo Spirito Santo e per far memoria della nostra presenza durante più di due secoli al Monte Sion - è stata l’introduzione ai lavori del Congresso.
La Santa Messa è stata presieduta dal Ministro Generale per mettere in risalto non
soltanto l’intima relazione e dipendenza della Custodia dall’Ordine, ma anche per
manifestare l’impegno di tutti i frati per il ritorno alle nostre radici come francescani
della Terra Santa sotto la guida dello Spirito.
Il secondo giorno (lunedì) è il più importante ed impegnativo. Le quattro conferenze mettono in risalto il passato, il presente e il futuro della nostra missione come
francescani al servizio della Chiesa seguendo il carisma di Francesco. Senza una
coscienza chiara della nostra identità di frati minori al servizio di Terra Santa sarà
difficile la missione, la propaganda e le altre attività al servizio dei Luoghi santi e dei
cristiani della Chiesa Madre.
Il terzo giorno (martedì) ha un carattere più pratico. Presenta - partendo dalla figura del Commissario nella legislazione dell’Ordine e della Custodia - la relazione
importantissima del Commissario con le Province dell’Ordine e con le Diocesi della
Chiesa, con i Provinciali e con i Vescovi. Tutti siamo d’accordo che sono campi da
potenziare.
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Il quarto giorno (mercoledì) si analizza il contenuto della missione del Commissario di Terra Santa: egli è un ricercatore instancabile delle radici della sua fede (Cristo
e la sua Terra) e delle sue origini come cristiano (figlio della Chiesa Madre di Gerusalemme). Il Commissario realizza questa ricerca in vista della missione: guidare i
pellegrini alla sequela di Cristo nei luoghi della nostra Salvezza, seguendo il carisma
di Francesco e dei suoi frati in Terra Santa.
Il quinto giorno (giovedì) è il più “concreto”, se vogliamo dire così. Tratta delle
attività della Custodia sorrette dal lavoro instancabile dei Commissari, specialmente
dalla Colletta del Venerdì santo, che è la fonte, in molti casi quasi unica, degli aiuti
dei cristiani alla Custodia di Terra Santa. È un giorno importante per chiarire molti
aspetti del lavoro dei Commissari, dei progetti della Custodia, ecc.
Il sesto giorno (venerdì) guarda soprattutto al futuro: come far sì che i cristiani
continuino a collaborare alle attività della Custodia. Per questo è importante la propaganda che deve mandare messaggi chiari, in un mondo dove è obbligatorio fare i
conti con i mass-media: riviste, Internet, ecc.
Importante la serata di giovedì, con la presentazione del nuovo DVD della Custodia. Nel contesto dei progetti in fase di realizzazione saranno presentate altre iniziative: il volontariato, l’ONG della Custodia, ecc.
La Santa Messa a San Salvatore del settimo e ultimo giorno (sabato 26 Novembre
2006), presieduta dal P. Custode, segnerà la fine dei lavori del Congresso. San Salvatore non è soltanto la sede della Custodia, ma è anche la continuazione, nel tempo,
del Cenacolo e della Chiesa Madre di Gerusalemme attraverso la parrocchia latina.
Sarà sempre per noi un ritorno ideale al Convento del Sion.
4. Finalità del congresso
Il Congresso, attraverso conferenze, celebrazioni, visite e incontri vuole aiutarci a:
1) Riflettere sulla figura del Commissario nel XXI secolo: Quali devono essere le
caratteristiche fondamentali del Commissario al servizio di Terra Santa per affrontare le sfide del XXI secolo nel contesto più ampio del VIII Centenario della Fondazione dell’Ordine.
2) Far conoscere ai Commissari alcuni aspetti della realtà della Custodia. In primo luogo i Luoghi santi (le celebrazioni avverranno nei Santuari più importanti); le
attività scientifiche in relazione con la Bibbia e i Luoghi santi (a questo vuol rispondere l’incontro con lo Studio Biblico della Flagellazione); le opere sociali della Custodia: la costruzione di abitazioni per i cristiani a Betfage e a Betlemme; i progetti
per il futuro in tutti i campi della Custodia.
3) Preparare un Vademecum per il Commissario: il Congresso si è proposto una
finalità importante: redigere una specie di vademecum per il Commissario, frutto
delle idee emerse nelle discussioni, e che dovrà servire di orientamento e di linea di
azione per il suo lavoro. Potrebbe esser un frutto importante del Congresso.
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5. Lo svolgimento del congresso
Il programma è intenso, ma ce la caveremo! La parte riservata al mattino è chiara:
relazioni, domande di chiarimento, se il tempo lo permette (il primo giorno, tutto il
pomeriggio sarà dedicato alla discussione).
Le sessioni del pomeriggio sono più impegnative. I Commissari saranno divisi in
tre gruppi, secondo la lingua (avete le liste nella vostra cartella con l’indicazione
delle sale per le riunioni). Ad ogni gruppo verrà assegnata ogni giorno una relazione: durante la prima parte della sessione si dovrà fare una breve valutazione sulla
relazione e ricavarne le proposte che si considerano importanti per il Vademecum
(temi successivi potranno essere studiati dai gruppi se ci sarà tempo). Ogni gruppo
ha un Presidente già nominato dalla commissione preparatoria del Congresso e un
segretario che dovrà essere eletto dal gruppo. Nella seconda parte della sessione pomeridiana il Segretario di ogni gruppo presenterà per scritto (sono molto importanti
le traduzioni) all’assemblea le proposte del gruppo. Seguirà il dibattito in aula.
6. Altri aspetti del congresso
Tutto il materiale del Congresso sarà pubblicato in un numero speciale degli ACTS.
Intanto, le conferenze, le omelie, le fotografie e le cronache saranno accessibili ogni
giorno sul sito Internet della Custodia.
Nella cartella avete il materiale didattico necessario per il Congresso. Per tutto
ciò che si riferisce ai biglietti aerei, alle necessità quotidiane dei Commissari, per la
visita a Nazareth e al Lago di Galilea, verrà considerato al momento.
Non mi resta che ringraziare ed incoraggiare tutti coloro che stanno affrontando
questa gioiosa fatica, che ci aiuterà a rendere più fecondo il nostro lavoro: fra Carlo
Serri che sarà il nostro cronista; i traduttori nelle diverse lingue; i verbalisti; MarieArmelle Beaulieu incaricata della sezione fotografica; fra Enrique Bermejo che ha
preparato il sussidio liturgico e a tutti gli altri, specialmente gli studenti.
E a tutti: benvenuti al Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa!
fra Artemio Vítores ofm
Direttore del Congresso
Per i lavori del pomeriggio ci dividerà per gruppi linguistici. I presidenti
dei tre gruppi saranno:
Fra John Doctor, gruppo di lingua inglese.
Fra Pasquale Ghezzi, gruppo di lingua italiana.
Fra Augusto Duque, gruppo di lingua spagnola.
I tre segretari saranno invece eletti all’interno dei gruppi.
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Lunedì
20 novembre 2006
Programma del Mattino
Ore 6.30: Santa Messa con Lodi inserite a San Salvatore,
presiede R.P. Piermarco Luciano
Ore 8.30: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata)
Rev.mo P. José Rodríguez Carballo, Ministro Generale:
“L’VIII Centenario dell’Ordine e la Custodia di Terra Santa”.
Ore 9.15: Rev.mo P. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa:
“La Custodia nella prospettiva del III Millennio. Realtà e sfide”.
Ore 10.00: Intervallo
Ore 10.30: R.P. Artemio Vítores, Vicario custodiale:
“La Custodia di Terra Santa: il carisma francescano
al servizio della Chiesa”.
Ore 11.15: R.F. François Akl, Rappresentante della Congregazione delle Chiese
Orientali: “L’affidamento dei Luoghi santi ai francescani nei
documenti pontifici”.
12.30: Pranzo a Casa Nova.
Programma del Pomeriggio
Ore 15.30: Lavori di gruppo sui temi presentati dai Relatori.
Ore 17.00: Intervallo
Ore 17.30: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori
di gruppo. Domande e chiarimenti.
Ore 19.00: Vespri, secondo i gruppi linguistici.
Ore 19.30: Cena a Casa Nova
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Svolgimento della mattinata
La seconda giornata del Congresso comincia alle ore 6.30, con la preghiera
delle Lodi e la celebrazione Eucaristica, presieduta da fra Piermarco Luciano,
Commissario di Roma. Si celebra la Santa Messa per tutti i defunti dell’Ordine
serafico.
Alle ore 8.30 ha inizio la Sessione Plenaria, nel Salone dell’Immacolata.
Fra Artemio guida la preghiera d’inizio, tratta dagli scritti di san Francesco.
La prima relazione della giornata è tenuta da fra José Rodriguez Carballo,
Ministro Generale, sul tema: “L’VIII Centenario dell’Ordine e la Custodia di
Terra Santa”.
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“L’VIII Centenario dell’Ordine
e la Custodia di Terra Santa”.
A servizio della Perla delle Missioni
Sono passati quasi 800 anni da quando Francesco, nel 1219, arrivò in questa regione. Da allora la nostra presenza in questa terra - chiamata con ragione il quinto
Vangelo, per essere stata benedetta dalla presenza del Figlio dell’Altissimo e della
sua santissima Madre e per essere stata bagnata dal sangue del Redentore - è stata
costante nonostante le molte difficoltà e le persecuzioni di ogni tipo.
1. Un po’ di storia
Il Capitolo generale dell’Ordine del 1217 organizzò la Fraternità in 11 Province
e affidò quella della Siria - chiamata anche di Terra Santa, della Terra Promessa
e Ultramarina - a Frate Elia. Nel 1218, o forse anteriormente, i primi Francescani
giunsero ad Acri. Tra il 1217 e il 1291 la Provincia di Terra Santa, oggi Custodia di
Terra Santa, arrivò a contare almeno dodici Case: Acri, Antiochia, Sidone, Tripoli,
Tiro, Gerusalemme, Giaffa, Damietta, Nicosia, Limassol, Famagusta e Pafo. Con
la caduta del regno d’occidente i Conventi furono devastati e la maggioranza dei
Minori - dice il Wadding - furono cinti con la palma del martirio. Non solo i nostri
Frati, ma anche le Clarisse scrissero allora una delle pagine più gloriose della loro
storia: per non essere violentate, si mutilarono da sole, venendo poi decapitate.
Pochi anni dopo, da Cipro, i nostri Frati tornarono a Gerusalemme, probabilmente
prima del 1309. Tra il 1322 e il 1327 noi Francescani eravamo già al Santo Sepolcro
e nel 1333 siamo entrati in possesso del Cenacolo. Nel 1342, il 21 novembre, la
Santa Sede eresse canonicamente la Custodia di Terra Santa. Nel Capitolo generale
di Losanna (1414) il Guardiano del Monte Sion divenne il Custode di Terra Santa,
benché continui a conservare quel titolo.
Dal loro arrivo, sull’esempio di Francesco d’Assisi, santo della povertà, della
mansuetudine e della pace, noi Francescani, qui conosciuti come Frati della corda, abbiamo interpretato - insieme ai fratelli della Chiesa orientale - in nome della
Chiesa Cattolica, il modo genuinamente evangelico, il legittimo desiderio cristiano
di custodire i luoghi dove sono le radici cristiane, cosa che Giovanni Paolo II non
esita a considerare un fatto del tutto provvidenziale. Grazie alla nostra presenza noi
Francescani siamo stati i grandi artefici della storia cristiana in Terra Santa, sia per
quello che riguarda il recupero dei Luoghi santi, come per la cura delle comunità cat Cf Giacomo da Vitry, Seconda Lettera, 1220, 3.
L. Wadding, Annales, 1291,1.
Giovanni Paolo II, Lettera del Sommo Pontefice sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla
storia della salvezza, 4 (EV, 18,1212).
Ib.
59
toliche presenti nella terra di Gesù e la promozione dei pellegrinaggi in Terra Santa,
provenienti da tutto il mondo.
I Sommi Pontefici hanno sempre dimostrato una grande stima per la missione ininterrotta e provvidenziale dei Francescani in Terra Santa dal secolo XIII ai nostri
giorni. L’Ordine, giustamente, la considera come la perla delle sue missioni. Io,
come Ministro generale e a nome di tutto l’Ordine, ricordando i miei anni trascorsi
in Terra Santa e, quindi, conoscendo direttamente il lavoro che qui viene fatto, desidero ringraziare tanti Frati di ieri e di oggi, giunti a questa Custodia dai luoghi più
diversi della geografia francescana, per il servizio di “animazione cristiana”, spesso
in situazioni molto difficili e a volte eroiche fino al martirio. Noi Francescani, lo
diciamo senza vantarci, ma in onore della verità storica, crediamo di aver risposto, e
di rispondere oggi, con fedeltà alla fiducia che la Chiesa ha risposto in noi. Mentre
ringraziamo la Santa Sede per questa fiducia, riaffermiamo la nostra ferma volontà
di continuare a dare esempio di fedeltà nell’incarico ricevuto, offrendo ai fedeli di
questi Luoghi e a quanti in essi si recheranno in devoto pellegrinaggio, una testimonianza di amore e di adesione a Cristo, Redentore dell’uomo.
2. L’viii centenario di fondazione dell’ordine
Il giorno 28 ottobre 2006, con una solenne veglia di preghiera svoltasi nella Basilica di Santa Chiara e nella chiesa di San Damiano, e il giorno seguente, con una solenne celebrazione eucaristica alla Porziuncola, iniziavamo, in un clima di orazione
e di profonda gioia, il cammino di preparazione che ci porterà, con la grazia di Dio,
alla celebrazione, nel 2009, dell’VIII Centenario di fondazione del nostro Ordine.
Nella mia lettera a tutto l’Ordine, La grazia delle origini, dell’8 dicembre 2004,
esponevo il programma delle celebrazioni giubilari, previste in tre tappe. La prima
tappa, l’anno 2006, è stata tutta dedicata al discernimento ed ha avuto come tema:
Ascoltiamo per cambiare vita! La seconda tappa, che inizieremo tra breve e che durerà per tutto l’anno 2007, ha per tema: Il coraggio di vivere il Vangelo! Sarà dedicato al Progetto di vita che, per noi, promana dal Vangelo e dalla Regola e oggigiorno
trova forma nelle Costituzioni e nelle Priorità dell’Ordine. La terza tappa, il cui motto è Restituiamo tutto al Signore con le parole e la vita! e che sarà affrontato negli
anni 2008-2009, richiede di essere una pubblica celebrazione della nostra vocazione
di Frati Minori ed è centrato sulla formula della professione.
Sempre secondo il programma previsto ne La grazia delle origini il cammino di
preparazione dell’VIII Centenario di fondazione del nostro Ordine procedeva da una
domanda da cui era iniziato il cammino di conversione del padre e fratello Francesco
Ib.
Cf Giovanni Paolo II, Lettera al Ministro generale Hermann Schalück, in AOFM III
(1992) 139-140.
60
nel 1206: Signore, che vuoi che io faccia? (3Comp 6). Alla luce di questa domanda
abbiamo voluto rileggere la nostra identità - vita e missione - agli inizi del terzo millennio, per continuare ad essere fedeli all’uomo e al Vangelo vivo nella Chiesa, conformemente all’intuizione di Francesco. Abbiamo voluto, anche, rileggere il nostro
essere Fraternità-in-missione secondo ciò che è specifico della vocazione e missione
del Frate Minore.
Il cammino iniziato nel 2006 continua ora nel fare memoria della decisione coraggiosa di Francesco di vivere il Vangelo sine glossa: Questo voglio, questo chiedo,
questo bramo di fare con tutto il cuore! (1Cel 22). Con ciò vogliamo mettere il
Vangelo e la forma di vita di Francesco, che abbiamo professato e che affonda le
sue radici nello stesso Vangelo, al centro della nostra attenzione e della nostra vita e
missione.
Questo cammino celebrativo si concluderà nello stupore e nel ringraziamento a
Dio per il dono che ci ha fatto con la vocazione francescana. Terminerà con la festa,
la festa della vocazione. Con ciò vogliamo dire al mondo che siamo felici dell’eredità che ci è toccata, quella di essere Frati Minori, e che la consideriamo veramente una
“bella eredità”. Potremo, però, fare festa solo se saremo disposti a “restituire” con
le parole e con la vita ciò che dal Signore abbiamo ricevuto, cioè, tutto. Per questo
rinnoveremo, con nuovo vigore ed entusiasmo, la professione che un giorno, più o
meno lontano, abbiamo fatto.
In questo modo la celebrazione dell’VIII Centenario ci si presenta come una triplice chiamata: alla conversione, cioè a nascere di nuovo (cf Gv 3,3), a riappropriarci
del Vangelo come nostra Regola e vita (cf Rb 1,1) e, da qui, a celebrare il dono della
vocazione. Si tratta, alla fine, di riproporre con coraggio l’intraprendenza, l’inventiva e la santità di Francesco per dare risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo
di oggi (VC 37).
Noi, Frati Minori, ma non solo noi, riconosciamo che il Vangelo continua ad essere
buona notizia, come lo fu per Francesco, e riconosciamo anche che la forma di vita
che visse e ci ha trasmesso Francesco è pienamente attuale. Per questo desideriamo
riprodurre nella nostra vita i valori evangelici che visse Francesco, ma, allo stesso
tempo, siamo coscienti che questi valori hanno bisogno di essere interpretati e attualizzati alla luce delle esigenze del momento presente, perché continuino ad essere
visibili e significativi per gli uomini e le donne di oggi.
Con la celebrazione della grazia delle origini non vogliamo semplicemente tornare
ai valori vissuti da Francesco, anche se sarebbe molto necessario, laddove ci siamo
allontanati da essi, ma desideriamo, e lo desideriamo molto ardentemente, mettere
il vino nuovo in otri nuovi, così che a domande nuove diamo risposte nuove. È in
questo senso che parliamo di rifondazione della nostra vita e missione. In questo
contesto credo di non sbagliare se affermo che la domanda più urgente per noi non
61
sia cosa fece Francesco al suo tempo, ma cosa farebbe Francesco oggi, nelle circostanze che ciascuno di noi si trova a vivere.
3. Le
giubilare
principali
provocazioni
di
questa
celebrazione
Sono molte le provocazioni che ci vengono dal fare memoria della ottocentenaria
storia del nostro Ordine, così ricca e complessa. Penso, però, che potrebbero essere
sintetizzate tutte in quanto ha proposto Giovanni Paolo II all’inizio del terzo millennio: fare memoria grata del passato, vivere con passione il presente, aprirci con
fiducia al futuro (NMI 1).
Questo era il programma che Giovanni Paolo II proponeva a tutta la Chiesa all’inizio del terzo millennio (cf NMI 1). La nostra storia, anche la storia della Custodia di
Terra Santa, letta con gli occhi della fede, è una storia di grazia, rivelazione stupefacente di un Dio che non smette di operare meraviglie nei Fratelli e attraverso di loro,
rendendo possibile la generosità della dedizione e manifestando la gloria della sua
grazia nelle nostre manifeste fragilità. Abbiamo bisogno di conoscere questa storia,
riconciliarci con essa, anche nei suoi aspetti più negativi, per poterla assumere come
nostra e trasmetterla alle generazioni future. Non possiamo, e nemmeno vogliamo,
rinunciare a questa storia che, prima che nostra, è la storia del Signore in noi e attraverso di noi. Per questo i nostri cuori si aprono alla gratitudine dell’«Altissimo,
onnipotente e bon Signore» (Cant 19), il Padre delle misericordie (TestsC 2), per
le meraviglie che ha realizzato attraverso tanti Frati che ci hanno preceduto lungo
questi ottocento anni.
Allo stesso tempo non vogliamo, né possiamo, accontentarci di magnificare le opere dei nostri antenati; perché è grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi hanno compiuto le opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il solo raccontarle
(Am 6). Per questo motivo desideriamo ispirarci alle opere dei nostri predecessori
per fare la parte che ci spetta (cf Sdp 3). Vogliamo seguire l’invito di Giovanni Paolo
II, di guardare al futuro, nel quale lo Spirito ci proietta per fare con noi ancora cose
grandi, poiché riconosciamo che non abbiamo solo una gloriosa storia da ricordare
e da raccontare, ma una grande storia da costruire (VC 110). Vogliamo aprirci con
fiducia al futuro (NMI 1).
Per questo non possiamo fermarci a guardare il cielo. Posto che il futuro dipende
dalle scelte che facciamo nel presente e da come viviamo qui e ora, dobbiamo vivere
con passione il presente (NMI 1).
4. Mettersi in cammino
Da molte parti ci giunge, come un invito pressante e costante, comune a tutta la vita
religiosa, la chiamata a metterci in cammino, a continuare la via di rinnovamento62
rifondazione intrapreso dall’Ordine in questi ultimi anni, sentendoci continuamente
mendicanti di senso - i tempi attuali sono tempi più di domande che di risposte - in
profonda comunione con il volto dei poveri che ci danno la forza di orientarci nella
nostra ricerca (Cla 121; Spc 5).
In un momento di cambiamento come il nostro può capitare che i nostri occhi,
come quelli dei discepoli di Emmaus (cf Lc 24,16), siano chiusi e non vedano, con
la chiarezza che vorremmo, come rispondere ai segni dei tempi, attraverso i quali lo
Spirito continua ad interpellarci (cf Sdp 6). Può accadere che, carichi come siamo
di tanti interrogativi senza risposte, affaticati da tante stanchezze accumulate e pieni
di incertezze di fronte al nostro futuro (Spc 7), la nostra delusione sia grande come
quella di Cleofa e del suo compagno, fino ad arrivare a confessare come loro la nostra grande frustrazione: «noi speravamo» (cf Lc 24,21). In ogni caso l’importante
è mettersi in cammino, come ci ricorda il Capitolo, avendo fiducia che il Signore
cammina con noi e guida i nostri passi, anche quando non siamo in grado di riconoscerlo, mentre continuiamo a implorare «l’alto e glorioso Dio, perché illumini le
tenebre che oscurano il cuore del mondo e quelle del nostro cuore» (Spc 8). Solo il
continuare a camminare potrà, infatti, assicurarci una migliore comprensione della
nostra vocazione (cf Spc 10).
La cosa più importante in questi momenti è di sentirci «Frati in cammino» e di
presentarsi agli altri con la verità della nostra ricerca, delle nostre domande, delle
nostre paure e incertezze (Cla 121). Solo mettendosi in cammino e riponendo la nostra fiducia nel Signore della storia ci potremo liberare poco a poco dalla rassegnazione, ma anche dai facili idealismi e dal pragmatismo superficiale, così da abitare
la tensione verso il Regno, nell’atmosfera feconda della sequela (Spc 9).
Riguardo alla necessità di continuare a camminare, è molto significativo che il
Documento del Capitolo sia intitolato Il Signore ci parla lungo il cammino, e che i
termini più ripetuti in essi siano quelli che fanno riferimento al camminare, alla ricerca, alla valutazione e al discernimento. Mi sembra anche molto significativo che
lo stesso Documento riconosca che il brano biblico dei discepoli di Emmaus ci ha
guidati, come un paradigma del viaggio che vogliamo intraprendere sulle diverse
strade del nostro mondo» (Spc 8). La nostra condizione di “forestieri e pellegrini”
ci porta a sentirci sempre in cammino, coscienti, come dice il poeta, “che la strada
si fa camminando.
5. Assumere un atteggiamento di conversione
Tutto ciò esige, prima di tutto, di assumere un atteggiamento di conversione, l’urgenza del nascere di nuovo (Gv 3,3) e di tornare al primo amore, quello della nostra gioventù. Il Capitolo generale da poco conclusosi è stato una forte e pressante
Lc 24,13-36.
63
chiamata a vivere la nostra vita con maggiore profondità, a vivere di fede e a partire
dalla fede, a tornare al Vangelo per tornare a Cristo, a rivivere l’esperienza fondante
della nostra Fraternità, al fine di identificare nuovamente e di riappropriarci della
intuizione originaria di Francesco. Questo tempo di grazia che stiamo vivendo, e
particolarmente il Capitolo generale straordinario nel suo Documento Il Signore ci
parla lungo il cammino, sta chiedendo a tutti noi di centrarci sull’essenziale, di concentrarci sulle priorità della nostra forma vitae e, da qui, di decentrarci per andare tra
la gente e vivere in mezzo ad essa come minori.
Vivere il presente con passione in atteggiamento di conversione esige di sentire l’urgenza «di non addomesticare le parole profetiche del Vangelo per adattarle ad un comodo stile di vita». (Sdp 2). Esige di ascoltare la voce del Signore negli avvenimenti
della storia e cogliere la sua presenza sempre attiva in mezzo a noi (cf Sdp 6), poiché
siamo pienamente convinti che solo così potremo dare senso pieno alle nostre vite e
contribuire a «far sorgere una nuova epoca» e a «nutrire, mediante l’offerta liberatrice
del Vangelo, il nostro mondo diviso, disuguale e affamato di senso» (Sdp 2).
Come Francesco abbiamo bisogno di fare una sosta nel cammino, di fare moratorium, di entrare nella grotta, appartarci un poco dal tumulto del mondo, entrare in noi
stessi e cercare nell’intimità del cuore (cf 1Cel 6). Solo allora ascolteremo la voce del
Signore che, come al Poverello, ci domanda: Frati Minori, dove state andando? Chi
può esservi più utile, il padrone o il servo? Tornate sui vostri passi (cf 3Comp 6).
“Tornare”, sub, convertirsi. Abbiamo bisogno di convertirci, cioè di credere al
Vangelo (cf Mc 1,15) come una buona notizia, bella come la grazia e ardente come
l’amore. Credere al Vangelo che trasforma chi lo accoglie con cuore di bambino (cf
Mt 11,25), con cuore da povero (cf Lc 1,38), chi lo accoglie nella sua immediatezza,
freschezza, radicalità, come fece Francesco. Accogliere il Vangelo che trasforma chi,
partendo dalla propria debolezza e povertà, ha il coraggio di viverlo. Abbiamo bisogno di tornare al Vangelo per metterci davanti ad esso liberi e indifesi, per lasciarci
illuminare e interrogare. Solo così la nostra vita recupererà il sapore, la gioventù e la
poesia delle origini. Solo così essa “scandalizzerà” e metterà in discussione i nostri
contemporanei, come accadde per la vita di Francesco e dei suoi primi compagni.
6. Intraprendere un cammino di discernimento
Da questa prospettiva il Centenario ci chiama anche ad intraprendere il cammino
del discernimento evangelico: Esaminate ogni cosa - ascoltiamo nel testo di Paolo
- e tenete ciò che è buono (1Ts 5,21); un cammino di discernimento per ri-fondare la
nostra vita e missione sugli elementi essenziali della nostra forma di vita.
Il Centenario e, soprattutto, il Capitolo generale straordinario, sono una chiamata
ad iniziare «un discernimento permanente ed una valutazione costante della nostra
vita» (Spc 35). Il nostro è un tempo di discernimento, diceva la mia Relazione al
64
Capitolo. Nulla di ciò che facciamo o viviamo può sfuggire a questo discernimento.
Vi sono però due aspetti della nostra vita che devono essere particolarmente valutati:
la vita in fraternità e la missione-evangelizzazione.
La vita in fraternità. Coscienti che una cosa è la vita in comune e un’altra cosa,
ben diversa anche se la suppone, la vita di comunione in fraternità, coscienti anche
che la vita in fraternità è un dono che dobbiamo accogliere e celebrare ma insieme un
compito mai terminato, dobbiamo porre una cura particolare nel potenziare la vita in
fraternità, come ci chiede anche il documento Il Signore ci parla lungo il cammino
(cf 31-32). Questa cura passa, anzitutto, attraverso il prestare attenzione ad alcune
tentazioni in cui facilmente possiamo cadere. La tentazione di convertire la diversità, che deve essere rispettata in quanto notizia di un Dio sempre fecondo (Spc 4),
in motivo di divisione. Contro questa tentazione il Capitolo ci chiede di aumentare
il senso di appartenenza ad un Fraternità che, per essere presente in tutto il mondo,
è internazionale e interculturale. È necessario, pertanto, superare i provincialismi e
i particolarismi (cf Spc 57) e favorire strategie di cooperazione tra le diverse Entità
e culture (cf Spc 57), per comprendere, assumere e praticare i principi dell’inculturazione e dell’interculturalità (Spc 38). Sempre per superare le divisioni, che non
sono estranee alla nostra stessa vita fraterna (Spc 31), ci viene chiesto di sviluppare
una cultura dell’accompagnamento fraterno, della correzione, del perdono e della
riconciliazione (Spc 53), di fare gesti di perdono reciproco e cammini di comunione
(Spc 31), di iniziare processi di riconciliazione e di guarigione della Fraternità (Spc
51). Ci viene chiesto, soprattutto, di scommettere su di un dialogo profondo, senza
riserve e in totale fiducia, alla luce della verità e della fede (Spc 36), di scommettere, a partire dalla nostra povertà, su di un dialogo che porta a pronunciare parole
autentiche, che vengano dal cuore, perché, con un linguaggio rinnovato, che muova
dall’essenziale, possiamo comunicare ciò che siamo, sentiamo e a cui teniamo senza
finzioni (Spc 17). Un dialogo, dunque, che permetta di accogliersi reciprocamente, di
stimolarsi l’un l’altro, di correggersi quando necessario, e di amarsi in ogni momento (cf Spc 50). Vi è poi la tentazione di fuggire dalla Fraternità a causa di situazioni
e di conflitti che hanno ferito anzitutto la fiducia reciproca (cf Spc 16), assieme
alla presenza di un forte individualismo nella nostra vita e missione e la mancanza
di fede orizzontale e di fiducia nei Fratelli. Contro questa tentazione il Capitolo ha
rivolto una forte appello a ricostruire «la fede primaria e fondamentale» nei Fratelli,
a ricostituire questo tessuto fondamentale di fiducia reciproca, per sentirci solidali
gli uni con gli altri.
La missione-evangelizzazione. In rapporto alla missione-evangelizzazione siamo
chiamati a “rifondarla” e rinnovarla nelle sue forme e strutture. In questo cambiamento d’epoca ci sono paradigmi diversi e categorie completamente nuove. Il Documento del Capitolo ce lo ricorda (Spc 33). Questo ci obbliga alla “lucidità e auda65
cia” per giungere ad una seria revisione della nostra missione e … iniziare cammini
inediti di presenza e di testimonianza (Spc 33), che siano più in consonanza con
quanto esige la nostra vita di Frati Minori. Il momento presente ci obbliga ad una
valutazione dei nostri ministeri attuali (Spc 58), così da poter «ritornare al centro
della nostra missione» e, da qui, abbracciare i luoghi di frontiera e la marginalità»
(Spc 33) con presenze «negli ambienti di frontiera e di conflitto (Spc 36), creando
nuovi spazi e assumendo rischi che diano testimonianze degne di fede della realtà
della nostra vocazione e missione, in quanto Fraternità-in-missione a servizio della
Chiesa e del mondo (Spc 58).
Sempre in rapporto con la missione-evangelizzazione siamo chiamati ad elaborare
un Progetto di evangelizzazione che unifichi ed integri vocazione, vita di fraternità
e missione a partire dalla minorità. Solo la sete saziata, come nel caso della Samaritana - ci ricorda ancora il Documento del Capitolo - diventa messaggio (cf Spc 17).
Posto che l’evangelizzazione-missione in questi momenti passa necessariamente attraverso il dialogo, siamo chiamati, inoltre, ad attraversare le frontiere (cf Spc 36) e,
in questa logica del dono (cf Spc 19-22), e in una spiritualità di presenza, kénosis,
armonia e totalità-integrità, senza escludere nessuno e abbracciando tutti, andare
all’incontro dell’altro, in un atteggiamento costante di apprendimento di fronte all’altro, senza lasciarci rinchiudere dalle barriere create dall’ideologia dominante,
poiché solo così potremo trasformarci in un’offerta generosa di fede e comunione,
in un faro di speranza (Spc 37). In questo contesto è anche importante ricordare che
il Centenario, in generale, e il Capitolo, in particolare, ci chiedono di prestare molta
attenzione a non rendere culto agli idoli dell’attivismo e dell’efficienza, così da mantenere l’aspetto profetico della nostra vita; di de-centrarci da ciò che è urgente, per
tornare all’essenziale e qualificare evangelicamente la nostra vita.
Il Capitolo è stato anche un energico richiamo a migliorare la nostra comunicazione, soprattutto a livello della fede e dell’identità vocazionale, a convertirci gli
uni agli altri, a demolire barriere e pregiudizi, ad accoglierci partendo dall’ascolto
reciproco, a superare provincialismi, etnocentrismi, caste e regionalismi, ad allargare
il cuore ad una dimensione mondiale. Il capitolo ci ha rivolto una chiamata urgente
a non lasciarci paralizzare dalla crisi e dalla paura, a non rinchiuderci in noi stessi,
a non ridurre le nostre presenze allo spazio comodo e sicuro dei nostri conventi, ma
ad uscire, a de-centrarci per ri-centrarci, a de-localizzarci per ri-localizzarci, a deradicarci, a re-impiantarci, a sentirci itineranti verso la marginalità, la frontiera, la
periferia, verso i “chiostri dimenticati” abitati dai lebbrosi di oggi.
Vivendo così questo VIII Centenario non correremo il rischio di celebrarci, ma
vivremo questa occasione come un momento di grazia, come una memoria viva e
provocante.
Di fronte a queste chiamate quale sarà la risposta dei Frati della Custodia di Terra
Santa? Cosa sono disposti a fare per la propria vocazione, per la vita in fraternità e
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per la missione? Credo che sia urgente entrare in questo clima di conversione e in
questa atmosfera di discernimento su ciò che i Frati fanno e su come vivono. Per
l’amore che ho per voi, permettetemi di dirvi con franchezza che non basta rispettare
lo “status quo”. I tempi ci spingono a cercare risposte nuove a nuove domande. La
situazione sociale e religiosa in cui vivete, l’arrivo in questa terra di altri Istituti e
movimenti religiosi che fino a poco tempo fa non avevano presenze in Terra Santa…
Tutto ciò cosa ci chiede?
7. I Commissari di Terra Santa
La stabilità della Custodia, la necessità di intensificare le opere per la salvaguardia
dei Luoghi santi, l’esigenza di provvedere al mantenimento di quanti svolgevano il
proprio servizio a favore della Custodia, il desiderio di realizzare l’azione missionaria e le opere di carità, oltre all’opportunità di sensibilizzare l’Occidente cristiano
alle problematiche legate alle Chiese d’Oriente, furono le cause e i motivi per cui
sorse una struttura che si preoccupasse delle relazioni tra la Custodia e l’Occidente.
Sono i Commissari di Terra Santa, una specie di rappresentanza ufficiale della Custodia presenti in circa cinquanta Paesi.
L’origine dei Commissari di Terra Santa è molto antica ed è legata soprattutto alla
raccolta di fondi per la Custodia. Di fatto, partendo dalla constatazione che né la vita
dei Frati né la conservazione dei Luoghi santi erano possibili senza l’elemosina dei
Principi cristiani, i primi Statuti della Custodia (1377) stabilivano che il Custode si
servisse di uno o due laici per l’amministrazione dell’elemosina. Presto, però, si vide
che ciò non bastava e si constatò la necessità di creare la figura dei Commissari di
Terra Santa, cosa che fu fatta con la Bolla His quæ di papa Martino V (24 febbraio
1421), con il compito raccogliere l’elemosina tra i cristiani. Poco per volta il ruolo dei
Commissari si specificò fino all’attuale legislazione dell’Ordine che parla della Custodia e dei Commissari di Terra Santa nelle CCGG 122-125 e negli SSGG 69-73.
Nei secoli i Commissari sono stati una specie di ambasciata che, spesso, avevano
un carattere politico, soprattutto nell’opera di coscientizzazione, e talvolta di pressione, sui governi cristiani, per risolvere i problemi tra i cattolici e gli ortodossi
riguardo ai Luoghi santi, senza dimenticare la potenza mandataria, specialmente gli
ottomani.
Oggi, secondo gli Statuti generali (art. 73,2), i doveri dei Commissari sono:
• Promuovere, nel loro territorio, la conoscenza, l’interesse e la devozione
verso i Luoghi santi, non solo tra i secolari, ma anche tra i Frati, servendosi
di mezzi adeguati, come i mezzi di comunicazione.
• Organizzare pellegrinaggi ai Luoghi santi.
• Raccogliere aiuti economici per i Luoghi santi.
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A questi doveri se ne può ben aggiungere un altro: promuovere le vocazioni per la
Terra Santa, sia a livello di candidati come tra gli stessi Frati.
Credo che il primo dovere del Commissario - promuovere la conoscenza, l’interesse e la devozione verso i Luoghi santi - sia fondamentale. Se non si risponde a
questo, tutti gli altri, prima o poi, verranno meno. Ho l’impressione che, soprattutto
tra i Frati, e, a volte, anche tra gli stessi Commissari, la conoscenza, l’interesse e la
devozione verso i Luoghi santi sia molto diminuita. Questo può essere uno dei motivi, non di certo il solo, perché sta anche diminuendo il numero dei missionari che
vengono da altri Paesi e quello delle entrate economiche per la Custodia.
Questo vi pone, come Commissari di Terra Santa, di fronte ad una grande sfida.
Dovete essere creativi nel cercare strumenti per far conoscere ai Frati, ai Vescovi e
agli altri cattolici delle vostre rispettive circoscrizioni, il lavoro che svolgono i Frati
della Custodia nei vari campi in cui sono impegnati: la cura dei 49 santuari affidati
alla custodia dei Francescani; il lavoro pastorale in favore dei cattolici, non solo latini, della Chiesa locale, soprattutto attraverso le 29 parrocchie a noi affidate; il lavoro
pastorale in favore dei cattolici provenienti da altri continenti, soprattutto di quelli
che vengono dalle Filippine, dall’America Latina, dall’Europa dell’Est e dall’Africa; le opere sociali che realizza la Custodia, in particolare per offrire abitazioni alla
gente con poche risorse economiche (350 case); il lavoro che la Custodia realizza
nei 16 Collegi che gestisce, frequentati da più di 10.000 alunni, non solo cattolici; il
lavoro editoriale che svolge grazie a Franciscan Printing Press; l’animazione spirituale dei pellegrini, ai quali offre la possibilità di accoglienza nelle 5 “Casa Nova”
al momento aperte; il lavoro culturale, scientifico e di insegnamento che realizza attraverso lo Studium Biblicum Franciscanum; l’attività ecumenica, soprattutto grazie
al Franciscan Pilgrims Office; e il lavoro scientifico-culturale svolto dal Centro di
Studi Orientali del Cairo.
Come ho detto questo lavoro esige da voi creatività e presenza nei mezzi di comunicazione. La Custodia deve offrirvi materiale adatto, ma poi tocca a voi saperne
approfittare. E, dal momento che andare in televisione o sui periodici non sempre è
facile, perché non fare una buona pagina web dei Commissari di una stessa Conferenza?
Il vostro secondo dovere è di organizzare pellegrinaggi. Questo è un ottimo strumento non solo per favorire e potenziare la conoscenza della Terra Santa, ma anche
un mezzo privilegiato di evangelizzazione. La mia esperienza mi dice che un pellegrinaggio in Terra Santa ben preparato e ben guidato segna i pellegrini. Qui conviene
ricordare che non è solo questione di trovare candidati per formare un gruppo, ma di
animare spiritualmente il gruppo, cosa che dovrebbe essere riservata al Commissario, o assicurare che venga fatto da una persona, se possibile un Frate, competente.
Non potete essere solo delle agenzie di turismo religioso.
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Raccogliere aiuti è importante, poiché senza di essi sarà molto difficile che la nostra presenza in Terra Santa possa rispondere ai fini che le assegnano le nostre Costituzioni: avere cura dei Luoghi santi, promuovere in essi il culto divino, favorire la
pietà dei pellegrini, assolvervi il compito dell’evangelizzazione, esercitare l’attività
pastorale secondo la spiritualità dell’Ordine, intraprendere e coltivare le attività
apostoliche (123,1). Ma su questo aspetto dobbiamo essere molto trasparenti, tanto
con la Custodia come con le rispettive Province e, se necessario, con i Vescovi nelle
cui diocesi raccogliamo l’elemosina. La mancanza di trasparenza suscita sospetti e
diffidenza e, alla fine, tutti ci rimetteremo. Credo, quindi, necessario che la contabilità dei Commissariati di Terra Santa siano analizzati durante la Visita canonica della
rispettiva Provincia e la Provincia la conosca, benché questo comporti un cambiamento negli Statuti della Custodia.
Da ultimo, vi chiedo di provare a suscitare nuove vocazioni per la Terra Santa. Vi
è un calo numerico delle vocazioni degli altri Paesi, un calo numerico dei missionari
che arrivano ogni anno. In questi tre anni di servizio come Ministro generale ho dato
30 nuove obbedienze. Non sono sufficienti. Dobbiamo lavorare tutti per aumentarle
e qualificarle, poiché le necessità aumentano e ogni giorno c’è bisogno di una più
qualificata preparazione.
Conclusione
La Custodia di Terra Santa è stata, e vuole continuare ad essere, una presenza ponte
tra Oriente e Occidente, tra le Chiese orientali e la Chiesa cattolica e latina. È stata,
e vuole continuare ad essere, una presenza culturale importante per il Medio Oriente
a nome della Chiesa cattolica. Nuovi sono i compiti a cui ci troviamo di fronte oggi,
noi Francescani, in questa terra da noi così amata. Non possiamo limitarci ad essere
spettatori passivi di un cambiamento che avviene sempre più rapidamente. In molte
occasioni, lungo quasi otto secoli di presenza nella terra di Gesù, siamo stati attori di
storia in questa terra. Perché non continuare ad esserlo?
Voglia la Provvidenza, che ci ha condotti in questa terra, continuare a mostrarci
le nuove strade che siamo chiamati a percorrere, per rispondere adeguatamente ai
segni dei tempi e dei luoghi. E vogliate, anche voi Frati - anche voi Commissari di
Terra Santa - che con tanta dedizione e sacrificio lavorate in questa amata porzione
dell’Ordine dei Frati Minori, entrare in un clima di conversione e discernimento,
mantenendovi sempre in cammino, per poter così offrire risposte nuove alle nuove
domande che oggi ci si presentano.
fra José Rodríguez Carballo, ofm
Ministro generale
La seconda relazione è stata svolta dal Rev.mo P. Pierbattista Pizzaballa,
Custode di Terra Santa, sul tema: “La Custodia nella prospettiva del III
Millennio. Realtà e sfide”.
69
La Custodia di Terra Santa
nella prospettiva del III Millennio.
Realtà e sfide
Dal titolo della presente relazione sono già delineate con chiarezza le linee del mio
intervento, che spero aiuti tutti voi a comprendere meglio il cammino che la Custodia ha fatto negli ultimi anni e le prospettive che essa si sta dando per il prossimo
futuro.
Sono consapevole che non si può parlare di prospettive, cioè di futuro, se non si
guarda prima alla storia, alle nostre radici. Lo sviluppo e la crescita hanno bisogno
di radici salde. Questa è anche l’impostazione del cammino dell’Ordine, che nella
celebrazione dell’ottavo centenario - in particolare durante la celebrazione del Capitolo Generale - ha fondato ogni discussione riguardo al futuro della nostra famiglia
su una previa valutazione storica.
Insomma, dobbiamo sì guardare avanti, ma fedeli sempre e ancorati alla nostra
storia.
Nel contesto del presente convegno avremo modo di ascoltare diversi interventi di
carattere storico e teologico, presentati da persone ben più competenti del sottoscritto. Lascerò dunque a loro questo compito, per concentrarmi essenzialmente sulla
realtà attuale e sulle sfide che la Custodia si trova ad affrontare. Cercherò di mantenere un carattere sobrio e puntuale. Per esigenze di tempo non potrò dilungarmi sui
diversi argomenti trattati, ma mi dovrò limitare alla loro breve presentazione.
Ovviamente, devo anche tenere presente che non parlo ai religiosi della Custodia,
ma ai Commissari di Terra Santa sparsi nel mondo; accentuerò dunque quei punti
che a mio parere sono rilevanti per aiutare tutti voi a svolgere al meglio il vostro
prezioso ufficio.
1. Realtà attuale
Prima di concentrarmi sulle sfide che ci sono poste innanzi, consentitemi di dare
un breve sguardo alla realtà attuale della Custodia di Terra Santa.
Siamo attualmente 307 religiosi, provenienti da più di trenta diverse nazionalità,
distribuiti in 59 case sparse in 11 diversi paesi, principalmente in Medio Oriente.
L’età media è di 53,7 anni. I campi di lavoro sono sempre gli stessi, da secoli: recupero e cura dei Luoghi santi della Redenzione, animazione dei pellegrinaggi da
tutto il mondo, supporto e animazione delle chiese locali (parrocchie), educazione
(scuole), supporto della popolazione cristiana, dialogo e condivisione con le altre
comunità non cattoliche e non cristiane.
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Per capire meglio il nostro tipo di presenza e di attività, è importante anche prendere in considerazione il contesto sociale, religioso, politico ed ecclesiale in cui siamo
chiamati ad operare:
• La Custodia è chiamata ad operare in un contesto ecclesiale unico. Per
molti secoli siamo stati gli unici protagonisti, in ambito cattolico, della vita
ecclesiale della Terra Santa. Oggi siamo inseriti in un contesto variegato,
colorato e pluriforme. Grazie all’attività e alla lungimiranza dei francescani
dei secoli passati, infatti, si è riorganizzata in Terra Santa una Chiesa
locale solida e composita allo stesso tempo: oltre ai latini, sono presenti
melchiti (che costituiscono la maggioranza dei cattolici), armeni cattolici,
siriani cattolici, ecc. Ancora oggi la Custodia è un punto di riferimento
imprescindibile per la vita di queste chiese, anche se va detto che il nostro
campo di azione si esprime principalmente nell’ambito del rito latino.
• Oltre che essere inseriti e costituire un supporto essenziale alla vita
delle Chiese locali, compito della Custodia è anche - se non soprattutto
- quello di mantenere vivi, in questa Terra così particolare, il profilo e la
vocazione universale della Chiesa e dei Luoghi santi, che sono patrimonio
irrinunciabile di tutti. La nostra internazionalità e il legame con la Sede
Apostolica sono tradizionalmente garanzia del profilo universale che
questi luoghi devono mantenere, oggi ancora più che nel passato. La Custodia per sua natura non è mai stata un’entità a sé sia nel contesto
dell’Ordine, che in quello della Chiesa. Per tutti noi è sempre stato chiaro
che la nostra presenza e la nostra azione, dipendono ancora oggi dal legame
stretto e imprescindibile con tutto l’Ordine e la Chiesa. Anche dal punto di
vista giuridico, la Terra Santa era e in un certo senso rimane ancora un’entità
dipendente direttamente dall’Ordine e dalla Sede Apostolica. Il respiro
universale, insomma, si percepisce oltre che dall’internazionalità dei suoi
componenti, anche dalle relazioni e dai legami che la Custodia ha da sempre
mantenuto con le realtà religiose e civili nel mondo. Siamo sui Luoghi santi
e con la gente a nome della Chiesa e non a nome nostro. Se tutta la Chiesa
guarda alla Terra Santa come alla Chiesa madre, è anche vero che la Chiesa
madre, la Terra Santa deve essere rivolta a tutta la Chiesa. I Commissari di
Terra Santa sono stati creati proprio per agevolare e rendere concreto tale
legame. Essi sono - dovrebbero essere - il ponte, l’anello di congiunzione
tra noi e le province dell’Ordine e le Chiese locali sparse nel mondo. Essere garante dei luoghi della cristianità non significa solo tracciare dei
confini che aiutino a conservare intatto il patrimonio di testimonianze
che c’è qui, ma è anche rendere vive queste pietre, far sì che parlino al
cuore e alla mente di quanti compiono un pellegrinaggio in Terra Santa,
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aiutare ad andare al di là delle pietre per arrivare alla fede che ce le
rende care. Lo studio dei nostri archeologi, la preghiera dei nostri frati,
l’umile servizio di cura e pulizia, l’accoglienza e la guida degli addetti ai
santuari, il decoro degli ostelli per i pellegrini, il costante e impegnativo
aggiornamento degli Istituti e delle Scuole di specializzazione biblica, il
servizio liturgico…tutto concorre a quella che viene chiamata “la grazia
dei Luoghi santi”. Non dobbiamo abbassare la guardia, anzi, abbiamo il
dovere di usare la fantasia, inventare, adattare, scoprire, tutto quanto può
essere utile a un “turismo di massa” che qui si trova davanti a una realtà
diversa, perché questa è terra di pellegrinaggi più che terra di vacanze.
I Luoghi santi curati dalla Custodia devono rimanere testimonianza di
devozione, di fede, di lavoro; sono meta di pellegrinaggio da parte di gente
che giunge qui da tutto il mondo; abbisognano di cure, di manutenzione,
ma soprattutto di essere vivificati dalla preghiera, di essere luoghi in cui si
prega, si legge e si ascolta la Parola di Dio. A quei nostri antichi confratelli
che pregavano l’Ufficiatura, sono seguiti e, se Dio vuole, continueranno
a seguire, confratelli capaci di trasformare - con la preghiera - i Luoghi
santi in Luoghi di santificazione, perché nessuno venga pellegrino in Terra
Santa e riparta da qui senza essere toccato dalla grazia che ogni Santuario
racchiude e dispensa.
• Viviamo in un contesto religioso particolare. Da secoli i religiosi
francescani convivono e si esprimono in un contesto cristiano unico.
Non credo vi siano altri luoghi al mondo dove conviviamo letteralmente
insieme ai fratelli delle Chiese ortodosse, con le quali abbiamo sviluppato,
nonostante tutto, un rapporto di stima ed amicizia fraterna. Non mancano
certo incomprensioni, ma nemmeno le collaborazioni. Il nostro, come
sono solito dire, non è un dialogo sui principi della fede, ma un dialogo “da
condominio”, cioè di realtà che convivono e condividono la stessa vita.
Discorso analogo riguarda le altre fedi monoteiste. Da secoli i nostri frati
hanno sviluppato rapporti con l’Islam. Sono certo che fra Artemio vi parlerà
di come proprio noi francescani oltre che ad essere i primi costruttori di
scuole in assoluto in Medio Oriente, siamo anche stati i primi ad aprirle
ai fedeli musulmani, con i quali - accanto a momenti di grande tensione e
persecuzione - vi è un rapporto di convivenza plurisecolare. Recentemente
anche con l’ebraismo che qui in Terra Santa è tornato con vigore, non
mancano campi di collaborazione, soprattutto a livello culturale ed
archeologico.
• Siamo infine nel cuore di un conflitto politico e religioso che si protrae da
anni, che di fatto ha lacerato la vita di tutti gli abitanti dei paesi nei quali ci
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troviamo. Ad essere sinceri, se uno guarda la storia di questa terra, scopre
che il conflitto non è una novità di questi anni. Se vi è una località nel
mondo che è stata violentata ripetutamente per secoli, è proprio la Terra
Santa. Il conflitto, insomma, con le sue conseguenze (atteggiamento di
contrapposizione, sospetto, rifiuto, ecc.), non è solo una situazione, ma è
diventata anche una mentalità che caratterizza la vita di questo paese.
I Frati Minori di Terra Santa sono inseriti in tutte queste realtà; potremmo dire che
sono tutte queste realtà. Senza presunzione, non è possibile oggi parlare di Terra
Santa cristiana senza prendere in considerazione il ruolo che la Custodia ha svolto
per secoli e che tuttora riveste.
Concludendo questa prima parte del mio intervento, vorrei sottolineare un ultimo
aspetto, che personalmente considero il più importante di tutti. Facciamo sì tante
cose, i contesti in cui operiamo sono unici, ma penso sia doveroso riaffermare che
storicamente la nostra principale attività consiste ‘semplicemente’ nello stare in Terra Santa. Abbiamo fatto molto lungo i secoli e ancora oggi proseguiamo a lavorare
molto, ma la cosa più importante di tutte è stata ed è tuttora stare qui, semplicemente.
In una Terra dove essere cristiani non è scontato, di solito solo tollerato, a volte perseguitato, l’esserci nonostante tutto, a nome della Chiesa e stare nei Luoghi che hanno testimoniato la storia della Rivelazione, è e resta la nostra vocazione principale. A
volte anche dentro la Chiesa si può essere tentati di avere una mentalità produttiva:
che cosa fate? Cosa produce la vostra presenza, in ambito pastorale? A cosa servono
questi luoghi? Siete custodi di musei? Che cosa fate per risolvere il problema del
conflitto? Cosa fate per la pace, per l’ecumenismo, ecc. Sono le domande che ci sentiamo fare continuamente e che - almeno nel mio caso - irritano molto.
La mia - la nostra - risposta è sempre la stessa: la nostra vocazione è innanzitutto
testimoniare con fedeltà una Presenza, stando qui, semplicemente, pregando per e
con tutta la Chiesa e stando con francescana semplicità nel cuore della vita della
Chiesa, nel cuore del conflitto, e, se me lo consentite, nel cuore del mondo, cercando
di fare poi quello che la Provvidenza ci concede.
La Terra Santa fa parte del carisma dell’Ordine. Non si da’ Greccio senza Betlemme
o La Verna senza il Calvario. L’incarnazione di Cristo, di cui siamo gli araldi, presuppone anche un legame con questa Terra.
2. Sfide
Da sempre questa è la nostra realtà e da sempre questa realtà è anche una continua
sfida. Se i campi di lavoro sono sempre gli stessi, le modalità e gli strumenti con cui
operare devono necessariamente adattarsi.
Consentitemi allora di presentarvi sommariamente alcune sfide e di trarre poi alcune conclusioni.
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• I Luoghi santi oggi sono meta continua di pellegrinaggi, nonostante le
parentesi (a volte lunghe) di silenzio causate dal conflitto in corso. Siamo
di fronte ad un vero e proprio fenomeno di massa. La nostra presenza nei
Luoghi santi non può più limitarsi a “mantenere” i luoghi per consentire
l’accesso ad essi. In un contesto politico e religioso spesso così ostile
l’accesso non è certo scontato, ma non può comunque essere l’unica
nostra espressione. I Luoghi santi devono anche essere oltre che curati
anche animati. Nei Luoghi detti dello Status Quo vi sono da sempre
forme di preghiera liturgica che caratterizzano la vita di quei luoghi.
Abbiamo iniziato una forma iniziale di animazione anche in altri santuari,
principalmente Nazareth (processione mariana) e il Getsemani (ora santa)
che consentono ai pellegrini e ai cristiani locali di gustare quei luoghi non
solo con la fugace visita, ma fermandosi a pregare insieme. Sono forme di
animazione, che certamente dovranno essere perfezionate in futuro e che
dovrebbero essere allargate anche ad altri santuari.
• I pellegrinaggi sono un aspetto costitutivo della nostra storia. Le
biblioteche e gli archivi conservano testimonianze storiche eccezionali di
come i Francescani si siano fatti promotori lungo i secoli di pellegrinaggi,
di itinerari di pellegrinaggi, di testimonianze e cronache di grande valore.
Attualmente i pellegrinaggi guidati dai francescani sono ridotti al lumicino
e costituiscono una goccia nel panorama dei pellegrinaggi provenienti
da tutto il mondo. Oltre a ciò dobbiamo con amarezza constatare che i
francescani che in Custodia si occupano di pellegrinaggi sono rimasti
pochissimi. Certo non possiamo confrontarci con le grandi agenzie anche
cattoliche, ricche di risorse e di strutture, ma dobbiamo chiederci se non
sia possibile fare di più e meglio in un contesto per noi così essenziale.
Potremmo anche chiederci, non potendo contare sulla quantità a causa
delle scarse risorse disponibili, come qualificare e caratterizzare i nostri
pellegrinaggi.
• L’informazione e l’illustrazione della Terra Santa sono un altro aspetto
che richiede la nostra attenzione e revisione. I legami e le relazioni che la
Custodia ha sempre avuto e che mantiene hanno innanzitutto lo scopo di
informare e tenere informata tutta la Chiesa sulla realtà della Terra Santa. Nel
contesto di questo convegno vi sarà un momento dedicato appositamente
all’informazione, per cui non mi dilungherò ora su questo tema. La sfida
che ci è posta innanzi oggi, in un mondo sempre più informatizzato, è
quella di riuscire a trasmettere a quante più persone possibili la conoscenza
di questa realtà imprescindibile per la vita della Chiesa. Anche in questo
campo, i Commissari di Terra Santa hanno svolto nel passato un grande
ruolo. Oggi questo aspetto sembra essere meno rilevante.
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• Non possiamo poi non interrogarci sulle risorse economiche che consentono
ai francescani di Terra Santa di operare. Anche su questo vi saranno sedute
ad hoc durante il convegno, ma qui mi preme sottolineare che la nostra
unica risorsa è ancora attualmente la Colletta del Venerdì santo. Nel mondo
occidentale, fatta forse eccezione per gli Stati Uniti, si ha sempre meno
coscienza dell’importanza e del significato di questa colletta. Bisogna poi
prendere in considerazione che il processo continuo di secolarizzazione in
atto nei paesi occidentali sta poco alla volta erodendo questa risorsa. La
sfida è, da una parte, nella necessità di diversificare le fonti di sostentamento
della vita della Custodia e, dall’altra, di sensibilizzare sempre più e meglio
riguardo a questa colletta, garantendo ancor più la necessaria trasparenza
nella contabilità. Da questo punto di vista il ruolo del Commissario di
Terra Santa è ancora imprescindibile. Nei prossimi giorni avrò modo di
presentare alcuni dei gravi problemi che stanno sorgendo al riguardo.
• Altro aspetto fondamentale della nostra presenza riguarda il dialogo con
le fedi e le culture del luogo. Siamo tutti d’accordo che la Terra Santa è
il luogo del dialogo, nonostante i muri o forse proprio a causa dei muri
(reali e psicologici), tra le diverse componenti religiose e sociali. L’Ordine
ha fatto del dialogo un elemento essenziale della propria esistenza. Ma
il dialogo richiede preparazione, studio, investimenti sulle persone,
disponibilità, apertura… Abbiamo bisogno di religiosi seri disposti a
investire in questo campo e che ci aiutino a dialogare seriamente, al di
là di superficiali buonismi o anàtemi, con le diverse culture nelle quali ci
troviamo. Sono e resto convinto che nella Custodia l’Ordine e la Chiesa
hanno una risorsa formidabile, ma non sufficientemente conosciuta.
• Ma la sfida a mio avviso più seria riguarda il rapporto tra la Custodia e le
province dell’Ordine, i Commissari, le Chiese locali.
Come ho affermato precedentemente non si dà la Custodia senza questa stretta
connessione, che oggi sembra essere in crisi.
Consentitemi a questo punto alcune provocazioni, che vi propongo senza alcun intento polemico, ma al semplice scopo di avviare una discussione che in questi giorni
spero possa aiutarci a prendere coscienza dell’attuale realtà.
Il nostro principale legame con le Chiese particolari nel mondo passava e passa
tutt’ora attraverso i Commissari di Terra Santa, con la maggioranza dei quali non riusciamo però ad essere in contatto. Alcuni (molti?) di voi sono qui per la prima volta,
non hanno esperienza diretta cioè della realtà per la quale sono chiamati a lavorare.
Nel preparare questo convegno e chiamando i Commissari uno per uno, ci siamo accorti che alcuni erano addirittura morti da anni, senza che ne sapessimo nulla. Si ha a
volte l’impressione che il Commissario sia generalmente una sorta di funzionario, il
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cui scopo è semplicemente quello di raccogliere la tassa annuale e trasmetterla, quasi
sempre, a Gerusalemme.
La mancanza di controlli anche finanziari è spesso all’origine di tante polemiche
tra Chiese locali, Provinciali, ecc.
Il Commissario deve certamente raccogliere risorse per la Terra Santa, ma anche
animare, informare e incontrare soprattutto i Vescovi, animare le chiese e le parrocchie, ecc. ecc. Quella del Commissario è un’occasione unica di incontro e dialogo
con le diverse realtà ecclesiali locali, che si sviluppano attorno alla Parola di Dio e
alla Terra che l’ha originata. Si tratta di un’attività totalmente in linea con la tradizione francescana. Purtroppo in non poche province viene spesso avvertita come
un’attività extra-provinciale e il Commissario come un religioso ‘rubato’ ai bisogni
reali della provincia.
Nei paesi occidentali, in grave crisi vocazionale, i Commissari stanno scomparendo (Canada, Belgio, Germania, Francia, ecc.). In molti di questi paesi tradizionalmente legati alla vita della Terra Santa vengono meno legami e supporto che
impoveriscono la nostra presenza qui. Ripeto che non penso solo all’apporto economico, ma a quell’intreccio di iniziative, di legami e di relazioni che, attraverso i
Commissari, tradizionalmente la Custodia e la Terra Santa hanno avuto. Girando per
la Terra Santa troverete arredi liturgici, altari, vetrate, immagini, case, strutture, ecc.
costruite o fatte giungere attraverso le iniziative di tanti di questi commissariati che
ora vanno scomparendo.
Talvolta il Commissario è anche incaricato di molti altri uffici provinciali (parroco,
guardiano, ecc.), rendendo oggettivamente difficile una sua libertà di movimento e
la sua attività di animazione.
Mi rendo conto per primo che in province con poco personale, un Provinciale non
può agire diversamente e credo proprio che il Commissario sia l’ultima delle sue
preoccupazioni, purtroppo.
Tutto ciò, tuttavia, ci obbliga ad una seria riflessione riguardo al futuro di questa
figura, che resta centrale per tutti noi in Custodia.
Come ravvivare le relazioni tra la Custodia e i Commissari, anche i più lontani?
Come sensibilizzare i Provinciali e le province in generale all’importanza del ruolo
del Commissario e della Terra Santa?
Che tipo di relazioni devono sussistere tra Commissario, Custodia e Provinciale?
Perché facciamo così fatica oggi a sensibilizzare i Vescovi e le Chiese locali?
Quali iniziative possiamo avviare per superare il serio problema della crisi di vocazioni e la conseguente scomparsa di molti Commissari? Possiamo coinvolgere i laici
in questa attività? Se sì, come mantenere però il carattere francescano?
Nelle realtà più difficili, è possibile parlare di Commissario non più come ufficio
provinciale, ma quale espressione della Conferenza dei Ministri Provinciali?
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Quali caratteristiche deve avere un Commissario oggi? Cosa manca oppure è debole nell’attuale processo di comunicazione tra la Custodia e i Commissariati, e
viceversa? Le forme tradizionali di informazione possono essere integrate da nuove
forme di comunicazione? Quali?
Perché l’attività del Commissario è considerata generalmente un’attività per anziani? Cosa possiamo fare per cambiare questa opinione?
D’altra parte, cosa i Commissari si aspettano dalla Custodia per poter svolgere
proficuamente la loro attività?
Come la Custodia può più efficacemente rendere partecipi i Commissari delle necessità e delle sfide sempre nuove che la interpellano, perché essi se ne facciano
portavoce nelle realtà locali? Come, tramite l’azione dei Commissari, le comunità
ecclesiali locali possono sentire propria l’azione e la missione in Terra Santa?
È possibile ideare e realizzare progetti comuni di intervento (per i santuari, la pastorale, l’educazione, le opere sociali) in modo che essi siano sostenuti con adesione
dalle realtà ecclesiali locali? Come i Commissari possono agire in questa direzione?
Con quali strumenti concreti?
Molti altri interrogativi si possono aggiungere a questa lista. A molti di questi
verranno date risposte concrete durante il Convegno, grazie alla vostra condivisione
che, sono sicuro, sarà ancora una volta generosa proficua e feconda perché basata
sulla verità. Probabilmente emergeranno anche problematiche inedite e ulteriori temi
di discussione. Ben vengano: siamo qui dopo 37 anni di nuovo insieme per confrontarci, condividere e crescere. Per vedere con serenità, con lo sguardo della fede, la
realtà attuale e il cammino fatto. Per costruire insieme, a partire dalla comune esperienza e con rinnovato impegno la nostra comune vocazione di fedeltà e servizio a
questi Luoghi, a questa Terra e a questa Chiesa. La singolare vocazione della Custodia di Terra Santa è la specifica vocazione di ognuno di voi. Voi siete l’emanazione
del messaggio di Terra Santa in ognuno dei paesi nel mondo intero dove è presente
l’Ordine. Voi siete come le radici dell’albero che raggiungono le parti più nascoste
della terra. Se le radici si seccassero, o smettessero di ricercare con impegno le sorgenti vitali, i suoi rami non potrebbero produrre alcun frutto e tutto l’albero sarebbe
destinato a cadere. Talvolta il lavoro del Commissario, con il suo aiuto e il suo sostegno, rimane nascosto come una radice, ma la radice sa che i frutti nella luce, qui in
Terra Santa gli appartengono.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Dopo l’intervallo, la terza relazione è affidata a Mons. François Akl,
Rappresentante della Congregazione delle Chiese Orientali, sul tema: “La
Colletta per la Terra Santa tra i documenti pontifici e la prassi attuale”.
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La Colletta per la Terra Santa
tra i documenti pontifici e la prassi attuale
Introduzione
Reverendissimo Padre Generale,
Reverendissimo Padre Custode,
Reverendissimi Commissari di Terra Santa,
Cari fratelli che lavorate per il Signore e per la sua Terra Santa,
pace e bene nello Spirito Santo. Sono molto lieto di visitare la Terra del nostro
Redentore: è stato sempre mio desiderio, e sono molto onorato di essere qui come
rappresentare della Congregazione per le Chiese Orientali, portando il saluto cordiale dell’Em.mo Prefetto, Card. Moussa I Daoud, Patriarca Emerito di Antiochia dei
Siro-Cattolici, di S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò, Segretario del Dicastero, e di
tutti i Collaboratori.
Ho modificato il titolo del tema inserito nel programma di questo Congresso, riguardante “l’affidamento dei Luoghi santi ai Francescani nei Documenti Pontifici”,
avendone ricevuto la possibilità da fra Stéphane Milovitch, Segretario della Custodia, e considerando che, per incarico dei Superiori, seguo le questioni relative alla
Colletta per la Terra Santa. Ho tentato una rilettura delle parole di alcuni Sommi
Pontefici, riguardanti la Colletta, con l’intento di partire dalla storia per arrivare a
evidenziare i lineamenta dell’attuale prassi della Congregazione, che l’ha sempre
considerata un’iniziativa ecclesiastica universale per promuovere il senso e l’identità
dei cristiani in questa Terra benedetta.
1. I documenti pontifici
Non sono numerosi i documenti pontifici in nostro possesso dai quali trarre informazioni sul tema che stiamo per affrontare. Il nostro intento però è quello di mettere
in evidenza ciò che i Papi hanno detto, lungo la storia, sul cosiddetto “Obolo” o
“Colletta” per la Terra Santa.
Nei secoli passati i Frati Francescani, custodi dei Luoghi santi, si rivolgevano direttamente ai Principi e al popolo cristiano, inviando nelle Nazioni cattoliche dei Religiosi con l’incarico di esporre le necessità dei Luoghi santi e di raccogliere elemosine. Questi Religiosi venivano chiamati Procuratori o Commissari di Terra Santa, e
il Papa Martino V, nel 1421, diede facoltà al Custode di nominarli e di destituirli.
Già Papa Sisto V, nel 1589, stabilì che durante tre domeniche o giorni festivi durante l’anno, gli Ordinari del luogo sollecitassero la raccolta di offerte per la Terra
Santa.
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Tale disposizione venne confermata dal Sommo Pontefice Urbano VIII, con Breve
del 3 febbraio 1642, documento che purtroppo non possediamo. Larghi brani del
testo però sono riportati nel Breve seguente, di Innocenzo X (19 settembre 1645):
Salvatoris et Domini Nostri..., col quale invitava tutti gli Ordinari e Superiori Generali degli Ordini e Congregazioni Religiose a curare che i predicatori durante i loro
sermoni raccomandassero ai fedeli, due volte l’anno, in Avvento e Quaresima, la
raccolta di elemosine per i Luoghi santi.
Papa Alessandro VIII (1689-1691), ripeté le stesse precedenti disposizioni, ma
portò a quattro le collette annuali per i Luoghi santi.
Il Santo Padre Benedetto XIV (1740-1758), ripeté ancora l’ordine di raccogliere
quattro volte l’anno le offerte, in Avvento e Quaresima, in tutte le diocesi, e da parte
di tutti gli Ordini e Congregazioni religiose.
Pio VI, con la Bolla Inter cetera Divinorum del 31 luglio 1778, decretò che da tutti
i Vescovi, quattro volte l’anno, si raccomandassero i bisogni della Terra Santa alla
pia carità dei fedeli10.
Papa Leone XIII, invece, con il Breve Domini et Salvatoris nostris Iesu Christi, del
26 dicembre 1887 ridusse praticamente a un solo giorno la Colletta, confermando in
tutte le Diocesi e presso altri Ordinari Cattolici la raccolta delle offerte per la Terra
Santa, e dispose che in ogni parrocchia almeno una volta l’anno, preferibilmente il
Venerdì santo, si chiedessero elemosine per i Luoghi santi, affermando:
“In virtù della Nostra Autorità Apostolica, ordiniamo, colle presenti ed in
perpetuo, che i Nostri venerabili fratelli, Patriarchi, ArciVescovi e Vescovi,
ed altri Ordinari, del mondo intero, siano attenti, in virtù di Santa Obbedienza, a vigilare affinché almeno una volta l’anno, si raccomandino, in
ogni Chiesa Parrocchiale delle loro Diocesi, alla carità dei fedeli i bisogni
di Terrasanta, vale a dire nel venerdì della Settimana Santa od in un altro
giorno di ogni anno, a scelta di ogni Ordinario”11.
Pio X, con il documento Ad sublevandas Terrae Sanctae necessitates del 23 ottobre 1913, confermò tutte le disposizioni del Breve di Leone XIII.
Papa Benedetto XV, con l’Inclytum Fratrum Minorum, del 14 ottobre 1918 accennando alla modalità della raccolta della Colletta scriveva ad litteram:
“Perciò ordiniamo che il Parroco consegni al Vescovo le elemosine raccolte (il Venerdì santo) e che il Vescovo a sua volta le consegni al più
vicino Commissario Francescano incaricato della Terra Santa; ma voglia Archivio della Congregazione per le Chiese Orientali (ora in poi ACCO) Latini Palestina,
Custodia di Terra Santa. Posizione Generale; relazioni, statistiche, affari generali, Prot.
838/49, fasc. IV, foglio 3.
10 AAS 20 (1887) 421.
11 Ibidem.
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mo che questi provveda, come di consueto, a trasmetterle quanto prima a
Gerusalemme al Custode dei Luoghi santi”12.
Poi col suo Motu Proprio Nuper ex Venerabilius Fratris Patriarchæ, dell’11 marzo
1919, riaffermò le stesse precedenti disposizioni13.
Si deve osservare che il documento in parola fu pubblicato due anni dopo la fondazione della Congregazione per le Chiese Orientali (allora per la Chiesa Orientale)14.
Era normale, quindi, che il Dicastero, non svolgesse ancora alcun ruolo riguardo
alla Colletta, la quale restava affidata solamente alla Custodia della Terra Santa in
rapporto con la Congregazione Propaganda Fide.
A seguito del Motu Proprio Sancta Dei Ecclesia, Papa Pio XI, in data 25 marzo
1938, estese la giurisdizione della Congregazione per la Chiesa Orientale alla Palestina15. Fino a quel periodo, secondo alcuni Documenti della Congregazione, le
disposizioni in vigore stabilivano che gli Ordinari stessi erano incaricati di raccogliere le elemosine per i Luoghi santi una volta all’anno e dovevano trasmetterle al
Commissario di Terra Santa del luogo. I Commissari appartenevano esclusivamente
all’Ordine dei Frati Minori.
Papa Giovanni XXIII con il documento Sacra Palestina loca, del 17 aprile 1960,
confermava le norme stabilite dai suoi predecessori, Leone XIII e Benedetto XV,
con le quali si prevedeva che i Patriarchi, gli ArciVescovi, i Vescovi e gli altri Ordinari di tutto il mondo fossero tenuti da vincolo di santa obbedienza a far sì che rispettivamente nelle chiese parrocchiali di qualsiasi Diocesi, almeno una volta all’anno, e
cioè il Venerdì santo oppure in altro giorno scelto ogni anno a discrezione di ciascun
Ordinario, fossero sottoposte alla carità dei fedeli le necessità della Terra Santa16.
Il Documento Pontificio, tuttavia, che potrebbe sembrare più interessante e più
importante circa la prassi antica e attuale in merito alla Colletta, è Nobis in animo di
Papa Paolo VI del 25 marzo 1974, in cui si dice testualmente:
• “I Frati Minori si rivolsero direttamente ai grandi e agli umili per raccogliere
elemosine, ed i religiosi destinati ad assolvere questa opera ebbero il titolo
ufficiale di Procuratori o Commissari di Terra Santa.
• Con il trascorrere del tempo e il dilatarsi delle necessità, la loro opera
si rivelò insufficiente. Per questo i Sommi Pontefici intervennero più
volte, con paterna sollecitudine, ordinando la Collecta pro locis Sanctis,
indicando le finalità, i tempi ed i modi perché le offerte pervenissero a
12 AAS 10 (1918) 439.
13 AAS 11 (1919) 108-109.
14 La Congregazione per le Chiese Orientali è diventata un Dicastero autonomo il 1 maggio
1917, con il Motu Proprio Dei Providentis del Papa Benedetto XV.
15 AAS 30 (1938) 154-159.
16 AAS 52 (1960) 389.
80
destinazione per il tramite degli Ordinari”.
Dopo di che, Paolo VI rinnovò e ampliò le norme dei suoi Predecessori, in particolare quelle emanate da Leone XIII e da Giovanni XXIII, disponendo quanto segue:
• “In tutte le chiese e in tutti gli oratori, appartenenti sia al Clero diocesano
che religioso, una volta l’anno il Venerdì santo o in altro giorno designato
dall’Ordinario del luogo, insieme alle particolari preghiere per i nostri
fratelli della Chiesa di Terra Santa, si raccolga una colletta, a loro parimente
destinata. I fedeli siano avvertiti, con congruo anticipo, che detta colletta
sarà devoluta per il mantenimento non solo dei Luoghi santi, ma prima
di tutto delle opere pastorali, assistenziali, educative e sociali che la
Chiesa sostiene in Terra Santa a beneficio dei loro fratelli cristiani delle
popolazioni locali”.
• Poi il Papa stabilì che “le offerte siano tempestivamente rimesse dai Parroci
e dai Rettori delle chiese e degli oratori al proprio Ordinario, il quale le
consegnerà al Commissario di Terra Santa più vicino, la cui attività, tanto
benemerita nel passato, ci sembra tuttora valida e funzionale, o per altro
opportuno tramite”.
• “La S. Congregazione per le Chiese Orientali - dice ancora il Papa provvederà, a norma delle istruzioni da lui impartite, ad assicurare che
la Custodia di Terra Santa e la Gerarchia locale, nel rispetto delle loro
competenze, possano continuare le loro Opere, consolidarle e svilupparle
maggiormente, in piena armonia tra di loro ed in stretta cooperazione con
gli altri Organismi che hanno speciali vincoli con la Terra Santa ed hanno
a cuore le sorti di quella Chiesa locale”17.
Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, non ha aggiunto praticamente nessun’altra norma riguardo alla Colletta della Terra Santa, ma ne ha sempre sottolineato l’importanza. Idem si deve dire dell’attuale Sommo Pontefice, Benedetto XVI.
2. La prassi della Congregazione per le Chiese Orientali
1. Alcuni cenni storici
Secondo alcuni documenti in possesso della Congregazione per le Chiese Orientali,
risulta che dal 1934 in poi, il Custode indirizzava Lettere circolari a tutti i Sacerdoti
e Religiosi che lavoravano per la Terra Santa, in cui descriveva la situazione della
Custodia, senza trattare della Colletta, e sin dall’anno 1938, la Custodia presentava
ogni anno al Dicastero da cui dipendeva un bilancio preventivo circa l’erogazione
delle offerte per i Luoghi santi, per riceverne il beneplacito ed attenersi ad eventuali
17 Paolo VI, “Nobis in animo”, in Enchiridion Vaticanum, 5, Bologna 1990, pp. 181-183.
81
sue osservazioni o disposizioni18.
Dal 1972 in poi, la Custodia ha iniziato a presentare alla Congregazione un resoconto quinquennale dell’attività ed una relazione sulle offerte raccolte.
Con il denaro della Colletta si affrontavano (come oggi) le necessità più urgenti
relative alle scuole, ad opere sociali, caritative e pastorali (in massima parte); minore
interesse invece era riservato ai Luoghi santi, ai Santuari ( per manutenzione, restauri, scavi archeologici...).
Il provento delle Collette era inviato nel modo seguente:
• quello raccolto dalle diocesi era inviato per intero alla Santa Sede (Sacra
Congregazione per le Chiese Orientali);
• quello raccolto dai Commissariati era inviato alla Custodia di Terra Santa
Se le offerte dei Commissariati non erano sufficienti a coprire le spese, la Congregazione contribuiva con le offerte delle diocesi per consentire che le opere della
Custodia potessero continuare e svilupparsi ampiamente.
La regola che si applicava in quel periodo era che le offerte per la Colletta dovevano essere consegnate dalle Nunziature al locale Commissariato di Terra Santa, dove
questo esisteva. In caso contrario, le Nunziature dovevano trasmetterle alla Congregazione per le Chiese Orientali, nella maniera che le stesse Nunziature giudicavano
possibile e opportuna.
2. La prassi attuale
Molte Diocesi attualmente versano le offerte alle Nunziature Apostoliche, le quali
a loro volta trasmettono le somme o ai Commissariati o alla Congregazione per le
Chiese Orientali. La Congregazione, puntualmente, ringrazia i singoli Presuli per
la generosità dimostrata dalle comunità. La raccolta della Colletta consente alla
Congregazione di realizzare ciascun anno alcune opere di solidarietà e di pronto
intervento caritativo nell’area della Terra Santa. Occorre tenere presente che, oltre
alle opere della Custodia, esistono molte altre scuole, orfanotrofi, centri parrocchiali
appartenenti al Patriarcato Latino e ad altre Comunità Religiose, e sono egualmente
bisognose di aiuto.
La Congregazione sostiene le spese del Segretariato di Solidarietà per le attività
scolastiche, aiuta i centri di catechesi in Terra Santa, le Scuole del Patriarcato Latino di
Gerusalemme, come pure offre borse di studio a studenti provenienti dalla regione.
a) La lettera circolare
Secondo la prassi, già consolidata da anni, la Congregazione invia a tutti i Vescovi
della Chiesa Cattolica una Lettera Circolare annuale circa la Colletta per la Terra
18 ACCO, Latini Palestina, Custodia di Terra Santa, posizione generale; relazioni,
statistiche, affari generali, Prot. 838/49 fasc. IV.
82
Santa onde sensibilizzare i fedeli cattolici al valore della solidarietà fraterna a favore
delle Comunità ed Enti cattolici presenti in Terra Santa.
La Circolare viene inviata alle Conferenze Episcopali ed ai Singoli Vescovi di:
Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Portogallo, Irlanda, Stati
Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Antille, Australia, Giappone, Corea, Grecia etc.
Mentre, per i seguenti Paesi: Albania, Algeria, Angola, Bangladesh, Bolivia, Cile,
Ecuador, El Salvador, Messico, Bosnia, Colombia, Bulgaria, Etiopia, Filippine, ecc.
la Lettera viene inviata alle Conferenze Episcopali, ai Nunzi Apostolici, e agli eventuali Commissariati ed Ordinariati Militari.
Per i Paesi del Medio Oriente, invece, la Circolare è inviata soltanto ai Patriarchi ed
ai Nunzi Apostolici, come nel caso dell’Egitto, Gerusalemme, Libano, Siria, Iraq.
Da un anno alla Lettera viene allegata una Nota illustrativa circa la distribuzione e
la destinazione della Colletta.
b) Il resoconto annuale
Non mi soffermo sugli aspetti finanziari, sull’ammontare delle somme e sulle percentuali, per accennare brevemente alla modalità attuale del resoconto della Colletta.
Dal 1986 al 1988, la Congregazione per le Chiese Orientali preparava un fascicolo
riassuntivo della Colletta e lo inviava alla Custodia, la quale allegava anche il suo
rendiconto, e veniva così prodotto un fascicolo unico.
Dall’89 al 1999, la prassi cambiò: era la Custodia che mandava alla Congregazione
il proprio rendiconto annuale e la Congregazione vi aggiungeva il suo, producendo
un unico fascicolo, da presentare e discutere durante la seconda sessione annuale
della ROACO in Vaticano19.
Dall’anno 2000 ad oggi, la Congregazione è ritornata alla prassi dell’86, inviando
cioè alla Segreteria della Custodia il resoconto delle entrate della Colletta (che va
dal 1° maggio dell’anno prima fino al 30 aprile dell’anno seguente), per consentire
alla Custodia di aggiungere le diverse voci in un fascicolo unico da rimandare al
Dicastero. Tale fascicolo viene poi discusso nelle riunioni della ROACO (Riunione
Opere Aiuto Chiese Orientali).
Accogliendo la richiesta della Custodia, nel giugno 2003, la Congregazione ha
deciso che l’anno della Colletta coincida con l’anno solare e non più come in precedenza, dal 1° maggio dell’anno corrente al 30 aprile dell’anno successivo.
19 La ROACO è un Comitato che riunisce insieme tutte le Agenzie-Opere di vari Paesi
del mondo, che s’impegnano al sostegno finanziario in vari settori, presieduto dal Prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali, ed ha come Vice-Presidente il Segretario del
Dicastero.
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Conclusione
Sostenere la Comunità cristiana presente in Terra Santa, penso non voglia dire soltanto preoccuparsi di raccogliere denaro o collette a favore di questa Comunità, ma
piuttosto e prima di tutto far precedere la vicinanza spirituale e assicurare il sostegno
della preghiera alla solidarietà materiale da parte della Chiesa universale, al fine di
contribuire a rafforzare la fede e la speranza di questi nostri fratelli. Giustamente,
scriveva P. Nazzareno Jacopozzi, Custode di Terra Santa nel 1934: “Bisogna pregare
e sperare, sperare e pregare”20. Sono parole sacrosante anche per l’oggi!
Lavoriamo, perciò, insieme con grande fiducia e speranza, per la Terra del Signore,
facendo tutto il possibile spiritualmente e materialmente, secondo lo spirito francescano e gli orientamenti della Santa Sede, confidando nella grazia dello Spirito
Santo, datore di ogni bene. E di buon grado ci affidiamo all’intercessione della nostra
Madre Celeste e al comune Patrono, san Francesco d’Assisi. Grazie!
Bibliografia
- AAS 10 (1918) 437-439;11 (1919) 108-109; 20 (1887) 419-421; 30 (1938) 154159; 52 (1960) 388-390.
- Archivio della Congregazione per le Chiese Orientali (ACCO) Latini Palestina,
Custodia di Terra Santa. Posizione Generale; relazioni, statistiche, affari generali,
Prot. 838/49, fasc. IV, foglio 3.
- Jacopozzi N., Lettera Circolare, Gerusalemme 1934.
- Paolo VI, “Nobis in animo”, in Enchiridion Vaticanum, 5, Bologna 1990.
P. François Akl
La quarta relazione è svolta da fra Artemio Vítores, Vicario Custodiale,
sul tema: “La Custodia di Terra Santa: il carisma francescano al servizio della
Chiesa”.
20 Cf. N. Jacopozzi, Lettera Circolare, Gerusalemme 1934, p. 11.
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La Custodia di Terra Santa:
il carisma francescano
al Servizio della Chiesa
Il 2 ottobre 1187, anniversario della salita al cielo di Maometto, Saladino conquista
Gerusalemme. Ordina subito di rompere le campane della Basilica del Santo Sepolcro (simbolo e strumento per chiamare alla preghiera i cristiani, la voce di Dio, allo
stesso modo che il muezzin chiama i musulmani) e fa murare una delle due porte
gemelle della Basilica. Secondo lui le due porte erano fin troppe per i pochi cristiani
che rimanevano o che sarebbero rimasti a Gerusalemme. Una porta era sufficiente, e
avanzava! La porta rimasta si sarebbe aperta soltanto per l’arrivo dei pellegrini, ma
dopo che questi avessero sborsato grosse somme di denaro per poter entrare a venerare il Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo.
Si inizia così l’islamizzazione radicale della Terra Santa. I cristiani qui residenti
furono scacciati o la loro presenza tollerata solo come rappresentanza. Di fatto, anche se Saladino rispetta la vita dei cristiani fatti prigionieri, esige, però, in cambio
della loro liberazione, che gli uomini paghino, ognuno, 10 dinari, 5 le donne, 2 i
bambini; inoltre li priva di proprietà e beni. Quelli che non potevano pagare alcun
riscatto furono venduti come schiavi e molti di essi obbligati a convertirsi all’Islam.
Spariscono anche i Santuari cristiani. Saladino, nel conquistare Gerusalemme, promulga una legge in virtù della quale confisca la maggior parte dei monasteri e delle
chiese cristiane, che vengono considerati edifici pubblici, di esclusiva proprietà dello
Stato (questa legge rimarrà in vigore per secoli), e dichiara tutta la Terra Santa terra
musulmana. Molti santuari di Gerusalemme e di Terra Santa vengono distrutti – la
Basilica di Nazaret, quella del Tabor e altre saranno rase al suolo dal Califfo Bybars
nel 1262 – o trasformati in edifici pubblici di esclusiva proprietà dello Stato. Soltanto
in alcuni di essi (Santo Sepolcro, Basilica di Betlemme, la sola Cripta della Tomba
della Vergine, e il Cenacolo fino alla sua trasformazione in moschea) fu permesso
ai pochi cristiani locali di continuare ad esercire le loro pratiche religiose, dietro
pagamento di un tributo. Questi santuari, specialmente il Santo Sepolcro, non furono
distrutti perché erano una fonte di guadagno per i musulmani, oltre ad essere una
forza di pressione politica nei confronti dei governi occidentali. In realtà i Santuari
erano considerati di proprietà del Sultano, il quale li vendeva a chi pagava di più
(greci, francescani, armeni, o chiunque fosse). Sarà, questa, la norma seguita fino al
XIX secolo.
Le due porte della Basilica (l’una murata, l’altra aperta a pagamento) sono dunque,
in certo modo, il simbolo della situazione cristiana di Gerusalemme dopo i crociati
- il Sultano aveva salvato la vita dei cristiani, ma ne aveva ucciso l’anima e la libertà
- e mettono in risalto le difficoltà che dovranno affrontare i francescani che arriveranno in Terra Santa.
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La Custodia Francescana di Terra Santa
È in questo contesto politico-religioso che bisogna collocare la storia della presenza francescana in Terra Santa, presenza illuminata dal carisma francescano, che si
manifesta nel saluto Pace e Bene. San Francesco e i suoi figli trovano Gerusalemme
quasi senza cristiani e quasi senza Santuari. Nonostante tutto, essi non perderanno la
speranza. Sostenuti dalla grazia del Signore e guidati dallo spirito di San Francesco,
apriranno per il popolo cristiano nuove vie che conducono ai Santuari e al ricupero
delle pietre vive, cioè dei cristiani di Terra Santa. Con umiltà, semplicità e carità,
riusciranno inoltre a conquistare anche il cuore di molti musulmani. Questo è ciò
che effettivamente vede Giovanni Paolo II nella Lettera che annuncia il suo pellegrinaggio in Terra Santa. Il Pontefice accenna in primo luogo ai problemi esistenti nel
XIII secolo e alle difficoltà dei pellegrinaggi, che talvolta non avevano un carattere
pacifico e che “mal si conciliavano con l’immagine del Crocifisso”. Successivamente il Papa parla del significato della missione dei francescani: “La Provvidenza volle
che, accanto ai fratelli delle chiese orientali, per la cristianità di occidente fossero
soprattutto i figli di Francesco d’Assisi, santo della povertà, della mitezza e della
pace, a interpretare in modo genuinamente evangelico il legittimo desiderio cristiano di custodire i luoghi in cui affondano le nostre radici spirituali”21. Mentre le armi
crociate si erano mostrate impotenti, i figli di San Francesco di Assisi prendevano
pacificamente possesso dei Luoghi santi, e durante lunghi secoli (e fino ad oggi) – a
prezzo di indicibili sofferenze – in nome del mondo cattolico, furono i custodi, cioè
fecero la guardia ai Luoghi della nostra fede, e, allo stesso tempo, fecero rivivere la
Chiesa Madre di Gerusalemme.
Non sono cose del passato. I francescani di Terra Santa hanno avuto – e ancora
hanno – tra tutti, due obiettivi fondamentali: la custodia dei Luoghi santi e la conservazione del cristianesimo nella Terra del Signore. Due compiti che hanno portato
avanti con uno stile di vita, un carisma, che si concretizza in una parola: servizio.
In questo Congresso di Commissari di Terra Santa, siamo chiamati a riflettere tutti
insieme, e a far conoscere la vita e la missione dei francescani di Terra Santa a tutti
gli uomini, e ciò sarà possibile se i Commissari realizzano il loro specifico ruolo: di
essere, cioè, il traite d’union, un ponte tra i cristiani di tutto il mondo e i francescani
di Terra Santa, custodi dei Luoghi santi e servitori della Chiesa Madre.
Al servizio ai Luoghi santi
I Santuari sono come dei reliquiari che custodiscono i tesori più preziosi del cristianesimo, i Luoghi santificati da Cristo, dalla Vergine, dagli Apostoli, e da molti altri protagonisti della storia della salvezza. È per questo che il lavoro dei francescani
21 Giovanni Paolo II, Il pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza, 4 (EV
18,1216).
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di Terra Santa è unico, e la Custodia viene definita la perla delle missioni dell’Ordine
Francescano. Vediamo ora quali sono le attività messe in atto dalla Custodia francescana di Terra Santa per custodire i Luoghi santi.
1. Ricuperare, erigere e conservare i Santuari
La storia di questa missione riempie pagine e pagine. Non la racconteremo qui.
Vogliamo dire soltanto che nonostante le difficoltà - causate non soltanto dai musulmani, ma anche da alcune comunità cristiane - i frati hanno reso un servizio a
tutta la cristianità, nel conservare e proteggere - come diceva papa Giovanni XXIII
- “questo patrimonio inestimabile comune a tutti i cristiani”. Infatti si può dire con
orgoglio che quasi tutti i Santuari - che furono eretti prima dai bizantini e dopo dai
crociati e che furono distrutti per mano di Saladino e dei suoi successori - tornarono a
rinascere come luoghi cristiani grazie al lavoro e all’amore dei frati e senza bisogno
di guerre, bensì in modo pacifico. È ciò che viene chiamata la liberazione pacifica
dei Luoghi santi.
Nonostante il dolore provocato ai frati dalla loro espulsione, nel 1551, dal Cenacolo e dal convento del Monte Sion, e la perdita, nel 1757, di gran parte della Basilica del Santo Sepolcro, della Basilica di Betlemme e della Tomba della Vergine,
il mondo cattolico è debitore del sacrificio dei frati i quali, con fede ferma, amore e
coraggio, hanno saputo difendere, anche con grandi sofferenze, i diritti dei cattolici
nei Luoghi santi e li hanno resi accessibili a tutti.
2. Dar vita ai Luoghi santi
I Santuari sono sì pietre preziose e sante, ma soprattutto sono la manifestazione, le
orme, del passaggio di Dio sulla terra. Per questo è necessario che ogni Santuario
conservi e trasmetta il messaggio evangelico e che i fedeli locali e i pellegrini trovino
in essi la testimonianza di Gesù e della sua Santissima Madre.
È quella che viene chiamata la grazia dei Luoghi santi, ossia il dono di Dio concesso a coloro che visitano i Luoghi santi, e che consiste nel trovare Cristo nei suoi
misteri - incarnazione, nascita, morte, risurrezione e ascensione. Egli si è manifestato, infatti, proprio in questi luoghi
3. Animare liturgicamente i Santi Luoghi
La Liturgia è il memoriale dei misteri di Cristo: è chiaro che le celebrazioni a Nazareth (incarnazione), a Betlemme (nascita), al Cenacolo (istituzione dell’eucaristia,
discesa dello Spirito santo, nascita della Chiesa), al Calvario e al Sepolcro vuoto
- per citare solo i luoghi più importanti - hanno un significato unico per i cristiani.
Per questo acquista un’importanza fondamentale la liturgia celebrata nei Santuari,
specialmente se si tratta della celebrazione dell’Eucarestia, fonte e culmine di tutta
la Liturgia.
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Nei Santuari della Terra Santa la Liturgia acquista particolari caratteristiche, che la
rendono unica: è pasquale (il centro è il Santo Sepolcro, o Basilica della Risurrezione), è itinerante (va di luogo in luogo, percorrendo il cammino dove è passato Gesù),
è memoriale (attualizza nel tempo e nello spazio i misteri che Cristo e sua Madre
hanno realizzato nella loro vita).
Bisogna inoltre ricordare che, oltre alla Liturgia, i francescani di Terra Santa hanno
prestato attenzione alle manifestazioni di pietà popolare: la processione quotidiana
al Santo Sepolcro e a Betlemme; la Via Crucis per le strade di Gerusalemme; la recita
del Rosario a Nazareth; le pellegrinazioni ai Santuari, ecc. (cf. Almanacco di Terra
Santa). Dalla Terra Santa provengono altre devozioni come l’Angelus, il Presepe,
ecc.
Forse ciò che è più importante - e difficile - di questa azione liturgica è la fedeltà
dei francescani - tutti i giorni. Questa fedeltà è segno dell’amore a Colui che tanto ci
ha amati e, allo stesso tempo, è la ragione per la quale i figli di san Francesco hanno
potuto conservare e dare vita ai Luoghi santi, e hanno fatto sì che la presenza di Cristo fosse visibile in un mondo non cristiano, come la Terra Santa (questo è evidente
in modo speciale nella Via Crucis del venerdì, per le strade di Gerusalemme).
4. Dare un fondamento biblico, archeologico e storico alla realtà dei
Santuari
Diceva Giovanni Paolo II: “I frati minori all’attività pastorale hanno aggiunto
quella culturale, fondando Centri di studio della Parola di Dio e di divulgazione della
ricca cultura dell’Oriente cristiano”. Sono innumerevoli le guide e i libri che presentano la Terra Santa scritti dai frati, e il lavoro biblico e archeologico dei francescani
dello Studio Biblico è servito a rendere vivi e comprensibili i Luoghi santi. È anche
questo un grande servizio alla Chiesa universale. I Santuari non sono “pie tradizioni
francescane”, ma i Luoghi dove Dio è venuto per abitare in mezzo a noi. La fede
non si oppone alla ragione: ambedue servono ad incontrare Cristo. Per tutto questo,
il Cardinale Villot poteva affermare che la creazione dello Studium Biblicum Francescanum è stata un gesto provvidenziale e quasi profetico.
5. Per il bene di tutti i pellegrini
I frati, nei quasi otto secoli di ininterrotta presenza in Terra Santa, hanno accolto e
guidato pellegrini di tutto il mondo, dando loro una testimonianza di amore e di adesione a Cristo, redentore dell’uomo, secondo le belle parole di Giovanni Paolo II.
L’accoglienza fraterna, l’aiuto disinteressato, la gentilezza e il sorriso, oltre alle spiegazioni fatte con competenza, tutto ciò che verrà fatto in favore dei pellegrini sarà
sempre una prova evidente dell’amore dei francescani a Cristo e ai Luoghi santi.
È, forse, il servizio ai pellegrini, una delle missioni più importanti dei francescani.
Non è facile essere pellegrino e non lo è neppure fare loro da guida. Sempre, nella
88
storia, i pellegrini hanno dovuto affrontare difficoltà senza limiti, fino, addirittura,
alla morte. Oggi facciamo fatica a comprendere che i nostri antenati cristiani realizzavano il loro pellegrinaggio a Gerusalemme per ottenere la grazia della conversione, giacché la finalità prima della pellegrinazione è la conversione personale e non
la pratica della carità. Il pellegrino vuole rinnovarsi, cambiare la sua vita, perché
soltanto un uomo nuovo, rinnovato totalmente in Cristo, può aiutare veramente il
suo prossimo. Il pellegrino ha bisogno di mettersi in contatto con i Luoghi santi,
con i Santuari cioè che conservano le memorie dei passi di Gesù, perché è soltanto
in questo contatto che incontra il Signore e partecipa della sua Grazia. Per questo si
viene in Terra Santa, a Gerusalemme, centro del mondo, il punto da dove la Grazia
di Dio si diffonde verso il mondo. Gerusalemme, per i pellegrini, è come l’anticipo
della Terra promessa ai giusti. Si viene alla Gerusalemme terrestre, alla Casa di Dio,
al suo Santo Sepolcro, per poter arrivare un giorno più facilmente alla Gerusalemme
celeste. Potrebbe succedere che il pellegrino non arrivi alla meta, che muoia durante
il cammino - succedeva a tanti durante il loro pellegrinaggio a Gerusalemme -, ma
anche in questo caso, morire durante il cammino è considerato come morire sulla
via che conduce a Cristo. È per questo che la Custodia ha sempre considerato i Santi
Luoghi ed i pellegrinaggi come l’obiettivo principale della sua missione in Terra
Santa. Questa dovrà essere, inoltre, la preoccupazione fondamentale del Commissario di Terra Santa: guidare spiritualmente un gruppo di pellegrini, infatti, è una
missione pastorale di prim’ordine.
Al servizio sella Chiesa di Terra Santa
La Terra Santa – e Gerusalemme che ne è il centro – non è soltanto la culla del
Cristianesimo ma anche il luogo dove è nata la Chiesa, la Chiesa di tutti, la Chiesa
Madre. I francescani sono sempre stati al suo servizio, come riconosce Paolo VI:
“I figli di San Francesco, da allora (secolo XIII), sono rimasti nella terra di Gesù...
per servire la Chiesa locale”22. È stato un servizio che si è concretizzato in opere di
grande valore evangelico, come afferma Giovanni Paolo II: i frati minori “memori
della loro vocazione primaria (RnB XVI,5s), si sono prodigati nel servizio dei fratelli, sostenendo i poveri e i deboli, istruendo i più giovani, accogliendo gli anziani e
gli infermi, per amore di Colui che per primo ci ha amati (cf. LM IX,1)”23. Il lavoro
dei francescani in questo campo – dice ancora Giovanni Paolo II – è stato tanto importante da far sì che il Patriarcato Latino di Gerusalemme, avesse basi stabili nella
sua azione pastorale. Infatti, “grazie ai loro sacrifici (dei religiosi di rito latino, cioè
i francescani), alla loro dedizione e alla loro preghiera, questi hanno posto le basi
22 Paolo VI, Nobis in animo ( EV 5, 173).
23 Giovanni Paolo II, Lettera al Rev.mo P. Hermann Schalück..., in AOFM CXI (1992)
139-140.
89
solide delle molteplici attività parrocchiali, educative e caritative che esistono attualmente nella diocesi patriarcale”24.
Tutta l’attività della Custodia si può definire come apostolica e missionaria. È vero
che nella zona dove esercita la sua attività, molto spesso non è possibile l’annuncio
diretto ed esplicito del Vangelo. Ciò non impedisce tuttavia che, seguendo le norme
date da San Francesco, i francescani siano al servizio di tutti, né tanto meno che
dimostrino con la vita il loro essere cristiani. È ciò che hanno fatto davanti ai musulmani e agli ebrei nel corso della storia. E lo stesso si può dire dei fratelli ortodossi.
1. La parrocchia latina di Gerusalemme, continuatrice della Chiesa
del Sion
Con la conquista di Saladino, il cristianesimo sparì completamente o la sua presenza a Gerusalemme fu semplicemente rappresentativa. Nei primi tre secoli la vita dei
francescani in Terra Santa era incentrata quasi esclusivamente sul servizio ai Santuari, sulle celebrazioni liturgiche e sugli esercizi di devozione sul tema dei misteri
che vi si celebravano, sul servizio ai pellegrini che venivano in Terra Santa – accolti
e guidati dai frati –, sul servizio pastorale ai commercianti occidentali, e, in parte,
ai pochi cristiani orientali che erano rimasti a Gerusalemme e nella Terra Santa. I
francescani speravano di ricuperare non soltanto i Luoghi santi ma anche le pietre
vive di tali Santuari, ovvero i cristiani. Poco a poco i figli di San Francesco divennero
protagonisti di opere pastorali, sociali ed educative di grande valore evangelico che
hanno avuto un’importanza fondamentale nella conservazione e nella promozione
del cristianesimo non soltanto in Terra Santa ma in tutto il Medio Oriente. Non è
esagerato affermare che uno dei meriti più grandi dei figli di San Francesco è l’aver
salvato il cristianesimo in questa regione (cosa che non è accaduta, per esempio, nei
paesi del Nord Africa, dove esso è sparito totalmente). Nemmeno questo è stato un
cammino facile.
Il Cenacolo o il Sion cristiano, come è stato nell’antichità per i giudeo-cristiani e
per la chiesa bizantina, è stato per più di due secoli - dal 1333 fino all’espulsione
nel 1551 - la sede centrale dei francescani della Custodia di Terra Santa. I misteri lì celebrati durante due lunghi secoli furono la fonte di ispirazione dell’attività
missionaria dei figli di San Francesco. Nel 1559 i francescani trovano accoglienza,
entro le mura di Gerusalemme, in un monastero appartenente ai georgiani, con la
corrispondente chiesa che ne fa parte È la chiesa-convento di San Salvatore. Pio IV,
con la bolla Divina disponente clementia del 17 luglio 1561, trasferisce ai tre altari
principali della chiesa – dedicati allo Spirito Santo, all’Eucaristia e all’apparizione
di Cristo a San Tommaso e agli Apostoli – le indulgenze legate ai tre avvenimenti
24 Giovanni Paolo II, Gerusalemme “madre di tutte le chiese”. Lettera per la ricorrenza
del 150º anniversario della ricostituzione del Patriarcato Latino di Gerusalemme (18471997) (EV 16,1425).
90
fondamentali che ebbero luogo al Cenacolo: l’Istituzione dell’Eucaristia, l’apparizione di Cristo a Tommaso e agli altri Apostoli e, soprattutto, la discesa dello Spirito
Santo a Pentecoste. Successivamente Leone XIII, nel 1885, arricchisce con le stesse
indulgenze la chiesa che non frattempo è stata restaurata e ingrandita.
Sarà sempre difficile scrutare i disegni della Provvidenza e capire fino in fondo
l’espulsione dal Cenacolo, ancora oggi tanto dolorosa per i francescani. Possiamo
tuttavia cercare di vedere un aspetto positivo: i frati, con l’istallarsi a San Salvatore,
non vivono ormai più fuori dalla mura di Gerusalemme, ma dentro di esse, e sarà
quindi più facile il contatto con la gente locale e le attività apostoliche. L’antica chiesa, molto piccola - si potrebbe definire chiesa domestica e, allo stesso tempo, Santa
Sion - sarà ingrandita negli anni futuri e vedrà rinascere, dopo l’epoca medievale,
la vita cattolica nella Città Santa, in forma organizzata, divenendo - a tutti gli effetti
- la sede e il centro della prima parrocchia cattolica di Gerusalemme. Si può dire con
assoluta verità che la Chiesa Madre di Gerusalemme ritorna a rivivere nel conventoparrocchia latina di San Salvatore. È un processo lento, però sicuro.
Effettivamente, i francescani presero sotto la loro cura spirituale non soltanto i
pellegrini, ma anche i gruppi di cristiani che erano rimasti qui, inclusi i membri
delle minoranze non cattoliche; i frati si erano preparati con lo studio della lingua
araba, di quella greca e altre, prima di venire in Terra Santa, in collegi specializzati
(come quello di San Pietro in Montorio a Roma). Il primo censimento che abbiamo
sui fedeli della parrocchia di Gerusalemme è del 1664 e ci dice che la comunità era
formata da 68 fedeli; nel 1719, la parrocchia aveva 320 fedeli; nel 1729 erano 414;
e, nel 1848, arrivavano già a 94025. Tutto ciò renderà necessaria la costruzione di una
nuova chiesa, o meglio l’ingrandimento di quella esistente. L’intero processo, che
ebbe bisogno di una cinquantina d’anni per ottenere i necessari permessi, giunse alla
conclusione il 29 novembre 1885, quando l’attuale chiesa di San Salvatore fu consacrata, divenendo il segno della rinascita del cristianesimo a Gerusalemme e della
Chiesa Madre di tutti i cristiani.
2. Le parrocchie e le opere sociali dei francescani di Terra Santa
A partire della dominazione ottomana di Terra Santa, i francescani creano le strutture organizzative per le comunità cattoliche. Sorgono così, accanto ai Santuari, le
parrocchie: esse esercitano un ruolo molto importante per il ritorno dei cristiani separati, e, di fatto, i primi membri delle parrocchie francescane saranno fedeli provenienti dalle chiese ortodosse, che si convertono al cattolicesimo. Nasce così, pian
piano, la vita cristiana in Terra Santa, specialmente a Gerusalemme. I francescani
dunque, nonostante l’islamizzazione della Terra Santa, hanno pian piano promosso
opere pastorali, educative e sociali, che hanno avuto un’importanza fondamentale
25 Cf. L. Lemmens, Acta S.C. De Prop. Fide pro Terra Sancta, Pars II, Quaracchi
1922,291.
91
nella conservazione e nella promozione del cristianesimo non soltanto in Terra Santa
ma anche in tutto il Medio Oriente. Ancora oggi, le grandi parrocchie di Terra Santa
(Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, Giaffa, Ramleh, Cana, Gerico, Acco e altre),
sono affidate ai frati in tutti gli aspetti. Neppure oggi mancano le difficoltà - che continuano ad essere molto presenti, basti ricordare la situazione attuale di Betlemme -,
ma grazie alla costanza dei frati si è conservato e fortificato il cristianesimo in Terra
Santa, luogo dove esso ha le sue origini. Le attività parrocchiali e sociali dei francescani non sono opere del passato. Se, per esempio, nel 1922, la Custodia aveva sotto
la sua cura 15.789 fedeli, in confronto ai 6.541 che erano sotto la cura diretta del
Patriarcato, oggi la proporzione continua ad essere la stessa. Di fatto, le parrocchie
affidate ai francescani sono al servizio di quasi due terzi dei cattolici di rito latino di
Terra Santa.
Insieme alle parrocchie, le iniziative sociali promosse dai francescani non hanno
fatto altro che aumentare: scuole gratuite, borse di studio per universitari, orfanotrofi,
posti di lavoro per tanti cristiani, e, soprattutto, la costruzione di alloggi per le famiglie cristiane a Gerusalemme, Betania, Beit Hanina, Ram, Betfage, Betlemme e altri
luoghi. È stata principalmente quest’ultima attività che è riuscita a frenare l’esodo
forzato dei cristiani dalla Terra Santa. C’è da sottolineare un aspetto fondamentale:
l’universalismo della missione francescana, il carattere aperto delle attività francescane, l’educazione offerta a tutti26, il servizio ai più bisognosi, spesso senza distinzione di rito, di religione e di etnia di ciascuno. Sono stati i figli di San Francesco a
creare in Terra Santa le prime scuole, inizialmente per i bambini, e successivamente
per le ragazze; coloro che le hanno aperte ai fratelli separati, ma anche agli ebrei e ai
musulmani, nel rispetto della fede di ciascuno, cercando sempre l’universalismo, in
un clima di dialogo e convivenza, promovendo i valori umani in vista della realizzazione integrale di ciascuno.
I Pontefici mettono in risalto il servizio dei francescani alla Chiesa locale. Citiamo
le parole di Pio XII: “Ci è anche noto che nel paese [...] voi vi prodigate ininterrottamente affinché [...] le molte opere di pietà e di carità da voi fondate e dirette abbiano
a fiorire e a produrre frutti abbondanti di salvezza. A questo scopo avete aperto ed
equipaggiato scuole elementari e superiori per l’educazione dei fanciulli e dei giovani, nonché ospizi e ricoveri per infermi e ogni genere di invalidi, affinché ricevano
quanto può recar loro sollievo fisico e morale”27. I francescani di Terra Santa hanno
adempiuto molto bene le parole del Papa Benedetto XVI sulla carità: “La Chiesa
26 Cf. A.Vítores, “Scuole cristiane in Terra Santa: L’esperienza francescana dell’educazione
alla tolleranza”, in La Terra Santa, Mar. – Apr. 2005, 22-32.
27 Pio XII, Quinque ante annos, in AOFM LXVI (1947) 113-114. Cf. Giovanni XXIII,
Sacra Palestinæ Loca (17 aprile 1960), in AAS LII (1960) 388-390, aggiunge che le opere
di apostolato e di carità fondate ovunque dai francescani fanno sì che “l’influsso della Chiesa,
necessario ad esplicare efficacemente la propria missione, si estende sempre maggiormente”.
92
è la famiglia di Dio nel mondo. In questa famiglia non deve esserci nessuno che
soffra per mancanza del necessario. Al contempo però la caritas-agape travalica
le frontiere della Chiesa; la parabola del buon Samaritano rimane come criterio di
misura del comportamento e mostra l’universalità dell’amore che si volge verso il
bisognoso incontrato per caso (cfr Lc 10, 31), chiunque egli sia. Ferma restando questa universalità dell’amore, vi è anche un’esigenza specificamente ecclesiale - quella
appunto che nella Chiesa stessa, in quanto famiglia, nessun membro soffra perché
nel bisogno. In questo senso vale la parola della lettera ai Galati: Poiché dunque ne
abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella
fede (6, 10)28”. È stata questa, in sintesi, l’attività sociale e pastorale dei francescani
in Terra Santa durante tanti secoli.
3. L’aiuto dei francescani alle Chiese orientali
L’attività socio-pastorale dei francescani ha permesso, come riconoscono i Papi,
non soltanto la possibilità della restaurazione del Patriarcato Latino su basi stabili,
ma anche - diciamo noi - la ricostruzione di altre chiese locali, come la chiesa melkita o greco-cattolica. Furono infatti i frati coloro che inviarono a studiare a Roma,
a Propaganda Fide, il primo membro di questa chiesa per prepararsi al sacerdozio.
Durante molti anni, e ciò per disposizione della Sacra Congregazione di Propaganda
Fide, secondo un decreto del 1780, i parroci francescani portavano avanti anche la
cura pastorale dei fedeli degli altri riti cattolici, quando mancavano o erano assenti temporaneamente i rispettivi parroci (molti francescani sono biritualisti, possono
cioè celebrare in rito latino e nel rito orientale di appartenenza). Qualche volta sono
stati gli stessi frati a creare le parrocchie di rito melkita. Basti ricordare ciò che è
successo a Nazareth nel 1791, quando 220 greci ortodossi tornarono all’unità con la
Chiesa cattolica. La Custodia diede loro in uso l’antica sinagoga della città affinché
potessero celebrare la liturgia in rito orientale; qualche anno più tardi cedette loro la
proprietà del luogo. Lo stesso successe ad Acco nel 1758. Non è qualcosa del passato: il servizio dei francescani alle chiese cattoliche di rito orientale è stato, ed è,
costante. È normale la presenza di fedeli di rito orientale nelle celebrazioni liturgiche
e nelle catechesi dirette dai francescani, anzi, talvolta supera il numero dei fedeli di
rito latino. Ciò non è mai stato un problema per i frati, ma al contrario è una prova
dell’universalismo francescano, nel rispetto delle coscienze.
Questo aspetto ci da modo di sottolineare il lavoro che i francescani hanno realizzato
in favore dei copti. Nel 1947 il Cardinale Tisserant chiese la loro collaborazione per
creare un’opera apostolica in auxilium coptorum29. Qualche mese dopo fra Alberto
Gori, Custode di Terra Santa, fondò l’Opera Orientale di Terra Santa in Egitto per la
comunità copta, mettendo in moto una missione di contenuto apostolico, ecumenico
28 Benedetto XVI, Deus caritas est (25 gennaio 2006), n 25.
29 Lettera del Cardinale Tisserant al Custode, 20 luglio 1947.
93
e caritativo, diretta a far rivivere ai cristiani copti dell’Egitto la propria cristianità e
ad aiutarli socialmente in tutte le forme possibili. È tanto, e conosciuto solo da Dio,
il bene che i frati hanno fatto a tanti fratelli copti, senza distinzione alcuna.
Ultimamente i frati hanno aperto un altro campo del loro servizio pastorale: le
parrocchie per i cristiani di espressione ebraica, come quella di San Simeone e Sant’Anna a Gerusalemme, inaugurata il 13 novembre 2001.
C’è da sottolineare, per finire, il cambiamento importante che si è verificato nel
mondo cattolico di Terra Santa. Se durante i secoli gli unici rappresentanti della
Chiesa cattolica in Terra Santa sono stati i francescani, a partire del 1840, forse per
i nuovi venti di libertà che soffiavano in tutti i territori controllati dall’Impero turco,
o forse per la debolezza dello stesso Impero, la Terra di Gesù si riempie di congregazioni religiose, tanto maschili quanto femminili, e - soprattutto - la Santa Sede
restaurerà il Patriarcato Latino di Gerusalemme30. Anche se all’inizio del ventesimo
secolo ci furono alcune tensioni tra la Custodia di Terra Santa e il Patriarcato, a proposito dell’autorità sui Luoghi santi, nel 1923 la Santa Sede affidò, ancora una volta,
ai francescani la difesa dei diritti dei latini nei Santuari. La Chiesa aveva capito che
la presenza continua dei figli di San Francesco, che durava da sette secoli, aveva
conferito ai frati la massima autorità sulle questioni che si riferivano ai Luoghi santi.
Oggi si può parlare di collaborazione. Di fatto, Giovanni Paolo II dice che il Patriarcato “ha assolto, con la Custodia di Terra Santa dei Padri Francescani, al mandato
speciale che gli è stato ufficialmente affidato, a partire del XIV secolo, da papa Clemente VI: custodire i santuari cristiani e assistere i pellegrini”31. La collaborazione
ha giovato alla vita cristiana, alla pastorale e ai pellegrinaggi ed è stata di grande
stimolo per lo sviluppo e l’affermazione del cristianesimo in Terra Santa.
Secondo il carisma francescano
Francesco, uomo evangelico, vuole imitare Cristo fino alle estreme conseguenze,
fino al martirio, se necessario. Per questo viene in Terra Santa, che considera come
il complemento e il perfezionamento della sua spiritualità cristocentrica. I ricordi
della Terra Santa restarono stampati nel suo cuore e diventarono esperienza di vita
a Greccio - ricordo della nascita di Dio a Betlemme, ed il suo messaggio di pace;
a La Verna - imitazione della crocifissione di Cristo al Calvario; nel Cantico delle
Creature - inno al mondo rinnovato dalla risurrezione di Cristo. Francesco voleva
che questa esperienza fosse sempre presente nel cuore dei suoi frati.
Dopo l’incontro con il Sultano, nel 1219, Francesco trasmette ai suoi figli che vi30 Giovanni Paolo II, Gerusalemme “madre di tutte le chiese”. Lettera per la ricorrenza del
150º anniversario della ricostituzione del Patriarcato Latino di Gerusalemme (1847-1997)
(EV 16,1425).
31 Giovanni Paolo II, Gerusalemme “madre di tutte le chiese”…. (EV 16,1426).
94
vono, e vivranno, in Terra Santa, le norme che devono seguire nella loro missione tra
i musulmani e gli altri infedeli (probabilmente gli ebrei); norme che essi dovranno
far proprie per compiere la loro missione nei Luoghi santi. Sono gli atteggiamenti
proposti nelle due Regole, specialmente nella Regola non Bollata (RnB XVI, 5s).
In queste brevi direttrive di San Francesco ai suoi figli - i frati della corda, come li
chiameranno ripetutamente i musulmani - si vedono gli elementi che saranno fondamentali nella storia francescana in Terra Santa: i frati non avranno mentalità di
crociata, ma un amore appassionato a Cristo; non serve il confronto armato, ma lo
spirito di fraternità universale, fraternità alla quale appartengono anche i musulmani
e gli ebrei. Serve, cioè, costruire ponti, distruggendo allo stesso tempo i muri che separano gli uomini, tutti fratelli perché tutti figli dell’unico Dio. Sono norme semplici
che contengono gli elementi fondamentali della missione francescana:
• Convivere con i musulmani e gli altri, cioè “andare tra di loro”, conoscerli,
vivere insieme a loro. Conoscere le lingue e la cultura d’Oriente sarà un elemento fondamentale della missione;
• Accettarli come sono non soltanto in quanto diversi, ma anche in quanto avversari, nemici, infedeli;
• Non discutere con loro, cioè i frati “non facciano né liti né dispute”. È quello
che devono fare tutti i frati quando vanno per il mondo: “non litighino, ed
evitino le dispute di parole, né giudichino gli altri, ma siano miti, pacifici e
modesti, mansueti ed umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene” (RB III, 11; FF 85);
• Rispetto alle autorità e alle leggi del Paese, “soggetti ad ogni umana creatura” (cf 1Pt 2, 13), essendo al servizio di tutti come frati minori;
• Senza perdere la propria identità cristiana, confessando con l’esempio, anche fino al sacrificio della propria vita, di essere cristiani; proprio come San
Francesco;
• Annunciando il Vangelo quando Dio vorrà. Il francescano, come segno di
autenticità cristiana e francescana, è sempre disposto ad imitare Cristo fino al
martirio.
È con questo spirito - il carisma francescano - che qui è stata possibile l’ininterrotta presenza dei frati durante questi otto secoli, nonostante il susseguirsi di imperi
contrari e opposti al cristianesimo, i cambiamenti politici e le attuali difficoltà. Il
carisma francescano si può riassumere in queste parole: la regola e la vita dei frati
minori è questa: osservare il Santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo (RB I,
1). Francesco, uomo evangelico per eccellenza, è un appassionato di Cristo. Questa
passione si rende visibile nell’amore per tutti gli uomini, compresi i non cristiani, e si
concretizza negli atteggiamenti di umiltà, minorità, costanza nel servizio, vigilanza
nella preghiera, abnegazione, annuncio della pace, predicazione della remissione dei
peccati, e soprattutto nella centralità di Cristo nella vita del singolo frate. Questi at95
teggiamenti hanno reso possibile il raggiungimento dei due obbiettivi fondamentali:
l’accesso e il culto cattolico nei Luoghi santi e la conservazione del cristianesimo in
Terra Santa, di queste pietre vive con le quali sono stati edificati i Santuari. In questo i frati non hanno fatto altro che mettere in pratica ciò che dicono le Costituzioni
Generali: nella terra “venerata da Francesco […] i frati siano, in modo particolare,
testimoni del Vangelo di Gesù Cristo e del suo Regno di pace” 32.
Ci dicono i Papi che, nella missione di Terra Santa, i frati non soltanto sono fedeli
al mandato ricevuto dalla Chiesa di custodire i Luoghi santi, ma sono anche fedeli
al carisma (allo spirito) francescano, per il bene della Chiesa. E questo nonostante
tante difficoltà, e tanti martiri della fede e della carità. Lungo i secoli i Papi non hanno risparmiato lodi e riconoscimenti al servizio - spesso difficile, ma sempre fedele
– realizzato dai francescani in Terra Santa. Citiamo le parole di Giovanni Paolo II:
“I miei venerati predecessori non hanno mancato di dare pubblico riconoscimento
a questa provvidenziale opera di animazione cristiana” (e cita l’elogio fatto da Pio
XII e da Paolo VI). Il Papa elogia i Francescani perché hanno saputo interpretare “in
modo genuinamente evangelico il legittimo desiderio cristiano di custodire i luoghi
in cui affondano le nostre radici spirituali”, perché si sono impegnati “generosamente” nella “conservazione delle antiche memorie, nell’erezione di nuovi Santuari,
nell’animazione liturgica e nell’accoglienza dei pellegrini”, testimoniando “ai fedeli
del luogo e a quelli che vi si recano in devoto pellegrinaggio, amore e adesione a
Cristo redentore”; perché si sono prodigati nel servizio dei fratelli [...] per amore di
Colui che per primo ci ha amati”. Il Papa, nella sua visita a Nazareth, si compiace di
“esprimere al Custode e ai frati della Custodia l’ammirazione di tutta la Chiesa per
la devozione con la quale svolgono la loro vocazione unica”: “con gratitudine rendo
omaggio”, dice il Papa, “alla fedeltà con la quale svolgete il compito affidatovi dallo
stesso san Francesco, confermato dai Pontefici nel corso dei secoli”33.
Le parole di lode dei Papi in favore dei francescani della Custodia di Terra Santa
non si riferiscono soltanto ad un passato più o meno glorioso della Custodia, ma
vogliono confermare, per il presente, l’impegno e l’apprezzamento della Santa Sede
per la missione svolta dai frati e sono un incoraggiamento per il futuro. Giovanni
Paolo II esorta i figli di San Francesco “a proseguire sul cammino aperto dai loro
Confratelli con la stessa generosità e dedizione evangelica (cf. Mt 13,52)” e invita
“i cari Padri Francescani a perseverare in questo nobile e apprezzato servizio alla
Chiesa e alle anime”34. I figli di San Francesco, incoraggiati dalle parole dei Papi,
32 CC.GG. art. 122.
33 Giovanni Paolo II, Omelia nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth (25 marzo
2000), Il Viaggio del Giubileo. Alle radici della fede e delle Chiesa, Editrice Custodia di
Terra Santa, Gorle 2000, 103.
34 Giovanni Paolo II, Lettera al Rev.mo P. Hermann Schalück..., in AOFM CXI (1992)
139-140.
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sono convinti che la loro missione, il loro servizio ecclesiale, non sia qualcosa del
passato; continua ad essere attuale, anzi nel momento attuale diventa più necessario
ed urgente che mai. È con questa consapevolezza che la Custodia di Terra Santa,
incoraggiata dalle parole dei Sommi Pontefici, ha ripreso a camminare all’inizio
del Terzo Millennio al servizio di Cristo e della Sua Chiesa. L’invito della Chiesa ai
francescani a proseguire la loro missione si fonda sulla consapevolezza - espressa
ripetutamente dai Papi - dell’importanza che hanno per la Chiesa universale i Luoghi
santi: essi sono il cuore, il senso e la fonte della spiritualità e della vita cristiana, di
tutta la Chiesa e del singolo credente. Per questo Terra Santa sarà sempre una realtà
unica nella Chiesa e nel mondo.
Non è necessario presentare i martiri e la dolorosa storia di tanti e tanti frati. Nel
1391 erano martirizzati nella Città Santa san Nicola di Tavelic de Selenico e i suoi
compagni. Paolo VI, nell’omelia della loro canonizzazione (21 giugno 1973), sottolineava: “C’è, nella sempre originale spiritualità francescana, un’aspirazione caratteristica: imitare testualmente il Signore fino alle ultime conseguenze”. È ciò che
fecero i francescani, anche se la loro testimonianza non fu capita dai musulmani. Si
comprendono così le parole di Calisto III, Devotionis vestrae (1457): “L’ardore della
vostra devozione - dice ai francescani - fa sì che, mentre siete felici di abitare la Terra
che hanno percorso i piedi del nostro Signore Gesù Cristo, non avete paura delle minacce né delle scomodità, neppure delle bastonate che spesso vi danno questi barbari
infedeli”. La storia dei frati è piena di questi fatti, che assomigliano molto ai fioretti
della perfetta letizia di fra Leone, ma che sono stati costanti nella storia della missione francescana della Custodia di Terra Santa. Queste non sono cose del passato:
succedono anche ai nostri giorni, basti ricordare la recente invasione dei palestinesi e
il conseguente assedio israeliano alla Basilica della Natività di Betlemme, nel 2002.
I nostri frati vissero un calvario di 38 giorni: con le loro sofferenze furono testimoni
di pace e artefici di riconciliazione per tutti.
Con amore appasionato alla Terra Santa
Abbiamo incominciato con la Basilica del Santo Sepolcro, o, più propriamente,
con la Basilica della Risurrezione. Terminiamo con la stessa. Per un cristiano che
arriva in Terra Santa come pellegrino - per scoprire il mistero di questa Terra si può
venire soltanto come pellegrino, cioè come credente -, la visita al Santo Sepolcro è
fondamentale, giacché è il luogo più sacro della cristianità, il cuore del mondo cristiano. La Basilica del Santo Sepolcro è come una calamita che attrae il pellegrino.
È l’attrazione che hanno provato le donne e i discepoli del Signore il giorno della
risurrezione di Gesù; è l’attrazione che muoveva i giudeo-cristiani a conservare e venerare il ricordo del Golgota e del Sepolcro; è l’attrazione che spingeva i cristiani, liberi ormai dalle persecuzioni, a venire in Terra Santa per venerare la Vera Croce e la
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Tomba del Signore, scoperte di recente e seguire così le orme di Cristo; è l’attrazione
che stimolava tutta la cristianità occidentale, al tempo delle crociate, a liberare il
glorioso Sepolcro del Signore e che si trasformava in emozione incontenibile quando
arrivavano, piangendo, al Santo Sepolcro cantando il Te Deum; è l’attrazione che
guidò San Francesco e i suoi figli ad incontrarsi con il Sultano e a ottenere il permesso di visitare e servire per sempre i luoghi del Calvario e del Sepolcro del Signore,
nonostante le molte sofferenze e i morti; è l’attrazione che ha mosso tanti cristiani di
diverse nazioni a diventare Cavalieri del Santo Sepolcro - guidati dalla spiritualità
francescana -, per onorare e proteggere il Sepolcro del Signore; è l’attrazione che ha
spinto tantissimi cristiani, uomini e donne, a lasciare la loro patria, forse per sempre,
per poter vedere e toccare le pietre del Calvario e del Sepolcro, e adorare così il
Salvatore; è, infine, l’attrazione che spinge i credenti a cercare le radici della fede e
della Chiesa, secondo le parole di Giovanni Paolo II, pellegrino in Terra Santa.
Non abbiamo voluto fare una storia del passato. Oggi, agli inizi del XXI secolo, è
indubbio che sarebbero necessarie forze nuove, forze giovani che possano continuare il servizio missionario che da secoli si è continuato a prestare, alla Chiesa, all’Ordine e a tutto il mondo dalla Terra Santa. Vedendo la situazione attuale e il futuro
vocazionale di molte province dell’Ordine potrebbe sembrare che questo desiderio
sia qualcosa di utopico, quasi uno sperare contro ogni speranza. Ma non dobbiamo
perdere la fiducia nel Signore. La stessa Provvidenza divina che portò Francesco e i
suoi compagni in Terra Santa continuerà a suscitare tra i francescani il desiderio di
servire Dio e i fratelli nella Terra della nostra Redenzione. San Francesco ricostruì
la chiesa che era in rovina; i suoi figli, imitando l’amore ecclesiale del Padre, hanno
ricostruito la Chiesa di Terra Santa distrutta e desolata. Tocca a noi continuare questa
storia gloriosa. Che il Signore ci faccia rivivere insieme la grazia delle origini!
fra Artemio Vítores, OFM
Alle ore 12.30 i congressisti si recano a pranzo a Casa Nova.
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Svolgimento del pomeriggio
Nel pomeriggio, alle ore 15.30, tutti sono impegnati nei lavori di gruppo
sui temi presentati nel corso della mattina dai relatori. I partecipanti si
dividono in tre gruppi linguistici: italiano, inglese e spagnolo. Alle ore 17.30
ci si ritrova in Sessione Plenaria, per ascoltare le relazioni e gli interventi dei
membri dei gruppi.
1. Relazione del gruppo spagnolo
Interventi del gruppo di lingua spagnolo, che ha lavorato sulla relazione
del Ministro Generale e di altri Commissari che entrano in dialogo con il
Ministro Generale.
Fra Lucas Hernando Ortega, Perù: Ci è sembrato che il nome Commissari sia
poco adatto. Si potrebbe cambiare, preferendo il termine Delegati?
Ministro Generale: Certo, in molte lingue, come l’italiano o lo spagnolo, con il
termine Commissario si indica un poliziotto! Si potrebbe anche dire Delegato. Bisognerebbe, però, cambiare gli Statuti Generali, dove si considera la figura del Commissario. Se la Custodia è d’accordo sul cambiamento di nome, il Governo generale
approverà.
Fra Artemio Vítores: Alcuni Commissari si sono preoccupati quando lei stamattina ha parlato di altri istituti religiosi che stanno venendo in Terra Santa, e che stanno
prendendo piede, volendo magari occupare posti che sinora hanno occupato i francescani. Ha notizie che da Roma si vogliano favorire le aspirazioni di questi nuovi
istituti?
Ministro Generale: Non ho informazioni concrete. Il Papa Benedetto XVI, nell’udienza che mi ha concesso, ha dimostrato grande tenerezza e bontà nei confronti
dei frati minori e del loro lavoro. Il Papa ha dimostrato apprezzamento e considerazione verso di noi. Ma ho detto stamattina che dobbiamo svegliarci: non siamo
gli unici in Terra Santa. Prima eravamo gli unici; oggi non lo siamo più. Dobbiamo
svegliarci e lavorare con impegno. La competizione è una cosa buona. La Custodia
deve rispondere anche alle esigenze che nascono dalla presenza sul territorio di nuovi gruppi e istituti. Vorrei avanzare due richieste. Una al Delegato Apostolico: che
assicuri il Santo Padre che l’Ordine dei Frati Minori è pronto a continuare con generosità e dedizione assoluta la sua missione in Terra Santa. L’altra richiesta a Mons.
Akl, perché la trasmetta alla Congregazione delle Chiese orientali: sappiate che siamo totalmente disponibili a continuare la nostra missione con sincerità e verità. Non
nascondiamo i problemi, veri, che ci sono. Ma diciamo: abbiate fiducia in noi e nella
nostra disponibilità a servire la Terra Santa. I movimenti ecclesiali che oggi sono
alla moda non lasciano ancora vedere i loro problemi. Ma dobbiamo aspettare, per
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vedere come saranno quando sarà passato un po’ di tempo. Ma ripeto alla Custodia:
dobbiamo svegliarci e impegnarci per scrivere le pagine della storia futura.
Custode: Molti istituti chiedono di venire in Terra Santa. Ma nessuno di essi osa
mettere in discussione la nostra presenza in Terra Santa. Abbiamo richieste di collaborazione, ma non di sostituzione. Non possiamo chiuderci a riccio. Possiamo accettare collaborazioni esterne, ma dobbiamo impegnarci a portare avanti il nostro
servizio.
Mons. Akl: Voglio sottolineare che in Congregazione abbiamo piena fiducia in
voi. Apprezziamo la vostra sincerità e il vostro servizio alla Terra Santa. Quanto
al nome Commissari bisogna dire che in passato i papi hanno usato anche il nome
Procuratori, che indica quei religiosi che rappresentano il Superiore Generale di un
istituto religioso. Si potrebbe riprendere questo titolo.
Ministro Generale: In base alla mia esperienza di Roma, prima nella Formazione e
Studi, poi come Ministro Generale, devo dire che in Vaticano ho sempre trovato apprezzamento nei confronti dell’Ordine. L’esempio più chiaro è l’approvazione dello
Studium Biblicum come Facoltà Biblica! L’Ordine gode oggi la stima incondizionata del Vaticano. Ma lo ripeto ancora: svegliamoci.
Fra Pio D’Andola, Commissario della Puglia: Si conservi il nome Commissario,
ma riservando il nome di Delegato per quelle province che non hanno un Commissario provinciale.
Il termine Commissario suscita problemi, perché si usa normalmente per indicare
un poliziotto. I frati raccontavano come si è discusso per 30 anni su questa questione.
Il termine è entrato anche nel vocabolario della lingua spagnola, che indica il Commissario come un frate che raccoglie elemosine per la Terra Santa. Oggi evidentemente i compiti del Commissario sono più ampi. Meglio sarebbe dire Delegato di
Terra Santa, perché siamo delegati del Custode, oppure Procuratore. Comunque ogni
provincia deve adattarsi alla sua situazione particolare.
Abbiamo analizzato altre questioni e avanziamo alcune proposte. La Custodia dovrebbe offrire materiale per favorire la promozione. Inoltre potrebbe offrire spazio
per ogni Commissariato sulle pagine del sito web della Custodia. Suggeriamo inoltre
che i Commissari siano esonerati da altri incarichi e servizi, per dedicarsi totalmente
al loro incarico.
Per quanto riguarda i pellegrinaggi, bisogna formare delle nuove guide, anche tra
i laici e non solo tra i frati. I Commissari dovrebbero avere un lungo periodo di residenza e di formazione in Terra Santa. Sulla questione della trasparenza economica
pensiamo che la Custodia deve inviare informazioni sull’uso che viene fatto del
denaro ricevuto, per poterle mostrare anche ai Vescovi. Bisognerebbe conoscere la
lista dei versamenti effettuati da ogni diocesi. E poi in ogni provincia il Provinciale
ha il diritto di visionare i registi. È importante la trasparenza. Problema delle voca100
zioni per la Terra Santa: in periodo di crisi vocazionale generalizzato, come suscitare
vocazioni? Bisogna curare la pastorale vocazionale con i giovani e intensificare la
collaborazione con gli animatori vocazionali provinciali.
Ministro Generale: Certo sarebbe bello avere un Commissario per ogni provincia,
ma in alcuni casi è impossibile. Oggi ci sono province talmente piccole che non possono veramente avere un Commissario. La vera questione è che ogni Commissario
sia impegnato nel suo servizio. Non deve fare tutto; può farsi aiutare dai laici, facendo solo quello che è di sua competenza propria, lasciando altri lavori ai laici. Bisogna
anche pensare all’unificazione dei Commissariati. In alcune province sarebbe possibile unificare. In Polonia per esempio, pur avendo tantissime vocazioni, hanno un
solo Commissario per cinque province! Si deve fare così, con un Commissario che
sia libero di fare a tempo pieno il Commissario. Altra questione è la formazione dei
Commissari. È impensabile oggi che un Commissario non abbia mai visitato la Terra
Santa. Come può trasmettere l’amore per una terra che egli stesso non conosce? La
Custodia deve pensarci, prendendo magari a modello il Corso che la Curia Generale
offre per i Ministri Provinciali neoeletti oppure per i Visitatori Generali. Sono corsi
di formazione che li preparano al loro servizio. Nel campo dei Commissari invece,
a volte, non funziona nemmeno la comunicazione. La Custodia organizzi mini-corsi
per i nuovi Commissari, ogni anno oppure ogni due anni. Potrebbe essere un frutto
di questo convegno.
Sulla trasparenza sono d’accordo. La Custodia deve rispondere immediatamente,
magari attraverso un modulo, accusando ricevuta del denaro ricevuto. La comunicazione deve essere rapidissima, anche attraverso fax o telefono. Insisto sulla trasparenza dei Commissari verso la Custodia. Non metto in dubbio l’onestà di nessuno,
ma spesso siamo superficiali. Bisognerebbe, ad esempio, presentare il resoconto annuale. Alcuni non lo fanno.
Vocazioni per la Terra Santa: dovete collaborare di più con gli animatori vocazionali provinciali. La Terra Santa deve rientrare nelle proposte vocazionali generali.
Non si parla più della dimensione missionaria della nostra vocazione. Nella mia
provincia tutta la pastorale vocazionale si faceva sulla dimensione missionaria. In
ogni caso si può organizzare meglio un servizio di volontariato, magari sul modello
di Assisi, dove ci sono molti giovani che prestano servizio volontario nelle Basiliche. Certo non è facile organizzare questi servizi volontari, ma certamente sarebbe
un grande aiuto. Dobbiamo aprirci al volontariato! Il nostro Congresso non finirà
sabato; continuerà nel futuro. Deve essere un congresso aperto, come il Capitolo
Generale, che darà i suoi frutti nel futuro.
Dopo il suo intervento, il Padre Generale deve partire, per incontrare i
frati della Flagellazione.
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2. Relazione del gruppo tedesco
Fra Miroslav Modric, Commissario di Croazia: Sarebbe necessario un libretto,
degli statuti, con le direttive del lavoro del Commissario.
Custode: Uno degli scopi del Congresso è proprio quello di produrre un vademecum
per il Commissario, che indichi tutto il lavoro da svolgere.
Fra Santiago Cepeda, Commissario di Compostela: Che pensa il Custode del regolamento per i Commissari, redatto dalla Slovenia?
Custode: È un documento privato, che i frati della Slovenia hanno composto da
soli. Quando uscirà il vademecum generale curato dalla Custodia quello particolare
della Slovenia sparirà.
Fra Adalbert Kremer, Fulda: Che cosa può dirci a proposito della colletta fatta in
Baviera a favore di Nazareth?
Custode: Questa colletta non è stata organizzata dalla Custodia. L’organismo vaticano Cor Unum ha curato questa colletta per un progetto a Nazareth. Il cardinale di
Monaco con i Vescovi di Baviera porrà la prima pietra di un’opera.
3. Relazione del gruppo Italiano
Fra Massimo Luca, Commissario del Veneto, legge le riflessioni e le domande del
gruppo italiano:
Bisognerebbe organizzare corsi per la formazione delle guide, secondo i diversi
gruppi linguistici. Si dovrebbe creare e rendere disponibile un elenco dei frati che
guidano i gruppi. I frati della Custodia sono disponibili alla guida dei gruppi? Quali
scelte fa la Custodia per privilegiare questa testimonianza? Come pensa la Custodia
di curare e migliorare l’accoglienza dei gruppi di pellegrini nei vari santuari, sull’esempio di Nazareth e del Getsemani?
È pensabile un’agenzia gestita dai frati per i gruppi di pellegrini, alla quale i Commissari possano fare riferimento? Secondo gli Statuti Generali, il Commissario non
deve accettare altri uffici. Come rispettare quest’indicazione?
Sulla relazione tra Custodia e Commissari bisogna notare che talvolta i Visitatori
Generali non sono interessati al Commissario e al suo ufficio, perché lo considerano
extra-territoriale. Perché il governo provinciale non si confronta con il Commissario
sui programmi, progetti, bilanci ecc.? Bisognerebbe prevedere incontri di conoscenza della Terra Santa nell’iter formativo iniziale dei frati. È possibile favorire l’Ordine
Francescano Secolare nell’opera di conoscenza e propaganda in favore della Terra
Santa? Si chiede infine alla Custodia di informare circa l’organizzazione e la gestione del volontariato.
Custode: Ogni due anni si organizzano i corsi per le guide, aperti non solo ai frati.
Sono ben fatti, con la collaborazione della Flagellazione, ma spesso solo in lingua
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italiana. Bisognerebbe farne anche in lingua inglese o spagnola. Si può rendere noto
l’elenco dei frati che hanno il tesserino da guida. Ma è un elenco fittizio, composto
di persone che si impegnano in maniera molto limitata. Sono poche le guide a tempo
pieno. Anche i frati della Custodia che fanno le guide oggi sono pochissimi, appena
una decina, a causa dell’invecchiamento e dei molteplici servizi. Nei santuari maggiori cerchiamo di offrire la possibilità di preghiera prolungata per i pellegrini. Al
Getsemani si creerà prossimamente un grande nuovo spazio di preghiera per pellegrini. Vorremmo fare qualcosa di simile sul lago, e a Betlemme.
Per la questione dell’Agenzia francescana devo dire che in Italia certamente sarebbe possibile creare una maggiore collaborazione, se non proprio una agenzia francescana.
Per quanto riguarda le relazioni con gli altri e il dialogo, al Capitolo Generale si è
molto parlato del bisogno del dialogo, della inculturalità ecc. In Terra Santa viviamo
da sempre nell’inculturalità e nella relazione con realtà diverse. Siamo continuamente a contatto con le realtà ebraiche e musulmane. Spesso esistono difficoltà d’informazione e di comunicazione. Bisognerebbe ricordarlo anche ai Visitatori Generali,
perché ne tengano conto nelle visite canoniche. Per le esperienze in Terra Santa
durante la formazione iniziale, ci sono già alcune buone iniziative. Alcune province
mandano i loro giovani per un periodo di servizio estivo. Come suscitare la collaborazione dei volontari? Ci sono alcune iniziative; a Nazareth si sta costruendo una
casa per i volontari che verranno ad aiutarci. Da noi è più difficile che ad Assisi, sia
per ragioni di lingua e sia perché abbiamo 49 santuari.
Fra Giorgio Vigna da Torino: Una domanda a proposito del Vademecum che si
vuole preparare. Dobbiamo farlo in questo convegno o no? Cosa s’intende con il
nome vademecum? È un semplice manuale d’uso, oppure è uno statuto a carattere
normativo obbligante? I contenuti, nei due casi, dovrebbero essere diversi.
Custode: In Custodia volevamo redigere uno statuto, da sottoporre al Definitorio
Generale, perché avesse carattere normativo. Il Governo Generale ha manifestato la
sua disponibilità, ma sarebbe toccato a noi redigerlo. Abbiamo deciso di aspettare
questo Congresso, per ascoltare anche i pareri e i suggerimenti dei Commissari, e
non decidere tutto noi da soli.
Fra Werner Mertens, Germania: Quando vengo in Terra Santa, mi chiedono sempre a quale agenzia appartengo. Se ho un piccolo gruppo è un problema non avere
un’agenzia, anche per gli alberghi.
Custode: Ci sono trattative giuridiche in corso tra la S. Sede e lo Stato d’Israele.
Finché non finiranno non sarà possibile risolvere il problema. La Custodia è riconosciuta dallo Stato Israele, ma non possiamo avere un’agenzia che sia riconosciuta
civilmente. La questione è complessa.
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4. Relazione del gruppo inglese
Relazione del gruppo di lingua inglese, che ha lavorato sulla relazione di
Mons. Akl della Congregazione delle Chiese Orientali.
La discussione ci ha condotti a fare quattro considerazioni, che sottoponiamo alla
vostra attenzione:
a. Incoraggiamo una più grande comunicazione e trasparenza da parte
della Custodia della Terra Santa, per essere informati su come sono spesi i
nostri soldi.
b. Incoraggiamo il Ministro Generale a promuovere l’istituzione in ogni
provincia o Custodia di un Commissariato di Terra Santa, come è prescritto
dalle nostre Costituzioni Generali.
c. Che i Commissari si incontrino tra di loro una volta all’anno e che quindi
incontrino le rispettive conferenze, per parlare di questa colletta pontificia e
di altre materie che si riferiscono alla Terra Santa.
d. Proponiamo che questi fondi siano depositati presso un conto centrale
custodiale, senza pregiudizio per i referenti legati locali.
Inoltre il gruppo ha avuto una gran discussione sulla materia relativa
alla colletta pontificia. È stato chiarito molto bene da padre Akl, della
Congregazione delle Chiese Orientali, che “i fedeli devono essere informati
in anticipo che la colletta sarà data per mantenere non solo i Luoghi santi,
ma prima di tutto per le parrocchie, per l’assistenza, come un supporto alla
Chiesa della Terra Santa, per il bene dei cristiani e delle popolazioni”.
Fra John Doctor: Perché la lettera inviata dalla Congregazione arriva così in ritardo? Quando è stato stabilito che il 35% delle collette deve passare alla Congregazione?
Mons. Akl: È vero, a volta accade che la lettera sia scritta in ritardo. Infatti questo
anno vogliano scrivere la lettera in anticipo. Sulla seconda questione devo precisare
che i papi, fino a Paolo VI, non hanno parlato delle modalità della colletta. Hanno
detto di fare le collette, ma senza dire come. Le modalità della colletta sono state
fissate da Paolo VI nella Nobis in animo: il 65 % va alla Custodia e il 35% va alla
Congregazione, che lo distribuisce alle varie agenzie cattoliche di Terra Santa. Ricordiamo ancora che per Terra Santa non s’intende solo Israele, ma anche il Libano,
la Siria e la Giordania. La congregazione, con il suo 35% aiuta ad esempio, con borse
di studio, anche gli studenti di teologia di questi paesi. Questa normativa risale ad
un periodo dopo il 1974, dopo il documento di Paolo VI. Solo da questo periodo la
Congregazione ha dato istruzioni in questo senso.
Fra Romano Almagno, USA: Ricordiamo che la raccolta del Venerdì santo non è
francescana, ma è una colletta pontificia. In Usa i Vescovi affermano che ci sono due
collette pontificie, quella per il Papa e quella del Venerdì santo. Il Papa poi passa alla
Custodia il denaro di questa colletta pontificia.
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Fra Artemio Vítores: Molti Commissari avvertono un problema concreto. I Vescovi consegnano le collette al Nunzio. Il Nunzio dipende dalla Segreteria di Stato.
Come si svolge la relazione tra Segreteria di Stato e la Congregazione per le Chiese
orientali?
Mons. Akl: Tutto avviene con gran trasparenza. Per il rendiconto economico viene
preparato un solo fascicolo, che contiene la relazione della Custodia e la relazione
della Congregazione per le Chiese Orientali. Che le collette siano inviate alla Custodia, alla Congregazione o alla Segreteria di Stato non cambia nulla. Tutto alla fine è
destinato alla Terra Santa.
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Martedì
21 novembre 2006
Programma del Mattino
6.30: Santa Messa alla Basilica della Risurrezione: Presiede S.E.Rev.ma Mons. Antonio Franco, Delegato Apostolico in Gerusalemme; Omelia: M.R.P. Artemio Vítores
8.30: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata) R.P. Dobromir Jasztal:
“La figura del Commissario alla luce della legislazione dell’Ordine e della Custodia”.
9.30: Intervallo
10.00: R.P. Giuseppe Ferrari: “Il compito del Commissario di Terra Santa all’interno della realtà provinciale”.
10.45: R.P. Romano Almagno: “Relazione Commissari-Vescovi all’interno delle diocesi”.
12.30: Pranzo a Casa Nova
Programma del Pomeriggio
15.30: Lavori di gruppo sui temi presentati dai relatori al mattino, al fine di preparare un Vademecum del Commissario.
17.00: Intervallo.
17.30: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori di gruppo. Discussione sulle proposte.
19.00: Vespri insieme nella Chiesa di San Salvatore.
19.30: Cena a Casa Nova
20.30: Festa con la comunità di San Salvatore nel Salone parrocchiale
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Svolgimento della mattinata
La giornata comincia con una solenne concelebrazione Eucaristica,
nella Basilica della Risurrezione. Presiede Mons. Antonio Franco, Delegato
Apostolico. Nell’omelia fra Artemio Vítores, Vicario Custodiale, ci guida
nella meditazione del mistero che stiamo celebrando. Il Santo Sepolcro appare
come il punto di partenza della fede cristiana. In questo luogo santo il Signore
Gesù è morto e risorto. Qui la Chiesa riconosce le sue origini. Con accenti
appassionati fra Artemio fa memoria della fede dei frati minori che ci hanno
preceduto nell’amorosa custodia di questo luogo. La loro fortezza e la loro
fedeltà ci siano di esempio e di incoraggiamento nel compimento nel nostro
servizio.
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Omelia della Santa Messa davanti alla Tomba
di Nostro Signore Gesù Cristo
fra Artemio Vítores, vicario custodiale
Domenica di Pasqua o di Risurrezione: il giorno più importante dell’anno per ogni
cristiano. Qui ogni giorno è domenica di Pasqua. La Basilica del Santo Sepolcro o
della Risurrezione è il centro del mondo, è il cuore del mondo cristiano, è la sintesi
della vita del credente in Cristo. Dice, infatti, Paolo ai Romani: Noi crediamo in
Colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato messo a
morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato por la nostra giustificazione (Rom
4,23-25).
Quale deve essere oggi il nostro atteggiamento di risposta? L’amore verso il Santo
Sepolcro. Camminare, anche nella notte, verso il Sepolcro Glorioso. Fin dall’inizio,
cominciando dalle donne e dai primi discepoli, i credenti in Cristo hanno sentito
un’attrazione speciale verso la Tomba Vuota del Signore: è l’attrazione che muoveva i giudeo-cristiani a conservare e venerare il ricordo del Golgota e del Sepolcro;
è l’attrazione che spingeva i cristiani, liberi ormai dalle persecuzioni, a venire in
Terra Santa per venerare la Vera Croce e la Tomba del Signore, scoperte di recente;
è l’attrazione che stimolava tutta la cristianità occidentale, al tempo delle crociate, a
liberare il Sepolcro glorioso del Signore e che si trasforma in emozione incontenibile
quando arrivarono, piangendo, al Santo Sepolcro cantando il Te Deum; è l’attrazione
che guidò san Francesco ad incontrarsi con il Sultano e a ottenere, per lui e per i
suoi frati, il permesso di visitare e servire per sempre nel Calvario e nel Sepolcro del
Signore; è l’attrazione che muove tutti voi, Commissari di Terra Santa, a realizzare
la vostra missione in tutto il mondo in favore della Terra Santa; è l’attrazione che ha
spinto tantissimi cristiani, uomini e donne, a lasciare la loro patria, forse per sempre, per poter vedere e toccare le pietre del Calvario e del Sepolcro, e adorare così
il Salvatore; è, infine, l’attrazione che spinge i credenti a ritornare alle loro origini,
alle proprie radici cristiane, alle radici della fede e della Chiesa, secondo le parole
di Giovanni Paolo II, pellegrino in Terra Santa. Non è facile camminare verso il Sepolcro di Gesù. La teologia rappresenta la sofferenza del Purgatorio come “l’amore
ritardato nel possesso della Persona amata (differimento della visione di Dio) che
produce sofferenza” (cf. Caterina di Genova, Trattato sul Purgatorio), ed è questa
sofferenza che purifica l’anima del credente. Questo amore che soffre nell’attesa fidente dell’amato, lo si vive in relazione al Santo Sepolcro. Il cammino verso il Sepolcro Vuoto è stato sempre unito al dolore e alla sofferenza: non è stato facile arrivare
all’oggetto del desiderio, arrivare cioè a vedere, toccare, baciare il luogo dove Gesù
era deposto (Mt 28, 6). Niente ha tolto però la fede, la speranza e l’amore ai cristiani.
Né le statue di Giove e di Venere sul Sepolcro di Cristo e sul Golgota - collocate da
Adriano nel 135 - cancellarono la memoria di questi luoghi; né la distruzione del
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Santo Sepolcro - nel 1009, ad opera del Califfo Hakem - fece scomparire dal cuore
dei cristiani l’amore verso la Tomba del Signore; neppure la situazione nella quale si
venne a trovare la Basilica del Santo Sepolcro, dopo la conquista di Gerusalemme ad
opera di Saladino, nel 1187. Sono stati i nostri frati coloro che hanno aperto le porte
del Sepolcro Glorioso di Cristo a tutti i credenti.
Non è stato un cammino facile. Oggi, celebrando il Congresso dei Commissari di
Terra Santa, è giusto ricordare qui l’amore sofferente dei francescani per il Santo
Sepolcro e lo faremo con le parole emozionate di Chateaubriand: Tra le rovine di
Gerusalemme… vivono alcuni religiosi cristiani che nulla ha potuto obbligare ad
abbandonare il Sepolcro di Gesù Cristo: né i furti, né le vessazioni, né le minacce
di morte. Notte e giorno risuonano i loro canti davanti al Santo Sepolcro… E in un
altro luogo aggiunge lo scrittore-pellegrino francese: Non ho potuto fare a meno di
intenerirmi nel contemplare quella debole ma invincibile milizia, che è rimasta da
sola a salvaguardia del Santo Sepolcro, che i re non hanno potuto difendere. Il ricordo di tanti frati, nostri predecessori, che si sono dati completamente per amore di
Cristo, morto e risorto, e per amore dei cristiani, deve essere per noi uno stimolo in
questo cammino di rinnovamento in vista dell’VIII Centenario dell’Ordine.
Cari fratelli: adesso noi siamo qui, davanti al Sepolcro glorioso di nostro Signore,
nel santuario più prezioso che ci sia al mondo per un cuore cristiano, secondo le
parole di Paolo VI. Qui è risuonata la Buona Novella, quella che è la radice e il fondamento di tutte le altre: Cristo è morto come prova del suo amore infinito per noi
ed è risorto per dare speranza alla nostra vita, e noi risuscite-remo perché Cristo è
risorto; risusciteremo con Cristo e in Cristo. Questa notizia spiega perché celebriamo
la morte e la risurrezione di Cristo, perché confessiamo la nostra fede nella futura
risurrezione dell’uomo, perché un pellegrino viene a Gerusalemme, e anche perché
celebriamo il Congresso Internazionale di Commissari di Terra Santa.
Duemila anni fa alcuni pescatori di Galilea cominciarono a predicare che Gesù
era morto ed era risorto e che loro l’avevano visto, che erano cioè testimoni della
sua Risurrezione. Su questa testimonianza così fragile ed incredibile si fonda tutto:
le chiese, le cattedrali, il sacerdozio, le missioni, i religiosi, i Concili, la teologia, la
Custodia di Terra Santa, i Commissari…
Il Sepolcro Vuoto è il chilometro zero da dove partono tutte le strade del mondo,
l’ombelico del mondo, il centro della nostra storia e della nostra vita. Andate anche
voi, cari Commissari di Terra Santa, partendo dal Santo Sepolcro, per tutte le strade
del mondo ad annunciare senza paura ciò che avete visto e sentito.
Alle ore 8.30 ci troviamo in sessione plenaria nel Salone dell’Immacolata,
per ascoltare la prima relazione, tenuta da fra Dobromir Jasztal, Guardiano
della Flagellazione, sul tema “La figura del Commissario alla luce della
legislazione dell’Ordine e della Custodia di Terra Santa”.
110
La figura del Commissario di Terra Santa
alla luce della legislazione dell’Ordine
e della Custodia di Terra Santa
Introduzione
La legislazione riguardante l’istituzione, lo svolgimento dell’attività del Commissario, la sua relazione con la Terra Santa e, di conseguenza, la sua figura si è sviluppata, come succede con tutte le legislazioni, per gradi, ossia secondo le circostanze,
le condizioni e le necessità dei tempi e dei luoghi.
In questo processo l’aspetto che riveste particolare importanza per il presente argomento è il fatto che le norme emanate per regolare sia l’istituzione che lo svolgimento
della missione dei Commissari di Terra Santa sono state emanate fin dall’inizio dagli
stessi Papi e, in seguito, dai diversi dicasteri della Santa Sede. Tali norme contenute
nelle diverse Costituzioni e Lettere e nei Decreti costituivano e tuttora costituiscono
la fonte e il fondamento della legislazione sia dell’Ordine dei Frati Minori che della
Custodia di Terra Santa riguardante i Commissari di Terra Santa35.
In otto secoli di storia molti sono stati gli interventi pontifici e numerose sono state
anche le norme emanate. In questa sede non è possibile esporre in modo completo ed
esauriente un patrimonio così ampio e denso per importanza e significato.
Qui propongo una breve esposizione della normativa attualmente vigente con lo
scopo di delineare la figura del Commissario oggi. La mia esposizione tiene presente
questo dato fondamentale: la Custodia di Terra Santa è una Missione di carattere
speciale e internazionale che con tutte le sue istituzioni e attività è regolata dalle
disposizioni della Santa Sede, da quelle contenute nelle Costituzioni e negli Statuti
generali, e da quelle proprie degli Statuti particolari e speciali. In nota si fa riferimento ad alcune disposizioni particolari sia dei Romani Pontefici che dell’autorità
dell’Ordine. Queste disposizioni furono emanate lungo i secoli, hanno regolato e,
sotto diversi aspetti, continuano a regolare l’attività della Custodia di Terra Santa,
dei Commissariati e dei Commissari.
35 Un’ampia collezione dei documenti antichi si trova in Quaresmio F., Historica Theologica
et Moralis Terræ Sanctæ Elucidatio, 2 vol., Venetiis 1880. Altri in Bullarium Peculiare Terræ
Sanctæ, a Moderno Commissario Generali Terræ Sanctæ in Romana Curia Coordinatum,
Romæ 1727. I documenti più recenti sono stati raccolti in Statuta et Decreta quibus Terræ
Sanctæ Custodia Regitur a Fr. Aurelio Briante M. O. S. Montis Sion et SS. Sepulchri D. N.
J. C. Guardiano cum originalibus et authenticis exemplaribus diligenter conlata quorum
quedam nunc primo lucem prodeunt, Hierosolymis 1895.
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1. Legislazione dell’Ordine
La legislazione dell’Ordine si trova nelle Costituzioni che dettano i principi e gli
orientamenti generali e negli Statuti generali che contengono norme riguardanti l’autorità competente per l’istituzione e la nomina dei Commissari, la loro specie e il
territorio di azione.
1.1. Costituzioni generali (artt. 124-125)
Le Costituzioni generali, dopo aver sottolineato la ragione per cui i frati devono
avere un particolare amore verso la Terra Santa, formulano l’esortazione a tutte le
Province dell’Ordine di avere sempre uno o più frati impegnati al servizio della Terra
Santa. In seguito lanciano un appello alle medesime perché favoriscano l’attività dei
Commissari per la Terra Santa, a norma degli Statuti generali.
Su questa base, anche se espressa in forma di esortazione, si deve individuare o
vedere anche una disposizione e una conclusione pratica. La Missione di Terra Santa
è una Missione di tutto l’Ordine dei Frati Minori e quindi tutte le Province devono
sentirsi responsabili e coinvolte nella sua realizzazione. Siccome poi diverse sono le
attività di questa Missione, diverse sono anche le forme di coinvolgimento e diversi
possono essere i modi di servizio. In concreto ne vanno sottolineati due:
• In primo luogo si tratta di frati che si impegnano a servire la Custodia di
Terra Santa recandosi nel territorio della Missione e svolgendo il servizio
che viene loro assegnato direttamente dalle autorità della Custodia.
• La seconda forma è quella realizzata dai frati Commissari di Terra Santa36.
Gli uni e gli altri37 poi sono al servizio di Terra Santa.
Se teniamo presente che attualmente le Province dell’Ordine sono poco più di 100
e i frati in servizio alla Terra Santa, nel territorio della Missione, provengono da 48
Province e in servizio attraverso i Commissariati sono 8838, senza contare i delegati
nelle Province dove non è ancora istituito un Commissariato, si può affermare che il
coinvolgimento delle Province è ancora considerevole.
36 Come si vedrà più avanti, due sono le specie di Commissariati di Terra Santa, di prima
e di seconda specie. Dato che quelli di prima specie sono Case dipendenti direttamente dalla
Custodia di Terra Santa, qui si intende quelli di seconda specie.
37 Le Costituzioni generali del nostro Ordine fino al 1953 trattando del servizio dei
Commissari di Terra Santa, sottolineavano il fatto che sarebbe “impossibile conservare i
luoghi di Terra Santa senza le elemosine che dappertutto sono offerte dai fedeli” e che per
procurarle e raccoglierle era necessario istituire nelle diverse regioni i Commissariati di Terra
Santa. Cf. Regola e Costituzioni Generali dell’Ordine dei Frati Minori, Roma 1955, art. 622,
§ 1. In seguito, dal 1973 questa disposizione e motivazione hanno assunto la forma di una
esortazione, senza contenere la suddetta sottolineatura.
38 Cf. Custodia Terræ Sanctæ, Schematismo e Famiglie Religiose. Aggiornamento a Pasqua
2005, pro manuscripto, Gerusalemme 2005, 184-230.
112
1.2. Statuti generali (artt. 69-73)
Sulla base delle disposizioni delle Costituzioni generali, nella norma degli Statuti
generali viene precisato che il frate da inviare al servizio della Custodia di Terra
Santa deve essere idoneo a tale servizio e che esso dovrebbe durare almeno quattro
anni.
In seguito si danno disposizioni riguardanti la figura del Commissariato e del Commissario: istituzione del Commissariato; doveri dei Commissari; specie dei Commissariati; nomina dei Commissari e dei Vice-Commissari; territori di attività.
Al fine di cogliere meglio il significato e l’importanza di ciascuno di essi, li espongo singolarmente seguendo l’ordine degli stessi Statuti generali.
1.2.1. Istituzione dei Commissariati (art. 70, § 1)
Il dovere di istituire in ogni Provincia o almeno in ogni regione i Commissariati
grava sul Ministro generale. Egli è, con il consiglio del suo Definitorio e udito il Custode di Terra Santa e i Ministri provinciali interessati, anche l’unica autorità competente di tale istituzione. Ne consegue che è esclusa la competenza di tutti gli altri, del
Custode e dei Ministri provinciali. L’atto di istituzione poi comporta effetti giuridici
ben determinati. Tra questi al primo posto va notata la determinazione di una sede
operativa, idonea alle esigenze indispensabili per la conduzione dell’ufficio. In secondo luogo il dovere di nominare anche un frate idoneo come Commissario di Terra
Santa che dovrà svolgere il relativo incarico.
Un altro aspetto che deriva da questo atto del Ministro generale e dalla previa consultazione del Custode di Terra Santa e dei rispettivi Ministri provinciali dovrebbe
essere la definizione delle condizioni del funzionamento del detto Commissariato,
ossia l’accordo (convenzione) tra la rispettiva Provincia e la Custodia in tutto quello
che riguarda la gestione della sede stessa. Un tale accordo, oltre all’indicazione dei
locali messi a disposizione del Commissariato, dovrebbe definire anche i reciproci
diritti e doveri.
La sede stessa, una volta istituita, gode di stabilità e non può essere trasferita o
soppressa senza l’intervento dello stesso Ministro generale39.
1.2.2. Doveri del Commissario (artt. 70, §§ 2 - 3; 71, n. 2; 73)
Il Commissario agisce in un determinato territorio sia che si tratti di quello di una
Provincia che di una regione più ampia, a seconda dell’istituzione. In esso egli deve
promuovere o adempiere i seguenti doveri: promuovere l’interesse e la devozione
39 Nelle Communicationes della Segreteria delle Missioni dell’OFM nel 1954 veniva
pubblicata la seguente norma “Non licet proinde Ministris Provincialibus neque Capitulis
Provincialibus talem sedem in alium conventum transferre absque licentia Ministri Generalis
cum suo Definitorio”. Cf. AOFM, 1954, 259.
113
per i Luoghi santi; organizzare pellegrinaggi verso i medesimi; raccogliere aiuti, a
norma del diritto particolare, per incrementare l’attività apostolica e lo sviluppo delle opere di Terra Santa. Non gli è consentito svolgere tali compiti fuori del proprio
territorio senza il permesso dei Ministri competenti. Le norme poi da rispettare nella
conduzione del Commissariato sono quelle contenute nelle Costituzioni generali e
negli Statuti. E poiché i Comissariati sono soggetti alla visita del Ministro della Casa
in cui hanno sede, il Commissario è tenuto anche a presentare la relazione triennale
al Capitolo provinciale.
Le disposizioni riguardanti il territorio di azione sono esplicite e non dovrebbero presentare alcuna difficoltà quanto alla loro applicazione. Nel caso di un Commissariato regionale, sono i Ministri interessati a fornire le eventuali precisazioni
da rispettare. Invece per l’applicazione delle norme riguardanti la conduzione del
Commissariato, della visita e della relativa relazione al Capitolo può risultare utile
qualche precisazione.
Il Commissario è un frate di una Provincia che, pur essendo al servizio della Custodia di Terra Santa, risiede in una fraternità della Provincia a cui appartiene. Di
conseguenza egli in tutto quello che riguarda la disciplina regolare deve attenersi alle
disposizioni delle Costituzioni generali concernenti la vita dei frati nelle fraternità
alle quali sono ascritti. Tali disposizioni, oltre ai diritti e doveri di natura spirituale,
riguardano il suo rapporto con i rispettivi Ministri e Guardiani, le assenze e il coordinamento degli impegni. D’altra parte ai Commissari è stato conferito un ufficio da
svolgere e quindi essi devono essere in grado di dedicarsi alle relative responsabilità.
Perciò i Ministri e i Guardiani non possono impedire loro di essere liberi per dedicarsi alla loro missione e ai loro doveri40, programmati e coordinati reciprocamente.
Nella stessa linea, per quanto riguarda la visita del Ministro e la relazione triennale
al Capitolo provinciale, il Commissario dovendo curare gli appositi registri o libri di
amministrazione, le cronache e simili, non dovrebbe trovare alcuna difficoltà nel sottoporli alla visita del Ministro. In detta relazione il Commissario potrebbe presentare
l’andamento della missione, esprimere eventuali difficoltà, chiedere aiuto, esporre
idee o progetti ecc. Invece, in occasione della relazione triennale i Commissari informano la fraternità della Provincia del loro particolare servizio alla Terra Santa e
allo stesso tempo la aggiornano e la coinvolgono.
In questo contesto è opportuno far notare che la sottomissione alla visita del rispettivo Ministro e la relazione triennale al Capitolo non comportano alcuna possibilità
40 Per oltre un secolo, fino al 1953, le Costituzioni generali dell’OFM contenevano
un’esplicita disposizione al riguardo. Nelle già citate Communicationes del 1954 essa è stata
ribadita nel modo seguente “... alia officia et munera quæ eos impediant quominus negotia
commissariatus rite expleant, committi non debent”. In seguito, questa disposizione è rimasta
solo (dal 1965) nelle nuove Ordinazioni (poi Statuti) della Custodia di Terra Santa, approvati
dalla S. Sede e dal Ministro generale.
114
d’ingerenza dei medesimi nell’amministrazione dei beni del Commissariato. Sotto
questo aspetto il Commissario è soggetto alla visita del Custode e dovrà attenersi alle
disposizioni degli Statuti della Custodia di Terra Santa41.
1.2.3. Specie dei Commissariati (art. 71)
Attualmente vi sono due titpi di Commissariato:
• Comissariati eretti in una Casa direttamente dipendente dalla Custodia di
Terra Santa o eretta dalla medesima nel territorio di qualche Provincia;
• Commissariati eretti in una parte di Casa appartenente a qualche Provincia.
Nel primo caso, dato che si tratta delle Case della Custodia di Terra Santa,
o comunque in base a un reciproco accordo, dipendente dalla Custodia,
questi Commissariati sono soggetti in tutto alla visita del Custode di Terra
Santa.
Invece, nel caso della seconda specie i Commissariati sono soggetti alla visita del
rispettivo Ministro, eccetto l’amministrazione dei beni del Commissariato stesso.
In tutti i casi per il buon funzionamento delle attività e dell’intera istituzione è
necessario un accordo tra la Custodia e le Province interessate.
1.2.4. Elezione dei Commissari (art. 72)
Per quanto riguarda i Commissariati di prima specie i Guardiani della Casa sono
ipso facto anche i Commissari e, di solito, i Vicari sono Vice-Commissari. Sono eletti nel Congresso capitolare della Custodia di Terra Santa e la loro elezione necessita
della ratifica da parte del Ministro generale.
I Commissari dei Commissariati della seconda specie sono eletti dal Congresso
capitolare della Provincia. Perciò, anche per la loro elezione è richiesta la ratifica del
41 In seguito questo argomento sarà approfondito più specificamente. Nel contesto della
legislazione dell’OFM basta ricordare che le secolari norme emanate dalla Santa Sede e
dall’OFM riguardo ai Commissariati aventi sede in una parte di un convento appartenente
a qualche Provincia: erano sempre soggetti alla visita del rispettivo Ministro o Commissario
provinciale i quali poi erano tenuti a farne una relazione allo stesso Ministro Generale.
Invece, l’amministrazione delle elemosine raccolte in favore della Terra Santa era soggetta
esclusivamente al Ministro generale e al Custode di Terra Santa (“Quoad administrationem
eleemosynarum aliaque negotia Terram Sanctam respicientia, omnes commissarii subsunt
visitationi Ministri generalis et Custodis Terræ Sanctæ, ad quos singulis annis mense ianuario
distinctam rationem mittere debent, a vice-commissario et discretis, si adsint, subscriptam”,
CG 1953, art. 626, § 2, cf. anche CG 1889, n. 697; CG 1913, nn. 678, 680; CG 1921, n. 681. La
stessa norma è conservata ancora nelle CG del 1973, dove all’art. 139, § 1 veniva indicato che
le offerte dei fedeli dovevano essere disposte “secondo il volere del Custode di Terra Santa”.
Gli Statuti generali vigenti, art. 73, § 3, nella norma regolante questo aspetto indicano gli
Statuti che, dato il contesto, non possono essere altri che quelli della Custodia di Terra Santa.
115
Ministro generale a norma degli Statuti generali, art. 16742.
La conseguenza di queste disposizioni è che una volta eletti e ratificati i rispettivi Commissari, essi devono prendere possesso del loro ufficio. Tale atto comporta,
in primo luogo, la verifica dello stato e delle condizioni del Commissariato stesso,
compreso lo stato dei beni ad esso appartenenti, dell’amministrazione, delle attività
e iniziative svolte e di quelle programmate. In concreto, il Commissario eletto deve
conoscere le mansioni che gli sono proprie e, coordinando gli impegni con il rispettivo Ministro e Guardiano, deve dedicarsi alla loro realizzazione. Con la sua elezione
egli viene destinato al servizio della Terra Santa a nome della Provincia. Può darsi
che gli vengano affidati anche altri incarichi o uffici dalla stessa Provincia, ma comunque essi non possono essere incompatibili tra di loro. Infatti, a norma dell’art.
187, § 2 delle Costituzioni generali si perde il primo ufficio in caso dell’accettazione di un altro, sia dentro sia fuori dell’Ordine, incompatibile con il primo. In una
situazione simile l’autorità competente deve provvedere all’ufficio resosi vacante.
In ogni caso, data l’importanza e la rilevanza della missione del Commissario per
la Custodia, per la Provincia e per l’Ordine, tale ufficio non può rimanere vacante o
risultare solo un nominale.
2. Legislazione della Custodia di Terra Santa
Come si è accennato nell’introduzione, la legislazione della Custodia di Terra
Santa ha avuto un remoto inizio, un secolare sviluppo e continua ad avere una sua
continuazione contenuta nei propri Statuti particolari e speciali. All’istituto del Commissariato di Terra Santa e alla figura di Commissario viene dedicato il Capitolo II
degli Statuti speciali.
Avendo esposto la legislazione dell’Ordine, ora vengono evidenziati solo quegli
aspetti che in particolare devono regolare lo svolgimento della missione dei Commissariati e dei Commissari.
2.1. Natura dei Commissariati (Cap. II, artt. 1-2)
I Commissariati di Terra Santa sono entità dell’Ordine con lo scopo di collaborare
alla missione della Custodia di Terra Santa e di appoggiarla nel territorio loro assegnato. I Commissari poi devono risiedere nella sede del Commissariato, fissata dal
Ministro generale, la quale non può essere trasferita se non dopo l’autorizzazione
42 Fino al 1953 i Commissari di Terra Santa erano nominati direttamente dal Ministro generale
su presentazione dei rispettivi Ministri provinciali ed erano considerati sudditi immediati
dello stesso Ministro generale, potevano essere da lui rimossi per una causa qualsiasi e per
una giusta causa anche dal Custode di Terra Santa e dal rispettivo Ministro. Nelle CG del 1973
la loro elezione veniva lasciata al Congresso capitolare della Provincia, ma si richiedeva la
conferma esplicita del Ministro generale. Dal 1987 essi sono eletti dal Congresso capitolare e
sottoposti alla ratifica del Ministro generale, come nel caso di altri uffici.
116
del Custode di Terra Santa con il consenso del suo Discretorio e del Definitorio
generale43. Per conseguenza, anche se i Commissariati esistono ed i Commissari
svolgono le loro attività in un’altra Provincia o regione, essi come tali non appartengono puramente e semplicemente alla realtà provinciale. Naturalmente le attività dei
Commissari possono essere e spesso sono inserite nei programmi pastorali delle rispettive Province e nella loro legislazione particolare. Tuttavia, trattandosi di un’entità dell’Ordine e essendovi norme particolari già previste per loro, le legislazioni
provinciali devono tenerne conto ed emanare le relative disposizioni in modo che
esse non siano in contraddizione con quelle già previste ed approvate sia dall’autorità dell’Ordine che dalla Santa Sede.
2.2. Compiti dei Commissari (Cap. II, artt. 4 e 10)
Negli Statuti della Custodia di Terra Santa i compiti dei Commissari vengono presentati in generale e in particolare. La prima parte corrisponde a quanto è contenuto
negli Statuti generali. La seconda invece comporta alcuni aspetti ed indicazioni particolari.
I Commissari, in primo luogo, devono curare la celebrazione nel proprio territorio
della Giornata pro Terra Sancta. È un compito affidato ai Commissari in risposta
alle disposizioni della Santa Sede emanate lungo i secoli per i Patriarchi, ArciVescovi e Vescovi e che ordina loro di organizzare la Colletta per i Luoghi santi44. Le
disposizioni pontificie obbligavano i Vescovi a organizzare la raccolta delle offerte, i
Commissari invece venivano indicati come animatori deputati da parte dell’Ordine e
collettori delle offerte elargite. Perciò l’obbligo di organizzare la Colletta gravava su
Vescovi e Parroci, ma l’animazione della Giornata pro Terra Sancta era propria dei
Commissari. Questo ruolo dei Commissari è evidenziato ancora di più con l’esortazione rivolta ai Vescovi non solo di organizzare la raccolta, ma anche di avvertire
i fedeli “con congruo anticipo, che detta colletta sarà devoluta per il mantenimento non solo dei Luoghi santi, ma prima di tutto delle opere pastorali, assistenziali,
educative e sociali che la Chiesa sostiene in Terra Santa a beneficio dei loro fratelli
cristiani e delle popolazioni locali”45. La Custodia di Terra Santa, la cui missione da
secoli consiste proprio nella promozione di queste opere, può offrire questo aiuto ai
Vescovi principalmente attraverso l’opera dei suoi Commissari disseminati in tutto
il mondo.
43 Cf. Acta OFM, 1954, 259.
44 All’inizio tale colletta doveva essere organizzata due volte all’anno, Avvento e Quaresima.
Successivamente, con il Breve Salvatoris ac Domini Nostri del 26 dicembre 1887 di Leone
XIII, è stato indicato il giorno di Venerdì santo o un altro giorno più opportuno. Tutti i
Vescovi diocesani venivano obbligati (sub sanctæ obedientiæ vinculo) a raccogliere le offerte
e trasmetterle (Parroco al Vescovo, Vescovo al più prossimo Commissario di Terra Santa e
questi al Custode dei Luoghi santi).
45 Paolo VI, Esortazione apostolica, 24 marzo 1974, Nobis in animo.
117
Per questa ragione, proseguono gli Statuti, i Commissari devono attivare la propaganda per la Terra Santa per mezzo della stampa e di altri mezzi di comunicazione
sociale. Questa indicazione generale comprende un vasto campo di possibilità, permette ed incoraggia anche le tecniche più moderne. Compete ai Commissari stessi
valutare e organizzare tali possibilità sia individualmente che collegialmente con
altri Commissari della nazione o regione, in collaborazione con altri enti o persone
religiose o laiche. Per l’esecuzione di progetti particolari e definiti avranno bisogno
dell’autorizzazione del Custode di Terra Santa.
Un altro dei compiti particolari e di fondamentale importanza è la promozione e
l’organizzazione dei pellegrinaggi ai Luoghi santi. Questo compito può avere diverse forme o modalità di svolgimento. Può limitarsi solo all’animazione e alla guida
oppure può comportare anche una vera e propria collaborazione con una determinata
agenzia di viaggi o con un istituto e, di conseguenza, di dover stipulare atti civili in
cui vengono definiti i rispettivi doveri e diritti, investimenti e guadagni. In tal caso i
Commissari necessitano pure della licenza della Custodia.
Va poi sottolineato che l’aspetto materiale non è l’unico, anche se di notevole importanza. È dovere dei Commissari anche la cura pastorale e il discernimento delle
vocazioni per la Custodia di Terra Santa. Essi sono, per ufficio, anche animatori
vocazionali sia tra i giovani che tra i frati delle rispettive Province.
L’attività dei Commissari è dunque un compito denso di responsabilità ed esige
non solo idoneità, energie, capacità ed impegno, ma anche tempo, mezzi, aiuto e
sostegno da parte della Provincia e della Custodia di Terra Santa. Per questa ragione
si esortano i Commissari, per quanto da essi possa dipendere, di essere quanto più
liberi da altri impegni per dedicarsi all’adempimento della loro missione.
2.3. Conduzione dell’ufficio (Cap. II, artt. 5-6)
L’ufficio del Commissario per quanto non sia di governo, ma un ufficio in senso
largo, ossia un incarico, tuttavia, deve essere conferito e esercitato secondo il diritto
universale e proprio46. In concreto le norme che devono regolare la sua conduzione
sono quelle contenute nelle Costituzioni generali e negli Statuti della Custodia di
Terra Santa. È stata già evidenziata l’applicazione di quanto prescrivono le Costituzioni al riguardo. Gli Statuti della Custodia, in quanto diritto particolare emanato appositamente per lo svolgimento della missione in Terra Santa, dettano norme precise
da applicare anche alle attività dei Commissari.
I Commissari, oltre ai compiti di propaganda e di animazione, raccolgono le offerte elargite dai fedeli, le amministrano e le trasmettono alla Custodia di Terra Santa
alla quale esse sono state destinate dagli offerenti. Quindi nell’amministrare i beni
del Commissariato e le somme raccolte i Commissari sono soggetti all’autorità della
Custodia di Terra Santa. Di conseguenza, essi:
46 Cf. CG, art. 178, §§ 2-3.
118
• non possono fare atti civili importanti senza il mandato o la licenza della
Custodia (tra questi vanno sottolineati tutti i tipi di contratti di alienazione,
di acquisto e tutti gli altri che potrebbero compromettere al presente o in
futuro il patrimonio del Commissariato);
• non possono fare spese rilevanti senza l’autorizzazione scritta dal
Custode;
• sono tenuti a dare esecuzione soltanto alle richieste legittimamente
autorizzate per iscritto dal Custode;
• sono tenuti a intestare tutti i conti bancari in modo da assicurare l’intera ed
esclusiva disponibilità dei medesimi alla Custodia di Terra Santa.
Inoltre, essi sono tenuti a inviare ogni anno, in duplice copia, rispettivamente alla
Segreteria custodiale e all’Economato:
• la relazione sullo stato personale e l’inventario dettagliato del
Commissariato, compreso l’elenco delle proprietà immobiliari, dei mezzi
e dei beni acquistati o donati per la Custodia;
• il resoconto della Colletta Pro Terra Sancta e, in generale delle elemosine,
distinguendo la somma versata dalle diocesi e quella dalle altre persone.
L’insistenza su tale separazione è dovuta al fatto che delle somme
provenienti dalla Colletta Pro Terra Sancta la Custodia deve rendere
conto anche alla Congregazione per le Chiese Orientali la quale secondo
le istruzioni particolari decide la loro destinazione47;
• il resoconto dell’amministrazione economica dello stesso Commissariato.
Si tratta di resoconto delle spese ordinarie effettuate per lo svolgimento
delle attività, uso dei mezzi, viaggi.
Data la delicatezza della materia e la grande responsabilità che grava sui Commissari e sulla Custodia di Terra Santa nell’amministrare i beni offerti dai fedeli con
l’intenzione di sovvenire i Luoghi santi, va ricordata la norma che tali offerte fatte
dai fedeli per un determinato fine non possono essere impiegate che per quel fine48.
47 Cf. Paolo VI, Esortazione apostolica, 24 marzo 1974, Nobis in animo. In questo
contesto va aggiunto che secondo un’antica disposizione pontificia e la prassi ancora vigente,
i Vescovi diocesani, in occasione della visita ad limina presentano anche una relazione sulle
somme da loro raccolte trasmesse per la Terra Santa.
48 Cf. Codice di Diritto Canonico, c. 1267, § 3. In caso di abusi, gli Statuti generali, art.
250, § 1 prevedono una pena precettiva in proporzione della gravità della frode o della colpa.
In passato tali abusi non dovevano essere rari se gli stessi Romani Pontefici più volte sono
intervenuti emanando apposite norme per tutelare le offerte raccolte per la Terra Santa e per
assicurare che esse arrivassero a destinazione. A titolo di esempio può essere ricordato il
Decreto di Paolo V (1618) con cui decretava la proibizione anche al Ministro generale in
carica e a qualunque frate di adoperare le elemosine raccolte per la Terra Santa per qualsiasi
altro uso, anche se pio e urgente, sotto pena di privazione di voce passiva e attiva e degli
uffici. Gregorio XV (1622) aggiungeva per lo stesso delitto la pena di scomunica maggiore
119
2.4. Atti della Custodia verso i Commissari (artt. 9 e 11)
In primo luogo va notato che i Commissari sono componenti della Custodia di
Terra Santa in senso largo49. Questa loro condizione, anche se differente da quella dei
frati impegnati nel servizio in territorio di missione, li mette in particolare relazione
con la Custodia di Terra Santa. Essi sono al servizio della Custodia e hanno in essa
una particolare considerazione e diritti che sono loro propri.
Il Custode, durante il proprio mandato è tenuto a radunare i Commissari secondo
il criterio linguistico o altro criterio. Durante tale congresso devono essere studiate
le questioni di comune interesse. Tra queste dovrebbero prevalere tutte quelle che
riguardano le condizioni e le modalità della reciproca collaborazione. Se fatto con la
dovuta preparazione, l’interesse e il coinvolgimento comune può risultare un mezzo
molto efficace per aggiornamento, coordinamento, programmazione e conseguente
realizzazione dei progetti nuovi da realizzare sia per quanto riguarda le attività dei
Commissari che la stessa missione della Custodia.
Si possono anche scegliere tra gli stessi Commissari promotori e animatori di tali
progetti al fine di fornire gli aiuti necessari a coloro che da soli non sono in grado di
organizzare o rinvigorire le loro attività. Se vengono trattate questioni amministrative, presente l’Economo o il Vice-Economo custodiale, si possono affrontare problemi o difficoltà di natura economica, di trasferimento dei fondi, di comunicazione
sull’utilizzo dei fondi trasmessi.
Potrebbero essere proposte, discusse e concordate anche le forme e le modalità di
riconoscenza da offrire da parte della Custodia tramite i Commissari ai benefattori
particolarmente benemeriti per la missione che l’Ordine svolge in Terra Santa.
In questo senso, in via ordinaria, la Custodia già concede ai Commissari oggetti
religiosi di Terra Santa, da offrirsi ai benefattori, per il valore equivalente al tre per
cento della somma messa da loro a disposizione della Custodia.
Inoltre, la Custodia offre la possibilità di visite periodiche in Terra Santa sia ai
Commissari che agli altri frati addetti al Commissariato. Tali visite potrebbero essere sfruttate o avere forma di aggiornamento e di formazione sulla missione della
Custodia. Le stesse visite potrebbero risultare anche una buona occasione di comunicazioni e verifiche periodiche e dirette tra i Commissari e le varie istituzioni della
Custodia, Custode, Segreteria, Economato e altri.
latæ sententiæ riservata al Romano Pontefice in persona. In seguito tali norme sono state
rinnovate più volte. Cf. Quaresmius F., Historica Theologica et Moralis Terræ Sanctæ
Elucidatio, vol. 1, Venetiis 1880, p. 333. Anche Paolo VI nel 1974, citando e richiamando
gli interventi pontifici sull’argomento scriveva: “noi rinnoviamo ed ampliamo le norme
dei nostri predecessori”. Non è possibile verificare quante volte e se tali pene siano state
applicate, ma non esiste neppure un documento esplicito della loro revoca. Tuttavia, a norma
del Codice di Diritto Canonico, c. 6, § 1, n. 3, sembra che non siano più in vigore.
49 Cf. Statuti particolari, art. 4.
120
Infine, per i Commissari defunti ogni sacerdote della Custodia celebra i suffragi a
seconda degli anni di servizio. Anche questa è una forma di comunione ed espressione di gratitudine per il servizio svolto.
Conclusione
La figura del Commissario si delinea e si comprende a partire da questi fatti: le
ragioni storiche e giuridiche dell’affidamento dei Luoghi santi all’Ordine dei Frati
Minori, da cui scaturisce il dovere dell’Ordine stesso di aiutare economicamente i
confratelli che formano la Custodia di Terra Santa; dalla necessità di organizzare e
guidare i pellegrinaggi dalle diverse nazioni in Terra Santa; dal bisogno di avere amministratori fedeli e coscienziosi delle somme offerte e dei beni mobili ed immobili
dati dai benefattori per i Luoghi santi in particolare e per l’intera missione in Terra
Santa in generale.
I Commissariati sono enti dell’Ordine e i Commissari sono preziosi collaboratori
al servizio della Custodia di Terra Santa. Grazie al loro servizio, la Custodia di Terra
Santa può ancora raggiungere fisicamente i fedeli sparsi in tutto il mondo e trasmettere loro il messaggio dei Luoghi santi, da secoli conservati, serviti e illustrati.
Certamente ogni visita in Terra Santa ha un significato, ma i pellegrinaggi animati
e guidati dai Commissari di Terra Santa possono assicurare un’esperienza di particolare rilevanza spirituale. In questo senso il sostegno a chi vive e lavora in Terra Santa
assume una dimensione che non si riduce al solo aiuto materiale.
Indubbiamente la loro condizione di dipendenza dalle rispettive Province e dalla
Custodia di Terra Santa può comportare anche alcune difficoltà che a volte possono
scoraggiare o diminuire l’entusiasmo nel servizio. A volte succede che la Provincia
stenta a lasciare libero almeno un frate per potersi dedicare a tempo pieno alle numerose attività e responsabilità del Commissario. Altre volte può succedere che la
Custodia non risponde prontamente alle necessità e alle aspettative dei Commissari.
Può accadere anche che i Commissari stessi, prescindendo dalle norme date dall’Ordine e dalla Custodia, trascurino le responsabilità proprie del loro ufficio. Sono
tutti fattori che possono rendere la figura del Commissario, per quanto essenziale e
importante, poco visibile e irrilevante nella realtà.
A volte si ha l’impressione che l’atteggiamento “scettico” delle Province verso le
attività dei Commissari sia dovuto al fatto che esse si rifanno solo alle Costituzioni e
agli Statuti generali. L’atteggiamento della Custodia può essere ritenuto “pretenzioso” nel senso che voglia imporre i propri Statuti ai Commissari che dipendono anche
dalle rispettive Province. I Commissari stessi da diversi anni pensano alla necessità
di un Vademecum del Commissario. Indubbiamente tale mezzo potrebbe comportare
un notevole aiuto per lo svolgimento delle mansioni dei Commissari. Tuttavia, senza
un intervento autorevole del Ministro generale potrebbe anche risultare un terzo do121
cumento, questa volta in mano ai Commissari, ugualmente privo di rilevanza.
Concludendo, penso che si possa affermare che la legislazione attualmente in vigore delinea in termini sufficienti e chiari la figura e l’ufficio dei Commissari. Un
Vademecum potrebbe tuttavia risultare di valido aiuto nell’esercizio dell’ufficio. In
ogni caso la qualità della missione in Terra Santa può aumentare solo grazie a un
comune e rinnovato impegno da parte dell’Ordine, della Custodia e delle Province.
fra Dobromir J. Jasztal ofm
Osservazioni dei partecipanti
Fra Artemio Vítores: Che cosa intende la Custodia con questo vademecum che si
dovrebbe elaborare? Sarà solo un testo giuridico o conterrà anche riferimenti agli
aspetti pratici, come la propaganda e le relazioni personali?
Fra Dobromir Jasztal: Il vademecum deve essere uno strumento per aiutare nelle
attività particolari, e deve basarsi su una base solida. Uno dei problemi dei Commissari è che si trovano tra incudine e martello (tra Custode e Provinciale); prima
si diceva che i Commissari dipendevano, per l’amministrazione, dal Custode e dal
Ministro Generale. Dal 1987 questa disposizione è scomparsa, con l’idea che dovesse passare negli Statuti Particolare della Custodia. Ma questi Statuti Particolari della
Custodia sono ignorati dalla Provincia. Il problema si risolverebbe se il Generale
approvasse questo vademecum, dandogli così valore per tutto l’Ordine.
Custode: Il vademecum avrà una parte generale normativa valida per tutti; e poi si
tratterà di dare anche delle indicazioni pratiche comuni, che saranno concretizzate
secondo le necessità provinciali.
Fra Dobromir: Resta in ogni caso la necessità di un personaggio in loco che attualizzi le normative generali.
Fra Giorgio Vigna: Tenendo conto della natura particolare del Commissario, c’è
la possibilità giuridica di stabilire una similitudine tra il Commissario e altre figure
dell’Ordine? Per altri uffici esiste una Ratio, che contiene aspetti giuridici e anche
aspetti pratici. È possibile emanare una Ratio, che sia vincolante per i diversi organismi interessati, quali ministri, visitatori ecc.?
Fra Dobromir: È possibile. Stiamo lavorando per aggiornare gli Statuti di Terra
Santa. Si discute se sia opportuno aggiornare gli Statuti, se poi resta insoluto il problema menzionato. Una volta c’era in Curia Generale un Commissario Generale di
Terra Santa. Questa figura già c’era. Si potrebbe chiedere al governo generale di
istituire un Commissario Generale e anche di emanare una Ratio.
Fra John Doctor: Una sfida per tutti noi: abbiamo questi statuti che ci danno una
direzione. Ma come possiamo mettere in pratica queste direttive? L’Ordine forse ha
preso troppo alla leggera la missione della Terra Santa. Un’altra sfida è il livello di
122
accountability, ossia la trasparenza finanziaria, altrimenti queste norme non avranno
attuazione.
Custode: La Custodia si sta impegnando per la trasparenza e la collaborazione tra
le diverse istanze dell’Ordine.
Alle ore 10.00, dopo l’intervallo, ascoltiamo la conferenza tenuta da fra
Giuseppe Ferrari, sul tema: “Il compito del Commissario di Terra Santa
all’interno della realtà provinciale”.
123
Il compito del commissario di Terra Santa
all’interno
della realtà provinciale
Una breve introduzione, breve e doverosa: non ero io la persona inizialmente incaricata per questo intervento. L’intervento era stato richiesto a fra Silvestro Casamenti, il quale, purtroppo, è deceduto il giorno 11 settembre, dopo lunga e sofferta malattia, a 64 anni di età, e dopo 6 anni di servizio diretto alla Custodia di Terra Santa.
Entriamo in merito al tema sul quale siamo chiamati a riflettere. La nostra legislazione, ritengo, è molto precisa circa la funzione del commissario provinciale di Terra
Santa (CCGG 122-125; SSGG. 69-73). Nello stesso tempo però, proprio il servizio
di commissario di Terra Santa è uno di quei servizi che, più di qualsiasi altro, nel
processo che, avviatosi dopo l’approvazione delle CCGG, immediatamente dopo il
Vaticano II, vede tutto l’Ordine riflettere sulla sua vocazione-missione, è maggiormente dimenticato. Scarsissima infatti è la letteratura al riguardo.
Significativo è stato il Congresso convocato dal Padre Custode fra Erminio Roncari, ed estremamente importante è la lettera circolare del Padre Custode fra Maurilio Sacchi “A tutti i religiosi che prestano la loro opera nei commissariati di Terra
Santa” del 1979. Questa lettera è rilevante perché procede ad una lettura del compito
del commissario provinciale, partendo dal testo delle CCGG approvate nel capitolo
Generale straordinario del 1976 e che, fondamentalmente, contengono la medesima
formulazione degli articoli che riguardano l’argomento che stiamo trattando, anche
se con una numerazione diversa.
Nell’Ordine dunque nonostante la nostra nuova legislazione, permane, anche se
con modalità assai diversa, tra entità e entità, una visione alquanto particolare del
nostro servizio, visione che colloca la figura del commissario in una prospettiva
quasi collaterale alla vita della provincia stessa e non al centro di essa. Tutto ciò,
a mio avviso, è origine di brutti e pericolosi equivoci, che danneggiano fortemente
l’immagine della Custodia di Terra Santa e nello stesso tempo riducono la ricchezza
propositiva insita nel compito del commissario a beneficio anche della fraternità
provinciale.
Non si tratta in questa sede di cogliere da che parte sta la ragione: non sarebbe
né opportuno né intelligente fare questo. Si tratta di cogliere il problema e di porvi,
insieme, rimedio, per non disperdere energie e per non deturpare il nostro dato vocazionale.
La situazione attuale è certamente frutto di un percorso storico plurisecolare, molto
complesso e variegato (ogni provincia ha al riguardo una sua storia) che ha le sue
grandi ragioni, ma che necessita essere rimesso in discussione proprio in base a
124
quella grande preoccupazione che da anni ha investito la nostra fraternità universale
e della quale è parola autorevolissima il Capitolo Generale Straordinario celebratosi
recentemente ad Assisi: “Rifondare la nostra vocazione partendo da scelte decise
circa il nostro essere fraternità in missione”.
Il commissario di Terra Santa è chiamato a svolgere un compito ben preciso in
nome e per conto di una fraternità provinciale che ha un suo progetto di evangelizzazione alla costruzione del quale lui stesso ha contribuito. Questa non è utopia: ritengo sia l’unico modo per riprendere con forza il nostro servizio di commissari e ridare
vigore alla nostra attività. Quando un commissario lavora ai margini della provincia
la sua missione è fallita: primario nel suo lavoro è l’animazione della fraternità provinciale, il coinvolgimento dei fratelli e a loro compromissione nelle sue iniziative.
La configurazione storica del commissariato come si è costruito nel tempo e che,
purtroppo, permane in molte entità, nonostante la legislazione attuale dell’Ordine,
non è più consona al sentire della fraternità provinciali, alla sensibilità dei nostri
fratelli, soprattutto quelli delle ultime generazioni.
Mi permetto di offrire alcuni spunti per la riflessione, quale contributo per la discussione, affinché possa essere migliorato il nostro servizio e possa aumentare la
rilevanza della Custodia presso le nostre fraternità provinciali.
• Avverto la necessità del recupero di un dialogo e di un confronto profondo
ed onesto tra Custode e ministri provinciali, al riguardo di ciò ma non solo
di questo. La realtà attuale che vivono quasi tutte le entità dell’Ordine,
compresa la Custodia di Terra Santa, richiedono la capacità di costruire
incontri dove emerga e si faccia strada l’accoglienza reciproca, dove
si costruiscano rapporti fondati sul rendersi conto l’uno delle ragioni
dell’altro.
• La Custodia di Terra Santa, con quanto significa per il ostro dato
vocazionale, va inserita nella progettazione della pastorale vocazionale di
una provincia. La pastorale vocazionale ne sarebbe arricchita, ma sarebbe
soprattutto maggiormente aderente alla nostra spiritualità, evitando quanto
molto speso succede, quello, cioè di fare proposte ai giovani povere
e di scarso spessore, con le conseguenze che, non di rado, un po’ tutti
sperimentiamo.
• Partecipare ai confratelli il nostro lavoro. Non è sufficiente la relazione al
capitolo. Ci sono mille modi per operare in tal senso, sono i modi che ci
offre la vita quotidiana che, se interpretati da buon senso, sono l’occasione
per far passare i nostri sogni, quello che mettiamo in atto per realizzarli ed
esprimere anche il nostro bisogno degli altri per riuscire ad andare in poco
più in là.
125
• La correttezza nella gestione economica. Correttezza secondo la nostra
forma di vita e secondo la legislazione che ordina la nostra attività. Il
servizio particolare che svolgiamo, non comporta una interpretazione
dell’uso del denaro, o di quanto abbiamo a disposizione, mi riferisco ai
mezzi, che non sia del tutto conforme a quanto vuole la nostra forma di
vita.
• Porsi in ascolto delle voci che arrivano dai diversi ambiti di evangelizzazione
nei quali opera la provincia. Abbiamo bisogno di aprire le finestre dei
nostri commissariati, affinché entri aria nuova; abbiamo bisogno di
“svecchiare” la nostra attività, di sentire e captare le diverse sensibilità che
convivono intorno a noi, e chiedere la luce dello Spirito per individuare
risposte e proposte efficaci: la Terra Santa al riguardo offre possibilità
uniche e bellissime che soltanto in minima parte sono da noi conosciute e
sfruttate.
• Chiarire continuamente a noi stessi, e con profonda onestà, le ragioni
del nostro lavoro, le ragioni più profonde e nascoste, ben consapevoli
che non possono essere soltanto le ragioni del sostegno economico alle
attività della Terra Santa che ci vengono richieste, ma, come può a volte
succedere, ragioni di maggior libertà di azione nei confronti del Ministro
o del guardiano di turno.
Quanto ho cercato di trasmettervi è piccola cosa, è la mia esperienza, quella che
mi sono trovato a vivere negli anni appena trascorsi. Mi rendo ben conto che ciò che
passa nella nostra vita è vissuto da ciascuno di noi in base alla proprio sensibilità
e che, nella formazione di essa, contribuisce in modo rilevante, l’esperienza fatta
lungo il percorso della formazione iniziale. Ed in tal senso grande influenza, nella
mia vita, ha avuto il tempo qui vissuto negli anni del post noviziato. Sono anche
convinto che le difficoltà che incontriamo nello sviluppo del nostro lavoro nei confronti dei nostri confratelli o del Ministro Provinciale molto spesso non sono a loro
riconducibili ma nascono da una nostra incapacità di trasmettere, di comunicare e di
interpretare il nostro servizio.
Torna allora, il problema posto all’inizio: la legislazione dell’Ordine riguardante
i commissari di Terra Santa è mutata da decenni, cancellando una serie di privilegi,
frutto del percorso storico, non è invece mutata, in molte entità, il modo di interpretare questo servizio: a questo punto credo che dobbiamo essere proprio noi a verificarci seriamente ed onestamente.
Il Commissario di Terra Santa presso un’entità ha una rilevanza essenziale: pone
in evidenza l’amore per l’umanità di Cristo e rivela con il suo operare uno dei pilastri chiave di Francesco d’Assisi e quindi la nostra spiritualità, del nostro modo di
intendere il Vangelo.
126
Questo, ritengo, è il fondamento della nostra vita e della nostra attività in Provincia, fondamento sul quale impostare il nostro lavoro: “qui Gesù è nato”, “qui Gesù
ha benedetto il pane e il vino”; “qui Gesù è stato deposto dopo la sua morte e questo
luogo è stato da Lui abbandonato vivente di vita nuova”.
È per questo motivo che vogliamo aiutare e stare al fianco dei nostri fratelli che
in questi luoghi vivono e in questi luoghi offrono la loro vita e la loro storia umile
e nascosta, affinché questi luoghi continuino ad essere Parola redentrice per ogni
uomo che li incontra.
È anche compito nostro lasciarci interpellare dal documento finale del nostro ultimo recente Capitolo Generale; anche noi abbiamo bisogno di ripensare la nostra vita
di fede e conseguentemente, il nostro vissuto. Penso che questo lavoro su noi stessi
sia imprescindibile per una corretta interpretazione del nostro servizio, che, credo,
deve essere prima di tutto rivolto alla mia fraternità provinciale che è espressione di
una comunità ben precisa e con le sue peculiarità.
fra Giuseppe Ferrari ofm
Osservazioni dei partecipanti
Fra Pasquale Ghezzi: Nello svolgimento dell’ufficio di Commissario molto dipende dalle persone concrete e dalle relazioni che si stabiliscono tra i frati in Provincia.
Nella mia Provincia le cose sono molto migliorate dopo che abbiamo organizzato
due pellegrinaggi in Terra Santa. Abbiamo unificato l’ufficio di Commissario e quello di responsabile della missio ad gentes. Ma io devo operare da solo, senza avere
alcun collaboratore. E se chiedo di far frequentare a un frate il corso da guida, questo
mi viene rifiutato. Grazie a fra Giuseppe, perché ci ha fatto sentire le sofferenze che
ci sono dall’altra parte.
Custode: I provinciali non sono “dall’altra parte”. Stiamo tutti dalla stessa parte.
Fra Werner Mertens, Germania: La provincia deve aiutare la Custodia con il personale, oltre che con le finanze.
Fra Pierre Brunette, Canada: Rispondo alle stimolazioni di fra Giuseppe. Nella
mia provincia c’è stata sempre una buona relazione tra Commissari e la Provincia.
Si tratta di creare nuove situazioni. Questo avviene sviluppando la priorità della
fraternità. Bisogna instaurare un dialogo permanente tra i Commissari e la fraternità
provinciale. In Canada purtroppo ci stiamo ritirando da tutti i nostri tradizionali territori di missione. Ci chiediamo come potremo rimanere fedeli alla nostra vocazione
missionaria.
Fra John Doctor: Nelle nostre province la Terra Santa non è più “nello schermo del radar”. Non sentiamo la sua presenza come missione dell’Ordine. Siamo
diventati troppo chiusi nella provincia. Non abbiamo più il senso della fraternità
127
universale. Dobbiamo ravvivare nei frati la convinzione che siamo parte di un Ordine. Dobbiamo pensare oltre i confini della provincia. In passato avevamo frati che
hanno lavorato in Custodia: oggi invece non abbiamo più nessuno! Siamo chiamati a
cambiare. Dobbiamo imparare a lavorare insieme, nella convinzione che la Custodia
è una missione di tutto l’Ordine.
Fra Godfried Egger, Svizzera: Sono stato provinciale in Svizzera e anche Commissario. Nella mia piccola provincia, ora custodia, c’è sempre stata attenzione verso
la Terra Santa. I nostri Commissari ci portavano da giovani in Terra Santa, per faci
conoscere questa realtà.
È quindi la volta (sono le ore 10.45) di fra Romano Almagno, commissario di Terra
Santa a Washington, che spiega “Le Relazione del Commissario con l’Episcopato e
con la Chiesa universale”.
128
Le relazioni del Commissario
con l’episcopato e con la chiesa universale
Introduzione
Questo mio intervento si apre e prende forma da due asserzioni e un invito alla
prudenza: questi presupposti ne costituiscono il trampolino di lancio.
• Prima asserzione. Le parole del Custode nell’intervista concessa il 26 maggio
2006 a Giampiero Sandionigi. Alla domanda: “I Commissari di Terra Santa
sono dislocati in molti paesi del mondo. Cosa significa, secondo lei, che vi
sono angoli da smussare?”, il Custode risponde: “I Commissari sono legati
a un modello classico, tradizionale di divulgare informazioni riguardanti la
Terra Santa. A novembre si terrà la loro prima conferenza internazionale.
Per la prima volta si incontreranno tutti assieme. Fino ad ora, si sono tenute
riunioni in base ai gruppi linguistici. Ritengo che un Commissario italiano
sia interessato a sapere ciò che gli americani stanno facendo. Possiamo
discutere le modalità in base alle quali opera il Commissario giapponese o le
modalità con le quali i frati di Hong Kong parlano della Terra Santa, in Cina.
Inoltre, noi dobbiamo valutare le circostanze, contarci e vedere chi siamo e
dove siamo; comparare la valutazione della situazione per come la vediamo
dalla Custodia con quella fornita dai Commissari. Sinora, si è registrato un
deficit a livello comunicativo. Se si vuole che i Commissari ci rappresentino
nel mondo, devono essere strettamente legati a noi. Inoltre, noi stiamo
cercando di studiare nuove strategie di comunicazione perché il mondo sta
mutando e il ruolo del Commissario non si limita alla raccolta di risorse ma
prevede anche la divulgazione di informazioni sulla Terra Santa. Se la gente
non sa cosa stia avvenendo in Terra Santa, non può offrire un’assistenza
concreta”.
• Seconda asserzione. Le parole rivolte al sottoscritto dal Custode quando gli
chiesi consiglio riguardo alla formulazione del mio intervento. Il Custode
rispose: “Dica la verità”. Quindi, iniziando ad esporre, con cognizione di
causa, le materie che vi sottoporrò, sulla scia di San Girolamo che una volta
scrisse: Sciens et prudens, manum misi in ignem - immergo la mia mano nel
fuoco.
• Un invito alla prudenza. Nel comunicarmi l’argomento assegnatomi, da
Gerusalemme mi hanno indicato due titoli. Uno era restrittivo: Relazione
Commissari-Vescovi all’interno della Diocesi; l’altro era di più ampio
respiro: Relazioni del Commissario con l’episcopato e la Chiesa Universale.
129
Questo secondo titolo riflette meglio ciò che intendo sottoporre alla vostra
attenzione, e pertanto ho deciso che questo sia il titolo e l’argomento del
mio intervento. Ma si badi bene che le mie affermazioni sono il frutto
dell’esperienza di un singolo uomo, che agisce in un luogo specifico, e sono
quindi esposte senza alcun proposito di ipotizzare le modalità in base alle
quali voi dovreste o potreste agire esattamente e precisamente così come io
opero a Washington. Piuttosto offro le mie riflessioni nella e con la speranza
che “ci sia qualche verità che valga la pena di esporre; oppure, se così non
fosse, la pagliuzza almeno per afferrare le scintille sprizzanti dal fuoco di un
altro uomo”. [Ronald A. Knox, Enthusiasm, 1950, pag. VI]
Consiglio
Ricordo perfettamente - non molto tempo dopo la mia nomina nel 2004 a Commissario di Terra Santa a Washington - le prime parole/consigli offerti al sottoscritto
circa le relazioni da intrattenere con i Vescovi in materia finanziaria. In sostanza,
parecchi frati, e di sicuro non il Custode, mi dissero tre cose contenute in un’unica
frase: di stare attento, nel relazionarmi con i Vescovi, a non dire loro tutto, perché la
colletta del Venerdì santo appartiene alla Custodia.
E ricordo la mia iniziale e costante reazione mentre riflettevo questo loro consiglio.
Più o meno nella mia mente ragionavo in questi termini:
• Il consiglio era la conseguenza di ciò che il Cardinale Von Balthasar
definiva “il complesso anti-Romano”? [Hans Urs von Balthasar, Der
Antiromische Affekt, 1987]
• Il consiglio era basato sulla loro idea della peculiarità della colletta del
Venerdì santo? E ancora, abbiamo dinanzi a noi le parole cristalline di
Paolo VI: “Non senza un disegno provvidenziale, le vicende storiche
del secolo XIII portarono in Terra Santa l’Ordine dei Frati Minori. I Figli
di San Francesco sono, da allora, rimasti nella terra di Gesù - per una
serie d’anni ininterrotta - per servire la Chiesa locale e per custodire,
restaurare, proteggere i Luoghi santi cristiani; la loro fedeltà al desiderio
del Fondatore ed al mandato della Santa Sede è stata spesso suggellata
da atti di straordinaria virtù e generosità. I Frati Minori si rivolsero
direttamente ai grandi e agli umili per raccogliere elemosine, ed i religiosi
destinati ad assolvere quest’opera ebbero il titolo ufficiale di “Procuratori”
o “Commissari di Terra Santa”. Tuttavia, con il trascorrere del tempo e il
dilatarsi delle necessità, la loro opera si rivelò insufficiente. Per questo
i Sommi Pontefici intervennero più volte, con paterna sollecitudine,
ordinando la collecta pro locis Sanctis, indicando le finalità, i tempi ed
130
i modi perché le offerte pervenissero a destinazione per il tramite degli
Ordinari …I fedeli siano avvertiti… che detta colletta sarà devoluta per
il mantenimento non solo dei Luoghi santi, ma prima di tutto delle opere
pastorali, assistenziali, educative e sociali che la Chiesa sostiene in Terra
Santa a beneficio dei loro fratelli cristiani e delle popolazioni locali”
[Paolo VI, Nobis in Animo, Esortazione apostolica all’episcopato, al clero
ed ai fedeli di tutto il mondo sulle accresciute necessità della Chiesa in
Terra Santa, 1974].
• Il consiglio era basato sulla loro concezione di esenzione religiosa? [Priamo
Etzi ofm, “L’attuale fisionomia canonica degli istituti di vita consacrata”
in Antonianum LXXI, 2006, pagg. 257-283. Si veda pure: Benedetto XVI,
Motu proprio del 9 novembre 2005. Cfr. “Le Basiliche di Assisi” in Il
Regno 3/2006, pagg. 85-87]
• Il consiglio era basato sulla loro idea di Regola? [Giorgio Racca, La Regola
dei Frati Minori, 1986, pagg. 42-43] “Promettere obbedienza e riverenza
al… Papa e alla Chiesa Romana significa per Francesco, uomo di azione e
di concretezza, mettere a servizio della Chiesa se stesso e la sua istituzione,
sentire con la Chiesa, volere con la Chiesa, lavorare con la Chiesa e per
la Chiesa… L’obbedienza e la riverenza giurate da San Francesco al Papa
e alla Chiesa e da lui sempre mantenute con lealtà, passarono in eredità
come la cosa più cara, accanto all’amore fraterno e alla povertà, alla sua
famiglia”.
• Il consiglio era basato sulla loro ecclesiologia? [Henri de Lubac, S.J., Les
Églises Particulieres dans l’Eglise Universelle, 1971]
• Il consiglio era dovuto a timore? Era dovuto all’affermazione spesse volte
udita e frequentemente ripetuta secondo la quale “ora non è il momento”
[Card. Michele Pellegrino, “Questa Chiesa tra paura e profezia” in Adista,
17 giugno 2006, pagg. 6-9 e nella fattispecie “Si dice: i tempi non sono
maturi! Per me è una massima estremamente equivoca. I tempi sono gli
uomini che li fanno maturare”, pag. 7]
• E, in modo particolare, il consiglio era basato sulla loro lettura ed
interpretazione della relazione - spesso tesa! - della Custodia con la
gerarchia e persino con la Santa Sede stessa? [Giuseppe Buffon ofm,
Les franciscains en Terre Sainte 1869-1889: Religion et Politique. Une
Recherche Institutionnelle, 2005; Andrea Giovannelli, La Santa Sede e la
Palestina - La Custodia di Terra Santa tra la fine dell’Impero Ottomano e
la Guerra dei Sei Giorni, 2000; Paolo Pieraccini, Cattolici di Terra Santa
1333-2000, 2003]
131
Tutto questo, almeno per me, costituisce una parte degli aspetti che erano presenti - o assenti - quando mi venne dato il consiglio di stare attento nel trattare con i
Vescovi, di non dir loro nulla, perché la colletta del Venerdì santo appartiene alla
Custodia.
Lo stato attuale
Ma ricordo anche che, quando venni assegnato a Washington, portai con me i consigli di parecchi Vescovi statunitensi, il retroterra dello scandalo degli abusi sessuali
e la ferma convinzione che lo scandalo successivo e la crisi seguente che si sarebbero
profilati all’orizzonte della Chiesa negli Stati Uniti sarebbero stati imputati alla responsabilità finanziaria.
Sebbene la Custodia presenti una relazione annuale alla Santa Sede [Congregatio
pro Ecclesiis Orientalibus], sono trascorsi 54 anni da quando i Vescovi degli Stati
Uniti ricevettero una relazione finanziaria sulla colletta del Venerdì santo dal Commissariato con sede a Washington.
Ora, poiché nel corso della mia trentennale docenza all’Università di Pittsburgh,
sono stato impegnato anche nel ministero della predicazione - nella fattispecie la Parish Lenten Mission e i Clergy Retreats (ritiri per il clero, n.d.T.) - e poiché durante
la mia permanenza a Roma ho lavorato con il Cardinale Wright alla Congregazione
per il Clero, ho avuto modo di conoscere non pochi Vescovi statunitensi. E molti di
loro, non solo si sono lamentati dell’assenza di una relazione della responsabilità
finanziaria da parte di Washington, ma hanno anche affermato che, a causa della
mancanza di una responsabilità finanziaria, era loro abitudine inviare la colletta del
Venerdì santo direttamente alla Santa Sede o al Nunzio.
Poi lo scandalo degli abusi sessuali - che molti in Europa e altrove - hanno visto
e tuttora vedono come un problema degli USA esagerato - ha portato a drastiche
conseguenze morali e finanziarie, sia nelle singole diocesi sia negli ordini religiosi,
compreso il nostro [Francis J. Maniscalco, “Dopo la crisi, dentro la crisi: il caso
americano” in Il Regno, 12/2006, pagg. 421-426; si veda pure Emilio Carnevali,
“Preti pedofili in Italia: la gerarchia minimizza ma il problema esiste. I dati degli
ultimi anni” in Adista, 13 maggio 2006, pagg. 11-14]
Nel 2004, il mio provinciale - fra Robert Campagna - disse ai capitolari “Alla
nostra provincia non è stata risparmiata né la crisi né lo scandalo. E questo è il
momento e il luogo per mettere tutte le carte sul tavolo. Non c’è la benché minima
discussione all’interno della Chiesa, dell’Ordine e della provincia intorno la portata
dello scandalo attuale. … La crisi e gli scandali attuali sono solo il risultato di un
allentamento nella disciplina? Oppure è il segno di una profonda crisi nell’anima
della Chiesa, dell’Ordine?
132
“Il problema del malcostume sessuale non è una fonte di preoccupazione recente.
Ma lo scandalo sorto attorno al problema ha raggiunto proporzioni epidemiche (sia a
livello nazionale che internazionale) negli ultimi due anni. Ci ha tormentati. In molti
modi stiamo soffrendo per via dell’inazione che ha caratterizzato il passato. Cardinali, Vescovi e provinciali erano, in maniera grave, male informati circa la natura della
patologia che induce uomini ad abusare sessualmente di minori. Purtroppo, alcune
delle nostre guide non hanno compreso il rischio costituito da questi uomini e hanno
permesso che continuassero il loro ministero. Questo non è l’approccio odierno, ma
non possiamo riparare gli errori del passato.
“Alcuni di noi trattano la crisi e lo scandalo nel loro complesso in modo empirico
e attribuiscono la colpa ad individui, a frati e frati-sacerdoti licenziosi, a Vescovi e
provinciali codardi o eccessivamente indulgenti, a psichiatri ottimisti, a tribunali
senza cuore, e a burocrati della curia e avvocati avidi”.
“Altri avvertono lo scandalo come un sintomo di una malattia ben radicata all’interno della Chiesa stessa. L’acuto fra Richard J. Neuhaus pone la questione in questi
termini: “La copertina della relazione di 150 pagine del National Review Board [un
comitato nazionale di cui si specifica più sotto la natura, n.d.T.] reca il titolo seguente: Una relazione sulla crisi nella Chiesa Cattolica Statunitense (A Report on the
Crisis in the Catholic Church in the United States), non “la crisi degli abusi sessuali”
nella Chiesa Cattolica. Molto prima che si registrasse una crisi degli abusi sessuali, è
avvenuta una crisi spirituale, una crisi morale, una crisi dottrinale e una crisi dovuta
al malgoverno nella Chiesa Cattolica negli Stati Uniti.
“Il primo venerdì di Quaresima, sono state rese pubbliche due relazioni autorevoli
sulla crisi e lo scandalo. La prima è un’indagine statistica di ampio respiro commissionata dalla Conferenza Episcopale e condotta dal College of Criminal Justice alla
Joh Jay University di New York dal secco titolo: The Nature and Scope of the Problem of the Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United
States (“La natura e la portata del problema dell’abuso sessuale di minori da parte
di preti e diaconi cattolici negli Stati Uniti”). La seconda, intitolata A report on the
Crisis in the Catholic Church (“Una relazione sulla crisi nella Chiesa Cattolica”), è
il prodotto del lavoro del National Review Board for the Protection of Children and
Young People (comitato nazionale per la protezione dei minori, n.d.T.), un organo
indipendente costituito dai Vescovi durante il loro incontro a Dallas.
Ecco di seguito riportati alcuni dati tratti dalle relazioni:
• Sono 10˙667 i minori che sostengono di essere vittime di abusi da parte di
• 4˙392 dei quasi 110˙000 sacerdoti che servivano nelle diocesi USA e negli
ordini religiosi del periodo 1950-2002 (tale cifra comprende 41 diaconi
permanenti)
• il 4,3% dei preti diocesani è stato accusato di abusi sessuali
133
• il 2,5% dei sacerdoti appartenenti ad ordini religiosi è stato accusato di abusi
sessuali
• l’81% delle vittime è costituito da maschi
• il 78% delle vittime aveva un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni
• il 9% delle denunce di abusi sessuali riguardava casi risalenti agli anni
Cinquanta
• l’ 84% delle denunce di abusi sessuali riguarda casi risalenti agli anni
Sessanta, Settanta e Ottanta
• il 6% di abusi è avvenuto negli anni 1990-2000
“E i risarcimenti? Enormi. Almeno 572 miliardi di dollari. E da quando sono state
redatte le relazioni, si è aggiunto dell’altro”.
“Mi piacerebbe dirvi” - ha aggiunto il provinciale - “che tutto ciò ce lo siamo lasciati alle spalle oramai, che la faccenda è conclusa, stop. Ma, ahimè, esistono prove
evidenti che il prossimo scandalo e la prossima crisi emergeranno nell’area finanziaria…” [Robert Campagna ofm, “Report to the Chapter Members of the Province of
the Immaculate Conception of the BVM in the USA”, Acta of the 2004 Provincial
Chapter, pagg. 16-19]
Già e non ancora
La conseguenza nefasta dello scandalo degli abusi sessuali è stata ed è la perdita di
fiducia nella gerarchia della Chiesa, sia del clero che degli ordini religiosi. I laici si
sono chiesti: Se ha gestito male la crisi derivante dagli abusi sessuali, come gestisce
e dà conto delle finanze? I parrocchiani hanno iniziato a farsi domande e a chiedere
trasparenza. Quasi tutte le donazioni a livello parrocchiale, diocesano e nazionale - ad eccezione della colletta del Venerdì santo devoluta alla Terra Santa - sono
diminuite. Il governo degli Stati Uniti stesso è divenuto più vigile nel sorvegliare
lo status di esenzione dalle tasse di cui gode la Chiesa. Allo scandalo degli abusi
sessuali consegue quindi anche una forte richiesta di trasparenza nell’informazione
finanziaria e organizzativa.
Saggi prelati, come il Cardinale cappuccino Sean O’Malley, arciVescovo di Boston - la diocesi più colpita dallo scandalo degli abusi sessuali e il cui arciVescovo, il
cardinale Law, è stato costretto a rassegnare le dimissioni - percepisce chiaramente
che un’informazione finanziaria e organizzativa trasparente è “un importante passo in avanti nel processo di guarigione della Chiesa… un ricostituire la fiducia dei
fedeli, una fiducia che è stata scossa dalla crisi degli abusi sessuali…” [Cardinale
O’Malley, “The Financial State of the Boston Archdiocese” in Origins, 11 maggio
2006, pagg. 775-778]
134
Decisioni
Avvocati ed esperti di contabilità.
Così, subito dopo il mio arrivo nel 2004 a Washington ho preso una serie di decisioni, sempre consultandomi con il locale Discretorio ed ottenendo la successiva
approvazione del Custode e del suo Discretorio, ed ho messo in moto le seguenti
procedure:
• Impiego di servizi prestati da professionisti: avvocati ed esperti di contabilità.
La motivazione? Nessun frate a Washington aveva l’abilità e le conoscenze
ora richieste per gestire correttamente, con professionalità e trasparenza, i
soldi annuali derivanti dalla colletta del Venerdì santo.
• Lo studio legale ci ha ricordato che, in conseguenza dello scandalo degli
abusi sessuali e dopo l’11 settembre, noi dovremmo aspettarci di essere sotto
stretta ed attenta sorveglianza da parte del governo statunitense, soprattutto
per quanto concerne il denaro raccolto negli Stati Uniti ed inviato in Medio
Oriente. A chi è indirizzato quel denaro? Per quali scopi? E mi hanno avvisato
che ogni cosa deve essere documentata, che le copie delle fatture dovevano
essere archiviate a Washington, che coloro che presiedevano la colletta del
Venerdì santo, il Custode, ed io come Commissario di Washington, non solo
erano tenuti legalmente a rispettare le disposizioni statunitensi ma che il
mancato rispetto delle stesse può comportare l’interdizione del Commissariato
dalla gestione dei fondi devoluti alla Terra Santa. Mi hanno avvisato che, in
vista di una sempre eventuale causa intentata per abusi sessuali, era vitale
che il denaro a Washington, che apparteneva alla Custodia, fosse separato in
maniera chiara dal punto di vista legale, dal denaro localizzato a Washington
e che la Custodia gestiva in nome della Santa Sede. Ed infine mi hanno
spiegato i requisiti legali cui deve soddisfare un Board of Trustees (un
consiglio di amministratori fiduciari, n.d.T.), composto prevalentemente da
membri non appartenenti alla Custodia e in particolare da rappresentanti
della gerarchia statunitense, che dovrebbe sorvegliare, garantire ed approvare
legalmente la nostra gestione della colletta del Venerdì santo.
• Tutto ciò ha comportato la richiesta di servizi prestati da esperti di contabilità
che ho trovato nello studio di Griesmeyer and Associates, uno studio a
cui fa ricorso la mia provincia, i gesuiti statunitensi e non poche diocesi.
È uno studio che tratta esclusivamente con organizzazioni religiose. Non
solo Griesmeyer and Associates hanno rivisto tutti gli accordi bancari e i
conti correnti, ma hanno anche fornito la tecnologia per mezzo della quale
il Custode e l’Economato potrebbero, in qualunque momento, inserire
elettronicamente le informazioni più aggiornate in materia finanziaria.
135
• Con gli avvocati e gli esperti di contabilità stiamo preparando - per la prima
volta dopo 54 anni - una relazione finanziaria della colletta del Venerdì
santo. Con una lettera di presentazione da parte del Custode piuttosto che
del Commissario e con le dovute spiegazioni da parte del Board of Trustees
e degli esperti di contabilità, qualsiasi Vescovo e pastore negli Stati Uniti
(e, come previsto dalla legge, qualsiasi persona interessata) riceveranno una
copia della nostra relazione finanziaria.
• Infine, subito dopo il mio arrivo nel 2004, ho preso parte ed ho iniziato ad
assumere un ruolo attivo nelle riunioni del USCCB, National Collections
Commitee of the United States Catholic Bishops Conference (il comitato
nazionale della conferenza episcopale cattolica statunitense per le collette,
n.d.T.) del quale sono membro, in qualità di rappresentante del Custode di
Terra Santa.
Conclusione
Queste sono le mie riflessioni e il mio contributo circa le relazioni del Commissario
con l’episcopato e la Chiesa universale. Esse sono, come già detto, offerte semplicemente nella e con la speranza che “ci sia qualche verità che valga la pena di esporre;
oppure, se così non fosse, della pagliuzza almeno per afferrare le scintille sprizzanti
dal fuoco di un altro uomo”. [Ronald A. Knox, Enthusiasm, 1950, pag. VI]
Esse sono offerte, come ha affermato Giorgio Racca, semplicemente nella e
con la convinzione che “Promettere obbedienza e riverenza al Papa e alla Chiesa
Romana significa per Francesco, uomo di azione e di concretezza, mettere a servizio
della Chiesa se stesso e la sua istituzione, sentire con la Chiesa, volere con la Chiesa,
lavorare con la Chiesa e per la Chiesa. L’obbedienza e la riverenza giurate da San
Francesco al Papa e alla Chiesa e da lui sempre mantenute con lealtà, passarono in
eredita come la cosa più cara accanto all’amore fraterno e alla povertà, alla sua famiglia” [Giorgio Racca. La Regola dei Frati Minori, 1986, pagg. 42-43].
Ed esse sono offerte, semplicemente ed onestamente, con il fermo convincimento
che la migliore descrizione e/o definizione del ruolo di Commissario francescano
la si ritrova in Origene. Per me, e ciò è quanto io ho cercato di illustrare in questo
intervento, il Commissario francescano è “uomo di Chiesa, che vive nella fede di
Cristo ed è posto in mezzo alla Chiesa” [Gios., h. 9,8 pag. 353. Lev., h, 1,1 pag. 281.
Is. h. 7,3 pag. 283].
Fra Romano Almagno ofm
Commissario di Washington
Traduzione Alberto Milan.
136
Osservazioni dei partecipanti
Fra Artemio Vítores: È importante qualche chiarimento. Il rappresentante della
Chiesa orientale ieri ha fatto le sue riflessioni sul rapporto con la Chiesa universale.
Nella relazione di fra Romano manca forse il riferimento al singolo Vescovo. Come
un Commissario deve trattare il suo Vescovo?
Fra Romano: I Vescovi vogliono sapere come sono usati i soldi della colletta del
Venerdì santo. Le diocesi degli USA danno 13 milioni di dollari! Noi dobbiamo
offrire ai Vescovi tutte le informazioni e i resoconti economici. Dobbiamo dire con
esattezza quanti soldi sono stati raccolti, quanti soldi sono stati mandati alla Custodia (96%) e quanti ritenuti (4%). Ogni persona che fa un’offerta ha diritto di sapere
come sono usati i suoi soldi. Noi dichiariamo tutte le offerte e rispondiamo alle informazioni. Diciamo con precisione come sono usati i soldi, specificando le singole
opere e gli investimenti realizzati.
Fra Michael O’Kane, Inghilterra: I Vescovi in Gran Bretagna chiedono informazioni. Ma c’è il problema che anche le autorità dello Stato chiedono informazione.
Abbiamo dei soldi depositati in Vaticano e non possiamo muoverli. Ora il governo
inglese ci dice che per poter trasferire i soldi dobbiamo esibire una contabilità genuina. Il governo non permette di trasferire 800.000 sterline se non vengono esibite
ricevute valide.
Custode: Le legislazioni sono diverse da paese a paese. Nel prossimo Capitolo
custodiale cercheremo di risolvere i problemi tecnici e giuridici. Stiamo tentando di
adeguarci e di risolvere questo problema, di cui siamo consapevoli.
Fra Artemio dà istruzioni per i gruppi di studio del pomeriggio:
Il gruppo italiano, quello croato e quello tedesco riflettono sulla relazione
di fra Giuseppe Ferrari.
I gruppi inglese e spagnolo rifletteranno sulla relazione di fra Almagno. Si
suggerisce di presentare proposte concrete.
12.30: Pranzo a Casa Nova
Nel pomeriggio, dopo i gruppi di studio, ci si ritrova in sala per la sessione
plenaria.
Fra John Doctor modera la seduta, iniziando con la preghiera, tratta dal
profeta Isaia. Passiamo poi ad ascoltare le proposte fatte dai gruppi. Iniziamo
con le proposte concernenti la relazione di fra Romano. Metodo di lavoro:
ogni gruppo comunichi le sue proposte, quindi apriremo il dibattito e gli
approfondimenti / chiarimenti.
137
Relazione del gruppo inglese
Fra Joel Sulse, filippino del gruppo inglese: Abbiamo riflettuto sulla relazione con
i Vescovi e abbiamo sperimentato che c’è poca comunicazione da parte della Custodia. In riferimento alla Custodia evidenziamo i seguenti problemi:
• Abbiamo sperimentato una inadeguata/insufficiente comunicazione da
parte Custodia.
• C’è una mancanza di materiale promozionale buono e moderno in lingua
inglese.
• L’ufficio dell’economato della Custodia o non risponde alle nostre lettere
o le sue risposte sono inadeguate ed evasive. Per esempio noi non abbiamo
ricevuto un concreto rendiconto del denaro mandato a Gerusalemme.
• Lamentiamo la mancanza di concreti programmi per i pellegrini a livello
di Commissariato.
1. Perciò noi proponiamo che la Custodia di Terra Santa sviluppi e risponda a
quanto segue:
• Un sistema finanziario funzionante, che possa rispondere alle nostre
esigenze giuridiche locali.
• Un rapporto finanziario chiaro della Custodia ai Commissariati, per i
Vescovi e le comunità che fanno le collette.
• Un concreto progetto di mass media (media project) per la produzione di
materiale scritto o di audiovisivi.
• Un progetto di formazione per frati che vogliono essere assegnati alla
Terra Santa.
• Un programma concreto di promozione dei pellegrinaggi, a livello di
Commissariati.
2. Chiediamo che il Custode, il Ministro Generale e la Congregazione per le Chiese orientali collaborino nello sviluppo di materiale promozionale sulla colletta Pontificia per i progetti di aiuto alla Terra Santa.
3. Chiediamo che i Commissari neo eletti siano riuniti per essere formati al loro
nuovo servizio, e istruiti sulle loro responsabilità e vengano informati sui progetti
della Custodia e della Congregazione per le Chiese orientali.
Relazione del gruppo spagnolo
Hanno partecipato a questa sessione frati di 13 nazioni. La comunicazione con i
Vescovi è buona, ma forse non è ancora sufficiente. Ci sono problemi di relazione e
comunicazione con il Nunzio in Messico e in Ecuador. Il Nunzio in Messico invia
138
la lettera di promozione della colletta pro Terra Sancta alle Diocesi perché inviino la
colletta a lui e non al Commissario.
Nei paesi in cui c’è più povertà, qualche Vescovo non manda la colletta al Commissario, perché la usa per le necessità della diocesi. Ci sono Vescovi che ignorano
la vita e il lavoro che si svolge in Terra Santa, ed altri che ritardano nel consegnare
la colletta al Commissario.
Proposte:
Rivolgersi alla Conferenze Episcopali, per coscientizzarle del fatto che esse sono
responsabili della giornata pro Terra Sancta.
Comunicare in maniera personale con Vescovi e parroci, visitandoli nella misura
del possibile
Relazionarsi con ogni entità della diocesi: amministratore diocesano, parrocchie,
movimenti confraternite ecc. Avvicinare la Custodia alle diocesi, attraverso la propaganda.
La Custodia di Terra Santa si deve interessare a motivare i Nunzi a lavorare insieme ai Commissari.
Il Commissariato deve dare la relazione dettagliata di quello che si è ricevuto a
parrocchie e diocesi. Sarebbe forse conveniente cambiare il giorno della Colletta? Il
Venerdì santo poca gente va in Chiesa. Non sarebbe meglio scegliere un giorno di
festa?
Fra John Doctor: Ascoltiamo le eventuali domande concernenti la relazione di fra
Romano.
Custode: Alcune proposte sono già in programma da parte della Custodia. Ad
esempio ci sarà il resoconto economico ai Vescovi, come deciso in USA. Inoltre ci
stiamo aggiornando, assumendo nuovo personale specializzato. Stiamo lavorando
anche nel campo dei mass media. Abbiamo preparato un DVD che illustra la Terra
Santa, in dieci lingue diverse.
Approvo anche il corso di formazione per i nuovi Commissari. Per quanto riguarda
il problema dei pellegrinaggi: bisogna sensibilizzare l’Ordine, per poter avere persone che facciano le guide. Non ci sono problemi di relazione con la Congregazione.
C’è un dialogo sereno e continuo.
A proposito della situazione del Messico ed Ecuador, posso dire che abbiamo scritto alla Nunziatura del Messico. Ci hanno risposto esponendoci i problemi che ci
sono. Parlerò in privato con i Commissari di questi paesi per spiegare come stanno
le cose.
Passiamo alle comunicazioni sulla relazione di fra Giuseppe Ferrari.
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Relazione del gruppo italiano
Ci siamo chiesti: nel rapporto tra Ministro e Commissario c’è un rapporto di stima?
Alcuni provinciali non sono mai stati in Terra Santa. La Custodia è una provincia
o una missione? Come attivare il rapporto con i ministri? Bisognerebbe riattivare,
presso la Curia Generale, la figura del Commissario Generale, soppressa al tempo di
fra Schalück?
Pastorale vocazionale che trascura la missione. Come far risorgere l’ideale missionario tra i frati? La Terra Santa deve ritornare ad essere la prima missione dell’Ordine e non una provincia qualsiasi. L’annuncio della missione potrebbe essere
la fonte di un nuovo entusiasmo tra i giovani frati. Dobbiamo notare come al nostro
Convegno è assente il Segretario Generale per l’evangelizzazione dell’Ordine. Chiediamo un ciclo di formazione per i nuovi Commissari di Terra Santa. Le difficoltà
nascono forse da un difetto di conoscenza? I frati dell’Ordine sanno chi siamo e che
cosa facciamo?
Relazione del gruppo tedesco-croato
Positivo l’incontro di oggi. Questo pomeriggio siamo stati in un gruppo nuovo.
In Germania c’incontriamo più di una volta all’anno. Abbiamo oggi allargato la comunione con i frati di Svizzera, Slovenia ecc. Quasi tutti potevano parlare tedesco.
Dopo il 1989 abbiamo avuto esperienze nuove con i paesi croati, slovacchi, Bosnia
ecc. Nel gruppo i Commissari hanno parlato della loro attività. In Ungheria hanno
mandato qui i frati per la prima volta; è iniziata così una nuova fase. Non abbiamo
contatti con l’Olanda, ma speriamo che durante la visita generale dell’Olanda si
possa chiedere la loro collaborazione, ma sembra che non la vogliano. Fra Stanislao
da Vienna è in contatto da tanto tempo con la Terra Santa; ha aumentato la tiratura
della rivista in lingua tedesca: è arrivato a 60.000 e persino a 100.000 copie. Fra
Godfried è membro dell’Associazione Svizzera per la Terra Santa. In Svizzera c’è
quest’associazione e in più il Commissariato. Io sono venuto nel 1975 per la prima
volta in Terra Santa. In Germania abbiamo una situazione speciale: il processo d’unificazione della province. Avevamo 4 province e 4 Commissariati. Noi chiediamo che
senso ha lavorare a favore della Terra Santa per una provincia in Germania. Dal 2007
inizia il processo di unificazione e nel 2010 ci sarà un solo Commissario. Noi vogliamo 1 Commissario e 4 delegati (uno per ogni regione). A Mostar il Commissario è
vicino al Vescovo. Il Vescovo è venuto in Terra Santa. Un frate ha detto: io non so se
il mio provinciale sa dove è la Terra Santa. In Germania abbiamo un buon rapporto
con i Vescovi. Infine pensiamo che è molto importante avere contatti tra province e
Vescovi e di informare le Province. Quando Betlemme era sotto assedio e c’era un
guardiano tedesco il Definitorio ha deciso di venire in Terra Santa come iniziativa di
140
pace, e poi hanno deciso che tutti i frati che vogliono possono venire in Terra Santa.
Ho avuto l’onore di partecipare alla conferenza dei Vescovi e li ho invitati a visitare
la Terra Santa nell’anno 2000. Poi li ho accompagnati in pellegrinaggio. E ho preparato anche un incontro con il Custode.
Fra John Doctor: Possiamo constatare che ci sono anche esperienze buone con i
Vescovi.
Fra Artemio: Chiedo a fra Dobromir di spiegare la questione dell’abolizione del
Commissario Generale ai tempi del Ministro Schalück.
Fra Dobromir Jasztal: Questa figura, formatasi lungo i secoli, poco prima del
Concilio aveva cominciato a perdere la sua attualità. Ciò è avvenuto progressivamente: con la revisione delle Costituzioni 1953, poi con il capitolo di Medellin, infine con le costituzioni del 1973. Così questa figura sparisce del tutto. Le Costituzioni
del 1978 non ne parlano affatto. Il Commissario Generale di Napoli ha una sua storia
particolare. Per ragioni storiche conserva solo il titolo.
Arrivare di nuovo alla figura di un Commissario Generale nella Curia Generale
aggiungerebbe nuove difficoltà a quelle già esistenti. Non pare opportuno. Come
proposta si potrebbe suggerire la creazione di un Commissario Nazionale, coordinatore dei Commissari di una nazione e per dirigere i contatti con la Terra Santa. Non
ci sarebbero problemi giuridici.
Custode: La Custodia è una missione. E se la Custodia è una missione, abbiamo
già in Curia Generale la figura di riferimento: il Segretario Generale delle Missioni.
La Custodia è anche “la” provincia internazionale dell’Ordine, dove ogni provincia
può inviare frati, secondo una tradizione che conta 800 anni. Resta il problema di
intensificare la conoscenza e le comunicazioni.
Fra Jorge Concia del Cile. Non è tempo, forse, di creare nuove strutture. È nel
programma del Custode di visitare anche le conferenze dei Ministri Provinciali? Per
esempio l’UCLAF che raduna tutte le conferenze dell’America Latina.
Custode: Incontrerò presto la conferenza inglese, poi la COTAF e la COMPI. Sarebbe giusto incontrare anche la conferenza d’America Latina. È una buon’idea.
Fra Artemio: I Commissari hanno il 3% da utilizzare per gli oggetti religiosi e
anche per la propaganda. I Commissari erano chiamati anche gli ambasciatori della
Custodia, e trasmettevano la spiritualità cristiana nel mondo. Questo significa che si
fa la propaganda della Terra Santa a favore della Chiesa. Certamente siamo qui in
nome della Chiesa universale. In Terra Santa noi abbiamo creato “la Chiesa” e non
solo una realtà provinciale. Il mondo attraverso noi entra in contatto con la grazia
della Terra Santa.
Fra Michael O’Kane, Inglese. Fare propaganda è un’idea buona; ma cosa è questa
propaganda? Io vedo che lo standard della propaganda che si fa qui è molto basso.
141
Nei negozi ci sono solo oggetti natalizi! Anche le immagini che si producono sono
di bassa qualità. Anche la rivista di Terra Santa che riceviamo mi sembra antiquata,
roba da anni ‘50! Come possiamo portare gruppi e dare informazioni sui pellegrinaggi se non abbiamo nessun mezzo di informazione? Se i Vescovi ci chiedono cos’è la
Terra Santa molti frati non sanno che cosa dire. Il web site della Custodia è buono,
ma non basta.
Custode: Non mi piace in nome propaganda. Molto materiale d’informazione è in
lingua italiana. In Italia hanno fatto cose nuove, che ci aiutano. Bisognerebbe anche
tradurre in inglese. Vedremo domani un nuovo DVD sulla Custodia, fatto con metodologie nuove. Stiamo lavorando con nuovo impegno nel campo dei mass-media.
Tante cose sono già state fatte, ma abbiamo bisogno di 2-3 anni per fare ulteriori
investimenti in questo campo.
Fra Pio D’Andola, dalla Puglia: Abbiamo organizzato pellegrinaggi con la diocesi
da Bari. Suggerisco di avere buoni rapporti con i Vescovi e condurre in Terra Santa
pellegrinaggi diocesani.
Alle ore 19.00 ha luogo la celebrazione dei vespri, presieduti da fra Mauro
Brancher, nella chiesa di San Salvatore.
Alle 20.30, dopo la cena a Casa Nova, siamo invitati nei saloni della
parrocchia, per un incontro di festa. Canti gioiosi accompagnati da chitarre
e scherzose rappresentazioni rallegrano la serata e ci rincuorano dopo il
duro lavoro della giornata. Il mago fra Adriano, della provincia Toscana,
che durante il giorno funge da interprete, ci dona dei momenti d’irrefrenabile
allegria con i suoi giochi di prestigio. Veramente aveva ragione san Francesco
nel considerare la malinconia il peggiore di tutti i mali: “Il Santo assicurava
che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie
del nemico. Diceva infatti: “Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire
al servo di Dio il gaudio dello spirito. Ma - continuava - se la letizia di spirito
riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale”.
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore”. (2Cel
125; FF 710).
Così scherzi fraterni e risa gioiose hanno rallegrato i nostri cuori, e il
povero diavolo non ha potuto esultare neanche un poco.
142
Mercoledì
22 novembre 2006
Programma del Mattino
7.45: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata); Lodi Mattutine.
8.00: R.P. Frédéric Manns: “Terra Santa: le radici della fede e della Chiesa”
9.00: R.P. Emérito Merino: “Il ruolo del Commissario nell’organizzazione e animazione francescana dei pellegrinaggi”.
9.45: Partenza in autobus: visita delle case di Betfage; arrivo al Getsemani
11.00: Santa Messa alla Basilica dell’Agonia: Presiede: S.B. Mons. Michel
Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme.
13.00: Pranzo a Casa Nova
Programma del Pomeriggio
15.30: Lavori di gruppo sul tema del pellegrinaggio, in vista della preparazione del Vademecum del Commissario.
16.30: Intervallo.
17.00: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori di gruppo. Presenza e partecipazione di un direttore di Casa Nova, del
Pilgrims Office, di un santuarista.
19.00: Vespri insieme nella Chiesa di San Salvatore.
19.30: Inaugurazione del nuovo dipinto del refettorio e presentazione del libro I colori del Vangelo.
19.45: Cena a San Salvatore
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Svolgimento della mattinata
Iniziamo la giornata alle ore 7.45 con la preghiera delle Lodi, nel salone
dell’Immacolata. Passiamo subito all’ascolto della conferenza di fra Frédéric
Manns, professore alla Flagellazione sul tema: “Terra Santa: le radici della
fede e della Chiesa”.
144
Terra Santa:
le radici della fede e della
Chiesa
Il pellegrinaggio in Terra Santa dovrebbe costituire un ritorno alle radici della fede
cristiana e della Chiesa di Cristo. Nel mondo post-cristiano nel quale viviamo, deve
anzitutto permettere un’esperienza religiosa; deve, inoltre, soddisfare il bisogno culturale e scientifico dell’uomo postmoderno.
Esiste una Terra Santa?
Molti pellegrini mi citano il Vangelo di san Giovanni, capitolo 4: “I veri adoratori
adoreranno Dio non a Gerusalemme né sul Garizim, ma in Spirito e verità, perché
Dio è Spirito”. Esiste, nella realtà, una terra santa?
Ricordo che l’espressione terra santa viene dalla Bibbia: si trova per la prima volta
in Es 3, 5, per tradurre l’esperienza spirituale di Mosé al Sinai. Dal roveto ardente
Dio disse a Mosé: “Togli i sandali da tuoi piedi perché la terra sulla quale sei è una
terra santa (adamat qodesh)”.
La stessa esperienza è vissuta da Giosué prima della conquista della terra promessa.
Giosué ha una visione del capo dell’esercito di Yhwh vicino a Gerico che gli dice: “Togli i sandali dai tuoi piedi perché il luogo (maqom) sul quale sei è santo” (Gs 5, 15).
Quando Dio si rivela, il luogo sul quale egli si manifesta è santo.
In Zc 2, 16 la terra santa è legata alla scelta di Gerusalemme da parte di Dio:
“Il Signore prenderà Giuda come patrimonio sulla terra santa (adamat haqodesh),
sceglierà ancora una volta Gerusalemme. Faccia silenzio ogni creatura davanti al
Signore perché si sveglia ed esce dalla sua dimora santa”.
Il libro della Sapienza 12, 3 parla dei peccati dei Cananei, “antichi abitanti della
terra santa” (gê). La stessa espressione - terra santa - è ripetuta in 2Mac 1,7.
Inoltre Gerusalemme è chiamata città santa (yr qadosh) in Is 48, 2; 52, 1, e Neemia
11, 1.18. La presenza di Dio nella città dà ad essa un carattere speciale.
La Bibbia conosce infine l’espressione luogo santo (maqom qadosh) in Lv 10, 17;
14, 13; Sal 23, 3 e Esd 9, 8.
L’espressione terra santa-ademat qodesh che viene applicata al Sinai (desertoterra di nessuno), luogo della rivelazione di Dio a Mosé, significa che qualsiasi terra
può diventare il luogo dell’incontro con Dio.
Israele viene chiamato terra santa perché Dio si manifesta ed è presente nell’arca
del Tempio. Si potrebbe dire che più che terra santa è la terra del Santo d’Israele.
Senza la presenza del Santo questa terra sarebbe simile alle altre terre.
La fede cristiana è legata ad una Persona: i termini Emunah e pistis (fede) vogliono esprimere la fiducia che l’uomo pone in Dio. La fede è una relazione dinamica
145
(pisteuein eis) (mettersi nelle mani di) che trasforma la persona del credente. La
visita della terra santa deve permettere ad ogni pellegrino l’esperienza di Dio che si
manifesta in mezzo al fuoco immateriale.
Questa esperienza esige dal pellegrino il togliersi i sandali, fatti con pelli di animali morti, perché in presenza del Dio vivo non c’è posto per nessuna traccia animale.
Bisogna far tacere gli istinti, orientarli verso Dio, per poter scoprire il Dio vivente
che parla nel deserto, nella terra di nessuno. È il deserto del Sinai che - prima di ogni
altra terra - viene chiamato terra santa. Il pellegrino è chiamato a fare l’esperienza
del deserto. Offrire la possibilità di fare l’esperienza del deserto è fondamentale per
chi è responsabile dei Luoghi santi. Dio si manifesta in mezzo al fuoco. Rimane misterioso. Al Sinai come nel Cenacolo.
1. Le radici della fede cristiana sono nell’ebraismo
Dobbiamo parlare di radici. Se le radici di un albero sono sane, tutto l’albero è
sano. Più le radici sono profonde e più alto può crescere l’albero. Bisogna però ricordare che le radici e i frutti di un albero, benché indivisi, sono due cose diverse. Le
radici della fede cristiana si trovano nella Bibbia e nel giudaismo.
Per questo motivo dobbiamo vedere come l’ebreo faceva l’esperienza di Dio nella terra santa, specialmente nel Tempio, dove Dio era presente. Il pellegrinaggio,
prima di essere un’esperienza cristiana, è stata un’esperienza giudaica. Tre volte
all’anno tutti i maschi dovevano salire a Gerusalemme, non solo per vedere Dio, ma
anche per essere visti dal Signore.
Gli Ebrei, eccetto quelli della Giudea, compivano il pellegrinaggio a Gerusalemme
non tre volte, ma forse una o due volte l’anno; quelli appartenenti alla Diaspora venivano generalmente solo per la Pentecoste.
Anche se la Bibbia poneva l’obbligo solo per i maschi, di fatto venivano le famiglie intere. Sotto l’influsso del mondo ellenistico, e poi del mondo romano, il giudaismo ha dovuto aprirsi e dare un posto anche alla donna ebrea.
Il pellegrino doveva camminare (il pellegrinaggio si chiamava in ebraico regalim,
da regel = il piede) cinque giorni se veniva dalla Galilea, un giorno se veniva dalla
Giudea. I pellegrini di Galilea si radunavano tutti sulla piazza del villaggio, per poi
partire assieme. Camminavano lungo il Giordano, per avere possibilità di lavarsi e
per evitare i Samaritani. A Gerico tutti si ritrovavano assieme e facevano la salita a
Gerusalemme cantando i Salmi graduali o Salmi delle ascensioni. Il pellegrinaggio
era chiamato ‘aliyah-salita, una salita geografica accompagnata da una salita spirituale.
Arrivati a Gerusalemme, prima di poter salire al Tempio, era d’obbligo il bagno
rituale. “Chi può salire sul monte del Signore? Chi ha le mani innocenti e il cuore
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puro” (Sal 24, 3-4). Tutto intorno al Tempio c’erano luoghi per i bagni rituali, e
sono stati ritrovati dagli archeologi. L’esperienza di purificazione fa parte del pellegrinaggio. Già Giovanni Battista, il Precursore del Messia, "lavava" i pellegrini nel
fiume Giordano. Il profeta Ezechiele aveva annunciato che l’alleanza nuova sarebbe
cominciata con la purificazione.
Dopo la purificazione, il pellegrino comprava una bestia per poterla offrire in sacrificio. Esistevano diversi tipi di sacrifici: sacrifici per le partorienti, sacrifici per il
peccato, sacrifici di comunione. Ognuno era tenuto a pagare la tassa del Tempio e a
versare la decima del suo raccolto.
Di più, il pellegrino era condotto verso una educazione al silenzio. Nel Tempio di
Gerusalemme c’era il mercato, sotto il portico di Salomone, e le discussioni venivano condotte nei diversi cortili. Ma, più uno si avvicinava all’atrio degli uomini e
all’altare, più veniva condotto a fare “esperienza del silenzio”. Il silenzio era totale
nel Santo e nel Santo dei Santi.
L’esperienza del Tempio di Gerusalemme era anche esperienza della notte. L’unico Tempio al mondo completamente privo di statue era quello di Gerusalemme. Nonostante questo, il pellegrino voleva vedere il volto di Dio. Nel Santo dei Santi c’era
il buio. Dio rimane il Tutt’Altro. Chi voleva fare l’esperienza di Dio veniva rimandato al fratello. Ciononostante, i sacerdoti, durante i pellegrinaggi, aprivano le tende
davanti al Santo del Tempio per permettere ai pellegrini di vedere le decorazioni sui
muri, dove erano rappresentati i cherubini che si guardavano in faccia coprendosi
con le ali. I sacerdoti dicevano: Guardate questi cherubini. È così che Dio vi ama.
La catechesi che si dava al pellegrino ricordava che ogni uomo è un Tempio. Paolo
parla del Tempio del corpo in 1Cor 6, 19. Nella testa, che ha sette aperture, ogni
uomo porta la Menorah. Deve portare la luce di Dio agli altri. Deve imparare a sorridere. Il pellegrino è colui che ha riscoperto la gioia.
La catechesi di Pasqua ricordava le quattro notti della salvezza: la notte della creazione del mondo, la notte del sacrificio di Isacco, la notte dell’uscita dall’Egitto e la
notte della venuta del Messia. Questa teologia della notte è, di fatto, la teologia della
speranza. Dio interviene all’ultimo momento, quando gli uomini pensano che non ci
sia più speranza.
La catechesi della festa di Pentecoste ricordava che la Legge fu data al popolo
nel deserto e non nella terra d’Israele. Questo significa che, data nel deserto-terra di
nessuno, la legge non può essere privatizzata da alcuno. Nessuno ha il diritto di dire
che la legge è sua o che la sua interpretazione è l’unica. Dio rimane padrone della
sua parola, che ha affidato agli uomini in settanta lingue, cioè l’ha affidata a tutti i
popoli.
La catechesi della festa delle Capanne (Sukkot) era più ricca: ciascuno doveva
abitare sotto le tende (le capanne) per il tempo di una settimana, e fare memoria che
147
il popolo uscito dall’Egitto non aveva qui una dimora stabile e fissa. Il pellegrino
doveva prendere un ramo di palma, un limone (etrog), un ramo di salice e un ramo di
mirto. Questi oggetti simbolici, alcuni profumati, altri senza profumo, ricordavano
la comunione dei santi. C’è chi studia e fa buone opere, e c’è chi non studia e non
fa buone opere. Ma Dio considera il suo popolo assieme. Il profumo degli uni passa
sugli altri. Di più, ciascuno porta in se stesso la sua palma e il suo etrog. La palma
corrisponde alla spina dorsale e l’etrog profumato è il cuore. Il pellegrino viene invitato a fare un esame di coscienza: i suoi pensieri e il suo cuore devono essere buoni
se vuole salire sulla montagna del Signore.
“Essere visti dal Signore”, l’espressione adoperata per il pellegrinaggio, significa
anche essere giudicati da Dio (Rosh Ha-Shana 11a). Dio decide quanto grano darà
a Israele per la Pasqua, quanta frutta a Pentecoste e quanta pioggia a Sukkot. Tutto
dipende dalla condotta morale dei pellegrini. Vedere Dio significa anche essere visti
da Lui.
I sacerdoti nel Tempio erano divisi in 24 classi e ogni classe faceva solo due settimane di servizio. I sacerdoti di servizio abitavano per una settimana nel Tempio, nella sala del focolare. La mattina, prima del sorgere del sole, recitavano le preghiere,
poi gettavano le sorti per la suddivisione del lavoro. La cerimonia più importante di
ogni mattina era l’offerta dell’agnello: il sacrificio veniva chiamato Tamid (perpetuo). L’agnello maschio, di un anno, senza difetti, rappresentava una piccola pasqua
quotidiana. La teologia popolare affermava che chi assisteva al sacrificio dell’agnello era ricreato, rigenerato, e somigliava ad un bambino neonato di un anno. I suoi
peccati erano cancellati. La teologia della rinascita sarà ripresa dai cristiani, nella
prima lettera di Pietro in particolare, per definire il battesimo, celebrato a Pasqua.
Dopo aver offerto il sacrificio Tamid, il sacerdote era a disposizione dei fedeli sia
per offrire sacrifici, che per spiegare la legge; spiegazioni che si tenevano sotto il
portico di Salomone. Il sacerdote ebreo era prima di tutto l’esperto nella parola di
Dio, che egli doveva essere capace di spiegare.
I sommi sacerdoti erano scelti tra le famiglie più ricche. I romani vendevano la
funzione a chi pagava di più, per la durata di un anno. Essi tenevano anche sotto
chiave i vestiti del sommo sacerdote alla fortezza Antonia. Se facevano politica li
minacciavano di non dare loro le vesti per la festa di Kippur. Un testo del Talmud ricorda che - sotto il sacerdote Simone il giusto - le celebrazioni venivano fatte sempre
secondo le norme. Ma quarant’anni prima della distruzione del Tempio, mai il filo
rosso attaccato alle porte del Tempio per Kippur cambiava colore, mai la sorte “per
Dio” si trovava nella mano destra, e la Menorah si spegneva nel Santo. Se alcuni
sommi sacerdoti erano corrotti, anche molti sacerdoti non pensavano ad altro che a
fare commercio con le pelli degli animali che venivano sacrificati.
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Abbiamo molti testi che ricordano che le famiglie dei sommi sacerdoti erano corrotte: cercavano solo di arricchirsi e non si preoccupavano molto della formazione
religiosa del popolo. Di fatto alcuni laici accompagnavano i preti durante le settimane di servizio, digiunando quasi tutta la settimana e meditando su Gen 1: essi erano
chiamati i ma’amadot.
Ben presto nel mondo ebraico nascerà una nuova istituzione, la Sinagoga, conosciuta all’inizio come casa di studio e di riunione, dove la presenza del sacerdote non
era necessaria. I laici, colpiti dalla poca devozione dei sacerdoti al Tempio, si organizzarono in modo da riunirsi sia al Tempio sia nelle sinagoghe all’ora dell’offerta
dei sacrifici. Anche le sinagoghe si chiamarono ma’amadot: qui i laici si univano all’offerta dei sacrifici con preghiere, digiuni e meditazioni sui testi della Creazione.
Il Tempio veniva chiamato “Libano”, perché era il posto dove i peccati erano rimessi da Dio. Il monte Moriah ricordava, fra l’altro, il sacrificio di Isacco, con la ricca teologia della Aqedah che si trova nella versione sinagogale di Gen 22. Era considerato il luogo della creazione di Adamo e della sua sepoltura. Ricordava la scala di
Giacobbe, l’esodo dall’Egitto, perché nel Santo dei Santi c’era l’arca dell’alleanza,
l’acqua del pozzo di Myriam e la manna, accanto al bastone di Aronne. Visitare il
Tempio significava meditare su tutta la storia della salvezza: creazione di Adamo,
sacrificio di Isacco, ed Esodo. Era anche un’anticipazione del Tempio celeste.
Il sommo sacerdote quando si presentava davanti a Dio portava sul suo cuore il
pettorale con dodici pietre per ricordare i dodici figli di Israele. Sul suo mantello
portava, in basso, 70 campanelli per ricordare i 70 popoli del mondo. Il sacerdozio
era un servizio per gli altri.
L’ospitalità era un dovere sacro. Alcuni pellegrini trovavano da alloggiare nelle
loro famiglie d’origine o presso amici. La maggioranza bivaccava fuori dalle mura,
ma sempre dentro il recinto della città che per l’occasione inglobava Betfage e Betania. Molti aspettavano i pellegrini, perché ricevevano in cambio dell’ospitalità qualche regalo, o prodotto tipico del paese d’origine del pellegrino.
Come ricuperare oggi questa dimensione di ritorno alle sorgenti?
Le radici della nostra fede si trovano nel giudaismo. Ogni pellegrinaggio deve
essere un’occasione per ritrovare queste radici, con la ricchezza della parola di Dio
(che deve essere commentata perché ha 70 significati), con il senso giudaico della
preghiera e del primato di Dio nella vita quotidiana. Sarebbe inoltre importante preparare i futuri pellegrini attraverso una lettura biblica seria. I circoli biblici e le settimane bibliche si vanno diffondendo. Anche dopo il pellegrinaggio, la lettura della
Bibbia deve rimanere il frutto più bello del pellegrinaggio.
Prima di tutto, sarebbe necessario presentare la vita cristiana come un semplice
passaggio su questa terra: “Siete pellegrini e stranieri” dice la prima lettera di Pietro.
La vita cristiana è un cammino. Odos era la definizione primitiva del cristianesimo
149
negli Atti degli Apostoli. Camminare significa continuare a progredire, mai fermarsi,
mai pensare di essere giunti alla perfezione della vita cristiana.
Se il pellegrinaggio deve permettere al fedele di purificarsi, bisogna che venga
offerta e facilitata la possibilità di avvicinarsi al sacramento della riconciliazione. La
richiesta viene fatta da molti pellegrini, ma se nei santuari non trovano confessori, il
pellegrino rimane con la sua fame.
Inoltre il pellegrinaggio se vuol permettere un’esperienza di Dio deve favorire
un’esperienza di incontro con il fratello. “Vedere la tua faccia è come vedere il volto
di Dio”, disse Giacobbe al fratello Esaù, dopo la lotta allo Jabboq (Gen 33, 10). “Hai
visto il tuo fratello, hai visto il tuo Dio”, commentavano i Padri. In altre parole il
cristiano occidentale che viene in Terra Santa deve avere la possibilità di un incontro
con un ebreo, un musulmano, anche con un cristiano orientale, se vuole ritornare alle
radici della fede e della Chiesa di Cristo, che non si riduce alla Chiesa romana.
Nella tradizione giudaica il pellegrino approfittava dei pellegrinaggi per pagare la
decima. Il giudaismo interpreta il comandamento dell’amare Dio con tutte le forze
(cf Dt 6, 5), anche come amare Dio con il proprio denaro. È facile amare Dio a parole, ma quando si tocca il portafoglio diventa più difficile. Molti gruppi carismatici
chiedono ora di nuovo la decima ai loro membri. Bisogna ricordare ai pellegrini il
testo biblico: “Non ti farai vedere davanti al Signore a mani vuote” (Es 23, 15).
Se il pellegrinaggio è un’educazione al silenzio, bisogna permettere ai pellegrini di
fare l’esperienza del silenzio. Bisognerebbe educare al silenzio non solo i pellegrini,
ma anche certi organizzatori di pellegrinaggi che da mattina a sera non lasciano il
microfono.
Il pellegrinaggio deve essere l’occasione di farsi delle domande. Fra le domande,
una è questa: Gerusalemme ha ancora un significato per i cristiani?
Per comprendere la storia e il messaggio di questa città bisogna avere coscienza
della sfida che essa pone alle leggi terrene: il soprannaturale si rivela nella sua storia.
Questa capitale si è costruita su colline senz’acqua, lontana dal mare e da ogni fiume.
Promossa capitale d’Israele, essa riceve, nel corso di un millennio - da David a Gesù
Cristo - una pioggia di profeti i cui scritti sono stati riuniti nella Bibbia.
Il re David per scongiurare la peste che minacciava la città andò a trovare un gebuseo e gli chiese il legno e la bestia da offrire in sacrificio al suo Dio. Molto di più,
David rispetta il nome della divinità gebusea - Hieroushalaim - che significa fondazione del dio Salem. Il destino della città è scritto in questo gesto intuitivo che unisce
due popoli nel culto di uno stesso Dio.
Salomone, figlio di David, edifica il primo Tempio dedicato a Yahvè, il creatore
del cielo e della terra, con la collaborazione di Hiram, re di Tiro che manda cedri dal
Libano. Nella preghiera della dedicazione del Tempio egli chiede a Yhwh di ascoltare
anche la preghiera dello straniero che verrà nella città santa.
150
Nel 536, dopo l’esilio, gli Ebrei furono autorizzati da Ciro, re di Persia, un pagano
che la Bibbia chiama amico di Dio, a ritornare nella propria terra: essi ricostruiscono
il secondo tempio e le mura della città.
Quando Erode diventa re di Giudea è lui, un idumeo, che intraprende lavori giganteschi per abbellire il tempio degli Ebrei. Sicuramente il Tempio ha per vocazione di
essere casa di preghiera per tutti i popoli.
Con la distruzione del Tempio, la situazione in Terra Santa divenne più problematica. I Giudei diedero la loro risposta a tale catastrofe: c’era gelosia tra gli Ebrei. Per
questo il Tempio fu distrutto. Gli Zeloti continuarono la lotta armata che finì con la
presa di Massada; poi, nel 135, la distruzione di Gerusalemme e la fondazione di
Elia capitolina. I giudeo-cristiani partirono per Pella, dove molti divennero eretici,
elkasaiti. Altri ritornarono a Gerusalemme nel 73 dopo la caduta di Massada. I giudeo-cristiani - che avevano avuto 15 Vescovi - dovettero lasciare il posto ai Vescovi
della Gentilità. La loro letteratura apocrifa venne bandita. Molti apocrifi sono di
fatto aggada’ giudeo-cristiane (Protoevangelo di Giacomo, Dormizione di Maria,
Giuseppe il falegname).
Gerusalemme, gebusea nelle sue origini, ebrea all’epoca di David, cristiana all’epoca bizantina, diventa musulmana alla fine del VII secolo. Alla fine del X secolo,
alla cristianità apparirà insopportabile che i Luoghi santi della Chiesa siano nelle
mani dei musulmani e che essi possano controllare i pellegrinaggi. Nel 1099, i crociati fanno nuovamente di Gerusalemme una città cristiana. Francesco d’Assisi capì
rapidamente che la violenza non risolveva nessun problema: valeva la pena di tentare
il dialogo con l’Islam. Ciò che fece, andando a trovare il sultano El Kamel d’Egitto.
Ogni volta che una potenza ha imposto in modo esclusivo la sua autorità sulla città,
Gerusalemme ha conosciuto periodi di tensione. Essa ha nella Bibbia la missione di
essere la madre di tutti i popoli, e non l’amante di uno solo.
Molti cristiani commisero lo sbaglio di vedere nel giudaismo una religione concorrente e dunque ostile. Se la teologia della sostituzione non può più essere difesa
dai cristiani dopo il Concilio Vaticano II, anche Israele deve ricordarsi che la dignità
della primogenitura non significa essere figlio unico.
“Pregate per la pace di Gerusalemme” (Sal 122, 6), così diceva il Salmista più di
tremila anni fa. Perché? Perché Gerusalemme è situata in Asia, all’incrocio del Mediterraneo, dell’Africa e dell’Occidente. Perché la sua popolazione qui convenuta
da un centinaio di Paesi del mondo, affonda le sue radici nel profondo dell’umanità.
Vero microcosmo dell’universo, Israele, proveniente per metà da paesi occidentali
e per metà da paesi sottosviluppati, è statisticamente un popolo di mediazione, attraverso il quale potrebbe passare l’annuncio della nascita di un uomo nuovo e di
un’umanità riconciliata con se stessa.
151
“Pace e giustizia si abbracceranno”, canta il Salmo 85. La riconciliazione non sarà
possibile se ogni uomo, illuminato dalla forza del perdono, non abbandona la pretesa
di essere l’unico amante di Gerusalemme. Questo è il prezzo da pagare per la pace.
Il libro di Giosuè afferma che la pace è il nome di Dio, poiché Gedeone dona all’altare che costruisce il nome di Adonai Shalom. Non si tratta dunque di elaborare
nuove ideologie, ma di accogliere Dio che bussa alla porta. Il Dio dell’Alleanza ha
sempre chiesto a Israele di rispettare lo straniero che vive nel suo seno. Fino a quando non ci sarà pace nelle religioni, non ci sarà pace a Gerusalemme. La vocazione
dei cristiani, una piccola minoranza presente a Gerusalemme, è di essere il ponte tra
il mondo ebraico e il mondo musulmano. Ma questa vocazione difficile è possibile
solo se i cristiani sapranno mantenere la propria identità e lavoreranno fino a ritrovare la loro unità.
Vi cito un passo della lettera dei Patriarchi di Gerusalemme del 1993, che riguarda
la vocazione della città santa: “Grazie alla meditata lettura della Bibbia, i cristiani
riconoscono nella fede che la lunga storia del popolo di Dio, con Gerusalemme al
suo centro, è la storia della salvezza che attua il disegno di Dio in/e attraverso Gesù
di Nazareth, il Cristo.
Il Dio unico ha scelto Gerusalemme per essere il posto dove il Suo nome santo
abita in mezzo al Suo popolo, così che questo possa offrirGli un culto gradito. I
profeti guardano a Gerusalemme specialmente dopo la purificazione dell’esilio: sarà
chiamata “città di giustizia, città fedele” (Is 1, 26-27) dove il Signore dimora nella
santità come al Sinai (cf. Sal 68, 18). Il Signore stabilirà la città al centro delle nazioni (Ez 5, 5), dove il Secondo Tempio diverrà una casa di preghiera per tutti i popoli
(Is 2, 2; 56, 6-7). Gerusalemme, colma della presenza di Dio (Is 60, 1) deve essere
città dalle porte sempre aperte (Is 60, 11) con la Pace come magistrato e la Giustizia
come governo (Is 60, 17).
Nella visione della loro fede, i cristiani credono che la Gerusalemme dei profeti è il
luogo previsto della salvezza in/e attraverso Gesù Cristo. Nei Vangeli, Gerusalemme
rifiuta l’Inviato, il Salvatore; ed Egli piange su di essa perchè questa città dei profeti
è anche la città degli eventi salvifici - la morte e la risurrezione di Gesù - e ha completamente perso la visione della via alla pace (cf. Lc 19, 42).
Negli Atti degli Apostoli, Gerusalemme è il luogo del dono dello Spirito, della
nascita della Chiesa (At 2) e della comunità dei discepoli di Gesù che devono essere
Suoi testimoni non solo a Gerusalemme ma sino ai confini della terra (At 1, 8). A
Gerusalemme la prima comunità cristiana visse l’ideale ecclesiale e così essa rimane
costante punto di riferimento.
L’Apocalisse proclama l’anticipazione della nuova e celeste Gerusalemme (Ap 3,
12; 21, 2 cf. Gal 4, 26; Eb 12, 22). Questa santa città è immagine della nuova creazione e aspirazione di tutti i popoli, dove Dio asciugherà tutte le lacrime e dove “non
152
ci sarà più morte o lutto, strazio o pena, perché il mondo di prima è scomparso” (Ap
21, 4)”.
2. Pluralismo
nel qahal
essere il modello della
Elohim,
Chiesa
nella comunità che deve
Israele al Sinai viene definito: “proprietà di Dio tra tutti i popoli, perché tutta la terra appartiene a Dio; nazione santa, regno di sacerdoti (mamleket kohanim)” (Es 19,
6). La comunità dell’alleanza è la base dell’ekklesia. Il popolo liberato dall’Egitto ricevette la missione di essere un popolo testimone di Dio. L’obbedienza alla Torah era
la caratteristica di questo popolo santo, messo a parte per testimoniare della santità di
Dio in mezzo ai pagani. Shema Israel significa: fa silenzio e obbedisci. “Siate santi
perché io sono santo” dice il Levitico. Essere santo significa essere diverso, separato
dai modi pagani di vivere. Israele viene chiamato ad essere una comunità profetica
che fa esperienza della salvezza di Dio.
Però questa comunità ha cercato di inculturarsi dove abitava. Nel Tempio di Gerusalemme, siccome venivano pellegrini della diaspora che parlavano greco, le iscrizioni dovevano essere fatte in ebraico e in greco. Lo sappiamo dalla scritta che c’era
sul muro di divisione nel Tempio, tra la parte riservata ai Giudei e la parte aperta ai
pagani.
Il contatto con gli Ebrei della diaspora ha creato la classe degli ellenisti, ebrei di
cultura greca. Con la lingua greca, si diffondeva anche la cultura greca. Infatti, tutti
aspettavano l’arrivo dei pellegrini della diaspora, che generalmente venivano per la
Pentecoste: in quell’occasione si poteva fare l’esperienza della varietà del popolo di
Dio, del qahal. Il rapporto Gerusalemme-diaspora arricchiva in modo vicendevole. Gerusalemme, la metropoli, la città madre, si apriva alla diaspora e la diaspora
ritrovava il cuore della sua fede a Gerusalemme. Il pluralismo culturale era l’unica
soluzione realista.
Sotto l’influsso della cultura ellenistica, la donna ebrea prese un ruolo sempre più
importante durante i pellegrinaggi e nel Tempio. Salivano in pellegrinaggio le famiglie al completo, non solo i maschi. Anche il NT dice che la Madonna fece il pellegrinaggio a Gerusalemme.
Sulla situazione della donna in Terra Santa non basta ripetere le fonti rabbiniche,
bisogna ricordare la novità portata da Gesù: permise alle donne di essere discepole.
Il Vangelo di Luca, riprendendo il Liber Antiquitatum Biblicarum, lascia molto spazio alle donne. Anche nella diaspora giudaica, le donne volevano più spazio.
Il Tempio era un’istituzione maschile: i preti erano maschi. Si offrivano solo animali maschi. Ma le donne volevano venire al Tempio e fare esperienza di Dio. L’AT
conosceva profetesse: Myriam e Hulda; Deborah aveva salvato il popolo d’Israele.
153
Per la festa di Sukkot ci fu la cerimonia dell’illuminazione del cortile delle donne.
Però uomini e donne furono separati. La presenza delle donne nel Tempio viene confermata da un detto di Rabby Gamaliel, che disse: “Quando si vede una bella donna
nel Tempio bisogna recitare la benedizione: Benedetto l’autore della bellezza”.
La condizione della donna, come in tutto l’Oriente, era quella della sposa rispettata
in casa, ma poco influente nella vita sociale. I racconti popolari della creazione della
donna ricordavano che essa era stata tratta dalla costola di Adamo perché la costola è
vicino al cuore. Essa non era stata tratta da un osso della testa di Adamo perché non
lo comandasse, e neppure da un osso dei suoi piedi perché non fosse sua schiava. La
testimonianza di una donna non era accettata davanti ai tribunali. Essa riceveva suo
marito dalle mani di un padre. Il marito poteva annullare il giuramento della sua donna. È lui che disponeva dei beni della sua donna e doveva in contropartita assicurarle
la sussistenza. Il libro dei Proverbi, cap. 31, celebra tuttavia la donna forte che per la
sua iniziativa dispone di un’indipendenza economica. Di più, la Bibbia ha conservato numerose preghiere di donne che testimoniano la propria sensibilità religiosa.
Il ruolo inferiore della donna si manifestava sopratutto in campo religioso e cultuale. Assimilate alla categoria dei bambini e degli schiavi, le donne non avevano
alcun ruolo nella vita religiosa pubblica. Esse non erano legate che all’osservanza di
tre comandamenti, mentre l’uomo doveva adempierne 613. Essa doveva prelevare
sulla pasta che impastava, la corresponsione rituale, accendere la lampada del sabato
e recitare una preghiera quando aveva il flusso mestruale.
Come ricuperare oggi questa dimensione oggi?
Il giudaismo si è diviso in giudaismo ellenistico e giudaismo palestinese. Il qahal,
l’ekklesia, da questo fatto conoscerà una forma di pluralismo. Così anche il cristianesimo primitivo si inculturerà nel giudaismo (giudeo-cristiani) e nel mondo greco
(il cristianesimo della Gentilità). Più tardi il cristianesimo si inculturerà in tutti i
Paesi dove viene fatto l’annuncio del Kerigma. Il risultato è una varietà di Chiese
orientali che, tutte, proclamano la fede in Cristo morto e risorto. L’inculturazione del
messaggio cristiano fu fatta in diversi mondi: Paolo lo fece nel mondo ellenistico,
Matteo nel mondo giudeo-cristiano. Altri lo faranno in Etiopia (Filippo). La Chiesa
di Etiopia è una Chiesa giudeo-cristiana. La diversità di espressione fu rispettata nel
fatto di aver mantenuto quattro vangeli, non uno solo.
Per i pellegrini di rito latino che vengono per la prima volta in Terra Santa, la
scoperta del pluralismo religioso nella Chiesa di Cristo è una sorpresa. Se non viene
preparata bene questa scoperta rischia di generare il relativismo totale, o l’abbandono della pratica religiosa.
L’inculturazione della fede cristiana nel mondo ebraico non può evitare di porsi alcune domande. Il problema maggiore è di presentare ai pellegrini il mistero d’Israele
154
senza fare generalizzazioni false. Pietro - che è rimasto giudeo-cristiano - è colui che
ha accolto un pagano, il centurione Cornelio, nella Chiesa. Paolo - che voleva solo la
circoncisione del cuore - è colui che ha fatto circoncidere il suo discepolo Timoteo.
Quindi attenzione alle generalizzazioni troppo facili.
I primi cristiani di Terra Santa erano divisi in due gruppi: giudeo-cristiani che frequentavano il Tempio e i cristiani della Gentilità. L’Evangelo di Matteo e la lettera
di Giacomo sono due documenti giudeo-cristiani. L’autore della Didachè, prima di
Matteo, propone la teologia delle due vie nota nei Rotoli del Mar Morto. I giudeo-cristiani venivano in pellegrinaggio a Gerusalemme e pregavano rivolti verso
Gerusalemme. L’organizzazione della Chiesa nel II secolo ci è nota dalle lettere di
Ignazio di Antiochia. Il Vescovo diventerà la figura principale che deve creare l’unità
nella chiesa. Antiochia fu un centro importante per la missione della Chiesa. Il rapporto tra Pietro e Paolo viene ricordato nella lettera ai Galati.
Ai pellegrini bisogna rileggere Rm 9, 2-5: il Verbo si è fatto ebreo, non ha portato
il suo corpo dal cielo; è nato da una figlia di Israele. Per i cristiani della Gentilità
ignorare il mistero di Israele sarebbe ignorare l’economia della salvezza. In questa
economia gli Ebrei non sono solo le radici, ma sono i rami tagliati. Al posto dei
rami tagliati ne sono stati innestati altri. Il disegno di Dio è stato di far partecipare le
nazioni alla dignitas israelitica. “Tu non porti la radice, ma è la radice che ti porta”,
dice Paolo in Rm 11, 18.
Per secoli la Chiesa ha ripetuto che i rami tagliati sono seccati e gettati nel fuoco,
e che il vero Israele è la Chiesa, dimenticando quello che Paolo aggiunge: la separazione dei Giudei non è definitiva, ma ha una propria missione da realizzare nel
mondo. Di tutte le infedeltà, quella dei Giudei è un’infedeltà fedele: i rami tagliati
appartengono al divino ulivo. “Sono nemici secondo il Vangelo, ma amati secondo
l’elezione a causa dei Padri” (Rm 11, 28-29).
L’elezione di Israele dura anche quando essi rigettano il Vangelo. Il loro indurimento ha valso per i Pagani la grazia di entrare nell’alleanza. Che cosa sarà il loro
ritorno se non una risurrezione dai morti? (cf Rm 11, 11-15).
L’ebreo è l’unico del quale non si può volere direttamente la conversione. Se non
riconosce il Cristo è a causa del disegno di Dio sul suo popolo. Israele rimane la memoria viva del tempo del fidanzamento di Dio con il suo popolo. Il mistero di Israele
è legato al mistero divino.
Di fronte a Israele la comunità cristiana ha dovuto esprimersi e prendere posizione.
Paolo lo fa nella lettera ai Romani (9-11). Matteo presenta Gesù come il nuovo Mosè
che dà la legge nuova. Divide il suo Vangelo in cinque parti per far vedere che Gesù
porta la nuova Torah. Luca riprende la teologia di Paolo. Gesù si rivolge prima agli
Ebrei, poi ai Pagani. Negli Atti degli Apostoli sottolinea l’asse Gerusalemme-Roma,
155
che passa per Antiochia dove i discepoli per la prima volta furono chiamati cristiani.
Prima li chiamavano gli addetti della Via o i Nazareni.
I giudei che accoglievano il messaggio di Gesù dovettero esprimersi sulla Sua
persona: “Voi chi dite che io sia?” La cristologia della preesistenza può essere molto
antica perché l’idea della preesistenza del Messia è nota già nel mondo apocalittico
ebraico.
Nel giudaismo la donna ha il privilegio di accendere le candele il venerdì sera, all’inizio del sabato, recitando una benedizione. Un ritorno alle radici della fede e della
Chiesa potrebbe iniziare dalla ripresa di questa cerimonia nelle famiglie cristiane,
dove l’uomo e la donna sono invitati a mettere in pratica il sacerdozio comune dei
fedeli.
Il NT ricorda che il primo testimone della risurrezione è stata una donna, e che
Gesù accettava donne come discepole. La tradizione ricorda che furono le donne a
portare i profumi alla tomba di Gesù: la vocazione della donna è di essere mirrofora,
di portare i profumi che nella tradizione ebraica venivano dal paradiso.
Dopo il pellegrinaggio è importante continuare la catechesi, consigliare letture di
un certo livello e fare una catechesi basata sull’esperienza di fede compiuta durante
il pellegrinaggio. Questa catechesi deve creare comunità vive, di studio e di preghiera, che camminano insieme sotto la guida del loro pastore che può essere l’animatore
del pellegrinaggio.
Le riviste di Terra Santa dovrebbero aiutare i pellegrini a conoscere meglio la Terra
Santa, la Sacra Scrittura e le Chiese orientali.
3. Incontro con le pietre vive e le chiese orientali
Il pellegrino vuole uscire dal suo mondo chiuso per incontrare l’altro che cammina
e che ha un’esperienza diversa di Dio. Il pellegrino voleva vedere il volto di Dio. “Io
cerco il tuo volto”, diceva l’autore dei Salmi. Vedere il volto di Dio non era possibile,
perché il Santo dei Santi era vuoto. Vedere il volto di Dio è possibile soltanto nel
volto del fratello.
A Pasqua bisognava invitare qualcuno perché Elia si manifestava nella persona di
un ospite (forestiero/povero). Venuto Elia, veniva poi il Messia.
Il pellegrino saliva generalmente a Gerusalemme anche per la festa delle Espiazioni. Per essere sicuro di ottenere il perdono, doveva chiedere perdono ai fratelli
durante i dieci giorni che precedevano la festa. “Confessate i vostri peccati gli uni
agli altri”, dice Giacomo (Gc 5, 16).
Il Tempio era luogo di incontro anche con il pagano; il cortile dei Gentili permetteva ai pagani di entrare e di portare sacrifici. Il primo Tempio era stato fatto con i
156
cedri del Libano mandati da Hiram, il secondo da Ciro, l’amico di Dio e il terzo da
Erode l’idumeo.
Con la sua morte in croce Gesù ha abbattuto il muro di separazione (dell’odio), e
ha fatto di due popoli un popolo solo (cf Ef 2, 14s).
Viviamo in un mondo pluralista: il pellegrinaggio deve permettere l’incontro con
altre culture e con le persone che vivono queste culture. Dialogare con un ebreo, con
un musulmano, lasciarsi interpellare da qualcuno che non condivide la mia fede,
può essere un’ esperienza non facile, ma che molti pellegrini richiedono. Non basta
incontrare il Patriarca per portargli una busta, o il Custode di Terra Santa; bisogna superare l’orizzonte piccolo per respirare con i due polmoni, l’Occidente e l’Oriente.
È importante rendersi conto che la cultura cristiana può scomparire totalmente
da queste terre una volta cristiane. Importante è aprirsi alla dimensione universale
dell’Homo viator. L’esperienza religiosa ebraica, cristiana e musulmana hanno in
comune molti aspetti. Camminare con tutta la famiglia dei figli di Abramo, è necessario per chi vuole costruire una società pluralista tollerante ed evitare la violenza
per il futuro.
Ultimamente alcune organizzazioni hanno fatto pellegrinaggi diversi. Sono venute
per tre o quattro giorni per rendersi conto dei problemi umanitari. L’amicizia si riconosce nei tempi di difficoltà. Il pellegrino che viene sollecitato deve aprire non solo
il portafoglio, ma anche gli occhi, perché può essere sfruttato in modo “religioso”.
Insisto sulla conoscenza del giudaismo e dell’Islam per la preparazione di un pellegrinaggio che possa poi dirsi ben riuscito. I gruppi di pellegrini dovrebbero diventare, al termine del pellegrinaggio, gruppi di dialogo con il giudaismo e con l’Islam
nella propria terra.
Concretamente questo significa che bisogna rivedere gli itinerari tradizionali, per
integrarli con posti autentici e importanti. Significa inoltre che bisogna fare delle
scelte. Non si può fare tutto in otto giorni, ma, in un secondo pellegrinaggio che
abbia un itinerario alternativo, si può completare e integrare quello che non si è visto
la prima volta.
Importante preparare sussidi culturali seri per chi visita la Turchia, la Siria e la
Giordania. Ad esempio, manca - per la Terra Santa - una guida patristica, mentre
esiste per la Turchia.
Uno sforzo serio dovrebbe essere fatto per permettere ai sacerdoti e ai catechisti di
conoscere a livello culturale tutto il Medio Oriente, non solo la Terra Santa. Le organizzazioni dovrebbero favorire i sacerdoti, perchè se sono rimasti soddisfatti, saranno loro a portare in seguito pellegrini alla stessa agenzia. Un altro sforzo dovrebbe
compiersi per permettere ai giovani, che non hanno mezzi economici sufficienti, di
incontrare Cristo camminando sulle strade della Terra Santa.
157
4. Il
pellegrinaggio è un ritorno all sorgenti della
cristiana
Fede
La fede del cristiano è un incontro con la persona di Gesù Cristo. Il libro del pellegrino cristiano rimane la Bibbia, alla quale viene aggiunto il Nuovo Testamento.
La visita dei Luoghi santi cristiani deve permettere un vero incontro con Cristo. A
Nazareth e a Betlemme bisogna permettere ai pellegrini un tempo di meditazione
sulla novità cristiana, sul Dio che si fa uomo per permettere all’uomo di riscoprire la
sua vocazione ad essere divinizzato. Al Calvario bisogna lasciare un lungo tempo di
silenzio e di preghiera per permettere la meditazione sulla Passione e la Risurrezione
del Signore. È morto e risorto per me, dice san Paolo. Al Getsemani bisogna lasciare
il tempo per fare l’ora santa. Al Cenacolo bisogna lasciare tempo per meditare sugli
inizi della Chiesa.
I Luoghi santi sono i testimoni di Cristo. Le pietre parlano e rendano testimonianza
a lui.
Perché ripetere cose evidenti, conosciute da tutti? Perché molti pellegrini fanno
tutto di corsa, senza mai avere un momento di silenzio. A Betlemme è più importante
la visita al negozio che la meditazione nella grotta, perché la guida ha, sugli acquisti,
un guadagno del 25%. A Gerusalemme è più importante la visita al Patriarca latino
che ad una Chiesa orientale. I Melkiti sono contentissimi di ricevere visite. Assistere
ai vespri dagli Armeni è un’esperienza molto gradita dai pellegrini, e preziosa. Il
problema è di sapere se vogliamo veramente fare del pellegrinaggio un ritorno alle
radici della fede e della Chiesa di Cristo.
Se il pellegrinaggio vuole essere un ritorno alle sorgenti, non deve essere l’occasione di fare politica. Ora, il 90% delle guide non fa altro che parlare di politica.
È, questo, il motivo per cui il Ministero del turismo israeliano non vuole più che la
commissione dei pellegrinaggi dia la carta verde, di animatore spirituale dei pellegrinaggi, ai Palestinesi.
La situazione politica della Palestina è sempre stata tesa. E Cristo è nato in un
mondo violento, in una terra occupata dai Romani all’epoca di Erode che ha fatto
uccidere i bambini al momento della sua nascita. Il Vangelo sembra ignorare questo
aspetto e insegna la venuta del Regno di Dio e da’ il comandamento dell’amore,
anche per il nemico.
Il pellegrino viene per incontrare Dio e i fratelli cristiani e anche per incontrare i
figli di Abramo. Se questo è lo scopo del pellegrinaggio bisogna avere il coraggio di
rivedere molte cose, specialmente la formazione degli animatori di pellegrinaggio ai
quali si da’ la carta verde. Essi devono trasmettere il messaggio cristiano dei Luoghi
santi e permettere ai pellegrini di incontrare Cristo. Meglio non caricare troppo i
programmi e lasciare maggiore spazio alla preghiera.
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Bisogna prevedere programmi alternativi per chi è già venuto in Terra Santa e non
vuole vedere sempre le solite cose. La Giordania, la Siria, il Libano e la Turchia sono
autentiche Terre Sante, le terre delle origini cristiane. Gli organizzatori di pellegrinaggio devono proporre diversi programmi, per gente che viene la prima volta e per
gente che è già venuta.
Il pellegrino che viene deve aver l’occasione di far l’esperienza di Dio, di incontrare Dio nel silenzio. Gli deve essere offerta l’occasione di riconciliarsi, di ottenere il
perdono di Dio mediante il sacramento della riconciliazione. Deve ripartire da Gerusalemme come creatura nuova. Questa nuova creazione deve essere alimentata dalla
Scrittura: 1Pt 2: “Siete stati rigenerati dalla parola del Dio vivente”. La condivisione
dei beni materiali è logica conseguenza della divisione dei beni spirituali (Didachè).
Poi bisogna educare il pellegrino a considerare il suo corpo come un Tempio dello
Spirito.
Questi dovrebbero essere i frutti del pellegrinaggio in Terra Santa, alle sorgenti
della fede e della Chiesa di Cristo.
fra Frédéric Manns ofm
Il dibattito sulla conferenza di fra Frédéric è rimandato al pomeriggio.
Intanto facciamo una fotografia di gruppo con il Ministro Generale, a ricordo
di questo Congresso.
Subito dopo ci poniamo all’ascolto della seconda relazione, tenuta da fra
Emérito Merino: “Il ruolo del Commissario nell’organizzazione e animazione
francescana dei pellegrinaggi”.
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Il ruolo del commissario nell’organizzazione
e animazione francescana dei pellegrinaggi
“…e verranno molti popoli dicendo: “Venite, saliamo sul monte dei Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe, perché c’istruisca nelle sue vie
e camminiamo nei suoi sentieri”.
Perché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore”
(Isaia 2, 3-4)
Introduzione
Nella bella cittadina di Navarra de Puente de la Reina venne eretto nel 1965 un
monumento al pellegrino. Sul suo piedistallo si può leggere la seguente iscrizione:
“E da qui tutte le strade divengono una sola”. Se, guardando al cammino di Santiago, si é fatto e detto questo, quanto più si potrà dire del pellegrino che si mette in
cammino verso la Terra Santa! È qui che tutte le strade diventano una: da qui la vita
si vede in un modo diverso.
In qualità di commissari, tutti abbiamo ascoltato esperienze gratificanti da singole
persone e gruppi che, dopo aver compiuto un pellegrinaggio nella Terra di Gesù,
hanno avuto la stessa sensazione, che hanno definito in termini come: “questo è
stato il viaggio della mia vita”; “il viaggio in Terra Santa ha rafforzato la mia vita
cristiana e mi ha aiutato a comprendere il Vangelo”; “mi è stato utile in quanto mi
ha consentito di effettuare una revisione della mia vita di cristiano”; ecc. Addirittura
ho sentito qualche sacerdote affermare che “questo viaggio è stato meglio di alcuni
esercizi spirituali”.
Tutti noi siamo convinti che si viene in Terra Santa non solo per conoscere i luoghi
dove Gesù è nato, vissuto, morto e risuscitato, ma per avere esperienza della Terra
Santa, cioè avere esperienze concrete e profonde che lasceranno traccia nell'anima.
Perché qui Dio ha parlato in una maniera speciale.
Papa Giovanni Paolo II, il 29 maggio del 1999, prima di cominciare il pellegrinaggio in Terra Santa, ha detto ai fedeli: “Il pellegrinaggio nei Luoghi santi diventa
un’esperienza straordinariamente significativa”.
Vorrei semplicemente ricordare la testimonianza recente di un sacerdote pellegrino
che scrive, della propria esperienza: “Mi sono recato in Terra Santa prevenuto. Mi
immaginavo la visita ai luoghi e alle pietre dove era più preziosa la tradizione che la
controprova storica. Oggi ritorno convertito. È stato lì che è avvenuta la moltiplicazione dei pesci, i ciechi hanno riavuto la vista, i lebbrosi hanno riacquistato una pelle
morbida e i paralitici si sono messi la lettiga sulle spalle… È stato lì che un pugno di
visionari ha dato inizio alla rivoluzione più bella dell’umanità, la rivoluzione delle
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Beatitudini. È stato lì. Non ho bisogno della controprova, né dell’evidenza empirica;
non ho bisogno di prove. Credo. Oggi, come ieri, Gesù è presente. Non si tratta di
una storia fantastica o devozionale che si ritrova in racconti o catechismi inamidati.
Un’atmosfera misteriosa penetra nel profondo del pellegrino. Ecco ciò che succede e
non può essere diversamente. Si attua una trasfigurazione muta e silenziosa”.
Persino noi sacerdoti, che tendiamo ad essere i più critici, rimaniamo sorpresi.
Questa è la sfida, l’opportunità evangelizzatrice e pastorale che viene offerta a
noi Commissari che, se siamo in grado di rispondere alle aspettative dei pellegrini e
della Custodia, forse non saremo gratificati dall’edificazione - nel convento di San
Salvatore - di un monumento al Commissario così come si è fatto per il pellegrino,
ma dal riconoscimento del nostro compito, che consiste in un qualcosa di più che
la semplice raccolta di elemosine per la Terra Santa, ma soprattutto dal fatto che
sappiamo cogliere l’occasione per presentarci come Commissari in una dimensione
evangelizzatrice e pastorale.
Lo ha espresso perfettamente Papa Paolo VI, con queste parole durante la sua
visita al paese di Gesù: La grazia del pellegrinaggio consiste nello scoprire la sorprendente attualità del Vangelo, nell’accogliere il messaggio di salvezza nel cuore.
L’essenza del pellegrinaggio consiste in un autentico atto di fede e nell’accogliere
il Dio personale che si è manifestato tante volte, nel comprendere la Chiesa degli
apostoli e il suo primo impeto missionario. L’essenziale è trovare le tracce di Cristo
e camminare sui suoi passi.
San Girolamo diceva, agli uomini eruditi del suo tempo, che “per comprendere la
storia della Grecia è necessario visitare Atene, e per comprendere le Sacre Scritture
sarà indispensabile visitare la Terra Santa”. Questi visitatori hanno bisogno del nostro aiuto, dell’aiuto dei francescani la cui presenza nella terra di Gesù è scritta da
secoli, e per la quale i pellegrini ci lodano e ci ringraziano. Perciò, la nostra migliore
risposta deve consistere nell’attenta cura e nel buon servizio offerti ai cristiani che
arrivano qui da tutto il mondo.
1 - I pellegrinaggi e i viaggi: un segno del nostro tempo
È evidente che l’uomo dei nostri tempi viaggia molto sia come turista - un aspetto,
questo, che ha la sua importanza - sia come pellegrino. Molte volte ci siamo soffermati a riflettere sui pellegrinaggi e constatiamo che la nostra Chiesa, popolo di Dio,
ama i pellegrinaggi perché in essi “il cristiano semplice celebra la gioia di sentirsi
immerso in una moltitudine di fratelli che camminano assieme verso Dio che li attende”. Questo gesto costituisce un segno splendido della grande visione della Chiesa
offerta dal Concilio Vaticano II.
I pellegrinaggi sono presenti in tutte le religioni. Essi sono le espressioni dell’uomo alla ricerca di Dio nei luoghi nei quali Egli si è manifestato in modo particolare,
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nei quali ha offerto alle persone la possibilità di sentire più facilmente la Sua presenza. Pertanto, esistono luoghi di pellegrinaggio che attraggono i visitatori alla ricerca
di nuove esperienze di Dio, specialmente l’esperienza della pace, della gioia, dell’amore, della speranza. In ogni pellegrinaggio l’uomo esce dalla sua vita quotidiana,
lasciando il lavoro, la famiglia, gli amici, la sicurezza e intraprende il cammino per
trovare nuovamente Dio.
Nella tradizione biblica e cristiana, il pellegrinaggio è una delle modalità più importanti per esprimere lo status di vita del credente. Qualunque sia il suo status nel
mondo, il cristiano è un “pellegrino” e uno “straniero” (1Pt 2, 11), cioè un viandante,
un pellegrino che, come Israele, “cammina umilmente con Dio” (Michea 6,8). L’esodo del popolo di Israele, tanto presente nell’A.T., è annuncio e icona dell’itinerario
del popolo cristiano che cammina verso l’incontro con il Padre.
L’universalità di questo fenomeno ci rende manifesto che il pellegrinaggio, al di là
delle modalità che ha potuto acquisire nel tempo e nella storia, è una vicenda religiosa profondamente radicata nell’essere umano.
Ogni pellegrinaggio è un’esperienza personale che ci invita a discernere tra ciò
che è eterno e ciò che è temporale, tra ciò che è infinito e ciò che è incompiuto. Tutte
le azioni, i racconti, i riti, i segni, i simboli che costituiscono un pellegrinaggio non
sono altro che mezzi mediante i quali il pellegrino si apre ad una nuova esperienza
della realtà, di ciò che egli è e di ciò che è chiamato a divenire. Possiamo affermare
che tutto ciò che costituisce la realtà del pellegrinaggio, sia il santuario come il percorso che ad esso conduce e gli elementi che si relazionano, sono articolati in base
alle necessità e ai sentimenti religiosi dei pellegrini.
Per il cristiano, la ricerca di Dio che si esprime nel pellegrinaggio, può divenire
il simbolo di un’esperienza fondamentale per mezzo della quale accetta di rompere
con tutto ciò che gli impedisce di essere e di intraprendere senza timore le strade del
Vangelo. È per queste strade che Dio esce per incontrarci, è per queste strade che
Gesù Cristo ci fa ascoltare la Sua Parola e ci mostra il volto di quel Dio che ci amò
tanto da non esitare a condividere la nostra condizione umana, da farsi Dio-con-noi.
Alla luce di questo annuncio, la vita presente del cristiano si situa già sotto il segno
della salvezza.
Se dovessimo dare una definizione breve e generica, potremmo dire che il pellegrinaggio non è altro che il viaggio intrapreso, a livello individuale o collettivo, per
visitare un luogo sacro nel quale si manifesta in un modo totalmente personale la
presenza di un potere sopranaturale dal quale l’uomo spera di trarre benefici.
2 - Senso spirituale del pellegrinaggio
Il pellegrinaggio non può essere ridotto ad un semplice turismo devozionale né
consiste nel realizzare un viaggio in compagnia di altri. Il pellegrinaggio dispone
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della sufficiente forza evocatrice per parlarci della dimensione della nostra esistenza
in quanto uomini e in quanto cristiani. L’azione pedagogica del pellegrinaggio consiste precisamente in questo: rappresentare, cioè rendere presente in un tempo limitato
e concreto, il senso della nostra vita cristiana; di più: il pellegrinaggio è un’azione,
un gesto creatore che, se preso in dovuta considerazione, è in grado di farci comprendere il senso di Dio che ci accompagna e orienta il nostro camminare per le strade del
mondo, facendo sì che noi possiamo “nascere nuovamente” alla vita di Dio, quella
vita che ci è stata data “per l’acqua e per lo Spirito”.
Metterci in cammino significa andare verso la Terra vera, verso la patria eterna.
Questo è l’appello che ci rivolge Gesù: essere parte della Chiesa che si incammina
verso il Padre.
Compiere un pellegrinaggio significa far sì che tutta la nostra vita si metta in marcia animata dal desiderio di raggiungere una meta. Nel corso di questo itinerario
andiamo scoprendo l’amore incondizionato di Dio. Ne consegue che ogni pellegrinaggio non è estraneo alla vita intima della persona: incide nell’area più profonda
del cuore umano.
Luoghi, nomi, percorsi, riti e ad altri elementi si radicano profondamente nelle
persone e sono come tracce di Dio.
Nel corso del pellegrinaggio dobbiamo scoprire il senso spirituale del cammino,
del percorso. Ogni percorso è un’opportunità per incontraci con Dio ed è proprio in
Terra Santa dove è più facile scoprirlo dato che la geografia e i ricordi evangelici lo
rendono presente costantemente. Dio non si risparmia cosicché lo incontriamo solo
alla fine del cammino, ma si rende presente sin dall’inizio. Ogni incontro con un altro
pellegrino è un’attualizzazione del passo evangelico in cui si narra dei discepoli di
Emmaus (Lc 24, 13ss). La voce di Dio, invece di essere un qualcosa di eccezionale,
si percepisce come il “sussurro di una brezza leggera” (1Re 19, 12) o, nelle parole
di san Giovanni della Croce, come “sibilo delle aure amorose” che ci avvolgono e
ci impregnano. Dio non ci aspetta al termine del viaggio: Egli ci accompagna sin
dall’inizio!
3 - Senso pastorale del pellegrinaggio
Senza dubbio, il pellegrinaggio per eccellenza è quello che ci conduce in Terra
Santa: è quello che più di ogni altro lascia una traccia nel cuore dei pellegrini, è la
sintesi di ogni pellegrinaggio.
Nella campagna pubblicitaria promossa da i commissari di Spagna per incoraggiare la partecipazione ai pellegrinaggi in Terra Santa, si sottolinea questa frase: Il
viaggio in Terra Santa è un autentico pellegrinaggio alle radici della fede cristiana
e all’incontro con Gesù proprio nella sua terra. È un viaggio diverso dagli altri
realizzati per motivi religiosi e con il desiderio di conoscere meglio il Vangelo. Per i
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cristiani, solitamente è il viaggio migliore della loro vita, come essi stessi affermano
al ritorno dal loro pellegrinaggio.
Partendo da questa frase intendiamo riflettere su quale senso e quale contenuto
dobbiamo dare ai nostri viaggi, e ciò implica l’attenzione e la cura che dobbiamo
rivolgere ad ognuno di essi. Inoltre, ciò sottintende che i servizi che prestiamo debbono essere contraddistinti dal nostro essere francescani e dal saper rispondere adeguatamente alla fiducia riposta in noi.
La geografia della Terra Santa, e tutta la storia biblica che essa evoca, ci offrono un
quadro eccezionale che permette ai pellegrini di fare un’esperienza profonda, se noi
- nell’organizzazione e nell’animazione del pellegrinaggio - riusciamo a presentare
un quadro pastorale che coniughi l’impatto dell’arrivo da terre lontane nel paese di
Gesù, con il desiderio e l’aspirazione di conoscere progressivamente i diversi luoghi
e santuari che via via ci presentano la storia, tenendo sempre presenti la vita e il messaggio di Gesù. Tutto ciò richiede una dinamica e un’azione pastorale che dobbiamo
imparare ad offrire in modo sempre più efficace.
Il pellegrino arriva con molte aspettative e noi, che già abbiamo vissuto in molte occasioni quel percorso, dobbiamo presentar loro il pellegrinaggio non con una
sensibilità da guida, ma da pellegrino con altri pellegrini: questa particolarità viene
immediatamente compresa dai partecipanti.
Il nostro primo passo consiste nel saper motivare il pellegrinaggio. Questo può
essere fatto semplicemente ed efficacemente se, all’inizio del viaggio verso il paese
di Gesù, cerchiamo un momento adatto per avviare con i pellegrini un dialogo partendo dalla seguente domanda: quali sono i motivi che vi hanno spinto a venire in
Terra Santa? Questo atto diventa una catechesi dell’esperienza, attraverso il dialogo
che fa entrare in sintonia con tutti i pellegrini. Ciò contribuisce a creare man mano
un gruppo e a sua volta aiuta la guida o il responsabile del gruppo a capire con quali
modalità deve orientare il pellegrinaggio. I primi momenti del viaggio sono importantissimi (basti ricordare l’immagine di papa Giovanni Paolo II quando arrivava in
un Paese). Dall’orientamento dei primi momenti noi ci giochiamo il buon risultato
del pellegrinaggio, momenti che iniziano quando diciamo al gruppo “Siamo in Terra
Santa!”. Generalmente si crea un grande silenzio e al contempo si sperimenta una
grande emozione interiore. È l’impatto causato dall’avvio del percorso che attraversa la geografia della vita di Gesù.
È vero che lungo il tragitto dobbiamo offrire e contestualizzare dati sulla storia e
l’archeologia di ciò che andiamo vedendo, ma non dimentichiamo che non si tratta
di un viaggio per vedere, ma per vivere, cioè per fare esperienza della Terra Santa, in
sostanza di ciò che lascerà un’impronta nella vita del pellegrino. Ho fatto esperienza
di molti professori che, pur compiendo il pellegrinaggio con una guida molto colta
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ed istruita, passavano successivamente nel mio gruppo dicendomi a mo’ di spiegazione per la loro scelta: i”
Per esperienza personale, so che il sottolineare il messaggio con la lettura di testi
evangelici e il dare spazio a momenti di silenzio è quanto richiedono e apprezzano
i nostri pellegrini, soprattutto in certi santuari. Questo è un aspetto che è necessario
curare: disporre dello sguardo di credente e di pellegrino e non quello di turista e di
conoscitore di luoghi. Dobbiamo far sì che ogni santuario si converta in un luogo
“vivo”, dove risuona, in maniera speciale, il messaggio evangelico che vi si legge e
vi si riflette. L’abbondanza di dati e tradizioni la si può ritrovare nella varietà di libri
di cui fortunatamente si dispone.
Ci sono due momenti ai quali dobbiamo prestare attenzione in maniera particolare: le
diverse celebrazioni e il momento in cui si rinnovano i sacramenti corrispondenti.
Quando i pellegrini ci presentano un loro giudizio al termine del viaggio, sono
due i momenti che spiccano maggiormente: le celebrazioni e il momento nel quale
hanno rinnovato il sacramento corrispondente. Non si tratta di mettere in scena ma
di rivivere eventi della vita dei pellegrini. Trascorreranno gli anni e i pellegrini continueranno a ricordare, per esempio, l’Eucaristia celebrata e vissuta guardando il Lago
o l’Eucaristia celebrata e vissuta al Cenacolino o nella basilica della Risurrezione,
momenti durante i quali i pellegrini a stento possono cantare tanto è forte la loro
emozione. Momenti che ricordano ripetendo con frequenza ed emozione: Ci siamo
risposati a Cana di Galilea. Dobbiamo prestare maggiore attenzione alle tappe e ai
momenti che il pellegrino sta vivendo, più che alle nostre idee - per quanto buone - o
al nostro grado di erudizione.
Nei giudizi raccolti dai pellegrini emerge un altro punto fondamentale al quale
dobbiamo prestare maggiore attenzione: essi sentono la necessità di avere l’opportunità di rimanere in silenzio per tempi più lunghi. Il valore del silenzio… Quando
il silenzio parla, la vita si trasforma. Occorre aiutare a personalizzare quanto si sta
vedendo, celebrando e vivendo. Quale pellegrino non ricorda la passeggiata in barca
sul lago di Tiberiade? Attenzione a non spezzare il ritmo! Non dobbiamo disperderci
con bandiere, vendita di pietre del lago, mappe, ecc. Tutti ne siamo testimoni, quando entriamo nel Getsemani o abbiamo trascorso un’ora santa, in quel luogo nel quale
il pellegrino fa un’esperienza particolare.
La nostra missione è quella di cogliere questi momenti indimenticabili, perché in
essi parli il cuore e le nostre brevi parole si convertano in momenti di evangelizzazione. Non dobbiamo dimenticarci che il livello di fede di ogni componente del
gruppo è diverso, e il nostro compito pastorale è quello di fare in modo di arrivare a
tutti. Raggiungeremo questo obbiettivo se non abbiamo schemi prefabbricati. Non
dobbiamo dimenticare un dato molto importante: sebbene abbiamo accompagnato
molti gruppi, ognuno di essi è diverso, così come sono diverse le sue esigenze. È
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qui che si manifesta la nostra abilità pastorale. Se riusciamo ad entrare nel ritmo di
ogni specifico gruppo, la nostra missione come guide o commissari non cadrà nella
routine, che è poi il pericolo che corriamo, ma gioiremo del vissuto dei pellegrini che
ricorderanno il pellegrinaggio in Terra Santa come il viaggio della loro vita.
4 - Il ruolo del commissario in questa missione
Così come dobbiamo tenere ben presente il senso spirituale e pastorale del pellegrinaggio, ci sono altri elementi che debbono essere considerati attentamente al fine
di ottenere il buon esito di un pellegrinaggio. Mi riferisco qui allo specifico ruolo del
Commissario nel promuovere, animare e accompagnare i pellegrinaggi.
In tutto questo è necessario sottolineare ciò che ci contraddistingue, ossia il fatto
che siamo francescani e che stiamo compiendo una missione non a titolo personale,
come possono fare tanti sacerdoti, ma che stiamo compiendo una missione in nome
dell’Ordine, al servizio della Terra Santa, e che stiamo rappresentando la Chiesa
cattolica. Sono gratificanti le parole pronunciate dal Papa Giovanni Paolo II nel
pellegrinaggio in Terra Santa: “… la Provvidenza volle che, accanto ai fratelli delle
Chiese orientali, per la cristianità di occidente fossero soprattutto i figli di Francesco d'Assisi, santo della povertà, della mitezza e della pace, a interpretare in modo
genuinamente evangelico il legittimo desiderio cristiano di custodire i luoghi in cui
affondano le nostre radici spirituali”.
Quanto sono gratificanti le affermazioni di molti pellegrini che ci dicono: “Grazie
ai francescani, noi cristiani di tutto il mondo possiamo oggi visitare, pregare e celebrare nei luoghi della nostra redenzione”.
Credo che questo sia un motivo di orgoglio, e che dobbiamo ringraziare pubblicamente il compito svolto da tanti nostri fratelli che sono vissuti qui, e che ancora
continuano a vivere in mezzo a tante difficoltà. L’Ordine ha saputo esprimere questo
amore per la Terra Santa con la frase tanto suggestiva contenuta nelle sue Costituzioni Generali: “Terra Santa, la perla delle missioni”.
E il capitolo generale dell’Ordine, che ha avuto luogo nel 1991, nel documento
L’Ordine e l’evangelizzazione, afferma: la missione in Terra Santa è unica, dato che
manifesta “in un modo tanto privilegiato l’amore di San Francesco per l’incarnazione e la passione di Gesù Cristo che è il cuore del carisma francescano e il centro della
spiritualità cristiana”. Pertanto si comprende “l’ammirazione di tutta la Chiesa” per
la fedeltà dei francescani a questa “vocazione unica”, a questo carisma, dato che la
sua presenza e la sua vita è stata un bene per la Chiesa.
Davanti a questa traiettoria tanto gloriosa, noi commissari dobbiamo almeno accettare e svolgere la nostra missione, a partire dalla forza del suo contenuto e dalla
spiritualità della nostra vocazione francescana.
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Il marchio della casa, ossia il nostro stile francescano, lo dobbiamo manifestare
non solo nella parte pastorale, mettendolo in pratica come portatori di questa tradizione, ma anche in comunione con i francescani che vivono in Terra Santa, dando
cioè la sensazione di trovarci a casa nostra, ed evidenziando il nostro proprio stile
nella maniera di agire cosicché il pellegrino si renda conto che si reca in Terra Santa
con i francescani.
È vero che si è detto e fatto molto come ribadisce con vigore il motto: In Terra
Santa con i francescani!
È uno slogan che è stato recepito nei nostri ambienti e nel quale la gente, in tante occasioni, ha riposto la propria fiducia. È vero che sono stati organizzati molti
pellegrinaggi “francescani” e che la gente è rimasta molto contenta. Ma non vanno
dimenticati due dati: il primo è che i pellegrinaggi sono aumentati tanto da eccedere
le nostre possibilità, così che rimane da chiederci: come far fronte adeguatamente a
questa più grande richiesta? L’altro punto urgente che dobbiamo analizzare riguarda
i tempi e gli stili, che sono mutati: Con quale stile, in che modo, dobbiamo animare
oggi i nostri pellegrinaggi?
Sono due domande alle quali è necessario rispondere in questa sede.
Ci riuniamo nel quadro delle celebrazioni dell’ottavo centenario della nascita del
nostro Ordine. È il momento opportuno per rivedere e potenziare la nostra missione
a partire dallo stile e dalla modalità di azione del nostro Padre San Francesco. Come
sappiamo, egli seppe presentarsi al Sultano in modo diverso; egli ebbe un proprio
stile nei viaggi intrapresi verso l’Oriente. Per questo la nostra forma e stile di organizzazione e di animazione dei pellegrinaggi devono distinguersi da qualunque altra
organizzazione. Penso sia un tema che sarà man mano chiarito in questa sede e in
future riunioni che vedranno riuniti noi Commissari.
Conclusione
A conclusione delle riflessioni sin qui esposte, vorrei presentare qualche proposta
concreta, sia personale sia emersa da colloqui con altri commissari, soprattutto durante l’ultimo incontro di Caracas.
Fortunatamente è stata superata l’immagine, alquanto povera, del Commissario
come colui che semplicemente raccoglieva elemosine per la Custodia e si è passati a
considerare la sua missione sotto l’aspetto pastorale ed evangelizzatore. Ciò è proprio quanto si sta valorizzando in questa sede. Io vorrei spingermi oltre e affermare
che l’organizzazione di pellegrinaggi, specialmente in Terra Santa, è un nuovo campo di apostolato che ci viene offerto, che viene offerto all’Ordine.
Questo compito, oggi, non può essere svolto isolatamente. È urgente che noi commissari di ogni nazione superiamo l’idea di provincia e lavoriamo in équipe. Lavo167
rare in équipe è una caratteristica del nostro tempo, se vogliamo che il nostro lavoro
sia efficace e sia segno dinanzi agli altri. Questo richiede a noi di essere in grado di
presentare una programmazione congiunta. Cognosco molte programmazioni individuali, ma la loro forza di attrazione è molto limitata, ci accontentiamo della nostra
“clientela” che dopo dobbiamo portare a spasso da un posto all’altro invece di concentrarci nella nostra missione.
Il nostro lavoro non deve essere confinato all’ufficio del commissario, deve uscire,
cioè deve farsi pubblicità. Il filosofo affermava “penso quindi esisto”; la società
odierna ci dimostra che se comunichi, allora esisti. Capisco che arrivare ai canali
pubblicitari non è facile, ma è possibile, se uno si impegna ed è conosciuto per la sua
attività. Esiste però un mezzo molto efficace al quale tutti possiamo accedere: si tratta di creare una pagina web e di crearne una per tutta la nazione, in ogni nazione.
Logicamente qui dovremmo essere aiutati da esperti. E perché la suddetta pagina
funzioni adeguatamente, dobbiamo operare in stretta relazione con la pagina web
della Custodia.
È auspicabile che la Custodia, attraverso questo canale, divenga sempre più un punto di collegamento con tutti i commissari. La Custodia ci potrebbe fornire maggiori
informazioni e più canali. Se le nostre province aiutano la Custodia promuovendo
pellegrinaggi e rendendo disponibili delle guide, la Custodia ci dovrebbe aiutare almeno delegando una persona che operi come intermediario con i Commissari.
Compito importante dei Commissari di ogni nazione è quello di disporre di materiale adeguato che accompagni il pellegrino: guide, libri, dépliant… Molto di questo
materiale creato per una specifica nazione potrebbe servire anche ad altre. Tutto
ruota attorno alla nostra capacità di essere in relazione. Inoltre, sarebbe importante
l’aiuto reciproco che potrebbe essere fornito alle nazioni che parlano la stessa lingua.
Per esempio, l’aiuto fornito dalla Spagna ai Paesi ispanoamericani, come è emerso
nell’incontro dei Commissari a Caracas.
C’è ancora un elemento che desta la nostra preoccupazione: come preparare adeguatamente le guide per i nostri pellegrinaggi. Sono stati fatti molti passi avanti e
gli sforzi meritano il nostro plauso, ma i progetti e le offerte esistenti a tutt'oggi, sono
così diversificati che meritano un’analisi prima di scadere nella banalità.
Concludendo, direi che il ruolo del commissario deve essere definito congiuntamente, cioè con la collaborazione di tutti, visto che tutti noi abbiamo molti anni di
esperienza alle spalle.
Si tratta di una ricerca nella quale dovremo applicare la pedagogia catechetica, che
consiste nel tenere ben in mente la situazione attuale nella quale ci troviamo e la realtà e il modo di essere dei pellegrini che serviamo. Oggi i ritmi e il modo di essere e
di agire sono diversi. È evidente che assistiamo a “mutamenti profondi e accelerati”.
Questo richiede da parte nostra agilità mentale per essere in grado di dare la risposta
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al momento attuale, nel quale spetta a noi agire. Qui non c’è posto per la mentalità
dello Statu quo. Già il Concilio Vaticano ci diceva: “… per compiere adeguatamente
la missione dobbiamo scrutare a fondo i segni dei tempi e interpretarli alla luce del
Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possiamo rispondere adeguatamente” (GS n. 4).
Tutto questo ci sta chiedendo di rivedere le nostre modalità di azione e i mezzi che
offriamo ai pellegrini come ad esempio: le guide, i libri per la partecipazione liturgica, i dépliant… Il contenuto può essere lo stesso, ma lo stile e la forma di presentarlo
deve essere diversa.
Il grande pellegrino Giovanni Paolo II ci invitava ad affrontare l’attività pastorale
a partire dagli orientamenti della Nuova Evangelizzazione. Nuova non per i contenuti, che sono gli stessi, ma nuova nelle forme, nei metodi, nello stile. Lo stesso
Papa nella sua lettera apostolica Novo Millennio Ineunte (n. 3) molto saggiamente
ci invitava a pensare al futuro che ci attende e a vivere gli eventi non soltanto come
memoria del passato ma come profezia dell'avvenire.
Vorrei ringraziare la Custodia per essere riuscita, nel quadro dell’ottavo centenario dell’Ordine, a convocare questa riunione a Gerusalemme. Sono certo che da qui
uscirà rafforzata l’immagine e il ruolo del Commissario al fine di prestare un servizio
migliore all’Ordine e alle migliaia di pellegrini che ci stanno aspettando. Con la realizzazione di questo congresso si valorizzano il compito e la missione del commissario e, senza dubbio, in questa sede emergeranno linee guida per delinearne la figura
e la missione secondo lo spirito dell’Ordine. Magari non si deciderà di edificare un
monumento al Commissario, così come si era fatto per onorare il pellegrino, ma
certamente avremo fatto sì che la figura del Commissario sia più evangelizzatrice e
pastorale, contraddistinta dal marchio della casa, cioè che testimoni il nostro essere
francescani, come si vuole ricordare in questo tempo.
Guardando ai pellegrini risuonano in me le parole rivolte da San Girolamo a
Marcella, matrona romana (Epistola 46): "Orsù! Andiamo assieme alla mangiatoia
umile di Cristo, andiamo a vedere le acque cristalline del fiume Giordano, andiamo
a piangere al Santo Sepolcro di Nostro Signore, con Lui saliamo al Monte degli Ulivi, rechiamoci a Nazareth, e visto che Nazareth significa il piccolo fiore, per questo
andiamo a vedere il fiore della Galilea, saliamo al Monte Tabor perché ci avvolga lo
splendore della Trasfigurazione. Orsù!"
fra Emérito Merino Abad ofm
Commissario della provincia di Pastiglia, Madrid
traduzione Alberto Milan
Al termine della relazione il Ministro Generale ci rivolge un ultimo
saluto:
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Saluto del Ministro generale
prima della sua partenza
Cari fratelli:
Dovendo tornare a Roma a causa di altri impegni propri del mio servizio all’Ordine, desidero di nuovo, rivolgervi la mia parola prima di lasciare questo II Congresso
Internazionale dei Commissari di Terra Santa.
Questa parola vuole essere, innanzi tutto, di gratitudine.
Grazie al Padre delle misericordie che mi ha permesso di tornare a casa, di tornare in Terra Santa. Nonostante sia vissuto qui cinque anni e sia tornato ancora molte
volte, senza dubbio è sempre una novità per me: una esperienza nuova, un incontro
nuovo con il Signore. Questa volta, ve lo confesso, ho sentito molta emozione entrando nella Sala Superiore, la Sala del Cenacolo, nella Tomba vuota dove fu sepolto
il Signore, e nella Casa di Maria a Nazareth. Non potete immaginare il bene che mi
fa tornare in questa Terra che mi ha visto nascere come francescano: in Nazareth ho
fatto la mia professione solenne il 1° gennaio 1975; e che mi ha visto nascere come
sacerdote, poiché sono stato ordinato qui a Gerusalemme il 29 giugno 1977.
Grazie anche al Custode e agli organizzatori di questo II Congresso Internazionale
dei Commissari di Terra Santa, particolarmente al Vicario custodiale, per avermi
invitato a partecipare. Mi rallegro con la Custodia per aver organizzato questo Congresso e spero che non dobbiamo aspettare tanti anni, come quelli che ci separano
dal Congresso di Nazareth, per fare il III Congresso dei Commissari. Propongo che
quest’esperienza si ripeta ogni sei anni.
Grazie, fratelli Commissari per il vostro servizio, tanto generoso e impegnato, in
favore della Terra Santa. Senza di voi la Custodia non potrebbe portare avanti tutte
le attività pastorali e le opere sociali che realizza. E i minori e i bisognosi, che alla
fine e all’inizio, com’è logico, sono i privilegiati di tali attività e opere, si vedrebbero
privati di questo aiuto oggi tanto necessario.
Grazie, principalmente, ai fratelli collettori, non solo per le elemosine che raccolgono, ma anche e principalmente per la loro vicinanza alla gente. In tal modo essi
portano la presenza di Francesco e della Terra Santa, e infine la presenza di Cristo, in
mezzo alla gente, particolarmente della gente semplice. Il vostro lavoro, cari fratelli,
è prezioso, e la vostra presenza, molte volte, è veramente evangelica.
Cari fratelli della Custodia: grazie per la vostra fedeltà al servizio che la Chiesa
e l’Ordine vi hanno affidato: “Custodire i Luoghi santi, promuovere in essi il culto
divino, favorire la devozione dei pellegrini, svolgere il ministero della evangelizzazione, esercitare l’attività pastorale conformemente alla spiritualità dell’Ordine,
erigere e svolgere opere di apostolato” (CCGG 123,1).
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Grazie per tutto questo. Però, poiché dobbiamo passare dal bene al meglio, permettetemi che vi chieda quanto segue:
• Siate creativi oggi come lo furono i fratelli che vi hanno preceduto nel
corso dei quasi otto secoli di permanenza in questa Terra. Solo così darete
risposte evangeliche e francescane ai segni dei tempi.
• Con un atteggiamento di discernimento sereno e serio insieme, non esitate
a portare innanzi una revisione critica dei vostri ministeri (Shc 58); non
esitate a portare innanzi una seria revisione della vostra missione, e di
sperimentare cammini inediti di presenza e di testimonianza (cf. Shc 33)
in armonia con quanto ci chiedono oggi le nuove situazioni che stiamo
vivendo.
• Sentitevi contenti, e santamente orgogliosi, della ricchezza che implica il
far parte di un’Entità come la Custodia, caratterizzata dall’internazionalità
e dall’interculturalità, caratteristiche che non solo dovete conservare
gelosamente, ma perfino potenziare, poiché la diversità che implicano la
internazionalità e la interculturalità è la buona notizia di un Dio sempre
fecondo (Shc 4).
• D’altra parte la situazione sociale e religiosa nella quale vivete esigono
da voi un’opzione chiara per il dialogo ecumenico, interreligioso e
interculturale. Siate un ponte, in questa società che sembra disposta solo
a costruire muri. Siate, ad esempio di Francesco, artefici di pace e di
comunione in questa Terra piena di contraddizioni e dominata dal rumore
delle armi.
• Finalmente sentitevi parte della Fraternità universale e, in quanto tali,
unitevi alla celebrazione della grazia delle origini, e impegnatevi fortemente
per entrare nel cammino di rifondazione, perché solo così questa realtà che
tutti amiamo, la Custodia di Terra Santa, potrà mantenersi giovane, e la
nostra presenza nella Terra di Gesù potrà continuare ad essere significativa
e susciterà non solo ammirazione, ma anche la voglia di collaborare
direttamente con essa.
Cari fratelli Commissari, come vi dissi il primo giorno: credo nel vostro lavoro - io
stesso sono stato Commissario molti anni nella mia Provincia di origine, la Provincia di Santiago di Compostella - però proprio per questo sento la necessità di dirvi
quanto segue:
• Conoscete la Terra Santa, amate la Terra Santa, testimoniate amore
alla Terra di Gesù, fra i cristiani, in modo speciale, tra i frati, sacerdoti
e Vescovi, ricordando sempre che, come ci dice il documento finale del
Capitolo Generale straordinario, il Signore ci parla durante il cammino.
171
Solo la sete saziata si trasforma in messaggio (Shc 17).
• Siate, anche voi, creativi nella ricerca dei mezzi per avvicinare la Terra Santa
ai cristiani d’oggi. Non siamo agenzie di turismo religioso, come abbiamo
affermato ripetutamente in questi giorni di Congresso. Non vogliano
né possiamo competere con esse. Però, sicuramente, molto potremmo
apprendere da alcune di esse senza perdere il sapore francescano che deve
impregnare tutta la nostra attività. Anche l’attività dei Commissari di Terra
Santa.
• Ricordatevi sempre che siamo Frati Minori e che la vostra migliore
credenziale di presentazione è che vi vedano come tali. Questo esige di
lavorare in piena comunione con la fraternità provinciale, in modo che la
vostra attività non sia considerata come un’attività extra provinciale. È
esemplare l’opera di alcuni Commissari, come fra José Areso, del Collegio
Apostolico di Olited, Fra Sebastiàn Vehil, della Provincia di Catalogna e
fra Federico Jansonne, della Provincia di San Luigi, in Francia, i quali
oltre che restaurare i loro rispettivi Commissariati restaurarono insieme le
loro Province.
• Mantenete una comunicazione costante e familiare con la Custodia, e una
relazione cordiale con Vescovi e parroci. Ricordate sempre che voi siete il
principale vincolo d’unione che lega la Custodia con le Chiese particolari
e con le Province dell’Ordine. D’altra parte collaborate gli uni con gli altri.
Questo porterà molti vantaggi a tutti.
• In quanto alla gestione economica, siate pienamente trasparenti, e, nel
medesimo tempo, siate pienamente coscienti che il denaro che raccogliete
è quasi sempre denaro dei poveri, ed è sempre denaro per i poveri della
Chiesa madre di Terra Santa.
• Non abbiate paura, anche voi, di fare una valutazione seria della vostra
missione al servizio della Terra Santa. Una valutazione che vi porti a
definire meglio il vostro servizio, l’identità del Commissario, e vi conduca
a rinnovare i metodi che utilizzate per compiere questa missione.
Cari fratelli: sono venuto a Gerusalemme in questa occasione per manifestare
pubblicamente l’apprezzamento dell’Ordine per la missione che qui compiono i fratelli della Custodia e l’apprezzamento per il lavoro dei Commissari. Però sono venuto, anche, per riaffermare, una volta in più e con più forza se necessario, che la Terra
Santa fa parte dei progetti missionari dell’Ordine, che l’Ordine non solo vuole mantenere la sua presenza in questa Terra, ma anche che la vuole potenziare e qualificare.
Proprio ieri ho firmato nel Santo Sepolcro una lettera a tutto l’Ordine chiedendo frati
che vengano a prestare il servizio di confessori nei principali santuari. Sono qui per
172
dire, con la mia presenza e con le mie parole, che la Terra Santa continua ad essere
per l’Ordine la perla delle missioni francescane e ricordare l’impegno che ogni entità
ha con questa missione, l’impegno di fare tutto il possibile per inviare in Terra Santa
almeno un frate missionario.
Sui fratelli della Custodia di Terra Santa e su tutti quelli che partecipano a questo
Congresso, invoco e imparto la benedizione del Serafico padre San Francesco.
fra José Rodríguez Carballo ofm
Ministro Generale
Partiamo quindi in autobus per visitare le case di Betfage: abbiamo modo
di visitare questi appartamenti che con tanta fatica la Custodia ha realizzato
per i cristiani poveri. Queste case ospiteranno 70 famiglie, e formeranno il
Villaggio san Francesco, posto proprio dietro il convento dei frati di Betfage.
La costruzione di case per i cristiani è un aspetto particolare dell’opera della
Custodia. Essa serve a sostenere la vita della comunità cristiana locale, sempre
esposta, per le tristi condizioni economiche, alla tentazione di abbandonare
la Terra Santa per trasferirsi all’estero. Gli appartamenti sono ben costruiti
e potranno certamente offrire una dignitosa dimora a 70 famiglie cristiane.
Dopo la visita al villaggio ci soffermiamo a guardare il muro che separa il
territorio israeliano dal territorio dell’Autorità Palestinese, e che taglia a
metà anche il terreno di proprietà della Custodia.
Quindi raggiungiamo la Basilica del Getsemani e celebriamo l’Eucaristia
presieduta da S.B. Mons. Michel Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme.
Il Patriarca, nella sua omelia, orienta il nostro pensiero verso la meditazione
del grande mistero che si è compiuto nel Getsemani. Cristo affronta la morte
per la nostra salvezza, indicandoci la via che ogni cristiano deve percorrere,
offrendo la propria vita a Dio. Quindi Mons. Sabbah offre una riflessione di
fede, sofferta, ma colma di speranza, sulla situazione che sta vivendo la Terra
Santa. La Chiesa che vive nella terra del Signore si trova da tanto tempo priva
di pace e di sicurezza. Siamo chiamati a contemplare con gli occhi della fede
questo mistero di sofferenza salvifica e impegnarci con tutte le nostre forze
perché la pace torni ad allietare la vita della Terra Santa.
All’uscita della Messa possiamo visitare il romitorio del Getsemani, un
luogo a fianco della Basilica, riservato all’accoglienza di persone che vogliono
dedicarsi ad un periodo prolungato di preghiera nella città santa.
173
Svolgimento del pomeriggio
Alle ore 17.30 ci riuniamo per il dibattito comunitario, dopo che i lavori
erano iniziati, divisi per gruppi di studio, alle ore 15.30
Relazione del gruppo inglese
Fra Joel Sulse, filippino del gruppo inglese: Abbiamo fatto un’esperienza di Dio,
ascoltando la conferenza di Fra Manns. Potremo usare questa catechesi per quelli
che non possono venire in pellegrinaggio. Vogliamo che la Custodia produca un
libretto-guida per i pellegrini, per aiutarli a vivere meglio la loro esperienza in Terra
Santa. Una guida che aiuti anche nella spiritualità, dicendo come l’esperienza possa
essere interiorizzata. Sarebbe utile anche un DVD sui santuari e una guida per la
liturgia, che si possano usare e adattare. Poi pubblicare un libretto-guida in varie lingue aiutandoci ad organizzare i pellegrinaggi. Durante i pellegrinaggi sia offerta la
possibilità di dialogare con i rappresentanti o capi delle comunità ebraiche o musulmane e delle altre chiese. Si sente il bisogno di sussidi per informare sulla situazione
politica del paese, per preparare i pellegrini e anche per poter aiutare i preti delle
nostre nazioni a venire qui. Il pellegrinaggio inizia prima di venire in Terra Santa.
Custode: Il DVD è finito, sarà in 10 lingue. Domani ci sarà la presentazione, di
1 ora. Questo è solo il primo DVD di una serie che stiamo preparando. Le guide:
ci sono già molti libri. Le nostre risorse non solo illimitate. Parlo non solo di risorse materiale ma anche di risorse umane! Un aspetto del servizio dei Commissari è
quello di organizzare questo materiale, I tedeschi, per esempio, hanno preparato una
guida in lingua tedesca, e così gli spagnoli e gli italiani. Per la lingua inglese, in effetti, non c’è molto. Ma in collaborazione con la Custodia possiamo produrre molte
cose. Alcuni gruppi hanno fatto incontri con ebrei o musulmani. Possiamo aiutarvi e
organizzare anche incontri con personalità religiose, o con i parrocchiani delle nostre
parrocchie. I cristiani locali sono le pietre viventi della Terra Santa. Siamo pronti ad
aiutarvi, ma non possiamo fare tutto.
Fra Frédéric Manns: Che cosa fare per aiutare? Si può invitare il Custode per fare
una lezione sulla Terra Santa. Perché no? Poi si può invitare la gente a leggere il
Vangelo! I frati che celebrano i loro anniversari, possono venire in Terra Santa. A
Nazareth 2 ingegneri francesi stanno preparando tutti i testi patristici sulla Vergine
Maria e ancora un sito web (www.mariedenazaret.com) con tutti i testi sulla Vergine.
Faranno anche un film sulla Vergine.
Rispondo alla questione dell’informazione politica ai pellegrini. Il pellegrinaggio è
un atto religioso, non dovrebbe entrarci la politica. Il Ministro della cultura israeliano
ci ha chiesto i nomi di tutti i sacerdoti polacchi che guidano i pellegrinaggi, perché
essi, durante i pellegrinaggi, fanno politica! La polizia qui ascolta tutto. Abbiamo il
174
permesso di avere la carta di guida, ma il permesso è per guidare i pellegrini, non per
parlare di politica!
Relazione del Gruppo tedesco-croato
Grazie per aver organizzato questo convegno, che ci consente di parlare in maniera così intensa. In Bosnia hanno la stessa esperienza dei cristiani di qui. Grazie
a fra Frédéric per la sua relazione. Abbiamo molte domande: ne presento alcune. È
possibile fare qualche giornata di studio in Terra Santa? È troppo dispendioso? Sono
esperienze molto forti. Nel capitolo della mia provincia un nostro frate, missionario
in Brasile ha detto: Io non ho bisogno della Terra Santa, perché abbiamo la Terra
Santa nelle favelas! Io gli ho detto: sai qualcosa della storicità della fede? L’ho portato in Terra Santa, venendo con lui da solo, e lui ha cambiato idea! Chiedo ancora
a P. Manns: Può spiegare meglio la relazione con le religioni ebraica e musulmana?
Da quale anno hanno cominciato a funzionare le sinagoghe? Può spiegare le sette
aperture della testa (come la menorah): qual è l’origine di questo significato? Perché
il tempio era chiamato Libano (ossia bianco)? Lei ha parlato dell’esperienza del silenzio. Ma come si può fare esperienza di silenzio nella Chiesa del Santo Sepolcro?
Vorremmo questi approfondimenti!
Fra Frédéric Manns: Il problema per le giornate di studio sono sempre le lingue. Se
invitate un rabbino o un musulmano, bisogna capire l’inglese. Non ci sono musulmani che parlano tedesco. Si possono organizzare questi incontri interreligiosi.
Le prime sinagoghe sono del III secolo a.C. in Egitto. La questione del Tempio:
alcuni testi del midrash paragonano il corpo umano al Tempio, e san Paolo li conosce
e li utilizza. Si parla di 3 Templi: la creazione, il corpo umano e il tempio di Gerusalemme.
L’immagine del Tempio come libano (= bianco) deriva da Isaia: “Se i tuoi peccati
sono rossi come scarlatto, diventeranno come neve. È il senso profondo del pellegrinaggio. Per questo ho insistito sulla penitenza. La questione del silenzio al Santo
Sepolcro: bisogna andarci di notte, o al mattino presto, per trovare il silenzio! Di
giorno è come un museo.
Custode: Per il Santo Sepolcro abbiamo stasera un incontro col patriarca ortodosso; il problema dura da tanto tempo. Qui tutto procede lentamente. In altri santuari
come Betlemme o Nazareth o al Getsemani si può fare esperienza di silenzio.
Fra John Doctor, Provincia Sacro Cuore: una delle cose chiare nella discussione
è che noi come francescani abbiamo una ricca spiritualità, chiamati ad essere pellegrini. Abbiamo riflettuto che noi come Commissari vogliamo fare più pellegrinaggi.
Per cui è importante offrire ai nuovi Commissari, in gruppi linguistici, un’esperienza
di pellegrinaggio, perché possano poi aiutare gli altri ad incontrare Dio.
175
Custode: L’Opera Romana Pellegrinaggi ogni due anni porta nuove guide per il
corso di formazione; quest’anno ci saranno i francesi. Non sappiamo se ci sono guide nuove dagli USA. Voi dovete prendere iniziative. Anche gli spagnoli organizzano
corsi per guide, aperti a tutti.
Fra Werner Mertens: Perché è stato affermato che Betfage e Betania rientrano nel
territorio di Gerusalemme?
Fra F. Manns: Per le feste di Pasqua e Succot, Betfage e Betania erano considerate
come territorio di Gerusalemme, per poter accogliere tutti i pellegrini, per i quali non
c’era posto entro le mura della città.
Fra Giorgio Vigna: La relazione di fra Manns ha offerto la possibilità di ripensare
l’impostazione dei pellegrinaggi. È una richiesta dei pellegrini stessi: la possibilità di passare da un’impostazione devozionistica ad un’impostazione catechetica ed
evangelizzatrice. Bisogna far vedere le provocazioni che emergono da un’impostazione interreligiosa. Il ruolo di animazione del Commissario diventa esigente; la sua
formazione non può limitarsi ad una conoscenza dei luoghi biblici. Deve avere una
formazione a 360 gradi.
Fra F. Manns: il Cardinal Sepe a Napoli ha organizzato un incontro sul tema: “Il
pellegrinaggio come nuova evangelizzazione”. Il pellegrinaggio oggi deve avere un
livello culturale elevato.
Fra Pio D’Andola: I Commissari dicano ai Provinciali che tutti i frati devono venire in Terra Santa. A noi non interessa la politica durante i pellegrinaggi. Ritornare
alle radici ebraiche, va bene, ma dove sta scritto nella Bibbia che i bambini devono
sputare addosso ai cristiani? E infine faccio una proposta: non dovremmo riportare a
casa un messaggio finale del Convegno per i Vescovi?
Fra Manns: Chi insegna ai bambini a sputare addosso alla gente? È questione di
educazione. In Cechia hanno fatto un DVD per insegnare ai bambini cosa sono l’
Islam e l’ebraismo. Ci vuole tempo per superare, per mezzo dell’educazione, le eredità e le polemiche che ci derivano dalla storia.
Relazione del Gruppo spagnolo
Il gruppo ha riflettuto sulla relazione di fra E. Merino e concorda sul ruolo di evangelizzatore del Commissario. Per fare capire questo alla Provincia bisogna comunicare i programmi dei pellegrinaggi e sensibilizzare i frati della Provincia. Nel Segretariato per l’evangelizzazione si pubblichino sempre i programmi dei pellegrinaggi.
Poi come rendere specificamente francescano il pellegrinaggio? In ogni luogo bisogna guidare la preghiera e poi condividere l’esperienza con il gruppo. Dopo il
pellegrinaggio bisogna cercare di mantenere i contatti con i pellegrini, per mezzo di
gruppi biblici o qualche celebrazione. Se il Commissario non può partecipare a tutti
176
i pellegrinaggi, cerchi una buona guida. Il Commissario deve essere la guida dei pellegrinaggi, o almeno deve chiedere guide cristiane. Il Commissario deve conoscere
la Terra Santa, fare un corso da guida ecc. Si possono promuovere esercizi spirituali
in Terra Santa per seminaristi e sacerdoti. Infine bisogna fare molta propaganda attraverso la stampa e i mezzi audiovisivi, come DVD e televisione. Usare anche i sussidi
degli altri Commissariati. Si può utilizzare anche un sito web. In America Latina ci
sono problemi per l’organizzazione, ma la Spagna può aiutare in campo pratico-organizzativo. Dalla Spagna vengono in Terra Santa circa 200 gruppi l’anno e dunque
i Commissari hanno molta esperienza.
Fra Emerito Merino: In Spagna abbiamo molte guide e facciamo annualmente
200 pellegrinaggi. In America molti Commissari non sono guide e non conoscono la
Terra Santa. Per valorizzare lo stile francescano, tocca al Commissario di caratterizzare il significato del pellegrinaggio e non all’Agenzia! La sfida dei pellegrinaggi: se
aumentano i pellegrinaggi non abbiamo abbastanza frati per fare da guida. Bisogna
preparare guide ebree o arabe. Ancora: i Commissari siano aiutati da almeno un frate
di Terra Santa che sia coordinatore dei Commissari. Il pellegrinaggio è un’esperienza
di evangelizzazione! Oggi persino nel turismo si vuole far entrare il senso religioso.
Relazione del Gruppo italiano
Questo gruppo ha riflettuto sulle due domande di fra Merino. In Italia
abbiamo due tipi di proposte. Alcuni di noi sono impegnati con le diocesi e
le parrocchie per fare le giornate pro Terra Sancta; altri sono più impegnati
nell’organizzare i pellegrinaggi. Il pellegrinaggio va preparato. In alcune
regioni italiane molte persone vogliono venire in Terra Santa. Bisogna
cercare collaboratori. In Italia c’è il fenomeno del pellegrinaggio turistico e
del pellegrinaggio religioso. Stimolare le agenzie perché superino il turismo
religioso. Servono le giornate bibliche, ma oggi in Italia c’è il pellegrinaggio
come ritorno: ossia torna in Terra Santa chi c’è già stato e vuole ripetere
l’esperienza. Il pellegrinaggio non va cambiato molto. Tocca alla guida
adeguarsi al gruppo! Bisogna aiutare ad arrivare all’incontro personale con
Cristo. Il vero pellegrinaggio inizia dopo il ritorno a casa. La guida deve
dare l’esempio di pazienza. Importante è anche la confessione. Ricordo che
il prossimo corso per guide in lingua italiana ci sarà nel prossimo novembre.
Referente è fra Pasquale Ghezzi. Noi italiani abbiamo uno scambio di
materiale con i Commissari spagnoli.
Fra Emerito Merino: È utile che si facciano giornate di preparazione al pellegrinaggio. Il Commissario può partecipare agli incontri per sacerdoti, per informarli. È
bene incontrare i sacerdoti nei consigli presbiterali. Deve nascere una piccola équipe
in ogni provincia, per aiutare il Commissario. Sottolineiamo la differenza tra pellegrinaggio e turismo; potenziare il primo ma non trascurare il secondo. Alle persone
che vengono più volte in Terra Santa: perché non presentare il pellegrinaggio come
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un corso di esercizi in Terra Santa? Si possono favorire i gruppi di Amici di Terra
Santa.
Fra Pasquale Ghezzi, di Milano: Spiego che cosa intendiamo per Giornata pro
Terra Sancta. Sono giornate di predicazione nelle parrocchie, con audiovisivi, preghiera, invito a fare pellegrinaggi in Terra Santa e poi aiutare materialmente la Terra
Santa. Insieme ai pellegrinaggi, queste giornate pro Terra Sancta sono molto importanti. Attraverso queste giornate io, per esempio, ho incontrato nelle varie parrocchie, 346.000 persone. Più di 100 parrocchie sono venute in pellegrinaggio in Terra
Santa.
Fra Emerito Merino: È importante il mondo delle immagini. Spero molto in questo DVD preparato dalla Custodia. L’audiovisivo attira più delle conferenze. Una
domanda alla Custodia: i frati spagnoli sono pochi; perché la Custodia non prepara
giovani di Betlemme per fare le guide?
Custode: Betlemme è sotto l’Autorità Palestinese. Israele non concede permessi
ai palestinesi per entrare in Israele. Recentemente Israele ha ritirato ai Palestinesi il
permesso di fare la guida. Bisognerebbe aiutare i cristiani che vivono in Israele.
Fra Artemio invita a partecipare al dibattito fra Atanasio, responsabile
dello Statu Quo e del Pilgrim Office, e fra Antoni Szlachta, Direttore della
Casa Nova di Gerusalemme.
Fra Artemio: Spesso alcuni vogliono fare riprese televisive. Come si autorizzano?
Fra Atanasio: Si può concedere il permesso per effettuare riprese televisive, allo
scopo di animare i pellegrinaggi. Per il Santo Sepolcro e a Betlemme serve anche
il permesso degli ortodossi. Molti gruppi vengono con la loro equipe televisiva e si
comportano in modo superficiale. Ci servirà una strategia più chiara.
Fra Artemio: Spesso un gruppo non si presenta dopo aver prenotato la Messa.
Fra Atanasio: C’è l’indirizzo per prenotare Messe. Si prenota tramite fax e poi si
riceve la risposta. Le richieste sono esaudite in ordine di precedenza.
Custode: Si può fare una prenotazione on line?
Fra Atanasio: Ci sono problemi tecnici. Spesso le persone prenotano e poi cambiano. Ma ci stiamo pensando.
Fra Nicolas: C’è una censura per le riprese televisive? Si può riprendere solo il
santuario o anche i conventi; si deve lasciare una copia del film; ci sono collegamenti
con altre catene televisive?
Fra Atanasio: Io sono aperto, ma nessuno ha il permesso di riprendere le liturgie
senza il permesso esplicito del santuario. Io non accordo permessi per riprese d’interviste davanti al santuario. Una volta un guardiano ha negato il permesso di fare
riprese. Io invece sono favorevole a dare questi permessi, perché abbiamo bisogno
di far conoscere i nostri santuari.
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Fra Pio D’Andola chiede a fra Antonio: Io preferisco sempre Casa Nova per i
pellegrinaggi, ma ora si chiede un supplemento di 50 dollari per trasferire i bagagli
in camera. Spesso invece i pellegrini preferiscono portarsi da soli le valige. Chi deve
pagare questi soldi? L’Agenzia, la guida, il gruppo?
Custode: Abbiamo aumentato del 10% il prezzo nelle nostre Case Nove. Ci sono
state in conseguenza tante polemiche, sostenendo che a Betlemme si trovano pensioni per 15 dollari il giorno. Ma tenete conto che noi non abbiamo mai licenziato
nessun dipendente! Gli operai prendono 3.000 schekel il mese. Gli altri hotel trattano
ingiustamente i loro operai e li licenziano, quando non hanno lavoro, trattandoli da
schiavi. Oggi si paga 32.00 euro per la pensione completa. Non è molto, se paragonato ai prezzi che si praticano in Europa.
Fra Paschalis Kwoczala, polacco: Si prevedono lavori prossimamente nella Casa
Nova?
Fra Antonio: Abbiamo già fatto tutti i lavori di restauro. Abbiamo speso tantissimo.
Resta da restaurare la cucina. Oggi molta gente vorrebbe solo stanze a 2 letti. E poi
bisognerebbe migliorare la formazione dei cuochi, soprattutto la loro mentalità!
Alle ore 19.00 si celebrano i Vespri nella Chiesa di San Salvatore.
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Giovedì
23 novembre 2006
Programma del Mattino
7.45: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata)
Preghiera delle Lodi nel salone.
8.00: R.P. Abdel Masih F. Fahim, Economo generale della Custodia: “I Commissari, promotori del sostentamento dell’attività della Custodia”. Domande e chiarimenti.
9.00: Intervallo
9.30: R.P. Teodoro López, direttore del Centro di Terra Santa Madrid: “La Colletta del Venerdì santo: realtà e sfide”.
10.15: Rev.mo P. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa: “La Santa Sede e la Colletta pro Terra Santa”.
11.30: Santa Messa a San Salvatore: Presiede: R.P. Michael O’Kane.
12.30: Pranzo a Casa Nova
Programma del Pomeriggio
15.30: Lavori di gruppo sul tema dell’economia, in vista della preparazione del
Vademecum del Commissario.
16.30: Intervallo.
17.00: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata): Relazione sui lavori di gruppo
e avvio della conclusione della stesura del Vademecum.
19.00: Vespri insieme nella Chiesa di San Salvatore.
19.30: Cena a Casa Nova
20.30: Presentazione del DVD sulla Custodia (salone dell’Immacolata).
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Svolgimento della mattinata
La giornata comincia alle ore 7.45, nel Salone dell’Immacolata con la
recita delle Lodi.
Fra Artemio porge gli auguri ai frati americani, che oggi festeggiano il
thanksgiving day, giorno di festa nazionale negli USA. Oggi è un giorno di
riflessione concreta, sulla colletta di Terra Santa che sostiene la Custodia nel
compimento di tutte le sue opere.
La prima relazione della mattinata è affidata a fra Abdel Masih F. Fahim,
Economo generale della Custodia, sul tema: “I Commissari, promotori del
sostentamento dell’attività della Custodia”.
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I Commissari di Terra Santa
promotori del sostentamento
dell’attività della Custodia
Il Commissario è il socio (frate) che opera in virtù di un rapporto di mandato speciale (vedi SS.PP. cap. II art. 4), organizza la sua attività e la esercita per promuovere:
• la conoscenza dei Luoghi santi, l’interessamento e la devozione per essi.
• la sollecitazione di aiuti per incrementare l’attività apostolica e sostenere
le opere della Custodia di Terra Santa.
Possiamo, quindi, dire che l’attività della Custodia è rappresentata dal Commissario come promotore, che sarà direttamente responsabile nei confronti di terzi nel
luogo dove esercita il suo incarico.
Questo non esclude che può espletare la sua attività in comune ed in collaborazione con altri, attraverso differenti modelli organizzativi, societari o associativi (ad es.
Diocesi, o altri enti di beneficenza o caritativi operanti nel suo Paese).
Perciò la figura del Commissario come promotore dovrebbe avere alcune caratteristiche importanti:
• conoscenza dell’attività della Custodia, usando tutti i mezzi di informazione
possibili (le riviste, il sito Internet della Custodia o chiedendo direttamente
al governo della Custodia),
• conoscenza del suo campo di lavoro (il Paese in cui opera),
• conoscenza delle diverse tipologie di approccio verso terzi,
• capacità di compilazione di rapporti, statistiche ed informazioni,
• capacità di relazione ed organizzazione,
• svolgimento della sua attività con correttezza, disponibilità, ed
appoggiandosi con fiducia al governo della Custodia garantire un buon
livello di qualità del suo lavoro,
• lavorare direttamente a contatto con le persone, non solo attraverso
comunicazioni scritte, per creare rapporti diretti tra lui, o meglio tra la
Custodia e i terzi ed i gruppi interessati, a questo proposito nell’organizzare
pellegrinaggi ai Luoghi santi, sarebbe bene avere un incontro con il P.
Custode o un suo rappresentante, e visitare con i pellegrini uno o più
luoghi con lavori in corso.
Il Commissario come promotore rappresenta, come già detto, la Custodia ed è abilitato ad eseguire incassi, accettare donazioni, contributi o offerte da enti e privati,
per il sostegno di specifiche e documentate attività o progetti, oltre ad ogni altro tipo
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di entrata derivante o connessa con le attività esercitate.
La Custodia conosce bene l’importanza dei moderni mezzi di comunicazione sociale, infatti si sta operando per migliorare in questo campo per poter far conoscere
tutta l’attività della Custodia, le diverse circostanze, i diversi bisogni, ecc., attraverso
la stampa e il proprio sito Internet.
Lo stesso Commissario come promotore, deve usare tutti i mezzi possibili che ha
a disposizione con lo stesso scopo.
La Custodia, inoltre, gli da’ la possibilità di avere oggetti religiosi della Terra Santa
da offrire ai benefattori, per un valore equivalente al 3% della somma messa a disposizione della Custodia
(tolte le spese - SS.PP. cap. II art. 8).
Si suggerisce anche di impiegare eventualmente questo 3% anche per la propaganda e - se fosse necessario un maggiore importo - di farne richiesta al P. Custode.
L’attività della Custodia
Anche se già si è accennato alle varie attività della Custodia, ritengo utile fare un
riepilogo di quanto la Custodia opera, tenendo presente che dietro un arido elenco
di cose fatte o da fare c’è sempre la dedizione e l’impegno dei frati, dei benefattori
e di quanti collaborano con la Custodia in favore dei Luoghi santi e per amore della
Terra Santa.
La Custodia ha svolto molteplici attività durante tutti i secoli passati per adempiere
nel miglior modo possibile il mandato affidato ai frati minori di custodire e curare i
Luoghi santi, non solo le pietre sacre, ma anche le pietre vive, cioè il popolo di Dio
che vive intorno ai Santuari, ed i pellegrini. È una missione continua e porta la testimonianza della fede Cattolica ed onore ai seguaci di San Francesco.
Nonostante i tempi difficili a causa della nota situazione politica, sociale ed economica, l’attività della Custodia non si è fermata in molti campi.
Di seguito elenco sinteticamente l’attività della Custodia secondo i destinatari e
beneficiari.
1. Attività per i pellegrini
Il mandato principale della Custodia è la cura e conservazione dei Luoghi santi.
1.1. In campo archeologico: la ricerca negli scavi è in particolare seguita dalla
Flagellazione, e si stanno continuando gli scavi in Cafarnao, Magdala, Monte Nebo,
Seforis.
1.2. Nei Santuari: i frati compiono un servizio di accoglienza dei pellegrini, ed
anche la cura e la conservazione del luogo, pulito ed organizzato.
L’ultimo giorno di quest’anno sarà anche inaugurata la Cappella nuova della Theotokos vicino alla Grotta del Latte a Betlemme.
184
1.3. Ristrutturazione e costruzione di nuovi locali nei Santuari; negli ultimi tempi
si è lavorato a Cana, San Pietro in Giaffa, Tiberiade, Tabgha, Flagellazione, Getsemani e altri luoghi.
1.4. Le Case Nove: hanno bisogno di continua manutenzione ed in quasi tutte sono
stati effettuati lavori di sistemazione.
Le Casa Nove ricevono i pellegrini, danno lavoro agli operai locali e sono una
buona testimonianza per la Custodia
Ultimamente abbiamo terminato la ristrutturazione completa del Lodge di Ain Karem.
Ricordo anche il Palace vicino alla Casa Nova di Betlemme, acquistato per dominare la piazza della Natività. I cristiani della Galilea sono stati accolti nelle Case
Nove di Gerusalemme e Betlemme ad un prezzo minimo come rifugio durante l’ultimo conflitto Libano-Israele.
1.5. Il Christian Information Center (CIC) aiuta i pellegrini e raccoglie le prenotazioni delle Messe per i vari Santuari.
2. Formazione religiosa: siccome i territori di competenza della Custodia sono diversi e divisi politicamente, non è possibile avere un unico centro per la formazione.
Per questo la Custodia ha dovuto stabilire centri a Betlemme, Ain Karem, Gerusalemme, Aleppo, Harissa, Amman.
Per il tempo della formazione è necessario provvedere al sostentamento dei frati e
delle loro residenze o conventi.
3. Attività Pastorale: i parrocchiani in Palestina, Israele, Cipro, Siria, Egitto devono vivere la loro fede con onore e rispetto. Dipendono da noi quasi 30 Parrocchie
e succursali.
Oltre l’attività prettamente spirituale, vi sono attività per i giovani e le famiglie nei
Club della Parrocchia, Scout, centri di catechismo, Azione Cattolica, ecc.
A Betlemme è stato aperto anche un Centro di Ascolto per famiglie; stiamo preparando il rinnovo completo del Centro Parrocchiale di Beit Hanina; si sta lavorando
per un Centro Parrocchiale a Nazareth e, in seguito, si dovrà provvederne uno a
Cana.
4. Attività sociali e caritative: sono di molto aiuto per tenere radicati i cristiani
in Terra Santa, infatti l’emigrazione è molto diminuita, altrimenti corriamo il rischio
che i Santuari diventino dei musei.
4.1. Progetti abitativi: nella Città Vecchia di Gerusalemme, abbiamo 392 famiglie
che vivono nelle case della Custodia o affittate per loro; a Betania 22 famiglie; a Beit
Hanina 40 e 23 a Dahiet El Barid, e stiamo per inaugurare 70 nuovi appartamenti
a Betfage. Tutto questo nella zona di Gerusalemme, ma non è ancora sufficiente: le
richieste sono molto di più.
185
Nel 2004 a Betlemme abbiamo portato a compimento 24 appartamenti. Sabato
prossimo ne inaugureremo 24, con la vostra presenza; intanto si continua a lavorare
per altri 22 che saranno completati l’estate prossima (2007).
Sono in corso a Nazareth e a Giaffa due altri grandi progetti di abitazioni.
In Libano, a Tripoli, la costruzione per 60 appartamenti ha superato la metà dell’opera e i lavori proseguono bene. A Gerico è pronto un progetto per 30 appartamenti: in attesa del proprio turno o di un benefattore.
4.2. Case di accoglienza per anziani: sono 3, una a Nazareth, che attualmente
stiamo ampliando, un’altra a Larnaca, in Cipro, che è stata appena ristrutturata; e la
terza è a Betlemme, sotto la responsabilità del Parroco.
4.3. Si sta anche completando a Betlemme un complesso sportivo su 3 piani:
parcheggio, Sala multifunzionale, palestra di Basket con le misure regolamentari a
livello internazionale mondiali. È in assoluto, per la Palestina, il primo complesso
che risponde a queste caratteristiche, e certamente i giovani di Betlemme stanno
aspettando con ansia il completamento dei lavori.
5. Attività educativa:
5.1. Scuole: la Custodia dirige 16 scuole in 6 differenti nazioni, assicurando l’educazione e l’istruzione a più di 8.000 studenti, dando lavoro a quasi 900 tra insegnanti
ed operai. Lavori di manutenzione servono in tutte le scuole: sono state restaurate
e rinnovate la scuola secondaria e quella elementare di Giaffa, alcuni restauri sono
stati fatti a Betlemme e a Ramle.
A Nazareth si è provveduto ad un nuovo Kindergarden ed una nuova ala per i computer; ad Amman si è provvisto ad una nuova sezione e si sta programmando di costruire alcune scuole nuove per rispondere meglio alle moderne esigenze educative.
A Gerico è in costruzione un nuovo Kindergarden ed una nuova ala per la scuola.
La scuola facilita il lavoro del Parroco, assicura una buona educazione per i cristiani, è un grande aiuto per i poveri, mette in contatto con il mondo musulmano.
5.2. Aiuti scolastici: aiutiamo gli studenti poveri che frequentano le nostre scuole
e che non possono pagare la retta scolastica. Alcuni benefattori coprono il pagamento
della retta di alcuni studenti con il sistema della adozioni a distanza o in altri modi.
5.3.- Borse di studio per studenti universitari: quest’anno la Custodia ha aiutato
308 studenti per avere il loro B.A., a condizione di studiare in Medio Oriente per farli
restare in Patria e non emigrare; per 45 di questi studenti viene pagata tutta la retta ed
i libri, attraverso la Franciscan Foundation of Holy Land che è stata costituita negli
USA per assolvere a tre diversi tipi di aiuto: le abitazioni, l’educazione, e il lavoro.
6. Attività culturale: è un elenco che comprende lo SBF (Studium Biblicum Franciscanum), le riviste di Terra Santa in varie lingue, calendari, libri liturgici, libreria,
biblioteca, musei, un nuovo centro editoriale a Milano. Tra non molto sarà inaugurato il Media Center presso il Terra Santa College a Gerusalemme. Si sta pensando
186
di creare un museo a Gerusalemme. E ancora, il Centro di Studi Orientali al Musky
al Cairo.
7. Attività di aiuti umanitari (vitto, medicine, creazione di lavoro ecc, sopratutto per chi vive di artigianato): specialmente dopo l’ultima Intifada e fino ad ora, a
Betlemme dove tutto è stato chiuso a causa della situazione politica.
fra Abdel Masih F. Fahim ofm
Economo Custodiale
La seconda parte della relazione dell’economo custodiale è fatta tramite
un audiovisivo power point che illustra, attraverso immagini e cifre, tutti i
progetti che la Custodia sta realizzando. Possiamo vedere le immagini delle
case costruite, delle chiese e dei conventi restaurati, delle molteplici opere
caritative e d’assistenza che, grazie alle offerte ricevute, sono realizzate
dalla Custodia. Vengono anche indicate le cifre impiegate in questi lavori di
costruzione o di restauro.
Dopo l’intervallo, alle 9.30 fra Teodoro López, direttore del Centro di
Terra Santa Madrid, tiene la conferenza sul tema: “La Colletta del Venerdì
santo: realtà e sfide”.
187
La colletta del Venerdì santo: realtà e sfide
Il mio intervento dovrebbe piuttosto configurarsi come una tavola rotonda sulla
Colletta del Venerdì santo, nella quale
• scambiare pareri su questo aspetto fondamentale nella missione del
Commissario;
• esporre le modalità d’azione di ciascuno, conformemente alle caratteristiche
del paese in cui opera;
• e le difficoltà che ognuno ha, in quanto Commissario, nella propria
provincia;
• presentare interrogativi e/o informazioni al Custode o all’Economo sulle
priorità, sui progetti, sulle destinazioni dei fondi, …
offrendo in questo modo valore aggiunto al dialogo e, strutturato in base a Paesi o
gruppi affini, poter fornire risposte a problemi comuni quali:
• le modalità in base alle quali si fa o si dovrebbe fare pubblicità;
• chi sceglie il manifesto pubblicitario e/o la motivazione di quest’ultimo;
• in base a quali contenuti informativi o necessità manifeste in Terra Santa,
• le modalità di diffusione del materiale pubblicitario;
• quali contatti stabilire - se ci sono o è semplice ottenerli - con i Vescovi e
i sacerdoti per raggiungere la gente comune;
• se si utilizza il potenziale offerto dai mezzi di comunicazione sociale.
Perciò, cercherò di essere breve perché vi sia poi il tempo sufficiente per uno scambio di opinioni sui problemi suddetti.
Preambolo
Nell’appendice trovate i testi del Nuovo Testamento e i testi giuridici pontifici in
cui si trova l’origine, la ragione e la giustificazione di quella che nella storia è divenuta nota come Collecta pro Locis Sanctis, la Colletta del Venerdì santo, o, come si
preferisce definirla oggi Giornata per la Terra Santa. Non mi dilungherò quindi su
questi aspetti (dovrebbe essere fornita ai Commissari una documentazione aggiornata dalle autorità competenti, che va ad aggiungersi a quella da me già consegnata
per spiegare la sua ragion d’essere ed offerta con l’intento di fornire ai religiosi
nominati Commissari le tesi convincenti per lo svolgimento del proprio servizio, sia
nella provincia sia dinanzi ai fedeli).
L’origine della Colletta si deve alla terribile situazione nella quale si dibatté la
Terra Santa al termine delle Crociate, con il succedersi delle dinastie islamiche, le
188
une più feroci delle altre, mammelucchi ed ottomani, per quattro secoli (questi ultimi
poi si contraddistinsero per la loro insaziabile voracità). Era necessario impegnarsi
a fornire un aiuto costante alla Custodia di Terra Santa per il sostentamento dei suoi
religiosi e la realizzazione dei compiti loro affidati: il recupero dei santuari di cui
si narra nei Vangeli e il sostegno alla comunità cristiano-cattolica sorta attorno ad
essi. I re cristiani svolsero un ruolo cruciale nel fornire appoggio alla Custodia. Si
dovrà sempre ricordare con sentimento di gratitudine il gesto dei sovrani di Napoli,
Roberto d’Angiò e Sancha di Mallorca: l’acquisto del Cenacolo e l’edificazione del
piccolo convento del Monte Sion per i 12 frati minori. Tutto ciò fu possibile grazie
alla bolla Gratia agimus di Clemente VI risalente al 21 novembre del 1342, il documento costitutivo della Custodia.
Si doveva però rendere consapevole l’intera comunità cristiana della necessità di
un aiuto permanente e fisso dinanzi al persistere di quella situazione di oppressione. Venne pertanto istituzionalizzata una giornata dedicata alla raccolta di aiuti e di
partecipazione nella preghiera della Chiesa universale a favore della Chiesa Madre
di Gerusalemme. Paolo VI ne da’ ragione nei seguenti termini: I Frati Minori si
rivolsero direttamente ai grandi e agli umili per raccogliere elemosine, ed i religiosi destinati ad assolvere quest’opera ebbero il titolo ufficiale di “Procuratori”
o “Commissari di Terra Santa”. Tuttavia, con il trascorrere del tempo e il dilatarsi
delle necessità, la loro opera si rivelò insufficiente. Per questo i Sommi Pontefici
intervennero più volte, con paterna sollecitudine, ordinando la “collecta pro locis
Sanctis”, indicando le finalità, i tempi ed i modi perché le offerte pervenissero a
destinazione per il tramite degli Ordinari.
Ma l’impegno dell’organizzazione e della promozione della Colletta è stata delegata alla stessa Custodia, come mezzo mediante il quale guadagnarsi il pane, sebbene
questo impegno abbia trovato l’appoggio costante di tutto l’Ordine francescano nella
geniale istituzione dei Commissariati la cui attività, tanto benemerita nel passato, ci
sembra tuttora valida e funzionale, come afferma ancora Paolo VI.
Qui sorge una delle domande alle quali si dovrà rispondere alla fine: la Colletta del Venerdì santo è competenza esclusiva dell’Ordine Francescano e/o dei suoi
Commissariati? Se così è, come sembra, perché dalla Congregazione delle Chiese
Orientali non ci viene lasciato altro compito che quello di scrivere una circolare ai
Vescovi quando si avvicina la data in questione e di amministrare il 35% del ricavato economico della Colletta? Altro quesito: l’Ordine, la Custodia, i Commissariati
dispongono delle forze necessarie per portare avanti con una certa efficienza e rendita la Giornata? Perché uno dei compiti più difficili per i Commissari è quello che
comporta la necessità di rendere consapevole (e perché poi la necessità di rendere
consapevole?) la coscienza della gerarchia ecclesiastica, dei sacerdoti e della gente,
della situazione in cui versano le comunità cristiane, delle necessità anche di ordine
189
economico nel sostenere le opere sociali a favore delle stesse, dei santuari e del vasto
campo delle attività caritative sviluppate in Terra Santa, non soltanto dalla Custodia,
ma anche da tutte le istituzioni ecclesiali che in essa operano?
1. Realtà
Innanzitutto, conviene tener presente e ricordare l’obbligatorietà della celebrazione
della Colletta del Venerdì santo fissata con precisione e trasparenza da Papa Paolo
VI nella sua Esortazione Nobis in Animo del 25 marzo 1974. Nonostante siano trascorsi più di trent’anni, essa mantiene intatto il suo vigore perché non è stata abolita
ma, anzi, è stata citata dai suoi successori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
«Mossi, dunque, dall’appello che ci viene da quella Terra e dall’impegno del nostro ministero pastorale, noi rinnoviamo ed ampliamo le norme dei nostri Predecessori, in particolare quelle emanate da Leone XIII e da Giovanni XXIII di v. m., e
disponiamo quanto segue:
• In tutte le chiese e in tutti gli oratori, appartenenti sia al Clero diocesano
che religioso, una volta l’anno - il Venerdì santo o in altro giorno designato
dall’ordinario del luogo -, insieme alle particolari preghiere per i nostri
fratelli della Chiesa di Terra Santa, si raccolga una colletta, a loro parimenti
destinata. I fedeli siano avvertiti, con congruo anticipo, che detta colletta
sarà devoluta per il mantenimento non solo dei Luoghi santi, ma prima
di tutto delle opere pastorali, assistenziali, educative e sociali che la
Chiesa sostiene in Terra Santa a beneficio dei loro fratelli cristiani e delle
popolazioni locali.
• Le offerte siano tempestivamente rimesse dai Parroci e dai Rettori delle
chiese e degli oratori al proprio Ordinario, il quale le consegnerà al
Commissario di Terra Santa più vicino, la cui attività, tanto benemerita
nel passato, ci sembra tuttora valida e funzionale, o per altro opportuno
tramite.
• La Congregazione per le Chiese Orientali provvederà, a norma delle
istruzioni da noi impartite, ad assicurare che la Custodia di Terra Santa e
la Gerarchia locale, nel rispetto delle loro competenze, possano continuare
le loro Opere, consolidarle e svilupparle maggiormente, in piena armonia
tra di loro ed in stretta cooperazione con gli altri Organismi che hanno
speciali vincoli con la Terra Santa ed hanno a cuore le sorti di quella Chiesa
locale.
Insieme alla Custodia di Terra Santa, esistono, infatti, altre opere meritevoli di appoggio e di aiuto, fra le quali ricordiamo la Missione Pontificia. Nel rivolgere questo
appello, ci auguriamo che i fedeli del mondo intero, incrementando le loro offerte a
190
favore della Colletta tradizionalmente chiamata dei Luoghi santi, non vorranno far
mancare i loro contributi e il loro cordiale sostegno a tutte le opere della Chiesa nella
terra del Signore, affinché si mantenga viva la testimonianza del Vangelo e più solida
diventi intorno ai Santuari la presenza dei seguaci di Cristo».
Comincio con qualcosa che potrebbe sembrare un aneddoto ma che denota perfettamente l’ignoranza o la confusione che esiste nei mezzi di comunicazione in
relazione alla Colletta del Venerdì santo. Ed essa non è minore tra Vescovi, sacerdoti
o gente comune. La prima volta che un’agenzia di stampa cattolica si interessò alla
Colletta, nonostante tutti gli anni fosse stato ad essa inviato del materiale informativo, una giornalista mi manda una mail con questo guazzabuglio di domande:
Ho ricevuto il materiale informativo inviato per posta sulla Colletta della Terra
Santa. Vorrei che lei rispondesse ad alcune domande per scrivere un articolo al
riguardo ed unirlo alla richiesta di aiuto di Papa Benedetto XVI. Qual è la situazione della Chiesa in Terra Santa? È nell’anno in corso più urgente che mai aiutare i
cristiani di Terra Santa? La Colletta, a quale congregazione della Terra Santa viene
destinata? A tutte quelle che sono lì presenti? Ad alcune? Come viene suddiviso il
denaro tra queste congregazioni? Se ci potrebbe descrivere come venne ripartito il
denaro raccolto l’anno scorso. Ci sono molte congregazioni che operano in Terra
Santa? Quali sono le principali necessità di quell’area? Attendo le sue spiegazioni e
qualunque informazione voglia accludere.
Dopo averle risposto con la maggiore concretezza possibile, menzionando la Congregazione delle Chiese Orientali, la R.O.A.C.O., il 35%, l’annuario del Patriarcato… mi inviano un altro messaggio, alcuni giorni dopo la celebrazione del Venerdì
santo, nel quale si diceva: quando disponga del totale della Colletta di Terra Santa
raccolta quest’anno, me lo faccia sapere. Vorremmo scrivere un articolo al riguardo
con questi dati. La nostra risposta chiariva che questo dato sarebbe stato sconosciuto
ai Commissari almeno sino alla fine dell’anno…
Mi sembra un buon esempio di una certa ignoranza degli obbiettivi, delle finalità,
dello scopo della Giornata da parte dei mezzi di comunicazione sociale. E non solo
di questi.
Come raggiungerli? Come informare correttamente i media? È la domanda che
può, allo stesso modo, essere estesa ad altre figure: come raggiungere i Vescovi, i
sacerdoti, i fedeli? Come superare l’indifferenza, rendere interessante il materiale
informativo, far sì che il manifesto pubblicitario abbia impatto cosicché la Giornata
del Venerdì santo sia efficace per quanto concerne tanto i frutti della preghiera quanto i risultati economici?
Per rispondere a questi quesiti e a quelli che può chiedersi ciascun Commissario,
riporterò l’esperienza della Spagna, da quando venne creato il Consiglio dei Padri
Commissari (Junta de PP. Comisarios), anni prima che fosse aperto il Centro Tierra
Santa che, in seguito, ha coordinato le attività dello stesso Consiglio.
191
Nel dirvi questo io so che ciò che viene realizzato in una determinata area può
non essere applicato agli altri Commissariati o ad altri stati e tanto meno che, per
motivare la campagna d’informazione, è possibile sottolineare alcuni contenuti rispetto ad altri perché la sensibilità verso temi e problemi della Terra Santa è diversa
in ogni stato o regione. Per esempio, in Italia il punto di forza sta nei santuari e nei
loro custodi, i frati minori; in America centro-meridionale o in Africa, non si può
dare risalto alla povertà dei cristiani perché in loco se ne registra una di proporzioni maggiori; in Spagna si sottolineano maggiormente le necessità della comunità e
l’impegno solidale con essa. E, inoltre, si fa notare che si tratta di un impegno della
Chiesa intera, nell’intento costante di evitare che la Colletta del Venerdì santo sembri
solo cosa dei francescani.
Come si fa pubblicità
- Il manifesto: nella riunione abituale che si tiene a fine ottobre il Consiglio si
trasforma in una agenzia pubblicitaria che deve pensare allo slogan, discutere quale
foto stia meglio, sviluppare i contenuti o le idee che saranno raccolte nel dépliant
informativo; si decidono le rispettive tirature e, nel dépliant informativo si cerca di
rendere conto nel modo più completo dei risultati ottenuti grazie alla colletta dell’anno precedente, non senza la difficoltà di includere le somme raccolte dalle diocesi;
si contatta la stampa… La realtà plurilinguistica della Penisola Iberica costringe a
pensare a una tiratura del manifesto in spagnolo, portoghese, catalano e basco. Un
giorno, la Xunta, (l’esecutivo della Comunità autonoma della Galizia, collocata nel
nord della Spagna, n.d.t.) esigirà un manifesto anche in gallego?
In qualche rara occasione si è fatto ricorso alla consulenza prestata da un’agenzia
pubblicitaria con l’intento di ridurre le spese.
Sebbene non vi sia ampia materia di scelta e dovendo praticamente riprendere gli
stessi argomenti, si illustrano le diverse attività svolte dalla Custodia a favore dei cristiani: alloggio, istruzione, assistenza sociale per anziani, minori, promozione della
donna…, cioè quel complesso di opere pastorali, assistenziali, educative e sociali
come le elencava Paolo VI.
Tra i temi ricorrenti emergono:
• la minima percentuale di cristiani tra i due popoli, Israele e Palestina;
• la pericolosa diminuzione della presenza cristiana per la costante
emigrazione o l’abbandono della terra;
• la ripercussione di questa diminuzione nella vita dei santuari
• che “si trasformeranno in musei se viene loro mancare il calore della
preghiera di una comunità locale”;
• i santuari, in quanto luoghi di grazia e vita per le comunità cristiane che
accorrono a quella terra come pellegrini;
192
• la situazione di povertà ed emarginazione, che sperimenta la minoranza
cristiana e che deve essere considerata all’interno della povertà generale
del popolo palestinese, che fa si che la Custodia (e la Chiesa intera)
prodighi tutti i propri sforzi nella serie di attività sociali summenzionate;
• la ripercussione della crisi politica o l’instabilità (le intifade, la situazione
di violenza o stato di guerra quasi permanente) con le conseguenze per
la stessa comunità e il forte impatto sulla coscienza mondiale. A questo
riguardo, è stata impressionante la commozione universale causata dagli
eventi della Settimana Santa del 2002 che ha visto il succedersi di molti
attentati e la terribile rappresaglia da parte di Israele che è arrivata al
culmine con l’occupazione della Basilica di Betlemme da parte dei miliziani
palestinesi e l’assedio durato una quarantina di giorni. La colletta, vista
sotto il profilo economico, quell’anno raggiunse una somma altissima: più
di 40 milioni di pesetas ossia 245.000 euro. Al diminuire della tensione,
nel 2005 corrispose, di conseguenza, un risultato minore rispetto all’anno
precedente quando la tendenza era stata caratterizzata da un incremento
costante.
- La distribuzione: l’amore che gli antichi Commissari nutrivano verso la santa
povertà li portava a risparmiare sulle spese postali, e allora mandavano il materiale
pubblicitario in Vescovado perchè fosse inviato col bollettino diocesano. A volte
arrivava a tempo per la Settimana Santa…! Oggi, grazie alla servizio di mailing, si
invia il materiale specifico per ogni destinatario: parrocchia, chiese di culto, ordini
religiosi… incluso il manifesto pubblicitario e il sussidio che lo spiega, il dépliant
con le attività svolte dalla Custodia, la lettera personale del Commissario indirizzata
ai parroci… Ai Vescovi, con una lettera che ricorda loro l’impegno pastorale assunto, si suggerisce di richiamare i sacerdoti alla loro responsabilità, e li si informa del
risultato economico ottenuto con la Colletta in tutte le diocesi spagnole, entro il territorio dei Commissariati. Forse questo si rende necessario perchè ogni diocesi senta
il dovere di contribuire alla Colletta, tenendo conto che, negli anni ‘80 ce n’erano
molte che non partecipavano sebbene le loro parrocchie convogliassero il denaro
raccolto alle curie diocesane.
- La diffusione: oltre a promuovere la Giornata presso Vescovi e parroci, vista la
ridotta efficacia del sistema e il silenzio che caratterizza la celebrazione liturgica del
Venerdì santo (quanti fedeli ci dicono che «nella mia parrocchia non hanno detto nulla né si è fatta la colletta!), si fa uno sforzo a livello nazionale e a livello locale, nel
territorio di competenza del Commissariato, di pubblicizzare la Giornata attraverso
i mezzi di comunicazione sociale. Se si riuscisse a fare in modo che i notiziari televisivi, i radiogiornali o i quotidiani, venga considerata motivo di interesse - anche
solo per un breve flash - la notizia Oggi, Venerdì santo, la Chiesa Cattolica celebra
193
la Giornata per la Terra Santa, acquisterebbe una vasta risonanza. Ridurre il tutto
alla vista di un manifesto pubblicitario nell’atrio della chiesa o a frasi concise pronunciate dal celebrante nell’unica azione liturgica del giorno, è davvero assai poca
cosa. Benché sia necessario riconoscere che è durante questa Giornata che si prega,
e si raccolgono le offerte.
È difficile che i mass-media nazionali prestino attenzione a questa notizia, tuttavia,
contiamo sull’appoggio dei media religiosi a diffusione nazionale (Popular Televisión, l’emittente radiofonica COPE, le riviste Ecclesia, Vida Nueva). E, soprattutto,
sull’accesso di ciascun Commissario ai media locali e quelli delle comunità autonome o regionali, più aperti a questo tipo di informazione, sempre che il Commissario
cerchi e/o riesca ad introdursi in essi: programmi televisivi o radiofonici locali, quotidiani della città, bollettini parrocchiali…
- L’efficacia: senza essere completamente soddisfatti, ritengo che i risultati del
coordinamento tra i Commissariati di Spagna e Portogallo si possa considerare positivo, soprattutto ricordando che nei primi incontri del Consiglio si lamentava che la
pubblicità non serve a nulla, il manifesto è una spesa inutile perché non lo appendono, il dépliant informativo non lo legge nessuno, la colletta è esigua…
Oggi si hanno relazioni più strette con Vescovi e sacerdoti e si registra anche un
certo interesse da parte loro. Se l’efficacia deve essere quantificata, il risultato è
evidente. Si è passati da poco più di 10 milioni di pesetas nel 1982 a 185 milioni nel
2004. In euro, da 64.400 a 1.109.256, cioè da 0,25 centesimi di peseta a 4 pesetas a
testa. In altri termini, il risultato si è moltiplicato per sedici.
Lascio qui aperto il tema delle realtà affinché nel dialogo ne vengano presentate
altre, provenienti dal vasto mondo dei Commissariati.
2. Sfide
Nonostante abbia più volte pensato a questo tema, non mi riesce di proporre sfide
dinanzi alla Giornata per la Terra Santa. Preferisco porre dei quesiti per renderci
chiara la situazione. C’è comunque una sfida primaria: quella di cercare il mezzo o
la modalità per riuscire ad informare la Chiesa intera sulla situazione della Chiesa
in Terra Santa e per persuaderla che esiste un impegno di carità ecclesiale in base
alla quale soccorrere quest’ultima. Questa sfida prevede un impegno complementare
per i destinatari ultimi della Colletta (Custodia e Chiese locali): facilitare i mezzi di
informazione e di persuasione dei promotori della Giornata (i Commissari).
Ma, non so se sarà prudente porre il seguente quesito: Su chi ricade l’impegno di
portare avanti la promozione della Giornata per la Terra Santa? Sull’intera Chiesa
- mediante la Congregazione delle Chiese Orientali - o sulla Custodia? Non faccio
la domanda con l’obbiettivo di mettere in discussione una prassi ecclesiale secolare
194
(è ai Commissari che è affidato il compito di essere gli esecutori della Colletta per
la Terra Santa avallata dai Papi), ma per chiarire la responsabilità dell’organizzazione.
• Se è impegno alla sollecitudine, assunto dall’intera Chiesa per la Terra
Santa, come lo metterà in pratica il Vaticano? Dalla Congregazione
delle Chiese Orientali con un organismo che possa farsi sentire in
tutta la cattolicità? Dalla Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, utilizzando l’infrastruttura delle Pontificie Opere
Missionarie (Domund, Infanzia Missionaria, Clero Nativo)? In questo caso, la Custodia accetterebbe di dipendere, per il sostentamento
suo e delle sue opere, da ciò che Roma voglia inviare? I Commissari si
troverebbero nello status di forza secondaria ma con l’impegno costante di
promuovere e raccogliere donazioni per completare il fondo che deriverebbe
dalla Colletta del Venerdì santo, sempre giudicato insufficiente, per il
sostentamento delle opere in Terra Santa e di quelle altre alle quali ora non
si deve sottrarre fondi alla Colletta.
• Se l’impegno è assunto dalla Custodia - con l’appoggio di tutto l’Ordine e
il sostegno della Chiesa intera - torno al perno su cui ruotava il preambolo:
come agire in Paesi cristiani dove non sia presente l’Ordine? Come operare
o impegnare le province nelle quali non è presente un Commissariato?
Partiamo da questo presupposto: siamo responsabili, a partire dall’Ordine che ama
la perla delle missioni, a partire dalla Custodia che non deve tacere, vigilante dalle
mura - della proclamazione del vangelo della Terra Santa alla Chiesa intera, della
difesa del valore dei santuari come fonte di grazia e salvezza per chi vive permanentemente al loro fianco o li visita come pellegrino, della reale solidarietà verso il
piccolo gregge del Signore, qui nella sua terra, dove nell’arco intero della sua storia
ha sperimentato la croce e il calvario e che ha bisogno di un aiuto permanente, segno efficace di carità, come qualificava la Colletta del Venerdì santo Papa Giovanni
Paolo II.
• Dispongono la Custodia e i suoi Commissariati della forza per portare
avanti, con efficacia e buoni risultati, la Giornata per la Terra Santa?
• Se così non fosse, di quali mezzi si dovranno dotare i Commissari?
• Può questo Congresso richiedere o esigere che venga creato a Gerusalemme
un organismo apposito (si chiami pure Commissione o Segretariato, come
tanti organismi con queste denominazioni) che orienti, faciliti il lavoro,
suggerisca il motto o gli obbiettivi e si preoccupi di fornire il materiale
completo della Giornata a molti Commissari che non hanno la minima
possibilità di organizzarla?
195
Man mano che si procedeva nell’esame dei temi principali, ci si chiedeva: c’è
margine di miglioramento? È possibile migliorare la presentazione? È necessaria
una maggiore informazione? Mai, da Gerusalemme, è stata proposta un’idea, uno
slogan, indicata una necessità prioritaria, fornito un dato economico del quale si ha
necessità o che è stato ricevuto…
• Occorre arrivare ai Vescovi, ai sacerdoti, ai fedeli, ai mezzi di
comunicazione
a. con argomenti persuasivi: quali?
b. Parlando di necessità concrete e serie (non si possono citare
genericamente opere assistenziali di cui non si conosce a volte
neppure l’indirizzo)
c. Presentando obbiettivi da raggiungere o già raggiunti durante
le precedenti campagne.
d. Rendendo noti i risultati economici e la loro destinazione…
Oggi, sempre di più, la gente vuole sapere la destinazione delle proprie
offerte, dato che troppe volte è stato denunciato che i soldi raccolti a
fronte di catastrofi naturali non sono arrivati a destinazione.
• Una domanda finale o un suggerimento: in tutti i mandati dei Papi sulla
Colletta si ripete che essa sarà celebrata il Venerdì santo o altro giorno
designato dall’Ordinario del luogo. Quante parole e quanto tempo
abbiamo sprecato per dire quanto sia inappropriato il Venerdì santo per
la celebrazione della Colletta!... Quante volte, in quelle riunioni, è emersa
l’idea di chiedere alla gerarchia di cambiare il giorno!
Potrebbe - da questa sede - nascere la richiesta ufficiale di cambiare giorno? Chi
la deve fare? A chi? Al Papa per tutta la Chiesa? Sarà sufficiente ottenere quanto
richiesto in ogni stato della Conferenza episcopale?
Cominciamo ad affrontare questi quesiti?
Grazie per la Vostra cortese attenzione.
fra Teodoro Lopez ofm
traduzione Alberto Milan
Testi a sostegno della coletta del Venerdì santo
a. Biblici
1. Dinanzi alla carestia universale che annunciava Agabo ad Antiochia e che sopraggiunse ai tempi di Claudio (43-44 dC), la comunità di Antiochia mostra solidarietà con i fratelli di Giudea: Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea;
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questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo (At 11,
29-30).
2. Dinanzi alla situazione di povertà della comunità - forse causata della fervorosa
liberalità della prima generazione - (At 4, 34-37), gli apostoli continuano a chiedere,
forse durante il concilio di Gerusalemme, che Paolo e Barnaba continuino ad aiutare
la loro Chiesa (49-50 dC): Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi
sono proprio preoccupato di fare (Gal 2, 10). O come riportano altre versioni: e ciò
me lo sono preso molto a cuore (ibid.).
3. Nel corso del terzo viaggio (55-57 dC) Paolo organizza collette generali in Galazia, Macedonia e Acaia: Quanto poi alla colletta in favore dei fratelli, fate anche
voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. Ogni primo giorno della settimana
ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare, perché non si facciano
le collette proprio quando verrò io. Quando poi giungerò, manderò con una mia
lettera quelli che voi avrete scelto per portare il dono della vostra liberalità a Gerusalemme. E se converrà che vada anch’io, essi partiranno con me. Questo lo scrisse
quando si trovava presso Efeso (1Cor 16, 1-6).
4. Paolo dedica i capitoli 8 e 9 della sua seconda lettera ai Corinti per parlare della
colletta, opera e servizio di carità, elogiando la generosità delle Chiese di Macedonia
(la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza
della loro generosità).
«Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là
dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con insistenza la grazia di prendere
parte a questo servizio a favore dei santi» (2Cor 8, 3-4). Adula i Corinzi affinché
abbondino in generosità.
E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che
fin dall’anno passato siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma a desiderarla
(2Cor 8, 10-11).
Riguardo poi a questo servizio in favore dei santi, è superfluo che ve ne scriva.
Conosco infatti bene la vostra buona volontà, e ne faccio vanto con i Macèdoni dicendo che l’Acaia è pronta fin dallo scorso anno e già molti sono stati stimolati dal
vostro zelo (2Cor 9, 1-2).
5. Forse all’inizio del 58 dC, Paolo si sta preparando per portare la colletta a Gerusalemme. Quanto ha raccolto? Come la porteranno e chi ne sarà responsabile durante
il viaggio? Di tutto ciò informa i romani e fornisce loro l’argomento teologico con il
quale giustifica questo sentimento di solidarietà:
Per ora mi metto in viaggio verso Gerusalemme per rendere un servizio ai santi. È
parso bene, infatti alla Macedonia e alla Acaia, di fare una colletta per i poveri che
si trovano tra i santi in Gerusalemme. È parso loro bene, poiché sono anche debitori
verso di essi. Se infatti i gentili sono venuti a far parte dei beni spirituali, devono
197
rendere loro un servizio sacro nelle loro necessità materiali. Quando avrò condotto
a termine tutto questo e presentato loro ufficialmente questo frutto, mi recherò in
Spagna, passando da voi. … Vi esorto poi, fratelli, per Gesù Cristo nostro Signore e
per l’amore dello Spirito Santo, a lottare insieme a me, nelle preghiere… affinché il
servizio che io presto a Gerusalemme sia gradito ai santi (Rom 15, 25-31)
Nonostante i pericoli insiti nel terzo viaggio, e i vaticini su ciò che lo attendeva, la
colletta dovette effettivamente essere consegnata a Gerusalemme (a Giacomo e agli
anziani ai quali fece visita il giorno dopo, secondo quanto riportato da At 21, 18?).
Paolo ricorda dinanzi a Felice uno degli obbiettivi del suo viaggio: Ora, dopo molti
anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici (At 24,
17); di questo Luca non ha detto nulla benché, tuttavia, sottolinei l’effetto prodotto
dall’arrivo di questi aiuti: Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente (At 21, 17).
b. Legislativi
Una volta affidata all’Ordine francescano la Custodia dei Luoghi santi, i sommi
pontefici intervennero molte volte, con paterna sollecitudine, sin dalla più remota
antichità per giungere in soccorso alla missione dell’Ordine, data la situazione tanto
difficile nella quale, nel corso dei secoli, essa ha adempiuto la sua triplice missione:
il recupero dei santuari, il sostegno offerto alle comunità cristiane sviluppate intorno
ad essi e l’accoglienza dei pellegrini. Già prima, al tempo della presenza provvisoria
in Terra Santa, dopo il viaggio di Francesco e la permanenza dei primi frati nella
provincia d’Oltremare, invocarono aiuto a favore dei francescani:
1. Gregorio IX (1230): Se osservate attentamente lo spirito religioso e le opere dei
Frati Minori, potete avvertire pienamente che essi non ricercano i beni temporali,
giacché in virtù della loro istituzione professano la povertà nella quale trovano la
realizzazione delle loro necessità… Pertanto, esortiamo Patriarchi e nunzi della Sede
Apostolica, arciVescovi e Vescovi residenti, ad offrire ad essi la loro piena adesione
alla loro attività di apostolato.
2. Clemente VI (1342): … i sovrani di Napoli, sborsando somme ingenti e con
immense difficoltà, ottennero dal sultano di Babilonia che i Frati Minori potessero
rimanere (nei Luoghi santi della nostra redenzione) e celebrare i divini misteri…
Pertanto ordiniamo che i ministri dell’Ordine, conformemente alla richiesta dei sovrani di Napoli e dei loro successori, inviino frati di qualunque parte dell’Ordine
sino a raggiungere il numero esigito (Bolla Gratias agimus)
3. Martino V (1421): … confermando al contempo la sentenza del Patriarca di
Grado… concediamo agli stessi Frati Minori perpetuamente il possesso di questi
Luoghi: il Monte Sion, il Santo Sepolcro, il luogo della Natività di Nostro Signore e
il sepolcro della Beata Vergine Maria… e concediamo facoltà al Guardiano e ai frati
198
del Monte Sion di istituire Procuratori o Commissari che si occupino della colletta
tra i fedeli dei beni necessari.
4. Callisto III (1456): Al Guardiano di Gerusalemme e ai frati di Terra Santa…
diamo la facoltà di inviare frati in tutte le parti del mondo al fine di raccogliere elemosine da devolvere alla conservazione dei Luoghi santi… Riconosciamo che tutte
le case concesse in Asia ad uso dei Frati, e che avete accettato a tale scopo, debbano
essere conservate come vostre perpetuamente… e così pure disponiamo che possiate
accettarne delle altre e fondarne e costruirne delle nuove.
5. Urbano VIII (1642): Disponiamo ed ordiniamo … ai Patriarchi, agli arciVescovi e ai Vescovi e a tutti gli altri Ordinari e a tutti i Generali degli ordini, delle
congregazioni e degli istituti religiosi, che almeno due volte all’anno … - durante il
tempo di Avvento e di Quaresima - … sia mediante la predicazione sia con le loro
opere e nelle cerimonie pubbliche, non si dimentichino di presentare e far conoscere
ai fedeli le necessità dei Luoghi santi e raccomandare allo stesso modo di contribuire
con donazioni alle loro necessità.
6. Pio VI (1778): Noi… ci preoccupiamo e auspichiamo ardentemente che per
quanto attenga il decoro del culto dei Luoghi santi e le necessità degli stessi religiosi
della Custodia e delle pie opere di carità che colà si realizzano, sia mantenuto ciò che
è stato concesso ed ordinato dai nostri predecessori, Noi cerchiamo di rinnovarlo ed
ampliarlo. Pertanto, ordiniamo che i parroci e i rettori delle chiese espongano con
esaustività, durante la celebrazione delle messe, lo stato di degrado in cui versano
quei Luoghi santi e dei cattolici che colà risiedono (Inter Cœtera, 31/07/1778).
7. Leone XIII (1887): … tra i molteplici e notevoli gravami del Nostro supremo
apostolato, intendiamo, tuttavia, applicare la nostra speciale vigilanza e la nostra
paterna sollecitudine affinché si conservino e si proteggano con tutto l’impegno e
la venerazione possibile i monumenti che ci rimangono a Gerusalemme… Quando
soltanto i Frati Minori ricevettero il permesso di essere custodi di quei luoghi, i papi
non smisero mai di pregare, nella misura delle loro forze, per la loro conservazione,
né cessarono di provvedere, secondo le circostanze, alla necessità di quei religiosi
i quali, nonostante le persecuzioni, le vessazioni e le crudeli torture, vennero meno
alla loro gloriosa missione.
Molte volte i papi raccomandarono con insistenza, a voce alta e mediante lettere
apostoliche, ai Patriarchi e ai Vescovi e agli altri ordinari del mondo intero di invitare
i fedeli affidati alle loro cure a raccogliere elemosine con le quali poter conservare i
Luoghi santi.
«Per tale ragione… ordiniamo, con le presenti lettere e perpetuamente, che i venerabili fratelli Patriarchi, arciVescovi, Vescovi e ordinari di qualunque parte del
mondo siano obbligati, sotto il vincolo della santa obbedienza a prestare attenzione
affinché in tutte le chiese parrocchiali della diocesi si affidino alla carità dei fedeli
199
le necessità della Terra Santa, almeno una volta all’anno, il Venerdì della Settimana Santa o un altro giorno di ogni anno, a discrezione degli Ordinari… Proibiamo
espressamente che le summenzionate elemosine raccolte a favore della Terra Santa
siano devolute ad altro scopo. Inoltre, ordiniamo che quanto ottenuto dalla colletta
effettuata nei termini or ora descritti sia affidato per mezzo del sacerdote parroco al
Vescovo e che da questi sia trasmesso al Commissario di Terra Santa… E che questi
faccia pervenire, il prima possibile, a Gerusalemme, al Custode della Terra Santa, le
elemosine raccolte (Breve Salvatoris del 26/12/1887).
I romani pontefici successivi hanno continuamente insistito sullo stesso tema,
esprimendo l’obbligatorietà di questa Colletta, affinché fosse affidata al Commissario di Terra Santa locale cosicché quest’ultimo la consegnasse al Custode di Terra
Santa e fosse devoluta alle necessità dei Luoghi santi per il sostentamento delle istituzioni che la Custodia mantiene in questo paese.
8. Pio X: un testo manoscritto di proprio pugno: Ad sublevandas T.S. necesitates
del 23/10/1913.
9. Benedetto XV: Breve Inclytum Fratrum Minorum Conditorem del 4/10/1918.
10. Pio XII (1947): Non ignoriamo l’opera ininterrotta che avete realizzato in quei
Luoghi santi affinché la luce della virtù cristiana risplenda con tutta la brillantezza nelle menti… cosicché delle molteplici opere di pietà e carità, delle quali siete
iniziatori e moderatori, fioriscano e diano frutto ogni volta più salutari… Il vostro
Serafico Padre Francesco - che tanto amò e predilesse quei Luoghi santi - vi rinnovi,
vi sostenga, vi indirizzi e dal cielo vi assista con la sua costante protezione.
11. Giovanni XXIII (1960): Pertanto, rinnovando gli assidui appelli dei nostri predecessori, cogliamo con diletto la presente occasione per confermare le norme emanate… nelle quali si ordina che, nelle chiese parrocchiali di tutte le diocesi, almeno
una volta all’anno, il Venerdì della Settimana Santa, o un altro giorno segnalato dall’Ordinario, si raccomandino alla carità le necessità dei Luoghi santi. E lo chiediamo con maggiore insistenza perché le circostanze dei tempi si rivelano sempre più
difficili… e richiedono, di conseguenza, donazioni più abbondanti (Sacra Palestinæ
Loca del 17/04/1960).
12. Paolo VI (1964): Portate così davvero nel cuore l’amore a questa terra, alle
comunità cristiane che qui vivono, e qui tengono alto il prestigio del nome cattolico e
soffrono pure, nel silenzio, nello stento, nella fatica dell’impopolarità della loro professione cristiana. Vogliate loro bene, pregate per loro e aiutateli, se potete (Saluto di
Paolo VI ad un gruppo di pellegrini dell’Arcidiocesi di Milano)
Occorre ritornare a riflettere sulle norme dettate nell’Esortazione Apostolica Nobis
in Animo del 1974 sulle aumentate necessità della Chiesa in Terra Santa che sono le
stesse che continuano a manifestarsi con la stessa urgenza fino ad oggi.
200
Mossi, dunque, dall’appello che ci viene da quella Terra e dall’impegno del nostro
ministero pastorale, noi rinnoviamo ed ampliamo le norme dei nostri Predecessori,
in particolare quelle emanate da Leone XIII e da Giovanni XXIII di v. m., e disponiamo quanto segue:
1. In tutte le chiese e in tutti gli oratori, appartenenti sia al Clero diocesano che religioso, una volta l’anno - il Venerdì santo o in altro giorno designato dall’Ordinario
del luogo -, insieme alle particolari preghiere per i nostri fratelli della Chiesa di Terra
Santa, si raccolga una colletta, a loro parimenti destinata. I fedeli siano avvertiti,
con congruo anticipo, che detta colletta sarà devoluta per il mantenimento non solo
dei Luoghi santi, ma prima di tutto delle opere pastorali, assistenziali, educative e
sociali che la Chiesa sostiene in Terra Santa a beneficio dei loro fratelli cristiani c
delle popolazioni locali.
2. Le offerte siano tempestivamente rimesse dai Parroci e dai Rettori delle chiese
e degli oratori al proprio Ordinario, il quale le consegnerà al Commissario di Terra
Santa più vicino, la cui attività, tanto benemerita nel passato, ci sembra tuttora valida
e funzionale, o per altro opportuno tramite.
3. La Congregazione per le Chiese Orientali provvederà, a norma delle istruzioni
da noi impartite, ad assicurare che la Custodia di Terra Santa e la Gerarchia locale,
nel rispetto delle loro competenze, possano continuare le loro Opere, consolidarle e
svilupparle maggiormente, in piena armonia tra di loro ed in stretta cooperazione con
gli altri Organismi che hanno speciali vincoli con la Terra Santa ed hanno a cuore le
sorti di quella Chiesa locale.
Insieme alla Custodia di Terra Santa, esistono, infatti, altre opere meritevoli di
appoggio e di aiuto, fra le quali ricordiamo la Missione Pontificia
Nel rivolgere questo appello, ci auguriamo che i fedeli del mondo intero, incrementando le loro offerte a favore della Colletta tradizionalmente chiamata dei Luoghi santi, non vorranno far mancare i loro contributi e il loro cordiale sostegno a tutte
le opere della Chiesa nella terra del Signore, affinché si mantenga viva la testimonianza del Vangelo e più solida diventi intorno ai Santuari la presenza dei seguaci di
Cristo (Nobis in Animo).
Giovanni Paolo II (1988): «Ma il pensiero non può, in questo momento, non andare a quella terra di Gesù, dove, da mesi, la sorte di tantissimi uomini è incerta
e la vita è resa difficile e ardua; è mio vivo desiderio che essa resti il centro delle
vostre attività caritative e sociali. Fate sì che nella coscienza della Chiesa universale
rimanga ben vivo il legame permanente fra la storia e la geografia della salvezza,
secondo la felice definizione del mio venerato predecessore Paolo VI» (discorso del
16/06/1988 ai partecipanti all’assemblea annuale della Riunione Opere per l’Aiuto
alle Chiese Orientali).
201
Terminiamo con un altro testo di Giovanni Paolo II (1990): La Chiesa segue le
vicissitudini di quella Terra Santa, santificata dalla presenza del Cristo e che si è
convertita - in un certo senso - nel patrimonio spirituale dei cristiani di tutto il mondo che desiderano non solo visitare i santuari e i Luoghi santi ma anche sostenere
la comunità cristiana che vive in quella regione. Si tratta di un aiuto morale e materiale… Aiuto che è loro dovuto di merito in quanto partecipano alle sofferenze di
Cristo e onorano il loro nome di cristiani con la testimonianza di una fede viva e di
una povertà vissuta secondo lo spirito del Vangelo. Ma, affinché questa comunità
possa sopravvivere, è necessario che i cristiani di tutto il mondo si mostrino generosi
e facciano sentire il calore della loro solidarietà… Per quanto riguarda la situazione
che in questi ultimi anni si è creata in Terra Santa, specialmente a Gerusalemme, ho
invitato recentemente tutti i cattolici ad avere a cuore la sorte di quelle popolazioni
e ad essere uniti a loro nella comune «ricerca di soluzioni ispirate alla giustizia e al
rispetto dei diritti umani», così come nella preghiera affinché il Signore conceda la
pace a quella Città che è santa per eccellenza e amata dalle tre religioni monoteiste.
Osservazioni dei partecipanti
Fra Pedro Ruiz Verdù, Spagna: In un nostro convento c’è un disegno che illustra il
guardiano del monte Sion. Lì si vede come i frati dell’Opera Pia chiedevano denaro
per la Terra Santa di porta in porta. È una testimonianza del 17° secolo!
Fra Teodoro: È importante conoscere cosa si è fatto in Spagna attraverso l’opera
Pia. In alcuni posti c’erano delle decime da pagare per sostenere la Terra Santa. Con
la seconda repubblica si è smesso di chiedere elemosine pubbliche. Nel 1934 il Nunzio ancora insiste per celebrare la colletta di Terra Santa. Prima del 1934 non c’erano
Commissariati.
Fra Gerardo Van Buul, Brasile: Per poter fare collette per la Terra Santa dobbiamo
spendere soldi, per fare propaganda. Come possiamo trovare denaro per fare propaganda?
Custode: Già si è assicurato che il 3% dei proventi delle collette può essere usato
dai Commissariati per coprire le spese della propaganda.
Mons. Akl della Congregazione delle Chiese Orientale: La missione dei frati in
Terra Santa è apprezzata da tutto il mondo cattolico. Non vi dovete sentire soli. C’è
anche la Santa Sede che si occupa di lavorare dove voi non potete. L’Ordine dei frati
minori è un ordine di diritto pontificio, quindi deve collaborare sempre con la Santa
Sede. Dobbiamo dunque lavorare insieme! Per tradizione la colletta si chiama del
Venerdì santo. Ma l’Ordinario della diocesi può scegliere un giorno diverso. Non si è
obbligati a fare la colletta proprio nel giorno di Venerdì santo, anche conservandone
il nome.
202
Il Custode fa alcuni chiarimenti sulla relazione dell’Economo, in cui venivano
mostrati i moltissimi progetti in corso di realizzazione e le ingenti spese ad essi connesse. Non tutti i progetti sono a totale carico della Custodia, ma intervengono anche
vari benefattori benefattori. Poi c’è una differenza tra i progetti in Israele e quelli
in Palestina. Nei Territori dell’Autorità Palestinese ci sono situazioni strutturali di
povertà per i cristiani, dunque la Custodia interviene perché altrimenti non interverrebbe nessuno.
In Israele è diverso. Qui i cristiani non sono poveri. L’importante è tenerli uniti,
insieme. Le case di Giaffa, per esempio, saranno pagate dai cristiani stessi. Noi procuriamo solo il terreno, ma saranno i cristiani stessi a pagare le case, e non la Custodia. Questo non era emerso in modo chiaro dalla relazione dell’economo custodiale.
Ma è importante dirlo.
Bisogna ricordare che qui in Terra Santa le religioni sono criterio di distinzione.
Una persona è o cristiano o ebreo o musulmano, a prescindere dal fatto che creda
o realmente pratichi la sua religione, che resta in ogni caso un criterio d’identificazione. Per i cristiani, l’elemento di aggregazione è la Chiesa, che ha un ruolo di
riferimento per tutti gli aspetti, anche sociali. La Custodia è punto di riferimento
imprescindibile per i cristiani. La Custodia è costretta a realizzare strutture sociali
per i cristiani. Se non lo facesse la Custodia non lo farebbe nessun altro, e i cristiani
resterebbero discriminati dalle altre componenti religiose. Sono consapevole che c’è
il rischio di essere considerati un Ministero delle infrastrutture; ma non é così. Siamo
impegnati anche nel servizio religioso: nella catechesi, nella pastorale e nelle opere
spirituali.
A questo punto fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa dovrebbe leggere la sua relazione La Santa Sede e la Colletta pro Terra Santa, ma preferisce non
farlo, perché contiene cose già dette da altri. Preferisce chiarire invece alcuni punti
che meritano di essere approfonditi.
La colletta del Venerdì santo è una colletta Pontificia, che la Chiesa affida a noi.
Ma non è cosa nostra. È una colletta Pontificia.
Alcuni distinguono tra aiuto ai Luoghi santi e aiuto ai cristiani. Ma non bisogna
fare questa distinzione, perché sono le pietre materiali dei Luoghi santi che sostengono l’esistenza delle pietre vive, ossia la presenza cristiana. I cristiani di Terra Santa
hanno bisogno di quelle pietre materiali. Non si può fare una separazione tra la presenza cristiana e i Luoghi santi! La presenza dei francescani, a carattere internazionale, è importante. Il nostro ruolo è fondamentale. Siamo i mediatori tra queste due
realtà: Luoghi santi e presenza cristiana. Non ci contrapponiamo alla Congregazione
o agli altri. Siamo con gli altri. Abbiamo un’unica missione, insieme alla Chiesa, per
sostenere i Luoghi santi e la presenza cristiana.
Altra cosa: gran parte della propaganda per i Luoghi santi è fatta dai francescani.
Perché, dicono alcuni, poi alcuni Vescovi trattengono i soldi? È importante il con203
tatto con i Vescovi e con i preti. Non basta mandare lettere o comunicazioni. Gran
parte delle lettere viene cestinata! Il Commissario deve incontrare i Vescovi del suo
territorio, anche se qualche volta è difficile. Ci vuole un contatto personale con i
Vescovi. Alcuni Vescovi non conoscono nemmeno che esista la Colletta.
Sulla questione della trasparenza: bisogna rendere conto dei soldi ricevuti. Le persone hanno il diritto di verificare com’è stato usato il denaro. Quando non ci sono
relazioni nascono sospetti infondati. Basterebbe invece mandare una lettera con la
relazione economica per evitare i sospetti.
Il Commissario non può lavorare da solo. Deve essere punto di riferimento che
coinvolge i frati, la Provincia e le realtà francescane che già ci sono.
Il giorno della colletta si può cambiare. Per esempio in Germania la Conferenza
Episcopale ha scelto la Domenica delle Palme. Si può dunque scegliere un altro
giorno.
Vi riferisco altri problemi avanzati dai Vescovi. Alcuni affermano che alcuni Commissari sono cattivi, non si fanno trovare, non danno materiali. Non deve essere il
Vescovo a cercare il Commissario, ma viceversa. Alcuni si lamentano che il Commissario si fa vedere solo quando si tratta di incassare i soldi. Il Commissario deve
tenere contatti con tutti i referenti ecclesiali. Alcuni Commissari sono troppo autoritari. Bisogna spiegare, in maniera rispettosa e paziente.
In una regione italiana un Commissario aveva scritto lettere minacciose ai Vescovi,
ricordando l’obbligo che avevano di pagare. Come risultato da quelle dicesi non arrivano più offerte! Basterebbe a volte un po’ di savoir faire! Altri dicono che qualche
Commissario ostenta uno stile di vita troppo lussuoso e indipendente. Non è vero,
ma spesso bisogna saper spiegare e comunicare.
Alcuni Nunzi dicono che la colletta del Venerdì santo e l’obolo di San Pietro sono
collette sui generis, che vanno spedite insieme direttamente alla Santa Sede. Bisogna
parlare, spiegare. Non possiamo imporci. Alcuni Vescovi dicono: veniamo in Terra
Santa e portiamo direttamente le nostre offerte a qualche istituzione in Terra Santa;
non serve fare la colletta di Terra Santa. Magari si fanno altre collette durante l’anno,
in cui il Commissario non si vede. Molte diocesi nel mondo sono aperte agli accadimenti mondiali. Bisogna inserirsi in questo processo di coscientizzazione delle
chiese e portare il proprio contributo. Bisogna comunicare il più possibile con tutte
le realtà ecclesiali. E soprattutto bisogna credere in Dio! Gettiamo il nostro seme; il
resto appartiene al Signore e alla sua Provvidenza. Quello che conta è servire, in un
modo o nell’altro, nel campo del Signore!
Fra Artemio invita i presenti a rendere note al Custode le difficoltà locali, che magari non ci sono conosciute, intorno al tema della colletta.
Fra Werner Mertens: vorrei parlare di Germania, Austria e Svizzera. Da noi ci
sono diverse associazioni che operano favore della Terra Santa. Dal 1998 abbiamo
204
una situazione particolare. Prima non c’era niente di scritto, poi abbiamo fatto un accordo con queste associazioni. Però non é facile avere contatti diretti con i Vescovi.
Custode: A volte non è facile contattare i Vescovi. Ma ci sono sempre gli uffici
diocesani che possono aiutare. Bisogna far riferimento agli uffici di Curia.
Fra Mauro Brancher: sono di Porto Alegre. Da una diocesi ho avuto una lettera
cattiva, perché avevo pubblicato che essi non avevano fatto niente per la Terra Santa.
E invece essi avevano spedito la colletta al Nunzio! Chiedo: ho diritto io di chiedere
la colletta al Vescovo o devo solo accettare quello che mi viene mandato?
Custode: Ci sono due modi di procedere. Il Vescovo può mandare la colletta al
Commissario o inviarla direttamente alla Congregazione per le Chiese orientali. Poi
la Custodia e la Congregazione mettono insieme i soldi. Bisogna poi inviare il rendiconto a tutte le diocesi.
Mons. Akl: Lei dice che alcuni Nunzi mandano la colletta direttamente alla Santa
Sede, insieme all’obolo di san Pietro. A quale organismo della Santa Sede mandano
i soldi?
Custode: Il problema è che a volte non si distingue bene quale somma sia pertinente alla colletta per il Venerdì santo e quale all’obolo di san Pietro. A volte non si
specifica bene.
Fra Tomislaw Vuk, della Flagellazione: Può esistere da parte della Custodia, qualche ingerenza sulle Province, su chi deve essere nominato Commissario? In alcune
province si nominava Commissario automaticamente l’economo provinciale, che
non sapeva niente della Terra Santa! Alcuni provinciali non sanno nemmeno chi è il
loro Commissario. Chiedo: esiste la possibilità da parte del Custode di influenzare la
nomina del Commissario?
Altra questione: alcuni Vescovi dicono di mandare i soldi tramite i Nunzi e poi le
cifre non appaiono negli elenchi del rendiconto della Congregazione.
Custode: Il Commissario deve avere certi requisiti. Ci potranno essere problemi
e fraintendimenti. Siamo esseri umani, ma tutti i problemi vanno affrontati e risolti.
Abbiamo chiarito con la Congregazione i problemi che ci sono stati, ad esempio, con
il Nunzio in Croazia. Basta dialogare e spiegarsi.
Mons. Akl: A volte ci sono errori, perché siamo uomini. Alcuni dicono di aver
inviato i soldi e noi poi invece non riceviamo i soldi. Bisogna chiarire gli errori e i
ritardi umani.
Fra Artemio: Abbiamo incaricato i Commissari di Madrid, Bologna e Svizzera
perché stendano la prima bozza del messaggio conclusivo di questo Congresso, che
sarà poi sottoposto all’esame comune.
Al termine della mattinata ci rechiamo nella chiesa di San Salvatore, per
la celebrazione dell’Eucaristia, presieduta da fra Michael O’Kane, della
Provincia inglese.
205
Svolgimento del pomeriggio
Alle ore 15.30 i congressisti si radunano per i lavori di gruppo e poi alle
ore 17.30 in aula per la sessione plenaria per gli interventi.
Gruppo italiano
Presentiamo alcune questioni. Alcune voci usate dall’economato non danno ragione dei movimenti economici dei Commissari. Bisogna rivederle. Forse sarebbe
meglio spedire formulari in formato elettronico. Occorre che le singole voci siano
chiarificate. Bisogna conoscere adeguatamente le leggi del proprio paese.
Attività per i pellegrini. Sarebbe utile preparare un prospetto per ogni sito archeologico; migliorerebbe la promozione e la conoscenza dei siti.
Come guida chiedo: è possibile un orario continuato nei vari siti? Spesso succede
di trovarli chiusi prima del previsto. Ci vuole rispetto degli orari anche nei santuari,
perché non siano chiusi prima.
A proposito delle Case Nove, apprezziamo il rinnovamento delle strutture, ma bisogna curare di più il servizio, che a Casa Nova è pessimo. A Nazareth c’è l’aria
condizionata, ma a Gerusalemme riceviamo lamentele. È difficile anche consultare
la posta elettronica.
La libreria (Franciscan Corner) è in una posizione straordinaria, mentre i prodotti
in vendita sono insufficienti e di scarso interesse. E poi in agosto è chiusa.
Gruppo spagnolo
L’economo deve rendere conto delle cifre che entrano ad ogni Commissario, specificando le nazioni di provenienza. Sarebbe di stimolo! Del 45% della Colletta, impiegato per le Opere sociali, si chiede di dare un rendiconto dettagliato, per mostrarlo
ai richiedenti.
Si può creare una fraternità tra le scuole di Terra Santa e le scuole dei nostri paesi,
per ottenerne benefici? Come fare per inviare denaro in Terra Santa? Mancano dati
concreti a riguardo. Quanto si spende per uno studente in Terra Santa? Un Commissario chiede perché il padre economo non risponde alle sue richieste.
Economo: Io mando la relazione generale entro dicembre. Se si chiede due o tre
volte è esagerato. E poi non abbiamo ricevuto in passato le relazioni da alcuni Commissari.
Il modo migliore di inviare il denaro delle collette in Terra Santa cambia da un
paese all’altro. Alcuni paesi ad esempio possono spedire dollari, altri no. Possiamo
fornire l’indirizzo bancario della Custodia. Si può inviare via banca o con assegno,
come si vuole. Per quanto concerne le indicazioni specifiche sulle spese dei singoli
206
studenti, delle borse di studio ecc. alcuni Commissari le hanno chieste e ricevute. In
futuro potremmo fare un solo elenco e mandarle a tutti i Commissari. Infine ricordo
che tutti i Commissari sono invitati a vedere tutte le opere che si fanno in Custodia.
Gruppo inglese
Ringraziamo la Custodia e il Custode per le chiarificazioni e le informazioni fornite circa i progetti della Custodia. Suggeriamo di stampare un Rapporto annuale, con
le cifre e le immagini, da poter trasmettere ai Vescovi e alle persone interessate.
Poi chiediamo: Qual è la posizione dei governi israeliano e palestinese rispetto ai
progetti della Custodia?
Custode: Per i progetti dei lavori dobbiamo chiedere i permessi, come in ogni
paese. Per alcuni progetti specifici in Israele possiamo anche ricevere collaborazione
dall’Assicurazione Nazionale, come per il restauro di una casa di riposo. Ma è una
cosa rara. Tra noi e lo stato d’Israele c’è in corso da 13 anni una trattativa giuridica.
In Israele non abbiamo ancora una configurazione giuridica chiara; e non ce l’ha
nemmeno la Chiesa.
Fra Pio D’Andola: C’è una voce che non vedo nelle relazioni dell’Economo, quella concernente le adozioni.
Economo: Meglio indicare questa voce nelle adozioni scolastiche. I soldi che riceviamo sono inviate poi da noi alle scuole. Possiamo aggiungere questa voce nel
formulario che va inviato ai Commissari.
Fra Godfried: L’anno scorso siamo stati a Mar Sidnaya, in un centro per i giovani.
Volendo sostenere questo progetto dobbiamo mandare i soldi a p. Romualdo o alla
Custodia?
Economo: Qualsiasi somma va inviata alla Custodia. È il Custode che decide poi
come utilizzare i soldi.
Fra Giovanni Battistelli, Roma: Talvolta a Roma ci arrivano offerte tramite bonifichi postali. Sono però intestati a singoli frati. Sono somme da trasmettere a questi
frati oppure vanno spedite in economato?
Economo: Meglio mandare la lista da Roma e inviare tutte le somme all’economato della Custodia. L’economato poi le consegna alle singole persone.
Fra Teodoro, Madrid: Alcuni amici vogliono donare somme per uno scopo specifico. Invece di fare spedizioni e metterle nel conto del Commissariato come entrate e
uscite, posso consegnarle a mano direttamente, quando vengo in Gerusalemme?
Economo: Le somme vanno messe in entrata ed in uscita, inviando le somme all’economato custodiale. Gli amici di Terra Santa devono certificare che hanno mandato soldi e così ogni persona che da o riceve denaro deve giustificare i suoi movimenti di denaro.
207
Domande concernenti le relazioni del Custode e di fra Teodoro:
Gruppo spagnolo: C’è bisogno di pubblicità per la colletta. Ogni anno ci sarebbe
bisogno di un argomento specifico unitario annuale per la giornata. Bisognerebbe
fare un comitato che indica il tema dell’anno. Il Custode potrebbe visitare l’UCLAF,
la conferenza dei frati dell’America Latina, o inviare una lettera ai Commissari. Poi
chiediamo a Mons. Akl: la congregazione manda pubblicità sulla giornata di Terra
Santa dove non esistono i francescani?
P. Akl: No. La Congregazione invia solo la lettera sulla colletta ai Vescovi, ma non
manda pubblicità.
Fra Teodoro: Si potrebbe creare un piccolo comitato per scegliere un tema unico
per la colletta di Terra Santa in tutti i paesi del mondo.
Custode: Può essere un’idea. Ma abbiamo già tante commissioni. È bello che tutti
ci concentriamo su un’idea specifica. Si può dare un tema, uno slogan comune.
Fra Werner, Gruppo tedesco: Oggi abbiamo fatto una nuova esperienza, che vogliamo condividere. Abbiamo avuto un’intervista con un giornalista dell’agenzia
cattolica tedesca. Era una cosa nuova per loro parlare della Terra Santa. Nel 1998 i
Vescovi hanno deciso che in Baviera i 3/4 della colletta vanno alla Custodia e 1/4
all’associazione per la Terra Santa; negli altri posti si fa il contrario! Io lavoro insieme al direttore dell’Associazione per la Terra Santa, anche se la stampa cita solo
l’Associazione e non il Commissariato.
Alcuni frati dicono che il Commissario è perso per la provincia! Il Custode non
potrebbe raccomandare questi frati Commissari presso la provincia?
Custode: Dipende dai provinciali. Dobbiamo studiare ogni caso a sé.
Fra Leone Jung dalla Corea: Dopo la nascita del Commissariato in Corea il Commissario ha mandato una lettera a tutte le diocesi. Lui credeva che tutte le offerte
dovessero andare alla Custodia. Poi abbiamo scoperto che si può anche mandare
alla Congregazione. Così tutte le diocesi mandano soldi alla Santa Sede e noi non
riceviamo niente. Dobbiamo fare il resoconto per le diocesi o no?
Custode: Se non ricevete soldi, perché i Vescovi li mandano direttamente alla Santa
Sede, non dovete presentare nessun conto. I soldi comunque arrivano a destinazione.
Bisogna fare in ogni caso promozione e farsi conoscere.
Fra Bernardo Ceccarelli, Assisi: Esiste la stessa trasparenza da parte dei Cavalieri
del Santo Sepolcro?
Custode: I Cavalieri sono tutta un’altra questione, perché fanno riferimento, per
statuto, al Patriarcato Latino di Gerusalemme, per sostenere le opere del Patriarcato.
Devono dare una cifra fissa al Patriarcato, poi possono fare altre donazioni. Certamente anch’essi faranno il loro cammino di trasparenza.
208
Fra Artemio: Parliamo adesso della nuova ONG della Custodia. Tommaso Saltini
spiegherà che cosa è.
Il Dott. Tommaso Saltini, servendosi di una presentazione power point c’illustra
questa Organizzazione Non Governativa (ONG) denominata Associazione di Terra
Santa (ATS), che viene costituita a sostengo delle opere della Custodia. Ci sono indicate tutte le sue caratteristiche.
ATS è un’organizzazione non governativa senza fine di lucro, di cui sono soci di
diritto i membri pro tempore costituenti il Discretorio di Terra Santa.
ATS ha come fine di promuovere attività nell’ambito della cooperazione e dello
sviluppo, con l’obiettivo di sostenere tecnicamente e finanziariamente le opere e le
iniziative della Custodia di Terra Santa. È uno strumento indipendente e laico, capace di rapportarsi a controparti strutturate ed istituzionali.
Missione dell’ATS è di sostenere lo sviluppo umano delle persone più povere. Vuole proteggere l’identità cristiana e sostenere concretamente le minoranze cristiane
presenti in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. Intende promuovere la pace e il
dialogo.
Le aree d’intervento sono: l’educazione e la formazione, l’avvio di microimprese,
la costruzione e manutenzione d’immobili d’ogni tipo, la conservazione e il recupero delle aree archeologiche e dei Luoghi santi, la prevenzione della salute e l’aiuto
umanitario d’emergenza.
ATS ha tutti gli organi e le strutture giuridiche necessarie al suo funzionamento
ed ha ottenuto l’approvazione del Ministero degli Esteri Italiano. ATS si preoccupa
di trovare contributi e sostenere possibili Finanziatori e Donatori per le opere della
Custodia, sia a livello pubblico che a livello privato. ATS si doterà al più presto di
tutti gli strumenti di comunicazione idonei e s’impegnerà a coinvolgere amici e sostenitori nelle attività di fund raising.
Dopo la presentazione il Dott. Saltini risponde alle domande di chiarificazione e
approfondimento rivolte dai presenti.
Fra Giorgio Vigna, alla fine, avanza una proposta a titolo personale. Propone che
la Custodia istituisca un ufficio apposito - con struttura analoga a quello di un Segretariato Provinciale - con lo scopo di essere organo di riferimento per tutti i Commissariati del mondo. Questo Ufficio (regolato da una Ratio o da statuti, approvati dal
Ministro Generale) dovrebbe regolare tutti i rapporti con i Commissari.
Custode: Valuteremo tutte le proposte. Ma non abbiamo frati per realizzare una
istituzione simile. In Custodia ci sono già tanti uffici e segretariati, tutti sovraccarichi
di lavoro.
209
All’uscita è consegnato a tutti i congressisti il libro “Piero Casentini. I
colori del vangelo”, a cura di Mariano Apa. L’opera è dedicata all’artista
autore della pittura del refettorio di san Salvatore.
Dopo cena un ultimo evento corona la nostra giornata. Viene presentato,
in edizione demo, un DVD, curato dalla Custodia, dal titolo “Terra Sancta.
Custodi delle sorgenti della salvezza.” Il DVD, commissionato dalla
Custodia, è stato prodotto dal Centro di produzione dell’Antoniano dei Frati
Minori di Bologna, in collaborazione con i professori dello Studio Biblico di
Gerusalemme. Esso presenta la storia della salvezza attraverso i Santuari della
Terra Santa, in un racconto che, seguendo un itinerario biblico, c’introduce ai
luoghi dell’esperienza terrena di Gesù e giunge fino all’inizio della comunità
cristiana.
Il filmato ha riscosso l’unanime entusiasmo di tutti gli spettatori. Esso offre
immagini esclusive altamente suggestive, ed è illustrato da cartine geografiche
realizzate con computer-grafica. Di grande valore sono le informazioni
storiche e biblico-archeologiche offerte dai professori della Flagellazione. Le
immagini e le parole dei padri francescani conducono gli spettatori ben al
di là degli aspetti descrittivi, fino a coinvolgerli in un itinerario spirituale
personale e profondo.
Il DVD sarà prodotto inizialmente in dieci lingue e i Commissari saranno
impegnati nella sua diffusione del mondo. Siamo sicuri che esso gioverà a
migliorare la conoscenza dei Luoghi santi e offrirà una solida base culturale
a quanti sono impegnati a diverso titolo nei pellegrinaggi in Terra Santa.
210
Venerdì
24 novembre 2006
Programma del Mattino
6.30: Santa Messa alla Flagellazione: Presiede: R.P. John Doctor.
Colazione. Visita al museo dello SBF.
9.00: Sessione Plenaria (Salone dell’Immacolata)
R.P. Giorgio VIGNA: “I Commissari e i mezzi di comunicazione come strumenti di propaganda in favore di Terra Santa”.
10.00: R.P. Raffaello TONELLO: “L’importanza del volontariato nella missione francescana di Terra Santa”.
10.30: Intervallo
11.00: Discussione in aula, con la presenza dei Direttori della rivista Terra Santa, i responsabili della pagina Web della Custodia e delle pubblicazioni.
12.00: Chiusura ufficiale del Convegno: P. Custode.
12.30: Pranzo a Casa Nova
Programma del Pomeriggio
14.45: Via Crucis per le vie di Gerusalemme.
19.30: Cena a Casa Nova
211
Svolgimento della mattinata
La giornata comincia con la celebrazione della Santa Messa alla
Flagellazione. Presiede: Fra J. Doctor. Alla concelebrazione partecipano i
membri della comunità della Flagellazione. Dopo la colazione nel refettorio
del convento i congressisti possono visitare il Museo dello SBF.
Alle ore 9.00, ritornati a San Salvatore, nel salone dell’Immacolata, si
tiene la sessione plenaria.
Ascoltiamo la relazione di fra Giorgio Vigna: “I Commissari e i mezzi di
comunicazione come strumenti di propaganda in favore di Terra Santa”.
212
I Commissari e i mezzi di comunicazione
come strumenti di propaganda
in favore della Terra Santa
Rispondo alla domanda posta dal titolo del mio intervento entro un quadro di riflessioni di carattere più generale, con la speranza che queste siano utili a ripensare i
compiti e le responsabilità dei Commissari.
È mia intenzione, nel presente contesto, considerare ciò che costituisce la dinamica della comunicazione. Infatti la civiltà globale odierna, che fa della trasmissione
delle informazioni il punto di forza essenziale per la gestione del potere economico
(innanzitutto), politico, tecnico ecc., ci obbliga ad una consapevolezza viva dell’importanza della comunicazione, delle sue esigenze e conseguenze, anche per il nostro
campo di azione.
L’informazione che noi trasmettiamo (riguardo ad es. l’importanza dei Luoghi santi per il cristiano o la situazione sociale di Israele-Territori palestinesi), è efficace
quando la comunicazione è efficace. Raggiungiamo cioè lo scopo (ad es. smuovere i
pellegrini o aprire il portafoglio dei fedeli) nella misura in cui siamo convincenti nei
nostri argomenti, conosciamo i nostri interlocutori, coinvolgiamo le persone, usiamo
linguaggi e mezzi adeguati, ecc.
Mi permetto dunque di offrire spunti di riflessione seguendo un semplice schema,
pensando che ne favorisca la chiarezza.
Possiamo considerare il funzionamento della comunicazione in questo modo: il
mittente invia un messaggio ad un destinatario utilizzando un certo mezzo.
Diamo contenuto allo schema.
1. Il mittente è il Commissario
Gli attuali Statuti generali dell’Ordine (2004), riprendendo e un poco ampliando le
Costituzioni generali del 1973 (art. 139), elencano in questo modo i doveri e i compiti dei Commissari: promuovere nel loro territorio la conoscenza, l’interesse e la
devozione ai Luoghi santi, nonché organizzare pellegrinaggi verso i medesimi; (…)
raccogliere aiuti, nel loro territorio, a norma del diritto particolare, per incrementare l’attività apostolica e lo sviluppo delle opere di Terra Santa (art. 70 §2).
Circa l’ufficio dei Commissari e la conduzione dei Commissariati, gli Statuti generali rimandano alle Costituzioni generali e agli Statuti senza altra specificazione
(§3).
Gli Statuti della Custodia, cap. III, art. 4 (1999) sono più descrittivi. Oltre a quanto
dicono le Costituzione generali del 2004, aggiungono: la celebrazione della Gior213
nata; l’attivazione della propaganda per mezzo della stampa e altri mezzi di comunicazione sociale.
Una precedente ampia trattazione si trova nella Lettera circolare n. 9 del 19 marzo
1979, del Custode fra Maurilio Sacchi. Sono passati da allora quasi 30 anni. Dalla
pubblicazione della Lettera di fra Maurilio Sacchi, agli Statuti della Custodia e alle
Costituzioni generali attuali, le condizioni della Custodia, della Chiesa, del mondo
hanno subito non poche trasformazioni, così come sono mutate le esigenze. Sono
persuaso che il nostro Convegno saprà dare il suo contributo al governo della Custodia nell’elaborazione (in atto) di Statuti peculiari dedicati alla descrizione aggiornata
della figura del Commissario.
Molto sinteticamente, spetta ai Commissari promuovere, organizzare e raccogliere. Questi tre doveri e compiti sono raggruppabili sotto il titolo comunicazione, nel
senso che essa può comprendere un’ampia serie di azioni tra le quali appunto la promozione dei Luoghi santi, l’organizzazione di pellegrinaggi e la raccolta di aiuti.
A questo proposito allora, domandiamoci: la figura e l’attività del Commissario
possono ancora essere le stesse dei tempi passati? Voglio dire: l’attuale stato delle
Province dell’Ordine fino a quando potrà assicurare un frate Commissario? La restrizione numerica e le nuove esigenze non impongono un ripensamento non solo
delle attività, ma anche della figura stessa del Commissario (deve rimanere necessariamente un frate? non potrebbe essere un laico, come lo era agli inizi?), della
composizione dei Commissariati (più laici coinvolti in modo diretto e responsabile),
ecc.? Diceva Paolo VI che l’attività dei Commissari tanto benemerita nel passato,
ci sembra tuttora valida e funzionante (Nobis in animo, 25 marzo 1974). Ciò non
evita che a 32 anni di distanza ci poniamo domande sulla validità e la funzionalità
dei Commissari…
2. I
destinatari della nostra informazione chi sono o chi
dovrebbero essere?
La prima e spontanea risposta a questa domanda è: gli ex pellegrini che, a seguito
dell’esperienza fatta una o più volte in Terra Santa, desiderano mantenere contatti di
conoscenza e di aiuto. Sono poi quei cristiani a cui ci rivolgiamo in occasione delle
Giornate o di conferenze. Tutti costoro sono destinatari con cui abbiamo un contatto
diretto, anche se non ravvicinato.
Esiste però una folla di cristiani, anche non praticanti, che per ragioni culturali o
religiose o semplicemente politiche, hanno interesse a conoscere più da vicino la
complessa realtà della Terra Santa (da loro forse chiamata Israele o Palestina). In
questi anni ho incontrato non poche persone di questo genere, dalle quali mi sono
state rivolte domande importanti, e spesso aiuti consistenti, e con le quali mantengo
214
rapporti di amicizia legata alla Terra Santa. Oggi, questo secondo gruppo di cristiani
costituisce un bacino ampio e frastagliato a cui dobbiamo attenzione.
Non possiamo poi dimenticare le istituzioni: mi riferisco a centri culturali e di
studio, associazioni ecc. (ecclesiali e non) che per ragioni più diverse desiderano
essere informati e aggiornati su quel mondo mediorientale. È nostro dovere saper
comunicare con tutti loro.
3. Il messaggio
Il messaggio che siamo chiamati a lanciare è oggi più difficile e complesso di
quanto lo fosse ieri. Ovviamente, esso deve fare i conti con la composita realtà dei
destinatari, reali e potenziali. Non può più essere solo un messaggio pietistico, che,
facendo leva sulle emozioni di fronte a fatti di povertà ed indigenza, fa muovere
le mani verso il portafoglio. Nemmeno può essere solo un messaggio devozionale,
anch’esso diretto a suscitare emozioni religiose per motivare aiuti o pellegrinaggi.
Quali aspetti dobbiamo dunque considerare per la costruzione del nostro messaggio?
a. Riflettere seriamente su che cos’è la Terra Santa significa tenere presente che
essa è, in primo luogo e per sua natura, una realtà teologica. Per noi cristiani, questa
è data dalla storia che partendo dal padre Abramo, raggiunge Gesù - punto ultimo
dell’abbassamento di Dio - e la Chiesa primitiva - punto di partenza della diffusione
del vangelo. La realtà teologica, prima che per noi e accanto a noi, tocca gli ebrei.
Se con loro condividiamo le radici nel padre Abramo e lo scandalo della separazione
sinagoga-chiesa, da loro divergiamo sulla interpretazione di Gesù di Nazareth. Anch’essi hanno, come noi, un punto di svolta nella storia a partire dal I-II secolo: la
caduta del Tempio e la distruzione di Gerusalemme; da quel tempo il Giudaismo si
trova obbligato ad assumere una nuova configurazione. Infine, la realtà teologica riguarda i musulmani. A partire dal VII secolo, Gerusalemme è per loro un riferimento
religioso essenziale, legato agli ultimi giorni del Profeta.
È con piena ragione che si cita il Salmo 86,6: tutti là sono nati. Gerusalemme è
davvero il luogo di nascita innanzitutto degli ebrei e dei cristiani, ma per il mistero
di salvezza cosmica, lo è in qualche modo per tutta l’umanità.
Per noi cristiani, alla realtà teologica l’aspetto ecumenico della Terra Santa appartiene in maniera emblematica. Nella terra in cui la chiesa di Dio dovrebbe emanare il
suo splendore sacramentale, la luce è di fatto offuscata da divisioni e bisticci secolari
vissuti con passione in nome di Cristo. La chiesa di Gerusalemme è così il simbolo
del faticoso cammino terreno a cui essa è chiamata per realizzare l’unità invocata da
Gesù nella passione (Gv 17).
La realtà teologica della Terra Santa, ribadita, annunciata e spiegata ai nostri destinatari, precede ed accompagna l’esposizione della realtà religiosa, sociale e politica.
215
b. Gli aspetti religiosi della Terra Santa devono riguardare innanzitutto il cristianesimo (nelle sue varie composizione confessionali), ma in prospettiva interreligiosa;
anch’essi sono così emblematici in questo angolo di mondo. A mio parere, il significato cristiano (o giudeo-cristiano) ed anche ebraico e musulmano della Terra Santa
necessita di essere urgentemente recuperato appunto in quanto premessa fondante
ogni altra argomentazione si voglia presentare.
Gli aspetti religiosi toccano sia la vita quotidiana dei cristiani (le pietre vive) - inquadrata nelle istituzioni parrocchiali, ecc. - sia i Luoghi santi (le pietre di pietra).
Nel primo caso, si inserisce l’invito a farsi solidali con la Chiesa Madre, mediante
l’invio di aiuti (cfr. Gal 2,10 6,10; 1Cor 16,1-4; 2Cor 8,1-9,15; Rm 15,25-28; At
11,29-30 24,17) indirizzati a persone e strutture (chiese, scuole, ecc.) e mediante il
contatto di conoscenza in occasione di un pellegrinaggio. Nel secondo caso, la catechesi e la devozione trovano ambiente, tempo e condizioni privilegiati per nutrire la
fede dei nostri cristiani.
c. La realtà sociale, politica ed economica molto spesso costituisce un interesse
molto forte. È il versante forse più difficile per noi da conoscere e da comunicare.
Sappiamo bene che i grandi mass-media (giornali e televisioni) sono spesso parziali
e tendenziosi nei loro messaggi. Ritengo che per reperire una corretta informazione
circa questi ambiti la nostra fatica è cercare e trovare le fonti adeguate, quelle cioè
che offrono anche altre angolazioni di lettura dei fatti. La realtà sociale e politica in
Israele-Territori palestinesi non si riferisce solamente alle questioni legate, per es.,
alle composizioni etniche, ai flussi immigratori ed emigratori, ai fenomeni terroristici e militari, alle scelte delle diverse Autorità governative. Vi è infatti in Israele e nei
Territori Occupati una varietà grande e ricca di associazioni (per es. Parents Circle,
B’Tselem, Rabbis for Human Rights, Windows) che conducono assai valide iniziative di educazione, di solidarietà e di conoscenza per la costruzione di una società più
giusta, più rispettosa dei diritti, più pacifica. È un vero peccato che di questo si parli
poco o niente affatto
4. I mezzi da noi utilizzabili nella comunicazione
a. La predicazione (per es. nelle Giornate) continua ad avere tutta la sua validità.
Essa ci permette di trasmettere il nostro messaggio a molti cristiani, la grande maggioranza dei quali non hanno mai visitato la Terra Santa. La predicazione è un’ottima occasione per una breve catechesi sui Luoghi santi, radici della nostra fede;
per sollecitare la solidarietà e raccogliere aiuti necessari alla Custodia per sovvenire
alle necessità dei cristiani, dei santuari e delle istituzioni. Secondariamente, è anche
un’occasione per informare sullo stato sociale della Chiesa di Terra Santa.
Le conferenze da noi organizzate o alle quali siamo invitati ad intervenire in virtù
del nostro ruolo speciale e della particolare competenza acquisita attraverso la for216
mazione, l’informazione e l’esperienza concreta in loco, ci mettono a contatto con
persone di estrazione diversa, i cui interessi possono spaziare dal religioso al sociale,
dal politico al culturale. La partecipazione a queste iniziative richiede un impegno a
volte non indifferente nella preparazione personale e, nel caso, nell’organizzazione.
Esse sono tuttavia occasioni privilegiate per uscire dall’ambito strettamente ecclesiale e dare così voce pubblica alla Terra Santa.
b. Le riviste. La Custodia possiede, dal 1921, una voce ufficiale: Terra Santa, edita in italiano, spagnolo, inglese, francese, polacco e arabo. Nel tempo la rivista ha
vissuto i suoi alti e bassi, senza però mai perdere la sua autorevolezza informativa.
Ci si deve domandare comunque quante paia di orecchi ha raggiunto questa voce e
a quale costo economico.
L’attuale governo della Custodia, fin dagli inizi del suo mandato (2004), ha voluto
fortemente prendere in mano l’argomento riviste. Così, dopo numerose e attente
valutazioni, ha deciso di procedere ad un radicale rinnovamento dell’edizione italiana di Terra Santa, incaricando allo scopo il giornalista sig. Giuseppe Caffulli
quale Direttore responsabile della rivista [Editor] (11 marzo 2005) e fra Giorgio Vigna, Commissario di Torino, quale Direttore editoriale [Publisher] (11 aprile 2005).
Tali incarichi sono svolti nelle Edizioni Terra Santa, la società editoriale con sede a
Milano, aperta con atto notarile il 6 giugno 2005, che cura la pubblicazione. L’edizione italiana del periodo bimensile Terra Santa (di 68 pp.) si presenta ora con una
veste tipografica completamente nuova, come nuova è anche l’impostazione editoriale. L’intendimento della novità è quello di offrire un prodotto più moderno e
più articolato ad un pubblico di cultura media e medio-alta, non necessariamente
di fedeli, per una conoscenza approfondita della complessa realtà della Terra Santa.
Dalla comparsa del primo numero (gennaio 2006) ad oggi (20 ottobre 2006), dopo la
pubblicazione del n. 5, gli abbonati reali sono 2.085; è nostra speranza raggiungere
al 31 dicembre la quota 2.500 abbonati… Attualmente la diffusione per ogni numero
della rivista avviene in circa 10 mila esemplari. Oltre agli abbonati, viene inviata a
tutti i Vescovi delle diocesi italiane, ai nunzi del Medio Oriente, ai dicasteri vaticani
più vicini per competenza alle tematiche della Terra Santa, ad una serie di istituzioni
culturali ed ecclesiali, ad un gruppo di giornalisti vaticanisti e di specialisti dell’informazione religiosa, agli uffici della Cei che si occupano di cultura, comunicazioni
sociali e pellegrinaggi, ad un gruppo di operatori nel settore del turismo religioso.
Infine, per ogni uscita, i padri Commissari ricevono copie della rivista per propaganda e per finalità legate all’animazione per la Terra Santa.
Ogni numero della rivista è poi inviato ad una quota di indirizzi come copia saggio.
Attraverso questa promozione abbiamo raccolto centinaia di nuovi abbonamenti. Un
dato interessante e che fa ben sperare: su 2.085 abbonamenti raccolti fino ad ora, ben
1.401 sono nuovi.
217
Mi risulta che il processo di rinnovamento delle riviste toccherà gradualmente anche le edizioni in altre lingue. L’edizione francese ha già visto qualche cambiamento,
mentre la nuova edizione inglese vedrà la luce col 2007.
Nello stesso contesto di rinnovamento deciso dalla Custodia, anche il bollettino
esclusivamente italiano Eco di Terra Santa ha subito una radicale trasformazione.
Ora esso si presenta come un giornale di 16 pagine, in formato tabloid, che intende
rivolgersi ad un pubblico più vasto e più semplice (costituito in gran parte da ex
pellegrini), con un’informazione breve e di ampio respiro sui fatti di Terra Santa.
Ad oggi (20 ott. 2006), dopo la pubblicazione del n. 8/2006, gli abbonati reali sono
3.004 (il primo numero di Eco è comparso nel settembre 2005). A questo dato va aggiunta la personalizzazione che viene fatta per il Commissariato dell’Emilia Romagna (3.085 copie) e per il Commissariato della Sardegna (6.071 copie). La diffusione
di Eco di Terra Santa è attualmente di circa 44 mila copie mensili (per 10 numeri).
L’invio tocca praticamente moltissime parrocchie, oltre a centinaia di comunità religiose sparse in Italia.
Oltre agli abbonamenti raccolti e alle copie vendute tramite la personalizzazione
(Emilia Romagna e Sardegna), circa 700 benefattori hanno inviato offerte che non
riguardano le attività editoriali e che sono state pertanto inviate direttamente alla
Custodia. Altri si sono rivolti a noi per acquistare Guide di Terra Santa (circa un
migliaio di persone). Insieme ai Commissariati regionali (che ricevono ogni mese
ciascuno tra le 50 e le 150 copie del giornale per propaganda), anche alcune agenzie
di turismo religioso e alcuni uffici diocesani per la pastorale del Turismo (Milano,
Torino e Napoli) collaborano alla diffusione di Eco tra i pellegrini.
Devo dire che ambedue le pubblicazioni (Eco di Terra Santa e Terra Santa) sono
state salutate molto favorevolmente dai lettori italiani; le osservazioni negative sono
state proporzionalmente molto poche.
c. Il sito web. Oggi nessuna istituzione può fare a meno di questo mezzo di comunicazione. Mentre è in atto lo studio del rinnovamento del sito ufficiale della Custodia (www.custodia.org), un nuovo sito italiano ha fatto la sua comparsa nell’aprile
2006 (www.terrasanta.net). È il media elettronico che le stesse Edizioni Terra Santa
hanno affiancato alle riviste stampate. Lo scopo di questo mezzo di comunicazione
è quello di raggiungere un pubblico più vasto possibile, mediante la pubblicazione
di notizie quasi giornalmente aggiornate e la ripresa di parte del materiale comparso
nella rivista Terra Santa. Nel solo mese di settembre 2006 i contatti, dall’Italia e
dall’estero, sono stati 3.576 (11.821 dall’apertura, metà aprile). Questo numero dimostra la buona funzionalità del sito. Sono state decine le richieste di copie saggio
e le richieste di informazioni sulla Terra santa pervenute in redazione attraverso il
sito Internet.
È auspicabile che anche ogni singolo Commissariato abbia il proprio sito web, a
servizio della sua regione. Al momento, sono ben pochi i Commissariati che dispon218
gono di tale mezzo di comunicazione (Parigi, per la lingua francofona; Werl, per
la lingua tedesca; Cracovia; Slovenia; Washington; Malta; in Italia: Bari, Napoli,
Torino).
Siti web e riviste stampate hanno in sé potenzialità enormi. I siti sono facilmente leggibili da un pubblico il più disparato e geograficamente distribuito in tutto il
mondo. L’unico limite di accesso può essere dato dalla lingua in cui è scritto, mentre
d’altra parte il suo utilizzo è in continua diffusione. In Italia, e forse anche in altri
Paesi, siti Internet e riviste specificamente dedicate alla Terra Santa non esistono, se
non quelle curate da noi. Possiamo dire di avere l’esclusiva del prodotto! L’esperienza delle Edizioni Terra Santa di Milano (che, oltre a centro editoriale, vuole essere
anche centro culturale a servizio della Terra Santa) mostra che riviste e sito sono
un’efficiente mezzo informativo su fatti, eventi, e persone; sono una buona opportunità formativa religiosa, spirituale e culturale; sono anche un buon mezzo di invito
alla solidarietà (una discreta somma è stata inviata a più riprese alla Delegazione di
Roma, e sono state fatte conoscere diverse iniziative di carità) e di pubblicità dei
pellegrinaggi. Di tutto questo abbiamo abbondanti riscontri.
La produzione di tali mezzi ha i suoi costi, finanziari e di personale. Siamo tuttavia
persuasi che la loro validità, attualità ed unicità giustificano un ragionevole quanto
doveroso investimento per un prodotto che, adeguatamente confezionato, non mancherà mai di fruitori.
Conclusione
La Custodia di Terra Santa ha il dovere urgente di dare attenzione alla comunicazione, investendo, per quanto possibile, le energie appropriate.
I Commissari, che sono i rappresentanti e la mano operativa nel territorio del mondo per conto della Custodia sono chiamati oggi a una nuova consapevolezza dei loro
compiti. Una comunicazione efficace permette loro di promuovere, organizzare e
raccogliere con migliori risultati in termini di qualità e di quantità.
Come Commissari non dobbiamo temere di dare del nostro tempo alla formazione
permanente e di ricorrere all’aiuto di persone esterne fidate e competenti.
Non dimentichiamo che i Commissari - qualunque sia la loro fisionomia (religiosa
o laica) - hanno un ruolo molto rispettato, e l’autorevolezza di cui godono apre non
poche porte.
Anche per noi dunque le sfide mentali ed operative non mancano: forse con un po’
di coraggio saremo in grado di rispondere sempre meglio alle esigenze della Custodia e della Chiesa, i nostri datori di lavoro.
fra Giorgio M. Vigna ofm
commissario di Terra Santa Torino (Italia)
219
Osservazioni dei partecipanti
Custode: L’investimento sulle riviste ha provocato anche dei rientri economici. Più
della metà dei soldi spesi sono già rientrati con le offerte degli abbonamenti. C’è stato l’investimento iniziale che poi rientra gradualmente con i guadagni delle riviste.
Fra Artemio: Mi sembra che nell’esposizione siano stati trascurati i francescani.
Non dobbiamo aver paura d’incontrare i francescani. Il Custode e il Vicario fanno
incontri con tanti pellegrini.
Fra Giorgio: Il messaggio della Terra Santa non coincide con i francescani. I frati
sono parte della Chiesa e della Terra Santa. Ma i francescani non possono essere il
contenuto riduttivo del messaggio della Terra Santa. Quando i frati organizzano i
pellegrinaggi l’incontro con la realtà francescana è forte, grazie ai parroci e i frati
vari che si incontrano.
Sig. Ivano Cavallaro, da Treviso, Italia: È giusto che si apra anche ai laici l’ufficio
di Commissario. La rivista Eco di Terra Santa è più profetica di Terrasanta. Le cose
più belle che ho letto sono scritte da suore. Raccomando la collaborazione femminile
alle riviste.
Fra Joe, USA: Vorrei fare una domanda: perché c’è così poco materiale prodotto in
lingua inglese? Ora poca gente viene in Terra Santa dagli USA, perché hanno paura
della guerra. Dobbiamo comunicare alla gente in modo rassicurante. Nel futuro tutto
quello che ha importanza deve essere pubblicato su Internet e offerto alla conoscenza dei fedeli.
Custode: Hai ragione; siamo poveri nella produzione in lingua inglese. Ci rendiamo conto che l’italiano non è una lingua internazionale, come l’inglese e lo spagnolo. Purtroppo abbiamo pochi frati di lingua inglese. La rivista inglese dal febbraio
2007 sarà rinnovata. Dobbiamo avere un team di persone capaci di lavorare nelle
edizioni e anche nei pellegrinaggi. Il 2007 sarà il momento del cambiamento.
Fra Giuseppe di Singapore: Ci sono molti cattolici in Asia. Molti pellegrini vengono dall’Europa, ma anche in Asia la gente è interessata alla nostra storia. A Singapore
ci sono molti gruppi interessati alla Terra Santa. Molta di questa gente parla inglese.
Non dimentichiamo la gente dell’Asia.
Fra Giorgio: Nel pensiero del Custode quello che è stato fatto per le riviste italiane,
può forse essere un esempio per il rinnovamento anche delle altre riviste.
Fra Emerito Merino legge la bozza del messaggio finale del Congresso, per avere
eventuali suggerimenti.
Fra Raffaello Tonello, della fraternità di San Salvatore tiene una
comunicazione sul tema: “L’importanza del volontariato nella missione
francescana di Terra Santa”.
220
Il volontariato in Terra Santa
Da alcuni anni in molti Santuari si nota la presenza di volontari, che svolgono il
loro prezioso servizio nella custodia dei luoghi di culto, nell’accoglienza ai pellegrini, nell’animazione liturgica ed in piccoli servizi all’interno dei Santuari stessi.
* È forte in molte persone il desiderio di restituire in gratuità ciò che gratuitamente
hanno ricevuto dalla vita;
* Spesso li muove il desiderio di rispondere in gratitudine a ciò che hanno ricevuto
da Dio.
Anche la Custodia di Terra Santa da qualche tempo si avvale della collaborazione
di diversi volontari (sacerdoti, religiosi e laici) per sopperire ad una mancanza ormai
cronica di personale qualificato ed affidabile.
* Per i volontari è un’opportunità di esperienza di vita, e quindi di dono, in una
Terra che esercita un forte richiamo su di loro.
La Custodia di Terra Santa intende sviluppare questo servizio e offrire l’opportunità di lavorare presso i Santuari in Terra Santa e chiede ai Commissari di fare da
collegamento, da collettori attenti, con i possibili aspiranti volontari.
Chi sono i volontari di cui ha bisogno la Custodia
I volontari di cui la Custodia di Terra Santa ha bisogno si possono distinguere in
tre gruppi:
1. Sacerdoti secolari e religiosi disponibili al servizio del ministero della Riconciliazione (confessioni), all’animazione liturgica e all’accoglienza dei pellegrini presso i Santuari;
2. Giovani disponibili al servizio di custodia, e a svolgere piccoli lavori che si rendessero di volta in volta necessari nei Santuari, soprattutto nel periodo estivo;
3. Pensionati, singoli o coppie, per attività manuali di routine (manutenzione conventi, orto e giardini, cucina) e per interventi specifici organizzati.
Che cosa si chiede ai volontari
1. Il volontario deve avere chiare le motivazioni personali che lo animano (semplice servizio, tappa di un proprio cammino spirituale, esperienza forte di fede…) per
trarre profitto dalla possibilità di esperienza che gli viene offerta.
2. La durata di tre mesi: questo è il tempo massimo della prima esperienza. Dopo
questa prima esperienza sarà possibile valutare insieme (volontario/Custodia) la possibilità di un servizio più prolungato nel tempo (ed ottenere il visto di ingresso in
Israele per un anno).
3. Il servizio di volontariato in Terra Santa non può essere un modo per ricuperare
persone in difficoltà, o con problemi personali, o che non sanno cosa fare. L’am221
biente non favorirebbe certo la soluzione dei loro problemi, ma accentuerebbe le
difficoltà loro e ne creerebbe agli altri.
Che cosa offre la Custodia di Terra Santa ai volontari
1. Ai volontari viene offerta la possibilità di un’esperienza unica, dentro la vita dei
santuari più importanti della cristianità.
2. La Custodia si impegna in un’animazione spirituale dei volontari a lunga permanenza, offrendo loro la possibilità di una visita dei Luoghi santi più importanti
esistenti sul territorio del Paese.
3. I volontari saranno affidati ad una comunità che li accoglie, e che sia punto di
riferimento valido e sicuro per loro.
4. La Custodia si fa carico degli oneri di vitto e alloggio per il tempo di servizio
dei volontari.
5. È allo studio l’adozione di una copertura assicurativa per i volontari stessi.
Considerazione finale
Una forte esperienza in Terra Santa potrebbe costituire l’occasione preziosa per
motivare i volontari ad un futuro servizio di animazione presso i Commissariati di
Terra Santa locali.
Problemi aperti
Il problema della lingua: al di là dell’italiano che fino ad ora è la lingua di collegamento, quanto può incidere la conoscenza di una sola lingua, magari poco parlata
in Custodia?
fra Raffaello Tonello ofm
Discussione sulle relazioni
Custode: Il tema del volontariato è ancora immaturo, perché non siamo ancora
pronti a gestirlo bene. Il volontariato inizia nel proprio paese, non in Terra Santa. C’è
tanta gente che vorrebbe venire in Terra Santa, ma non tutti sono adatti. Il Commissario deve fungere da filtro per verificare le capacità dell’aspirante volontario. Deve
conoscere le persone e verificare chi è adatto a venire in Terra Santa. I Commissari,
se hanno persone adatte, devono fare riferimento, per iscritto, al Segretario Custodiale. Non è presa in considerazione nessuna richiesta che non sia accompagnata dalla
presentazione del Commissario. Il volontariato si può fare in Terra Santa o presso i
Commissariati locali. Per i giovani ci sono diverse forme di volontariato, anche in
riferimento a progetti specifici. Ad esempio abbiamo bisogno di traduttori, che possono collaborare anche attraverso Internet da casa loro!
222
Fra Emilio Barcena, dopo l’intervallo offre una spiegazione sull’opera delle Messe perpetue. In sud America molti laici collaborano con i Commissari. Sono chiamati
Zelatori di Terra Santa, che vogliono collaborare e partecipare spiritualmente alla
grazia della Terra Santa. Fanno propaganda e danno offerte per la Terra Santa, partecipando ai beni spirituali della Terra Santa. Bisogna spiegare alla gente che i sacerdoti di Terra Santa offrono 4 messe ogni mese per i benefattori. Circa 1.000 Messe
l’anno sono celebrate per i benefattori. La gente dà un offerta che è inviata in Terra
Santa, insieme alla colletta del Venerdì santo.
Quindi si svolge una discussione in aula, con la presenza dei Direttori della rivista
Terrasanta, i responsabili della pagina Web della Custodia e delle pubblicazioni.
Fra Stanislaus Bertignoli, di Vienna: La rivista è molto importante. Soprattutto
l’uso d’Internet ci ha aiutato. Prendiamo molto materiale dal sito web e possiamo
fare tanta propaganda.
Fra Emerito: Bisognerebbe parlar di più sulla rivista delle presenze cristiane in
Terra Santa, delle parrocchie, delle realtà cristiane locali, perché interessano molto
alla gente.
Fra Emilio: In passato si è fatto. Per esempio fra Ignazio Peña ha scritto molti articoli sulle comunità di Galilea. Però sono solo nella rivista e cerco collaboratori.
Sig. Giuseppe Cafulli, direttore della rivista: La realtà del Medio Oriente è complessa. Dobbiamo allargare orizzonti, e intrecciare la questioni dei Luoghi santi con
le realtà sociali. Oggi è importante usare tecniche e linguaggi professionali. Si vede
ad esempio nel nuovo DVD che è stato preparato.
La realtà italiana è diversa dalle altre. Noi abbiamo due strumenti: Eco di Terra
Santa e Terrasanta, e in più la rivista on line www.terrasanta.net. Abbiamo anche
altre due attività, la prima è quella culturale, con iniziative riferite alla Terra Santa;
la seconda è quella dell’Ufficio Stampa, con la quale cerchiamo di avere una ricaduta
sui media laici. Questo anno abbiamo avuto buoni contatti con giornali e riviste italiane, che hanno pubblicato articoli concernenti la presenza francescana.
Fra Lucas: Che dobbiamo fare per migliorare la distribuzione della rivista in America Latina? Sarebbe meglio inviare la rivista direttamente da Gerusalemme? Poi
bisognerebbe abbassare il prezzo, che è tropo caro.
Fra Emilio: La rivista va per nave, non per aereo. Via aereo costerebbe troppo. I
prezzi sono diversi tra Europa e America latina. In Europa 10 euro sono niente; in
America è troppo! Poi spesso la posta arriva troppo in ritardo.
Fra Giuseppe Ferrari: Ringrazio il Custode per aver rinnovato la rivista in italiano. Il problema è stato affrontato nel modo giusto. La crescita degli abbonamenti lo
dimostra. Si è aperta la rivista ad una più ampia presenza ecclesiale.
Fra Artemio: Si potrebbe estendere questa novità alle altre riviste.
223
Fra Emilio: Ho udito una critica alla rivista italiana. Dicono che si scrive, fuori
dalla Terra Santa, delle cose di Terra Santa. Mentre le altre edizioni sono scritte in
Terra Santa.
Custode: L’edizione precedente era peggiore. Da anni si fa fatica a trovare qualcuno in Terra Santa che scriva in maniera professionale. Poi adesso la rivista italiana ha
un’impostazione nuova: vuole parlare della Terra Santa, e non solo di noi.
Fra Michael O’Kane, dall’Inghilterra: Per favorire la distribuzione della rivista in
America si può mettere il contenuto della rivista Terrasanta su Internet. Si potrebbe
anche spedire il testo della rivista all’estero e qui si penserebbe solo a far stampare la
rivista. Il Commissariato locale potrebbe magari aggiungere altri articoli.
Custode: Il nostro sito web adesso funziona bene; in inglese, italiano, spagnolo,
francese e arabo, e prossimamente in ebraico. Resta sempre il problema di trovare
i traduttori. Il sito sarà ristrutturato prossimamente, a cura di Marie Armelle Beaulieu; sarà più agile e rapido. Ci saranno ancora più foto ad alta risoluzione, da poter
utilizzare per le pubblicazioni. Si potrebbero aggiungere audio e altre forme d’audiovisivi.
Devo anche chiedere scusa a nome dello staff per il fatto che non ci sono tante
traduzioni in inglese. Tutti i frati di lingua inglese sono frustrati per la mancanza di
testi in lingua inglese.
Voglio infine spiegarvi il progetto della Custodia per Cafarnao. Oggi Cafarnao è un
bel sito, ma difficile da decifrare per i visitatori. Si vede la vita da fuori. Dobbiamo
creare un visitor’s center, che spieghi in maniera multimediale la città di Cafarnao. Il
pellegrino può avere così un’introduzione al luogo che sta per visitare. Poi si può costruire il cammino all’interno del villaggio. Una parte del villaggio sarà parzialmente
ricostruita, per far vedere com’erano le case e gli ambienti. Infine si offrirà ai pellegrini la possibilità di fare esperienza anche del lago e dello stile di vita di Cafarnao.
Dopo questo intervento è approvato dall’assemblea il testo del messaggio
finale del Congresso.
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Messaggio del Congresso Internazionale dei
Commissari di Terra Santa
celebrato a Gerusalemme
Gerusalemme, 25 Novembre 2006
Ai nostri fratelli delle diverse Fraternità dell’Ordine
Pace e bene da Gerusalemme!
La Custodia di Terra Santa ha organizzato e convocato il II Congresso dei Commissari, che si è celebrato a Gerusalemme, nei giorni 19-25 del mese di novembre,
nella cornice dell’8° Centenario della Fondazione dell’Ordine, e per questa ragione
è stato presieduto dal Ministro Generale, fra José Rodríguez Carballo. Il primo era
stato celebrato circa quaranta anni fa, a Nazareth, in occasione dell’inaugurazione
della Basilica dell’Annunciazione.
L’obiettivo di questo Congresso è stato di rivedere, potenziare e adattare la missione dei Commissari ai nuovi tempi e alle nuove esigenze ecclesiali. La comunione
ecclesiale si è espressa tramite la presenza di un rappresentante della Congregazione
per le Chiese Orientali e in alcune celebrazioni, presiedute dal Nunzio di Sua Santità
e dal Patriarca Latino di Gerusalemme.
Si è vissuto in profondità e buona armonia, contando sulla partecipazione di circa
ottanta Commissari di Terra Santa di tutto il mondo. Le comunicazioni dei conferenzieri ci hanno presentato la situazione attuale della Custodia di Terra Santa e le
sue necessità, come pure le opere realizzate e i progetti per il futuro. I Luoghi santi,
che hanno ospitato le celebrazioni liturgiche, sono stati le chiese di San Salvatore,
la Basilica del Santo Sepolcro, la Flagellazione e Santa Caterina Vergine e Martire
di Betlemme.
Constatiamo:
• La Custodia di Terra Santa continua ad essere, dopo otto secoli, una
presenza necessaria, vincolo d’unione e di pace tra l’Oriente e l’Occidente,
e fra le diverse Chiese lì esistenti.
• La missione dei Commissari di Terra Santa continua ad essere necessaria
perché la Custodia stessa possa realizzare la sua missione ecclesiale,
evangelizzatrice e di carità.
• Tuttavia, l'attività dei Commissari deve restare in armonia con le attività
che le loro Province di origine realizzano.
• Risultato vantaggioso per tutti è stato che noi Commissari di tutto il mondo
ci siamo conosciuti e abbiamo dialogato sulla realtà della Terra Santa, per
aggiornare la missione del Commissario ed affrontare le sfide dei nuovi
tempi.
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Conclusioni generali del Congresso da evidenziare:
1. Il nostro lavoro principale come Commissari di Terra Santa, e in rappresentanza
della Custodia e delle Province, deve essere:
a) Promuovere la conoscenza, l’interesse e la devozione verso i Luoghi santi, tra i
frati e in ogni diocesi. La Terra Santa è stata chiamata il Quinto Vangelo.
b) Organizzare pellegrinaggi in Terra Santa e nei luoghi apostolici, dando ad essi
una dimensione evangelizzatrice e pastorale, secondo il carisma e lo specifico francescano.
c) Procurare aiuti affinché le comunità cristiane e i Santuari possano continuare ad
essere presenti e a sviluppare la loro attività missionaria.
2. Per affrontare la sfida della nuova evangelizzazione dobbiamo utilizzare e potenziare i mezzi di comunicazione attuali: Internet (web) immagini digitali, TV,
DVD…
3. Vediamo la necessità di potenziare il lavoro in équipe, offrendo progetti e programmazioni congiunte. La Custodia di Terra Santa ci aiuterà, creando una pagina
web a servizio di tutti i Commissariati.
Concludiamo il nostro messaggio mettendo in risalto le parole che il Ministro Generale ha diretto in modo speciale ai Commissari di Terra Santa:
Conoscete la Terra Santa, amate la Terra Santa, testimoniate amore alla terra di
Gesù, fra i cristiani, in modo speciale, tra i frati, sacerdoti e Vescovi, ricordando
sempre che, come ci dice il documento finale del Capitolo Generale straordinario,
Il Signore ci parla durante il cammino, solo “la sete saziata si trasforma in messaggio”.
Ricordatevi sempre che siamo Frati Minori e che la vostra migliore carta di presentazione è che vi vedano come tali. Questo esige di lavorare in piena comunione
con la fraternità provinciale, in modo che la vostra attività non sia considerata come
un’attività extra provinciale.
Mantenete una comunicazione costante e familiare con la Custodia, e una relazione cordiale con Vescovi e parroci. Ricordate sempre che voi siete il principale
vincolo d’unione che lega la Custodia con le Chiese particolari e con le Province
dell’Ordine. Cercate sempre di collaborare uni con gli altri, e questo porterà molti
vantaggi a tutti.
Finalmente, vi abbiamo ricordato nella Terra di Gesù e abbiamo pregato per voi.
I Commissari di Terra Santa
A mezzogiorno si compie la Chiusura ufficiale del Convegno.
226
Il Custode rivolge in questi termini la sua parola ai congressisti.
“Ringrazio tutti per la disponibilità e la condivisione. L’esperienza di comunione
è stata profonda. Usciamo arricchiti da questo Congresso. C’è stata serenità da parte
di tutti. La nostra attività cambierà dopo questa esperienza. Mi sono sentito meno
solo; i Commissari non sono persone lontane, ma sono persone vicine, che amano la
Terra Santa come noi. Forse alcune volte abbiamo accentuato le critiche e i problemi
da affrontare. Ma nessuno mai ha messo in discussione il grande lavoro che voi tutti
svolgete nella vostra terra. Apprezziamo il lavoro svolto dai Commissari. Abbiamo
parlato di tante, forse di troppe cose, ma dovevamo comunicare. Siamo all’inizio di
un cammino che continua. Il Congresso è stato un modo di esprimere l’amore alla
nostra Terra Santa, che è amore a Gesù Cristo. È Lui che deve illuminare le nostre
scelte e i nostri progetti, Tutto deve partire da Cristo e la sua presenza deve illuminare tutta la nostra vita e le nostre relazioni. La prospettiva di fede dove dominare tutta
la nostra vita. Gesù deve redimere tutta la nostra realtà. Forse in questo Congresso
non abbiamo parlato abbastanza di Gesù. Era implicito, ma la prossima volta ne dovremo parlare in maniera più esplicita. Voglio dirvi un’ultima cosa: noi vi vogliamo
bene! La Custodia non è fatta solo dai 300 frati che vivono qui, ma anche dai Commissari. Siamo qui per la stessa missione. Aiutiamo tanta gente ad incontrare Gesù.
Questo conta. L’ufficio del Commissario è in cambiamento, ma è sempre vitale. C’è
una passione comune per la Terra e per Gesù Cristo. Ringrazio tutti quelli che hanno
reso possibile questo congresso: fra Artemio Vitores innanzitutto, direttore del Congresso, senza il quale il Congresso non sarebbe stato fatto, fra Stéphane Milovitch
ofm, Segretario custodiale, che lo ha reso possibile tecnicamente e materialmente,
fra Carlo Serri ofm verbalista e i traduttori fra Emilio Barcena ofm, fra Adriano
Appolonnio ofm, fra Noel Muscat ofm e fra Domenico Gusman ofm. Tutta la nostra gratitudine alla signora Irene Boschetti, volontaria in Segreteria custodiale, e
a sua nipote Lucia Mezzera, alla signora Marie-Armelle Beaulieu, giornalista della
Custodia, per le foto e per il sito Internet, a Marina Mordin e Diana Kattan che
lavorano in segreteria. Ringraziamo la comunità di San Salvatore e il guardiano fra
Giorgio, per la grande disponibilità e ospitalità. Grazie al maestro fra Nicolas e agli
studenti per il servizio liturgico e a tavola. Ringraziamo Mons. François Akl che ha
rappresentato la Santa Sede in mezzo a noi. Soprattutto sia benedetto il Signore per
quanto ci ha dato. La celebrazione eucaristica di domani esprimerà in modo particolare la nostra gratitudine al Signore”.
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228
Cronaca
del Congresso
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Gratitudine e speranza
II Congresso Internazionale
dei Commissari di Terra Santa a Gerusalemme
La celebrazione dell’VIII° centenario della fondazione dell’Ordine si sta rivelando
uno stimolo fecondo per farci riscoprire la freschezza e la bellezza di alcune dimensioni tipiche del nostro carisma. Fra queste, certamente, le bellezza della fraternità
e della condivisione del cammino di fede. Abbiamo appena ricevuto il documento
conclusivo del Capitolo Generale Straordinario, che ci ricorda come Il Signore ci
parla lungo il cammino. Il testo finale del Congresso ci propone la metodologia di
Emmaus, che pone la vita al primo posto: “Prima di tutto la vita: ma la vita scoperta
attraverso la qualità della nostra sequela di Cristo, nello scambio che realizziamo
tra noi e con ciascuna delle persone con cui lavoriamo. Questa è la strada e il metodo che ci condurrà verso il futuro” (n. 39).
Nell’orizzonte del cammino che tutto l’Ordine sta compiendo possiamo collocare
l’evento che si è compiuto a Gerusalemme, dal 19 al 25 novembre, ossia la celebrazione del II Congresso Internazionale dei Commissari di Terra Santa.
Il primo fu celebrato all’ombra della nuova Basilica di Nazareth, nel lontano 1969,
in una situazione storica molto diversa per la Chiesa per il mondo. Dopo quasi quarant’anni, si sentiva la necessità di una riflessione più ampia e meditata sul ruolo
dei Commissari e sulle metodologie più efficaci per incarnare il loro servizio nelle
attuali situazioni storiche. Un anno di lavoro da parte della Commissione preparatoria, coordinata da fra Artemio Vítores, ha permesso di arrivare alla celebrazione
del Congresso nelle migliori condizioni. Sono convenuti a Gerusalemme circa 80
Commissari di Terra Santa, provenienti da quasi tutte le Province dell’Ordine. Le
attese dei congressisti e il programma del Congresso si concentravano su alcuni
punti nodali.
Si voleva delineare un nuovo volto per la figura del Commissario di Terra Santa,
tale da saper affrontare le sfide del XXI secolo e da accogliere gli stimoli provenienti
dal dinamismo di rifondazione dell’Ordine. Si voleva poi offrire ai Commissari la
possibilità di conoscere i Luoghi santi e le attività scientifiche, pastorali e caritative
gestite dalla Custodia, dando modo di verificare personalmente la consistenza dei
progetti che sono in cantiere per il futuro della Terra Santa. Infine si voleva che
i Commissari, attraverso i loro interventi e le loro osservazioni, offrissero idee e
materiale per la prossima redazione di un “Vademecum per i Commissari di Terra
Santa”, un testo guida che dovrebbe esprimere le linee concrete del loro servizio.
Un programma intenso che si è attuato ordinatamente, per mezzo di conferenze,
celebrazioni ed eventi diversi, che hanno permesso di approfondire le tematiche del
Congresso sotto molti punti di vista.
230
Di fondamentale importanza si è rivelata la presenza, come sempre lucida e appassionata, del Ministro Generale. La sua partecipazione al Congresso è stata il segno
sicuro dell’importanza che tutto l’Ordine riconosce al ruolo della Custodia all’interno della missione propria dell’Ordine. Fra José Rodrìguez Carballo ha dato lo slancio iniziale al Congresso, con la celebrazione eucaristica al Cenacolino, la cappella
francescana annessa al Cenacolo. Durante l’omelia, come anche più diffusamente
nell’intervento del giorno dopo, ha sintetizzato il rapporto inscindibile tra l’Ordine
di Frati minori e la Terra Santa.
Con parole semplici ed efficaci fra José ha invitato la perla delle missioni ad imboccare decisamente il cammino della riscoperta della grazia delle origini. Dobbiamo rivitalizzare le dimensione irrinunciabili della vita francescana, come il vangelo,
la minorità, la fraternità e la missione, incarnandole con impegno appassionato. I
frati di Terra Santa, meglio di chiunque altro, devono riscoprire l’emozione della
sequela di Cristo, mettendosi in cammino verso la pienezza dell’amore, sapendo che
Gesù cammina con noi.
Traspariva nelle parole del Ministro Generale il senso di appartenenza generato dai
cinque anni vissuti in Terra Santa come studente, ma anche la consapevole riflessione di un Ministro che riconosce autorevolmente la missione affidata alla Custodia
dalla Chiesa e dall’Ordine. Lo dimostra chiaramente la sua decisione di inviare, proprio dalla Basilica della Risurrezione, una lettera per invitare altri frati disponibili al
servizio delle confessioni nei nostri santuari.
La riflessione introdotta dal Ministro Generale è stata ampliata e approfondita dalle numerose relazione svolte durante il Congresso. Il giorno lunedì 20, le conferenze
hanno ancora chiarito la nostra identità di frati minori al servizio di Terra Santa. Lo
sguardo ha spaziato sul passato, sul presente e sul futuro della nostra missione come
francescani al servizio della Chiesa, seguendo il carisma di san Francesco. La prima
conferenza ci è stata offerta da fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa,
sul tema: La Custodia nella prospettiva del terzo Millennio. Realtà e sfide. Nella
prima parte del suo intervento il Custode ha descritto la situazione attuale, ed il contesto sociale ed ecclesiale in cui viviamo, sottolineando il respiro universale della
nostra missione: “Siamo sui Luoghi santi e con la gente a nome della Chiesa e non a
nome nostro. Se tutta la Chiesa guarda alla Terra Santa come alla Chiesa madre, è
anche vero che la Chiesa madre, la Terra Santa deve essere rivolta a tutta la Chiesa.
I Commissari di Terra Santa sono stati creati proprio per agevolare e rendere concreto tale legame. Essi sono - dovrebbero essere - il ponte, l’anello di congiunzione
tra noi e le province dell’Ordine e le Chiese locali sparse nel mondo”.
Nella seconda parte del suo intervento il Custode ha affrontato le sfide che ci attendono. Non basta essere garanti dello status quo dei santuari: bisogna animarli,
liturgicamente e pastoralmente, anche dal punto di vista francescano, per il bene
231
spirituale dei pellegrini. Il miglioramento dell’informazione e della comunicazione
sulla Terra Santa assume un ruolo oggi ineludibile. Il ricupero di risorse economiche
adeguate appare finalizzato al conseguimento di tali fini. Il dialogo interreligioso
resta un campo di approfondimento sempre aperto a nuove sfide. Infine il Custode
ha indicato la prova più seria per la Custodia, che si concentra nel suo rapporto con
le province dell’Ordine, i Commissari e le Chiese locali.
La relazione affidata a fra Artemio Vítores, vicario custodiale e direttore del Congresso, ha delineato un vasto orizzonte storico e carismatico. Con tratti densi ed
efficaci egli ha descritto la storia della Custodia, al servizio dei Luoghi santi e della
Chiesa locale, vissuta nella fedeltà al carisma francescano. Sono stati evocati i molteplici servizi apostolici, caritativi e culturali svolti nel corso dei secoli dai frati della
Custodia. Una grande storia, fatta di abnegazione e sacrificio, che ha scritto anche
pagine dolorose, segnate dal sacrificio e dal martirio. Non si tratta solo di una storia
passata, ma di un umile e prezioso servizio, che conserva tutta la sua attualità.
Un intervento ragguardevole ci è venuto dalla conferenza di Mons. François Akl,
rappresentante della Congregazione per le Chiese orientali, che ha fraternamente
condiviso tutto lo svolgimento del Congresso. La sua conferenza ha avuto per tema:
La Colletta per la Terra Santa, tra i documenti pontifici e la prassi attuale. Sono
stati passati brevemente in rassegna i documenti pontifici che, nel corso dei secoli,
sono stati dedicati alla Colletta per la Terra Santa e all’ufficio dei Commissari. È
stata illustrata la prassi attuale, che prevede l’invio annuale di una lettera della Congregazione per ricordare e stimolare tutti i Vescovi al compimento della colletta del
Venerdì santo. Mons. Akl ha cordialmente sottolineato la stima e la gratitudine della
Santa Sede per il servizio svolto dalla Custodia e ci ha rivolto una sentita esortazione
a continuare la collaborazione in maniera fraterna e costruttiva.
Le conferenze di martedì 20, hanno avuto un carattere più pratico. Delineando la
figura del Commissario nella legislazione dell’Ordine e della Custodia, si è descritta
la sua relazione con le Province dell’Ordine e con le Diocesi della Chiesa.
La relazione giuridica è stata affidata alla competenza canonistica di fra Dobromir
Jasztal, che ha descritto: La figura del Commissario alla luce della legislazione
dell’Ordine e della Custodia. È stata illustrata la normativa che regola l’istituzione
e le attività proprie dei Commissari di Terra Santa, contenuta nelle Costituzioni Generali, negli Statuti Generali dell’Ordine e nella legislazione propria della Custodia.
Sono apparsi così in luce più chiara la natura dei Commissariati, i compiti propri del
Commissario e i principi che regolano l’efficace conduzione di questo ufficio.
Fra Giuseppe Ferrari, già Provinciale di Bologna, ha svolto la sua comunicazione
sul tema: Il compito del Commissario di Terra Santa all’interno della realtà provinciale. La conferenza, con un taglio fortemente esperienziale e concreto, ha delineato, con parresìa evangelica, congiunta a sincero rispetto, le molteplici ambiguità e
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incertezze che possono offuscare il ruolo del Commissario. Ha fortemente insistito
sull’importanza di radicare questo servizio nel vissuto concreto della provincia, perché questo non appaia un’attività indipendente dalle strutture fraterne che costituiscono la trama reale delle dinamiche provinciali. È stata indicata anche l’urgenza di
un ricupero di dialogo profondo ed onesto tra Custode e Ministri provinciali e un più
incisivo impegno per la pastorale vocazionale a favore della Terra Santa.
Ulteriori motivi di ripensamento e di rinnovamento sono derivati dalla conferenza
di fra Romano Almagno, intitolata: Relazione tra Commissari-Vescovi all’interno
delle diocesi. Il Commissario di Washington ha inquadrato il servizio a favore della
Terra Santa all’interno delle problematiche che toccano la Chiesa degli Stati Uniti
e la Chiesa universale. Gli scandali di ordine morale, che hanno recentemente offuscato l’immagine dei sacerdoti e della Chiesa, certamente porteranno ad un atteggiamento più critico della società e delle autorità civili nei confronti della Chiesa
cattolica. Non ci si può più illudere di gestire il flusso di risorse economiche senza
rispettare i canoni della legge e della sana gestione economica. S’impone un radicale
impegno di trasparenza nel rapporto tra i Commissari, la Custodia e tutti gli organi
ecclesiali. Il rendiconto economico, gestito secondo giustizia, deve essere pubblico,
comunicato ai Vescovi, alle parrocchie e a tutti i benefattori. La colletta del Venerdì
santo infatti non è una faccenda privata della Custodia, ma è di natura pontificia.
Data la vastità delle competenze richieste per gestire un tale servizio, è opportuno
che i Commissari ricorrano all’aiuto di avvocati ed economisti di professione.
Il quarto giorno del Congresso (mercoledì 21) ha voluto analizzare il contenuto
della missione del Commissario di Terra Santa. Egli deve essere innanzi tutto un
ricercatore instancabile delle radici della sua fede in Cristo e delle origini della Chiesa. È stato da tutti apprezzata la magistrale conferenza di fra Frédéric Manns: Terra
Santa: le radici della fede e della Chiesa, che ci ha guidato nella riflessione sulle
radici ebraiche della fede cristiana. Dobbiamo ritornare alle sorgenti e riscoprire il
significato biblico del pellegrinaggio, del sacrificio, del santuario, del silenzio e della
preghiera. Il pellegrinaggio in Terra Santa deve avere un ampio orizzonte di fede,
che sappia valutare la pluralità dei valori religiosi che ci vengono offerti. Il pellegrinaggio non può avere solo un taglio devozionale, ma deve offrire un convincente
invito a scoprire la perenne attualità del messaggio della fede.
La conferenza di fra Emérito Merino: Il ruolo del Commissario nell’organizzazione e animazione francescana dei pellegrinaggi ha avuto un taglio pratico ed efficace.
Avvalendosi della sua lunga esperienza in questo campo fra Emérito ha mostrato
il pellegrinaggio come un segno del nostro tempo, che il Commissario deve saper
interpretare ed animare. Sono state indicate tracce concrete per la valorizzazione
spirituale e pastorale del pellegrinaggio ed è stato sottolineato il ruolo del Commissario, che deve essere attento dell’aspetto più specificamente francescano del
pellegrinaggio.
233
Nel quinto giorno del Congresso (giovedì 22) le conferenze hanno approfondito
più direttamente l’aspetto economico del servizio dei Commissari, soprattutto in riferimento alla colletta del Venerdì santo, che è la fonte di tanti aiuti che la Custodia
offre ai cristiani di Terra Santa. Fra Abdel Masih F. Fahim, Economo custodiale, ha
parlato dei: Commissari, promotori del sostentamento dell’attività della Custodia.
All’esposizione teorica l’Economo ha fatto seguire una presentazione multimediale,
che illustrava i progetti in corso da parte della Custodia, indicando luoghi, modi e costi di realizzazione. È stato molto utile per i Commissari rendersi conto della vastità
e della complessità delle opere in corso.
La relazione di fra Teodoro Lopez, direttore del Centro di Terra Santa di Madrid,
ha completato la conferenza precedente. Trattando del tema: La Colletta del Venerdì
santo: realtà e sfide fra Teodoro ha potuto esporre le dinamiche organizzative e comunicative della Giornata a favore della Terra Santa. La diversità delle situazioni locali obbliga i Commissari ad un atteggiamento innovativo e creativo. Bisogna saper
valorizzare tutti i rapporti con i mass-media e con le realtà ecclesiali locali.
L’utilizzazione dei mass-media è stato ancora al centro della riflessione del giorno successivo (venerdì 23) con la relazione di fra Giorgio Vigna: I Commissari e i
mezzi di comunicazione come strumenti di propaganda in favore di Terra Santa. Ad
un vecchio sistema di propaganda devozionale deve sapersi sostituire un sistema
informativo più moderno culturalmente e più sensibile alle necessità della comunicazione contemporanea. L’aggiornamento delle riviste, già in stato avanzato per
l’Italia, deve espandersi a tutti i paesi. Il linguaggio e lo stile della comunicazione
sono fondamentali perché il messaggio sia recepito nella società contemporanea.
Ormai l’accesso ai mezzi di comunicazione deve essere gestito in maniera tecnicamente valido e culturalmente qualificato. La produzione di strumenti multimediali e
l’utilizzo della rete di Internet devono trovarci preparati e disponibili. Notiamo, per
inciso, che tutto il materiale relativo al Congresso è stato disponibile, in tempo reale,
sul sito web della Custodia.
Rispondendo proprio a questo bisogno di comunicazione una serata è stata dedicata alla visione in anteprima del DVD preparato dalla Custodia, in collaborazione con
l’Antoniano di Bologna e i professori della Flagellazione. Il DVD, che sarà disponibile in dieci lingue, offre una splendida introduzione alla conoscenza dei Luoghi
santi, sia dal punti di vista biblico ed archeologico, sia dal punto di vista spirituale.
Un valido strumento, originale per le musiche e per il linguaggio, che certamente
avrà grande diffusione.
Non possiamo dimenticare infine l’intervento di fra Raffaello Tonello: L’importanza del volontariato nella missione francescana di Terra Santa. Questa riflessione
ci ha dato l’occasione di riflettere sull’opportunità, ma anche sulle condizioni, di un
periodo di volontariato in Terra Santa, per sacerdoti o laici. I Commissari possono
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svolgere un ruolo determinante nel discernimento sulle persone e nell’individuazione dei servizi possibili.
Di notevole interesse, per la sua novità, è stata la presentazione della Associazione Terra Santa, una organizzazione non governativa (ONG) che si propone di
promuovere attività nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, con l’obiettivo di
sostenere tecnicamente e finanziariamente le opere e le iniziative della Custodia di
Terra Santa.
Non vogliamo inoltre trascurare, tra le altre iniziative, la visita che i Commissari
hanno fatto alle nuove case costruite dalla Custodia per i cristiani bisognosi, a Betfage e a Betlemme. È stato opportuno che i Commissari potessero rendersi conto personalmente di un’opera certamente unica, che si può apprezzare solo se si conoscono
le condizioni concrete di vita dei cristiani in questa Terra. Tutti hanno manifestato
soddisfazione e compiacimento.
Ma non si comprenderebbe l’originalità del Congresso se ci si limitasse solo al
resoconto della conferenza e degli eventi. Una mole non meno importante di lavoro
è stata prodotta nei gruppi di studio serali, composti su base linguistica. Qui i Commissari hanno approfondito il materiale offerto nelle conferenze, si sono confrontati
tra loro, hanno arricchito le loro conoscenze aprendosi al confronto con ambienti e
situazioni diverse. Quanto emergeva nei gruppi veniva poi condiviso e approfondito
nelle sedute plenarie in aula, e verificato dal dibattito con gli stessi relatori.
Ma certamente il cuore pulsante di tutta la settimana va trovato nella liturgia, che
ha scandito ogni giornata. La preghiera comunitaria si è svolta nel miglior modo
possibile, grazie al sussidio liturgico e al perfetto servizio degli studenti, guidati dal
loro maestro fra Nicolás Márquez. Particolarmente intense sono state le celebrazioni
eucaristiche al Cenacolo, al Santo Sepolcro, al Getsemani e alla Flagellazione. La
Messa davanti al Santo Sepolcro è stata presieduta dal Delegato Apostolico Mons.
Antonio Franco; quella nella Basilica del Getsemani da S.B. Mons. Michel Sabbah,
Patriarca Latino di Gerusalemme. Ogni frate ha così potuto fare un vero pellegrinaggio, trovando il tempo per raccogliersi in preghiera e meditazione nei Luoghi
santi. Abbiamo vissuto una profonda esperienza di fraternità, nonostante le diversità
linguistiche e culturali, proprio perché ci siamo ritrovati uniti nella preghiera dinanzi
al Signore. Abbiamo ancora una volta sperimentato come l’autenticità della nostra
vita esiga il primato dello spirito di orazione e devozione, che ci apre alla comunione
con Dio e rafforza il vincolo della fraternità.
Non si può certamente delineare un bilancio conclusivo appena al termine di
un’esperienza. Il tempo, come sempre, offrirà i frutti dei semi gettati. Ma è nella
convinzione di tutti che questo Congresso, al di là delle informazioni e della comunicazione culturale, è stato una grande esperienza di comunione tra i Commissari e
la Custodia di Terra Santa. Per alcuni si trattava del primo viaggio nella Terra del
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Signore, eppure tutti si sono sentiti a casa, tutti si sono trovati accolti e amati. Questo
senso di famiglia ha certamente stimolato nel cuore di tutti il desiderio di impegnarsi
con rinnovato ardore nel servizio di sensibilizzazione e di evangelizzazione a favore
dei Luoghi santi. La grande famiglia della Terra Santa si ritrova più serena e ottimista. I Commissari hanno voluto esprimerne la loro soddisfazione per l’esperienza
vissuta in un messaggio conclusivo, indirizzato a tutti i frati del mondo.
Infine un aspetto che tutti i partecipanti hanno apprezzato è stata la presenza costante del Padre Custode a tutto il Congresso. La sua parola, autorevole e fraterna, ci
ha guidato nella comprensione di tanti aspetti del servizio dei frati in Terra Santa che
devono essere vissuti, prima che annunciati. Per tanti Commissari la figura del “Rev.
mo Padre Custode” si è così rivestita dei tratti più familiari di un fratello che vive
con amore e semplicità il suo servizio all’Ordine e alla Chiesa. Siamo stati quindi
tutti richiamati al senso più profondo della nostra vocazione: vivere il Vangelo sulle
orme del Signore Gesù Cristo. Proprio nelle parole conclusive del Congresso, in una
comunicazione intima e spontanea, il Custode ci ricordava che solo un profondo
rapporto di fede con Gesù può rendere ragione di tutto quello che facciamo. In realtà
il Congresso è stato un modo di esprimere il nostro amore a Gesù Cristo. È Lui che
deve illuminare le nostre scelte e i nostri progetti; Lui solo è il fine del nostro apostolato.
Il messaggio spirituale che promana da questa esperienza ci riempie di gratitudine
e di speranza. Gratitudine profonda per quello che i nostri fratelli hanno compiuto
nel passato e speranza gioiosa per il cammino futuro che si apre dinanzi a noi.
fra Carlo Serri ofm
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Conferenze in spagnolo
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“¡Hemos visto al Señor!”
Queridos hermanos: El Señor os dé la paz.
“¡Qué alegría cuando me dijeron vamos a la casa del Señor, ya están pisando nuestros pies tus umbrales Jerusalén” (Sal 122, 1-2). La alegría que sentía el peregrino
del viejo Israel cuando por primera vez divisaba la ciudad santa de Jerusalén, es la
misma alegría que sentimos todos nosotros cada vez que volvemos a Jerusalén, pues
es como volver a casa, ya que, como dice el salmista, también de nosotros se puede
decir: Todos hemos nacido en ella.
Esta alegría es todavía mayor cuando tenemos la gracia de celebrar la Eucaristía
aquí, en el monte Sión, en el Cenáculo, lugar santo entre los lugares santos. Cómo
no sentir una profunda alegría cuando estamos en el lugar donde todavía hoy resuenan las palabras de Jesús en la última Cena: “Tomad y comed, tomad y bebed, esto
es mi cuerpo, ésta es mi sangre” (cf. Mt 26, 26-28), palabras con las cuales quedó
instituida la Eucaristía, de la que nosotros somos ministros? ¿Cómo no temblar al
escuchar aquí, todavía hoy, el eco de aquellas otras palabras “haced esto en memoria
mía” (1Cor 11, 24-25), con las cuales queda instituido el sacramente del Orden, que
nosotros, por pura gracia, hemos recibido? ¿Cómo esconder la alegría que experimentamos al escuchar las palabras del Señor: “A quienes perdonéis los pecados les
quedan perdonados...” (Jn 20, 23), siendo que nosotros, en cuanto sacerdotes y por
pura misericordia, hemos recibido tal poder? ¿Cómo no sentirnos confortados por
la presencia del Espíritu Santo, que aquí descendió sobre los Apóstoles en oración
con María (cf Hch 1, 14; 2, 1-4) y que es alma de la misión de la Iglesia (cf AG 4),
en la cual nosotros colaboramos directamente? Sí, queridos hermanos: grande es la
alegría y profunda la emoción que sentimos al pisar este lugar santo, testigo de los
últimos momentos de la vida terrena de Jesús, testigo de la presencia del Resucitado
en medio de sus discípulos, testigo de la irrupción del Espíritu Santo sobre la Iglesia,
testigo del primer envío, de la primera misión apostólica.
Pero para nosotros franciscanos este lugar santo, el Cenáculo, tiene, si cabe, un
significado todavía mayor que para los otros cristianos que llegan aquí de todo el
mundo. Aquí, donde comenzó la Iglesia, aquí, donde nació la misión de la Iglesia
(cf Jn 20, 20-21), aquí, nació nuestra misión en Tierra Santa, nació la Custodia de
Tierra Santa, siendo todavía hoy el lugar de referencia de todos los que de un modo u
otro pertenecemos y trabajamos por la “perla” de las misiones franciscanas. ¡Cómo
no ver en esta coincidencia geográfica un signo de la providencia del Señor! Quiera
el buen Dios que un día, no muy lejano, este lugar santo vuelva a sus legítimos propietarios: los Hermanos Menores, custodios de Tierra Santa en nombre de la Iglesia
católica. Quiera el Señor que un día, no muy lejano, el claustro del antiguo convento
franciscano, todavía en pie a pocos metros de donde nos encontramos, pueda ser de
239
nuevo cobijo de los hijos del Poverello, de tal forma que su presencia en este lugar
santos sea continuidad de aquella otra presencia que los hermanos mantuvieron en
este lugar durante siglos, hasta que fueron injustamente obligados a dejarlo.
Pero más allá de los recuerdos históricos que evoca este lugar, más allá de las
emociones que este lugar despierta en todos nosotros, hemos de escuchar el mensaje
que, después de más de veinte siglos, sigue todavía presente en este lugar y sigue
siendo muy actual para cuantos intentamos seguir de cerca las pisadas de nuestro Señor Jesucristo y, particularmente, para cuantos hemos profesado el Evangelio como
nuestra Regla y vida (2R 1, 1).
Para mejor percibir y adecuadamente acoger dicho mensaje, creo que es necesario
prestar atención a algunas de las palabras de los textos a los que hemos hecho referencia anteriormente.
“Tomad y comed, tomad y bebed”, nos dice Jesús. Estas palabras nos interpelan
sobre el lugar que ocupa la Eucaristía en nuestras vidas. El camino que estamos llamados a recorrer, en comunión con nuestros hermanos y con la Iglesia y de la mano
de los “menores de la tierra”, que tienen “la fuerza de orientarnos en nuestras búsquedas”, como nos recuerda el documento final del último Capítulo general extraordinario, (Shc 5), es un camino largo y, en muchos casos, lleno de dificultades. Como
Elías, camino del Horeb, corremos el riesgo de sentir miedo, o incluso de desfallecer
ante tales dificultades (cf 1R 19, 3-5). Si en aquella ocasión el Señor dice a Elías:
“Levántate y come, porque el camino es demasiado largo para ti” (1R 19, 7), hoy y
siempre, Jesús nos dice a cada uno de nosotros: “Toma y come, toma y bebe”. Él no
es sólo compañero de viaje (cf Lc 24, 13-36), es también nuestro alimento y viático
(cf Jn 6, 32ss). Él no sólo sació el hambre de los que le seguían (Jn 6, 1ss), sino que
hoy, como ayer, sigue saciando de comida a los hambrientos (cf Sal 103, 27- 28). La
Eucaristía es fuerza para continuar el camino, bebida para saciar la sed que tantas veces nos atormente, vida para tener la vida en plenitud, que ardientemente deseamos.
“Como el Padre me envió, así os envío yo”. Y los Apóstoles salieron. Las puertas
cerradas se abrieron de par en par, y a todas partes llegó el anuncio del Evangelio. Y
los Hermanos Menores, movidos por inspiración divina (2R 12, 1) también salieron
dejando patria, familia y cultura propias, y llegaron a oriente y a occidente, al norte
y al sur, llevando a los cuatro puntos cardinales -como se indica en la llamada “Cruz
de Tierra Santa” o “Cruz de Jerusalén”, símbolo de los franciscanos en esta tierra-,
la presencia salvífica de la cruz de Cristo.
Nosotros al servicio de la “perla” de las misiones franciscanas ¿cómo realizamos
hoy este mandato? ¿Cómo no ponernos en camino, hasta los confines de la tierra,
nosotros que como los discípulos hemos recibido el Espíritu? (cf Jn 20, 22). ¿Cómo
no ser profetas, con la vida y con la palabra, y cómo no intuir un futuro distinto, nosotros sobre los cuales el Señor ha efuso el Espíritu? (cf Jo 3, 1).Todos, por vocación,
240
formamos parte de una fraternidad-en-misión, todos somos misioneros, enviados
para dar testimonio, “con la palabra y con las obras, y hacer conocer a todos que no
hay otro Omnipotente sino él” (CtaO 9).Todos somos enviados para anunciar, como
profetas, el Evangelio, y ser instrumentos privilegiados de reconciliación y de perdón. ¿Cómo ejercemos este sagrado ministerio?
Muchas serán, queridos hermanos, las dificultades que podremos encontrar en el
camino. Pero no estamos solos. El Señor camina con nosotros y se hace presente
en medio de nosotros para infundir en nuestros corazones desanimados, como en
el caso de los discípulos, la paz (cf Jn 20, 21. 26), y para comunicarnos su Espíritu,
que nos empuja a la misión y nos da la valentía, la parresia, de proclamar a todos:
“¡Hemos visto al Señor!” (Jn 20, 24).
Envía tu Espíritu, Señor, y repuebla la faz de la tierra.
Envía tu Espíritu, Señor, sobre nosotros y saldremos a los caminos
y a las plazas anunciando la Buena Noticia.
Envía tu Espíritu, Señor, sobre nosotros,
y nuestro miedo y cobardía serán vencidos.
Envía tu Espíritu, Señor, y seremos criaturas nuevas.
Envía tu Espíritu, Señor...
Fr. José Rodríguez Carballo ofm
Ministro general
241
Presentación del Programa
Queridos hermanos: ¡Bienvenidos al Congreso de Comisarios! ¡El Señor os dé Su
Paz!
I. Del 1er Congreso
nazaret…
internacional
de
comisarios
de
Del 17 al 22 de Noviembre de 1969 se celebró en Nazaret el “1er. Congreso Internacional de PP. Comisarios de Tierra Santa”. Participaron 51 Comisarios o sus delegados. Estaban presentes - además del Custodio, P. Erminio Roncari -, el Vicario, el
Procurador y todos los miembros del Discretorio de Tierra Santa, incluido el Secretario de la Custodia, el P. Carlos Cecchitelli, che hacía de Secretario del Congreso.
La Orden estaba representada por el P. Fortunato Tiberi, Secretario General de las
Misiones. Fue un acontecimiento importante en la historia moderna de la Custodia,
ya que, por primera vez, había sido posible convocar a los Comisarios de todo el
mundo.
El Custodio, P. Erminio Roncari, presentó, en la apertura, las razones del Congreso:
1) mostrar a todos los Comisarios la nueva Basílica de la Anunciación recientemente
inaugurada (1968), cuya realización había sido posible gracias al gran empeño puesto por todos; 2) celebrar el 750º aniversario de la venida de San Francisco a Tierra
Santa; 3) adecuar la legislación de la Custodia a las nuevas Constituciones Generales
de la Orden; 4) encontrar a los Comisarios para conocerse, compartir los problemas
y las aspiraciones de cada uno, para trabajar juntos por el bien de la Custodia.
En el Mensaje enviado por el Rev.mo P. Constantino Kosser, Ministro General de
la Orden, se acentuaban algunos aspectos: a) las dificultades que tienen los Comisarios en su trabajo; b) la necesidad de estudiar con diligencia la finalidad y el porqué
de nuestro trabajo en TS y in favor de TS; c) la exigencia del aggiornamento en
nuestra organización; d) la importancia del Estudio Bíblico Franciscano para nuestra
pastoral en Tierra Santa; e) el valor de las ayudas materias para Tierra Santa, pero
planteando de un modo nuevo la petición y la distribución de las ayudas.
Diversos relatores han presentado los temas del Congreso: 1) El estado jurídico
de los Comisarios a la luz de las nuevas Constituciones; 2) la formación específica
sobre el conocimiento de los Santos Lugares para el personal que trabaja en las
Comisarías; 3) Los comisarios y las peregrinaciones; 4) La revista “Tierra Santa” y
América Latina; 5) Las Comisarías y las vocaciones para la Custodia; 6) Actividad
científica del SBF de Jerusalén.
El desarrollo del Congreso fue positivo. El aspecto jurídico se llevó gran parte
del tiempo, pero, como sucede siempre, los temas económicos, en especial el modo
242
cómo se gastan las ofertas traídas por los Comisarios, ocuparon una parte preponderante. El P. Custodio explicó minuciosamente estos temas.
Un número especial del ACTS Año XIV (1969), n. 6, 421-511, fue dedicado al Iº
Congreso Internacional de Comisarios de Tierra Santa.
2. Al congreso internacional de Comisarios de Jerusalén
Teniendo presente el camino recorrido por la Orden en estos últimos años y en el
contexto más amplio del VIIIº Centenario de la Fundación de la Orden, la Custodia
quiere reflexionar sobre la figura del Comisario de Tierra Santa, actualizar su misión, a luz de los signos de los tiempos. Para realizar este proyecto ha convocado
el Congreso Internacional de Comisarios de Tierra Santa, que hoy inauguramos en
Jerusalén, después de más de un año de preparación, iniciada con la aprobación de
la idea en julio del 2005. El P. Custodio, el 21 de Enero de 2006, envía a todos los
Comisarios de Tierra Santa la “Carta de Convocación del Congreso”. Termina así
un largo camino de preparación, en el que han colaborado muchos hermanos, especialmente Fr. Artemio Vítores, Fr. Jerzy Kraj, Fr. Nicolás Márquez e Fr. Stéphane
Milovitch. Iniciamos esta reunión para encontrarnos, escuchar y participar, hacer
proyectos y mirar todos con esperanza al futuro.
3. El programa del congreso
La Santa Misa del primer día (domingo 19 de Noviembre de 2006) en el Convento
del Cenáculo - para invocar al Espíritu Santo y para hacer memoria de nuestra presencia durante más de dos siglos en el Monte Sión - ha servido de introducción a los
trabajos del Congreso. La Santa Misa ha estado presidida por el Ministro General
para poner de manifiesto no solo la íntima relación y dependencia de la Custodia con
respecto a la Orden, sino también para manifestar el deseo de todos los frailes de
volver a nuestras raíces como franciscanos de Tierra Santa bajo la guía del Espíritu.
El segundo día (lunes) es el más importante y exigente. Las cuatro conferencias
ponen el acento en el pasado, presente y futuro de nuestra misión como franciscanos
al servicio de la Iglesia siguiendo el carisma de Francisco. Si no tenemos una conciencia clara de nuestra identidad de hermanos menores al servicio de Tierra Santa
será difícil la misión, la propaganda y las demás actividades al servio de los Santos
Lugares y de los cristianos de la Iglesia Madre.
El tercer día (martes) tiene un carácter más práctico. Presenta - a partir de la figura
del Comisario en la legislación de la Orden y de la Custodia - la relación importantísima del Comisario con las Provincias de la Orden y con las Diócesis de la Iglesia,
con los Provinciales y con los Obispos. Todos estamos de acuerdo que hay que potenciar estos campos.
243
En el cuarto día (miércoles) se analiza el contenido de la misión del Comisario de
Tierra Santa: él es un buscador infatigable de las raíces de su fe (Cristo y su Tierra) y
de sus orígenes como cristiano (hijo de la Iglesia Madre de Jerusalén). El Comisario
hace esta búsqueda en referencia a la misión: guiar a los peregrinos a la sequela de
Cristo en los Santos Lugares de nuestra Salvación, siguiendo el carisma de Francisco
y de sus Frailes en Tierra Santa.
El quinto día (jueves) es el más “concreto”, si queremos usar esa expresión. Trata
de las actividades de la Custodia que están apoyadas en el trabajo incansable de los
Comisarios, especialmente en la Colecta del Viernes Santo que es la fuente, en muchos casos casi única, de las ayudas de los cristianos a la Custodia de Tierra Santa.
Es un día importante para esclarecer muchos aspectos del trabajo de los Comisarios,
de los proyectos de la Custodia, etc.
El sexto día (viernes) mira sobre todo al futuro: cómo hacer para que los cristianos continúen colaborando con las obras de la Custodia. Para ello es importante la
propaganda que debe enviar mensajes claros, en un mundo donde los medios de
comunicación social son imprescindibles: revistas, Internet, etc. Será importante la
tarde-noche del jueves en que se presentará el nuevo DVD de la Custodia. En el
contexto de los proyectos en fase de realización se presentarán otras iniciativas: el
voluntariado, la ONG de la Custodia, etc.
La Santa Misa en San Salvador del séptimo y último día (sábado, 26 de Noviembre
de 2006), presidida por el P. Custodia, marcará el final de los trabajos del Congreso.
San Salvador no es sólo la sede de la Custodia, sino también la continuación, en el
tiempo, del Cenáculo y de la Iglesia Madre de Jerusalén a través de la parroquia latina. Será para nosotros una vuelta ideal al Convento del Sión.
4. Finalidades del congreso
El Congreso, por medio de las conferencias, celebraciones y encuentros, quiere
ayudarnos a:
1. Reflexionar sobre la figura del Comisario del siglo XXI: Cuales deben ser las
características fundamentales del Comisario al servicio de Tierra Santa para afrontar los desafíos del siglo XXI en el contexto más amplio del VIIIº Centenario de la
Fundación de la Orden.
2. Hacer conocer a los Comisarios algunos aspectos de la realidad de la Custodia.
En primer lugar los Santos Lugares (las celebraciones tendrán lugar en los Santuarios más importantes); las actividades científica en relación con la Biblia y con los
Santos Lugares (por eso hemos organizado un breve encuentro con el Estudio Bíblico de la Flagelación); las obras sociales de la Custodia: la construcción de casas
para los cristianos en Betfagé y en Belén; los proyectos para el futuro en todos los
campos de la Custodia.
244
3. Preparar un “Vademécum” para el Comisario. El Congreso se ha propuesto una
finalidad importante: redactar una especie de “Vademécum” para el Comisario, fruto
de las ideas surgidas en las discusiones, y que servirá de orientación y de línea de
acción para su trabajo. Podría ser un fruto importante del Congreso.
5. El desarrollo del Congreso
El programa es intenso, pero ¡podremos con él! La parte reservada a la mañana es
clara: relaciones, preguntas de aclaración si el tiempo lo permite (el primer día, todo
la tarde estará dedicada a las preguntas y aclaraciones).
Las sesiones de la tarde son más exigentes. Los Comisarios estarán divididos en
tres grupos, según las lenguas (tenéis las listas en vuestra carpeta con la indicación
de las salas para las reuniones). A cada grupo se le asignará cada día una relación:
durante la primera parte de la sesión se deberá hacer una breve valoración de la relación e individuar las propuestas que se consideren importantes para el “Vademécum”
(los otros temas podrán ser también estudiados por los grupos si hay tiempo). Cada
grupo tiene un presidente nombrado por la comisión preparatoria del Congreso y
un secretario que deberá ser elegido por el grupo. En la segunda parte de la sesión
postmeridiana el secretario de cada grupo presentará por escrito (son muy importantes las traducciones) a la asamblea las propuestas del grupo. Seguirá un debate en el
aula.
6. Otros aspectos del Congreso
Todo el material del Congreso será publicado en un número especial de ACTS.
Entretanto, las conferencias, las homilías, las fotografías y las crónicas estarán accesibles cada día en el página de Internet de la Custodia.
En la carpeta tenéis el material didáctico para el Congreso. Todo lo que se refiere a
los billetes de avión, a las necesidades de cada día de los Comisarios, para la visita a
Nazaret y al Lago de Galilea, será considerado en su momento.
No me queda otra cosa que agradecer y animar a todos los que están afrontando esta
alegre fatiga, que ayudará a hacer más fecundo nuestro trabajo. A Fr. Carlos Serri,
que será nuestro cronista; a los traductores en las diversas lenguas, a los verbalistas,
a Marie-Armelle, encargada de la sección fotográfica; a Fr. Enrique Bermejo, que ha
preparado el librito litúrgico; y a todos los demás, en especial a los estudiantes.
A todos: ¡Bienvenidos al Congreso Internacional de los Comisarios de Tierra Santa!
Fr. Artemio Vítores ofm
Director del Congreso
245
Al servicio de la “Perla” de las misiones
Han pasado casi 800 años desde que en 1219 Francisco vino a estas tierras. Desde
entonces nuestra presencia en esta tierra, -llamada con razón “el quinto Evangelio”,
por haber sido bendecida con la presencia del Hijo del Altísimo y de su santísima
Madre, y bañada con la sangre del Redentor-, ha sido constante, a pesar de las muchas dificultades y de las persecuciones de todo tipo.
1. Un poco de historia
El Capítulo general de la Orden, en 1217, organizó la Fraternidad en 11 Provincias,
y encomendó la de Siria -llamada también de Tierra Santa, de Promisión y Ultramarina-, a Fr. Elías. En 1218, o tal vez antes, los primeros franciscanos llegan a Acre.
Entre los años 1217-1291, la Provincia de Tierra Santa, hoy Custodia de Tierra Santa, llegó a contar al menos con doce conventos: Acre, Antioquia, Sidón, Trípoli,
Tiro, Jerusalén, Jafa, Damieta, Nicosía, Limasol, Famagusta y Pafos. Con la caída
del reino latino, los conventos fueron devastados y “la mayoría de los Menores -dice
Wadingo- se ciñeron la palma del martirio”. Y no sólo nuestros hermanos, también
las Clarisas, escribirán entonces una de las páginas más gloriosas de su historia: para
no ser violadas se automutilaron, siendo luego degolladas.
Pocos años después, desde Chipre, nuestros hermanos volverán a Jerusalén, probablemente antes del 1309. Entre 1322 y 1327 los franciscanos estábamos ya en el
Santo Sepulcro y en 1333 entramos en posesión del Cenáculo. En 1342, el 21 de
noviembre, la Santa Sede erige canónicamente la Custodia de Tierra Santa. En el Capítulo general de Lausana (1414), el Guardián de Monte Sión pasa a ser el Custodio
de Tierra Santa, aún cuando siga conservando aquel título.
Desde su llegada, siguiendo el ejemplo de Francisco de Asís, “santo de la pobreza,
de la mansedumbre y de la paz”, los franciscanos, conocidos aquí como “los frailes
de la Cuerda”, hemos interpretado -junto con los hermanos de las Iglesias orientales, en nombre de la Iglesia católica, “en modo genuinamente evangélico, el legítimo
deseo cristiano de custodiar los lugares donde están nuestras raíces cristianas”, lo
que Juan Pablo II no duda en considerar un hecho del todo providencial. Gracias a
su presencia, los franciscanos hemos sido los grandes artífices de la historia cristiana
en Tierra Santa, tanto por lo que se refiere a la recuperación de los Lugares Santos,
como al cuidado de las comunidades católicas en la tierra de Jesús, y la promoción
Cf. Jacobo de Vitry, Carta Segunda del 1220, 3.
L. Wadding, Annales, a. 1291, 1.
Juan Pablo II, La peregrinación a los lugares vinculados con la historia de la salvación,
4 (EV 18, 1212).
Ib.
246
de las peregrinaciones a Tierra Santa, procedentes de todo el mundo.
Los Sumos Pontífices han mostrado siempre gran estima por la misión ininterrumpida y providencial de los franciscanos en Tierra Santa desde el siglo XIII hasta
nuestros días. La Orden justamente la considera como “la perla” de sus misiones. Yo,
en cuanto Ministro general y en nombre de toda la Orden, haciendo memoria de mis
años transcurridos en Tierra Santa y por tanto, conocedor directo del trabajo que aquí
se realiza, deseo agradecer el servicio de “animación cristiana”, en más de una ocasión en situaciones muy difíciles y heroicas, hasta el martirio, de tantos hermanos,
de ayer y de hoy, llegados a esta Custodia desde los más diversos lugares de la geografía franciscana. Los franciscanos, lo decimos sin vanagloriarnos pero en honor
a la verdad histórica, creemos que hemos respondido, y que estamos respondiendo,
con fidelidad a la confianza depositada en nosotros por la Iglesia. Y mientras agradecemos a la Santa Sede esa confianza depositada en nosotros, reafirmamos nuestra
firme voluntad de seguir dando “ejemplo de fidelidad al encargo recibido”, dando a
los fieles de estos lugares, y a cuantos a ellos se dirigen en devota peregrinación, un
testimonio de amor y adhesión a Cristo, Redentor del hombre”.
2. El VIII Centenario de la fundación de la Orden
El día 28 de octubre de 2006, con una solemne Vigilia de oración en la Basílica
de Santa Clara y San Damián (Asís) y el 29 del mismo mes y año, con una solemne
Celebración eucarística en la Porciúncula, iniciábamos, en clima de oración y de
gozo profundo, el Camino de preparación que nos llevará, con la gracia del Señor, a
la celebración, en el 2009, del VIII Centenario de la fundación de nuestra Orden.
En mi carta a toda la Orden, La gracia de los orígenes, del 8 de diciembre del 2004,
exponía el programa de las celebraciones jubilares, previstas en tres momentos. El
primer momento, año 2006, ha estado todo él dedicado al discernimiento y tuvo por
lema ¡Escuchemos para cambiar de vida!. El segundo momento, que iniciaremos en
breve y que durará todo el año 2007, tiene como lema ¡La osadía de vivir el Evangelio! estará dedicado al Proyecto de vida que, para nosotros, arranca del Evangelio
y de la Regla, y se plasma hoy en día en las Constituciones y en las Prioridades de
la Orden. El tercer momento, cuyo lema es ¡Restituyamos todo al Señor con las palabras y la vida!, y que se desarrollará durante los años 2008-2009, quiere ser una
celebración pública de nuestra vocación de Hermanos Menores, y está centrado en
la fórmula de la profesión.
Siempre según el programa previsto en La gracia de los orígenes, el camino de
preparación del VIII Centenario de la fundación de nuestra Orden arrancaba de una
Ib.
Juan Pablo II, Carta al Rvdmo. P. Hermann Schaluck..., en AOFM CXI (1992) 139140.
247
pregunta de la que partió el camino de conversión del padre y hermano Francisco
en 1206: “Señor, ¿qué quieres que haga?” (TC 6). Con ello hemos pretendido releer
nuestra identidad -vida y misión-, en los inicios del III milenio, para seguir siendo
fieles al hombre y al Evangelio vivido en la Iglesia, conforme a la intuición de Francisco. Hemos pretendido, también, releer nuestro ser fraternidad-en-misión, según lo
que es específico de la vocación y misión del Hermano Menor.
El camino iniciado en el 2006 continúa ahora haciendo memoria de la decisión
valiente de Francisco de vivir el Evangelio, sine glosa: “¡Esto quiero, esto pido, esto
deseo ardientemente vivir con todo el corazón!” (1Cel 22). Con ello queremos poner
el Evangelio y la forma de vida de Francisco que hemos profesado, y que hunde sus
raíces en el mismo Evangelio, en el centro de nuestra mirada y de nuestra vida y
misión.
Ese camino celebrativo quiere concluir en asombro y agradecimiento a Dios por el
don que nos ha hecho de la vocación franciscana. Quiere terminar en fiesta, la fiesta
de la vocación. Queremos decir al mundo que estamos contentos con la herencia que
nos ha tocado, la de ser Hermanos Menores, pues la consideramos realmente “una
herencia hermosa”. Pero sólo podremos hacer fiesta si estamos dispuestos a “restituir”, con las palabras y con la vida, lo que del Señor hemos recibido, es decir, todo.
Por eso renovaremos, con nuevo vigor y entusiasmo, la profesión que un día, más o
menos lejano, hemos hecho.
De este modo, la celebración del VIII Centenario se nos presenta como una triple
llamada: llamada a la conversión, a nacer de nuevo (cf Jn 3, 3), llamada a reapropiarnos del Evangelio como nuestra Regla y vida (cf. 2R, 1,1), y, desde ahí, llamada a
celebrar el don de la vocación. En el fondo, de lo que se trata es de “reproducir con
valor la audacia, la creatividad y la santidad” de Francisco, para “dar respuesta a los
signos de los tiempos en el mundo de hoy” (cf VC 37).
Los Hermanos Menores, y no sólo nosotros, reconocemos que el Evangelio sigue
siendo buena noticia, como lo fue para Francisco; y reconocemos también que la
forma de vida que vivió y nos trasmitió Francisco es plenamente actual. Por eso queremos reproducir en nuestra vida los valores evangélicos que vivió Francisco. Pero
al mismo tiempo somos conscientes de que esos valores necesitan ser interpretados
y actualizados a la luz de las exigencias del momento actual para que sigan siendo
“visibles” y “significativos” para los hombres y mujeres del mundo de hoy.
Con la celebración de La gracia de los orígenes, no queremos simplemente volver
a esos valores vividos por Francisco, aunque esto sea muy necesario, si es que nos
hemos separado de ellos, queremos, y ardientemente así lo deseamos, poner el “vino
nuevo en odres nuevos”, de tal modo que a preguntas nuevas demos respuestas nuevas. Es en este sentido en el que hablamos de refundación de nuestra vida y misión.
En este contexto creo no estar errado si afirmo que la pregunta mas urgente en las
248
circunstancias que estamos viviendo no es: ¿qué hizo Francisco en su tiempo?, sino:
¿qué haría Francisco en el momento actual, en las circunstancias que cada uno de
nosotros está viviendo?
3. Principales
provocaciones
celebración jubilar
que
nos
vienen
de
esta
Muchas son las provocaciones que nos vienen al hacer memoria de la ocho veces
secular historia de nuestra Orden, tan rica como compleja. Pienso que todas ellas
podrían sintetizarse en cuanto propuso Juan Pablo II al inicio del III milenio
Mirar al pasado con gratitud, abrazar el futuro con esperanza,
viviendo el presente con pasión.
Este era el programa que Juan Pablo II proponía a toda la Iglesia al inicio del III
milenio (cf NMI 1). Nuestra historia, también la historia de la Custodia de Tierra
Santa, leída con los ojos de la fe, es una historia de gracia, revelación asombrosa de
un Dios que no cesa de obrar maravillas en los hermanos y por medio de ellos, haciendo posible la generosidad de la entrega y manifestando la gloria de su gracia en
nuestras reconocidas fragilidades. Necesitamos conocer esa historia, reconciliarnos
con ella, aún en los aspectos más negativos, para poder asumirla como nuestra y trasmitirla a las futuras generaciones. No podemos, pero tampoco queremos, renunciar
a esa historia, que, antes que nuestra, es la historia del Señor en nosotros y a través
de nosotros. Por ello nuestros corazones se abren a la gratitud hacia el “Altísimo,
omnipotente y buen Señor” (Cant 19), el “Padre de las misericordias” (TestCl 2), por
las maravillas que ha realizado a través de tantos hermanos que nos han precedido a
lo largo de estos 800 años de historia.
Al mismo tiempo, no queremos ni podemos “conformarnos con alabar las obras
de nuestros antepasados, pues es grandemente vergonzoso para nosotros los siervos
de Dios que los santos hicieran las obras, y nosotros, con narrarlas, queremos recibir
gloria y honor” (Adm 6). Por este motivo queremos inspirarnos en ellas para hacer la
parte que nos corresponde en nuestra propia historia (cf Sdp 3). Queremos, siguiendo
la invitación de Juan Pablo II, poner los ojos en el futuro, hacia el que el Espíritu
nos impulsa para seguir haciendo con nosotros grandes cosas, pues reconocemos
que no solamente tenemos “una historia gloriosa para recordar y contar, sino una
gran historia que construir” (VC 110). Queremos “abrazar el futuro con esperanza”
(NMI 1).
Para ello no podemos quedarnos “mirando al cielo”. Puesto que el futuro depende
de las opciones que tomemos en el momento actual, y de cómo vivamos el “aquí y
ahora”, hemos de “vivir con pasión el presente” (NMI 1).
Vivir el presente con pasión comporta:
249
Ponernos en camino
Desde muchas partes nos llega una invitación apremiante y constante, común a
toda la vida religiosa, la llamada a ponernos en camino, a seguir el camino de renovación/refundación emprendido por la Orden en estos últimos años, sintiéndonos
constantemente “mendicantes de sentido” -los tiempos actuales son más tiempos de
preguntas que de respuestas (Cf. Cla, n. 121, pg. 159)-, en profunda comunión con el
rostro de los pobres que “tienen la fuerza de orientarnos en nuestras búsquedas”(Shc
5).
En un momento como el nuestro de cambio de época, puede que nuestros ojos,
como los de los discípulos de Emaús (Cf. Lc 24, 16), estén cerrados y no veamos,
con la claridad que desearíamos, cómo responder a los signos de los tiempos, a
través de los cuales el Espíritu nos sigue interpelando constantemente (cf. Sdp 6).
Puede que, cargados como estamos de tantos interrogantes aparentemente sin respuesta, fatigados por tantos cansancios acumulados y llenos de incertidumbres ante
nuestro futuro (cf Shc 7), nuestra decepción sea tan grande como la de Cleofás y su
compañero, hasta llegar a confesar como ellos nuestra profunda frustración: “nosotros esperábamos” (cf Lc 24, 21). En cualquier caso lo importante es ponernos en
camino, nos recuerda el Capítulo, confiando en que el Señor camina con nosotros y
guía nuestros pasos, aunque de momento no estemos en condiciones de reconocerlo,
mientras seguimos implorando “al alto y glorioso Dios que ilumine las tinieblas que
nublan el corazón del mundo y las tinieblas del nuestro propio” (Shc 8; cf. OrSD, 1ss
). Sólo el mantenernos en camino podrá asegurarnos “una mejor comprensión de la
propia vocación” (Shc 10).
Lo más importante en estos momentos es que nos sintamos “hermanos en camino” y “que nos presentamos a los demás con la verdad de nuestra búsqueda, con la
verdad de nuestras preguntas, con la verdad de nuestros miedos e incertidumbres”
(Cla, n. 121, pg 159). Sólo poniéndonos en camino y con la confianza puesta en el
Señor de la historia nos iremos “desvistiendo poco a poco del desencanto, así como
del pragmatismo superficial y de los fáciles idealismos, para habitar en la tensión
esperanzadora del Reino, atmósfera fecunda del seguimiento” (Shc 9).
A este respecto, la necesidad de mantenernos en camino, es muy significativo que
el documento final del Capítulo tenga como título El Señor nos habla en el camino, y que los términos más repetidos en él son los que hacen referencia a: caminar,
buscar, evaluar y discernir. También me parece altamente significativo que el mismo
documento final reconozca que “el pasaje bíblico de los discípulos de Emaús nos ha
guiado como paradigma del viaje que queremos emprender en los distintos caminos
de nuestro mundo” (Shc 8). Nuestra condición de “forasteros y peregrinos” nos lleva
a sentirnos siempre en camino, conscientes, como dice el poeta “que se hace camino
al andar”.
250
4. Asumir una actitud de conversión
Esto exige, ante todo asumir una actitud de conversión, la urgencia de “nacer de
nuevo” (Jn 3, 3) y de “volver” al primer amor, al amor de nuestra juventud. El Capítulo general extraordinario que acabamos de celebrar ha sido una llamada fuerte
y urgente a vivir nuestra vida en mayor profundidad, a vivir de la fe y desde la fe,
a volver al Evangelio, para volver a Cristo, a revivir la experiencia fundacional de
nuestra Fraternidad, con el fin de re-identificar y re-apropiarnos de la intuición original de Francisco. Este tiempo de gracia que estamos viviendo y, particularmente
el Capítulo general extraordinario, en su documento final El Señor nos habla en el
camino, nos está pidiendo a todos centrarnos en los esencial, concentrarnos en las
Prioridades de nuestra forma vitae y, desde ahí, descentrarnos para ir al encuentro de
la gente y vivir en medio de ella como menores.
Vivir el presente con pasión, en actitud de conversión, exige sentir la urgencia de
“no domesticar las palabras proféticas del Evangelio para acomodarlas e un estilo de
vida cómodo” (Sdp 2). Exige escuchar la voz del Señor en los acontecimientos de
la historia y detectar su presencia siempre actuante en medio de nosotros (cf Sdp 6),
pues estamos plenamente convencidos que sólo así podremos encontrar pleno sentido a nuestras vidas y contribuir a “dar a luz una nueva época” y “nutrir desde dentro,
con la fuerza liberadora del Evangelio, a nuestro mundo fragmentado, desigual y
hambriento de sentido” (Sdp 2).
Como Francisco, necesitamos hacer un alto en el camino, hacer moratorium, entrar
en la “gruta”, apartarnos un poco del tumulto del mundo, entrar en nosotros mismos,
y buscar en la intimidad del corazón (cf 1Cel 6). Sólo entonces escucharemos la voz
del Señor que, como al Poverello, nos pregunta: ¿Hermanos Menores, hacia dónde
estáis yendo? ¿Quién puede seros más útil, el amo o el siervo? Volved sobre vuestros
pasos (cf TC 6).
“Volver”, sub, convertirse. Necesitamos convertirnos, es decir, creer en el Evangelio (cf Mc 1, 15). Creer en el Evangelio como buena noticia, bella como la gracia
y ardiente como el amor, que transforma a quien lo recibe con corazón de niño (cf
Mt 11, 25), a quien lo acoge con corazón de pobre (cf Lc 1, 38), a quien lo acoge
en su inmediatez, en su frescura, en su radicalidad, como Francisco (cf 1Cel 22), a
quien, desde la propia debilidad y pobreza, se atreve a vivirlo. Necesitamos volver
al Evangelio, para situarnos ante él libres e indefensos, para dejarnos iluminar y
cuestionar por él. Sólo así nuestra vida recuperará el saber, la juventud y la poesía
de los orígenes. Sólo así nuestra vida “escandalizará” y “cuestionará” a nuestros
contemporáneos, como “escandalizaba” y “cuestionaba” la vida de Francisco y de
sus primeros compañeros.
251
5. Emprender un camino de discernimiento
Desde esta perspectiva el Centenario nos convoca también a emprender el camino
del discernimiento evangélico: “Examinadlo todo -escuchamos en el texto de Pablo, y quedaos con lo bueno” (1Ts 5, 21); un camino de discernimiento para re-fundar
nuestra vida y misión sobre los elementos esenciales de nuestra forma de vida. El
centenario y particularmente el Capítulo general extraordinario dentro de él, son una
llamada a emprender “un permanente discernimiento y una evaluación constante de
nuestra vida” (Shc 35). El nuestro es tiempo de discernimiento, decía en mi Informe
al Capítulo. Nada de lo que hacemos o vivimos puede escapar a dicho discernimiento. Pero hay dos aspectos de nuestra vida que han de ser particularmente evaluados:
La vida en fraternidad y la misión/evangelización.
La vida en fraternidad. Conscientes que una cosa es la vida en común y otra muy
distinta, aunque suponga aquella, es la vida de comunión en fraternidad, conscientes
también que la vida en fraternidad es un don que hemos de acoger y celebrar, pero
también una tarea que nunca termina, hemos de poner un cuidado especial en potenciarla, tal y como nos pide el documento El Señor nos habla en el camino (Shc
31-32). Este cuidado pasa, en primer lugar en estar atentos a algunas tentaciones en
las que fácilmente podemos caer. La tentación de convertir la diversidad, que ha de
ser respetada en cuanto “noticia de un Dios siempre fecundo” (Shc 4), en causa de división. Contra esta tentación el Capítulo nos pide aumentar el sentido de pertenencia
a una Fraternidad que, por estar presente en todo el mundo, es internacional e intercultural. Se hace necesario, por tanto, superar los provincialismos y particularismos
(Shc 57) y favorecer estrategias de cooperación entre distintas Entidades y culturas
(cf Shc 57) para “entender, asumir, y practicar los principios de la inculturación y de
la interculturalidad” (Shc 38). Siempre para superar las divisiones que “no son algo
ajeno a nuestra propia vida” (Shc31) se nos pide desarrollar una cultura de acompañamiento fraterno, de corrección, de perdón y de reconciliación (Shc 53), “ritos de
perdón mutuo y caminos de comunión” (Shc 31), “procesos de reconciliación y de
recuperación en fraternidad” (Shc 51); pero, sobre todo, se nos pide apostar por un
diálogo profundo, sin reservas y con total confianza, “en el calor de la verdad y de la
fe (Shc 36), a partir de nuestras pobrezas, apostar por un diálogo que lleva a pronunciar palabras auténticas que vengan del corazón y con un lenguaje renovado desde lo
esencial para que podamos comunicar lo que somos, sentimos, y tenemos, “sin restricciones” (Shc 17). Un diálogo que me permita acogernos unos a otros, estimularnos recíprocamente, corregirnos cuando sea necesario, y amarnos en todo momento
(Shc 50). La tentación de huir de la fraternidad a causa de “situaciones y conflictos
que han herido nuestra confianza mutua” (Shc 16), con la presencia de un marcado
individualismo en nuestra vida y misión, y la falta de fe horizontal y confianza en los
hermanos. Contra esta tentación el Capítulo ha sido una llamada fuerte a “restaurar
252
la fe básica y fundamental” en los hermanos, a reconstruir “el tejido fundamental de
la confianza mutua (Shc 16), para sentirnos solidarios unos de la suerte de los otros.
La misión/evangelización. En relación con la misión/evangelización estamos llamados a “refundarla” y renovarla en sus formas y estructuras. Estamos cambiando
de época, con paradigmas distintos y categorías totalmente nuevas. El documento
final nos lo recuerda (Shc 33). Esto nos obliga a la “lucidez y audacia” para llevar a
cabo “una seria revisión de nuestra misión..., y ensayar caminos inéditos de presencia y de testimonio” (Shc 33) que estén más en consonancia con cuanto exige nuestra
vida de Hermanos Menores. El momento actual que estamos viviendo nos obliga a
una “revisión crítica continua de nuestros actuales ministerios” (Shc 58), de tal modo
que podamos “reencontrar el centro de nuestra misión” y, desde él, podamos “abrazar la liminalidad” y “habitar la marginalidad” (Shc 33) con presencias en medios y
lugares “fronterizos y conflictivos” (Shc 36), creando nuevos espacios y asumiendo
riesgos que den testimonio fehaciente de la realidad de nuestra vocación y misión”,
en cuanto “Fraternidad-en-misión al servicio de la Iglesia y del mundo” (Shc 58).
Siempre en relación con la misión/evangelización, estamos llamados también a
elaborar un Proyecto de evangelización que una e integre vocación, vida fraternidad y misión, desde la minoridad. Sólo la sed saciada como en el caso de la Samaritana -nos recuerda el documento final del Capítulo-, será mensaje (cf. Shc 17). Pero
puesto que la evangelización y misión en estos momentos pasa necesariamente por
el diálogo, estamos llamados a ser “cruzadores de fronteras” (Shc 36), y desde la
lógica del don (cf Shc 19-22) y una espiritualidad de presencia, kénosis, armonía y
totalidad-intregridad, sin excluir a ninguno y abrazando a todos, ir al encuentro del
otro, en actitud de aprendizaje frente al otro, sin dejarnos encerrare n las fronteras
creadas por las ideologías de turno”, pues sólo así podremos ser un “faro de esperanza, una oferta generosa de fe y de comunión” (Shc 37). En este contexto también
es importante recordar que tanto el Centenario, en general, como el Capítulo, en
particular, nos piden que prestemos mucha atención a no dar culto a los ídolos del
activismo y la eficiencia, para poder mantener el talante profético de nuestra vida,
nos piden que nos des-centrarnos de lo urgente, para volver a lo esencial y dar calidad evangélica a nuestra vida.
El camino del VIII Centenario y muy particularmente el Capítulo que acabamos
de celebrar, son una fuerte y apremiante llamada a vivir nuestra vida en profundidad,
una llamada a la conversión, a vivir de la fe y desde la fe, a volver al Evangelio,
para volver a Cristo, a revivir la experiencia fundacional de nuestra Fraternidad, con
el fin de reidentificar y reapropiarnos de la intuición original de Francisco. Son un
fuerte aldabonazo a mejorar nuestra comunicación, particularmente a niveles de fe
y de vivencia vocacional, a “volvernos” los unos hacia los otros, a derribar barreras y prejuicios, a acogernos desde la escucha recíproca, a superar provincialismos,
253
etnocentrismos, castas y regionalismos, a ensanchar el corazón a la dimensión del
mundo. Son una llamada urgente a no dejarnos atenazar por la crisis y el miedo, a
no encerrarnos en nosotros mismos, a no reducir nuestras presencias al confortable y
seguro espacio de nuestros conventos, sino a salir, a des-centrarnos para re-centrarnos, a des-localizarnos para re-localizarnos, a des-arraigarnos y re-implantarnos, a
sentirnos itinerantes hacia la liminaridad, la frontera, la periferia, hacia los “claustros
olvidados, habitados por los “leprosos” de hoy.
Viviendo así este VIII Centenario no correremos el riesgo de celebrarnos a nosotros mismos, sin oque viviremos esta circunstancia como un momento de gracia,
como una memoria viva y provocante
Delante de estas llamadas, ¿cuál será la respuesta de los hermanos de la Custodia
de Tierra Santa? ¿Qué están dispuestos a hacer los hermanos de la Custodia de Tierra
Santa en el campo de la vida de propia vocación, de la vida en fraternidad y de la
misión? Creo que es urgente entrar en este clima de conversión y en esta atmósfera
de discernimiento de lo que los hermanos hacen y de cómo los hermanos viven. Por
el amor que os tengo, permitidme que os diga con franqueza: no basta respetar el
“status quo”. Los tiempos nos urgen a buscar respuestas nuevas a preguntas nuevas.
La situación social y religiosa en que vivís, la llegada a esta tierra de otros Institutos
y otros movimientos religiosos que hasta hace bien poco no tenían presencia en Tierra Santa... Todo esto ¿que nos está pidiendo?
6. Los Comisarios de Tierra Santa
La estabilidad de la Custodia, la necesidad de intensificar las obras de tutela de los
Santos Lugares, la exigencia de proveer al mantenimiento de cuantos realizaban el
propio servicio a favor de la Custodia, el deseo de realizar la acción misionera y las
obras de caridad, además de la oportunidad de sensibilizar al Occidente cristiano a la
problemática ligadas con las Iglesias de Oriente, fueron las causas y motivos por las
que surge una estructura que se preocupara de la relación entre la Custodia y Occidente. Son las Comisarías de Tierra Santa, una especie de representaciones oficiales
de la Custodia presentes en unos 50 países.
El origen de las Comisarías de tierra Santa es muy antiguo y está vinculado, principalmente, a la recogida de fondos para la Custodia. De hecho, partiendo de la
constatación de que ni la vida de los frailes ni la conservación de los Lugares Santos
eran posibles sin las limosnas de los Príncipes cristianos, los primeros Estatutos de
la Custodia (1377) establecen que el Custodio se sirva de uno o dos laicos para llevar
la administración de las limosnas. Pero muy pronto se vio que eso no era suficiente,
por ello aparece la necesidad de crear la figura de los Comisarios de Tierra Santa, lo
que tiene lugar con la Bula His quae del Papa Martín V (24 de febrero de 1421), con
la encomienda de recoger limosnas entre los cristianos. Poco a poco el papel de los
254
Comisarios se irá determinando mayormente, hasta la legislación actual de la Orden
que trata de la Custodia y de las Comisarías de Tierra Santa en CCGG 122-125 y en
los EEGG 69-73.
Durante siglos las Comisarías han sido una especie de embajadas que, a menudo,
tenían un carácter político, sobre todo en su labor de concienciación y, a veces, de
presión, hacia los gobiernos cristianos para solucionar los problemas entre católicos
y ortodoxos en relación con los Santos Lugares, sin olvidar a la potencia mandataria,
especialmente los otomanos.
Hoy, según los Estatutos Generales (art. 73, 2), los deberes de los Comisarios
son:
•
•
Promover, en su territorio, el conocimiento, el interés y la devoción a los
Lugares Santos, no sólo entre los seglares, sino también entre los frailes,
sirviéndose de los medios adecuados, como los medios de comunicación.
Organizar peregrinaciones a los Lugares Santos.
• Recoger ayudas económicas para los Lugares Santos.
A estos deberes bien se puede añadir otro: promover las vocaciones para Tierra
Santa, tanto a nivel de candidatos, como entre los mismos hermanos.
Creo que el primer deber del Comisario -promover el conocimiento, el interés
y la devoción a los Santos Lugares-, es fundamental. Sin responder a éste, todos
los otros, antes o después, se vendrían abajo. Tengo la impresión que, particularmente entre los hermanos, y algunas veces incluso entre los mismos Comisarios, el
conocimiento, el interés y la devoción por los Lugares Santos, ha decaído mucho.
Esto puede ser un de los motivos, no ciertamente el único, por el que también están
disminuyendo el número de misioneros que vienen de otros países, y el número de
entradas económicas para la Custodia.
Esto os coloca, en cuanto Comisarios de Tierra Santa, ante un gran desafío. Tenéis
que ser creativos a la hora de buscar medios para dar a conocer, entre los hermanos,
entre los Obispos y entre los católicos de vuestras respectivas circunscripciones, la
labor que hacen los hermanos de la Custodia en los distintos campos en que trabajan:
El cuidado de los 49 santuarios encomendados a la custodia de los franciscanos; la
labor pastoral en favor de los católicos, no sólo latinos, de las Iglesias locales, particularmente a través de las 29 parroquias encomendadas a nosotros; la labor pastoral
en favor de los católicos provenientes de otros continentes, particularmente de los
que vienen de Filipinas, América Latina, Europa del Este y de África; las obras sociales que realiza la Custodia, particularmente en cuanto a las habitaciones de gente
con pocos recursos económicos (350 casas); la labor que la Custodia realiza en los 16
colegios que regenta, frecuentados por más de 10.000 alumnos no sólo católicos, la
labor editorial que lleva a cabo gracias a la Franciscan Printing Press; la animación
255
espiritual de los peregrinos, a quienes ofrece la posibilidad de acogida en las 5 Case
Nove que están abiertas en estos momentos; la labor cultural, científica y docente
que realiza a través del Studium Biblicum Franciscanum; la actividad ecuménica,
particularmente a través del Franciscan Pilgrims Office; y la labor científico/cultural
que realiza el Centro de Estudios Orientales de el Cairo.
Como dije, esta labor exige de vosotros creatividad y presencia en los medios
de comunicación. La Custodia debe ofreceros material adecuado, pero luego toca a
vosotros saber aprovecharlo. Y puesto que llegar a la TV y a los periódicos no siempre es fácil ¿por qué no hacer una buena página web los Comisarios de una misma
Conferencia?
El segundo deber vuestro es el de organizar peregrinaciones. Éste es un medio
óptimo, no sólo para favorecer y potenciar el conocimiento de Tierra Santa, sino
también un medio privilegiado de evangelización. Mi experiencia me dice que una
peregrinación a Tierra Santa bien preparada y bien conducida marca a los peregrinos. Aquí conviene recordar que no es sólo cuestión de conseguir candidatos para
asegurar un grupo, es cuestión de animar espiritualmente al grupo, cosa que debería
reservarse el Comisario o asegurar que lo haga una persona, a ser posible un hermano, competente. No podéis ser simples agencias de turismo religioso.
Recoger ayudas es importante pues sin ella será muy difícil que nuestra presencia
en Tierra Santa pueda responder a los fines que le asignan nuestras Constituciones:
“custodiar los lugres santos, promover en ellos el culto divino, favorecer la piedad
de los peregrinos, desempeñar allí el ministerio de la evangelización, ejercer la actividad pastoral conforme a la espiritualidad de la Orden, erigir y atender obras de
apostolado” (CCGG 123, 1). Pero en este tema hemos de ser muy transparentes,
tanto con la Custodia como con las respectivas Provincias y, si es necesario, con los
Obispos en cuyas diócesis recogemos las limosnas. La falta de transferencia suscita
sospechas y recelos, y al final todos saldremos perdiendo. Creo, por tanto, necesario
que la contabilidad de las Comisarías de Tierra Santa, sea analizada en la Visita Canónica a la Provincia respectiva y que la Provincia la conozca, aunque esto suponga
un cambio de los Estatutos de la Custodia.
Finalmente, os pido que intentéis suscitar nuevas vocaciones para Tierra Santa.
Hay un calo numérico en vocaciones de otros países y un calo numérico en el número de misioneros que llegan anualmente. En estos tres años de mi servicio como
Ministro general he dado 30 nuevas obediencias. No son suficientes, hemos de trabajar todos para aumentarlas y cualificarlas, pues las necesidades aumentan y cada
día están exigiendo mayor calificación específica.
256
Concluyendo
La Custodia de Tierra Santa ha sido y quiere seguir siendo una presencia puente
entre Oriente y Occidente, entre las Iglesias Orientales y la Iglesia Católica y Latina.
Ha sido y quiere seguir siendo una presencia cultural importante en Medio Oriente,
en nombre de la Iglesia Católica. Nuevos son los retos a los que hoy nos enfrentamos
los franciscanos en esta tierra, tan amada por nosotros. No podemos limitarnos a ser
espectadores pasivos de un cambio cada vez más rápido. En muchas ocasiones, a lo
largo de casi ocho siglos de presencia en la tierra de Jesús, hemos sido actores de
historia en esta tierra. ¿Por qué no continuar siéndolo?
Quiera la Providencia, que nos ha traído a esta tierra, seguir mostrándonos los nuevos caminos que estamos llamados a recorrer, para responder adecuadamente a los
signos de los tiempos y de los lugares. Y quieran, también, los hermanos -también
vosotros los Comisarios de Tierra Santa-, que con tanta dedición y sacrificio trabajáis en esta amada parcela de la Orden de los Hermanos Menores entrar en clima de
conversión y discernimiento, manteniéndoos siempre en camino, para poder, de este
modo, ofrecer respuestas nuevas a las preguntas nuevas que hoy se nos plantean.
Fr. José Rodríguez Carballo ofm
Ministro general
257
La Custodia de Tierra Santa en los albores
del iiiº milenio. realidades y desafíos
Viendo el título de la presente relación están ya delineadas con claridad las líneas
de mi intervención, que espero ayude a todos a comprender mejor el camino que ha
hecho la Custodia en estos últimos años y las perspectivas que se presentan para el
futuro próximo.
Soy consciente que no se puede hablar de perspectivas, es decir, de futuro, si no
se mira antes a la historia, a nuestras raíces. El desarrollo y el crecimiento tienen necesidad de raíces sólidas. Es éste también el planteamiento de la Orden, quien en la
celebración del octavo centenario - en particular durante la celebración del Capítulo
General - ha fundamentado toda discusión en torno al futuro de nuestra familia en
una previa valoración histórica.
En conclusión, debemos sí mirar hacia delante, pero siendo siempre fieles y anclados en nuestra historia.
En el contexto del presente congreso tendremos ocasión de escuchar diversas intervenciones de carácter histórico y teológico, presentadas por personas mucho más
competentes que el que os habla. Dejaré pues a ellos esta tarea, y me concentraré esencialmente en la realidad actual y en los desafíos que la Custodia tiene que
afrontar. Intentaré mantener un carácter sobrio y puntual. Por exigencias de tiempo,
no podré alargarme mucho en el análisis de los diversos argumentos tratados y me
limitaré a una breve presentación de ellos.
Deberé ser también consciente de que no hablo a los religiosos de la Custodia,
sino a los Comisarios de Tierra Santa de todo el mundo; por eso pondré el acento en
aquellos aspectos que, según mi opinión, son importantes para todos para desarrollar
lo mejor posible vuestra preciosa misión.
1. Realidades actuales
Antes de adentrarme en los desafíos que tenemos ante nosotros, permitidme que
presente brevemente la realidad actual de la Custodia de Tierra Santa.
Actualmente somos 307 religiosos, provenientes de treinta naciones diversas, distribuidos en 59 casas esparcidas por 12 países diversos, principalmente en el Medio
Oriente. La edad media es de 53,7 años. Los campos de trabajo son siempre los
mismos, desde hace siglos: recuperación y custodia de los Santos Lugares de nuestra
Redención, animación de las peregrinaciones de todo el mundo, apoyo y animación
de las iglesias locales (parroquias), educación (escuelas), apoyo a la población cristiana, diálogo y condivisión con las otras comunidades no católicas y no cristianas.
258
Para entender mejor nuestro modo de presencia y de actividad, es importante también tomar en consideración el contexto social, religioso, político y eclesial en el
cual estamos llamados a trabajar:
•
•
•
La Custodia trabaja en un contextos eclesial único. Duramente muchos
siglos hemos sido los únicos protagonistas, en el ámbito del catolicismo,
de la vida eclesial de Tierra Santa. Hoy estamos inseridos en un contexto
abigarrado, coloreado y pluriforme. Gracias a la actividad y a la grandeza
de miras de los franciscanos de los siglos pasados, se ha reorganizado en
Tierra Santa una Iglesia local sólida y compuesta al mismo tiempo: además
de los latinos, están presentes los melkitas (que constituyen la mayoría
de los católicos), los armenios católicos, sirios católicos, etc. Aún hoy la
Custodia es un punto de referencia imprescindible para la vida de estas
iglesias, aunque hay que decir que nuestro campo de acción se expresa
principalmente en el ámbito del rito latino.
Además de estar insertados y constituir un apoyo esencial en la vida de
las iglesias locales, es también misión de la Custodia - si no la principal mantener vivos, en esta Tierra tan especial, el perfil y la vocación universal
de la Iglesia y de los Santos Lugares, que son patrimonio irrenunciable de
todos. Nuestra internacionalidad y el lazo de unión con la Sede Apostólica
son tradicionalmente una garantía del perfil universal que estos Lugares
deben conservar aún más que en el pasado.
La Custodia, por su naturaleza, no ha sido nunca una entidad independiente,
tanto en el contexto de la Orden como en el de la Iglesia. Para nosotros ha
sido siempre claro que nuestra presencia y nuestra misión dependen aún
hoy de la unión estrecha e imprescindible con toda la Orden y con la Iglesia.
También desde el punto de vista jurídico, Tierra Santa era y en cierto modo
lo sigue siendo una entidad dependiente directamente de la Orden y de
la Sede Apostólica. Esta visión universal, por tanto, se nota no sólo por
la internacionalidad de sus componentes, sino también por las relaciones
y por los lazos que la Custodia ha mantenido siempre con las realidades
religiosas y civiles del mundo. Estamos en los Santos Lugares y con la
gente en nombre de la Iglesia y no por nuestra cuenta. Si toda la Iglesia mira
a Tierra Santa como a la Iglesia Madre, es también verdad que la Iglesia
Madre, Tierra Santa, debe mirar a toda la Iglesia. Los Comisarios de Tierra
Santa fueron creados precisamente para facilitar y hacer realidad tal unión.
Ellos son - deberían ser - el puente de unión entre nosotros y las provincias
de la Orden y las Iglesias locales esparcidas por todo el mundo. “Ser garante” de los Lugares de la Cristiandad no significa sólo trazar
los confines que ayudan a conservar intacto el patrimonio de testimonios
259
•
•
260
que se conserva aquí, sino también vivificar estas piedras, hacer que
hablen al corazón y a la mente de todos los que realizan la peregrinación
a Tierra Santa, ayudar a ir más allá de las piedras para llegar a la fe que
las transforma en queridas. El estudio de nuestro arqueólogos, la oración
de nuestros hermanos, el servicio humilde del cuidado y de la limpieza,
la acogida e la guía de los encargados de lo Santuarios, el decoro de
nuestros albergues para peregrinos, el constante y fatigoso aggiornamento
de los Institutos y de las Escuelas de especialización bíblica, el servicio
litúrgico… todo concurre a lo que se suele llamar “la gracia de los Santos
Lugares”. No podemos bajar la guardia; al contrario, tenemos el deber de
usar nuestra fantasía, inventar, adaptar, descubrir todo lo que puede ser útil
para un “turismo de masas” que se encuentra ante una realidad diversa,
porque esta es tierra de peregrinación más que tierra de vacaciones. Los
Santos Lugares cuidados por la Custodia deben seguir siendo testimonio de
devoción, de fe, de trabajo; son meta de peregrinación de gente que llega
aquí desde todo el mundo; tienen necesidad de cuidado, de manutención,
y sobre todo de ser vivificados por la oración, de ser lugares en los que se
ora, se lee y se escucha la Palabra de Dios. A aquellos nuestros antiguos
hermanos que recitaban el Oficio, han seguido, y si Dios quiere, seguirán
aún hermanos capaces de transformar - con la oración - los Santos Lugares
en Lugares de santificación, para que ninguno que venga como peregrino
a Tierra Santa se marche de aquí sin haber sido tocado por la Gracia que
cada Santuario encierra y reparte.
Vivimos en un contexto religioso especial. Desde hace siglos los
franciscanos conviven y se expresan en un contesto cristiano único. No
creo que haya otros lugares en el mundo donde convivamos literalmente
con los hermanos de las iglesias ortodoxas, con las cuales hemos desarrolla,
a pesar de todo, una relación de estima y de amistad fraterna. No faltan
ciertamente las incomprensiones, pero tampoco las colaboraciones. El
nuestro, como se suele decir, no es un diálogo sobre principios de la fe,
sino un diálogo de “condominio”, es decir de realidades que conviven y
participan en la misma vida.
Discurso análogo vale para las otras religiones monoteístas. Desde hace
siglos nuestros hermanos han desarrollado relaciones con el Islam. Estoy
seguro que Fr. Artemio os hablará de cómo fueron precisamente los
franciscanos, además de ser los primeros constructores de escuelas en
absoluto en todo el Medio Oriente, los primeros también en abrirlas a los
fieles musulmanes, con los cuales - junto a momentos de grande tensión y
persecución - hay una relación de convivencia plurisecular. Recientemente
•
tampoco con el judaísmo, que ha vuelto con fuerza aquí en Tierra Santa,
faltan los campos de colaboración, especialmente a nivel cultural y
arqueológico.
Estamos, hay que decirlo también, en el corazón de un conflicto político
y religioso que se alarga desde hace años y que de hecho ha desgarrado
la vida de todos los habitantes de los países en los que nos encontramos.
Para ser sinceros, si uno mira la historia de esta tierra, descubre que el
conflicto no es una novedad de estos años. Si ha habido un País en este
mundo que haya sido violentado repetidamente durante siglos ha sido
precisamente Tierra Santa. El conflicto con sus consecuencias (actitud de
oposición, sospecha, rechazo, etc.) no es sólo pues una situación, sino que
se ha convertido en una mentalidad que caracteriza la vida de este País.
Los Frailes Menores de Tierra Santa están insertados en todas estas realidades;
podríamos decir que son estas realidades. Sin querer pecar de presunción, no es posible hoy hablar de Tierra Santa cristiana sin tomar en consideración el papel que la
Custodia ha jugado durante siglos y que sigue jugando.
Concluyendo esta primera parte de mi intervención, quiero subrayar un último
aspecto, que personalmente considero el más importante de todos. Hacemos sí tantas
cosas, los contextos en el que trabajamos son únicos, pero pienso que sea un deber reafirmar que históricamente nuestra principal actividad ha sido “simplemente”
estar en Tierra Santa. Hemos hecho mucho durante los siglos y aún hoy seguimos
haciendo mucho, pero la cosa más importante de todas ha sido y es aún “estar aquí”,
simplemente. En una Tierra donde ser cristianos no es un derecho, sino que se es
simplemente tolerado, a veces perseguido, el estar aquí a pesar de todo, en nombre
de la Iglesia en estos Lugares que han dado testimonio de la historia de la revelación,
es y sigue siendo nuestra vocación principal. A veces, también dentro de la Iglesia,
se puede estar tentados de tener una mentalidad productiva: ¿Qué hacéis? ¿Qué produce vuestra presencia en el campo pastoral? ¿A qué sirven estos Lugares? ¿Sois
guardianes de museos? ¿Qué hacéis para dar una solución al problema del conflicto?
¿Qué hacéis por la paz, por el ecumenismo, etc.? Son preguntas que nos hacen continuamente que - al menos en mi caso - me producen irritación.
Mi respuesta - nuestra respuesta - es siempre la misma: nuestra vocación es ante
todo testimoniara con fidelidad una Presencia, estando aquí, simplemente, orando en
bien y con toda la Iglesia y estando con sencillez franciscana en el corazón de la vida
de la Iglesia, en el corazón del conflicto, en el corazón del mundo, si me lo consentís,
e intentando también hacer lo que la Providencia nos hace hacer.
Tierra Santa forma parte del carisma de la Orden. No hay Greccio sin Belén o La
Verna sin el Calvario. La Encarnación de Cristo, cuyos pregoneros somos nosotros,
presupone también un lazo de unión con esta Tierra.
261
2. Los desafíos
Desde siempre ésta es nuestra realidad y desde siempre esta realidad ha sido un
desafío continuo. Si los campos de trabajo han sido siempre los mismos, las modalidades y los instrumentos con los que hay que trabajar deben necesariamente
adaptarse.
Permitidme pues presentaros someramente algunos desafíos y sacar a continuación algunas conclusiones.
•
•
262
Los Santos Lugares son hoy meta continuada de peregrinaciones, a pesar
de los paréntesis ( a veces largos) de silencio causados por el conflicto en
curso. Estamos ante un verdadero y real fenómenos de masas. Nuestra
presencia en los Santos Lugares no puede limitarse a “mantener” los
lugares para facilitar el acceso a ellos. En un contexto político y religioso,
a menudo muy hostil, el acceso no está ciertamente garantizado, pero no
puede ser ciertamente nuestra única labor. Los Santos Lugares deben,
además de ser “cuidados”, deben ser también animados. En los Lugares
llamados del Status Quo hay desde siempre formas de oración litúrgica
que caracterizan la vida de esos Lugares. Hemos comenzado una forma
inicial también en otros Santuarios, especialmente en Nazaret (procesión
mariana) y en Getsemaní (hora santa), que permite a los peregrinos y a los
cristianos locales “gustar” estos lugares no sólo con una visita fugaz, sino
parándose a rezar juntos. Son formas de animación que ciertamente deben
perfeccionarse en un futuro y que deberían extenderse también a todos
Santuarios.
Las peregrinaciones constituyen un aspecto constitutivo de nuestra
historia. Las bibliotecas y los archivos conservan testimonios históricos
excepcionales de cómo los Franciscanos se hicieron promotores a
lo largo de los siglos de las peregrinaciones, de los itinerarios de las
peregrinaciones, de los testimonios y crónicas de gran valor. Actualmente
las peregrinaciones guiadas por los franciscanos se han reducido al mínimo
y constituyen una gota en el panorama de las peregrinaciones provenientes
de todo el mundo. Además hay que constatar con amargura que los
franciscanos que en la Custodia se ocupan de las peregrinaciones son ya
poquísimos. Ciertamente que no podemos compararnos con las grandes
agencias, aún católicas, ricas de medios y de estructuras, pero sí tenemos
que preguntarnos si no es posible hacer más y mejor en un contexto que
es tan esencial para nosotros. Podríamos preguntarnos también, si, no
pudiendo contar con la cantidad a causa de las pocos recursos disponibles,
podríamos cualificar y caracterizar mejor nuestras peregrinaciones.
•
•
•
La información y la ilustración de Tierra Santa son otro aspecto que exige
nuestra atención y revisión. El lazo de unión y la relación que la Custodia
ha tenido siempre y que mantiene, tienen la finalidad de informar y
mantener informada la iglesia entera sobre la realidad de Tierra Santa. En
este Congreso habrá un tiempo dedicado expresamente a la información,
por lo que no me alargaré ahora sobre este tema. El desafío que se nos
presenta hoy ante nosotros, en un mundo cada vez más informatizado, es
el de lograr transmitir a cuantas más personas posibles el conocimiento
de esta realidad imprescindible para la vida de la iglesia. También en este
campo han tenido un papel muy importante en el pasado los Comisarios de
Tierra Santa. Hoy este aspecto parece ser menos decisivo.
No podemos además dejar a un lado el tema de los recursos económicos
que consientes a los franciscanos de Tierra Santa de realizar su misión.
También sobre ello habrá sesiones ad hoc durante el Congreso. Ahora
quieto subrayar che nuestro único recurso es también actualmente la
Colecta del Viernes Santo. En el mundo occidental, a excepción quizás de
Estados Unidos, se tiene cada vez menos conciencia de la importancia y del
significado de esta colecta. Hay además que tomar en consideración que
el proceso continuo de secularización en acto en los países occidentales
está poco a poco resquebrajando este recurso. El desafío está en la
necesidad de diversificar las fuentes de sustento de la vida de la Custodia
por una parte, y de sensibilizar cada vez más y mejor en lo que se refiere
a esta colecta, garantizando cada vez más la necesaria transparencia en la
contabilidad. Bajo este aspecto el papel del Comisario de Tierra Santa es
aún imprescindible. En los días que vienen tendré ocasión de presentar
algunos de los graves problemas que están surgiendo sobre este tema.
Otro aspecto fundamental de nuestra presencia se refiere al diálogo con las
religiones y las culturas del lugar. Todos estamos de acuerdo que Tierra
Santa es el lugar del diálogo, a pesar de los muros o quizás precisamente a
causa de los muros (reales y psicológicos), entre las diversas componentes
religiosas y sociales. La Orden ha hecho del diálogo un elemento
esencial de la propia existencia. Pero el diálogo exige preparación,
estudio, inversiones en las personas, disponibilidad, apertura…. Tenemos
necesidad de religiosos serios, dispuestos a investir en este campo y que
nos ayuden a dialogar seriamente, más allá de pacifismos superficiales o
anatemas, con las diversas culturas en las que nos encontramos. Por otra
parte estoy convencido que en la Custodia la Orden y la Iglesia tienen un
tesoro formidable, que no se conoce suficientemente.
263
•
•
Pero el reto, a mi modo de ver más serio, se refiere a la relación en la
Custodia y las Provincias de la Orden, los Comisarios y las Iglesias
locales.
Como he afirmado anteriormente no hay Custodia sin esta estrecha
conexión, que hoy parece estar en crisis.
Permitidme ahora algunas provocaciones que os propongo sin ningún deseo de
polemizar, con la sola finalidad de iniciar una discusión que en estos días pueda ayudarnos a tomar conciencia de la realidad actual.
Nuestro lazo de unión principal con las Iglesias particulares del mundo pasaba y
pasa aún a través de los Comisarios de Tierra Santa, con la mayor parte de los cuales
no logramos sin embargo estar en contacto. Algunos (¿muchos?) de vosotros están
aquí por la primera vez, no tienen por tanto experiencia directa de la realidad para
la cual han sido llamados a trabajar. Al preparar este Congreso e ir llamando a los
Comisarios uno a uno, nos hemos dado cuenta que algunos hasta habían muerto
hace años, sin que nosotros supiéramos nada. Se tiene a veces la impresión de que el
Comisario sea una especie de funcionario, cuya finalidad es simplemente recoger el
impuesto anual y transmitirlo, casi siempre, a Jerusalén.
La falta de controles también financieros ha sido a menudo origen de tantas polémicas entre las Iglesias locales, Provinciales, etc.
El Comisario debe sin lugar a dudas recoger recursos para Tierra Santa, pero debe
también animar, informar y encontrar especialmente a los obispos, animar las iglesias y parroquias, etc. etc. El Comisario tiene una ocasión única de encuentro y de
diálogo con las diversas realidades eclesiales locales, que se desarrollan en torno a la
Palabra de Dios y a la Tierra que la ha originado. Se trata de una actividad totalmente
en línea con la tradición franciscana. Por desgracia en no pocas Provincias su misión
viene considerada a menudo como una actividad “extra-provincial” y el Comisario
como un religioso “que ha sido robado” a las necesidades de la Provincia.
En los Países occidentales, en grave crisis vocacional, los Comisarios están desapareciendo (Canadá, Bélgica, Alemania, Francia, etc.). En muchos de estos países,
tradicionalmente ligados a la vida de la Custodia, se están alentando los lazos y el
apoyo que empobrecen nuestra presencia aquí. Repito que no pienso sólo a la aportación económica, sino a aquella combinación de iniciativas, de lazos de unión, de
relaciones que, a través de los Comisarios, han tenido tradicionalmente la Custodia
y Tierra Santa. Recorriendo la Custodia encontraréis ornamentos litúrgicos, altares,
vidrieras, imágenes, casas, estructuras, etc. construías o hechas llegar por medio de
las iniciativas de tantos de estas Comisarías que ahora están desapareciendo.
A veces el Comisario está también encargado de muchos otros oficios provinciales
(párroco, guardián, etc.), lo que hace objetivamente difícil que pueda tener su libertad de movimiento y su actividad de animación.
264
Me doy cuenta que en las Provincias con poco personal un Provincial no puede
comportarse de otro modo y creo que por eso el Comisario será, por desgracia, la
última de sus preocupaciones.
Todo esto, sin embargo, nos obliga a hacer una reflexión seria sobre el futuro de
esta figura, que es central para todos nosotros en la Custodia.
¿Cómo reavivar las relaciones entre la Custodia y los Comisarios, aún lo que están
más lejanos? ¿Cómo sensibilizar a los Provinciales y a las Provincias en general
sobre la importancia del papel del Comisario de Tierra Santa?
¿Qué tipo de relaciones deben existir entre el Comisario, Custodia y Provincial?
¿Por qué nos cuesta tanto hoy sensibilizar a los obispos y a las Iglesias locales?
¿Qué iniciativas podemos emprender para superar el serio problema de la crisis de
vocaciones y la consiguiente desaparición de muchos Comisarios? ¿Podemos implicar a los laicos en esta actividad? En el caso afirmativo, ¿cómo podremos mantener
el carácter franciscano?
En las realidades más difíciles, ¿sería posible hablar de Comisario no ya como un
oficio provincial, sino como expresión de la Conferencia de Ministros Provinciales?
¿Qué características debe tener un Comisario hoy? ¿Qué es lo que falta o es débil
en el actual proceso de comunicación entre la Custodia y los Comisarios, o viceversa? ¿Las formas tradicionales de comunicación pueden ser completadas con formas
nuevas de comunicación? ¿Cuáles?
¿Por qué la actividad del Comisario es considerada generalmente una actividad
para ancianos? ¿Qué podemos hacer para cambiar esta opinión?
Por otra parte, ¿qué esperan los Comisarios de la Custodia para desarrollar con
fruto su actividad? ¿Cómo puede la Custodia más eficazmente hacer partícipes a los Comisarios de las
necesidades y de los retos siempre nuevos que la interpelan, para que ellos sean sus
portavoces en las realidades locales? ¿Cómo, a través de la labor de los Comisarios,
las comunidades eclesiales locales podrán sentir como propias la acción y la misión
de Tierra Santa?
¿Se podrían inventar y realizar proyectos comunes de intervención (para los santuarios, la pastoral, la educación, las obras sociales), de modo que sean apoyados
con la colaboración de las realidades eclesiales locales? ¿Qué es lo pueden hacer los
Comisarios en esta dirección? ¿Con qué medios concretos?
Muchos otros interrogantes se pueden añadir a esta lista. A muchos de estos les
serán dadas respuestas concretas durante el Congreso, gracias a vuestra condivisión
que, estoy seguro, será como siempre generosa, fructuosa y fecunda porque estará
basada en la verdad. Probablemente surgirán también problemáticas inéditas y otros
265
temas de discusión. Bienvenidos sean: estamos aquí, después de 37 años, para confrontarnos de nuevo, condividir y crecer. Para ver con serenidad, con la mirada de
la fe, la realidad actual y el camino hecho. Para construir juntos, a partir de la experiencia común y con bríos renovados nuestra vocación común de fidelidad y servicio
a estos Lugares, a esta Tierra y a esta Iglesia. La vocación especial de la Custodia
de Tierra Santa es la vocación específica de cada uno de vosotros. Vosotros sois la
emanación del mensaje de Tierra Santa en cada uno de los países del mundo entero
en los que está presente la Orden. Vosotros sois como la raíces del árbol que llegan a
las partes más escondidas de la tierra. Si las raíces se secaran o dejaran de buscar con
insistencia las fuentes vitales, sus ramas no podrían producir ningún fruto y todo el
árbol estaría destinado a caer. A veces el trabajo del Comisario, con su ayuda y con
su apoyo, permanece escondido como una raíz, pero la raíz sabe que los frutos en la
luz, aquí en Tierra Santa, le pertenecen.
Fr. Pierbattista Pizzaballa ofm
Custodio de Tierra Santa
traducción fr. Artemio Vítores ofm
266
La custodia de tierra santa:
el carisma franciscano al servicio de la iglesia
El 2 de octubre de 1187, aniversario de la Ascensión de Mahoma a los cielos, Saladino conquista la Ciudad Santa; ordena a continuación romper las campanas de la
torre del Santo Sepulcro (símbolo e instrumento para llamar a la oración a los cristianos, es “la voz de Dios; al igual que el muecín llama a los musulmanes) y manda
tapiar una de las dos puertas gemelas de la Basílica. Según él, las dos puertas eran
superfluas para los pocos cristianos que quedaban o que iban a quedar en Jerusalén:
¡una puerta era suficiente, y sobraba! La otra puerta sólo se abría cuando llegaban los
peregrinos y después de pagar fuertes sumas de dinero para poder entrar a venerar el
Sepulcro de nuestro Señor Jesucristo.
Se inicia así una islamización radical de Tierra Santa. Los cristianos fueron proscritos o su presencia fue meramente testimonial. De hecho aunque Saladino respeta
las vidas de los cristianos hechos prisioneros, exige sin embargo para su liberación
que los hombres paguen cada uno 10 dinares, cada mujer 5 y cada niño 2, perdiendo todas sus propiedades y bienes; los que no podían pagar ningún rescate fueron
vendidos como esclavos y muchos obligados a convertirse al Islam. Desaparecen
además los Santuarios cristianos: Saladino, al conquistar Jerusalén, promulga una ley
por la que confiscó la mayor parte de los monasterios y de las iglesias cristianas, que se
consideraron como edificios públicos, de exclusiva propiedad del Estado (esta norma
seguirá vigente en Tierra Santa durante muchos siglos), declara toda Tierra Santa tierra
musulmana. Muchos santuarios de Jerusalén y de Tierra Santa fueron destruidos - la
Basílica de Nazaret, la del Tabor y otras serán arrasadas en 1262 por el califa Bybars
- o transformados en edificios públicos de exclusiva propiedad del Estado. Sólo en
algunos - Santo Sepulcro, Basílica de la Natividad, Tumba de la Virgen (sólo la cripta)
y el Cenáculo hasta su transformación en mezquita - se permitió a los pocos cristianos
locales continuar ejerciendo sus prácticas religiosas tras el pago de un tributo. Estos
Santuarios, en especial el Santo Sepulcro, no fueron destruidos porque eran una fuente
de ingresos para los musulmanes, además de ser una fuerza de presión política ante los
gobiernos occidentales. En realidad la propiedad de los Santuarios era del Sultán, quien
los vendía al que más dinero pagaba (griegos, franciscanos, armenios o quien fuera).
Será ésta una norma que regirá hasta el siglo XIX.
Las dos puertas de la Basílica son pues, en cierto modo, el símbolo de la situación
cristiana de Jerusalén después de los cruzados - el Sultán había salvado la vida de
los cristianos, pero había matado su alma y su libertad - y ponen de manifiesto las
dificultades con las que se encontrarán los franciscanos en Tierra Santa.
267
La custodia franciscana de Tierra Santa
Es en este contexto político-religioso en el que hay que colocar la “historia” de la
presencia franciscana en Tierra Santa, presencia iluminada por el carisma de San
Francisco, que se manifiesta en el saludo de “Paz y Bien”. San Francisco y sus hijos
encuentran Jerusalén sin apenas cristianos y casi sin Santuarios. A pesar de todo,
ellos nunca perderán la esperanza. Sostenidos por la gracia del Señor y guiados por
el espíritu de San Francisco, abrirán para el pueblo cristiano nuevos caminos que
conducen a los Santuarios y a la recuperación de las “piedras vivas” que son los
cristianos. Con humildad, sencillez y caridad, lograrán además conquistar el corazón
de muchos musulmanes. Así lo ve Juan Pablo II en la Carta que anuncia su peregrinación a Tierra Santa. El Pontífice habla en primer lugar de los problemas existentes
en el siglo XIII y de las peregrinaciones, que a veces no tenían un carácter pacífico
y que “concordaban poco con la imagen del Crucificado”. A continuación, el Papa
presenta el significado de la misión de los franciscanos: “Y quiso la Providencia
que, junto con los hermanos de las Iglesias orientales, fueran sobre todo los hijos de
Francisco de Asís, santo de la pobreza, de la mansedumbre y de la paz, quienes de
parte de la cristiandad de occidente, interpretaran de un modo genuinamente evangélico el legítimo deseo cristiano de custodiar los lugares donde están nuestras raíces
cristianas”. Mientras las armas cruzadas se habían mostrado impotentes, los hijos
de San Francisco de Asís tomaban pacíficamente posesión de los Santos Lugares, y
durante largos siglos - a precio de sufrimientos indecibles -, en nombre del mundo
católico, montaron en ellos la guardia hasta nuestros días, y al mismo tiempo hicieron revivir la Iglesia Madre de Jerusalén.
No son cosas del pasado. Los franciscanos de Tierra Santa han tenido, y tienen
aún, entre otros, dos objetivos fundamentales: la custodia de los Santos Lugares y la
conservación del cristianismo en la Tierra del Señor. Dos objetivos que han llevado
adelante con un estilo de vida, un carisma, que se concreta en una palabra: servicio.
En este Congreso de Comisarios de Tierra Santa estamos llamados a reflexionar
todos juntos y dar a conocer la vida y la misión de los franciscanos de Tierra Santa
a todos los hombres, y ello será posible si los Comisarios realizan su papel de ser el
lazo de unión entre los cristianos de todo el mundo y los franciscanos de la Custodia,
custodios de los Santos Lugares y servidores de la Iglesia Madre de Tierra Santa.
Al servicio de los Santos lugares
Los Santuarios de Tierra Santa son como relicarios que custodian los tesoros más
preciosos de la cristiandad, los lugares santificados por Cristo, por la Virgen, por los
Apóstoles y por otros muchos protagonistas de la historia de la salvación. Es por eso
Juan Pablo II, La peregrinación a los lugares vinculados con la historia de la salvación,
4 (EV 18,1212)
268
que la labor de los franciscanos es única y Tierra Santa se define como “la perla de
las misiones” de la Orden Franciscana. Las actividades de la Custodia en este campo
son:
1. Recuperar, erigir y conservar los Santuarios. La historia de este servicio llenaría
páginas y páginas. No la vamos a contar aquí. Sólo decir que, a pesar de las dificultades - causadas no sólo por los musulmanes, sino también por otras comunidades
cristianas -, los frailes han realizado un servicio a toda la cristiandad, al conservar y
proteger, como decía Juan XXIII, “ese patrimonio inestimable, común a todos los
cristianos”. De hecho se puede decir con orgullo que casi todos los Santuarios - erigidos primero por los bizantinos y posteriormente por los cruzados, y que habían sido
destruidos sistemáticamente por obra de Saladino y de sus sucesores - volvieron a
renacer como lugares cristianos gracias al trabajo y al amor de los franciscanos, y
sin necesidad de guerras, sino de modo pacífico. Es lo que se ha llamado “la liberación pacífica de los Santos Lugares”.
A pesar del dolor que produjo a los frailes su expulsión, en 1551, del Cenáculo y
del convento del Sión, y la pérdida, en 1757, de gran parte de la Basílica del Santo
Sepulcro, de la Basílica de Belén y de la Tumba de la Virgen, el mundo católico tiene
que felicitarse por la firmeza y la valentía de los franciscanos que han sabido defender - con fe, con amor, con entusiasmo y con muchos sufrimientos - los derechos de
los católicos en los Santos Lugares y hacerlos accesibles a todos.
2. Vivificar los Santos Lugares: Los Santuarios no son piedras, por muy preciosas
y santas que sean. Son la manifestación, las huellas del paso de Dios por este mundo. Por eso es necesario que cada Santuario transmita el mensaje evangélico y que
los fieles locales y los peregrinos encuentren en ellos el testimonio de Jesús y de su
Santísima Madre. Es lo que se llama “la gracia de los Santos Lugares”, o sea el don
de Dios concedido a los que visitan los Santos Lugares, y que consiste en encontrar a
Cristo en sus misterios - encarnación, nacimiento, muerte, resurrección y ascensión
- que en estos lugares se ha manifestado.
3. Animar litúrgicamente los Santos Lugares: La Liturgia es el “memorial” de los
misterios de Cristo. Es evidente que las celebraciones en Nazaret (encarnación), en
Belén (nacimiento), en el Cenáculo (institución de la Eucaristía, venida del Espíritu
Santo, nacimiento de la Iglesia), en el Calvario y en el Sepulcro vacío - por citar sólo
los lugares más importantes - tienen un significado único para un cristiano. Por eso
se entiende la importancia fundamental de la liturgia celebrada en los Santuarios,
especialmente la celebración de la Eucaristía, que es el centro de toda la Liturgia.
En los Santuarios de Tierra Santa la Liturgia tiene unas características especiales,
que la hacen única: es pascual (el centro es el Santo Sepulcro o la Basílica de la
Resurrección), es itinerante (se recorren los lugares por donde pasó el Señor) y es
memorial (se actualiza en el tiempo y en el espacio lo que Jesús y su Madre han
269
realizado: aquí el Verbo se hizo carne; aquí de la Virgen María nació Jesús; en este
Calvario murió Jesús, de este Sepulcro resucitó el Señor).
Además de la Liturgia, los franciscanos de Tierra Santa han favorecido siempre
los ejercicios de la piedad popular: la procesión cotidiana en el Santo Sepulcro y en
Belén, el Vía Crucis por las calles de Jerusalén, el rezo del rosario en Nazaret, las
peregrinaciones a los diversos santuarios, etc. De Tierra Santa provienen también
otras muchas devociones: el rezo del ángelus, el nacimiento, etc.
Quizás lo más importante - y difícil - de esta acción litúrgica es la fidelidad de los
frailes: ¡todos los días! Esta fidelidad es signo de amor a Aquél que tanto nos amó y,
al mismo tiempo, es la razón por la cual los hijos de San Francisco han podido conservar y dar vida a los Santos Lugares y han hecho que la presencia de Cristo fuera
visible en un mundo, como Tierra Santa, que no es cristiano (ello es evidente, por
ejemplo, en el Vía Crucis de todos los viernes por las calles de Jerusalén).
4. Dar un fundamento bíblico, arqueológico e histórico a la realidad de los Santuarios: Los franciscanos de la Custodia han creado, como decía Juan Pablo II,
“centros de estudio de la Palabra de Dios y de divulgación de la rica cultura del
oriente cristiano”. Son innumerables las guías y los libros que ilustran Tierra Santa
escritos por los franciscanos y el trabajo bíblico y arqueológico del Estudio Bíblico
ha servido a vivificar y ha comprender mejor los Santos Lugares. Es éste también
un gran servicio a la Iglesia universal. Los Santuarios no son “piadosas tradiciones
franciscanas”, sino los lugares a donde Dios vino a habitar entre nosotros. La fe no
se opone a la razón, ya que ambas sirven para encontrar a Cristo. Por todo esto, podía
afirmar el Cardenal Villot: la creación del Estudio Bíblico Franciscano ha sido un
“gesto providencial y casi profético”.
5. Por el bien de todos los peregrinos: Los franciscanos, en estos casi ocho siglos
ininterrumpidos de su presencia en Tierra Santa acogen y guían a los peregrinos de
todo el mundo, “dándoles un testimonio de amor y de adhesión a Cristo, Redentor
del hombre”, en palabras de Juan Pablo II. La acogida fraterna, la ayuda desinteresada, la amabilidad y la sonrisa, además de las explicaciones hechas con competencia,
todo lo que se hace en favor de los peregrinos es una prueba evidente del amor de los
franciscanos a Cristo y a los Santos Lugares.
Quizás una de las misiones más importantes de los franciscanos es el servicio a los
peregrinos. No es fácil ser peregrino y no lo es tampoco ser su guía. Durante toda
la historia los peregrinos han debido afrontar dificultades sin límite, hasta la misma
muerte. Hoy nos cuesta comprender que nuestros antepasados cristianos realizaban
la peregrinación a Jerusalén para obtener la gracia de la conversión, pues la finalidad
primera de la peregrinación es la conversión personal y no la práctica de las obras de
caridad. El peregrino quiere renovarse, cambiar su vida, porque sólo un hombre nuevo, renovado totalmente en Cristo, puede ayudar de verdad a su prójimo. El pere270
grino necesita ponerse en contacto con los Lugares Sagrados, con los Santuarios que
conservan las memorias del paso de Jesús, porque es en ese contacto que encuentra
al Señor y participa de su Gracia. Por eso se viene a Tierra Santa, a Jerusalén, centro
del mundo, el punto desde donde su Gracia se difunde por todo el mundo. Jerusalén,
para los peregrinos, es como la anticipación de la Tierra Prometida a los justos. Se
viene a la Jerusalén terrestre, a la Casa de Dios, a su Santo Sepulcro, para poder
llegar un día más fácilmente a la Jerusalén celestial. Podría suceder que el peregrino
no llegase a la meta, que muriera en el camino - sucedía a tantos en la peregrinación
a Jerusalén -, pero aún en este caso, morir durante el camino es considerado como
morir en la vía que conduce a Cristo. Es por todo eso que la Custodia ha considerado
siempre los Santos Lugares y las peregrinaciones como el objetivo primero de su
misión en Tierra Santa. Ésta deberá ser también la preocupación fundamental del
Comisario de Tierra Santa, pues guiar espiritualmente un grupo de peregrinos es una
misión pastoral de primer orden.
Al Servicio de la Iglesia De Tierra Santa
Tierra Santa, y Jerusalén que es su centro, no es sólo la cuna del cristianismo,
sino también el lugar en donde han nacido la Iglesia, la iglesia de todos, “la Iglesia
Madre”. Los franciscanos han estado siempre a su servicio, como reconoce Pablo
VI: “Los hijos de San Francisco, desde entonces (siglo XIII), han permanecido en
la tierra de Jesús..., para servir a la iglesia local”. Ha sido un servicio que se ha
concretado en obras de gran valor evangélico, como afirma Juan Pablo II: los frailes
menores “conscientes de su vocación primaria (RnB XVI,5s), se han prodigado en el
servicio de los hermanos, sosteniendo a los pobres y débiles, instruyendo a los más
jóvenes, acogiendo a los ancianos y a los enfermos, por amor de Aquel que tanto nos
amó” (LM IX,1)”. La labor de los franciscanos en este campo - dice de nuevo el
Papa - ha sido tan importante que ha permitido que el Patriarcado Latino de Jerusalén tuviera bases estables para su acción pastoral. De hecho, “gracias a su sacrificio
(de los franciscanos), a su entrega y a su oración, éstos han puesto las bases sólidas
de las múltiples actividades parroquiales, educativas y caritativas que existen actualmente en la diócesis patriarcal”10.
Toda la actividad de la Custodia se puede definir como apostólica y misionera. Es
verdad que en la zona en la que desarrolla su actividad la mayor parte de las veces
no es posible el anuncio directo y explícito del Evangelio. Ello no ha impedido sin
embargo que, siguiendo las normas dadas por San Francisco, los franciscanos no
Pablo VI, Nobis in animo ( EV 5, 173).
Juan Pablo II, Carta al Rev.mo P. Hermann Schalück..., in AOFM CXI (1992) 139-140.
10 Juan Pablo II, Jerusalén “madre di todas las iglesias”. Carta en ocasión del 150º
aniversario de la restauración del Patriarcado Latino di Jerusalén (1847-1997) (EV
16,1425).
271
sólo estén al servicio de todos, sino que hayan demostrado con la vida que son cristianos. Es lo que han hecho ante los musulmanes y judíos a lo largo de la historia. Y
lo mismo se puede decir con respecto a los hermanos ortodoxos.
a. La parroquia latina de Jerusalén, sucesora de la Iglesia del Sión
Con la conquista de Saladino el cristianismo desapareció completamente o su presencia en Jerusalén era meramente testimonial. En los tres primeros siglos la vida de
los franciscanos de Tierra Santa se centraba casi exclusivamente en el servio a los
Santuarios, en las celebraciones litúrgicas y en los ejercicios de devoción en torno
a los misterios que en ellos se conmemoraban, en el servicio de los peregrinos que
llegaban a Tierra Santa, acogiéndolos y guiándolos, en el servicio pastoral a los
mercaderes occidentales y, en parte, a los pocos cristianos orientales que habían quedado en Jerusalén y en Tierra Santa. Los franciscanos esperaban no sólo recuperar
los Santos Lugares sino también las piedras vivas de dichos santuarios que son los
cristianos. Poco a poco, los hijos de San Francisco fueron protagonistas de obras
pastorales, sociales y educativas de gran valor evangélico, que han sido fundamentales para la salvaguardia del cristianismo en Tierra Santa y en todo el Oriente Medio.
No es aventurado afirmar que uno de los logros más importantes de los hijos de San
Francisco ha sido salvar el cristianismo en esta región, cosa que no ha sucedido, por
ejemplo, en los países del Norte de África, donde ha desaparecido totalmente. Tampoco éste ha sido un camino fácil.
El Cenáculo o el Sión cristiano, como lo fue en la antigüedad para los judeocristianos y para la iglesia bizantina, ha sido durante más de dos siglos, desde el 1333
hasta la expulsión en el 1551, la sede central de los franciscanos de la Custodia de
Tierra Santa. Los misterios allí celebrados fueron durante dos siglos largos la fuente
de inspiración de la actividad misionera de los hijos de San Francisco. En 1559 los
franciscanos adquieren, dentro de los muros de Jerusalén, un monasterio perteneciente
a los georgianos, con su iglesia correspondiente englobada dentro del convento11. Es la
Iglesia-Convento de San Salvador. Pío IV, con la bula Divina disponente clementia del
17 de julio de 1561, transfiere a los tres altares principales de la iglesia - dedicados al
Espíritu Santo, a la Eucaristía y a la aparición de Cristo a Santo Tomás y a los Apóstoles
- la indulgencias ligadas a los tres acontecimientos fundamentales que tuvieron lugar
en el Cenáculo: la Institución de la Eucaristía, la aparición de Cristo a Tomás y a los
demás Apóstoles y sobre todo la bajada del Espíritu Santo en Pentecostés. Posteriormente León XIII, en 1885, enriquecerá con las mismas indulgencias la iglesia recién
restaurada y agrandada.
Siempre será difícil escrutar los designios de la Providencia y el por qué de expulsión del Cenáculo, tan dolorosa para los franciscanos. Con todo podemos ver un
aspecto positivo: los frailes, al instalarse en San Salvador, no viven ya fuera de los
11 P. Verniero, Cronache di Terra Santa, Vol. I, Quaracchi 1929, 188.
272
muros de Jerusalén, sino dentro de ellos, y será más fácil el contacto con la gente
local y las actividades apostólicas. La antigua Iglesia, muy pequeña - se podía definir como “iglesia doméstica” y, al mismo tiempo, “Santa Sión” -, será agrandada
posteriormente y verá renacer, después de la época medieval, la vida católica en la
Ciudad Santa, en forma organizada, convirtiéndose en la sede y el centro de la primera parroquia católica de Jerusalén, y esto en sentido absoluto. Se puede decir con
absoluta verdad que la Iglesia Madre de Jerusalén vuelve a revivir en el conventoparroquia latina de San Salvador. Lentamente, pero de un modo seguro. En efecto,
los franciscanos tomaron bajo su cuidado espiritual no sólo a los peregrinos, sino
también a grupos de cristianos que habían quedado aquí, incluso a miembros de las
minorías no católicas; los frailes habían estudiado, antes de venir a Tierra Santa, en
colegios apropiados para ello, como el de San Pietro in Montorio en Roma, la lengua
árabe, griega y otras. La primera estadística de que disponemos sobre los fieles de la
parroquia latina de Jerusalén es del 1664 y, según ella, la comunidad estaba formada
por 68 fieles; en 1719, la parroquia contaba con 320 fieles, en 1729 con 414 y, en
1848, llegaban ya a 94012. Ello hará necesario la construcción de una nueva iglesia
o mejor dicho agrandar la existente. Todo el proceso, que supuso unos 50 años para
conseguir los permisos necesarios, terminó el 29 de noviembre de 1885, cuando se
consagró la actual iglesia de San Salvador. La iglesia ha sido el signo del renacimiento del cristianismo en Jerusalén y de la Iglesia Madre de todos los cristianos.
b. Las parroquias y las obras sociales de los franciscanos de Tierra
Santa
A partir de la dominación otomana de Tierra Santa los franciscanos crean las estructuras organizativas para las comunidades católicas. Surgen así las parroquias
junto a los santuarios, que ejercieron un papel de gran importancia para la vuelta de
los cristianos separados, y de hecho los primeros miembros de las parroquias franciscanas serán fieles provenientes de las iglesias ortodoxas que se convierten al catolicismo. Va naciendo así, poco a poco, la vida cristiana en Tierra Santa, en especial en
Jerusalén. A pesar de la islamización de Tierra Santa, los franciscanos promovieron
obras pastorales, educativas y sociales que han tenido una importancia vital para la
salvaguardia del cristianismo en Tierra Santa y en todo el Oriente Medio. Aún hoy
las grandes parroquias de Tierra Santa: Jerusalén, Belén, Nazaret, Jafa, Jericó, Ramleh, Acre, Caná de Galilea y otras están dirigidas por los franciscanos, bajo todos
los aspectos. Tampoco en la actualidad faltan las dificultades - que siguen estando
muy presentes; baste recordar la situación actual de Belén -, pero gracias al tesón
de los frailes se la logrado conservar y fortalecer el cristianismo en Tierra Santa, el
lugar donde tiene sus raíces. Las actividades parroquiales y sociales de los francis12 Cf. L. Lemmens, Acta S.C. De Prop. Fide pro Terra Sancta, Pars II, Quaracchi
1922,291.
273
canos no son obras del pasado. Si, por ejemplo, en el 1922, la Custodia tenía bajo
su cuidado pastoral 15.789 fieles, en comparación de los 6.451 que estaban bajo el
cuidado directo del Patriarcado, hoy la proporción sigue siendo idéntica. De hecho,
las parroquias dirigidas por los franciscanos están al servicio de casi dos terceras
partes de los católicos de rito latino de Tierra Santa.
Junto a las parroquias, las obras sociales promovidas por los franciscanos no han
hecho más que aumentar: escuelas gratuitas, becas para universitarios, orfanatos,
trabajo para tantos cristianos y, sobre todo, la construcción de viviendas para los cristianos en Jerusalén, Betania, Beit Hanina, Ram, Betfagé, Belén y en otros lugares.
Ha sido sobre todo esta última actividad la que está logrando frenar el éxodo forzado
de los cristianos de Tierra Santa. Llama poderosamente la atención el universalismo
de la misión franciscana, el carácter abierto de las actividades franciscanas, la educación para todos13, el servicio a los más necesitados, muchas veces sin mirar el rito,
la religión o la raza de cada uno. Han sido los hijos de San Francisco quienes crearon
las primeras escuelas para niños primero y después para niñas en Tierra Santa, los
que las abrieron a los hermanos separados y también a judíos y musulmanes, en el
respecto a la fe de cada uno, buscando siempre el universalismo, en un clima de diálogo y de convivencia, promoviendo los valores humanos en vista de la realización
integral de cada uno.
Los Pontífices resaltan este servicio a la Iglesia local. Citamos las palabras de Pío
XII: “Nos es conocido que en el país [..] os dais sin límites para que [...] las muchas
obras de piedad y de caridad, que habéis fundado y dirigido, lleguen a florecer y a
producir abundantes frutos de salvación. Para esta finalidad habéis abierto y equipado escuelas elementales y superiores para la formación de los niños y de los jóvenes,
además de hospicios y asilos para los enfermos y desvalidos de todo tipo, para que
reciban lo que los puede aliviar física y moralmente”14. Los franciscanos de Tierra
Santa han cumplido muy bien las palabras del Papa Benedicto XVI sobre la caridad:
“La Iglesia es la familia de Dios en mundo. En esta familia no debe haber nadie que
sufra por falta de lo necesario. Pero, al mismo tiempo, la cáritas-agapé supera los
confines de la Iglesia; la parábola del buen Samaritano sigue siendo el criterio del
comportamiento y muestra la universalidad del amor que se dirige al necesitado encontrado “casualmente” (cf. Lc 10,31), quienquiera que sea. No obstante, quedando
a salvo la universalidad del amor, también se da la exigencia específicamente eclesial
13
Cf. A.Vítores, Escuelas cristianas en Tierra Santa. La experiencia franciscana de educación en la tolerancia, in Tierra Santa, Jul.-Ag.-Sep.-Oct. 2004,190-199
14
Pío XII, Quinque ante annos, in AOFM LXVI (1947) 113-114; cf. Juan XXIII, Sacra Palestinæ Loca, in AAS LII (1960) 388-390, quien, hablando del IVº centenario del Convento de San Salvador, pone de manifiesto la importancia eclesial de las obras sociales promovidas por los franciscanos. Dice
el Papa: “Nos referimos a las obras de apostolado y de caridad y a los otros muchos proyectos fundados
en todas las partes de aquellas regiones con cuya ayuda la influencia de la Iglesia, necesaria para realizar
eficazmente su propia misión, se extiende siempre más y más”.
274
de que, precisamente en la Iglesia misma como familia, ninguno de sus miembros
sufra por encontrarse en necesidad. En este sentido, siguen teniendo valor las palabras de la Carta a los Gálatas: “Mientras tengamos oportunidad, hagamos el bien
a todos, pero especialmente a nuestros hermanos en la fe” (6,10)”15. Ésta ha sido,
en síntesis, la actividad social y pastoral de los franciscanos en Tierra Santa durante
tantos siglos.
c. La ayuda de los franciscanos a las iglesias orientales
La actividad socio-pastoral de los franciscanos ha permitido, dicen los Papas, no
sólo la posibilidad de la restauración del Patriarcado Latino sobre bases sólidas y,
decimos nosotros, la reconstrucción de otras iglesias locales, como por ejemplo, la
Iglesia melkita, o greco-católica. Fueron en efecto los franciscanos quienes enviaron a estudiar a Roma, a Propaganda Fide, al primer miembro de esa iglesia para
que se preparara para sacerdote. Durante muchos años, y ello por disposición de la
Sagrada Congregación de Propaganda Fide según un decreto de 1780, los párrocos
franciscanos llevaban también la cura pastoral de los fieles de otros ritos católicos
cuando faltaban o estaban ausentes temporalmente los respectivos párrocos (muchos
franciscanos tienen el “birritualismo”, son contemporáneamente latinos y de otro rito).
A veces han sido los mismos franciscanos los que han creado las parroquias de este
rito. Baste recordar lo sucedido en Nazaret en 1791, cuando 220 griegos ortodoxos
volvieron a la unidad con la Iglesia católica. La Custodia puso a su disposición la
antigua “sinagoga” de la ciudad, para que pudiera celebrar su liturgia en rito oriental; algún año más tarde les cedió la propiedad de la “sinagoga”. Lo mismo sucedió
en 1758 en Acre. No es una cosa del pasado. El servicio de los franciscanos a las
iglesias católicas de rito oriental ha sido, y es, constante. Es muy normal la presencia
de fieles de estas iglesias en las celebraciones litúrgicas y en las catequesis dirigidas
por los franciscanos, superando a veces el número de los propios fieles. Ello no ha
sido un problema para los frailes, sino todo lo contrario. Es una muestra del universalismo franciscano, en el respeto de las conciencias. En este aspecto cabe destacar
el trabajo realizado en favor de los coptos. En el 1947 el Cardenal Tisserant pidió a
los franciscanos la colaboración para “crear una obra apostólica “in auxilium coptorum”16. Pocos meses después el P. Alberto Gori, Custodio de Tierra Santa, fundó
la “Obra Oriental de Tierra Santa en Egipto” para la comunidad copta, poniendo en
marcha una misión de contenido apostólico, ecuménico y caritativo, dirigida a hacer
revivir a los cristianos coptos de Egipto su propia cristiandad y ayudarlos socialmente en todas las formas posibles. El bien que han hecho tantos frailes por los hermanos
coptos, sin distinción de confesión, sólo Dios lo sabe. Últimamente los franciscanos
han abierto otro campo en su servicio pastoral: las parroquias para los cristianos de
15
16
Benedicto XVI, Dios es amor (25 de enero de 2006), n 25.
Carta del Cardenal Tisserant al Custodio, 20 de julio de 1947.
275
expresión hebrea, como la de San Simeón y Santa Ana en Jerusalén, inaugurada en
Jerusalén el 13 de noviembre de 2001.
En fin, hay que subrayar también un cambio importante en el mundo católico de
Tierra Santa. Si durante siglos los franciscanos eran los únicos representantes de la
Iglesia católica existentes en Tierra Santa, a partir del 1840, quizás por nuevos aires
de libertad que soplaban en todos los territorios controlados por el Imperio turco o
debido tal vez a la debilidad del mismo Imperio, lo cierto es que la Tierra de Jesús
se va llenando de congregaciones religiosas, tanto masculinas como femeninas, y
sobre todo la Santa Sede restaurará el Patriarcado Latino de Jerusalén17. Aunque
al inicio del siglo XX hubo algunas tensiones entre la Custodia de Tierra Santa y el
Patriarcado Latino en torno a la autoridad sobre los Santos Lugares, en el 1923 la
Santa Sede confió una vez más a los franciscanos la defensa de los derechos latinos
en los Santuarios. La Iglesia comprendió que la presencia continua de los hijos de
San Francisco durante siete siglos había conferido los frailes la máxima autoridad
sobre las cuestiones que se referían a los Santos Lugares. Hoy se puede hablar de
colaboración. De hecho, Juan Pablo II dice que el Patriarcado “ha realizado, con
la Custodia de Tierra Santa de los Padres franciscanos, el mandato especial que le
ha estado confiado oficialmente, a partir del siglo XIV, por el Papa Clemente VI:
custodiar los santuarios cristianos y asistir a los peregrinos”18. La colaboración ha
beneficiado la vida cristiana, la pastoral y las peregrinaciones y ha sido un gran estímulo
para el florecimiento y la afirmación del cristianismo en Tierra Santa.
Según el carisma franciscano
Francisco, hombre evangélico, quiere seguir a Cristo hasta sus últimas consecuencias, hasta el martirio si es necesario. Por eso viene a Tierra Santa, a la que considera
como un complemento y perfeccionamiento de su espiritualidad cristocéntrica. Los
recuerdos de Tierra Santa quedaron impresos en su corazón y se convirtieron en
experiencia de vida, cuajando, entre otras cosas, en la evocación que hizo en Greccio del nacimiento de Dios en Belén con su mensaje de paz, en la impresión de las
llagas en La Verna, como imitación de la crucifixión de Cristo en el Calvario, y en el
“Cántico de las Criaturas”, himno al mundo renovado por la resurrección de Cristo.
Francisco quiere que esta experiencia estuviera siempre presente en el corazón de
sus hermanos.
Después del encuentro con el Sultán, en 1219, Francisco da a sus hijos que viven y
vivirán en Tierra Santa las normas a seguir en la misión con los musulmanes y otros
infieles (probablemente los judíos). Son las actitudes propuestas en las dos Reglas,
17
Juan Pablo II, Jerusalén “madre di todas las iglesias”. Carta en ocasión del 150º aniversario de la restauración del Patriarcado Latino di Jerusalén (1847-1997) (28 noviembre 1987) (EV
16,1425).
18 Juan Pablo II, Jerusalén “madre di todas las iglesias”…. (EV 16,1426).
276
en especial en la Regla no Bulada (RnB XVI,5s). En estas breves directrices de San
Francisco a sus hijos - los “frailes de la cuerda”, como los llamarán repetidamente
los musulmanes - se ven los elementos que serán fundamentales en la historia de
los franciscanos de Tierra Santa: los hermanos no tendrán una mentalidad de “cruzada”, sino un amor apasionado a Cristo; no sirve la confrontación armada, sino el
espíritu de fraternidad universal, de la que forman parte también los musulmanes y
los judíos. Es decir, construir puentes, destruyendo al mismo tiempo los muros que
separan a los hombres, porque todos son hijos del único Dios.
Son normas sencillas pero que contienen los elementos fundamentales de la misión franciscana: 1) convivir con los musulmanes, es decir, “ir entre ellos”, tratarlos,
conocerlos, vivir junto a ellos; conocer las lenguas y la cultura de Oriente será un
elemento fundamental de la misión;
2) aceptarlos como son, no sólo en cuanto “diversos”, sino también en cuando
“adversarios”, “enemigos” e “infieles”;
3) no discutir con ellos: los frailes “no hagan ni disputas ni discusiones”; es lo mismo que deben hacer los hermanos cuando van en misión por el mundo: “no litiguen
ni contiendan de palabra (cf. 2Tim 2,14) ni juzguen a los otros, sino que sean apacibles, pacíficos y mesurados, mansos y humildes, hablando a todos decorosamente,
como conviene” (RB III,11-12).;
4) Respeto a las autoridades y a las leyes de cada país: “sujetos a toda humana
criatura por Dios” (cf. 1Pe 2,13), y servicio generoso a todos como frailes menores
que son;
5) sin perder la propia identidad cristiana: “confesando que son cristianos”, sobre
todo, como es la visión de San Francisco, primero con la propia vida;
6) anunciar el Evangelio cuando Dios quiera. Todo ello conlleva que, como signo
de la autenticidad cristiana y franciscana, el hermano debe estar siempre dispuesto a
imitar a Cristo hasta el martirio.
Es con este espíritu - el carisma franciscano - que ha sido posible la presencia
continua de los frailes durante casi ocho siglos, a pesar de los cambios políticos que
se han dado en la región, todos contrarios al cristianismo. El carisma franciscano se
puede sintetizar en las siguientes palabras: “la regla y la vida de los frailes menores
consiste en cumplir el santo Evangelio de nuestro Señor Jesucristo” (RB I,1). Francisco, hombre evangélico por excelencia, es un apasionado de Jesucristo. Esta pasión
se concreta en el amor total a los hermanos, entre los que se encuentran también los
no cristianos. Amor que se manifiesta en las siguientes actitudes: humildad y minoridad, constancia en el servicio, vigilancia en la oración, abnegación, fortaleza en las
tribulaciones, agradecimiento y amor hacia todos, sacrifico hasta el martirio, anuncio
de la paz, predicación de la remisión de los pecados, y, sobre todo, centralidad de
Cristo en la vida de cada fraile. Estas actitudes han logrado los dos objetivos funda277
mentales: el acceso y el culto católico en los Santos Lugares y la conservación del
cristianismo en Tierra Santa, de esas “piedras vivas” que dan sentido a las piedras
con que están construidos los Santuarios. En esto los frailes no han hecho otra cosa
que poner en práctica lo que dicen las Constituciones Generales: en la tierra “venerada
por San Francisco […], los frailes sean, de un modo particular, testigos del Evangelio
de Jesucristo y de su Reino de Paz”19.
En la misión de Tierra Santa, dicen los Papas, los franciscanos no sólo son fieles
al mandato recibido de la Iglesia de custodiar los Santos Lugares, sino que también
son fieles al carisma franciscano para el bien de la Iglesia. Y ello a pesar de tantas
dificultades y de tantos mártires de la fe y de la caridad. A lo largo de los siglos, los
Papas no han ahorrado alabanzas y reconocimientos al servicio, a menudo difícil pero
siempre fiel, realizado por los franciscanos de Tierra Santa. Citamos las palabras de
Juan Pablo II: “Mis venerados Predecesores no han dejado de expresar un público
reconocimiento por esta obra providencial de animación cristiana” (cita los elogios de
Pío XII y de Pablo VI). El Papa loa a los franciscanos porque han sabido interpretar
“en modo genuinamente evangélico el legítimo deseo cristiano de custodiar los lugares
en los que están nuestras raíces espirituales”; porque han trabajo con generosidad en
“la conservación de las antiguas memorias, la erección de nuevos Santuarios, la animación litúrgica y la acogida de los peregrinos”, “dando a los fieles de estos lugares, y a
cuantos a ellos se dirigen en devota peregrinación, un testimonio de amor y adhesión a
Cristo, Redentor del hombre”; porque “se han prodigado en el servicio de los hermanos
[...] por amor de Aquel que tanto nos amó”. El Papa, en su visita a Nazaret, se complace
en “expresar al P. Custodio y a los frailes de la Custodia la admiración de toda la Iglesia
por la devoción con la que llevan a cabo su vocación singular”: “con gratitud rindo homenaje - dice el Papa - a vuestra fidelidad al encargo que os encomendó San Francisco
personalmente y que los Pontífices han confirmado a lo largo de los siglos”20.
Los elogios de los Papas a los franciscanos de Tierra Santa no se refieren sólo a
un pasado más o menos glorioso de la Custodia, sino que quieren confirmar, en el
presente, el compromiso y el aprecio de la Santa Sede por la misión desarrollada
por los frailes, y son un estímulo para el futuro. Juan Pablo II exhorta a los hijos de
San Francisco “a proseguir por el camino abierto por sus Hermanos con la misma
generosidad y dedicación evangélica” (cf. Mt 13,52), e invita “a los queridos Frailes
Menores a perseverar en este noble y apreciado servicio a la Iglesia y a las almas”21.
Los hijos de San Francisco, estimulados por las palabras de los Papas, están convencidos
19 CC.GG. art. 122.
20 Juan Pablo II, Homiía en la Basílica de la Anunciación en Nazaret (25 de marzo 2000),
El Viaje del Jubileo. A las raíces de la fe y de la Iglesia, Editorial Custodia de Tierra Santa,
Gorle 2002, 103.
21 Juan Pablo II, Carta al Rev.mo P. Hermann Schalück..., in AOFM CXI (1992) 139140.
278
que su misión, su servicio eclesial, no es algo del pasado; continúa siendo actual. Mejor
dicho, en el momento presente su labor es más necesaria y urgente que nunca. Con esta
convicción, la Custodia Franciscana de Tierra Santa, estimulada por las palabras de
los Sumos Pontífices, ha reanudado su camino al inicio del Tercer Milenio al servicio
de Cristo y de su Iglesia. La invitación de la Iglesia a los franciscanos a proseguir su
misión se basa en la conciencia que tienen los Papas de la importancia de los Santos
Lugares para la Iglesia universal: éstos son el corazón, el sentido y la fuente de la espiritualidad y de la vida cristiana, de toda la Iglesia y del creyente individual. Por eso
Tierra Santa será siempre una realidad única en la Iglesia y en el mundo.
No es necesario presentar a los mártires y la historia de sufrimiento de tantos y
tantos hermanos. En 1391, eran martirizados en la Ciudad Santa san Nicolás Tavelic
de Sebenico y sus compañeros. Pablo VI, en la homilía de su canonización (21 de
junio de 1973), observaba: “hay, en la siempre original espiritualidad franciscana,
una aspiración característica: imitar textualmente al Señor hasta en sus últimas consecuencias”. Eso es lo que hicieron los franciscanos, aunque su testimonio no fuera
captado por los musulmanes. Se comprenden así las palabras de Calixto III, Devotionis vestrae (1457): “El ardor de vuestra devoción - dice a los franciscanos - hace que,
mientras estáis felices por habitar la tierra que recorrieron los pies de nuestro Señor
Jesucristo, no tenéis miedo a las amenazas, ni a las incomodidades, ni siquiera a las
palizas que a menudo os propinan los bárbaros infieles”. La historia de la Custodia
está llena de estos hechos, que asemejan mucho a las Florecillas de San Francisco, en
especial el capítulo de la “Perfecta alegría”. Y no son cosas del pasado, sino que suceden también en nuestros días: baste recordar la reciente invasión de los palestinos
y el consiguiente asedio de la Basílica de la Natividad en Belén, en el 2002. Nuestros
hermanos vivieron un calvario que duró 38 días: con sus sufrimientos fueron testigos
de paz y artífices de reconciliación para todos.
Con amor apasionado a Tierra Santa
Hemos comenzado con la Basílica del Santo Sepulcro. Terminamos también en
ella. Para un cristiano que llega a Tierra Santa como peregrino - para descubrir el
misterio de esta Tierra sólo se puede venir como peregrino, o lo que es lo mismo,
como creyente -, la visita del Santo Sepulcro es fundamental, ya que es el lugar más
sagrado de la cristiandad, el corazón del mundo cristiano. La Basílica del Santo Sepulcro es como un imán que atrae al peregrino. Es la misma atracción que sintieron
las mujeres y los discípulos del Señor el día de la resurrección de Jesús; es la atracción que movía a los judeocristianos a conservar y venerar el Gólgota y el Sepulcro
Vacío; el la atracción que impulsaba a los cristianos, libres ya de las persecuciones,
a venir a Jerusalén para venerar la Verdadera Cruz y la Tumba del Señor, recién
descubiertas, y seguir así las huellas de Jesús; es la atracción que empujaba a toda
279
la cristiandad occidental, en tiempo de las cruzadas, a liberar el Sepulcro glorioso
de Cristo y que se transforma en emoción incontenible cuando llegaron, llorando, al
Santo Sepulcro, cantando el Te Deum; es la atracción que guió a San Francisco y a
sus hijos para encontrarse con el Sultán y obtener así el permiso de visitar y servir
para siempre en el Calvario y en Sepulcro del Señor, a pesar de tantos sufrimientos
y muertes; es la atracción que ha impulsado a nobles de todas las naciones a convertirse en caballeros del Santo Sepulcro, bajo la espiritualidad franciscana, para honrar
y proteger el Sepulcro del Señor; es la atracción, en fin, que ha movido siempre a
tantos cristianos, hombres y mujeres, a dejar su patria, quizás para siempre, para
poder ver y tocar las piedras del Calvario y del Sepulcro, y adorar así al Salvador; es
la atracción que empuja a los creyentes a buscar “las raíces de su fe y de la Iglesia”,
según la palabras de Juan Pablo II, peregrino en Tierra Santa.
No hemos querido hacer una historia del pasado. Hoy, en los albores del siglo
XXI, es indudable que se necesitarían nuevas fuerzas, savia joven que pueda continuar el servicio misionero que los hermanos han prestado, y siguen prestando, a la
Iglesia, a la Orden y a todo el mundo desde Tierra Santa. Viendo la situación actual
y el futuro vocacional de muchas provincias de la Orden parecería que el deseo de
nuevos misioneros es algo utópico, casi “esperar contra toda esperanza”. Con todo
no debemos perder la confianza en el Señor. Esa misma Providencia divina que llevó
a Francisco y a sus frailes a Tierra Santa continuará suscitando entre los franciscanos
el deseo de servir a Dios y a los hermanos en la Tierra de nuestra Redención. San
Francisco levantó la Iglesia que estaba “en ruinas”; sus hijos, imitando el amor eclesial
del Padre, han levantado la Iglesia de Tierra Santa destruida y desolada. Toca a nosotros
continuar esta historia gloriosa. ¡Que el Señor nos haga revivir juntos “la gracia de los
orígenes”!
Fr. Artemio Vitores ofm
280
La Colecta “pro Terra Sancta”
entre los documentos pontificios
y la praxis actual
Introducción
Reverendísimo Padre General,
Reverendísimo Padre Custodio,
Reverendísimos Comisarios de Tierra Santa,
Queridos hermanos que trabajáis por el Señor y por su Tierra Santa,
Paz y Bien en el Espíritu. Estoy muy feliz por visitar la Tierra de nuestro Redentor,
que ha sido siempre mi deseo, y me siento muy honrado de representar a la Congregación para las Iglesias Orientales. Traigo el saludo cordial del Em.mo Prefecto,
Cardenal Moussa I Daoud, Patriarca Emérito de Antioquia de los Sirios-Católicos,
de S. E., Mons. Antonio María Vegliò, Secretario del Dicasterio y de todos los Colaboradores.
He cambiado el título del tema propuesto en el programa de este Congreso, que se
refería al “Encomienda de los Santos Lugares a los Franciscanos en los Documentos
Pontificios”, habiendo recibido la posibilidad de hacerlo de parte de Fr. Stéphane
Milovitch, Secretario de la Custodia, y teniendo cuenta del hecho que, por encargo
de mis Superiores, sigo las cuestiones que se refieren a la Colecta “Pro Terra Sancta”. Ho intentado hacer una relectura de las palabras de algunos Sumos Pontífices,
que se refieren a la Colecta, con la sola finalidad de partir de la historicidad de dicha
Colecta para resaltas los “lineamenta” de la praxis actual de la Congregación, que la
ha considerado siempre como una iniciativa eclesiástica universal para promover el
sentido y la identidad de los cristianos en esta Tierra bendita.
1. Los documentos pontificios
No son muy numerosos los documentos pontificios en nuestra posesión de los
cuales podamos recabar informaciones sobre el tema que estamos tratando. Nuestra
finalidad es sin embargo intentar poner en evidencia lo que los Papas han dicho, a lo
largo de la historia, del llamada “Óbolo” o “Collecta” por “Terra Sancta”.
En los siglos pasados los Frailes Franciscanos, custodios de los Santos Lugares, se
dirigían directamente a los Príncipes y al pueblo cristiano, enviando Religiosos a las
naciones católicas con el encargo de exponer las necesidades de los Santos Lugares
y de recoger limosnas. Tales religiosos eran llamados Procuradores o Comisarios de
Tierra Santa, e el Papa Martín V, en 1421, dio facultades al Custodio de nombrarlos
o destituirlos.
281
Ya Sixto V, en 1589, estableció que, durante tres domingos o días festivos, los
Ordinarios del lugar invitaran a recoger ofertas para Tierra Santa.
Tal disposición fue confirmada por el Sumo Pontífice Urbano VIII, con el Breve
del 3 de febrero de 1642, documento que, por desgracia, no poseemos. Amplios extractos del texto, sin embargo, han sido citados en el Breve siguiente de Inocencio
X del 19 de septiembre de 1645: Salvatoris et Domini Nostri…, con el cual invita a
todos los Ordinarios y Superiores Generales de las Órdenes y de las Congregaciones
Religiosas a hacer lo posible para que los predicadores, durante sus sermones, pidan
a los fieles, dos veces al año, en Adviento y en Cuaresma, la recogida de limosnas
para los Santos Lugares22.
El Papa Alejandro VIII (1689-1691), repitió las mismas disposiciones anteriores,
pero aumentó a cuatro las colectas anuales en favor de los Santos Lugares.
El Santo Padre Benedicto XIV (1740-1758), repitió la orden de recoger cuatro veces al año las ofertas, en Adviento y en Cuaresma, en todas las diócesis, y por parte
de todas las Órdenes y Congregaciones religiosas.
Pío VI, con la Bula Inter cétera Divinorum del 31 de julio de 1778, decretó que todos los Obispos, cuatro veces al año, recomendaran las necesidades de Tierra Santa
a la piadosa caridad de los fieles23.
El Papa León XIII, por el contrario, con el Breve Domini et Salvatoris nostri Iesu
Christi, del 26 de diciembre de 1887, redujo prácticamente a un solo día la Colecta,
pidiendo en todas las diócesis y ante los otros Ordinarios Católicos la recogida de
las ofertas “pro Terra Sancta”, y dispuso que en cada parroquia, al menos una vez al
año, preferiblemente el Viernes Santo, se pidieran limosnas para los Santos Lugares,
afirmando:
“En virtud de Nuestra Autoridad Apostólica, ordenamos, con las presentes
y para siempre, que Nuestros venerables hermanos, Patriarcas, Arzobispos
y Obispos, y otros Ordinarios, del mundo entero, sean obligados, en virtud
de la Santa Obediencia, a vigilar para que al menos una vez al año, se recomienden, en cada Iglesia Parroquial de su Diócesis, a la caridad de los fieles
las necesidades de Tierra Santa, es decir, en el Viernes de la Semana Santa o
en otro día del año, a elección del Ordinario” .
Pío X, con el documento Ad sublevandas Terrae Sanctae necessitates del 23 de
octubre de 1913, confirmó todas las disposiciones del Breve de León XIII.
24
22 Archivo de la Congregación para las Iglesias Orientales (desde ahora en adelante ACCO)
Latini Palestina, Custodia di Terra Santa. Posizione Generale; relazioni, statistiche, affari
generali, Prot. 838/49, fasc. IV, foglio 3.
23 AAS 20 (1887) 421.
24 Ibidem.
282
El Papa Benedicto XV, con el Inclytum Fratrum Minorum, del 14 de octubre de
1918, refiriéndose a la modalidad de la recogida de la Colecta escribía ad litteram:
“Por tanto, ordenamos que el Párroco entregue al Obispo las limosnas recogidas
(el Viernes Santo) y que el Obispo a su vez las entregue al más cercano Comisario
Franciscano encargado de Tierra Santa; pero queremos que éste provea, como
de costumbre, a transmitirlas cuanto antes a Jerusalén, al Custodio de los Santos
Lugares”25.
Con su Motu Propio Nuper ex Venerabilius Fratris Patriarchi, del 11 de Marzo de
1919, confirmó las mismas disposiciones precedentes26.
Hay que hacer notar que el documento de que hablamos fue publicado dos años
antes de la fundación de la Congregación para las Iglesias Orientales (entonces para
la Iglesia Oriental) . Era normal, por tanto, que el Dicasterio no tuviera aún ningún
papel en relación a la Colecta, la cual era confiada sólo a la Custodia de Tierra Santa
en relación con la Congregación “Propaganda Fide”.
Como consecuencia del Motu Propio Sancta Dei Ecclesia, Papa Pío XI, el 25 de
marzo de 1938, extendió la jurisdicción de la Congregación para las Iglesias Orientales a Palestina28. Hasta aquel período, según algunos Documentos de la Congregación, las disposiciones vigentes establecían que los Ordinarios mismos eran los
encargados de recoger las limosnas para los Santos Lugares una vez al año y debían
transmitirlas al Comisario de Tierra Santa del lugar. Los Comisarios pertenecían
exclusivamente a la Orden de Frailes Menores.
El Papa Juan XXIII, con el documento Sacra Palestina loca, del 17 de abril de
1960, confirmaba la normas establecidas por sus predecesores, León XIII y Benedicto XV, con las cuales se disponía que los Patriarcas, los Arzobispos, los Obispos
y los otros Ordinarios de todo el mundo estaban obligados por el vínculo de santa
obediencia a hacer que en todas las iglesias parroquiales de cualquier diócesis, al
menos una vez al año, es decir en el Viernes Santo o también en otro día elegido del
año según la discreción del cada Ordinario, fueran expuestas a la caridad de los fieles
las necesidades de Tierra Santa29.
El Documento Pontificio, sin embargo, que podría parecer más interesante y más
importante sobre la praxis antigua y actual que se refiere a la Colecta, es Nobis in
animo (Las necesidades de la Iglesia en Tierra Santa), del Papa Pablo VI, del 25 de
marzo de 1974, en el cual se dice textualmente:
27
25 AAS 10 (1918) 439.
26 AAS 11 (1919) 108-109.
27 La Congregación para las Iglesias Orientales se convirtió en Dicasterio autónomo el 1º
de mayo de 1917, con el Motu Proprio Dei Providentis del Papa Benedicto XV.
28 AAS 30 (1938) 154-159.
29 AAS 52 (1960) 389.
283
•
•
•
•
•
•
“Los Hermanos Menores se dirigieron directamente a los grandes y a los
humildes para recoger limosnas, y los religiosos destinados a realizar
esta obra tuvieron el título oficial de Procuradores o Comisarios de Tierra
Santa.
Con el pasar de los años y el aumento de las necesidades, su obra se reveló
insuficiente. Por eso los Sumos Pontífices intervinieron muchas veces, con
solicitud paterna, ordenando la Collecta por Locis Sanctis, indicando la
finalidad, los tiempos y los modos para que las ofertas llegaran a destinación
por medio de los Ordinarios”
Después de esto Pablo VI renovó las normas de sus Predecesores, en
particular las emanadas por Leon XIII y Juan XXIII, disponiendo lo
siguiente:
“en todas las iglesias y en todos los oratorios pertenecientes tanto al Clero
diocesano como al religioso, una vez al año, el Viernes Santo o en otro día
designado por el Ordinario del lugar, junto a oraciones especiales por nuestros
hermanos de las Iglesia de Tierra Santa, se haga una colecta, destinada a
ellos. Los fieles sean advertidos, con suficiente antelación, que dicha colecta
servirá para el mantenimiento no solo de los Santos Lugares sino ante todo
para las obras pastorales, asistenciales, educativas y sociales que la Iglesia
sostiene en Tierra Santa en beneficio de sus hermanos cristianos y de las
poblaciones locales”;
Después el Papa establece que “las ofertas sean entregadas lo más pronto
posible por los párrocos y por los Rectores de las Iglesias y de los Oratorios
al propio Ordinario, quien las entregará al Comisario de Tierra Santa más
cercano, cuya actividad, tan benemérita en el pasado, nos parece - dice el
Papa - que es aún válida y funcional, o también por otro trámite oportuno”;
La S. Congregación para las Iglesias Orientales - dice de nuevo el Papa
- hará todo lo que posible, según las instrucciones impartidas por El, para
asegurar que la Custodia de Tierra Santa y la Jerarquía local, en el respeto de
sus competencias, puedan continuar sus obras, consolidarlas y desarrollarlas
aún más”, en plena armonía entre ellas y en estrecha colaboración con los
otros Organismos que tienen vínculos especiales con Tierra Santa y que están
vivamente interesados en aquella Iglesia local” .
El Papa Juan Pablo II, de venerada memoria, no ha añadido prácticamente ninguna otra norma que tenga relación con la Colecta de Tierra Santa, pero ha puesto
siempre de manifiesto su importancia. Lo mismo se debe decir del actual Sumo Pontífice, Benedicto XVI.
30
30 Pablo VI, “Nobis in animo”, in Enchiridion Vaticanum, 5, Bologna 1990, pp. 181-183.
284
2. La praxis de la congregración para las iglesias orientales
a. Algunos datos históricos
Según algunos documentos que posee la Congregación para la Iglesias Orientales,
resulta que, del 1934 en adelante, el Custodio dirigía Cartas circulares a todos los
Sacerdote y Religiosos que trabajaban para Tierra Santa, en las cuales describía la
situación de la Custodia, sin trata de la Colecta, y desde el año 1938, la Custodia
presentaba cada año al Dicasterio de quien dependía un balance preventivo sobre la
erogación de las ofertas en favor de los Santos Lugares, para recibir su beneplácito y
atenerse a eventuales observaciones o disposiciones suyas31.
Desde el 1972 en adelante, la Custodia ha comenzado a presentar a la Congregación una relación quinquenal de las actividades y una relación sobre las ofertas
recogidas.
Con el dinero de la Colecta se afronta (como hoy) las necesidades más urgentes
relativas a las escuelas, a las obras sociales, caritativa y pastorales (en máxima parte); un menor interés es reservado a los Santos Lugares, a los Santuarios (para la
manutención, restauraciones, excavaciones arqueológicas…).
La asignación de las Colectas era enviado del modo siguiente:
•
•
lo enviado por las diócesis era enviado por entero a la Santa Sede (Sagrada
Congregación para la Iglesias Orientales);
Lo recogido por los Comisarios era enviado a la Custodia de Tierra
Santa.
Si las ofertas de los Comisarios no era suficiente para cubrir los gastos, la Congregación contribuía con las ofertas de las diócesis para hacer posible que las obras de
la Custodia pudieran continuar y desarrollarse ampliamente.
La regla que se aplicaba en aquel período era que las ofertas para la Colecta debían
ser entregadas por las Nunciaturas al Comisario de Tierra Santa del lugar, donde éste
existía. En caso contrario, las Nunciatura debían transmitirlas a la Congregación
para las Iglesias Orientales, en el modo que las mismas Nunciaturas juzgaran posible
y oportuno.
b. La praxis actual
Muchas diócesis, actualmente, dan las ofertas a las Nunciaturas Apostólicas, las
cuales a su vez transmiten las sumas o a los Comisarios o a la Congregación para las
Iglesias Orientales. La Congregación, puntualmente, agradece a cada uno de los Prelados por la generosidad que ha demostrado la comunidad. La recogida de la Colecta
consiente a la Congregación de realizar cada año alguna obra de solidariedad y de
31 ACCO, Latini Palestina, Custodia di Terra Santa, posizione generale; relazioni,
statistiche, affari generali, Prot. 838/49 fasc. IV.
285
intervención rápida caritativa en el área de Tierra Santa. Hay que tener presente que,
además de las obras de la Custodia, existen además muchas otras escuelas, orfanatos, centros parroquiales pertenecientes al Patriarcado Latino y a otras Comunidades
Religiosas, y tienen igualmente necesidad de ayudas.
La Congregación corre con los gastos de la Secretaría de Solidariedad para las actividades escolásticas, ayuda a los centro de catequesis en Tierra Santa, a las Escuelas
del Patriarcado de Jerusalén y da también becas de estudio a estudiantes provenientes de la región.
a) La Carta Circular
Según la praxis, consolidada ya desde hace años, la Congregación envía a todos los
Obispos de la Iglesia Católica una Carta Circular anual para la Colecta “pro Terra
Sancta” para sensibilizar así a los fieles católicos sobre el valor de la solidariedad
fraterna en favor de las Comunidades y de los Entes católicos presentes en Tierra
Santa.
La Circular se envía a las Conferencias Episcopales y a cada uno de los Obispos
de los siguientes países: Italia, Francia, Alemania, Gran Bretaña, Austria, Bélgica,
Portugal, Irlanda, Estados Unidos, Canadá, Argentina, Brasil, Antillas, Australia, Japón, Corea, Grecia etc.
A estos Países: Albania, Argelia, Angola, Bangladesh, Bolivia, Chile, Ecuador, El
Salvador, México, Bosnia, Colombia, Bulgaria, Etiopía, Filipinas etc., la Carta se
envía a las Conferencias Episcopales, a los Nuncios Apostólicos, y a las posibles
Comisarías y Órdenes Militares.
A los Países del Medio Oriente, por el contrario, la Circular se envía sólo a los Patriarcas y a los Nuncios Apostólicos, como en el caso de Egipto, Jerusalén, Líbano,
Siria, Irak.
Desde hace un año a la Carta se añade una Nota ilustrativa sobre la distribución y
el destino de la Colecta.
b) El Resumen anual
Paso por alto los aspectos financieros, el total de las sumas y los porcentajes. Haré
aquí sólo una breve alusión a la modalidad actual del resumen de la Colecta.
Desde el 1986 al 1988, la Congregación para las Iglesias Orientales preparaba un
fascículo con el resumen de la Colecta y lo enviaba a la Custodia, la cual añadía
también su resumen, y se hacía así un fascículo único.
Desde el 1989 al 1999, la praxis cambió en el sentido que la Custodia mandaba a
la Congregación el resumen anual y la Congregación añadía el suyo, formando así
un único fascículo, para presentarlo y discutirlo durante la segunda sesión anual de
la ROACO en el Vaticano32
32 La ROACO es un Comité que reúne a todas las Agencias-Obras de varios Países del
286
Desde el año 2000 a hoy, la Congregación ha vuelto a la praxis del 1986: envía a
la Secretaría de la Custodia el resumen de las entradas de la Colecta (que va desde
el 1º de Mayo del año actual hasta el 30 de abril del año anterior) y así permite a la
Custodia de añadir las voces diversas en un fascículo único que manda de vuelta al
Dicasterio. El dicho fascículo se discute en las reuniones de la ROACO (Reuniones
Obras Ayuda Iglesias Orientales).
Acogiendo la petición de la Custodia, en junio de 2003, la Congregación ha decidido que la Colecta coincida con el año solar y no como antes, es decir del 1º de mayo
del año actual al 30 de abril del año anterior)
Conclusión
Sostener a la Comunidad Cristiana presente en Tierra Santa, pienso no significa
sólo recoger dinero o colectas a favor de esta Comunidad, sino más bien y ante todo
hacer preceder la proximidad espiritual y asegurar el sostén de la oración a la solidariedad material de parte de la Iglesia universal, para contribuir así a reforzar la fe y
la esperanza de aquellos hermanos nuestros. Con toda razón escribía el P. Nazareno
Jacopozzi, Custodio de Tierra Santa en e1934: “¡Hay que orar y esperar, esperar y
orar!” . ¡Son palabras sagradas también para hoy!
Trabajemos pues juntos con gran confianza y esperanza en favor de la Tierra del
Señor, haciendo todo lo posible espiritual y materialmente, según el espíritu franciscano y las orientaciones de la Santa Sede, confiando en la gracia del Espíritu Santo,
dado de todo bien. Y con amor confiamos en la intercesión de nuestra Madre Celeste
y de nuestro común Patrón, San Francisco de Asís. ¡Gracias!
33
Bibliografía
- AAS 10 (1918) 437-439;11 (1919) 108-109; 20 (1887) 419-421; 30 (1938) 154159; 52 (1960) 388-390.
- Archivo de la Congregación para las Iglesias Orientales (ACCO) Latini Palestina, Custodia di Terra Santa. Posizione Generale; relazioni, statistiche, affari generali, Prot. 838/49, fasc. IV, foglio 3.
- Jacopozzi N., Carta Circular, Jerusalén 1934.
- Pablo VI, “Nobis in animo”, in Enchiridion Vaticanum, 5, Bologna 1990.
P. François Akl
Traducción Fr. Artemio VÍtores ofm
mundo que trabajan en el sostén financiero en diversos sectores, presidido por el Prefecto
de la Congregación de las Iglesias Orientales, y tiene como Vice-Presidente al Secretario del
Dicasterio.
33 Cf. N. Jacopozzi, Carta Circular, Jerusalén 1934, p. 11.
287
La figura del comisario de Tierra Santa
en la legislación de la Orden
y de la Custodia de Tierra Santa
Introducción
La legislación relacionada con la institución, el desarrollo de la actividad del Comisario, su vinculación con la Tierra Santa, y por consiguiente, con su figura, se ha
desarrollado como sucede en todas las legislaciones, por grados, es decir, según las
circunstancias y las necesidades de los tiempos y de los lugares.
En este proceso, el aspecto de mayor importancia en el presente argumento, son las
normas emanadas para regular sea la institución, como el desarrollo de la misión de
los Comisarios de Tierra Santa, las cuales han sido emanadas desde el inicio por los
mismos papas, posteriormente, por los diversos dicasterios de la Santa Sede. Tales
normas contenidas en las diversas constituciones, cartas y decretos, constituían y
constituyen en este momento, la fuente y el fundamento de la legislación sea de la
Orden de Frailes Menores, como lo es de igual manera para la Custodia de Tierra
Santa, en lo que se refiere a los Comisarios de Tierra Santa34. En ocho siglos de
historia, muchas han sido las intervenciones pontificias, y numerosas han sido las
normas emanadas. En esta conferencia no es posible exponer en modo completo y
exhaustivo un patrimonio tan amplio y denso de tal importancia y significado.
Aquí propongo una breve exposición de la normativa actualmente vigente, con el
fin de delinear la figura del Comisario hoy. Mi ponencia tienen presente este dato
fundamental: la Custodia de Tierra Santa es una misión de carácter especial e internacional; la cual, en todas sus instituciones y actividades está regulada por las disposiciones de la Santa Sede, de las Constituciones, de los Estatutos generales, y por las
disposiciones propias de los Estatutos particulares y especiales. Al pie de página se
hace mención de algunas disposiciones particulares, sea de los Romanos Pontífices,
como de la autoridad de la Orden. Estas disposiciones fueron emanadas a través de
los siglos, pero han regulado y continúan a regular en algunos aspectos la actividad
de la Custodia de Tierra Santa, de las Comisarías y de los Comisarios.
34
Una basta colección de documentos antiguos se encuentra en Quaresmio F., Historica Theologica et Moralis Terræ Sanctæ Elucidatio, 2 vol., Venetiis 1880. Otrs en Bullarium Peculiare Terræ
Sanctæ, a Moderno Commissario Generali Terræ Sanctæ in Romana Curia Coordinatum, Romæ 1727.
Los documentos más recientes han sido unidos en Statuta et Decreta quibus Terræ Sanctæ Custodia
Regitur a Fr. Aurelio Briante M. O. S. Montis Sion et SS. Sepulchri D. N. J. C. Guardiano cum originalibus et authenticis exemplaribus diligenter conlata quorum quedam nunc primo lucem prodeunt,
Hierosolymis 1895.
288
1. La Legislación de la Orden
La legislación de la Orden se encuentra en las Constituciones, las cuales dictan los
principios y orientaciones generales. Los Estatutos generales contienen las normas
referentes a la autoridad competente de la institución y del nombramiento de los
Comisarios, su género y el territorio de acción.
a.Constituciones Generales (art. 124-125)
Las Constituciones generales, después de haber precisado la razón por la cual los
frailes deben tener un amor particular por la Tierra Santa, dirigen una exhortación a
todas las provincias de la Orden, para que procuren siempre tener, uno o más frailes
enrolados al servicio de la Tierra Santa; posteriormente, lanzan un llamado a las
mismas provincias, para que éstas favorezcan la actividad de los Comisarios, a favor
de la Tierra Santa, según la norma de los Estatutos generales.
En esta atmósfera, aunque si se habla de exhortación, es necesario identificar y ver
en ella, una disposición y una conclusión práctica. La misión de Tierra Santa es una
misión de toda la Orden de Frailes Menores, por consiguiente, todas las provincias
deben sentirse responsables y partícipes en su realización; pero como diversas son
las actividades de esta misión, diversas son también las formas de participación,
y diversos pueden ser los modos de servicio; en concreto, señalamos dos: (1) En
primer lugar nos referimos a aquellos frailes que deciden venir en la Custodia de
Tierra Santa, en este territorio de misión, ejercitando un servicio que a ellos les viene
señalado directamente por la autoridad de la Custodia. (2) La segunda forma es la actividad realizada por los frailes Comisarios de Tierra Santa35. Los primeros como los
últimos36, están al servicio de la Tierra Santa. Si consideramos que actualmente las
provincias de la Orden son poco más de 100, y los frailes al servicio de Tierra Santa
en territorio de misión provienen de 48 provincias, y aquellos que prestan su servicio
a través de las Comisarías son 8837, sin contar los delegados en las provincias donde
aún no está fundada una Comisaría, podríamos afirmar que la participación de las
provincias es escasa.
35
Como se verá más adelante, existen dos especies de Comisarías de Tierra Santa, es decir de
dos tipos. El primer tipo la componen aquellas casas dependientes directamente de la Custodia de Tierra
Santa, aquí en cambio, hablamos del segundo tipo.
36
Las Constituciones generales de nuestra Orden hasta el 1953, cuando mencionaban el servicio de los Comisarios de Tierra Santa, subrayaban que “sería imposible conservar los lugares santos de
Tierra Santa, sin las limosnas que de todo el mundo vienen ofrecidas por los fieles”, para procurarlas y
recogerlas, era necesario instituir en las diversas regiones las Comisarías de Tierra Santa. Cf. Regola e
Costituzioni Generali dell’Ordine dei Frati Minori, Roma 1955, art. 622, § 1. Después del 1973, esta
disposición y motivación, han asumido la forma de una exhortación, sin poseer la misma fuerza.
37
Cf. Custodia Terræ Sanctæ, Schematismo e Famiglie Religiose. Aggiornamento a Pasqua
2005, pro manuscripto, Jerusalén 2005, 184-230.
289
b. Estatutos Generales (art. 69-73)
Teniendo presente las disposiciones de las Constituciones generales, en la norma
de los Estatutos generales, viene precisado que el fraile que es enviado al servicio de
la Custodia de Tierra Santa, debe ser idóneo a tal servicio, el cual durará al menos
cuatro años.
Posteriormente, se dan las disposiciones referentes a la figura de las Comisarías y
del Comisario: Institución y deberes del Comisario, el tipo de Comisaría, el nombramiento de los Comisarios y de los Vice-comisarios, y los territorios de actividad.
Para captar mejor el significado y la importancia de cada uno de ellos, los expongo
de manera separada, siguiendo el orden que se encuentra en los mismos Estatutos
generales.
a. Institución de los Comisarios (art. 70, § 1)
El deber de fundar en cada provincia, o al menos en cada región las Comisarías,
depende del Ministro General. Él es, junto con el consejo de su Definitorio, habiendo
escuchado el parecer del Custodio de Tierra Santa y el de los Ministros provinciales
interesados, la única autoridad competente de tal institución. Se deduce pues, que
compete sólo a él, y no al Custodio de Tierra Santa ni a los Ministros provinciales. El
acto de institución comporta efectos jurídicos bien determinados. Entre éstos, tienen
el primer lugar la asignación de un determinado espacio, de una sede operativa, idónea a las exigencias indispensables para la realización de dicho oficio. En segundo
lugar, el deber de nombrar también un fraile idóneo que como Comisario de a Tierra
Santa, deberá prestar tal servicio.
Otro aspecto que deriva de este acto del Ministro general, con la previa consultación
del Custodio de Tierra Santa y de los respectivos Ministros provinciales, debería ser
la definición de las condiciones del funcionamiento de la misma Comisaría, es decir,
del acuerdo entre la respectiva provincia y la Custodia de Tierra Santa en todo aquello que se relaciona con la administración de la sede misma. En tal acuerdo, además
de los espacios puestos a disposición de la Comisaría, deberían definirse también los
recíprocos derechos y deberes. La sede, una vez instituida, goza de estabilidad y no
puede ser transferida o suprimida sin la intervención del Ministro general38.
b. Deberes del Comisario (art. 70 §§ 2-3; 71 n. 2; 73)
El Comisario actúa en un determinado territorio, sea el territorio de una provincia
o de una región, según su institución. En éste, él debe promover o cumplir los siguientes deberes: promover el interés y la devoción por los lugares santos, organizar
peregrinaciones en los mismos, recoger las ayudas a norma del derecho particular
38
En las Communicationes de la Secretaría de las Misiones de la OFM en el 1954, venía publicada la siguiente norma “Non licet proinde Ministris Provincialibus neque Capitulis Provincialibus
talem sedem in alium conventum transferre absque licentia Ministri Generalis cum suo Definitorio”. Cf.
Acta OFM, 1954, 259.
290
para incrementar la actividad apostólica y el desarrollo de las obras de Tierra Santa.
No le es consentido ejercer tales actividades fuera del propio territorio, al menos que
tenga el permiso de los Ministros competentes. Las normas que se tienen que respetar en la conducción de la Comisaría, son aquellas que encontramos en las Constituciones generales y en los Estatutos. Como las Comisarías están sujetas a la visita del
Ministro de la casa en la cual tienen la sede, el Comisario está obligado a presentar
un informe trienal al Capítulo provincial.
Las disposiciones referentes al territorio de acción son explícitas y no deberían
presentar alguna dificultad en su aplicación. En el caso de una Comisaría regional,
son los Ministros interesados a proporcionar las eventuales indicaciones que tienen
que respetarse; en cambio, para la aplicación de las normas referentes a la conducción de la Comisaría, de la visita y del relativo informe al Capítulo, puede resultar
útil esta indicación.
El Comisario es un fraile que pertenece a una provincia, que aunque esté al servicio
de la Custodia de Tierra Santa, reside en una fraternidad específica de la provincia a
la cual pertenece, por consiguiente, en todo aquello que tienen que ver con la disciplina regular y conventual, él debe atenerse a las disposiciones de las Constituciones
generales concernientes a la vida de los frailes en las fraternidades en las que viven.
Tales disposiciones, además de los derechos y deberes de naturaleza espiritual, van
unidas a la relación con los Ministros y Guardianes, a las ausencias y a la coordinación en las ocupaciones. Teniendo presente que a los Comisarios ha sido conferido
un oficio que ejercitar, es por eso que ellos deben ser capaces de dedicarse a dicha
responsabilidad, por lo tanto, los Ministros y los Guardianes no pueden impedirles
el hecho de estar libres para ocuparse de su misión y de sus deberes39, los cuales a su
vez, deben ser programados y coordinados recíprocamente.
De la misma manera, en todo aquello que se refiere a la visita del Ministro y del
informe trienal en vista del Capítulo provincial, el Comisario teniendo la máxima
atención en los registros o en los libros de administración, en las crónicas o símiles,
no debería encontrar ningún problema en mostrarlos al Ministro.
En dicho informe, el Comisario podría presentar el caminar de su servicio, las dificultades que se han presentado, podría aprovechar para pedir ayuda, exponer ideas
o proyectos, etc., pero tratándose del informe trienal, los Comisarios informarán la
fraternidad provincial de todo aquello que comporta su servicio a favor de la Tierra
Santa.
39
Por más de un siglo, hasta el 1953, las Constituciones generales de la OFM contenían una
explícita disposición sobre el tema. En las ya citadas Communicationes del 1954 ésta ha sido confirmada de esta manera “... alia officia et munera quæ eos impediant quominus negotia commissariatus rite
expleant, committi non debent”. Posteriormente, esta disposición ha quedado sólo (desde 1965) en las
nuevas ordenaciones (después Estatutos) de la Custodia de Tierra Santa, aprobadas por la S. Sede y por
el Ministro general.
291
Es oportuno aclarar que el hecho de presentar dichos informes al respectivo Ministro, como a la fraternidad provincial, no comporta alguna posibilidad de ingerencia
de parte de éstos en los asuntos de la administración de los bienes de la Comisaría.
En dicho aspecto, el Comisario está sujeto a la visita del Custodio y deberá atenerse
a las disposiciones de los Estatutos de la Custodia de Tierra Santa40.
c. Tipos de Comisaría
Actualmente existen dos tipos de Comisarías: (1) Comisarías erectas en una casa
que depende directamente de la Custodia de Tierra Santa, o erecta por la misma, en
el territorio de alguna provincia; (2) Comisarías erectas en un espacio perteneciente a
la casa de una provincia. En el primer caso, como se trata de las casas pertenecientes
a la Custodia de Tierra Santa, o en base a un recíproco acuerdo, estas casas que dependen de la Custodia, estas Comisarías, son sujetas en todo, a la visita del Custodio
de Tierra Santa.
En cambio, en el caso del segundo tipo de Comisarías, esa está sujeta a la visita del
respectivo Ministro, excepto en la administración de los bienes de la Comisaría.
d. Elección de los Comisarios (art. 72)
En las Comisarías que dependen directamente de la Custodia de Tierra Santa, los
Guardianes son ipso facto los Vice-comisarios. Ellos son elegidos en el Congreso
capitular de la Custodia de Tierra Santa, y su elección necesita la ratificación del
Ministro general.
Los Comisarios de las Comisaría del segundo tipo, son elegidos por el Congreso
capitular de la provincia. También para su elección, es pedida la ratificación del Ministro General a norma de los Estatutos generales, art. 16741.
40 Posteriormente este argumento será profundizado con mayor atención. En el contexto de
la legislación de la OFM, basta recordar que las seculares normas emanadas por la S. Sede
y por la OFM, se refieren a las Comisarías que tienen su sede en una parte de un convento
perteneciente a una Provincia: eran siempre sujetos a la visita del respectivo Ministro o
Comisario provincial, los cuales estaban obligados a presentar un informe al Ministro General.
En cambio, la administración de las limosnas recogidas en favor de la Tierra Santa, era sujeta
exclusivamente al Ministro general y al Custodio de Tierra Santa (“Quoad administrationem
eleemosynarum aliaque negotia Terram Sanctam respicientia, omnes commissarii subsunt
visitationi Ministri generalis et Custodis Terræ Sanctæ, ad quos singulis annis mense ianuario
distinctam rationem mittere debent, a vice-commissario et discretis, si adsint, subscriptam”,
CG 1953, art. 626, § 2, cf. también CG 1889, n. 697; CG 1913, nn. 678, 680; CG 1921, n.
681. La misma norma se conserva aún en las CG del 1973, donde en el art. 139, § 1 venía
precisado que las ofertas de los fieles debían ser dispuestas “según el querer del Custodio
de Tierra Santa”. Los Estatutos generales vigentes, art. 73, § 3, en la norma que regula este
aspecto, indican que, dado el contexto, no pueden ser otros, sino aquellos de la Custodia de
Tierra Santa.
41
Hasta 1953, los Comisarios de Tierra Santa eran nombrados directamente por el Ministro
General, presentados a su vez por los respectivos Ministros provinciales, y eran considerados súbditos
inmediatos del mismo Ministro general. Podían ser removidos por él, por cualquier causa, y por una
292
La causa de estas disposiciones es, que una vez elegidos y ratificados los Comisarios, ellos deben tomar posesión de su oficio. Tal acto conlleva, en primer lugar,
la verificación del estado y de las condiciones de la Comisaría, como los bienes que
a ésta pertenecen; la administración, las actividades e iniciativas llevadas a cabo, y
aquellas programadas. En concreto, el Comisario una vez elegido debe conocer los
espacios que le son propios, y coordinando el trabajo con su respectivo Ministro y
Guardián, debe dedicarse a su realización. Con su elección, él viene destinado al
servicio de la Tierra Santa en nombre de la provincia. Suele suceder que le sean confiadas otras ocupaciones o actividades de la provincia, pero éstas no tienen que ser
incompatibles entre ellas. De hecho, a norma del art. 187, § 2 de las Constituciones
generales, se pierde el primer oficio en caso que se acepte otro, sea dentro o fuera de
la Orden, cuando es incompatible con el primero. En una situación similar, la autoridad competente debe proveer cuando el oficio se encuentra vacante. Como quiera
que sea, debido a la importancia y a la relevancia de la misión del Comisario para la
Custodia, para la provincia y para la Orden, tal oficio no puede permanecer vacante
o resultar solo un simple nombramiento.
2. Legislación de la Custodia de Tierra Santa
Como se ha mencionado ya en la introducción, la legislación de la Custodia de Tierra Santa ha tenido un remoto inicio, un desarrollo a través de los siglos que prosigue
hasta el día de hoy, teniendo una continuación en los Estatutos particulares y especiales. A la institución de la Comisaría de Tierra Santa y a la figura del Comisario,
viene dedicado el Capítulo II de los Estatutos especiales.
Habiendo expuesto la legislación de la Orden, a continuación se ponen en evidencia sólo aquellos aspectos que, en particular, deben regular el desarrollo de la misión
de las Comisarías y de los Comisarios.
a. Naturaleza de las Comisarías (Cap. II, art. 1-2)
Las Comisarías de Tierra Santa son entidades de la Orden con el fin de colaborar en
la misión de la Custodia de Tierra Santa y de ayudarla desde el territorio donde éstas
se encuentran. Los Comisarios deben residir en la sede de la Comisaría, establecida
por el Ministro general; la cual no puede ser transferida a otro lugar, sino después de
la autorización del Custodio de Tierra Santa, con el consentimiento de su Discretorio
y del Definitorio general42. Por consiguiente, aunque existan Comisarías y Comisarios que desarrollan su actividad en otra provincia o en otra región, éstos como tales,
justa causa también por el Custodio de Tierra Santa y por el respectivo Ministro. En las CG de 1973,
su elección venia efectuada en el Congreso capitular de la provincia, pero se pedía la confirmación
explícita del Ministro general. Desde 1987, ellos son elegidos por el Congreso capitular y puestos a la
ratificación del Ministro general, como es en el caso de los otros oficios.
42
Cf. Acta OFM, 1954, 259.
293
no pertenecen puramente y simplemente a la realidad provincial. Naturalmente las
actividades de los Comisarios pueden ser y con frecuencia son asociadas a los programas pastorales de las provincias y en su legislación particular. Pero tratándose de
una entidad de la Orden y existiendo ya normas previstas para ellas, las legislaciones
provinciales deben darse cuenta al emanar tales disposiciones en modo que éstas no
sean en contradicción con aquellas ya previstas y aprobadas por la autoridad de la
Orden y de la Santa Sede.
b. Tareas de los Comisarios (Cap. II, art. 4 y 10)
En los Estatutos de la Custodia de Tierra Santa, las tareas de los Comisarios son
presentadas de forma general y particular. La primera parte corresponde a cuanto
se encuentra en los Estatutos generales. La segunda en cambio, comporta algunos
aspectos e indicaciones particulares.
Los Comisarios, en primer lugar, deben organizar en el propio territorio la Jornada
pro Terra Sancta. Es una tarea confiada a los Comisarios, en respuesta a las disposiciones de la Santa Sede emanadas a lo largo de los siglos para los Patriarcas, Arzobispos y Obispos, a los cuales, se les ordenaba motivar la colecta para los lugares
santos43. Las disposiciones de los Pontífices, obligaban a los Obispos a organizar la
colecta, los Comisarios en cambio, eran presentados como animadores de la Orden y
colectores de las ofertas dadas. Por eso la obligación de organizar la colecta pesaba
sobre los Obispos y los Párrocos, pero la animación de la jornada pro Terra Sancta
era propia de los Comisarios. Esta tarea de los Comisarios, es puesta en evidencia
en la exhortación dirigida a los Obispos, a los cuales se les pide advertir con anticipación a los fieles, que dicha colecta será utilizada no sólo para el mantenimiento de
los lugares santos, sino ante todo en las obras pastorales, asistenciales, educativas y
sociales que la Iglesia sostiene en Tierra Santa a beneficio de sus hermanos cristianos
y de los pueblos locales44. La Custodia de Tierra Santa, cuya misión desde siglos
consiste en la promoción de estas obras, puede ofrecer esta ayuda a los Obispos,
principalmente a través del trabajo de los Comisarios dispersos en todo el mundo.
Por esta razón, continúan los Estatutos, los Comisarios deben hacer propaganda de
la Tierra Santa a través de la imprenta y otros medios de comunicación social. Esta
indicación general comprende un basto campo de posibilidades, permite y anima a
utilizar las técnicas más modernas. Compete a los Comisarios mismos, evaluar y
organizar tales posibilidades de manera individual como colegialmente con otros
Comisarios de la nación o de la región, en colaboración con otros entes o personas
43
Al inicio la colecta se hacía en el tempo de Adviento y Cuaresma. Sucesivamente, con el
Breve Salvatoris ac Domini Nostri de el 26 diciembre 1887 de Leone XIII, ha sido establecido el día del
Viernes Santo o también en otro día en el cual se crea oportuno hacerla. Todos los Obispos diocesanos
venían obligados (sub sanctæ obedientiæ vinculo) a recoger las ofertas y enviarlas (el Párroco al Obispo, el Obispo al Comisario de Tierra Santa más cercano, y éste, al Custodio de los lugares santos).
44
Pablo VI, Exhortación apostólica, 24 marzo de 1974, Nobis in animo.
294
religiosas o laicas. Para la realización de proyectos particulares o definidos, deberán
contar con la autorización del Custodio de Tierra Santa.
Otra de las tareas particulares y de fundamental importancia, es la promoción y la
organización de las peregrinaciones a los lugares santos. Esta tarea puede tener diferentes formas o modalidades en su realización. Puede limitarse sólo a la animación
y a la guía, o puede comportar también una verdadera y propia colaboración con una
determinada agencia de viajes o con un instituto y, como consecuencia, tener que estipular actos civiles en los cuales sean definidos los respectivos deberes y derechos,
aportaciones y ganancias.
En tal caso, los Comisarios necesitan el permiso de la Custodia.
Va precisado que el aspecto material no es el único, si bien es de grande importancia. Es deber de los Comisarios también el cuidado pastoral y el discernimiento
de las vocaciones para la Custodia de Tierra Santa. Ellos son por oficio, también los
promotores vocacionales sea entre los jóvenes que entre los frailes de las respectivas
provincias.
La actividad de los Comisarios es por consiguiente, una tarea llena de responsabilidad y exige no sólo idoneidad, energías, capacidad y dedicación, sino también
tiempo, recursos, y ayuda por parte de la provincia y de la Custodia de Tierra Santa.
Por esta razón, se exhorta a los Comisarios, en cuanto les sea posible, a permanecer
libres de otras tareas para dedicarse al cumplimiento de su misión.
c. Conducción del Oficio (Cap. II, art. 5-6)
El oficio de Comisario, en cuanto que no es un oficio de gobierno, sino un oficio en
sentido amplio, es decir, una tarea, debe ser conferido y ejercitado según el derecho
universal y propio45. En concreto, las normas que tienen que regular su conducción
son las contenidas en las Constituciones generales y en los Estatutos de la Custodia
de Tierra Santa. Ha sido ya abordada la aplicación de cuanto prescriben las Constituciones al respecto. Los Estatutos de la Custodia, en cuanto derecho particular
emanado para regir la misión de Tierra Santa, dictan normas precisas que se aplican
también a la actividad de los Comisarios. Los Comisarios, además de la promoción
y animación, recogen las ofertas donadas por los fieles, administrándolas y enviándolas a la Custodia de Tierra Santa, a la cual éstas son destinadas. Es por tal motivo
que en la administración de los bienes del la Comisaría y en las cantidades recibidas,
los Comisarios están sujetos a la autoridad de la Custodia de Tierra Santa; por consiguiente, ellos:
•
45
no pueden realizar actos civiles de importancia sin el consentimiento y el
permiso de la Custodia (entre estos actos, cabe señalar, los de adquisición
o todos aquellos actos que podrían comprometer en el presente o en el
Cf. CG, art. 178, §§ 2-3.
295
•
•
•
futuro el patrimonio de la Comisaría);
no pueden hacer gastos grandes sin la autorización escrita por el
Custodio;
son invitados a realizar sólo aquellas peticiones legalmente autorizadas
por escrito por el Custodio.
son invitados a poner al nombre a la Custodia de Tierra Santa todas las
cuentas bancarias, con el fin de asegurar su exclusiva disponibilidad
No olvidando además, que cada año deben enviar dos copias: una a la Secretaría
custodial y otra al Economato de:
•
•
el informe de la colecta Pro Terra Sancta, y de las limosnas, distinguiendo
la cantidad procedente de las diócesis y aquella proveniente de otras
personas. Esta forma de distinguir dos cantidades tiene su razón de ser en
el hecho que la cantidad proveniente de la colecta Pro Terra Sancta tiene
que ser comunicada a la Congregación para las Iglesias Orientales, la cual,
según las instrucciones particulares, decide su destinación46.
el informe de la administración económica de la Comisaría. Se trata de un
informe de los gastos ordinarios efectuados en el ejercicio de la actividad:
uso de los medios de comunicación, viajes.
Debido a la gravedad de la materia y a la grande responsabilidad que pesa sobre
los Comisarios y la Custodia de Tierra Santa en la administración de los bienes dados
por los fieles, con la intención de ayudar los lugares santos, se recuerda la norma que
tales ofertas dadas por los fieles para un determinado fin, no pueden ser utilizadas
sino en éste47.
46
Cf. Pablo VI, Exhortación apostólica, 24 marzo 1974, Nobis in animo. En este contexto va
señalado que según una antigua disposición pontificia, y la praxis aún vigente, los Obispos diocesanos
en ocasión de la visita ad limina presentan también un informe de la suma por ellos recogida y enviada
en favor de Tierra Santa.
47
Cf. Código de Derecho Canónigo, c. 1267, § 3. En caso de abusos, los Estatutos generales,
art. 250, § 1 proveen una pena preceptiva proporcionada a la gravedad del fraude o de la culpa. En el
pasado tales abusos no debían ser raros, pues los mismos Romanos Pontífices más de alguna vez, han
intervenido, emanando determinadas normas para tutelar las ofertas recogidas en favor de la Tierra
Santa y para asegurar que éstas llegarán a su destinación. Como ejemplo puede ser recordado el Decreto de Pablo V (1618), en el cual se decretaba la prohibición también al Ministro general en oficio y
a cualquier fraile, de procurarse y utilizar las limosnas para la Tierra Santa para otros fines, aunque se
tratase de una cosa buena y urgente, bajo la pena de privación de la voz activa y pasiva, y de los oficios.
Gregorio XV (1622) agregaba al mismo delito, la pena de excomunión mayor latæ sententiæ reservada
al Romano Pontífice en persona. Posteriormente tales normas, han sido renovadas muchas veces. Cf.
Quaresmio F., Historica Theologica et Moralis Terræ Sanctæ Elucidatio, vol. 1, Venetiis 1880, p. 333.
También Pablo VI en el 1974, citando e recordando las intervenciones pontificias sobre este argumento,
escribía: “nosotros renovamos y ampliamos las normas de nuestros predecesores”. No es posible verificar cuantas veces y si tales penas hayan sido aplicadas, pero no existe ningún documento explícito que
las revoque. Con todo, a norma del Código de Derecho Canónigo, c. 6, § 1, n. 3, parece que no están ya
en vigor.
296
d. Actos de la Custodia hacia los Comisarios (art. 9 e 11)
En primer lugar va señalado que los Comisarios son miembros de la Custodia
en sentido amplio48. Tal condición, si bien es diferente a aquella de los frailes que
se encuentran en el territorio de misión, los pone en una particular relación con la
Custodia de Tierra Santa. Ellos están al servicio de la Custodia y tienen en ella, una
particular consideración y derechos que les son propios. El Custodio, durante su gobierno, es invitado a reunir a los Comisarios según el criterio lingüístico o siguiendo
otro criterio que le parezca favorable. Durante tal congreso, se deben estudiar las
cuestiones que son de mutuo interés, entre éstas, deberían privilegiarse aquéllas que
se relacionan con las condiciones y los modos de la recíproca colaboración. Si se
realiza con la debida preparación, el interés y la participación común pueden resultar
un medio muy eficaz para la renovación, la coordinación, la programación; y por
consiguiente, la realización de los nuevos proyectos que tienen que ver con las actividades de los Comisarios y de la misma Custodia.
Se pueden escoger también entre los mismos Comisarios, promotores y animadores de tales proyectos, con el fin de proporcionar las ayudad necesarias a aquellos
que se encuentran solos, y por tal motivo, no son capaces de organizar o animar sus
actividades. Si se tratan cuestiones administrativas, presente el Ecónomo o el Viceecónomo custodial, se puede aprovechar para abordar los problemas o dificultades
de índole económica, del movimiento de los fondos, de la utilización de los fondos
donados.
Podrían nacer propuestas, discutir o ponerse de acuerdo en las formas y en los
modos en los cuales, la Custodia podría dar su reconocimiento a los benefactores
beneméritos a través del Comisario.
En este sentido, la Custodia ya concede a los Comisarios algunos objetos religiosos de Tierra Santa, que pueden regalarse a los benefactores, por el valor equivalente
al tres por ciento de la suma dada por ellos a la Custodia.
Además, la Custodia ofrece la posibilidad de visitas periódicas en Tierra Santa, sea
a los Comisarios como a los otros frailes que ayudan en la Comisaría. Tales visitas,
podrían aprovecharse como formación personal o como formación en la misión de
la Custodia. Estas visitas podrían ser también una muy buena ocasión para entablar
una comunicación o evaluación entre los Comisarios y las diversas instituciones de
la Custodia: el Custodio, la Secretaría, el Economato, etc.
Finalmente, por los Comisarios difuntos, cada sacerdote de la Custodia celebra
los sufragios según los años de servicio; también ésta es una forma de comunión y
expresión del agradecimiento por el servicio realizado.
48
Cf. Estatutos particulares, art. 4.
297
Conclusión
La figura del Comisario se delinea y se comprende a partir de estos hechos: las
razones históricas y jurídicas de la encomienda del cuidado de los santos lugares
a la Orden de los Frailes Menores, del cual nace el deber de la Orden de ayudar
económicamente a los hermanos que componen la Custodia de Tierra Santa; de la
necesidad de organizar y guiar las peregrinaciones de las diversas naciones en Tierra
Santa; de la necesidad de tener administradores fieles y conscientes de las sumas y
de los bienes móviles e inmóviles dados por los bienhechores a los lugares santos en
particular, para la misión en Tierra Santa en general.
Las Comisarías son entes de la Orden y los Comisarios son sus estimados colaboradores al servicio de la Custodia de Tierra Santa. Gracias a su servicio, la Custodia
de Tierra Santa puede hasta el día hoy, alcanzar a los fieles dispersos en todo el mundo y transmitirles el mensaje de los lugares santos, desde hace siglos conservados,
servidos e ilustrados.
Ciertamente cada visita hecha en Tierra Santa tiene su propio significado, pero los
peregrinos, animados y guiados por los Comisarios de Tierra Santa, pueden tener la
seguridad de una experiencia de particular relevancia espiritual. En este sentido, el
sostener a quien vive y trabaja en Tierra Santa asume una dimensión que no se reduce únicamente a la ayuda material.
Sin lugar a dudas, su condición de dependencia a las respectivas provincias y a
la Custodia de Tierra Santa, puede comportar también algunas dificultades, que en
ocasiones desaniman o disminuyen el entusiasmo en el servicio. A veces sucede que
la provincia con dificultad logra dejar libre al menos un fraile para poderse dedicar
a tiempo completo a las numerosas actividades y responsabilidades de la Comisaría.
Puede suceder también que los mismos Comisarios, olvidando las normas dadas por
la Orden y la Custodia, descuiden las propias responsabilidades de su oficio. Son
muchos los factores que pueden hacer de la figura del Comisario, por cuanto pueda
ser esencial e importante, poco visible e irrelevante en la realidad.
A veces se tiene la impresión de un comportamiento escéptico de las provincias,
hacia las actividades efectuadas por los Comisarios, debido a que dichas actividades
se reglamentan en las Constituciones y en los Estatutos generales. El comportamiento de la Custodia puede ser considerado “pretencioso”al querer imponer sus propios
Estatutos a los Comisarios que dependen también de las respectivas provincias. Los
mismos Comisarios desde hace años, han pensado en la necesidad de un Vadecum
del Comisario. Sin duda, tal documento podría ser una gran ayuda a la actividad
del Comisario, pero cabe mencionar que, sin una intervención de la autoridad del
Ministro General, podría también resultar como un tercer documento en manos del
Comisario, igualmente exento de relevancia.
298
Concluyendo, pienso que se pueda afirmar que la legislación actualmente en vigor,
delinea a grandes rasgos y de forma clara, la figura y el oficio de los Comisarios.
Un Vadecum podría resultar de grande ayuda en el ejercicio del oficio. En tal caso,
la calidad de la misión en Tierra Santa puede aumentar sólo gracias a un común y
renovado empeño por parte de la Orden, de la Custodia y de las Provincias.
Fr. Dobromir J. Jasztal ofm
traducción fr. Marco Gudiño ofm
299
El rol del Comisario de Tierra Santa en el
contexto de la realidad provincial
Una breve introducción, breve y obligada: no era yo la persona que había sido encargada inicialmente para hacer esta conferencia. La conferencia había sido confiada
a Fr. Silvestre CASAMENTI, el cual, por desgracia, ha muerto el 11 de septiembre,
después de una larga y dolorosa enfermedad, a los 64 años de edad, y después de 6
años de servicio directo a la Custodia de Tierra Santa.
Entremos de lleno en el tema sobre el que nos toca reflexionar. Nuestra legislación,
pienso yo, es muy precisa en cuanto a la función del Comisario provincial de Tierra
Santa (CCGG 122-125; SS.GG. 69-73). Al mismo tiempo, sin embargo, precisamente el servicio de comisario de Tierra Santa es uno de esos servicios que, más
que ningún otro, - en el proceso que se ha desarrollado después de la aprobación de
las CC.GG., inmediatamente después del Vaticano II, y que empeña a toda la Orden
en la reflexión sobre su vocación-misión – ha sido más olvidado. Muy escasa es de
hecho la literatura sobre el tema.
Fue significativo el Congreso convocado por el Padre Custodia Fr. Herminio
Roncari, y sumamente importante la carta circular del Padre Custodia Fr. Mauricio
Sacchi “A todos los religiosos que trabajan en las Comisarías de Tierra Santa” del
1979. Esta carta tiene gran valor porque realiza una lectura del papel del comisario
provincial, partiendo del texto de las CC.GG. aprobadas en el Capítulo General extraordinario de 1976 y que, fundamentalmente, contienen la misma formulación de
los artículos que se refieren al argumento que estamos tratando, a pesar de que tienen
una numeración diversa.
En la Orden pues, a pesar de nuestra nueva legislación, permanece, aunque sea
bajo una modalidad bastante diversa, entre entidades y entidades, una visión un tanto
especial de nuestro servicio, visión que coloca la figura del comisario en una perspectiva casi marginal en la vida de la provincia misma y no en el centro de ella.
Todo ello, a mi modo de ver, es la causa de fuertes y peligrosos equívocos que dañan
gravemente la imagen de la Custodia de Tierra Santa y, al mismo tiempo, reducen la
riqueza de propuestas que están en la esencia del comisario en favor de la fraternidad
provincial.
Non se trata ahora de saber de qué parte está la razón: no sería ni oportuno ni inteligente hacer esto. Se trata de captar el problema y de dar, juntos, una solución, para
no gastar energías y no estropear nuestro valor vocacional.
La situación actual es ciertamente fruto de un camino histórico plurisecular, muy
complejo y enrevesado (cada provincia tiene sobre ello una historia propia) que tiene
sus razones importantes, pero que necesita ser reexaminado precisamente en base a
300
esa gran preocupación que desde hace años ha acuciado a nuestra fraternidad universal y de la cual es palabra muy valiosa el Capítulo General Extraordinario celebrado
recientemente en Asís: “Fundar de vuestra vocación partiendo de decisiones sobre
nuestro ser fraternidad en misión”.
El comisario de Tierra Santa debe desarrollar un papel muy concreto en nombre y
por cuenta de la fraternidad provincial que tiene su propio proyecto de evangelización, a cuya construcción él mismo ha colaborado. Esta no es una utopía: pienso que
es el único modo para retomar con fuerza nuestro servicio de comisarios y volver a
dar vigor a nuestra actividad. Cuando un comisario trabaja al margen de la provincia
su misión ha fracasado: el aspecto fundamental de la misión del comisario es animar
la fraternidad provincia, implicar a los hermanos y a su misión en sus iniciativas.
La configuración histórica de la comisaría como se ha construido a lo largo de los
siglos y que, por desgracia, permanece en muchas entidades, a pesar de la legislación
actual de la Orden, no va ya de acuerdo con el modo de pensar de las fraternidades
provinciales, no corresponde a las sensibilidades de nuestros hermanos, en especial
de los de las últimas generaciones.
Os presento algunos elementos de reflexión como contribución a la discusión, para
que pueda ser mejorado nuestro servicio y pueda aumentar la importancia de la Custodia antes nuestras fraternidades provinciales.
•
•
•
Es necesario recuperar el diálogo y la confrontación profunda y honesta
entre el Custodio y los ministros provinciales, sobre todo esto y no
sólo sobre esto. La realidad actual que viven casi todas las entidades de
la Orden, incluida la Custodia de Tierra Santa, exigen la capacidad de
construir encuentros donde surja y se abra camino el acogimiento mutuo,
donde se construyan relaciones fundadas en darse cuenta el uno de las
razones del otro.
La Custodia de Tierra Santa, en lo que se refiere al problema vocacional,
debe ser incorporada en el proyecto de la pastoral vocacional de una
provincia. La pastoral vocacional se enriquecería mucho, y sobre todo
estaría más en concordancia con nuestra espiritualidad, evitando lo que
a menudo sucede que hacemos propuestas pobres y de poco espesor a los
jóvenes con las consecuencias que, no raramente, todos experimentamos.
Hacer partícipes a los hermanos de nuestro trabajo. No es suficiente la
relación al capítulo. Hay mil modos de trabajar en este sentido; son los
modos que nos ofrece la vida cotidiana que, si son interpretados con sentido
común, son la ocasión para transmitir nuestros sueños, lo que hacemos
para realizarlos y expresar también nuestra necesidad de los demás para
lograr ir un poco más allá.
301
•
•
•
La transparencia en la gestión económica. Transparencia según nuestra
forma de vida y según la legislación que ordena nuestra actividad. El
servicio especial que realizamos no implica una interpretación del uso del
dinero o de lo que tenemos a disposición, me refiero a los medios, que no
esté completamente de acuerdo con lo que pide nuestra forma de vida.
Ponerse a la escucha de las voces que llegan de los diversos ámbitos de
evangelización en los que trabaja la Provincia. Tenemos necesidad de abrir
las ventanas de nuestras Comisarías para que entre aire nueva; tenemos
necesidad de rejuvenecer nuestra actividad, de sentir y de captar las
diversas sensibilidades que conviven a nuestro alrededor, y de pedir la luz
del Espíritu para alcanzar respuestas y propuestas eficaces: Tierra Santa
ofrece sobre esto posibilidades únicas y hermosísimas que sólo en una
mínima parte son conocidas y explotadas por nosotros.
Aclararnos continuamente a nosotros mismos, y con una profunda
honradez, las razones de nuestro trabajo, las razones más profundas y
escondidas, sabedores que no pueden ser sólo las razones del sustento
económico a las actividades de Tierra Santa las que se nos piden, sino,
como pude suceder más de una vez, razones de mayor libertad de acción
con respecto al Ministro o al guardián de turno.
Lo que he intentado comunicaros es muy poco, es mi experiencia, la que me ha
tocado vivir en los años que acaban de pasar. Me doy cuenta que lo que pasa en
nuestra vida es vivido por cada uno de nosotros partiendo de la propia sensibilidad
y que, a su formación, contribuye, de un modo relevante, la experiencia acumulada
durante el camino de la formación inicial. Y en este sentido ha tenido gran influencia
en mi vida el tiempo que he vivido en los años del post-noviciado. Estoy además
convencido que las dificultades que encontramos en la realización de nuestro trabajo
en relación con nuestros hermanos o con el Ministro Provincial no dependen de ellos
sino que nacen de una nuestra incapacidad de transmitir, de comunicar y de interpretar nuestro servicio.
Vuelvo de nuevo al problema presentado al principio: la legislación de la Orden
que se refiere a los comisario provinciales de Tierra Santa ha cambiado desde hace
decenios, eliminando una serie de privilegios, fruto de un camino histórico; no ha
cambiado, sin embargo, en muchas entidades, el modo de interpretar este servicio:
esto, creo yo, es lo que debemos nosotros verificar seria y honestamente.
El Comisario de Tierra Santa ante una entidad tiene una importancia esencial: pone
de manifiesto el amor por la humanidad de Cristo y revela con su obrar uno de los
fundamentos claves de Francisco de Así y por tanto de nuestra espiritualidad, de
nuestro modo de entender el Evangelio.
302
Este es, considero yo, el fundamento de nuestra vida y de nuestra actividad en el
Provincia, fundamento sobre el cual construir nuestro trabajo… “aquí nació Jesús”,
“aquí ha bendecido el pan y el vino”, “aquí Jesús ha sido depuesto después de su
muerte y este lugar ha sido abandonado por El el que vive una vida nueva”.
Es por esta razón que queremos ayudar y estar al lado de nuestros hermanos que
viven en estos lugares y que en estos lugares ofrecen su vida y su historia humilde
y escondida, para que estos lugares continúen siendo Palabra redentora para cada
hombre que los encuentra.
Es también nuestro deber dejarnos interrogar por el documento final de nuestro
último reciente Capítulo General, también nosotros tenemos necesidad de repensar
nuestra vida de fe y, consiguientemente, lo que hemos vivido. Pienso que este trabajo
sobre nosotros mismos sea imprescindible para una interpretación correcta de nuestro servicio que, creo yo, debe ser ante todo debe ser dirigido a nuestra fraternidad
provincial, que es expresión de una comunidad muy concreta y con sus peculiaridades.
Fr. Giuseppe Ferrari ofm
Comisario de Tierra Santa de Boloña, Italia.
303
Las relaciones del comisario
con los Obispos y la Iglesia universal
Introducción
Mi discurso empieza y se estructura a través de dos afirmaciones y una invitación
a la cautela: estas premisas constituyen el trampolín de lanzamiento.
•
•
•
304
Primera afirmación. Las palabras del Custodio en la entrevista concedida
el 26 de mayo de 2006 a Giampiero Sandionigi. A la pregunta “Los
Comisarios de Tierra Santa se encuentran en muchos países del mundo.
¿Qué significa, según Usted, que hay que limar algunas asperezas?”, el
Custodio le contestó: “Los Comisarios están ligados a un modelo clásico,
tradicional de hacer propaganda acerca de Tierra Santa. En noviembre
tendrá lugar su primer congreso internacional. Por primera vez se
encontrarán todos juntos. Hasta ahora, han tenido lugar reuniones por
grupos lingüísticos. Creo que a un Comisario italiano le puede interesar
saber lo que están haciendo los estadounidenses. Podemos hablar sobre
la forma de actuar del Comisario japonés o sobre cómo los hermanos de
Hong Kong hablan de Tierra Santa en China. Además, nosotros debemos
de evaluar las circunstancias, contarnos y ver quiénes somos y dónde
estamos; comparar nuestra evaluación de la situación, o sea cómo la
vemos desde la Custodia, con la evaluación de los Comisarios. Hasta la
fecha, se ha advertido un déficit a nivel de la comunicación. Si queremos
que los Comisarios nos representen en todo el mundo, tienen que estar
en estrecha relación con nosotros. Además, estamos tratando de encontrar
nuevas estrategias de comunicación porque el mundo está cambiando y
el papel del Comisario no se limita sólo a la colecta de recursos sino que
conlleva divulgar la información sobre Tierra Santa. Si la gente no está
informada sobre lo que está ocurriendo en Tierra Santa, no puede ofrecer
una ayuda concreta”.
Segunda afirmación. Las palabras de hermano Custodio cuando le pedí un
consejo sobre cómo formular mi discurso. El Custodio me contestó: “Diga
la verdad”. Por lo tanto, empezando a exponer con conocimiento de causa
los temas, a la manera de San Jerónimo que escribiera una vez: “Sciens et
prudens, manum misi in ignem”, pongo mi mano en el fuego.
Una invitación a la prudencia: cuando se me comunicó el tema de mi
discurso, desde Jerusalén me indicaron dos títulos. El primero era restrictivo:
“Las relaciones entre Comisarios y Obispos dentro de la Diócesis”; el
segundo era de mayor amplitud: “Las Relaciones del Comisario con los
Obispos y la Iglesia universal”. Este último expresa mejor aquello sobre
lo cual quiero llamar vuestra atención y por lo tanto decidí que éste iba
a ser el título y el tema de mi discurso. Pero hay que tener en cuenta que
mis afirmaciones derivan de la experiencia de un solo hombre que se
desenvuelve en un lugar específico y que, por consiguiente, se exponen sin
ninguna intención de imponer que Ustedes podrían o deberían de hacer lo
mismo que yo hago en Washington. Antes bien, ofrezco mis reflexiones en
y con la esperanza que “hay algunas verdades que merecen ser expuestas;
o, por lo menos, las briznas, para recoger las chispas del fuego de otro
hombre” [Ronald A. Knox, Enthusiasm, 1950, pag. vi].
1. Consejo
Recuerdo muy bien - a poco de mi nombramiento en 2004 como Comisario de Tierra Santa en Washington - las primeras palabras/consejos que me brindaron acerca
de las relaciones con los Obispos en cuestiones de finanzas. En sustancia, muchos
hermanos, y por cierto que entre ellos no estaba el Custodio, mi dijeron tres cosas:
tener cuidado en las relaciones con los Obispos, no decirles todo, porque la Colecta
del Viernes Santo pertenecía a la Custodia.
Y me acuerdo de mi reacción inicial pero constante mientras sopesaba este consejo. Esto es, más o menos, lo que pasaba por mi mente:
¿El consejo era quizás la consecuencia de lo que el Cardenal Von Balthasar llamaba “el complejo anti-Romano”? [Hans Urs von Balthasar, Der Antiromische
Affekt, 1987]
¿El consejo se basaba en su idea de las peculiaridades de la Colecta del Viernes
Santo? Y aún más, tenemos ante nosotros las cristalinas palabras de Pablo VI: “No
sin un plan de la Providencia, los acontecimientos históricos del siglo XIII condujeron a Tierra Santa la Orden de los Frailes Menores. Los hijos de San Francisco
se quedaron, desde entonces, en la tierra de Jesús - ininterrumpidamente por largos
años - para servir a la Iglesia local y para custodiar los Lugares Santos cristianos;
su fidelidad al deseo del Fundador y al mandato de la Santa Sede a menudo fueron
sellados con gestos de extraordinaria virtud y generosidad. Los Frailes Menores se
dirigían directamente a los grandes y a los humildes para recoger limosnas, y los
religiosos que cumplían este encargo llevaban el título oficial de “Procuradores” o
“Comisarios” de Tierra Santa. Sin embargo, con el transcurrir del tiempo y al aumentar las necesidades, su labor se reveló insuficiente. Por eso, los Sumos Pontífices intervinieron en más de una ocasión, con preocupación paternal, ordenando la collecta
pro locis Sanctis, indicando los fines, los tiempos, y el modo a fin de que las ofrendas
llegaran a destino por medio de los Ordinarios... A los fieles se les debe advertir que
305
dicha colecta se destinará al sustentamiento no sólo de los Lugares Santos sino, antes
que nada, de las actividades pastorales, asistenciales, educativas y sociales que la
Iglesia apoya en Tierra Santa a favor de sus hermanos cristianos y de las poblaciones
locales” [Pablo VI, Nobis in Animo, Exhortación Apostólica a los Obispos, al Clero
y a los fieles de todo el mundo sobre las dilatadas necesidades de la Iglesia en Tierra
Santa, 1974].
¿El consejo se basaba en su concepción de exención religiosa? [Priamo Etzi ofm,
“L’attuale fisionomia canonica degli istituti di vita consacrata” en Antonianum
LXXI, 2006, págg. 257-283. Véase también: Benedicto XVI, Motu proprio de 9
de noviembre de 2005. Véase incluso: “Le Basiliche di Assisi” en Il Regno 3/2006,
págg. 85-87]
¿El consejo se basaba en su idea de la Regla? “Prometer obediencia y reverencia al
… Papa y a la Iglesia Romana significa para Francisco, hombre de acción y concreto,
poner al servicio de la Iglesia él mismo y su institución, sentir con la Iglesia, querer
con la Iglesia, trabajar con la Iglesia y para la Iglesia... La obediencia y la reverencia
que San Francisco juró al Papa y a la Iglesia y que él siempre mantuvo con lealtad,
quedaron como la herencia más cara, junto al amor fraterno y a la pobreza, a su familia” [Giorgio Racca, La Regola dei Frati Minori, 1986, págg. 42-43].
¿El consejo se basaba en su eclesiología? [Henri de Lubac, S.J., Les Églises Particulières dans l’Église Universelle, 1971]
¿El consejo se debía al miedo? Se debía a la afirmación tan oída como repetida según la cual “éste no es el momento”? [Card. Michele Pellegrino, “Questa Chiesa tra
paura e profezia” en Adista, 17 de junio de 2006, págg. 6-9 y en este caso concreto:
“Se dice: ¡Los tiempos no están maduros! Para mí ésta es una máxima en extremo
equívoca. Son los hombres los que hacen madurar los tiempos”, pág. 7]
¿Y, en especial, el consejo se basaba en su lectura e interpretación de la relación
- ¡a menudo tensa! - de la Custodia con la jerarquía y incluso con la Santa Sede misma? [Giuseppe Buffon ofm, Les franciscains en Terre Sainte 1869-1889: Religion
et Politique. Une Recherche Institutionnelle, 2005; Andrea Giovannelli, La Santa
Sede e la Palestina - La Custodia di Terra Santa tra la fine dell’Impero Ottomano
e la Guerra dei Sei Giorni, 2000; Paolo Pieraccini, Cattolici di Terra Santa 13332000, 2003]
Todo eso, al menos para mí, constituye una parte de los aspectos que estaban presentes - o ausentes - cuando se me dio el consejo de tener cuidado en las relaciones
con los Obispos, de no decirles todo, porque la Colecta del Viernes Santo pertenecía
a la Custodia.
306
2. El estado actual
Pero recuerdo incluso que, al ser asignado a Washington, llevé conmigo los consejos de muchos Obispos estadounidenses, el trasfondo de los escándalos de acoso
sexual y la firme convicción de que el escándalo y la crisis consiguiente que habrían
de perfilarse en el horizonte de la Iglesia de EE. UU., serían atribuidos al aseguramiento del proceso de rendición de cuentas.
Aunque la Custodia presente un informe anual a la Santa Sede [Congregatio pro
Ecclesiis Orientalibus], 54 años han transcurrido ya desde que los Obispos de EE.
UU. recibieron un informe financiero sobre la Colecta del Viernes Santo por parte de
la Comisaría en Washington.
Ahora bien, ya que durante mi docencia de 30 años en la Universidad de Pittsburgh, me he dedicado también al ministerio de la predicación - en concreto la Parish Lenten Mission y los Clergy Retreats (retiros para el clero, n.d.T.) - y ya que
durante mi estancia en Roma trabajé con el Cardenal Wright en la Congregación
para el Clero, tuve la oportunidad de conocer a no pocos Obispos estadounidenses.
Y mucho de ellos no sólo se quejaron de la ausencia de un informe sobre el aseguramiento del proceso de rendición de cuentas por parte de Washington, sino que
también afirmaron que, por la falta de un aseguramiento del proceso de rendición de
cuentas, estaban acostumbrados a enviar directamente la Colecta del Viernes Santo
a la Santa Sede o al Nuncio.
Después, los escándalos de abuso sexual - que muchos en Europa y en otras partes percibieron y aún perciben como un problema exagerado de EE.UU. - tuvo drásticas
consecuencias morales y financieras, tanto en cada una de las diócesis como en las
Órdenes religiosas, incluso la nuestra [Francis J. Maniscalco, “Dopo la crisi, dentro
la crisi: il caso americano” en Il Regno, 12/2006, págg. 421-426; véase también Emilio Carnevali, “Preti pedofili in Italia: la gerarchia minimizza ma il problema esiste.
I dati degli ultimi anni” en Adista, 13 de mayo de 2006, págg. 11-14]
En 2004, mi Provincial - el hermano Robert Campagna - dijo a los Capitulares:
“A nuestra Provincia no se le ha ahorrado ni la crisis ni el escándalo. Y éste es el
momento y el lugar para poner todas las cartas sobre la mesa. No existe el mínimo
debate dentro de la Iglesia, de la Orden y de la Provincia sobre la envergadura del
escándalo actual... La crisis y los escándalos actuales, ¿son sólo el resultado de un
relajamiento en la disciplina? ¿O bien es la señal de una profunda crisis en el alma
de la Iglesia, de la Orden?
“El problema de la mala conducta sexual no es un motivo de preocupación nuevo.
Pero el escándalo que se ha suscitado acerca del problema ha llegado a proporciones
epidémicas (ya sea a nivel nacional como internacional) en los últimos años. Nos
ha atormentado. En más de una forma, estamos sufriendo a causa de la inacción del
pasado. Cardenales, Obispos y Provinciales estaban muy mal informados de la natu307
raleza de la enfermedad que induce a los hombres a cometer abusos sexuales sobre
menores. Lamentablemente, algunos de nuestros guías non han entendido el riesgo
que estos individuos constituían y permitieron que éstos continuaran su ministerio.
Ésta no es la postura actual, pero no podemos remediar los errores del pasado”.
“Algunos de nosotros consideran la crisis en su complejo de manera empírica y
achacan la culpa a individuos, a algunos hermanos y a hermanos-sacerdotes licenciosos, a Obispos y Provinciales cobardes o indulgentes en manera excesiva, a siquiatras optimistas, a tribunales sin corazón, y a burócratas de la curia y abogados
ávidos”.
“Otros, en cambio, ven el escándalo como el síntoma de una enfermedad muy
enraizada dentro de la Iglesia misma. El agudo hermano Richard J. Neuhaus plantea
la cuestión en estos términos: “La portada del informe de 150 páginas del National
Review Board [un comité nacional cuya naturaleza se especifica abajo, n. D. T. ]”se
titula “Un informe acerca de la crisis en la Iglesia Católica en EE.UU.”(A Report
on the Crisis in the Catholic Church in the United States), no “la crisis de los abusos
sexuales” en la Iglesia Católica. Mucho antes de que se manifestara una crisis de los
abusos sexuales, ocurrió una crisis espiritual, una crisis moral, una crisis doctrinal y
una crisis debida al mal gobierno en la Iglesia Católica de EE.UU.”.
“El primer viernes de Cuaresma se publicaron dos informes autorizados acerca de
la crisis y el escándalo. El primero es una investigación estadística de amplia envergadura encargada por la Conferencia Episcopal y desarrollada por el College of Criminal Justice de la Joh Jay University de Nueva York. Su escueto título era The Nature and Scope of the Problem of the Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and
Deacons in the United States (“La naturaleza y las proporciones del problema del
abuso sexual de menores por parte de sacerdotes y diáconos católicos en EE.UU.”).
El segundo, A report on the Crisis in the Catholic Church (“Un informe acerca de la
crisis dentro de la Iglesia Católica”), es el resultado de la labor del National Review
Board for the Protection of Children and Young People (Comité nacional para la
protección de niños y jóvenes, n.d.T.), un órgano independiente constituido por los
Obispos durante su reunión en Dallas.
He aquí algunos datos recogidos en los informes:
• Son 10˙667 los menores que acusan de abuso sexual a
• 4˙392 de los casi 110˙000 sacerdotes que servían en las diócesis y en las
órdenes religiosas en el período 1950-2002 (este número incluye 41
diáconos permanentes)
• El 4,3% de los sacerdotes diocesanos han sido acusados de abuso sexual
• El 2,5% de los sacerdotes pertenecientes a órdenes religiosas ha sido acusado
de abuso sexual
308
• El 81% de las víctimas eran varones
• el 78% de las víctimas tenía una edad entre los 11 y los 17 años
• El 9% de las denuncias de abuso sexual se refiere a casos que se remontan a
los años Cincuenta
• El 84% de las denuncias de abuso sexual se refiere a casos que datan de los
años Sesenta, Setenta y Ochenta
• El 6% de los abusos ocurrieron en el período 1990-2000
“¿Y las indemnizaciones? Enormes. Por lo menos 572 billones de dólares. Y desde
la redacción de los informes, se han sumado más cosas todavía”.
“Me gustaría decirles a Ustedes” - añadió el Provincial - “que todo esto nos lo
hemos dejado atrás, que se acabó, para siempre. Pero, lamentablemente, hay pruebas
claras de que el próximo escándalo y la próxima crisis surgirán en el área financiera...” [Robert Campagna ofm, “Report to the Chapter Members of the Province of
the Immaculate Conception of the BVM in the USA”, Acta of the 2004 Provincial
Chapter, págg. 16-19]
3. Ya y todavía no
La nefasta consecuencia del escándalo de los abusos sexuales ha sido y es aún la
pérdida de confianza en la jerarquía, ya sea del clero como de las órdenes religiosas.
Los laicos se han preguntado: “Si han manejado mal la crisis de los abusos sexuales,
¿cómo están manejando y dan cuenta de sus finanzas? Los parroquianos han empezado a hacer preguntas y pedir el aseguramiento del proceso de rendición de cuentas.
Casi todas las donaciones a nivel de parroquia, diócesis y nación - con excepción
de la Colecta del Viernes Santo destinada a Tierra Santa - han diminuido. El mismo
gobierno de EE.UU. se ha vuelto más atento en lo que concierne la exención de impuestos de la Iglesia. Por lo tanto, al escándalo de los abusos sexuales ha seguido un
fuerte pedido de transparencia en la información financiera y organizativa.
Sabios prelados, como el Cardenal capuchino Sean O’Malley, Arzobispo de Boston - la diócesis más afectada por el escándalo de los abusos sexuales y cuyo Arzobispo el Cardenal Law fue obligado a dimitir- percibe claramente que una información financiera y organizativa transparente es “un paso importante en el proceso de
curación de la Iglesia... infundir de nuevo confianza en los fieles, una confianza que
la crisis de los abusos sexuales ha estremecido fuertemente...” [Cardenal O’Malley,
“The Financial State of the Boston Archdiocese” en Origins, 11 de mayo de 2006,
págg. 775-778]
309
4. Las decisiones
Abogados y expertos en contabilidad
Así, a poco de mi llegada a Washington en 2004, tomé una serie de decisiones,
siempre consultando con el Discretorio local y obteniendo la aprobación de hermano
Custodio y de su Discretorio, y puse en vigor las siguientes medidas:
•
•
•
310
el empleo de servicios de profesionales: abogados y expertos de
contabilidad. ¿La razón? Ningún hermano en Washington tenía la
habilidad y los conocimientos que hoy en día se requieren para manejar
correctamente, con profesionalidad y transparencia, los dineros anuales de
la Colecta del Viernes Santo.
el despacho de abogados nos recordó que, después de los abusos sexuales
y del 11 de septiembre, era de esperarse que el gobierno de EE.UU. nos
tuviera bajo estrecha y atenta vigilancia - en concreto en lo que atañe a las
sumas de dinero que se recogen en los EE. UU. y que se envían al Medio
Oriente. ¿A quién se entregaba este dinero? Y, ¿por qué motivo? Y nos
avisó que todo debía ser cuidadosamente documentado, que se tenía que
archivar las copias de las facturas en Washington, que los que presidían
la Colecta del Viernes Santo, o sea el Custodio y yo como Comisario en
Washington, no sólo teníamos que respetar todas las leyes de los EE.UU.
sino que, además, en caso de no hacerlo, a la Comisaría se la podría
incapacitar en el manejo de los recursos para Tierra Santa. Me recordó
también que - en vista de eventuales juicios por abusos sexuales -era de
vital importancia que existiera una clara separación legal entre el dinero
en Washington que pertenecía a la Custodia y el dinero que la Custodia
manejaba en nombre de la Santa Sede. Y, en suma, me explicó los requisitos
legales de un Board of Trustees (un consejo de administración patrimonial,
n. d. T.), constituido en su mayor parte por miembros que no pertenecen
a la Custodia y en especial representantes de la jerarquía estadounidense
- que vigilen, garanticen y aprueben desde un punto de vista legal nuestro
manejo de la Colecta del Viernes Santo.
todo esto nos llevó a solicitar los servicios de los expertos en contabilidad
que encontré en el bufete de Griesmeyer and Associates - un bufete cuyos
servicios emplean mi Provincia, los Jesuitas de EE.UU., y no pocas
diócesis. Es un bufete che trabaja de manera exclusiva con organizaciones
religiosas. Griesmeyer and Associates no sólo han revisado todos los
acuerdos bancarios y todas las cuentas corrientes sino que también han
aportado la tecnología a través de la cual el Custodio y el Economato
pueden, en cualquier momento, incorporar las informaciones financieras
•
•
más al día.
con la ayuda de los abogados y de los expertos en contabilidad estamos
preparando - por primera vez en 54 años - un informe financiero de la
Colecta del Viernes Santo. Con una carta de presentación del Custodio y
no del Comisario y con las debidas explicaciones del Board of Trustees y
de los expertos contables, cualquier Obispo y pastor en EE.UU. (y, como
lo preve la ley, cualquier otra persona interesada) podrán recibir una copia
de nuestro informe financiero.
por último, a poco de mi llegada en 2004, tomé parte y empecé a desempeñar
un papel activo en las reuniones del USCCB, National Collections
Commitee of the United States Catholic Bishops Conference (el comité
nacional de la Conferencia Episcopal de EE.UU. para las colectas, n. d. T.)
de la cual soy miembro como representante de Tierra Santa.
Conclusiones
Éstas son mis reflexiones y mi aporte acerca de las relaciones del Comisario con
los Obispos y la Iglesia universal. Como ya he dicho, éstas se han ofrecido simplemente en la y con la esperanza que “hay alguna verdad que merece ser expuesta; o,
por lo menos, las briznas, para recoger las chispas del fuego de otro hombre” [Ronald A. Knox, Enthusiasm, 1950, pag. vi].
Las mismas se han ofrecido, como afirmó Giorgio Racca, simplemente con la convicción de que “Prometer obediencia y reverencia al … Papa y a la Iglesia Romana
significa para Francisco, hombre de acción y concreto, poner al servicio de la Iglesia
él mismo y su institución, sentir con la Iglesia, querer con la Iglesia, trabajar con la
Iglesia y para la Iglesia... La obediencia y la reverencia que San Francisco juró al
Papa y a la Iglesia y que él siempre mantuvo con lealtad, quedaron como la herencia
más cara, junto al amor fraterno y a la pobreza, a su familia” [Giorgio Racca, La
Regola dei Frati Minori, 1986, págg. 42-43].
Éstas se han ofrecido, simple y honestamente, con la firme convicción que la mejor
descripción del papel del Comisario franciscano se la encuentra en Orígenes. En mi
opinión, y es lo que intenté ilustrar en esta ponencia, el Comisario es “un hombre de
Iglesia, que vive en la fe de Cristo y que se sitúa en medio de la Iglesia” [Gios., h.
9,8 pág. 353. Lev., h, 1,1 pág. 281. Is. h. 7,3 pág. 283].
hermano Romano Almagno ofm
Comisario de Washington
traducción Alberto Milan
311
Tierra santa:
las raices de la fe y de la iglesia
El peregrinaje en Tierra Santa debería constituir un retorno a las raíces de la fe
cristiana y de la Iglesia de Cristo. El mundo poscristiano en el cual vivimos debe
ante todo permitir una experiencia religiosa; debe, además, satisfacer la necesidad
cultural y científica del hombre posmoderno.
¿Existe una Tierra Santa?
Muchos peregrinos me citan el Evangelio de San Juan, cap. 4: “Los verdaderos
adoradores adorarán a Dios no en Jerusalén ni en el Garizín, si no en Espíritu y verdad, porque Dios es Espíritu”. ¿Existe pues, en realidad, una Tierra Santa?
Recuerdo que la expresión Tierra Santa viene de la Biblia: se encuentra por primera vez Ex 3, 5 para traducir la experiencia espiritual de Moisés en el Sinaí. Desde la
zarza ardiente Dios dijo a Moisés: “Quítate las sandalias de tus pies porque la tierra
sobre la cual estás es una Tierra Santa” (adamat qodesh).
La misma experiencia es vivida por Josué antes de la conquista de la tierra prometida. Josué tiene una visión del jefe del ejército de Yhwh, cerca de Jericó que le
dice: “Quítate las sandalias de tus pies porque el lugar (maqom) sobre el que estás
es santo” (Js 5,15).
Cuando Dios se revela el lugar en el que se manifiesta es santo.
En Zc 2,16 la tierra santa está unida a la elección de Jerusalén por parte de Dios:
“el Señor tomará Judá como patrimonio sobre la tierra santa (adamat haqodesh),
elegirá Jerusalén una vez mas aún. Haga silencio cada criatura ante el Señor porque
se despierta y sale de su santa morada”.
El libro de la Sabiduría 12,3 habla de los pecados de los cananeos, “antiguos habitantes de la tierra santa” (ge). La misma expresión -tierra santa- se encuentra repetida en 2 Mac 1,7.
De nuevo Jerusalén es llamada ciudad santa (y’r qadosh) en Is 48,2; 52,1 y Ne
11,1.18. La presencia de Dios en la ciudad la dota de un carácter especial.
La Biblia conoce también la expresión lugar santo (maqom Qadosh) en Lv 10,17;
14,13; Sal 23,3 y Esd 9,8.
La expresión tierra santa (adamat qodesh) que viene aplicada al Sinai (desiertotierra de nadie), lugar de la revelación de Dios a Moisés significa que cualquier tierra
puede llega a ser lugar de encuentro con Dios.
Israel es llamado tierra santa porque Dios se manifiesta y esta presente en el Arca
del Templo. Se podría decir que más que tierra santa, es la tierra del Santo de Israel,
sin la presencia del Santo esta tierra sería similar a las demás tierras.
312
La fe cristiana está unida a una Persona: los términos Emunah y pistis (fe) quieren
expresar la confianza que el hombre pone en Dios. La fe es una relación dinámica
(pisteuein eis) osea (ponerse las manos de) que transforma la persona del creyente.
La visita a la tierra santa debe permitir a todo peregrino la experiencia de Dios que
se manifiesta en medio del fuego inmaterial.
Esta experiencia exige al peregrino el quitarse las sandalias hechas con pieles
de animales muertos, porque en presencia del Dios vivo no hay lugar para ninguna
huella animal. Es necesario acallar los instintos, orientarlos hacia Dios, para poder
descubrir el Dios vivo que habla en el desierto, en la tierra de nadie. Es el desierto del
Sinaí que -antes de ninguna otra tierra- es llamado tierra santa. El peregrino está llamado a hacer experiencia del desierto. Ofrecer la posibilidad de hacer la experiencia
es fundamental para quien es responsable de los santos lugares. Dios se manifiesta en
medio al fuego. Permanece misterioso. Tanto en el Sinaí como en el Cenáculo.
1. Las raíces de la fe cristiana están en el judaísmo
Debemos hablar de raíces. Si las raíces de un árbol están sanas todo el árbol está
sano. Cuanto más profundas son las raíces, mas alto puede crecer el árbol. Pero es
necesario recordar que las raíces y los frutos de un árbol, aunque sean indivisos, son
dos cosas diferentes. Las raíces de la fe cristiana se encuentran en la Biblia y en el
judaísmo.
Por este motivo debemos ver como el hebreo hacía la experiencia de Dios en la
tierra santa, especialmente en el Templo donde Dios estaba presente. El peregrinaje,
antes de ser una experiencia cristiana ha sido una experiencia judía, tres veces al año
todos los varones tenían que subir a Jerusalén no solo para ver a Dios, si no para ser
vistos por el Señor también.
Los hebreos, excepto aquellos de Judea cumplían el peregrinaje a Jerusalén, no tres
veces, quizá una o dos al año. Aquellos pertenecientes a la Diáspora venían generalmente sólo por Pentecostés.
Aunque si la Biblia obligaba sólo a los varones, de hecho venía la familia entera.
Bajo el influjo del mundo helenístico y después del mundo romano, el judaísmo tuvo
que abrirse y dar su puesto a la mujer hebrea.
El peregrino debía caminar (el peregrinaje se llamaba en hebreo regalim: de regel,
pie) cinco días si venía desde la Galilea, un día si venía de la Judea. Los peregrinos de Galilea se agrupaban en las plazas de las aldeas, para después partir juntos.
Caminaban a lo largo del Jordán, para tener la posibilidad de lavarse y para evitar a
los samaritanos, en Jericó se reencontraban todas las caravanas y juntas realizaban
la subida a Jerusalén cantando “Salmos graduales” o “Salmos de las subidas”. El
peregrinaje era llamado aliyah-subida, una ascensión geográfica acompañada de una
ascensión espiritual.
313
Llegados a Jerusalén, antes de poder subir al Templo era obligatorio el baño ritual.
“¿Quien podrá subir al monte del Señor? Quien tiene manos inocentes y corazón
puros” (Sal. 24,3-4). Todo alrededor del Templo se encontraba habilitado con lugares
especiales que han sido encontrados por los arqueólogos. La experiencia de purificación hace parte del peregrinaje, ya San Juan Bautista, el Precursor del Mesías,
“lavaba” a los peregrinos en el río Jordán, el profeta Ezequiel había anunciado que
la nueva alianza comenzaría con la purificación.
Tras la purificación, el peregrino compraba un animal para poder ofrecer en sacrificio. Existían diferentes tipos de sacrificios: sacrificios para las parturientas, sacrificios para el pecado, sacrificios de comunión. Cada uno debía pagar el impuesto al
templo y ofrecer el diezmo de su cosecha.
Más aún, el peregrino era conducido hacia una educación al silencio. En el Templo de Jerusalén existía el mercado, situado en el pórtico de Salomón, y los tratos
se realizaban en los diversos atrios. Pero cuanto más se acercaba uno al atrio de los
hombres y al altar, más era llamado a hacer “experiencia del silencio”. El silencio era
total en el Santo y en el Santo de los Santos.
La experiencia del Templo de Jerusalén era también experiencia de la noche. El
único templo en el mundo completamente privado de estatuas era el de Jerusalén.
A pesar de esto, el peregrino deseaba ver el rostro de Dios. En el Santo de los Santos todo era oscuro. Dios permanece como el Ignoto, El Otro. Quien quería hacer
experiencia de Dios debía dirigirse al hermano. Los sacerdotes durante los peregrinajes retiraban los pesados cortinajes ante el Santo del Templo para permitir a los
peregrinos contemplar la decoración de sus muros donde estaban representados los
querubines mirándose cara a cara e cubriéndose con las alas. Los sacerdotes decían:
observad estos querubines. Es así que Dios os ama.
La Catequesis que se daba al peregrino recordaba que todo hombre es un templo.
San Pablo habla del templo del cuerpo en 1 Cor 6,19. En la cabeza, que tiene 7
aperturas, porta la Menorah. Debe llevar la luz de Dios a los otros. Debe aprender a
sonreír, el peregrino es aquél que ha redescubierto la alegría.
La catequesis de la Pascua recordaba las cuatro noches de la salvación: la noche de
la creación del mundo, la noche del sacrificio de Isaac, la noche de la salida de Egipto y la noche de la venida del Mesías. Esta teología de la noche es de hecho teología
de la esperanza. Dios interviene en el último momento, cuando los hombres piensan
que no haya ninguna esperanza.
La catequesis de la fiesta de Pentecostés recordaba que la Ley fue dada al pueblo
en el desierto y no en la tierra de Israel. Esto significa que, dada en el desierto-tierra
de nadie, la Ley no puede ser privatizada por nadie. Ninguno tiene el derecho de
decir que la Ley es suya y que su interpretación es la única. Dios permanece dueño
314
de su palabra que ha confiado a los hombres en setenta lenguas, o sea la ha confiado
a todos los pueblos.
La catequesis de las fiestas de las cabañas (Sukkot) era la más rica: cada persona
debía vivir en una cabaña durante una semana, y hacer memoria que el pueblo salido
de Egipto no tenía una demora estable y fija. El peregrino debía tener una rama de
palmera, otra de limón (etrog), otra de sauce y un ramillete de mirto. Estos objetos
simbólicos, algunos perfumados otros sin perfume, recordaban la comunión de los
santos. Hay quien estudia y hace buenas obras y hay quien no estudia y no hace buenas obras. Pero Dios considera a su pueblo en el conjunto. El perfume de los unos
pasa a los otros. Más aún, cada cual lleva consigo, su palma y su etrog. La palma
corresponde a la espina dorsal, y el etrog perfumado es el corazón. El peregrino es
invitado a hacer un examen de conciencia: sus pensamientos y su corazón deben de
ser buenos si quiere ascender a la montaña del Señor.
“Ser vistos por el Señor” las expresión acuñada en el peregrinaje, significa también
ser juzgados por Dios (Rosh Ha-Shana 11ª) Dios decide cuanto grano dará a Israel
para la Pascua, cuanta fruta para Pentecostés y cuanta lluvia para Sukkot. Todo depende de la conducta moral de los peregrinos. Ver a Dios significa ser vistos por El.
Los sacerdotes del Templo estaban divididos en 24 clases y cada clase hacía dos
semanas de servicio. Los sacerdotes en servicio vivían por una semana en el Templo, en la sala del lucernario. Por la mañana, antes de la salida del sol, recitaban las
oraciones, después echaban a suertes la subdivisión del trabajo. La ceremonia más
importante de cada mañana era el ofrecimiento del cordero: el sacrificio era llamado
Tamiz (perpetuo). El cordero macho, de un año, sin defectos, representaba una pequeña Pascua cotidiana, la teología cotidiana afirmaba que si se asistía al sacrificio
del cordero se era recreado, regenerado, asemejándose a un niño de un año. Sus
pecados eran cancelados. La teología de este renacimiento será retomada por los
cristianos, en la primera epístola de san Pedro en particular, definiendo el bautismo,
celebrado en Pascua.
Después de haber ofrecido el sacrificio Tamid el sacerdote estaba a disposición de
los fieles ya sea para ofrecer sacrificios, que para explicar la ley; explicaciones que se
hacían bajo el pórtico de Salomón. El sacerdote hebreo era ante todo el experto por
excelencia en la Palabra de Dios, la cual debía ser capaz de explicar.
Los sumos sacerdotes eran elegidos entre las familias más ricas, los romanos vendían la función a quien pagaba más, durante un año. Ellos tenían bajo llave las vestimentas del sumo sacerdote en la fortaleza Antonia, si hacían política los amenazaban
con no darles las vestimentas para la fiesta del Kippur. Un testo del Talmud recuerda
que- bajo el sacerdote Simón el Justo- las celebraciones fueron siempre celebradas
según las norma. Pero cuarenta años antes de la destrucción del Templo, nunca el
hilo rojo atado a la puerta del Templo para Kippur cambiaba de color, nunca la suerte
315
“ de Dios” se encontraba en la mano derecha y la Menorah se apagaba en el Santo.
Si algunos sumos sacerdotes eran corruptos otros sacerdotes no pensaban si no que a
hacer comercio con las pieles de los animales que eran sacrificados.
Tenemos muchos textos que recuerdan que las familias de los sumos sacerdotes
eran corruptas: buscaban únicamente enriquecerse y no se preocupaban mucho de la
formación religiosa del pueblo. De hecho algunos laicos acompañaban a los sacerdotes durante las semanas de servicio, ayunando casi toda la semana y meditando Gen
1: eran llamados los ma’amadot.
Pronto en el mundo hebreo nacerá una nueva institución, la Sinagoga, conocida al
inicio como casa de estudio y reunión donde la presencia del sacerdote no era necesaria, los laicos escandalizados por la poca devoción de los sacerdotes del Templo se
organizaron en modo tal de reunirse sea en el Templo sea en las sinagogas a la hora
de los sacrificios. También las sinagogas se llamaron ma’amadot: aquí los laicos se
unían a las ofrendas de los sacrificios con oraciones, ayunos y meditaciones sobre
los textos de la Creación.
El Templo era llamado “Líbano”, porque era el lugar donde los pecados eran perdonados por Dios, el monte Moriah recordaba, entre otras cosas el sacrificio de Isaac
con la rica teología de la aquedah que se encuentra en la versión sinagogal de Gen
22. Era considerado el lugar de la creación de Adán y de su sepultura, recordaba la
escala de Jacob, el éxodo de Egipto porque en el Santo de los Santos estaba el Arca
de la Alianza, el agua del pozo de Myriam y el maná, junto al bastón de Aarón.
Visitar el Templo significaba meditar acerca de toda la historia de la salvación: la
creación de Adán, el sacrificio de Isaac, el éxodo, era también una anticipación del
Templo celeste.
El Sumo Sacerdote cuando se presentaba ante Dios llevaba sobre el corazón el
pectoral con doce piedras para recordar los doce hijos de Israel, su manto estaba
orlado con 70 campanillas que recordaban los 70 pueblos del mundo, el sacerdocio
era un servicio hacia los demás.
La hospitalidad era un deber sagrado, algunos peregrinos encontraban donde
alojarse entre sus familiares de origen o entre sus amigos. La mayoría acampaba
extra muros pero siempre dentro del recinto de la ciudad que para la ocasión englobaba Betfagé y Betania. Muchos esperaban a los peregrinos, porque recibían en
cambio de la hospitalidad algún regalo o algún producto típico de la zona de origen
de peregrino.
¿Como recuperar hoy esta dimensión de retorno a las fuentes?
Las raíces de nuestra fe se encuentran en el judaísmo. Todo peregrinaje debe ser
una ocasión para encontrar estas raíces, con la riqueza de la palabra de Dios (que
debe ser comentada porque tiene 70 significados), con el sentido judío de la oración
y del primado de Dios en la vida cotidiana, sería además importante preparar a los
316
futuros peregrinos a través de una lectura bíblica sería. Los círculos bíblicos y las
semanas bíblicas se están actualmente difundiendo. También tras el peregrinaje, la
lectura de la Biblia debe convertirse en su fruto más hermoso.
Ante todo, sería necesario presentar la vida cristiana como un simple pasaje por
esta tierra: “sois peregrinos y extranjeros” dice la primera epístola de Pedro. La vida
cristiana es un camino. “odos” era la definición primitiva del cristianismo en los Hechos de los Apóstoles. Caminar significa seguir progresando, no pararse nunca, no
pensar nunca de haber llegado a la perfección de la vida cristiana.
Si el peregrinaje debe permitir al creyente de purificarse, es necesario que sea
ofrecida y facilitada la posibilidad de acercarse al sacramento de la confesión-reconciliación, la petición es hecha por muchísimos peregrinos, pero si los santuarios no
encuentran confesores los peregrinos se sienten defraudados.
Además del peregrinaje si se quiere permitir una experiencia de Dios se debe favorecer una experiencia de encuentro con el hermano. “ver tu rostro es como ver el
rostro de Dios”, dijo Jacob a su hermano Esaú, tras la lucha en Jabboq (Gen 33,10)
“has visto a tu hermano, has visto a tu Dios” comentaban los Padres. En otras palabras el cristiano occidental que viene en Tierra Santa, debería tener la posibilidad de
un encuentro con un judío, un musulmán y también con un cristiano oriental, para
retornar a las raíces de la fe y de la iglesia de Cristo, que no se reduce a la Iglesia
Romana.
En la tradición judía el peregrino aprovechaba el peregrinaje para pagar el diezmo.
El judaísmo interpreta el mandamiento de Amar a Dios con todas las fuerzas (cf.
Deu 6,5), también como amar a Dios con el propio dinero. Es fácil amar a Dios con
palabras, pero cuando se toca el bolsillo se hace más difícil. Muchos grupos carismáticos piden ahora de nuevo el diezmo a sus miembros.
Es necesario recordar a los peregrinos el texto bíblico: “No te dejarás ver ante el
Señor con las manos vacías” Ex 23,15.
Si el peregrinaje es una educación al silencio, es necesario permitir a los peregrinos que tengan una experiencia de silencio. Sería necesario educar al silencio no
solo a los peregrinos, si no también algunos organizadores de peregrinajes que de la
mañana a la noche no dejan el micrófono.
El peregrinaje debe ser la ocasión para preguntarse. Entre las preguntas una sería
esta: ¿Jerusalén tiene aún un significado para los cristianos?
Para comprender la historia y el mensaje de esta ciudad es necesario tener conciencia del desafío que ella misma pone a las leyes terrestres: lo sobrenatural se revela
en su historia. Esta capital se ha construido sobre colinas sin agua, lejos del mar y
de cualquier río. Constituida capital de Israel recibió en el curso de un milenio-desde David a Jesucristo-un aluvión de profetas cuyos escritos fueron reunidos en la
Biblia.
317
El rey David para librar de la peste que amenazaba la ciudad fue a encontrar un
jebuseo y le pidió la leña y el animal para ofrecer el sacrificio a su Dios. Mucho mas
aún, David respeta el nombre de la divinidad jebuseo “Hierushalaim” que significa
fundación del Dios salem. El destino de la ciudad esta escrito en este gesto intuitivo
que une dos pueblos en el culto de un mismo Dios. Salomón, hijo de David, edifica
el primer Templo dedicado a Yahvé, el creador del cielo y de la tierra, con la colaboración de Hiram, rey de Tiro que manda cedros del Líbano, en la oración de dedicación del Templo el pide a Yhwh, que escuche también la oración del extranjero que
vendrá a la ciudad santa.
En el 536 tras el exilio, los judíos fueron autorizados por Ciro, rey de Persia, un
pagano que la Biblia llama amigo de Dios, al retornar a la propia tierra: ellos reconstruyeron el segundo Templo y los muros de la ciudad. Cuando Herodes se convirtió
en rey de Judea siendo el un Idumeo, realizó gigantescos trabajos para embellecer el
templo de los judíos. Seguramente el Templo tiene por vocación ser casa de oración
de todos los pueblos.
Con la destrucción del Templo, la situación en Tierra Santa se hizo más problemática. Los judíos dieron su respuesta a esta catástrofe: fueron los celos entre los propios
hebreos. Por esto el Templo fue destruido. Los Celotas continuaron la lucha armada
que concluyó con la toma de Masada; después en el 135 la destrucción y la formación de Elia Capitolina. Los judeocristianos huyeron a Pella, donde muchos se hicieron herejes, elcasiaitas. Otros retornaron a Jerusalén en el 73 en la caída de Masada.
Los judeocristianos que habían tenido hasta 15 obispos tuvieron que dejar el puesto
a obispos de la Gentilidad. Su literatura apócrifa fue vapuleada. Muchos apócrifos
son de hecho aggadah judeocristianas (Protoevangelio de Santiago, Dormición de
María, José el Carpintero).
Jerusalén, Jebusea en sus orígenes, hebrea en época de David, cristiana en época
bizantina, se transforma en musulmana al final del VII siglo. A finales del X, a la
cristiandad les resultara insoportable que los lugares santos de la Iglesia estén en
manos de los musulmanes y que ellos puedan controlar los peregrinajes. En el 1099
los cruzados hacen nuevamente de Jerusalén. Francisco de Asís, comprendió que la
violencia no resolvía ningún problema: valió la pena intentar el dialogo con el Islam.
Y así lo hizo saliendo al encuentro del Sultán El-Kamel de Egipto.
Cada vez que una potencia ha impuesto en modo exclusivo su autoridad sobre la
ciudad, Jerusalén ha conocido periodos de tensión.
En la Biblia tiene la misión de ser la madre de todos los pueblos y no la amante de
uno solo. Muchos cristianos cometieron el error de ver en el judaísmo una religión
en competencia y por lo tanto hostil. Si la teología de la sustitución no puede ser defendida por los cristianos tras el Concilio Vaticano II, también Israel debe recordarse
que la dignidad de la primogenitura no significa ser hijo único.
318
“Orad por la paz de Jerusalén” (Sal 122,6), así decía el salmista hace mas de 3000
años. ¿Y por qué? Porque Jerusalén esta situada en Asía, en el cruce del mediterráneo
de África y de occidente. Porque su población, llegada desde más de 100 países de
todo el mundo, hunde sus raíces en el profundo de la humanidad. Verdadero microcosmos del universo, Israel, proveniente en su mitad de países occidentales y en la
otra mitad de países subdesarrollados, es estadísticamente un pueblo de mediación,
a través del cual podría pasar el anuncio del nacimiento de un hombre nuevo y de
humanidad reconciliada.
“Paz y justicia se abrazarán” canta el Sal 85. La reconciliación no será posible si
todo hombre, iluminado por la fuerza del perdón, no abandona la presunción de ser
el único amante de Jerusalén. Este es el precio a pagar por la paz.
El libro de Josué que la paz es el nombre de Dios, porque Gedeón da al altar que
construye el nombre de Adonay Shalom. No se trata pues de elaborar nuevas ideologías, si no de acoger a Dios que llama a nuestra puerta. El Dios de la Alianza siempre
pidió a Israel que respetase al extranjero que vive en su seno. Hasta que no haya paz
entre las religiones, no habrá paz en Jerusalén. La vocación de los cristianos, una
pequeña minoría presente en Jerusalén, es la de ser el puente entre el mundo hebreo y
el mundo musulmán. Pero esta difícil vocación es posible sólo si los cristianos saben
mantener su propia identidad y trabajan hasta encontrar su propia unidad.
Cito un pasaje de la carta de los Patriarcas de Jerusalén del 1993, que habla sobre
la vocación de la Ciudad Santa: “Gracias a la meditada lectura bíblica, los cristianos
reconocen que la larga historia del pueblo de Dios, con Jerusalén al centro, es la
historia de la salvación que se realiza en el plan de Dios en/y a través de Jesús de
Nazaret, el Cristo”.
El Dios único eligió Jerusalén como lugar donde Su nombre santo habita en medio
de Su pueblo, en modo que éste pueda ofrecer un culto capaz de satisfacerLe. Los
profetas miran hacia Jerusalén especialmente tras la purificación del exilio: “ciudad
de justicia, ciudad fiel” (Is 1, 26-27) donde el Señor mora en santidad como en el
Sinaí (cf. Sal 68, 18). El Señor establecerá la ciudad como centro de las naciones (Ez
5,5) donde el Segundo Templo será casa de oración de todos los pueblos (Is 2, 2; 56,
6-7). Jerusalén, colmada por la presencia de Dios (Is 60, 1) debe ser la ciudad de las
puertas siempre abiertas (Is 60, 11) con la Paz como magistrado y la Justicia como
gobierno (Is 60, 17).
En la visión de la propia fe, los cristianos creen que la Jerusalén de los profetas
es el lugar previsto para la salvación en/y a través de Jesucristo. En los Evangelios,
Jerusalén rechaza al Enviado, el Salvador, y Él llora por ella pues esta ciudad de los
profetas es también la ciudad de los eventos salvíficos - y ha perdido completamente
la visión de la vía de la paz (cf. Lc 19,42).
319
En los Hechos de los Apóstoles, Jerusalén es el lugar del descendimiento del Espíritu, del nacimiento de la Iglesia (Hechos 2) y de la comunidad de los discípulos que
deben ser Sus testigos no solo en Jerusalén si no que también en todos los confines
de la tierra (Hechos 1,8). En Jerusalén la primera comunidad cristiana vivió el ideal
eclesial permaneciendo como constante punto de referencia.
El Apocalipsis proclama la anticipación de la nueva y celeste Jerusalén (Ap 3,12;
21,2 cfr. Gal 4,26; Hb 12,22). Esta ciudad santa es imagen de la nueva creación y
aspiración de todos los pueblos, donde Dios secará todas las lagrimas y donde “no
existirá más la muerte o luto, dolor o pena, porque el mundo de antes ha desaparecido” (Ap 21,4).
2. Pluralismo en el Qahal Elohim, en la comunidad que debe
ser el modelo de la Iglesia
Israel en el Sinaí es definido: propiedad de Dios entre todos los pueblos, porque
toda la tierra pertenece a Dios; nación santa, reino de sacerdotes (mamleket kohanim)
(Es 19,6). La comunidad de la alianza es la base de la ekklesia. El pueblo liberado de
Egipto recibió la misión de ser un pueblo testigo de Dios, la obediencia a la Toráh era
la característica de este pueblo santo, apartado para testimoniar la santidad de Dios
en medio a los paganos. Shema Israel significa: haz silencio y obedece. “ser santos
porque yo soy santo” dice el Levítico. Ser santos significa ser diferentes, separado de
cualquier modo pagano de vivir, Israel esta llamado a ser una comunidad profética
que hace experiencia de la salvación de Dios.
Pero esta comunidad ha buscado de asimilarse culturalmente allí donde vivía. En
el Templo de Jerusalén, como los peregrinos que venían de la diáspora hablaban
griego, las inscripciones estaban hechas en hebreo y en griego. Lo sabemos por la
inscripción que estaba en el muro de división del Templo entre la parte reservada a
los judíos y la parte abierta a los paganos.
El contacto con los hebreos de la diáspora creó la clase de los helenizados, hebreos de cultura griega. Con la lengua griega se difunde también la cultura griega.
De hecho, todos esperaban la llegada de los peregrinos de la diáspora que generalmente venían para Pentecostés: en aquella ocasión se podía hacer experiencia de la
variedad del pueblo de Dios, del qahal, la relación Jerusalén-diáspora enriquecía
mútuamente. Jerusalén, la metrópolis, la ciudad madre, se abría a la diáspora y la
diáspora reencontraba el corazón de su propia fe en Jerusalén. El pluralismo cultural
era la única solución real. Bajo el influjo de la cultura helenística la mujer hebrea
adquirió un rol siempre más importante durante los peregrinajes y en el Templo.
Subían en peregrinaje las familias al completo no solo los varones. También el NT
dice que la Virgen hizo el peregrinaje a Jerusalén. Sobre la situación de la mujer en
Tierra Santa no basta repetir lo dicho en las fuentes rabínicas es necesario recordar
320
la novedad traída por Jesús: permitió a las mujeres de ser discípulas. El Evangelio de
Lucas retomando el Liber Antiquitatum Biblicarum, deja mucho espacio a las mujeres. También en la diáspora judía, las mujeres querían más espacio.
El Templo era una institución masculina: los sacerdotes eran varones. Se ofrecían
solo animales machos. Pero las mujeres querían ir al Templo y hacer experiencia
de Dios. El AT conocía profetizas, Myriam y Hulda; Deborah salvo al pueblo de
Israel. En la fiesta de sukkot se hacía la ceremonia de la iluminación del atrio de las
mujeres. Pero hombres y mujeres estaban separados, la presencia de las mujeres en
el Templo esta confirmada por un dicho de Rabby Gamaliel, que dice: “cuando se ve
una mujer hermosa en el Templo es necesario recitar la bendición: bendito el creador
de la belleza”. La condición de la mujer, como en todo el oriente, era la de la esposa
respetada en casa pero poco influyente en la vida social. Los relatos populares de la
creación de la mujer recordabaN que había sido creada a partir de la costilla de Adán
porque la costilla esta al lado del corazón. La mujer no había sido creada a partir de
un hueso de la cabeza de Adán para que no le mandase, tampoco a partir de un hueso
de sus pies para que no fuese su esclava. El testimonio de una mujer no era aceptado ante los tribunales, ella recibía a su marido de las manos de su padre. El marido
podía anular el juramente de su mujer. Era el que disponía de los bienes de su mujer
y debía asegurarle la subsistencia. El libro de los Proverbios, cap 31, celebra a la
mujer fuerte que por su propia iniciativa dispone de una independencia económica;
mas aún, la Biblia ha conservado numerosas oraciones de mujeres que testimonian
la propia sensibilidad religiosa.
El rol inferior de la mujer se manifestaba sobre todo en el campo religioso y cultural. Asimiladas a la categoría de los niños y los esclavos, las mujeres no tenían
ningún papel en la vida religiosa pública, no estaban obligadas nada más que a la
observancia de tres mandamientos, mientras que el hombre debía cumplir 613. Ella
debía preparar la pasta que amasaba según el ritual el pan para el sábado, encender
la lámpara en este día y recitar una oración según cada caso.
¿Come recuperar hoy esta dimensión?
El judaísmo se dividió en judaísmo helenístico y judaísmo palestino. El qahal,
ekklesia, de este hecho conocerá una forma de pluralismo. De este modo también el
cristianismo primitivo se inculturizará en el judaísmo (judeocristianos), en el mundo
griego (el cristianismo de la gentilidad). Más tarde el cristianismo se inculturizará
en todos los países donde venga hecho el anuncio del kerigma. El resultado es una
variedad de iglesias orientales, que todas proclaman la fe en Cristo muerto y resucitado. La inculturación del mensaje cristiano fue hecha en diferentes modos:
Pablo lo hizo en el mundo helenístico, Mateo en el mundo judío cristiano. Otros,
como Felipe, lo harán en Etiopía, la Iglesia de Etiopía es una Iglesia judeocristiana.
La diversidad de expresión fue respetada en el hecho de haber mantenido 4 Evange321
lios en vez de uno solo.
Para el peregrino de rito latino que viene en Tierra Santa, el descubrimiento del
pluralismo religioso de la iglesia de Cristo es una sorpresa. Si no viene preparado
bien este descubrimiento existe el riesgo de generar el relativismo total, o el abandono de la práctica religiosa.
La inculturación de la fe cristiana en el mundo hebraico no puede evitar de hacerse
algunas preguntas. El problema mayor es el presentar a los peregrinos el misterio de
Israel sin hacer generalizaciones falsas.
Pedro-que continuó siendo judeocristiano- es aquel que acogió a un pagano, el
centurión Cornelio, en la Iglesia. Pablo-que quería solo la circuncisión del corazónhizo circuncidar a su discípulo Timoteo. Atención a las generalizaciones demasiado
fáciles. Los primeros cristianos de Tierra Santa estaban divididos en dos grupos:
judeocristianos que acudían al Templo y los cristianos de la gentilidad. El Evangelio
de Mateo y la epístola de Santiago son dos documentos judíos cristianos. El Autor
de la Didajé, antes de Mateo propone la teología de las dos vías, conocidas ya en los
Manuscritos del Mar Muerto. Los judíos cristianos venían en peregrinaje a Jerusalén
y rezaban en dirección a Jerusalén. La organización de la Iglesia en el siglo II, nos
es bien conocida por las cartas de Ignacio de Antioquia. El obispo se convertirá en
la figura principal que contribuirá a la unidad de la Iglesia. Antioquia fue un centro
importante para la misión de la Iglesia. La relación entre Pedro y Pablo es recordada
en la Epístola a los Gálatas.
A los peregrinos es necesario releerles Rm 9,2-5: el Verbo se ha hecho hebreo no
ha traído su propio cuerpo del cielo ha nacido de una hija de Israel. Para los cristianos de la gentilidad, ignorar el misterio de Israel, sería ignorar también la economía
de la salvación. En esta economía los judíos no solo son las raíces si no que también
las ramas podadas. En lugar de las ramas podadas se han injertado otras. El diseño
de Dios ha sido el de hacer participar a todas la naciones de la dignitas Israelítica “tú
no sostienes la raíz, es la raíz la que te sostiene” dice Pablo en Rm 11,18.
Durante siglos la Iglesia repitió que las ramas podadas se dejan secar y se echan al
fuego, que el verdadero Israel es la Iglesia, olvidando lo que Pablo añadió: la separación de los judíos no es definitiva si no que tiene una misión propia para realizarse
en este mundo. De todas las infidelidades la de los judíos es una infidelidad fiel: las
ramas podadas pertenecen al divino olivo. “son enemigos según el Evangelio, pero
amados según la elección a causa de los Padres” Rm 11,28-29.
La elección de Israel dura incluso cuando reniega el Evangelio. Su endurecimiento
sirvió para que los paganos entrasen a través de la gracia en la alianza. ¿Cuál será
su retorno si no una resurrección de los muertos? (cf Rm 11, 11-15). El hebreo es
el único del cual no se puede querer directamente la conversión. Si no reconoce el
322
Cristo es por causa del diseño de Dios sobre su propio pueblo. Israel permanece en
la memoria viva del tiempo del noviazgo de Dios con su pueblo. El misterio de Israel
esta unido al misterio divino.
Frente a Israel la comunidad cristiana tuvo que expresarse y tomar posiciones.
Pablo lo hace en la epístola a los Romanos (9-11). Mateo presenta a Jesús como el
nuevo Moisés que da la Ley Nueva. Divide su Evangelio en 5 partes para hacer ver
que Jesús lleva la Nueva Torah.
Lucas retoma la teología de Pablo. Jesús se dirige primero a los judíos, después a
los paganos. En los Hechos de Los Apóstoles se subraya el eje Jerusalén-Roma, que
pasa por Antioquia donde los discípulos por primera vez fueron llamados cristianos.
Antes se llamaban los Seguidores del Camino o Nazarenos.
Los judíos que acogían el mensaje de Jesús tuvieron que explicar Su propia persona: “¿Vosotros quién decís que soy yo?” la cristología de la preexistencia puede ser
muy antigua porque la idea de la preexistencia del Mesías es ya nota en el mundo
apocalíptico hebreo.
En el Judaísmo la mujer tiene el privilegio de encender las velas en viernes por la
noche, al inicio de sábado, recitando una bendición. Un retorno a las raíces de la fe
y de la Iglesia podría iniciar retomando de esta ceremonia por parte de las familias
cristianas, donde el hombre y la mujer están invitados a poner en práctica el sacerdocio común de los fieles.
El NT recuerda que el primer testigo de la resurrección es una mujer, y que Jesús
aceptaba mujeres como discípulos. La tradición recuerda que fueron las mujeres
quienes llevaron los perfumes a la tumba de Jesús: La vocación de la mujer es la
de ser ungidora, portando los perfumes que en la tradición hebrea provenían del
Paraíso.
Tras el peregrinaje es importante continuar la catequesis, aconsejar lecturas de un
cierto nivel y hacer una catequesis basada en la experiencia de fe cumplida durante
el peregrinaje. Esta catequesis debe crear comunidades vivas, de estudio y oración,
que caminan juntas bajo la guía del propio pastor, que bien puede ser el animador
del peregrinaje.
Las revistas de Tierra Santa deberían ayudar a los peregrinos a conocer mejor la
Tierra Santa, la Sagrada Escritura y las Iglesias Orientales.
3. Encuentro con las piedras vivas y las iglesias orientales
El peregrino quiere salir de su mundo cerrado, para encontrar al Otro que camina
y que tiene una experiencia diferente de Dios. El peregrino quería ver el Rostro de
Dios. “Yo busco tu Rostro”, decía el autor de los Salmos. Ver el Rostro de Dios no
era posible, porque el Santo de los Santos estaba vacío. Ver el Rostro de Dios es
323
posible solamente en el rostro del hermano.
Durante la Pascua era necesario invitar a alguien porque Elías se manifestaba en la
persona del huésped (forastero/pobre). Venido Elías, venia el Mesías.
El peregrino venía generalmente a Jerusalén, sobre todo durante la fiesta de la
Expiación. Para estar seguro de obtener el perdón, debía pedir el perdón a los hermanos durante los diez días que precedían a la fiesta. “Confesad vuestros pecados los
unos a los otros”, dice Santiago (San. 5, 16).
El Templo era el lugar de encuentro incluso con el pagano; el atrio de los gentiles
permitía a los paganos de entrar y de llevar sus sacrificios. EL primer Templo fue
hecho con cedros del Líbano mandados por Hiram, el segundo por Ciro, el amigo de
Dios y el tercero por Herodes el Idumeo.
Con su muerte en cruz, Jesús ha derribado el muro de separación (del odio), y ha
hecho de dos pueblos un solo pueblo (cf. Ef. 2, 14 ss).
Vivimos en un mundo plural. El peregrinaje debe permitir el encuentro con otras
culturas y con las personas que viven estas culturas. Dialogar con un hebreo, con un
musulmán, dejarse interpelar por alguno que no comparte mi propia fe, puede ser
una experiencia no muy fácil, pero que muchos peregrinos piden. No basta encontrar
al Patriarca para entregarle un donativo o el Custodio de Tierra Santa; es necesario
superar el pequeño horizonte para respirar con los dos pulmones, Occidente y Oriente.
Es importante darse cuenta que la cultura cristiana puede desaparecer por siempre
de esta tierra que fue una vez toda cristiana. Es importante abrirse a la dimensione
universal de homo viator. La experiencia religiosa hebrea, cristiana y musulmana
tienen en común muchos aspectos. Caminar con toda la familia de hijos de Abrahán,
es necesario para quien quiere construir una sociedad pluralista tolerante y evitar la
violencia en el futuro.
Últimamente algunas organizaciones han hecho peregrinajes diferentes, han venido por espacio de tres o cuatro días para darse cuenta de los problemas humanitarios.
La amistad se reconoce en tiempos de dificultad. El peregrino que viene solicitado
debe abrir no solo el bolsillo, si no también los ojos, porque puede ser explotado en
modo “religioso”.
Insisto sobre el conocimiento del Judaísmo y el Islam con vistas a la preparación
de un peregrinaje que pueda después decirse bien realizado.
Los grupos de peregrinos deberían convertirse, al terminar el peregrinaje, en grupos de dialogo con el Judaísmo y el Islam en la propia tierra.
Concretamente esto significa que es necesario revisar los itinerarios tradicionales
para integrarlos con lugares auténticos e importantes. Esto significa que es necesario
elegir ciertas opciones. No se puede hacer todo en ocho días, pero, en un segundo
peregrinaje que tenga un itinerario alternativo, se puede completar e integrar aquello
324
que no se vio la primera vez.
Es importante preparar susidios culturales serios para quien visita Turquía, Siria,
Jordania. Por ejemplo, falta -para la Tierra Santa- una guía patristica, mientras que
existe para Turquía.
Un esfuerzo serio debería hacerse para permitir a los sacerdotes y a los catequistas
de conocer a nivel cultural todo el Medio Oriente, no sólo la Tierra Santa.
Las organizaciones deberían dar esta posibilidad a los sacerdotes, porque si se quedan satisfechos, serán ellos mismos a traer consigo peregrinos a la misma agencia.
Otro esfuerzo significativo debería hacerse para permitir a los jóvenes, quienes no
tienen medios económicos suficientes, que se encuentren con Cristo caminado por
las vías de la Tierra Santa.
4. El
peregrinaje e un retorno a las fuentes de la
cristiana
Fe
La fe del Cristiano es un encuentro con la persona de Jesucristo. El libro por excelencia del peregrino cristiano es la Biblia, en la cual se inserta el Nuevo Testamento.
La visita de los Santos Lugares debe permitir un verdadero encuentro con Cristo. En
Nazaret y en Belén es necesario permitir a lo peregrinos un tiempo de meditación
sobre la novedad cristiana, sobre el Dios que se hace hombre para permitir al hombre de redescubrir su vocación a ser divinizado. En el Calvario es necesario dejar
un tiempo de silencio y de oración para permitir la meditación sobre la Pasión y la
Resurrección del Señor. Murió y resucitó por mí, dice San Pablo. En Getsemaní impera dejar el tiempo necesario hacer la hora santa. En el Cenáculo es necesario dejar
tiempo para meditar sobre los inicios de la Iglesia.
Los Santos Lugares son testigos de Cristo. Las piedras hablan y dan testimonio de
Él.
¿Para qué repetir cosas evidentes, conocidas por todos? ¿Por qué muchos peregrinos hacen todo a la carrera, sin tener nunca un momento de silencio? En Belén
es más importante la visita a la tienda de recuerdos que la meditación en la Gruta,
porque el guía tiene, por cada compra, una ganancia del 25%. EN Jerusalén es más
importante la visita al Patriarca Latino que a una Iglesia oriental. Los Melquitas
(de rito griego católico) están contentísimos de recibir visitas. Asistir a las vísperas
con los Armenios es una experiencia muy agradecida por parte de los peregrinos, y
preciosa. El problema es saber si queremos verdaderamente hacer del peregrinaje un
retorno a las rices de la fe y de la Iglesia de Cristo.
Si el peregrinaje quiere ser un retorno a las fuentes, no debe ser ocasión para hacer
política. Ahora bien, el 90% de los guías no hace otra cosa que hablar de política. Es
esto el motivo por el cual el Ministerio de Turismo Israelí no quiere que la comisión
325
de peregrinajes de la tarjeta verde, de animador espiritual de peregrinajes, a los palestinos.
La situación política de Palestina ha sido siempre muy tensa. Cristo ha nacido en
un mundo violento, en una tierra ocupada por los Romanos en la época de Herodes
que hizo asesinar a niños en el momento de Su nacimiento. El Evangelio parece
ignorar este aspecto mientras enseña la venida del Reino de Dios y da el mandamiento del amor, incluso hacia el enemigo.
El peregrino viene para encontrar a Dios y a los hermanos cristianos y también
para encontrarse con lo hijos de Abrahán. Si éste es el objetivo del peregrinaje, es
necesario tener el valor de revisar muchas cosas, especialmente la formación de los
animadores del peregrinaje, a los cuales se entrega la tarjeta verde. Especialmente
ellos deben transmitir el mensaje cristiano de los Santos Lugares y permitir a los
peregrinos de encontrarse con Cristo. Mejor no cargar demasiado los programas y
dejar mayor espacio a la oración.
Es necesario proponer programas alternativos para quien ya ha venido a Tierra
Santa y no desea repetir siempre las mismas cosas. Jordania, Siria, Líbano y Turquía
autenticas Tierras Santas, las tierras de los múltiples orígenes cristianos. Los organizadores de peregrinajes deben proponer diferentes programas, para gente que viene
por primera vez y para gente venida con anterioridad.
El peregrino que viene debe tener la ocasión de hacer experiencia de Dios, de encontrarse con Dios en el silencio. Se le debe ofrecer la ocasión de reconciliarse, de
obtener el perdón de Dios mediante el sacramento de la reconciliación. Debe partir
de Jerusalén como criatura nueva. Esta nueva creación debe ser alimentada por la
Escritura: 2Pt 2:” Habéis sido regenerados por la palabra del Dios Vivo”. La condivisión de los bienes materiales es la lógica consecuencia de la condivisión de los
bienes espirituales (Didajé). Después es necesario educar al peregrino a considerar
su cuerpo como un Templo del Espíritu.
Estos deberían ser los frutos del peregrinaje en Tierra Santa, a las fuentes de la fe
y de la Iglesia de Cristo.
fray Frédéric Manns ofm
traducción fray Aquilino Castillo ofm
326
El Rol del Comisario en la Organización y
animación Franciscana de las peregrinaciones
“…y muchas personas vendrán, y dirán, venid y subamos al monte del Señor, a la
casa del Dios de Jacob; para que Él nos enseñe sus caminos y nosotros sigamos sus
senderos. Porque de Sión saldrá la ley, y de Jerusalén la palabra del Señor” (Isaías
2,3-4)
Introducción
En la bella villa Navarra de Puente de la Reina se erigió en el 1965 un monumento
al peregrino. En su pedestal se puede ver esta inscripción: “Y desde aquí todos los
caminos se hacen uno solo”. Si esto se ha hecho y se ha dicho, mirando al camino
de Santiago, cuánto más se podrá decir del peregrino que se pone en camino hacia
Tierra Santa. Aquí sí que todos los caminos se hacen uno; desde aquí la vida se ve
de manera diferente. Como comisarios, todos tenemos experiencias gratificantes de
personas y grupos que después de haber peregrinado al País de Jesús han tenido un
mismo sentir y lo han expresado diciendo: “éste ha sido el viaje de mi vida”, “el viajar a Tierra Santa ha potenciado mi vida cristiana y me ha ayudado a comprender el
Evangelio”, “me ha servido para dar un repaso a mi vida cristiana”, etc. Incluso, en
expresión de algún sacerdote, he oído decir “este viaje ha sido mejor que unos ejercicios espirituales”. Todos nosotros estamos convencidos de que venir a Tierra Santa
no es simplemente para conocer la geografía en donde Jesús nació, vivió, murió y
resucitó sino tener la experiencia de Tierra Santa, es decir, tener experiencias tan
concretas y profundas que dejarán huella en los peregrinos. Porque allí Dios habla
de manera especial.
El papa Juan Pablo II, el 29 de mayo de 1999, antes de comenzar la peregrinación
a T. Santa, decía a los fieles: “La peregrinación a los Santos Lugares se convierte en
una experiencia extraordinariamente significativa”.
Quisiera simplemente recordar el testimonio reciente de un sacerdote peregrino
que relataba su testimonio en la prensa. Nos decía: “viajé a Tierra Santa con una
cierta prevención. Imaginaba la visita a lugares y piedras donde era más valiosa la
tradición que la contradicción histórica. Hoy regreso convertido. Fue allí donde se
multiplicaban los peces, los ciegos veían, los leprosos recuperaban la tersura de la
piel y los paralíticos cargaban con su camilla. Fue allí en donde un puñado de visionarios iniciaron la revolución más hermosa de la Humanidad, la revolución de las
Bienaventuranzas.
Fue allí. No he necesitado la contradicción, ni la evidencia empírica; no necesito
pruebas. Creo.
327
Hoy, como ayer, Jesús está presente. No es una historia fantástica o piadosa que
se reproduce en cuentos o catecismos almidonados. Un aire misterioso penetra en el
profundo del peregrino. Lo que es, es y no puede ser de otra manera. Se produce las
transfiguración callada y silenciosa.”. Hasta los mismo sacerdotes, que solemos ser
los más críticos, quedamos sorprendidos.
Este es el desafío, la oportunidad evangelizadora y pastoral que se nos brinda a los
comisarios, que si somos capaces de responder a las expectativas de los peregrinos y
a lo que la Custodia espera de nosotros, en el convento de San Salvador, no digo yo
que va a levantar un monumento al comisario como se hizo al peregrino pero sí un
reconocimiento de que nuestra tarea es mucho más que recoger limosnas para T. S.
y que sabemos aprovechar la oportunidad para presentarnos como comisarios en una
dimensión evangelizadora y pastoral.
El papa Pablo VI lo expresó perfectamente con estas palabras en su visita al país
de Jesús: “La gracia de la peregrinación es hacer descubrir la sorprendente actualidad del Evangelio, acoger el mensaje de salvación en el corazón. La esencia de la
peregrinación añade, es hacer un auténtico acto de fe y acoger al Dios personal que
se ha manifestado tantas veces, comprender a la Iglesia de los apóstoles y su primer
ímpetu misionero. Lo esencial es encontrar las huellas de Cristo y caminar sobre sus
pasos”.
San Jerónimo decía a los hombres cultos de su tiempo que “para comprender la
historia de Grecia era necesario visitar Atenas y para comprender las Sagradas Escrituras será indispensable visitar Tierra Santa”. Y estos visitantes necesitan de nuestra
ayuda, de la ayuda de los franciscanos cuya presencia en la Tierra de Jesús está
inscrita desde hace siglos y que los peregrinos nos alaban y agradecen. Por ello, la
mejor respuesta tiene que ser una buena atención y servicio a los cristianos que llegan del mundo entero.
1º Las peregrinaciones y viajes un signo de nuestros tiempos
Es evidente que el hombre de nuestros días viaja mucho, bien con sentido turístico,
que tiene su valor; bien sintiéndose peregrino. Muchas veces nos hemos detenido a
reflexionar sobre las peregrinaciones y constatamos que nuestra Iglesia, Pueblo de
Dios, ama las peregrinaciones, porque en ellas, “el cristiano sencillo celebra el gozo
de sentirse inmerso en medio de una multitud de hermanos, caminando juntos hacia
Dios que los espera”. Tal gesto constituye un signo espléndido de la gran visión de
la Iglesia, ofrecida por el Concilio Vaticano II.
Las peregrinaciones son conocidas en todas las religiones. Ellas son expresión del
hombre en busca de Dios en los lugares en los que Él se ha manifestado de manera
particular, donde ha dado a las personas la posibilidad de sentir más fácilmente su
presencia. Por tanto, existen lugares de peregrinación que atraen a la gente que los
328
visita buscando nuevas experiencias de Dios, especialmente la experiencia de la paz,
del gozo, del amor, de la esperanza. Con cada peregrinación, el hombre sale de su
vida cotidiana, dejando el trabajo, la familia, los amigos, la seguridad y emprende el
camino para encontrar nuevamente a Dios.
En la tradición bíblica y cristiana, la peregrinación es uno de los temas importantes para expresar la situación de la vida del creyente. Sea cual sea su situación en el
mundo, el cristiano es un “peregrino” y un “extranjero” (1Pe 2,11), es decir, un viajero, un peregrino que, como Israel, “camina humildemente con Dios” (Mi 6,8). El
éxodo del pueblo de Israel, tan presente en el A.T., es anuncio e icono del itinerario
del pueblo cristiano que camina hacia el encuentro del Padre.
La universalidad de este fenómeno nos hace ver que la peregrinación, más allá
de sus formas que haya podido adquirir a través del tiempo y de la historia, es una
vivencia religiosa profundamente arraigada en el ser humano.
Cada peregrinación es una experiencia particular que nos invita a descubrir entre aquello que es Eterno y aquello que es temporal, entre aquello que es infinito
y aquello que es inacabado. Todos los actos, narraciones, ritos, signos y símbolos
que configuran una peregrinación, no son más que medios a través de los cuales el
peregrino se abre a una nueva experiencia de la realidad, de aquello que él es y de
aquello que está llamado a ser. Podemos afirmar que todo lo que configura la realidad
de la peregrinación, tanto el Santuario como la ruta que lleva y los elementos que se
relacionan, están articulados sobre las necesidades y los sentimientos religiosos de
los peregrinos.
Para el cristiano, la búsqueda de Dios, expresada en la peregrinación, puede llegar
a ser el símbolo de una experiencia fundamental por medio de la cual acepta romper
con todo aquello que le impide ser y adentrarse sin miedo por los caminos del Evangelio. Es por estos caminos donde Dios nos sale al encuentro, donde Jesucristo nos
hace oír su Palabra y nos muestra el rostro de aquel Dios que nos amó tanto que no
dudó en compartir nuestra condición humana, de hacerse el “Dios-con-nosotros”.
A la luz de este anuncio, la vida presente del cristiano ya está bajo el signo de la
salvación.
Si tuviéramos que dar una definición breve y genérica, podríamos decir que la
peregrinación no es otra cosa que el viaje emprendido, individual o colectivamente,
para visitar un lugar sagrado donde se manifiesta de una manera totalmente particular la presencia de un poder sobrenatural del cual el hombre espera beneficiarse.
2º Sentido espiritual de la peregrinación
La peregrinación no es reductible aun simple “turismo piadoso”, ni es realizar un
329
viaje con otros, la peregrinación tiene la suficiente fuerza evocadora para hablarnos
de la dimensión de nuestra existencia como hombres y como cristianos. La acción
pedagógica de la peregrinación consiste precisamente en esto: representar, es decir,
hacer presente en un tiempo limitado y concreto el sentido de nuestra vida cristiana;
más aún, la peregrinación es un mimo, gesto creador que, si lo tomamos seriamente,
puede hacernos presente este sentido de Dios que nos acompaña y orienta nuestro
caminar por este mundo, haciéndonos “nacer de nuevo” a la vida de Dios, aquella
vida que nos fue dada por “el agua y por el Espíritu”.
Ponernos en camino, es estar de paso hacia la Tierra verdadera, hacia la patria Eterna. Esta es la llamada que nos hace Jesús como parte de la Iglesia que se encamina
al Padre.
Peregrinar es poner en marcha toda nuestra vida en el deseo de alcanzar una meta.
A lo largo de este itinerario vamos descubriendo el amor incondicional de Dios. Toda
peregrinación, por consiguiente, no es indiferente a la vida íntima de la persona:
afecta a lo más profundo del corazón humano.
Lugares, nombres, caminos, ritos y otros elementos arraigan profundamente en las
personas y son como “huellas” de Dios.
Durante la peregrinación debemos descubrir el sentido espiritual del camino, del
recorrido. Todo el recorrido es una oportunidad para encontrarnos con Dios que en
Tierra Santa nos es sumamente fácil descubrirle ya que la geografía y los recuerdos
evangélicos nos lo hacen presente constantemente. Dios no se reserva para que le
encontremos al final del camino sino que se hace presente desde el comienzo. Cada
encuentro con otro peregrino es una actualización del pasaje evangélico de los discípulos de Emaús (Lc.24,13ss). La voz de Dios en vez de ser algo excepcional se percibe como el “susurro de una brisa suave” (1 Reyes 19,12) o, en palabras de San Juan
de la Cruz, como “el silbo de los aires amorosos” que nos envuelven y nos impregna.
¡Dios no aguarda al final del viaje: Él acompaña desde el principio del viaje!
3º Sentido pastoral de la peregrinación
Sin duda, la peregrinación por excelencia es la que nos conduce a Tierra Santa, es
la que deja huella en los peregrinos; es la síntesis de toda peregrinación.
En la propaganda para animar a participar en las peregrinaciones a Tierra Santa
que hacemos los comisarios de España, se resalta esta frase: “El viaje a Tierra Santa
es una auténtica peregrinación a las raíces de la fe cristiana y al encuentro con Jesús
en su misma tierra. Es un viaje distinto a los demás realizados por motivos religiosos
y con deseo de conocer mejor el Evangelio. Para los cristianos suele ser el mejor
viaje de su vida, como lo afirman al regreso de su peregrinación”.
Con esta frase queremos reflejar qué sentido y contenido queremos dar a nuestros
330
viajes y esto implica la atención y cuidado que debemos tener con cada uno de ellos.
Que los servicios que prestamos deben llevar la marca de nuestro ser franciscanos y
saber responder adecuadamente a la confianza depositada en nosotros
La geografía de Tierra Santa y toda la historia bíblica que evoca, nos ofrece un
marco excepcional para que podamos conseguir que los peregrinos tengan una profunda experiencia, si nosotros, en la organización y animación de la peregrinación,
logramos presentar un marco pastoral que conjuguen el impacto de la llegada al País
de Jesús desde lejanas tierras, el deseo y aspiración de ir conociendo progresivamente los diversos lugares y Santuarios que van ofreciendo la historia, vida y mensaje
de Jesús. Todo esto requiere una dinámica y una actuación pastoral que hemos de ir
ofreciendo.
El peregrino llega con muchas expectativas y nosotros que ya hemos vivido en
repetidas ocasiones ese recorrido le tenemos que ir presentando la peregrinación con
una sensibilidad no de guía sino de sentirnos peregrino con los peregrinos. Y esto lo
captan inmediatamente.
Nuestros primeros pasos es saber motivar la peregrinación que se puede hacer de
una forma muy sencilla y eficaz si al comenzar el viaje por el País de Jesús buscamos
un momento adecuado y establecemos con ellos un diálogo partiendo de la pregunta
¿cuáles son los motivos que te han impulsado a venir a Tierra Santa? Este acto viene
a ser una catequesis de la experiencia por la comunicación que se establece entre
todos ellos, esto ayuda a ir creando grupo en el que van a compartir durante todo el
recorrido y a su vez ayuda al guía o responsable de grupo a cómo tiene que orientar
la peregrinación. Los primeros momentos del viaje son importantísimos (recordar la
imagen del papa Juan Pablo II cuando llegaba a un país). En la orientación de los
primeros momentos nos jugamos el buen resultado de la peregrinación, momentos
que comienzan cuando decimos al grupo ¡Estamos en tierra santa! Se suele producir
un gran silencio y a la vez una gran vivencia o expectación interior. Es el impacto de
comenzar a recorrer la geografía de la vida de Jesús.
Es verdad que durante el recorrido tenemos que situar y ofrecer datos sobre la historia y la arqueología de lo que se va viendo pero no olvidemos que no se trata de un
viaje para ver sino para vivir, es decir, llegar a tener la experiencia de Tierra Santa
que es lo que les va a dejar huella al peregrino durante toda su vida. Tengo la experiencia de varios profesores que hacían la peregrinación, les acompañaba un guía
muy culto e instruido y se pasaron a mi grupo dándome como razón: hemos venido
no a saber mucho sobre estos lugares, ya que clases y libros tenemos muchos, lo que
queremos es tener la vivencia, la experiencia de estos Santos Lugares.
Por experiencia propia, sé que subrayar el mensaje con las lecturas de los textos
evangélicos y dando margen a momentos de silencio es lo que necesitan y valoran
331
nuestros peregrinos, sobre todo en ciertos Santuarios. Hay que cultivar que se tenga
la mirada de creyente y peregrino y no de turista o conocedor de lugares. Tenemos
que lograr que cada Santuario se tenga que convertir en lugar “vivo” donde resuene,
de manera especial, el mensaje evangélico que se lee y que se cita. La abundancia de
datos y tradiciones se pueden encontrar en la variedad de libros que afortunadamente
se tienen.
Hay dos momentos que debemos cuidar de forma excepcional: las diversas celebraciones y el momento de renovar los sacramentos correspondientes.
Cuando los peregrinos nos presentan su evaluación al final del viaje estos son los
dos momentos que más resaltan: las celebraciones y el momento que han renovado
el sacramente que les corresponden. No se trata de escenificar sino revivir acontecimientos de vida de los peregrinos. Pasarán los años y los peregrinos seguirán recordando, por ejemplo, la Eucaristía celebrada y vivida mirando al Lago o la Eucaristía
celebrada y vivida en el Cenáculo o en el Santo Sepulcro en donde hay momentos
que los peregrinos a penas pueden cantar porque les inunda una gran emoción. Momentos que recuerdan y repiten con frecuencia y emoción: “nos hemos vuelto a casar
en Caná de Galilea”. Tenemos que estar más atentos a las etapas y momentos que el
peregrino va recordando que a nuestras ideas más o menos bonitas o ilustradas.
En las evaluaciones que nos dejan los peregrinos hay otro punto que nos recuerdan
que debemos dar más importancia: tener la oportunidad de silencios más prolongados. El valor del silencio… “cuando el silencio habla la vida se transforma”. Hay que
ayudar a personalizar lo que se está viendo, se celebra y se vive. ¿Qué peregrino no
recuerda el paseo en barca por el Lago de Tiberiades? ¡Cuidado con romper el ritmo!
No dispersarnos con banderas, venta de piedras del lago, mapas etc. Todos somos
también testigos cuando entramos en Gesetmaní o hemos tenido una hora santa en
ese lugar que el peregrino tiene una vivencia particular.
Nuestra misión es aprovechar esos momentos inolvidables para que hable el corazón y que nuestras breves palabras se conviertan en momentos de evangelización,
no olvidemos que el nivel de fe de cada persona del grupo es diferente y nuestra
tarea pastoral es saber llegar a todos. Esto lo lograremos si no llevamos esquemas
prefabricados. No tenemos que olvidar algo muy importante, que, aunque hayamos
acompañado a muchos grupos, cada grupo es diferente y con exigencias distintas.
Aquí está el saber manifestar nuestra habilidad pastoral. Si logramos entrar en este
ritmo, nuestra misión como guías o comisarios no caerá en la rutina que es nuestro
gran peligro sino que gozaremos con el vivir de los peregrinos y recordarán el viaje
de Tierra Santa como el viaje de su vida.
4º. El rol del comisario en esta misión
Lógicamente en nuestra actuación debemos tener asumido el sentido espiritual y
332
pastoral de la Peregrinación que hemos tratado anteriormente. Pero junto a esa realidad se dan otros pasos necesarios para que la peregrinación salga bien, como es la
misión que tenemos de promover, animar y acompañar las peregrinaciones.
En todo esto se tiene que notar la “marca de la casa”, es decir, que somos franciscanos y que estamos desarrollando una misión no en nombre propio, como pueden
hacer tantos sacerdotes, sino que estamos desempeñando una misión en nombre de
la Orden al servicio de Tierra Santa y representando a la Iglesia católica. Qué gratificantes son las palabras que el papa Juan Pablo II pronunció en su viaje a Tierra
Santa como peregrino: “… la divina providencia quiso que, junto a los hermanos
de las Iglesias orientales, en nombre de la cristiandad de Occidente estuvieran especialmente los hijos de San franciscote Asís, santo de la pobreza, la humildad y la
paz, interpretando de modo genuinamente evangélico, el legítimo deseo cristiano de
custodiar los lugares donde se fundamentan nuestras raíces espirituales”.
Cómo son gratificantes la expresión de muchos peregrinos que nos dicen: “gracias
a los franciscanos, los cristianos de todo el mundo podemos visitar, orar y celebrar
en los lugares de nuestra redención”.
Creo que esto nos debe enorgullecer y debemos saber agradecer públicamente la
tarea de tantos hermanos nuestros que han vivido aquí y siguen viviendo a través de
tantas dificultades. Este amor a Tierra Santa, la Orden lo ha sabido expresar con esa
frase tan evocadora al decir en sus Constituciones Generales: “Tierra Santa, la Perla
de la misiones”.
Y el capítulo General de la Orden, celebrado en 1991, en el documento La Orden y
la Evangelización, afirma: la misión en Tierra Santa es única, ya que manifiesta “de
un modo tan privilegiado el amor de San Francisco por la Encarnación y la Pasión de
Jesucristo, que es el corazón del carisma franciscano y el centro de la espiritualidad
cristiana”. Por eso, se entiende la “admiración de toda la Iglesia” por la fidelidad de
los franciscanos a esta “vocación única”, a este carisma, ya que su presencia y su
vida ha sido un bien para la Iglesia.
Al mirar esta trayectoria tan gloriosa no podemos por menos los comisarios de
aceptar y cumplir con nuestra misión desde la fuerza de su contenido y desde la espiritualidad de nuestra vocación franciscana.
La “marca de la casa”, es decir, nuestro estilo franciscano lo hemos de demostrar
no sólo en la parte pastoral realizándolo como continuadores y unidos a los franciscanos que viven en Tierra Santa, dando la sensación que nos encontramos en nuestra
propia casa, sino proyectado un estilo propio en todas nuestra forma de actuar, de tal
manera, que el peregrino note que va a Tierra Santa con los franciscanos.
Es verdad que ya se ha hecho mucho y de hecho lo expresa con fuerza el lema:
“¡A Tierra Santa con los franciscanos!”.
Es un anuncio que ha calado en nuestros ambientes y que la gente, en tantos mo333
mentos, ha manifestado su confianza. Es verdad que se han organizado muchas peregrinaciones “franciscanas” y que la gente ha quedado muy contenta. Pero no olvidemos dos cosas, que las peregrinaciones han crecido tanto que nos sobrepasan y nos
queda el interrogante ¿cómo atenderlas adecuadamente?
El otro punto urgente que debemos estudiar es, los tiempos y estilos han cambiado
¿con qué estilo, con qué forma debemos animar nuestras peregrinaciones? Son dos
interrogantes que debiéramos responder en este congreso.
Estamos en el marco de la celebración de octavo centenario del nacimiento de
nuestra Orden, es momento oportuno para que nuestra misión de comisarios sea
revisada y potenciada desde el estilo y forma de actuar de nuestro Padre San Francisco. Como sabemos, él supo presentarse al Sultán de forma y modos diferentes,
él tuvo un estilo propio en sus viajes por oriente; por eso nuestra forma y estilo de
organizar y animar las peregrinaciones se tienen que distinguirse de otro cualquiera
que organice. Pienso que es un tema que se irá clarificando a través del contenido de
este congreso y de futuras reuniones que tendremos los comisarios.
Conclusión
Como conclusión de las reflexiones hechas me gustaría presentar alguna propuesta
concreta tanto mía personal como recogiendo el sentir de varios comisarios, especialmente en el último encuentro en Caracas.
Afortunadamente se ha superado la imagen, un tanto pobre, del comisario como el
que simplemente recogía limosnas para la Custodia y se ha pasado a considerar su
misión más pastoral y evangelizadora. Esto es precisamente lo que se está potenciando en este encuentro. Pero yo me atrevería a ir más adelante y afirmar, que atender a
las peregrinaciones, especialmente a Tierra Santa, es un nuevo campo de apostolado
que se nos ofrece, que se ofrece a la Orden.
Esta tarea, hoy día, no se puede hacer en solitario. Es urgente que los comisarios
de cada nación superemos la idea de provincia y trabajemos en equipo. Trabajar en
equipo es uno de los signos de nuestro tiempo si queremos que nuestro trabajo sea
eficaz y sea signo ante los demás. Esto nos está pidiendo saber presentar una programación conjunta. Conozco muchas programaciones particulares que están hechas
pero su fuerza convocatoria es muy pobre, nos contentamos con nuestra “clientela”
que después la tenemos que pasear de un lagar a otro en vez de centrarnos en lo
nuestro.
Que nuestro trabajo no se quede en el despacho del comisario, tiene que salir fuera,
es decir, tiene que tener publicidad. El filósofo afirmaba “pienso luego existo”, la
sociedad de hoy nos demuestra si comunicas, existes. Comprendo que llegar a los
334
medios de publicidad no es fácil, pero es posible, si uno se empeña y es conocido por
su actividad, pero hay un medio muy eficaz, al que todos podemos acercarnos, y es
crear una página WEB y hacerla para toda la nación. Lógicamente aquí tendríamos
que ser ayudados por expertos. Para que esta página funcione adecuadamente debemos estar muy relacionados con la página WEB de la Custodia.
Que la Custodia, a través de este medio, sea un punto de unión con todos los comisarios. La Custodia nos podría ofrecer más información y más medios. Si las provincias ayudamos a la Custodia promoviendo peregrinaciones y haciendo de guías,
la Custodia nos debiera ayudar, al menos, teniendo una persona que sirve de enlace
con los comisarios.
Tarea importante de los comisarios de cada nación es tener preparado un material adecuado que acompañe a los peregrinos: guías, libros, hojas informativas…
Mucho de este material podría servir el de una nación para otra. Todo es cuestión
de saber estar relacionados. También sería importante la ayuda mutua que nos podríamos prestar las naciones del mismo habla. Por ejemplo, España con relación a
toda Hispanoamérica como ya se puso de manifiesto en el encuentro de comisarios
en Caracas.
Y hay otro punto que nos debe preocupar: cómo preparar adecuadamente guías
para nuestras peregrinaciones. Se han dado ya muchos pasos y es de agradecer el esfuerzo pero hoy los planteamientos y ofertas son diferentes que merecen un estudio
antes de caer en lo fácil.
Concluyendo, diría que el rol del comisario lo debemos encontrar conjuntamente,
es decir, entre todos ya que todos tenemos muchos años de experiencia y larga historia.
Búsqueda en la que tendremos que aplicar la pedagogía catequética, que es la de ir
teniendo muy presente los momentos actuales en los que nos encontramos y la realidad y modo de ser los peregrinos que atendemos. Hoy los ritmos y modos de ser y
actuar son diferentes. Es evidente que asistimos a “cambios profundos y acelerados”.
Esto nos exige tener agilidad mental para saber dar la respuesta al momento actual
en el que nos toca actuar. Aquí no vale la mentalidad del Status quo. Ya el Concilio
Vaticano II nos decía: “… para cumplir adecuadamente la misión debemos escrutar a
fondo los signos de los tiempos e interpretarlos a la luz del Evangelio, de forma que,
acomodándose a cada generación, podamos responder adecuadamente” (G.S. n.4).
Todo esto nos está pidiendo que revisemos nuestras formas de actuar y los medios
que venimos ofreciendo a los peregrinos, como, por ejemplo: las guías, libros de
canto, trípticos… que el contenido puede ser el mismo pero el estilo y forma de presentarlo tiene que ser diferente.
El gran peregrino Juan Pablo II nos urgía a afrontar la actividad pastoral desde las
335
orientaciones de la “Nueva Evangelización”. Nueva, no por los contenidos, que son
los mismos, sino nueva en las formas, en los métodos, en el estilo. El mismo Papa,
en su carta apostólica “El Nuevo Milenio”, muy sabiamente nos invitaba a pensar en
el futuro que nos espera y a vivir los acontecimientos no sólo como “memoria del
pasado”, sino como profecía del futuro”.
Por mi parte quiero agradecer a la Custodia que se haya llegado a convocar este
congreso en Jerusalén y en el marco del octavo centenario de la Orden. Estoy seguro
de que desde aquí saldrá reforzada la imagen y el rol del Comisario para un mejor
servicio a la Orden y a los miles de peregrinos que nos están esperando. Con este
gesto se valora la tarea y misión del comisario y, sin duda, de aquí saldrán pistas suficientes para diseñar la figura y misión del comisario según el espíritu de la Orden.
Con este congreso no habremos logrado aún que se nos levante un monumento como
ya se ha hecho al peregrino, pero sí habremos logrado que sea más evangelizadora y
pastoral llevando la “marca de la casa”, nuestro ser franciscano, como se nos quiere
recordar en estos años.
Mirando a los peregrinos me hago eco de las palabras de San Jerónimo a su pariente Marcel:
¡Venga! Vamos juntos al pesebre humilde de Cristo, vamos a ver las cristalinas
aguas del río Jordán, vamos a llorar al Santo Sepulcro de Nuestro Señor, con Él
vamos a subir al Monte de los Olivos, vamos a llegar a Nazaret, y porque Nazaret
significa “la pequeña flor”, por eso vamos a ver la flor de Galilea, vamos a subir al
Monte Tabor, para que nos rodee el resplandor de la Transfiguración. ¡Venga!
Fr. Emérito Merino Abad OFM
Comisario de la Provincia de Castilla. Madrid.
336
Los comisarios de Tierra Santa
Promotores del sustento
de la actividad de la Custodia de Tierra Santa
El comisario es el socio (fraile) que por un mandato especial trabaja en relación
con la Custodia de Tierra Santa ( SS.PP. cap II art. 4), organiza su actividad y la
ejerce con el fin de promover:
•
El conocimiento, la devoción y el interés general de los Santos Lugares.
•
conocimiento de la actividad de la Custodia de Tierra Santa, utilizando de
la mejor manera posible los medios de comunicación (revistas, la página
web de la Custodia de Tierra Santa o solicitándolo directamente al gobierno
de la Custodia de Tierra Santa)
•
Provee recursos para incrementar la actividad apostólica y las obras de la
Custodia de Tierra Santa.
Podemos entonces, decir que la actividad de la Custodia de Tierra Santa esta representada por el Comisario en cuanto éste es su promotor, el responsable directo
delante de terceros en el lugar de su actividad.
Ello no excluye que pueda desarrollar su actividad en común y con la participación
de otros, a través de distintos sistemas de organización asociaciones o sociedades
(por ejemplo. Diócesis u otros entes de beneficencia o de caridad presentes en su
territorio).
Por lo dicho, el rol del Comisario como promotor debería tener algunas características importantes:
•
•
•
•
•
•
conocimiento del campo de trabajo ( el país en el cual trabaja)
conocimiento de las diversas modalidades de acercamiento hacia terceros
capacidad de compilación de relaciones, estadísticas e informaciones
capacidad de relación y organización
desenvolvimiento de la propia actividad con rectitud, disponibilidad y
respaldándose con confianza en el gobierno de la Custodia de Tierra Santa,
dar garantía de un buen nivel y calidad de trabajo,
trabajar directamente en contacto con las personas, no solo mediante
comunicaciones escritas, para crear relaciones directas entre él, o mejor
dicho entre la Custodia de Tierra Santa y los grupos de peregrinos
interesados. En relación a la organización de peregrinajes a Tierra
Santa, sería conveniente tener un encuentro con el padre Custodio o un
representante suyo, par visitar con los peregrinos uno o mas lugares con
trabajos en ejecución.
337
El Comisario como promotor representa, como se ha dicho, a la Custodia de Tierra
Santa y está habilitado, por ello, a aceptar donaciones de entidades privadas y de
sustento de actividades específicas o proyectos convenientemente documentados,
incluyendo otros tipos de ingresos derivados o conectados con la actividad ejercida.
La Custodia de Tierra Santa conoce bien la importancia de los modernos medios
de comunicación social, de hecho está trabajando para mejorarse en este campo, y
poder así dar a conocer toda su actividad, las diversas circunstancias, los diversas
necesidades, etc., mediante la prensa y el propio Web de Internet.
La Custodia de Tierra Santa además da la posibilidad de adquirir objetos religiosos
para ofrecer a los bienhechores por un valor equivalente al 3% de la suma puesta a
disposición de la Custodia. (SS.PP. cap II art. 8).
Se sugiere de utilizar eventualmente este 3% para la promoción y si fuese necesaria una mejor financiación hacer el pedido al padre Custodio.
La actividad de la Custodia
Se ha dicho algo de las diversas actividades de la Custodia; creo necesario hacer
un resumen de las actividades de la Custodia. Teniendo presente que detrás de una
larga lista de cosas esta siempre la dedicación y el empeño de los hermanos, de los
bienhechores y de cuantos colaboran con la Custodia de Tierra Santa en favor de los
Santos Lugares.
La Custodia ha desempeñado una múltiple actividad en el pasar de los siglos para
cumplir en el mejor modo posible en mandato otorgado por la Iglesia a los hermanos
menores de custodiar y mantener los Santos Lugares, no solamente las piedras “sagradas”, sino también las piedras vivas, es decir, el pueblo de Dios que vive alrededor
de los santuarios y los peregrinos. Es una continua misión que lleva a todo el mundo
el testimonio de la fe Católica y hace honor a los seguidores de san Francisco.
A pesar de la dificultad de los tiempos, dada la situación política, social y económica, la actividad de la Custodia ha seguido adelante en diversos campos.
Elenco resumidamente la actividad de la Custodia de acuerdo a los destinatarios y
a los beneficiados.
1. Actividad para los peregrinos. El mandato principal de la Custodia es la conservación de los Santo Lugares.
1.1 en campo arqueológico: la investigación científica en las excavaciones es
llevada a cabo por la Flagelación. Se continúa trabajando en las excavaciones de
Cafarnaum, Mágdala, Monte Nebo, Séforis.
1.2 En los santuarios. Los hermanos cumplen un servicio de acogida de peregrinos, y también la manutención del lugar para que esté limpio y ordenado. El último
día de este año será inaugurada la capilla de la Theotokos en la Gruta de la Leche en
Belén.
338
1.3 Restauración y construcción de nuevos espacios en los santuarios, últimamente se ha trabajando en Cana, San Pedro en Jafa, Tiberíades, Tabga, Flagelación,
Getsemaní, entre otros.
1.4 Las Casas Novas necesitan continuamente manutención y en casi todas han
sido realizado trabajos de mejoramiento. Las “Casas Novas” reciben a los peregrinos, dan trabajo a los obreros locales y son un buen testimonio para la Custodia. Últimamente hemos terminado la reestructuración completa del Lodge de Ain Karem.
Recrdo también el Palace cerca de la Casa Nueva de Belén adquirido para dominar
la plaza de la Natividad. Los cristianos de Galilea fueron acogidos en las “Casas
Novas” de Jerusalén y Belén por un precio mínimo durante el ultimo conflicto Líbano-Israel.
1.5 C.I.C., el Christian Infomation Center ayuda a los peregrinos para la reservación de las misas en los diversos santuarios y otros aspectos.
2. Formación religiosa. Debido a que la Custodia desarrolla su actividad en diversos territorios separados en la mayoría de los casos por las circunstancias políticas,
no es posible tener un único centro formativo. Se han tenido que establecer diversos
centros, a saber: Belén, Ain Karem, Jerusalén, Aleppo, Harissa, Amman. Se hace
presente que en la formación permanente es necesario el mantenimiento de los hermanos, sus residencias o conventos.
3. Actividad Pastoral. Los fieles de las parroquias en Palestina, Israel, Chipre,
Siria, Egipto deben vivir la propia fe con honor y respeto. Dependen de nosotros casi
30 parroquias y sucursales. Además de la actividad espiritual, hay actividades para
los jóvenes y las familias. Estamos preparando la renovación completa del Centro
Parroquial de Beit Hanina, se esta trabajando para un Centro Parroquial a Nazaret y
otro a Cana.
4. Actividades sociales y caritativas son de mucha ayuda para mantener la presencia cristiana en Tierra Santa; de hecho la inmigración ha disminuido, si no corremos el riesgo de tener Santuarios solo como Museos.
4.1 Proyectos habitacionales. En la Ciudad Vieja de Jerusalén, tenemos 392 familias que viven en casas de la Custodia o alquiladas para ellas, a Betania 22 familias,
a Bet Hanina 40 y 23 a Dahiet El Barid, estamos por inaugurar 70 nuevos apartamentos a Betfagé, todo ello en la zona de Jerusalén, pero todavía no son suficientes.
Tenemos mucha demanda. En Belén hemos terminado 24 apartamentos en el 2004 y
el 25 de noviembre inauguraremos otros 24 y se esta trabajando para otros 22 serán
terminados el próximo Julio 2007. Están en marcha otros dos grandes proyectos
habitacionales en Nazaret y Jaifa. En el Líbano, en Trípoli se ha terminado la construcción de más de la mitad de una obra que comprende 60 apartamentos. En Jericó
está listo un proyecto de 30 apartamentos que espera su turno y bienhechores.
4.2 Asilos para ancianos. Son tres las casas a saber: una en Nazaret que actualmente estamos ampliando, otra a Lárnaca en Chipre la cual ha sido apenas restaurada
339
y la tercera en Belén bajo la responsabilidad del Párroco.
4.3 Se está terminando un complejo deportivo en Belén de tres pisos: estacionamiento, sala multifunción, campo de basketball con las medidas reglamentarias
mundiales, que es la primera en toda Palestina, y ciertamente los jóvenes de Belén
esperan ansiosos la finalización de los trabajos.
5. Actividad Educativa.
5.1 Escuelas. La Custodia dirige 16 escuelas en 6 países diferentes, asegurando
la educación e la instrucción para más de 8000 estudiantes, dando trabajo a 900 docentes y empleados. Trabajos de mantenimiento se hacen en todas las escuelas. Han
sido restauradas la escuela secundaria y elementar de Jafa; algunas restauraciones
han sido realizadas en Belén y Ramle. En Nazaret se ha construido un nuevo Kindergarten y un aula de computadoras; en Amman está prevista una nueva sección
y se esta programando construir nuevas aulas para responder mejor a las modernas
exigencias educacionales. Un kindergarten y una nueva ala para la escuela están en
construcción en Jericó. La escuela facilita el trabajo del párroco, asegura una buena
educación para los cristianos, es de gran ayuda para los pobres, pone en contacto con
el mundo musulmán.
5.2 Ayuda escolástica. Se ayudan a los estudiantes pobres que frecuentan nuestras
escuelas y que no pueden pagar sus estudios. Algunos bienhechores se hacen responsables de la financiación de dichos estudios por medio del sistema de adopción a
distancia o en otros modos.
5.3 Becas de estudio para estudiantes universitarios. Este año la Custodia ha
ayudado a 308 estudiantes para obtener su B.A., con la condición de estudiar en
Medio Oriente, para hacerlos permanecer en Patria y no emigrar; a 45 de ellos son
pagados todos los gastos y los libros de estudio mediante la Franciscan Foundation
of Holy Land, que ha sido fundada en Estados Unidos para cubrir tres objetivos principales: habitación, educación, trabajo.
6. Actividad cultural. Comprende: SBF (Studium Biblicum Franciscanum), las
revistas de Tierra Santa en varios idiomas, calendarios, libros litúrgicos, librería,
biblioteca, museos, un nuevo centro editorial en Milán. Dentro de poco será inaugurado el Media Center en el Terra Santa College en Jerusalén y se piensa crear
un museo en Jerusalén. Es también importante el Centro de Estudios Orientales del
Musky en el Cairo.
7. Actividad de ayuda humanitaria (Alimentos, medicinas, creación de trabajo sobre todo para quien vive de la artesanía) especialmente después de la ultima
intifada y hasta hoy, en Belén donde todo ha sido cerrado a causa de la situación
política.
Fr. Abdel Masih F. Fahim ofm
Ecónomo Custodial
340
La Colecta del Viernes Santo:
Realidades y desafíos
Esta ponencia tendría que ser más bien una Mesa Redonda sobre la Colecta del
Viernes Santo, en la que - intercambiar opiniones sobre ese punto fundamental en la
misión del Comisario,
•
•
•
exponer los modos de actuar de cada uno, conforme a las características
del país,
comentar las dificultades con que tropieza en la nación, en la provincia
franciscana, en el propio cometido del cargo,
plantear dudas o requerir información del Custodio o del Ecónomo sobre
prioridades, proyectos, distribución de los fondos...
Y el diálogo mutuo enriquecería respondiendo por naciones o grupos afines a una
temática común:
•
Cómo hacer o cómo se hace la Propaganda.
•
En base a qué contenidos informativos o necesidades en Tierra Santa
•
•
•
Quién elige el cartel y/o el motivo del mismo.
Cómo se hace la distribución de esa propaganda
Qué contactos se establecen -si los hay o es fácil- con los obispos y
sacerdotes para llegar al pueblo.
• Se aprovecha el potencial de los Medios de Comunicación Social.
Por eso, intentaré ser breve para poder tener un tiempo para este intercambio en
torno al tema.
Preámbulo
En el anexo de textos del Nuevo Testamento y jurídicos de los papas que se me ha
ocurrido aportaros está el origen, razón y justificación de lo que se ha conocido en la
historia como la Collecta pro Locis Sanctis, Colecta del Viernes Santo, o, como se
prefiere llamarla hoy día, Jornada por Tierra Santa. Por tanto, no entro a hablar de
la misma en los aspectos histórico, jurídico o legislativo. (Una documentación sobre
esos aspectos se tendría que facilitar a los Comisarios por las autoridades competentes, aparte de lo que yo he entregado, “para dar razón de su existencia”, es decir,
para concienciar al religioso nombrado Comisario y para que pueda éste tener argumentos convincentes en el cometido de su cargo, tanto en su Provincia como ante
los fieles).
El origen de la Colecta está en la terrible situación en que quedó Tierra Santa tras la
finalización de las cruzadas, con el sucederse de dinastías islámicas a cual más feroz;
341
mamelucos y otomanos por cuatro siglos, éstos de una voracidad insaciable. Era necesario un compromiso constante de ayuda a la Custodia de Tierra Santa para el sostenimiento de sus religiosos y el cumplimiento del empeño encomendado: recuperar
los santuarios evangélicos y sostener a una comunidad cristiana-católica en torno a
ellos. Los reyes cristianos jugaron un papel eficaz en el apoyo a la Custodia. Siempre
habrá que recordar con agradecimiento el gesto de los reyes de Nápoles, Roberto de
Anjou y Sancha de Mallorca de comprar el Cenáculo y levantar el conventito del
Monte Sión para los 12 frailes menores. Y hacerlo con la bula Gratias agimus de
Clemente VI, el 21 de noviembre de 1342, la carta fundacional de la Custodia.
Pero había que hacer llegar a la conciencia de toda la comunidad cristiana la necesidad de un apoyo permanente y fijo ante la persistencia de esa situación de opresión.
Así se institucionalizó una jornada de recogida de ayudas, unida a la solidaridad de
la oración, de toda la Iglesia para con la Iglesia Madre de Jerusalén. Pablo VI la
justifica con estas palabras: “Los frailes menores se dirigieron directamente a los
grandes y a los humildes para recoger limosnas, y los religiosos destinados a este
menester tuvieron como título oficial el de “Procuradores” o “Comisarios de Tierra
Santa”. Sin embargo, con el correr de los tiempos y el dilatarse de las necesidades,
su obra se reveló insuficiente. Por eso los Sumos Pontífices intervinieron muchas
veces, con paternal solicitud, ordenando la “Collecta pro Locis Sanctis”, indicando
las finalidades, los tiempos y la forma, a fin de que las ofertas llegasen a su destino
por medio de los Ordinarios”.
Pero el compromiso de la organización y promoción de la Colecta ha quedado delegado, encomendado a la propia Custodia como medio de “buscarse el pan”, aunque
este compromiso ha encontrado el apoyo constante de toda la Orden franciscana con
la genialidad de la institución de las Comisarías, “cuya actividad, tan benemérita en
el pasado, consideramos todavía válida y funcional”, como dice de ellas Pablo VI.
Aquí se insertaría una de las preguntas que habrá que responder al final. ¿La Colecta del Viernes Santo es competencia exclusiva de la Orden franciscana y/o de sus
Comisarías? Si es así, como parece, porque de la Sagrada Congregación de Iglesias
Orientales no conocemos otro papel que escribir una circular a los obispos cuando
se acerca la fecha y administrar el 35% del resultado económico de la Colecta, -otra
pregunta- ¿Tienen la Orden, la Custodia, las Comisarías fuerza suficiente para llevar
adelante con cierta eficacia y rendimiento la Jornada? Porque uno de los empeños
más difíciles para los Comisarios es que hay que llegar (¿por qué hay que llegar?) a
la conciencia de la jerarquía eclesiástica, los sacerdotes y el pueblo sobre la situación
de las comunidades cristianas, las necesidades también económicas en el sostenimiento de obras sociales a favor de las mismas, de los santuarios y del vasto campo
de las actividades caritativas desarrolladas en Tierra Santa, no sólo por la Custodia
sino también por todas las instituciones eclesiales que en ella trabajan.
342
1. Realidades
Antes de nada, conviene tener presente y recordar la obligatoriedad de la celebración de la Colecta del Viernes Santo fijada con precisión y nitidez por el Papa Pablo
VI, en su Exhortación “Nobis in animo” del 25 de marzo de 1974. A pesar de haber
transcurrido más de 30 años, mantiene su vigor, porque no ha sido derogada y sí citada en muchas ocasiones por sus sucesores Juan Pablo II y Benedicto XVI.
“Movido, pues, por la llamada que nos viene de aquella tierra y por el compromiso de nuestro ministerio pastoral, renovamos y ampliamos las normas de nuestros
predecesores, en particular las emanadas por León XIII y Juan XXIII, de venerada
memoria, y disponemos cuanto sigue:
•
•
•
En todas las iglesias y en todos los oratorios pertenecientes al clero
diocesano o religioso, una vez al año -el Viernes Santo o en otro día
designado por el Ordinario de lugar- junto con las oraciones especiales
por nuestros hermanos de la Iglesia de Tierra Santa, se hará una colecta,
destinada igualmente a ellos. Adviértase a los fieles, con la oportuna
anticipación, que dicha colecta será destinada al mantenimiento no
sólo de los Santos Lugares, sino principalmente de las obras pastorales,
asistenciales, educativas y sociales que la Iglesia sostiene en Tierra Santa,
en beneficio de sus hermanos cristianos y de las poblaciones locales.
Las ofertas serán enviadas diligentemente por los párrocos y los rectores de
iglesias y oratorios al Ordinario propio, el cual las entregará al Comisario
de Tierra Santa más próximo, cuya actividad, tan benemérita en el pasado,
consideramos todavía válida y funcional. Se pueden enviar también por
otro medio oportuno.
La Sagrada Congregación para las Iglesias Orientales proveerá, a norma de
las instrucciones impartidas por Nos, a asegurar que la Custodia de Tierra
Santa y la jerarquía local, respetando sus competencias, puedan continuar
sus obras, consolidarlas y desarrollarlas aún más, en plena armonía entre
ellas y en estrecha colaboración con otros organismos que tienen especial
vinculación con Tierra Santa y sienten preocupación por la suerte de
aquella Iglesia local.
Junto a la Custodia de Tierra Santa existen, en efecto, otras obras que merecen
apoyo y ayuda. Entre ellas queremos recordar la Misión Pontificia.
Al hacer esta llamada, confiamos en que los fieles del mundo entero, incrementando sus ofertas a favor de la colecta llamada tradicionalmente de los Santos Lugares,
no dejarán de dar su contribución y su cordial apoyo a todas las obras de la Iglesia
en la tierra del Señor, a fin de que se mantenga vivo el testimonio del Evangelio y se
haga más sólida la presencia de los seguidores de Cristo en torno a los santuarios”.
343
Comienzo por algo que podría parecer una anécdota, pero que denota bien a las
claras la realidad del desconocimiento o la confusión que existe en los medios de
comunicación con relación a la Colecta del Viernes Santo. Y que no es menor entre
obispos, sacerdotes o el pueblo: La primera vez que de una Agencia católica de Noticias se interesaban por la Colecta, a pesar de que todos los años se les ha estado
enviando el material informativo, me pasa una periodista un e-mail con este batiburrillo de preguntas:
“He recibido la correspondencia sobre la Colecta de Tierra Santa. Me gustaría
que me contestara las siguientes preguntas sobre este tema para escribir una noticia al respecto y unirla a la petición de ayuda del Papa Benedicto XVI. ¿Cuál es la
situación de la Iglesia en Tierra Santa? ¿Es este año más urgente que nunca ayudar
a los cristianos de Tierra Santa? La Colecta ¿a qué congregaciones de Tierra Santa
se da? ¿a todas las que están allí?¿a algunas?¿cómo se reparte el dinero entre esas
congregaciones? Si nos pudiera describir cómo se repartió el dinero recaudado en
año pasado. ¿Hay muchas congregaciones trabajando en Tierra Santa ¿Cuáles son
las principales necesidades que tienen? Espero sus comentarios y cualquier información que quiera agregar.
Después de contestarle lo más certeramente posible, mencionando a la Congregación de Iglesias Orientales, la ROACO, el 35%, el Anuario del Patriarcado... me
envían otro correo a los pocos días de celebrado el Viernes Santo, diciendo: “cuando
tenga la cantidad de la Colecta de Tierra Santa de este año me la haga saber. Nos
gustaría escribir una noticia con este dato”. Nueva respuesta indicando que de ese
dato ni los Comisarios se enteran hasta fin de año...
Esto denota un desconocimiento de los objetivos, la finalidad, el destino de la Jornada por parte de los Medios de comunicación social. Y no sólo de ellos.
¿Cómo llegar a ellos? Es la pregunta que se puede hacer extensiva igualmente
para todos los demás: cómo llegar a los obispos, a los sacerdotes, a los fieles; cómo
superar la indiferencia, hacer atractiva la información, impactante el cartel. De manera que la Jornada del Viernes Santo resulte eficaz en los frutos de la oración y en
los resultados económicos.
Para responder a estos interrogantes y a los que se puede plantear cada Comisario,
referiré la experiencia de lo que se hace en España, desde que se creó la Junta de PP.
Comisarios, años antes de abrirse el Centro Tierra Santa, que luego ha servido de
coordinador de la misma. Aunque reconozco que lo que diga sobre lo que se hace no
es forzosamente aplicable a otras Comisarías o en otras naciones, ni mucho menos
el hacer hincapié en unos contenidos u otros o en la motivación de la campaña; porque la sensibilidad ante los temas o problemas de Tierra Santa es diferente en cada
nación o regiones. (En Italia la fuerza está en los santuarios y en los frati minori, sus
custodios. En América o África no puede ser argumento la pobreza de los cristianos
344
cuando en ellas hay mucha más... En España se hace más hincapié en las necesidades
de la comunidad y en el compromiso solidario con ella. Y, además, resaltando que se
trata de un compromiso de toda la Iglesia, siempre intentando evitar que la Colecta
del Viernes Santo parezca que es “cosa de los franciscanos”).
Cómo se hace la propaganda
- El cartel:
En la reunión habitual de finales de octubre la Junta se convierte en una “agencia
de publicidad” teniendo que pensar en el lema, discurrir sobre la foto que encaje
mejor, ir madurando los contenidos o ideas que se recogerán en la “Hoja Informativa”; se fijan las cantidades de la tirada, tanto del cartel como de la Hoja Informativa,
en la que se procura informar de un modo global del resultado de la colecta del año
anterior, no sin la dificultad de contar con las cantidades recogidas por las diócesis;
se contacta con la imprenta... La realidad multilingual de la Península Ibérica obliga
a elaborar una tirada del cartel en español, portugués, catalán y vasco (¿Exigirá un
día la Xunta que se haga también en gallego?).
Rara vez se ha acudido al asesoramiento de una empresa de publicidad pensando
en economizar gastos.
- Los contenidos:
Aunque no hay mucha materia donde elegir y teniendo que dar casi la vuelta a los
mismos temas, nos basamos en el estadillo de las actividades de la Custodia a favor
de los cristianos: vivienda, educación, asistencia social con ancianos, niños, promoción de la mujer... Las obras pastorales, asistenciales, educativas y sociales, como
las catalogaba Pablo VI. Dentro de los temas recurrentes sobre:
•
la minoría cristiana dentro de los dos pueblos,
•
la repercusión de esa disminución en la vida de los santuarios,
•
•
•
•
•
su peligrosa disminución por la constante emigración o el abandono de la
tierra,
que “se convertirían en museos si les falta el calor de la oración de una
comunidad local”.
los santuarios, como lugares de gracia y vida para las comunidades
cristianas que acuden a aquella tierra como peregrinos.
la situación de pobreza y marginación, por la minoría, dentro de la pobreza
general del pueblo palestino, que exige a la Custodia (y a toda la Iglesia)
volcarse en la serie de Actividades sociales mencionadas.
la repercusión de la crisis política o la inestabilidad, (las intifadas, la
situación de violencia o guerra casi permanente) con las consecuencias en
la misma comunidad y el fuerte impacto en la conciencia mundial.(A este
345
respecto fue impresionante la conmoción universal de los acontecimientos
de la Semana Santa de 2002 con tantos atentados y la represalia tremenda
por parte de Israel que va a llegar al colmo con la ocupación de la basílica
de Belén por los “milicianos” palestinos y el asedio de toda una cuarentena.
La colecta, en lo económico, dio un salto espectacular ese año; más de 40
millones de pesetas: 245.000 €). Al aflojarse la tensión, es sintomático
que el año 2005 el resultado ha sido menor que el año anterior, cuando la
tónica ha sido de un incremento constante).
- La distribución:
El amor a la santa pobreza de los antiguos Comisarios, buscando el ahorro en correo, hacía que cada Comisario enviara la propaganda al obispado para que lo incluyeran en el envío del Boletín diocesano. ¡A veces llegaba a tiempo para la Semana
Santa...!
Hoy, gracias al mailing, se hace un envío personalizado a cada parroquia, iglesias
de culto, órdenes religiosas... En él se incluye el cartel y hoja que lo comenta, tríptico de actividades de la Custodia, carta personal del comisario a los párrocos... A los
obispos, con una carta que les recuerda su compromiso pastoral, se les sugiere llamar
a la responsabilidad a los sacerdotes, se les informa también del resultado económico
de la Colecta en todas las diócesis españolas, según la demarcación de las Comisarías. Quizá esto ha servido para que ninguna de las diócesis deje de contribuir con
algo a la Colecta cuando por el año 1982 había varias que se resistían a aportar nada,
aunque las parroquias hubiesen hecho entrega a la curia diocesana.
- La difusión:
Además de lo mencionado a los agentes directos de la promoción de la Jornada
(obispos y párrocos), dada la poca efectividad del sistema y del silencio que suele
darse en la celebración litúrgica del Viernes Santo (¡cuántos fieles nos comentan que
“en mi parroquia no han dicho nada ni se ha hecho colecta”!), se hace un esfuerzo a
escala nacional y de cada comisaría en su demarcación de “airear”, difundir la Jornada a través de los Medios de Comunicación Social. Si se lograse que los informativos
de TV, Radio o periódicos consideraran motivo de noticia -aunque fuese de un breve
flash - el “Hoy, Viernes Santo, la Iglesia católica celebra la Jornada por Tierra
Santa” ésta recibiría un gran impulso. Dejarlo sólo a la contemplación de un cartel
en el atrio de la parroquia o a unas breves palabras del celebrante en la única acción
litúrgica del día, es muy poco. Aunque hay que reconocer que es en ésta donde se ora
y donde se recogen las aportaciones.
Es difícil que los medios nacionales presten atención a esta noticia. Pero contamos con el apoyo de los medios religiosos de difusión nacional (Popular Televisión,
COPE, revista Ecclesia, Vida Nueva). Y, sobre todo, el acceso de cada Comisario a
los medios locales y autonómicos o regionales, más abiertos a este tipo de informa346
ción, con tal que el Comisario intente o logre introducirse en ellos: programas de TV
o radio locales, periódicos de ciudad, boletines parroquiales...
- La eficacia:
Sin estar plenamente satisfechos, creo que los resultados de esta coordinación entre las Comisarías de España y Portugal pueden catalogarse de positivos. Pensar que
en las primeras reuniones de la Junta se oían voces de que “la propaganda no sirve
de nada, el cartel es un gasto inútil porque no lo ponen, la hoja informativa no la lee
nadie, la colecta es raquítica...”
Hoy se da una comunicación más cercana con obispos y sacerdotes y un interés
por parte de ellos. Si la eficacia la medimos en cifras, el resultado es evidente. Se ha
pasado de poco más de diez millones de pesetas en 1982 a ciento ochenta y cinco
millones en 2004. En Euros, de 64.400 a 1.109.256; de 0’25 cts. de peseta a 4 pts.
por persona. Es decir, el resultado se ha multiplicado por dieciséis.
Dejo aquí abierto el tema de las realidades para que en el diálogo se aporten otras
del vasto mundo de las Comisarías.
2. Desafíos
Por más vueltas que le he dado al tema no se me ocurre proponer retos o desafíos
ante la Jornada por Tierra Santa. Prefiero plantear unos interrogantes para entre todos
clarificar la situación. Aunque hay un desafío principal: el de buscar el medio o la
manera de llegar a informar a toda la Iglesia de la situación de la Iglesia en Tierra
Santa y de convencerla del compromiso de “caridad eclesial” para acudir en socorro
de sus necesidades.
Ese desafío tiene un compromiso complementario para los destinatarios finales de
la Colecta (Custodia e Iglesias locales): facilitar los medios de información y convencimiento a los agentes de la Jornada (Los Comisarios).
Pero: No sé si será prudente plantear la siguiente pregunta:
¿Sobre quién recae el compromiso de llevar adelante la promoción de la Jornada
por Tierra Santa? ¿Sobre toda la Iglesia -a través de la Sagrada Congregación de
Iglesias Orientales- o sobre la Custodia? No la hago con ánimo de poner en tela de
juicio una praxis eclesial de siglos: a los Comisarios se les ha encomendado ser los
ejecutores de loa Colecta por Tierra Santa imperada por los Papas; sino para clarificar la responsabilidad de la organización.
•
Si es compromiso de la solicitud de toda la Iglesia por Tierra Santa, ¿cómo
lo va a poner en práctica el Vaticano? ¿Desde la S. C. I. O. con un organismo
que pueda hacerse oír en toda la catolicidad? ¿Desde la S. C. para la
Evangelización de los Pueblos, aprovechando la infraestructura de las Obras
Misionales Pontificias: (Domund, Infancia Misionera, Clero Nativo)?.
347
•
En ese caso, ¿la Custodia aceptaría depender, para su sostenimiento y el de
sus obras, de lo que quiera enviar Roma? Los Comisarios quedarían como
una fuerza secundaria pero con el compromiso constante de promoción
y recolección para completar el fondo que le llegaría de la Colecta del
Viernes Santo, siempre juzgado insuficiente, para el sostenimiento de las
obras en Tierra Santa y de aquellas otras a las que ahora “no se deben
desviar fondos de la Colecta”.
Si es compromiso de la Custodia -con el apoyo de toda la Orden y el
respaldo de toda la Iglesia- vuelvo al planteamiento del preámbulo: ¿cómo
actuar en naciones cristianas donde no está establecida la Orden? ¿Cómo
trabajar o comprometer a las Provincias en las que no hay establecida una
Comisaría?
Partamos de este supuesto: Somos responsables, -desde la Orden que ama a “la
perla de las misiones”, desde la Custodia “que no debe callar, vigilante desde las
murallas”- de proclamar a toda la Iglesia el “evangelio de Tierra Santa”, el valor de
los santuarios como fuente de gracia y salvación para quien vive permanentemente a
su lado o los visita como peregrino, la realidad “del pequeño rebaño” del Señor, aquí
en su tierra, que ha pasado a lo largo de toda su historia por una situación de “cruz
y de calvario”, y que necesita de una permanente ayuda, “signo eficaz de caridad”,
como calificaba a la Colecta del Viernes Santo el Papa Juan Pablo II.
•
•
•
¿Tiene la Custodia o sus Comisarías fuerza para llevar adelante, con
eficacia y buenos resultados, la Jornada por Tierra Santa?
Si no es así, ¿de qué medios habrá que dotar a los Comisarios?
¿Puede ser una petición o una exigencia o de este Congreso el que se
cree en Jerusalén un organismo apropiado (llámese comisión o secretaría,
como tantas que existen) que oriente, facilite el trabajo, sugiera el lema
o los objetivos, incluso les dé hecho el material de la Jornada a muchos
Comisarios que no tienen la menor posibilidad de organizarla?
(En el avance de los temas principales, se preguntaba ¿se puede mejorar? ¿mejor
presentación? ¿es necesaria una mayor información? Nunca desde Jerusalén se ha
facilitado una idea, un slogan, una necesidad prioritaria, un dato económico de lo
que se necesita o de lo que se ha recibido...)
•
Hay que llegar a los obispos, a los sacerdotes, a los fieles, a los Medios de
Comunicación
Con argumentos convincentes ¿cuáles? Hablando de necesidades
concretas y serias (basta de repetir 3 orfanatos y un centro para
poliomielíticos, que confieso, que nunca me he enterado -en 30 años de
servicio a la Custodia- de dónde se encuentra o se encontraba).
348
Presentando objetivos a alcanzar o ya logrados en campañas
anteriores.
•
Informando de resultados económicos y de su destino… Hoy,
cada día más, la gente quiere saber “a dónde va mi dinero”, porque
recelan cuando se habla de que lo que se ha dado para un terremoto,
un tsunami... no llega a los afectados.
Una pregunta final o sugerencia: En todos los mandatos de los papas
sobre la Colecta se repite que se celebrará “el Viernes Santo u otro día
designado por el Ordinario de lugar”. ¡Cuánta saliva y tiempo hemos
gastado hablando de lo “inapropiado” que resulta el Viernes Santo para la
celebración de la Colecta!... ¡Cuántas veces, en esas reuniones, ha surgido
la idea de pedir a la jerarquía el traslado a otro día!.
¿Podría salir de aquí una petición formal del traslado a otra fecha?. ¿Quién haría la
petición? ¿A quien?, ¿al Papa para toda la Iglesia? ¿Sería suficiente conseguirlo los
Comisarios en cada nación de la Conferencia episcopal?
¿Comenzamos las preguntas?
Gracias por la atención prestada.
Fr. Teodoro Lopez ofm
Textos de apoyo de la Colecta del Viernes Santo
a. Bíblicos
1) Ante la “carestía universal” que anunciaba Agabo en Antioquía, y que sobrevino
en tiempos de Claudio (entre los años 43-44) la comunidad de Antioquía muestra la
solidaridad con los hermanos de Judea: “Entonces los discípulos decidieron enviar,
cada cual según sus posibilidades, una ayuda a los hermanos que habitaban en Judea, y así lo hicieron enviándolas a los presbíteros por medio de Bernabé y Saulo”.
(Hech 11, 29-30)
2) Ante la situación de pobreza de la comunidad -quizá por el fervoroso desprendimiento de la primera generación- (Hech 4, 34-37), los apóstoles van a seguir pidiendo, quizá en el concilio de Jerusalén, que Pablo y Bernabé sigan ayudando a su
Iglesia (años 49-50): “Sólo nos pidieron que nos acordáramos de sus pobres, cosa
que me he esforzado por cumplir” (O como dicen otras versiones: Y esto lo he tomado muy a pecho) (Gal 2,10).
3) Durante el tercer viaje (años 55-57) Pablo organiza colectas generales en Galacia, Macedonia y Acaya: “Acerca de la colecta a favor de los santos, seguid las
instrucciones que di a las Iglesias de Galacia. Que el primer día de la semana (el
domingo) cada uno de vosotros reserve en su casa lo que haya podido ahorrar, para
349
que no se hagan las colectas cuando yo vaya. Y cuando yo esté ahí, enviaré, dándoles cartas, a los que hayáis elegido a llevar e fruto de vuestra caridad a Jerusalén.
Y si decidís que vaya yo también, iremos juntos”. Esto lo escribe desde su estancia
en Éfeso. (1 Co 16, 1-6).
4) Pablo dedica los capítulos 8 y 9 de su segunda carta a los corintios para hablar
de la colecta, que llama por tres veces “servicio de caridad”: Elogia la generosidad
de las Iglesias de Macedonia (“desbordaban de alegría y en su extrema pobreza,
derrocharon generosidad”.
“Porque atestiguo que según sus posibilidades, y aún sobre sus posibilidades, espontáneamente nos pedían con mucha insistencia la gracia de participar en el servicio en bien de los santos” (8, 3-4) Halaga a los corintios para que “sobresalgan en
generosidad”.
“Os doy un consejo sobre el particular: que es lo que os conviene a vosotros, ya
que desde el año pasado habéis sido los primeros no sólo en hacer la colecta, sino
también en tomar la iniciativa” (8, 10-11).
“En cuanto a este servicio a favor de los santos, me es superfluo escribiros. Conozco, en efecto, vuestra prontitud de ánimo de lo que me glorío ante los macedonios,
diciéndoles que Acaya está preparada desde el año pasado. Y vuestro celo ha estimulado a muchos... (9, 1-2).
5) Quizá al comienzo del año 58 Pablo está preparado para llevar la colecta a Jerusalén. ¿Ha recogido una buena cantidad? ¿Cómo la llevarán o quién es el responsable de la “conducta”? De todo ello informa a los romanos y les da el argumento
teológico en que justifica esa solidaridad:
“Ahora salgo para Jerusalén, para servir a los santos, pues Macedonia y Acaya
han decidido hacer una colecta para los santos de Jerusalén que viven en la pobreza.
Ellos lo han decidido así, pues era una deuda que tenían: pues si los gentiles han participado de sus bienes espirituales, deben a su vez servirles con los bienes materiales.
Una vez cumplido este encargo y entregado oficialmente el fruto de esta colecta,
partiré para España, pasando por donde vosotros. Os ruego, hermanos, que oréis por
mí... para que la ayuda que llevo a Jerusalén sea grata a los santos” (Rom 15, 25).
A pesar de lo azaroso del tercer viaje y los vaticinios de lo que le esperaba, la colecta debió ser entregada en Jerusalén. (¿A Santiago y los presbíteros a quienes visitan al día siguiente? Hech 21,18?). Pablo recuerda ante Félix uno de los objetivos
de su viaje: “Al cabo de muchos años he venido a traer limosnas a los de mi nación
y a presentar ofrendas” (Hech 24,17) de lo que Lucas no ha dicho nada aunque sí
destaca el efecto de la llegada de esas ayudas: “cuando llegamos a Jerusalén, los
hermanos nos recibieron con alegría” (Hech 21. 17).
350
b. Legislativos
Una vez encomendada a la Orden franciscana la “Custodia de los Santos Lugares”,
los Sumos Pontífices intervinieron muchas veces, con paternal solicitud, desde la
más remota antigüedad, para salir en apoyo de su misión en la situación tan difícil en
que le ha tocado desarrollar, a lo lago de la historia, la triple encomienda: recuperar
los santuarios, sostener en torno a ellos comunidades cristianas, y acoger a los peregrinos. Ya antes, en la etapa de presencia provisional en Tierra Santa, tras el viaje de
Francisco y la estancia de los primeros frailes en “la provincia de Ultramar”, solicitó
el apoyo para los franciscanos,
1. Gregorio IX (1230): “Si os fijáis en el espíritu religioso y en las obras de los
Frailes Menores, podéis percibir plenamente que éstos no buscan los bienes temporales, pues en virtud de su institución profesan la pobreza en la que encuentran
la satisfacción de sus necesidades… Por eso, exhortamos a los Patriarcas y legados
de la Sede Apostólica, Arzobispos y Obispos residentes a que les ofrezcan su total
apoyo en su actividad de apostolado”.
2. Clemente VI (1342): “... los reyes de Nápoles, desembolsando sumas enormes
y con graves dificultades obtuvieron del Sultán de Babilonia que los Frailes Menores
pudieran morar (en los Santos Lugares de nuestra Redención) y celebrar los divinos
oficios... Por eso ordenamos que los Ministros de la Orden (según la petición de los
reyes de Nápoles y de sus sucesores) manden frailes de cualquier parte de la Orden
hasta completar el número requerido”. (Bula “Gratias agimus”).
3. Martín V (1421): “... a la vez que confirmamos la sentencia del Patriarca de
Grado... concedemos a los mismos Frailes Menores a perpetuidad la posesión de
estos Lugares: Monte Sión, Santo Sepulcro, el lugar de la Natividad de Nuestro
Señor y el sepulcro de la Bienaventurada Virgen María... y concedemos facultad al
Guardián y a los Frailes del Monte Sión de instituir Procuradores o Comisarios, los
cuales se encarguen de la recogida entre los fieles de los bienes necesarios”.
4. Calixto III (1456): “Al Guardián de Jerusalén y a los frailes de Tierra Santa...
damos facultad de enviar frailes a todas partes del mundo a recolectar limosnas para
la conservación de los Lugares Santos... Reconocemos que todas las casas que han
sido concedidas en Asia para uso de los Frailes y habéis aceptado para tal fin, deben conservarse como vuestras a perpetuidad... y así mismo disponemos que podáis
aceptar otras y fundar y construir casas nuevas”.
5. Urbano VIII (1642): “Disponemos y ordenamos... a los Patriarcas, a los Arzobispos y a los Obispos y a todos los otros Ordinarios y a todos y cada uno de los
Generales de las Órdenes, de las Congregaciones y de los Institutos Regulares que
al menos dos veces al año... -durante el tiempo de Adviento y de Cuaresma-... ya a
través de la predicación, ya con sus obras y también en las funciones públicas no
351
olviden presentar y hacer conocer a los fieles las necesidades de los Lugares Santos
y recomendar igualmente el contribuir con ofrendas a sus necesidades”.
6. Pío VI (1778): “Nos... nos preocupamos y deseamos ardientemente que cuanto
atañe al decoro del culto de los Lugares Santos y las necesidades de los propios
religiosos de la Custodia y de las piadosas obras de caridad que allí se realizan, se
mantenga lo que por nuestros predecesores ha sido concedido y ordenado, Nos intentamos renovarlo y ampliarlo. Por eso ordenamos que los párrocos y rectores de
la iglesias expongan con amplitud durante la celebración de las misas el lamentable
estado de aquellos Sagrado Lugares y de los católicos que allí viven” (Inter Cœtera,
31.07.1778).
7. León XIII (1887): “… en medio de los múltiples y grandes cuidados del supremo apostolado que nos incumbe, queremos, sin embargo, aplicar nuestra especial
vigilancia y nuestra paternal solicitud a que se conserven y guarden con todo cuidado
y veneración posible los monumentos que nos quedan en Jerusalén… Cuando solo
los Frailes Menores recibieron permiso para ser custodios de aquellos lugares, los
Papas no cesaron nunca de rezar, en la medida de sus fuerzas, por su conservación, ni
de proveer, según las circunstancias, a la necesidad de aquellos religiosos a quienes
ni las persecuciones ni las vejaciones, ni las crueles torturas pudieron nunca alejar
de su gloriosa misión.
Muchas veces recomendaron los Papas con instancia, de viva voz y por cartas
apostólicas, a los Patriarcas y a los Obispos y demás ordinarios del mundo entero,
que invitasen a los fieles confiados a sus cuidados para que recogiesen limosnas con
que poder conservar los Santos Lugares.
“Por esta razón…ordenamos por las presentes letras y a perpetuidad, que los venerables hermanos Patriarcas, Arzobispos, Obispos y Ordinarios de todo lugar de la tierra, queden obligados, bajo el vínculo de la santa obediencia, a velar porque en todas
las iglesias parroquiales de la diócesis se encomienden a la caridad de los fieles las
necesidades de Tierra Santa, al menos una vez al año; el Viernes de la Semana Santa,
u otro día de cada año, a elección de los Ordinarios... Expresamente prohibimos que
las mencionadas limosnas recogidas a favor de Tierra Santa se destinen a otro uso.
Además ordenamos que el producto de la cuestación hecha como acaba de decirse,
se remita por el cura párroco al obispo y éste al Comisario de Tierra Santa… Y que
éste remita, lo antes posible, a Jerusalén, al Custodio de Tierra Santa, las limosnas
recogidas. (Breve “Salvatoris” del 26.12.1887)
Los siguientes Romanos Pontífices han ido insistiendo en el mismo tema, expresando la obligatoriedad de esta Colecta, de remitirla al Comisario de Tierra Santa de
la propia circunscripción, para que éste la remita al Custodio de Tierra Santa para las
necesidades de los Santos Lugares y para sostener las instituciones que la Custodia
mantiene en este País.
352
8. Pío X: Un texto manuscrito de propio puño: “Ad sublevandas T.S. necesitates”
del 23.10.1913
9. Benedicto XV: (Breve “Inclytum Fratrum Minorum Conditorem”, del
4.10.1918)
10. Pío XII (1947): “No ignoramos la labor ininterrumpida que habéis realizado
en esos Santos Lugares para que la luz de la virtud cristiana resplandezca con todo
brillo en las mentes... a fin de que las múltiples obras de piedad y de caridad, de las
que sois iniciadores y moderadores, florezcan y den frutos cada vez más saludables...
Vuestro Seráfico Padre Francisco - que tanto amó y prefirió aquellos Sagrados Lugares - os renueve, os sostenga, os dirija y desde el cielo os asista con su constante
protección”.
11. Juan XXIII (1960): “Por eso, renovando las asiduas urgencias de nuestros predecesores, aprovechamos con gusto la presente ocasión para confirmar las normas
emanadas… en las que se manda que, en las iglesias parroquiales de todas las diócesis, al menos una vez al año, el Viernes de la Semana Santa, o bien otro día señalado
por el Ordinario, se recomienden a la caridad de los fieles las necesidades de los
Lugares Santos. Y lo pedimos con más insistencia, porque las circunstancias de los
tiempos se tornan cada vez más difíciles… y requieren, en consecuencia, donativos
más abundantes”. “Sacra Palestinæ Loca”, del 17.04.1960.
12. Pablo VI (1964): “Llevad en el corazón el amor a esta Tierra, a las comunidades cristianas que viven allí y que mantienen alto el prestigio del nombre católico
y sufren, en el silencio, en la penuria, en el cansancio de la impopularidad de su
profesión cristiana. Quered su bien, orad por ellos y ayudadles”.
Hay que volver a recoger las normas que dictó en la Exhortación Apostólica “Nobis in animo” de 1974, sobre las crecientes necesidades de la Iglesia en Tierra Santa,
que son las que siguen teniendo vigor hasta el día de hoy:
“Movido, pues, por la llamada que nos viene de aquella tierra y por el compromiso de nuestro ministerio pastoral, renovamos y ampliamos las normas de nuestros
predecesores, en particular las emanadas por León XIII y Juan XXIII, de venerada
memoria, y disponemos cuanto sigue:
•
En todas las iglesias y en todos los oratorios pertenecientes al clero
diocesano o religioso, una vez al año -el Viernes Santo o en otro día
designado por el Ordinario de lugar- junto con las oraciones especiales
por nuestros hermanos de la Iglesia de Tierra Santa, se hará una colecta,
destinada igualmente a ellos. Adviértase a los fieles, con la oportuna
anticipación, que dicha colecta será destinada al mantenimiento no
sólo de los Santos Lugares, sino principalmente de la obras pastorales,
asistenciales, educativas y sociales que la Iglesia sostiene en Tierra Santa,
en beneficio de sus hermanos cristianos y de las poblaciones locales.
353
•
•
Las ofertas serán enviadas diligentemente por los párrocos y los rectores de
iglesias y oratorios al Ordinario propio, el cual las entregará al Comisario
de Tierra Santa más próximo, cuya actividad, tan benemérita en el pasado,
consideramos todavía válida y funcional. Se pueden enviar también por
otro medio oportuno.
La Sagrada Congregación para las Iglesias Orientales proveerá, a norma de
las instrucciones impartidas por Nos, a asegurar que la Custodia de Tierra
Santa y la jerarquía local, respetando sus competencias, puedan continuar
sus obras, consolidarlas y desarrollarlas aún más, en plena armonía entre
ellas y en estrecha colaboración con otros organismos que tienen especial
vinculación con Tierra Santa y sienten preocupación por la suerte de
aquella Iglesia local.
Junto a la Custodia de Tierra Santa existen, en efecto, otras obras que merecen
apoyo y ayuda. Entre ellas queremos recordar la Misión Pontificia.
Al hacer esta llamada, confiamos en que los fieles del mundo entero, incrementando sus ofertas a favor de la colecta llamada tradicionalmente de los Santos Lugares,
no dejarán de dar su contribución y su cordial apoyo a todas las obras de la Iglesia
en la tierra del Señor, a fin de que se mantenga vivo el testimonio del Evangelio y se
haga más sólida la presencia de los seguidores de Cristo en torno a los santuarios”.
13. Juan Pablo II (1988): “Nuestro pensamiento, en este momento, no puede menos de ir a aquella Tierra de Jesús, donde, desde hace meses, la suerte de tantísimos
hombres es incierta y la vida se ha hecho difícil y ardua: es mi vivo deseo que ella
permanezca en el centro de nuestras obras de caridad y sociales. Procurad que se
mantenga muy vivo en la conciencia de la iglesia universal el lazo permanente entre
“la historia y la geografía de la salvación”, según la feliz definición de mi venerado
predecesor Pablo VI”. (A la R.O.A.C.O.)
Terminamos con este otro texto de Juan Pablo II de 1990:
“La Iglesia sigue las vicisitudes de aquella Tierra Santa, santificada por la presencia de Cristo, y que se ha convertido -en cierto sentido- en el patrimonio espiritual de
los cristianos de todo el mundo, que desean, no sólo visitar los santuarios y los Lugares Santos, sino también sostener a la comunidad cristiana que vive en esa región.
Se trata de una ayuda moral y material... Ayuda que tienen bien merecida porque
participan en los sufrimientos de Cristo y honran su nombre de cristianos con el testimonio de una fe viva y de una pobreza vivida según el espíritu del evangelio. Pero,
para que esa comunidad cristiana pueda sobrevivir, es necesario que los cristianos de
todo el mundo se muestren generosos y les hagan sentir el calor de su solidaridad”...
Por lo que atañe a la situación que en estos últimos años se ha creado en Tierra Santa,
354
especialmente en Jerusalén, he invitado recientemente a todos los católicos a tener
en el corazón la suerte de aquellas poblaciones, y a estar unidos a ellos en la común
“búsqueda de soluciones inspiradas en la justicia y en el respeto de los derechos humanos”, así como en la oración, para que el Señor conceda la paz a aquella Ciudad
que es santa por excelencia y amada de las tres religiones monoteístas”.
Fr. Teodoro Lopez ofm
Director del Centro de Tierra Santa, Madrid
355
Los comisarios y los medios
de comunicación como instrumentos
de propaganda en favor de Tierra Santa
Contesto a la pregunta que plantea el título de mi ponencia dentro de un marco de
reflexiones más generales con la esperanza que éstas sean útiles para repensar las
tareas y las responsabilidades de los Comisarios.
Es mi intención, en este contexto, tratar la dinámica de la comunicación. De hecho,
la civilización global de hoy en día, para la cual la transmisión de las informaciones
es el elemento fundamental para la gestión del poder económico (sobre todo), político, técnico, etc., nos obliga a ser sumamente conscientes de la trascendencia de
la comunicación, de sus exigencias y consecuencias, incluso en nuestro campo de
acción.
La información, que nosotros transmitimos (por ej. acerca de la importancia de los
Lugares Santos para el cristiano o la situación social de Israel-Territorios palestinos),
es eficaz cuando lo es también la comunicación. Es decir que alcanzaremos nuestro
objetivo (por ej. movilizar a los peregrinos o lograr que los fieles abran la cartera)
en la medida en la que seamos convincentes con nuestros argumentos, conozcamos
a nuestros interlocutores, involucremos a las personas, utilicemos los lenguajes y los
medios adecuados, etc.
Permítanme por lo tanto ofrecer algunas consideraciones siguiendo un esquema
simple, ya que de esta forma se logra una mayor claridad.
Podemos considerar el funcionamiento de la comunicación de esta manera: el emisor envía un mensaje a un destinatario utilizando un medio determinado.
Démosle un contenido a este esquema.
1. El emisor es el Comisario
Los actuales Estatutos Generales de la Orden (2004), retomando y un poco ampliando las Constituciones Generales de 1973 (art. 139), enumeran de esta forma los
deberes y las tareas de los Comisarios: “promover en su territorio el conocimiento, el
interés y la devoción por los Lugares Santos y además organizar peregrinajes hacia
los mismos. [...] recolectar la ayuda en su territorio, según el derecho particular, para
incrementar la actividad apostólica y el desarrollo de las obras de Tierra Santa” (art.
70 §2).
Acerca del rol del Comisario y la gestión de las Comisarías, los Estatutos Generales remiten a las Constituciones Generales y a los Estatutos sin ninguna otra
especificación (§3).
356
Los Estatutos de la Custodia, cap. III, art. 4 (1999) tienen un carácter más descriptivo. Además de cuanto afirman las Constituciones Generales de 2004, añaden:
“la celebración de la Jornada; la puesta en marcha de la propaganda por medio de la
prensa y de los demás medios de comunicación social”.
Una amplia exposición anterior podemos encontrarla en la Carta Circular n. 9 del
19 de marzo de 1979 del Custodio Hermano Maurilio SACCHI. Han transcurrido
desde entonces casi 30 años. Desde la publicación de la Carta de Padre Sacchi hasta
los Estatutos de la Custodia y a las Constituciones Generales actuales, las condiciones de la Custodia, de la Iglesia, del mundo han sufrido no pocas transformaciones,
así como también han cambiando las exigencias. Estoy convencido de que nuestro
Congreso sabrá dar su aporte al gobierno de la Custodia en la elaboración (en curso)
de unos Estatutos peculiares que presenten una descripción más al día de la figura
del Comisario.
De manera sintética, corresponde a los Comisarios promover, organizar y recolectar. Estos tres deberes y tareas pueden ser catalogados bajo el título “comunicación”,
en el sentido de que la misma puede comprender una larga serie de acciones entre las
cuales, precisamente, se incluye la promoción de los Lugares Santos, la organización
de peregrinajes y la recogida de ayuda.
Acerca de este tema, preguntémonos entonces: ¿la figura y la actividad del Comisario pueden todavía seguir siendo las mismas de los tiempos pasados? Quiero decir:
el actual estado de las Provincias de la Orden, ¿hasta cuando podrá asegurar un hermano Comisario? ¿La disminución en el número y las nuevas exigencias requieren
que repensemos no sólo las actividades sino también la figura misma del Comisario
(¿Debería necesariamente ser un religioso? ¿No podría ser un laico, como lo era al
principio?), la composición de las Comisarías (más laicos que participen de manera
directa y responsable), etc.? Afirmaba Pablo VI que la actividad de los Comisarios
“tan benemérita en el pasado, la consideramos todavía válida y funcional” (Nobis
in Animo, 25 de marzo de 1974). Esto no quiere decir que 32 años después no nos
planteemos preguntas acerca de la validez y la funcionalidad de los Comisarios...
2. ¿quiénes
son o quiénes deberían ser los destinatarios de
nuestra información?
La primera respuesta espontánea sería: los ex-peregrinos que, después de su experiencia de estancia de una o más veces en Tierra Santa, desean mantener contactos de
conocimiento y canales de ayuda. Es a esos cristianos a los que luego nos dirigimos
en ocasión de las Jornadas o de conferencias. Todos ellos son destinatarios con los
cuales tenemos un contacto directo, aunque no estrecho.
Pero, existe también una multitud de cristianos, incluso no practicantes, que por
357
razones culturales, religiosas o simplemente políticas, están interesados en conocer
más de cerca la compleja realidad de Tierra Santa (que a lo mejor llaman “Israel” o
“Palestina”). A lo largo de estos años he encontrado a bastantes personas de este tipo,
que me han hecho preguntas importantes y a menudo me han brindado una ayuda
considerable, con las que mantengo relaciones de amistad ligadas a Tierra Santa.
Hoy en día, es este segundo grupo de cristianos, amplio y muy variado, el que debe
constituir el objeto de nuestra atención.
Además, no podemos olvidar las instituciones: me refiero a los centros culturales
y de estudio, las asociaciones, etc. (eclesiales y no) que, por las razones más diversas, desean estar informados y ponerse al día acerca de ese mundo medioriental. Es
nuestro deber saber comunicarnos con todos ellos.
3. El mensaje
El mensaje que estamos llamados a difundir es hoy en día más difícil y complejo
de cuanto no lo fuera antes. Claro está, eso debe tomar en cuenta la realidad diversificada de los destinatarios, tanto reales como potenciales. No puede ser sólo un mensaje que mueva a compasión y, haciendo hincapié en las emociones ante situaciones de
pobreza e indigencia, les haga abrir la cartera. Tampoco puede ser sólo un mensaje
de devoción orientado a suscitar emociones religiosas que fomenten el ofrecimiento
de ayudas o la organización de peregrinaciones. ¿Cuáles son los aspectos que por lo
tanto debemos considerar para formular nuestro mensaje?
a. Reflexionar seriamente sobre lo que es Tierra Santa significa tener presente que
la misma es, en primer lugar y debido a su naturaleza, una realidad teológica. Para
nosotros cristianos, ésta se origina en la historia que, empezando por Abraham, llega a Jesús - punto último del descenso de Dios - y a la Iglesia primitiva - punto de
partida de la difusión del Evangelio. La realidad teológica, antes que para nosotros
y junto a nosotros, concierne a los hebreos. Si con ellos compartimos las raíces en el
padre Abraham y el escándalo de la separación sinagoga-iglesia, nos diferenciamos
de ellos en lo que se refiere a la interpretación de Jesús de Nazaret. Ellos también
han tenido, como nosotros, un cambio en la historia desde el I-II siglo: la caída del
Templo y la destrucción de Jerusalén; desde entonces el Judaísmo se ve obligado a
asumir una nueva configuración. Por último, la realidad teológica concierne a los
musulmanes. Desde el siglo VII, Jerusalén es para ellos una referencia teológica
esencial, vinculada a los últimos días del Profeta.
Es con toda razón que se cita el Salmo 86, 6: “Todos han nacido en ella”. Jerusalén
es verdaderamente el lugar de origen antes que nada de los hebreos y de los cristianos, pero, por el misterio de la salvación cósmica, lo es de alguna manera para toda
la humanidad.
Para nosotros cristianos, el aspecto ecuménico de Tierra Santa pertenece de ma358
nera emblemática a la realidad teológica. En la tierra en la que la iglesia de Dios
debería emanar su esplendor sacramental, de hecho la luz se ha ofuscado a causa
de divisiones y altercados seculares afrontados con pasión en nombre de Cristo. La
iglesia de Jerusalén es por lo tanto el símbolo del arduo camino terrenal al cual se ve
llamada para realizar la unidad que Jesús invocara durante la Pasión (Jn 17).
La realidad teológica de Tierra Santa, confirmada, anunciada y explicada a nuestros destinatarios, precede y acompaña la presentación de la realidad religiosa, social
y política.
b. Los aspectos religiosos de Tierra Santa deben concernir antes que nada al Cristianismo (en sus varias componentes confesionales) pero en una perspectiva interreligiosa; porque ellos son igualmente emblemáticos en este rincón del mundo. En mi
opinión, el significado cristiano (o judeocristiano) y también hebraico y musulmán
de Tierra Santa necesita urgentemente ser recuperado, justamente por ser la premisa
fundamental de cualquier otra argumentación que se quiera presentar.
Los aspectos religiosos atañen tanto a la vida cotidiana de los cristianos (las piedras “vivas”) - encuadrada dentro de las instituciones parroquiales, etc. - como a los
Lugares Santos (las “piedra de piedra”). En el primer caso se enmarca la invitación
a ser solidarios con la Iglesia Madre, por medio de ayudas (cfr. Gal 2, 10; Gal 6,
10; 1Co 16, 1-4; 2Co 8, 1-9, 15; Rom 15, 25-28; Hech 11, 29-30; 24,17) dirigidas a
personas y estructuras (iglesias, escuelas, etc.) y mediante contactos establecidos en
ocasión de un peregrinaje. En el segundo caso la catequesis y la devoción encuentran
un lugar, un tiempo y unas condiciones privilegiadas para fortalecer la fe de nuestros
cristianos.
c. La realidad social, política y económica muy a menudo representa un interés
muy fuerte. A lo mejor para nosotros es la vertiente más difícil de conocer y comunicar. Sabemos bien que los medios de comunicación (los periódicos y la televisión)
son por lo general parciales y tendenciosos en sus mensajes. Creo que para obtener
una correcta información acerca de estos ámbitos nuestra labor es la de buscar y
encontrar las fuentes adecuadas, o sea aquéllas que ofrecen incluso otras lecturas de
los acontecimientos. La realidad social y política en Israel-Territorios Palestinos no
se refiere sólo a cuestiones vinculadas, por ej. con la composición étnica, los flujos
inmigratorios y emigratorios, los fenómenos militares y de terrorismo, las elecciones de las diferentes Autoridades gubernamentales. De hecho, existe en Israel y en
los Territorios Ocupados una gran variedad de asociaciones (por ej. Parents Circle,
B’Tselem, Rabbis for Human Rights, Windows) que llevan a cabo iniciativas muy
valiosas de educación, solidaridad y estudio para la construcción de una sociedad
más justa, más respetuosa de los derechos, más pacífica. Es una verdadera lástima
que de esto se hable poco o nada.
359
4. Los medios que podemos utilizar para la comunicación
a. La predicación (por ej. en la “Jornada”) sigue siendo válida. Nos permite transmitir nuestro mensaje a muchos cristianos, de los cuales la mayoría nunca ha visitado Tierra Santa. La predicación es una excelente ocasión para una breve catequesis
acerca de los Lugares Santos, las raíces de nuestra fe; para solicitar la solidaridad y
recoger las ayudas indispensables a la Custodia para satisfacer las necesidades de los
cristianos, de los santuarios y de las instituciones. En segundo lugar, es también una
ocasión para informar acerca del estado social de la Iglesia de Tierra Santa.
Las conferencias que hemos organizados o a las que hemos sido llamados a intervenir en virtud de nuestro rol especial y de los particulares conocimientos adquiridos
a través de la formación, la información y la experiencia concreta en el terreno, nos
ponen en contacto con personas de la extracción más variada, cuyos intereses pueden
extenderse de lo religioso a lo social, de lo político a lo cultural. La participación en
estas iniciativas requiere un esfuerzo en ocasiones muy grande para la preparación
personal y, a veces, hasta en la organización. Sin embargo, éstas son ocasiones privilegiadas para salir del ámbito estrictamente eclesial, dando de este manera una voz
pública a Tierra Santa.
b. Las revistas. La Custodia posee desde 1921 una voz oficial: Terra Santa, publicada en italiano, español, inglés, francés, polaco y árabe. A lo largo de su historia, la
revista ha experimentado altibajos, pero nunca ha perdido su autoridad informativa.
Sin embargo, nos debemos preguntar a cuántos oídos ha llegado esta voz y cuál ha
sido su costo económico.
El actual gobierno de la Custodia, ya desde el comienzo de su mandato (2004),
tuvo la fuerte voluntad de tomar las riendas de la cuestión de las revistas. De este
modo, después de muchas y cuidadosas evaluaciones, decidió proceder a una radical
renovación de la edición italiana de Terra Santa. Para alcanzar este objetivo, puso
al periodista Giuseppe Caffulli en la función de Director responsable o editor de
la revista (11 de marzo 2005) y al Comisario de Turín, hermano Giorgio Vigna, en
la función de de Director editorial o Publisher (11 de abril de 2005). Esos cargos
son desempeñados en Edizioni Terra Santa, la editorial de Milán, abierta con acta
notarial del 6 de junio de 2005, que se ocupa de la publicación. La edición italiana
de la revista bimensual Terra Santa (de 68 páginas) se publica ahora con una presentación tipográfica completamente nueva, como también es nueva su línea editorial.
La finalidad de dichas innovaciones es de ofrecer un “producto” más moderno y más
articulado a un público de cultura media y media-alta, no necesariamente de fieles,
para adquirir un conocimiento más profundo de la compleja realidad de Tierra Santa.
Desde la aparición de su primer número (enero 2006) hasta la fecha (20 de octubre
de 2006), después de la publicación del n. 5, los abonados efectivos son 2.085. Es360
peramos llegar para el 31 de diciembre a los 2.500 abonados. En la actualidad cada
número de la revista tiene una tirada de casi 10 mil ejemplares. Además de los abonados, la revista se la envía a todos los Obispos de las diócesis italianas, a los Nuncios de Medio Oriente, a los Dicasterios vaticanos más cercanos en lo que hace a su
competencia en los problemas de Tierra Santa, a una serie de instituciones culturales
y eclesiales, a un grupo de periodistas vaticanistas y de especialistas en información
religiosa, a las oficinas de la CEI (Conferencia Episcopal Italiana) que se ocupan
de cultura, comunicaciones sociales y peregrinajes, a un grupo de operadores en el
sector del turismo religioso. En fin, de cada número que sale, los Padres Comisarios
reciben ejemplares de la revista para hacer propaganda y para desarrollar actividades
vinculadas a la animación de Tierra Santa.
Después, cada ejemplar de la revista se envía gratuitamente a una serie de direcciones. A través de esta promoción hemos obtenido centenares de nuevos abonados. Un
dato de interés y que nos da esperanzas es que de 2.085 abonados registrados hasta
la fecha, nada menos que 1.401 son nuevos.
Me consta que el proceso de renovación de las revistas afectará de manera gradual
también las ediciones en los demás idiomas. La edición francesa ya ha experimentado algunos cambios, mientras que la nueva edición en inglés saldrá a la luz en
2007.
En el mismo contexto de renovación decidido por la Custodia, hasta el boletín,
disponible sólo en italiano, Eco di Terra Santa se ha transformado radicalmente.
Ahora se presenta como un periódico de 16 páginas, en formato tabloid, dirigido a
un público más vasto y más “simple” (constituido en gran parte por ex-peregrinos),
con una información más breve y de más amplia envergadura acerca de lo que ocurre en Tierra Santa. Hasta hoy (20 de octubre de 2006), después de la publicación
del n. 8/2006, los abonados efectivos son 3.004 (el primer número de Eco apareció
en septiembre de 2005). A este dato cabe añadir la adaptación que se hace para la
Comisaría de la región Emilia-Romagna (3.085 ejemplares) y para la Comisaría de
la región de Cerdeña (6.071 ejemplares). Ahora la difusión de Eco di Terra Santa es
de aproximadamente 44 miles de ejemplares mensuales (para 10 números). Se envía
prácticamente a muchísimas parroquias, además de a centenares de comunidades
religiosas diseminadas por toda Italia.
Además de los abonados y de los ejemplares vendidos de la edición especial (para
Emilia-Romagna y Cerdeña), unos 700 benefactores han efectuado donaciones que
no conciernen a las actividades editoriales y que por lo tanto se han enviado directamente a la Custodia. Otros se han dirigido a nosotros para comprar Guide di Terra
Santa (unas mil personas). Junto a las Comisarías regionales, cada una de las cuales
reciben mensualmente entre 50 y 150 ejemplares del boletín para hacer propaganda,
algunas agencias de turismo religioso y algunas oficinas diocesanas para la pastoral
361
del Turismo (Milán, Turín y Nápoles) también contribuyen a la difusión de Eco entre
los peregrinos.
Debo hacer notar que ambas publicaciones (Eco di Terra Santa y Terra Santa) han
sidos recibidas de manera muy favorable por los lectores italianos; las observaciones
negativas han sido, en proporción, muy pocas.
c. El sitio web. Hoy en día ninguna institución puede prescindir de este medio de
comunicación. Mientras está en curso el estudio de la renovación del sitio oficial de
la Custodia (www.custodia.org), un nuevo sitio italiano hizo su aparición en abril de
2006 (www.terrasanta.net). Es el medio electrónico que la misma editorial Edizioni
Terra Santa ha unido a las revistas impresas. El fin de este medio de comunicación
es el de llegar a un público lo más vasto posible, a través de la publicación de noticias que se actualizan casi a diario y de retomar parte del material publicado en la
revista Terra Santa. Sólo en el mes de septiembre de 2006 los contactos, en Italia y
en el extranjero, han sido 3.576 (11.821 desde el apertura a mediados de abril). Este
número demuestra el buen funcionamiento del sitio. Nos han solicitado decenas de
ejemplares de muestra y nos han llegado numerosos pedidos de información acerca
de Tierra Santa a la redacción a través del sitio en Internet.
Sería deseable que cada Comisaría tuviera un sitio web propio al servicio de su
región. En este momento son muy pocas las Comisarías que disponen de este medio
de comunicación (París para el francés; Werl para el alemán; Cracovia; Eslovenia;
Washington; Malta; en Italia: Bari, Nápoles, Turín).
Los sitios en Internet y las revistas impresas poseen potencialidades enormes. Los
sitios pueden ser leídos fácilmente por un público sumamente variado y distribuido
geográficamente en todo el mundo. El único límite de acceso puede ser el idioma en
el que está escrito, pero, por otro lado, su utilización está en continua difusión. En
Italia, y a lo mejor en otros países, los sitios Internet y las revistas dedicadas específicamente a Tierra Santa no existen, a excepción de aquéllas de las que nos ocupamos
nosotros. ¡Podría decirse que tenemos la exclusividad del producto! La experiencia
de la editorial Edizioni Terra Santa de Milán (que, además de centro editorial, quiere
ser también un centro cultural al servicio de Tierra Santa) demuestra que las revistas
y los sitios son un eficaz medio informativo sobre hechos, acontecimientos y personas; constituyen una buena oportunidad formativa religiosa, espiritual y cultural; son
incluso un buen medio para promover la solidaridad (en más de una oportunidad la
Delegación de Roma ha enviado una discreta suma y se han dado a conocer muchas
iniciativas de caridad) y para hacer publicidad sobre las peregrinaciones. De todo
ello tenemos numerosas pruebas.
La producción de esos medios tiene sus costos, tanto en términos de finanzas como
de recursos humanos. Sin embargo, estamos convencidos de que su validez, actualidad y unicidad justifican la inversión, tan razonable como necesaria, en un producto
al cual, confeccionado de la manera adecuada, no le faltarán consumidores.
362
Conclusión
La Custodia de Tierra Santa tiene el urgente deber de prestar atención a la comunicación, invirtiendo, en la medida de lo posible, las energías apropiadas.
Los Comisarios, que son los representantes y la mano operativa en el territorio del
mundo en nombre de la Custodia, están llamados hoy en día a tomar nueva conciencia de sus obligaciones. Una comunicación eficaz les permitirá promover, organizar
y recolectar con los mejores resultados en términos de calidad y cantidad.
En calidad de Comisarios no debemos temer dedicar nuestro tiempo a la formación
permanente y de recurrir a la ayuda de personas externas de confianza y competentes.
No olvidemos que los Comisarios - cualquiera sea su fisonomía (religiosa o laica)
-desempeñan un papel muy respetado y la autoridad de la que gozan abre no pocas
puertas.
Por lo tanto, a nosotros tampoco nos faltan los desafíos mentales y operativos: a lo
mejor sólo con un poco de valor podremos responder cada vez mejor a las exigencias
de la Custodia y de la Iglesia, que son quienes nos dan trabajo.
Hermano Giorgio M. Vigna ofm
Comisario de Tierra Santa en Turín (Italia)
Traducción Alberto Milan
363
El voluntariado en Tierra Santa
Desde hace algunos años en muchos santuarios destaca la presencia de voluntarios,
los cuales desarrollan un precioso servicio en la custodia de los lugares de culto, en
la acogida de peregrinos, en la animación de la liturgia y en pequeños servicios en el
interior de los mismos santuarios.
* Es muy grande en mucha gente el deseo de restituir gratuitamente lo que gratuitamente han recibido en la vida.
* Muchas veces son movidos por el deseo de responder con gratitud a lo que han
recibido de Dios.
También la Custodia de Tierra Santa desde hace algún tiempo se sirve de la colaboración de varios voluntarios (sacerdotes, religiosos y laicos) para paliar la falta, que
ahora es crónica, de personal cualificado y fiable.
*Para los voluntarios es una ocasión de experiencia de vida y por tanto de donación en una tierra que ejerce una fuerte llamada sobre de ellos.
La Custodia de Tierra Santa espera desarrollar este servicio y ofrecer la oportunidad de trabajar en los Santuarios en Tierra Santa y pide a los Comisarios hacer de
trámite, de puentes cuidadosos, entre los posibles aspirantes voluntarios.
¿Quiénes son los voluntarios de que necesita la Custodia?
Los voluntarios que necesita la Custodia se puedes dividir en tres grupos:
1. Sacerdotes seculares y religiosos disponibles para servicio del ministerio de la
reconciliación (confesiones), para la animación de la liturgia y para la acogida del
los peregrinos en los santuarios;
2. Jóvenes disponibles para realizar diversos servicios de guardia y para realizar
pequeños trabajos que de vez en cuando son en los Santuarios, sobretodo en el período de verano;
3. Jubilados, solteros o parejas, para actividades o trabajos de “rutina” (manutención de conventos, huertas, jardines, cocina) y para intervenciones especificas
organizadas.
Qué pedimos a los voluntarios
1. Los voluntarios han de tener ideas claras sobre las motivaciones personales que
los empujan (simple servicio, etapas de su camino de espiritualidad, experiencia
fuerte de fe…) a sacar provecho de la posibilidad de experiencia que se los ofrece.
2. Tres meses: es el tiempo máximo que debe durar la primera experiencia. Después de esta primera experiencia será posible evaluar juntos (voluntario/Custodia)
la posibilidad de un servicio más largo (y obtener el visto de entrada en Israel para
un año).
364
3. El servicio de voluntario en Tierra Santa no puede ser una manera de recuperar
personas con dificultades personales o que “no saben qué hacer”. El ambiente no favorecería ciertamente la solución de sus problemas, sino acentuaría sus dificultades
y lo crearía otras.
Qué ofrece la Custodia de Tierra Santa a los voluntarios
1. A los voluntarios se les ofrece la oportunidad de hacer una experiencia única
dentro de la vida de los santuarios más importantes de la cristiandad.
2. La Custodia se hace cargo de la animación espiritual de los voluntarios a larga
permanencia, ofreciéndoles la posibilidad de una visita de los Lugares Santos más
importantes existentes sobre el territorio del País.
3. Los voluntarios serán confiados a una comunidad que los acoge y que será punto
de referencia valido y seguro para ellos.
4. La Custodia se hace cargo de los gastos de comida y alojamiento durante el
tiempo del servicio de los voluntarios.
5. Está en estudio la adopción de una copertura de seguro para los mismos voluntarios.
Consideración final
Una fuerte experiencia en Tierra Santa podría constituir una ocasión importante
para motivar voluntarios a un futuro servicio de animación en las Comisarías de
Tierra Santa.
fray Raffaello Tonello ofm
Problemas abiertos.
El problema del idioma: ¿además del italiano que hasta ahora es el idioma de base
para relacionarse, cuanto puede incidir el conocer solamente otro idioma, tal vez
poco hablado en la Custodia?
365
Mensaje del congreso internacional
de comisarios de Tierra Santa
celebrado en Jerusalén
A nuestros hermanos de las diversas Fraternidades de la Orden
¡Paz y Bien desde Jerusalén!
La Custodia de Tierra Santa ha organizado y convocado el IIº Congreso de Comisarios, el cual se ha celebrado en Jerusalén entre los días 19 al 25 del mes de
Noviembre, en el marco del 8º Centenario de la Fundación de la Orden, y por esto
mismo ha sido presidido por el Ministro General, Fr. José Rodríguez Carballo. El
primero lo fue hace cerca de cuarenta años, en Nazaret, con motivo de la inauguración de la Basílica de la Anunciación.
El objetivo de este Congreso ha sido revisar, potenciar y adaptar la misión de los
Comisarios a los nuevos tiempos y a las nuevas exigencias eclesiales. La comunión
eclesial se ha expresado por la presencia de un representante de la Congregación de
las Iglesias Orientales y algunas de las celebraciones presididas tanto por el Nuncio
de S.S. como por el Patriarca Latino de Jerusalén.
Se ha vivido en profundidad y buena armonía, siendo la participación en número
aproximado de ochenta Comisarios de Tierra Santa de todo el mundo. Las comunicaciones de los ponentes nos han presentado la situación actual de la Custodia de Tierra
Santa y sus necesidades, así como las obras realizadas y proyectos para el futuro.
Las iglesias del Cenáculo, San Salvador, Basílica del Santo Sepulcro, de Getsemaní,
de la Flagelación y de Santa Catalina Virgen y Mártir en Belén, han sido los lugares
sacros de las celebraciones litúrgicas.
Constatamos:
•
•
•
•
366
La Custodia de Tierra Santa sigue siendo, después de ocho siglos una
presencia necesaria, lazo de unión y de paz entre Oriente y Occidente, y
entre las diversas Iglesias allí existentes.
Para que la Custodia de Tierra Santa pueda realizar su misión eclesial,
evangelizadora y de caridad, la misión de los Comisarios de la misma
sigue siendo necesaria.
Sin embargo, la actividad de los Comisarios debe estar en armonía con las
actividades que su Provincia de origen realiza.
Resultado beneficioso para todos ha sido que los Comisarios de todo el
mundo nos hayamos conocido y dialogado sobre la realidad de Tierra
Santa, y actualizando la misión del Comisario para afrontar los desafíos de
los nuevos tiempos.
Conclusiones generales a resaltar del Congreso:
1. Nuestra labor principal, y en representación de la Custodia y de las Provincias,
los Comisarios de tierra Santa debemos:
a. Promover el conocimiento, el interés y la devoción a los Lugares Santos entre
los frailes y en cada diócesis. Tierra Santa se ha denominado “Quinto Evangelio”.
b. Organizar peregrinaciones a Tierra Santa y lugares apostólicos, dándoles a éstas
una dimensión evangelizadora y pastoral, según el carisma y talante franciscano.
c. Recabar ayudas para que las comunidades cristianas y Santuarios puedan seguir
estando presentes y desarrollar su actividad misionera.
2. Para afrontar el reto de la nueva evangelización debemos emplear y potenciar
los medios actuales de comunicación: Internet (web), imagen digital, TV, DVD…
3. Vemos la necesidad de potenciar el trabajo en equipo, ofreciendo proyectos y
programaciones conjuntas. Nos ayudará la Custodia de Tierra Santa creando una
página web al servicio de todas las Comisarías.
Concluimos nuestro mensaje resaltando las palabras que el Ministro General dirigió de un modo especial a los Comisarios de Tierra Santa:
“Conozcan la Tierra Santa, amen la Tierra Santa, den testimonio de ello entre
los cristianos y de modo especial entre los frailes, sacerdotes y obispos, recordando
siempre que, como dice el documento del Capítulo General Extraordinario, ‘el Señor nos habla durante el camino’. Sólo la sed saciada se transforma en mensaje”.
“Recordad siempre que somos Frailes Menores y que vuestra mejor credencial de
presentación es que os vean como tales. Esto exige el trabajar en plena comunión
con la fraternidad provincial. De modo que vuestra actividad no sea considerada
como un trabajo extraprovincial”.
“Manteneos en comunicación constante y familiar con la Custodia, y en relación
cordial con los obispos y párrocos. Recordad siempre que vosotros sois el principal
vínculo de unión entre la Custodia e iglesias particulares y con las provincias de la
Orden. Tratad siempre de colaborar unos con otros y esto será a favor de todos”.
Finalmente, os hemos recordado en la Tierra de Jesús y hemos orado por vosotros.
Los Comisarios de Tierra Santa
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Conferenze in Inglese
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“We have seen the Lord!”
Dear Brothers: May the Lord give you peace!
“I rejoiced when I heard them say: Let us go to God’s house. And now our feet are
standing within your gates, O Jerusalem” (Ps 121 1-2). The joy a pilgrim of ancient
Israel felt when he reached the holy city of Jerusalem for the first time is the same
joy that we all feel each time we return to Jerusalem as it is like returning home, for
what the Psalmist says can also be said of us: We were all born there.
This joy is even greater when we have the grace to celebrate the Eucharist here, on
Mount Sion, in the Cenacle, the holy place among holy places. How could we fail to
feel a deep joy when we are in the place where even today the words of Jesus during the Last Supper resound: “Take and eat, take and drink, this is my body, this is
my blood” (cf. Mt 26, 26-28), the words which instituted the Eucharist, of which we
are ministers? How could we avoid trembling on hearing here, still today, the echo
of those other words: “Do this in memory of me” (1Cor 11, 24-25), through which
the sacrament of Orders was instituted and which we, through pure grace, have received? How could we hide the joy we experience on hearing the words of the Lord:
“For those whose sins you forgive, they are forgiven” (Jn 20,23), being that we, as
priests and through pure mercy, have received such power? How could we not feel
comforted by the presence of the Holy Spirit, which descended on the Apostles at
prayer here with Mary (cf. Acts 1, 14; 2, 1-4), and which is the soul of the mission
of the Church (cf. AG 4), in which we directly collaborate? Yes, dear brothers, great
is the joy and deep the emotion we feel as we walk in this holy place, a witness to
the final moments of the earthly life of Jesus, a witness to the presence of the Risen
One in the midst of His disciples, a witness to the eruption of the Holy Spirit into the
Church, a witness to the first sending, to the first apostolic mission.
But for us Franciscans, this holy place, the Cenacle, has an even greater significance than for the other Christians, who come here from all over the world. Here,
where the Church began, here, where the mission of the Church was born (cf. Jn 20,
20-21), here also our mission in the Holy Land was born, the Custody of the Holy
Land was born, and continues to be the “pearl” of the Franciscan missions today.
How can a sign of the providence of the Lord not be seen in this geographic coincidence! May the good Lord wish one day, not very distant, that this holy place would
return to its legitimate owners: The Friars Minors, Custodians of the Holy Land in
the name of the Catholic Church. May the Lord wish one day, not very distant, that
the cloister of the old Franciscan convent, still standing just a few metres from where
we are gathered, be again the shelter of the sons of the Poverello, so that their presence in this holy place may be a continuation of that other presence which the Friars
maintained in this place for centuries, until they were unjustly obliged to leave it.
371
But beyond these historical memories which this place evokes, beyond the emotions which this place awakens in us all, we have to listen to the message which, after
more than twenty centuries, still continues to be present in this place and to be very
current for all of us who try to follow closely the footprints of our Lord Jesus Christ
and, in particular, for all of us who have professed the Gospel as our Rule and life
(RB 1,1).
In order to perceive better and to accept this message more adequately, I think it
is necessary to pay attention to some words of the texts to which we made reference
previously.
“Take and eat, take and drink”, Jesus says to us. These words question us about
the place the Eucharist occupies in our lives. The path we are called to travel in communion with our brothers, with the Church and hand in hand with the “minors of the
earth”, who “have the power to guide us in our searches”, as the Final Document of
the Extraordinary General Chapter reminds us (LSR 5), is a long one and, in many
cases, full of difficulties. Like Elijah on the road to Horeb, we run the risk of being
afraid or even of growing faint before such difficulties (cf. 1K 19, 3-5). If, on that
occasion the Lord said to Elijah: “Get up and eat, or the journey will be too long for
you” (1K 19,7), Jesus, today and always, says “take and eat, take and drink” to each
one of us. He is not only a travelling companion (cf. Lk 24, 13-36), He is also our
food and viaticum (cf. Jn 6, 22ff). He not only satisfied the hunger of those who followed Him (Jn 6, 1ff), but today, like yesterday, He continues to satisfy the hungry
(cf. Ps 104, 27-28). The Eucharist is strength to continue the journey, drink to satisfy
the thirst which so often torments us, life in order to have life in abundance, which
we ardently desire.
“As the Father sent me, I also send you”. And the Apostles set out. Closed gates
opened wide and the proclamation of the Gospel arrived to all parts. And the Friars
Minor, moved by divine inspiration (RB 12,1), also set out, leaving their own homelands, families and cultures, and arrived in the east and the west, north and south,
bringing to the four corners of the earth -as is indicated by the so-called “Cross of
the Holy Land” or “Jerusalem Cross”, the symbol of the Franciscans in this land-, the
saving presence of the cross of Christ.
How can we, who are at the service of the “pearl” of the Franciscan missions, carry
out this mandate today? How can we, who have received the Spirit like the disciples,
not set out to the ends of the earth? (cf. Jn 20, 22). How can we, on whom the Lord
has poured out His Spirit, not be prophets through our life and word, and how can
we not see a different future? (cf. Joel 3,1). We all, by our vocation, form part of a
fraternity-in-mission, we are all missionaries, sent to give witness “in word and deed
and to bring everyone to know that there is no one who is all-powerful except Him”
(LtOrd 9). We have all been sent to announce, as prophets, the Gospel and to be
372
privileged instruments of reconciliation and pardon. How do we exercise this sacred
ministry?
Many are be the difficulties, dear brothers, we will meet on the way. But we are not
alone. The Lord walks with us and makes Himself present in our midst in order to
infuse peace into our dejected hearts, as in the case of His disciples (cf. Jn 20,21. 26),
and to communicate to us His Spirit, which pushes us to the mission and gives us the
courage, the parresia, to proclaim to all: “we have seen the Lord!” (Jn 20,24).
Send forth Your Spirit, O Lord, and renew the face of the earth.
Send forth Your Spirit, O Lord, on us and we will go out to the paths and squares to
announce the Good News.
Send forth Your Spirit, O Lord,
on us and our fear and cowardice will be conquered.
Send forth Your Spirit, O Lord, and we will be new creatures.
Send forth Your Spirit, O Lord…
Br. José Rodríguez Carballo ofm
Minister General
373
Program Presentation
Dear brothers of the Congress of Commissariats. May the Lord grant you His
Peace!
1. From the first international congress of Cmmissaries in
Nazareth
The first International Congress of the Father Commissaries of the Holy Land was
held from Nov. 17 to 22, 1969 in Nazareth. There were 51 commissaries or their delegates participating. The participants among others who attended were Fr. Erminio
Roncari, the Custos of the Holy Land, the Custodial Vicar, the Procurator and all the
members of the Discretorium, including Fr. Carlo Cecchitelli, the secretary of the
Custody in his capacity as the Congress Secretary. The Order of Friars Minor was
represented by Fr. Fortunato Tiberi, the Secretary of Missions. It was an important
occasion in the Custody’s modern history since it was the first time that all the commissaries from around the world could meet.
The Custos, His Paternity, M. Rev. Fr. Erminio Roncari, presented the reasons for
calling the Congress:
1. to show to all the commissaries the new Basilica of the Annunciation which was
recently inaugurated in 1968. It was constructed through the great collaboration of
all.
2. to celebrate the 750th anniversary of the arrival of St. Francis to the Holy
Land.
3. to conform to the legislation of the Custody to the New General Constitution of
the Order.
4. to let the commissaries meet and know each other, to share the problems and to
aspire to work for the benefit of the Custody.
In the Message sent by the M. Rev. Fr. Costantino Kosser, the Minister General of
the Order, some aspects were emphasized:
a). the difficulties of the commissaries in their work;
b). the necessity of reviewing the scope of work and the reasons of our work in the
Holy Land;
c). the need of updating our organization;
d). the importance of the Franciscan Biblical Institute for our pastoral care in the
Holy Land;
e). the necessity of our material help to the Holy Land and to make a statement in a
new manner about our requests to the benefactors and the distribution of help.
Different speakers presented the themes of the Congress:
374
1. the juridical state of the Commissaries in the light of the new Constitution;
2. the specific education/formation of the personnel assigned to the Commissariats
of the Holy Land;
3. the establishment of courses for pastoral/biblical updating of clerics, religious
and lay people;
4. the commissaries and the pilgrimages;
5. the magazines “Tierra Santa and Latin America”;
6. the commissariats and the vocations for the Custody;
7. Scientific Activities of the Studium Biblicum Franciscanum (Franciscan Biblical
Institute).
The meetings of the Congress had been positive. A great part of the meetings had
been dedicated to the juridical aspect, but as it often happens, the financial aspect had
preponderance, especially on how the Commissariats’ donations had been spent. The
Fr. Custos explained in minute detail these aspects.
A special edition of the ACTS Year XIV (1969) n. 6, 421-511, had been dedicated
to the First International Commissaries of the Holy Land.
2. To
the international congress of the commissaries in
jerualem
Taking into consideration the theme chosen by the Franciscan Order in these last
years and in the widest context of the VIII Centenary of the Order’s Foundation, the
Custody wants to reflect on the figure of the Commissary of the Holy Land, in updating his mission, and in welcoming the signs of these times. To begin this project, it
announced the International Congress of the Commissaries of the Holy Land which
we are inaugurating here in Jerusalem after a year of preparations. It started with the
approval of the idea in July 2005. Fr. Custos sent to all the commissaries of the Holy
Land on Jan. 21, 2006 the “Letter of Preparation and Convocation of Convention.”
A long period of preparation needed the collaboration of the many friars, especially
Fr. Fr. Artemio Vítores, Fr. Jerzy Kraj, Fr. Nicolás Márquez and Fr. Stéphane Milovitch. As our meeting starts, we gather and meet to listen and share, to plan and to
look forward together with hope in the future.
3. The program of the congress
The Holy Mass of the first day (Sunday, November 19, 2006) will be celebrated
at the Cenacle Convent to pray to the Holy Spirit and to remember our presence
for more than two centuries on Mount Sion. This will serve as the introduction to
the works of the Congress. The Minister General will preside at the Holy Mass to
emphasize not only the intimate relationship and the dependence of the Custody to
375
the Order but also to show the obligation of all the friars to return to our roots as
Franciscans to the Holy Land under the guidance of the Holy Spirit.
The second day (Monday) is the most important. The four conferences will emphasize the past, the present and the future of our mission as Franciscans in the service of
the Church following the charism of St. Francis. Without the clear awareness of our
identity as Friars Minor in the service of the Holy Land, the mission, the propaganda
and the other activities in the service of the Holy Places and our Christians of the
Mother Church will be difficult.
The third day (Tuesday) has a more practical character. Beginning with the figure
of the commissary in the Constitution of the Order and of the Custody, the commissary presents the most important relation with the Provincial of the Order and with
the bishops of the diocese. We all agree that these themes need to be developed.
On the fourth day (Wednesday) the scope of the mission of the commissaries of the
Holy Land will be analyzed. The commissary is the untiring researcher of the roots
of his faith (Christ and his Land) and of his origins as Christian (son of the Mother
Church of Jerusalem). The Commissary realizes this research in view of the mission:
to help the pilgrims in the following of Christ in the Places of our salvation, following the charism of Francis and of his brothers in the Holy Land.
The fifth day (Thursday) is the most “concrete,” as we may say. It deals with the
activities of the Custody assisted by the untiring task of the Commissaries, especially
by the Good Friday Collection which is the source, in many cases almost the only
source, of the support of the Christians to the Custody of the Holy Land.
It is an important day to clarify many aspects of the work of the Commissaries and
of the projects of the Custody of the Holy Land, etc.
The sixth day (Friday) looks above all to the future: how to make the Christians
continue to collaborate in the activities of the Custody. It is important that the mass
communication or propaganda sends clear messages such that it is a duty to make
contacts with the “mass-media”: magazines, Internet, etc.
The evening of the sixth day is important. The new DVD of the Custody will be
presented. Other initiatives in the context of the projects that are in the process of
realization will also be presented: the concept of volunteerism, the NGO (Non Government Organization) of the Custody.
The Fr. Custos will preside at the Holy Mass at St. Saviour’s Monastery on the seventh day (Saturday November 26). It will be the end of the work of the Congress. St.
Saviour’s Monastery is not only the Seat of the Custody but also the continuation in
time of the Cenacle and of the Mother Church of Jerusalem through the Latin parish.
It will always be for us the ideal to return to the Convent on Mt. Sion.
376
4. The purpose of the congress
The Congress, through conferences, celebrations, visits and meetings, will help us
to
1. Reflect on the figure of the Commissary in the XXI Century. What must be the
fundamental characteristics of the Commissary at the service of the Holy Land that
will help to successfully face the challenges of the XXI Century in the widest context
of the VIII Centenary of the Foundation of the Order?
2. To allow the commissaries know some aspects of the reality of the Custody. In
the first place, the Shrines (the celebrations which are held in the most important
Shrines); the scientific activities in relation to the Bible and the Holy Places (the
meetings with the Franciscan Biblical Institute of the Flagellation and the convent);
the construction of flats or apartments for the Christians in Bethpage and Bethlehem;
the projects for the future in all spheres of the Custody.
3. To prepare a Vademecum for the Commissary. The Congress has been proposed
for an important purpose: to compose a kind of Vademecum for the commissary, fruit
of the idea that arises from the discussions. It must serve to orientate the line of action for his work. This may be an important fruit of the Congress.
5. The development of the Congress
The schedule is hectic. The morning schedule is clear: reports and questions of
clarification, if time permits. (the afternoon of the first day is dedicated to discussions).
The sessions of the afternoon are more occupied. The commissaries will be divided
into three groups; according to the language (the lists in your folder with the indications of the rooms for the meetings will be provided). A daily report will be assigned
to every group during the first part of the session. In this part, a brief evaluation on
the report will be obtained. Those that are considered important proposals will be
included in for the Vademecum (the succeeding themes can be studied by groups
should there be enough time). Every group will have a president. He has been nominated by the preparatory committees of the Congress. A secretary must be elected by
the group. The secretary of each group will present in writing (the translation is very
important) to the assembly the proposals of the group. This takes place during the
second part of the afternoon session. The discussions will follow in the room.
6. other aspects of the congress
All the materials of the Congress will be published in a special edition of the
ACTS. The conferences, homilies and photographs and the Cenacle will be accessible daily on the Internet site of the Custody.
377
The easy instructions necessary for the Congress are provided in the folder. For all
that refers to the airline tickets, the daily necessities of the Commissaries for the visit
to Nazareth and to the Lake of Galilee will be given on time.
I would like to thank you and encourage you all, especially those who are encountering this joyous tiredness. Fr. Carlo Serri will be our chronicler; the translators in
the different languages. Ms. Marie Armelle Beaulieu is in charge of photography; Fr.
Enrico Bermejo has prepared the liturgical texts. I would like to express my gratitude
to all especially the seminarians of the Jerusalem Franciscan Theological Seminary.
We welcome you all to the International Congress of the Commissaries of the Holy
Land.
Fr. Artemio Vítores ofm
Director of the Congress
378
To the service of the “Pearl” of the missions
Almost 800 years have passed since Francis came to this land in 1219. Since then
our presence in this land - called, with reason, “the fifth Gospel,” because it was
blessed with the presence of the Son of the Almighty and his Holy Mother, and
bathed with the blood of the Redeemer - has been constant in despite of the many
difficulties and the all kinds of persecutions.
1. A Little bit of History
The General Chapter of the Order in 1217 organized the Fraternity into 11 provinces, and entrusted the Province of Syria, also called Province of Holy Land and of ProMission and Overseas, - to Br. Elias. In 1218, or maybe before, the first Franciscans
arrived in Acre. Between the years 1217 and 1291, the Province of the Holy Land,
today Custody of the Holy Land, had at least 12 friaries (convents): Acre, Antioquia,
Sayda, Tripoli, Tyro, Jerusalem, Hefa, Damieta, Nicostia, Limassol, Framagusta and
Paphos. With the fall of the Latin kingdom, the convents were devastated and “the
majority of the Minors - states Wading - put on the palm of the martyrdom.” And
not only our brothers but also the Poor Clares wrote, then, one of the most glorious
pages of their history: in order not to be raped, they mutilated themselves, however,
they were beheaded afterwards.
A few years later, from Cyprus, our brothers will return to Jerusalem, probably
before 1309. Between 1322 and 1327 we, the Franciscans, were already at the Holy
Sepulchre and in 1333 had possession of the Cenacle. In 1342, November 21, the
Holy See erects canonically the Custody of the Holy Land. In the General Chapter
of Lausana (1414), the guardian of Mont Zion became the Custos of the Holy Land
and still keeps that title.
Since their arrival, following the example of Francis of Assisi, “the saint of poverty, meekness and peace,” the Franciscans, known here as “the friars of the cord,”
have interpreted -along with our brothers of the Eastern Churches - in the name of
the Catholic Church, “the genuine evangelic way, the legitimate Christian desire to
guard the places where our Christian roots were laid.” John Paul II had no hesitation
to consider a providential act. Thanks to their presence, we, the Franciscans, have
been great authors of the Christian History in the Holy Land, whether referring to
the recovery of the Holy Places or the care of the Catholic communities in the land
of Jesus and the promotion of the
The Popes have shown always-great appreciation for the uninterrupted and providential mission of the Franciscans in the Holy Land since the XIII Century until
these days. The Order considers it rightly so “the pearl” of their missions. I, as Min379
ister General, and in the name of the whole Order, recalling the years that I spent in
The Holy Land and therefore, aware of the work that it’s being done there, wish to
thank the many brothers who have come, in the past and the present, to this Custody
from the most diverse places of the Franciscan geography for their “Christian animation” service even in very difficult and heroic situations that have led some of them
to martyrdom. We can say without boasting about it but honouring the historic truth
that we believe that the Franciscans have responded, and are still responding, with
fidelity to the trust that the Church has entrusted us. And as we thank the Santa Sede
for the trust placed in us, we reaffirm our firm willingness to continue giving an example of fidelity to this responsibility entrusted to us, giving to the faithful of those
places and to all the pilgrims, a testimony of love and union with Christ, Redeemer
of humankind.
2. VIII Centenary of the founding of the Order
With a solemn vigil prayer in the Basilica of St. Clare and San Damian (Assisi) on
the 28th of October, 2006 and a solemn Eucharistic Celebration in the Porciuncula on
the 29th we started the way to the preparation that will take us, with the grace of God,
to the celebration, in 2009, of the VIII Centenary of the founding of our Order.
In my letter to the whole Order, The Grace of Our Origins, issued on December
8, 2004, I presented the program of the jubilee celebrations planned in three stages.
The first one, in the year 2006, has been dedicated to discernment and the theme was
Listen in order to transform your life! The second stage, which we will start soon
and will last all the year 2007, will have as motto daring to live the Gospel! And will
be dedicated to the Life Project, which, for us, is rooted in the Gospel and the Rule,
and it is captured today in the Constitutions and the Priorities of the Order. The third
stage, which has as motto Restoring everything to the Lord with the words of life!
and it will take place during the years 2008-2009; will be a public celebration of our
vocation as Friars Minor and is centred on the profession formula.
Always according to the program planed in The Grace of Our Origins, the way to
the preparation of the VIII Centenary of the founding of our Order got momentum
from one question which was the very same question that marked the beginning of
the conversion of our brother Francis in 1206: “Lord, what do want me to do?” (TC
6). With this we intend to read our own reality - life and mission, - in the beginning
of the third millennium, in order to continue being faithful to humanity and to the
Gospel lived in the Church according to Francis’ intuition. We intend also re-read
our being fraternity-in-mission according to what is specific of the vocation and mission of the Friar Minor.
The road started in 2006 continues making reference to Francis’ brave decision to
live the Gospel, sine glosa: “This is what I want, this is what I ask, to live the Gospel
380
with al my heart!” (1Cel 22). With this, we would like to put the Gospel and Francis’
form of life that we have professed, and deepens its roots in the Gospel itself, in the
center of our focus and our life and mission.
That celebrating journey should conclude in amazement and gratitude to God for
the gift of the Franciscan vocation that has given to us. It should conclude with a
feast, the feast of vocation. We want to say to the world that we are happy with the
legacy that we have received, the legacy that we are Friars Minor, since we really
consider it “a beautiful legacy.” However, we can only have a feast if we are willing
to “restore,” with words and actions, what we have received from the Lord, which
is everything. For this reason, we will renew, with new energy and enthusiasm, the
profession that one day we have made.
In this way, the celebration of the VIII Centenary is presented as a triple call: call
to conversion, to born again (cf. Jn 3, 3); call to re-appropriate the Gospel as our
rule and life (cf. 2R, 1, 1), and from there, a call to celebrate the gift of our vocation.
The real meaning of this is to “reproduce with courage and audacity the creativity of
the sanctity” of Francis in order to give answer to the signs of the times in today’s
world.” (cf. VC 37).
The Friars Minor, and not only us, recognize that the Gospel continues being the
good news, as it was for Francis, and we also recognize that the form of life that
Francis lived and transmitted to us is completely up-to date. For this reason, we want
to reproduce in our lives the evangelic values that Francis lived. But at the same time
we are aware that those same values need to be interpreted and brought up-to date in
the light of the realities of the current world so they would continue being “visible”
and “significant” for the men and women of today’s world.
With the celebration of The Grace of Our Origins, we don’t only want to return
to those values lived by Francis, even when this would be necessary, if we have
separated from them, we want, and we wish passionately to “pour new wine in new
wineskins” so we would respond in new ways to new questions. It is in this sense
that we talk about re-foundation of our life and mission. In this context I believe I am
not mistaken if I state that the most urgent question in the circumstances in which we
are living is not: what did Francis do in his time. But what would Francis do in this
very moment, in the circumstances in which each one of us is living?
3. Main challenges that come from the jubilee celebration
Many are the challenges that come to our mind when we recall the eight-timesecular history of our Order, rich and complex. I think all of them can be summarized
as John Paul II proposed at the beginning of the III Millennium.
Look at the past with gratitude; embrace the future with hope,
Living the present with passion
381
This was the program that John Paul II proposed to all the Church at the beginning
of the III Millennium (cf. NMI 1). Our history, as well as the history of the Custody
of the Holy Land, read with the eyes of faith, is a history of grace, an astonishing
revelation of a God who does not stop working wonders in the brothers and through
them, making possible the generosity of giving oneself and manifesting the glory of
God’s grace in our recognized weaknesses. We need to learn that history. We need
to reconcile with it even in its negative aspects in order to assume it as our own and
to transmit it to the next generations. We cannot, and do not want, to renounce this
history that, even before our own, is the history of the Lord in us and through us. For
this reason, our hearts open up to the gratitude towards the “All Mighty omnipotent
and good Lord” (Cant 19), the Father of mercy (TestCl 2), for the wonders God has
fulfilled through many brothers who have proceeded throughout these 800 years of
history.
But at the same time, we do not want and cannot “resign ourselves praising the
work of our predecessors since it is a great shame to us servants of God, that the
saints did the works, but we, by reciting them, want to receive the glory and honor”
(Adm 6). This is the reason why we want to get inspired by the works of our predecessors so we would do the part that it is ours in our own history (cf. Sdp 3). We
want, following the invitation of John Paul II, to put our eyes on the future towards
which the spirit impels us to continue doing great things with us, since we recognize
that we don’t only have a “glorious history to remember and to tell, but a great history to build” (VC 110). We want “to embrace the future with hope” (NMI 1).
In order to do this we can’t just look to the sky. Because the future depends on the
choices that we have at the moment and on the how we would live the “here” and
“now”, we have “to live the present with passion” (NMI 1).
To live the present with passion includes:
4. Set off on the Journey
From many parts we receive an apprehensive and on going invitation that is common to all religious life. The call to set off on the journey; to follow the way of renovation/re-foundation started by the Order in the last few years feeling constantly as
“mendicants of meaning.” Today’s times are times of more questions than answers
(Cf. Cla, n. 121, pg. 159 -, in profound communion with the with the face of the poor
who “have the strength to lead us in our search” (Shc 5).
In moments of transitions, like ours, our eyes might be closed, like the eyes of the
disciples of Emmaus, so we would not see with clarity how we would wish to respond to the signs of the times through which the Holy Spirit continues questioning
constantly (cf. Sdp 6). It might be that flooded with so many questions apparently
without answers, exhausted for lots of accumulated tiredness and filled with uncer382
tainty towards the future (cf. Shc 7), our disappointment would be that big, like the
one Cleophas and his companion had, that would confess, like they did, our most
profound frustration: “we were hoping” (cf. Lc 24, 21). In any case, the important
thing is to set off on the journey, like the Chapter reminds us, trusting that the Lord
walks with us and leads our steps, even when at the moment we are not able to recognize it, while we continue imploring “ to the High and Glorious God to illumine the
darkness that clouds the heart of the world and the darkness of our own” (Shc 8; cf.
OrSD, 1ss). Only continuing on the journey would assure us “ a better understanding
of our own vocation” (Shc 10).
The most important thing at this moment is that we would feel as “brothers on the
journey” and “that we would present ourselves to others with the truth of our searching, with the truth of our own questions, with the truth of our own fears and uncertainties” (Cla, n. 121, pg 159). Only by setting ourselves on the journey and with the
confidence that we put in the Lord of history that we would be “undressing ourselves
little by little from the disenchantment as well as from the superficial pragmatism
and the easy ideology so we would live in the hopeful tension of the Kingdom, a
fertile atmosphere of the follow through” (Shc 9).
In this respect, the necessity of keeping ourselves on the journey, it’s very significant that the final document of the Chapter would have as a title The Lord talks to us
on the journey, and that the terms most repeated in it are those that make reference
to: walking, search, evaluate, discern. I also think that it is highly significant that the
same final document recognizes that “the biblical passage of the disciples of Emmaus has guided us as a paradigm of the trip that we would like to undertake in the
different journeys of our world” (Shc 8). Our condition of “foreigners and pilgrims”
will take us to feel that we are always on the journey, aware, as the poet says, “we
create a path as we walk.”
5. Take on an attitude of Conversion
This demands, above all that we take on an attitude of conversion, the urgency “to
born again” (Jn 3, 3) and to “return” to the first love, to the love of our youth. The
Extraordinary General Chapter that we just celebrated has been an urgent and powerful call to live our lives more profoundly, to live out of faith and from the faith, to
return to the Gospel in order to return to Christ, to re-live the foundational experience of our Fraternity so we would re-identify and re-appropriate Francis’ original
intuition. This time of grace that we are living and, particularly the Extraordinary
General Chapter, in its final document, The Lord speaks to us on the journey, is asking all of us to center on the essential, to concentrate on the Priorities of our way of
life and from there, depart in order to encounter the people and to live among them
as minors.
383
To live the present with passion with an attitude of conversion demands that we
feel the urgency of “not domesticating the prophetic words of the Gospel to accommodate them to a comfortable life style” (Sdp 2). It demands that we listen to the
voice of the Lord in the historical events and detect his presence always working in
us cf. Sdp 6), since we are completely convinced that this is the only way we can find
complete meaning in our lives and contribute to “give birth to a new epoch” and to
nurture from the inside with the liberating force of the Gospel, our fragmented, and
unequal world starving for meaning. “ (Sdp 2).
Like Francis, we need to make a stop on the journey, a moratorium; we need to go
in the “grotto” to get away from the tumult of the world for some time, to go inside
ourselves and search in the intimacy of our heart (cf. 1Cel 6). Only then, we will
listen to the voice of the Lord that, like the Poverello, asks us: “Friars Minor, where
are you going? Who would be more beneficial, the lord or the servant? Retrace your
steps” (cf. TC 6).
“Go back,” to be transformed. We need to be transformed, that’s to say, to believe
in the Gospel (cf. Mc 1, 15). To believe in the Gospel as the Good News, beautiful
as grace and burning as love, that transforms those who receive it with a heart like a
child (cf. Mt 11, 25), who welcome it with a heart of a poor one (cf. Lc 1, 38), who
welcome it in its immediacy, in its freshness, in its radicality, like Francis (cf. 1Cel
22) who from his own weakness and poverty dared to live it. We need to return to
the Gospel to situate ourselves, free and vulnerable, before it, to allow ourselves to
be illuminated and questioned by it. Only in this way, our life will recuperate the
knowledge, the youth and the poetry of the origins. Only in this way, our life will
“scandalize” and “question” our contemporary ones, just like the life of Francis and
his first companions “scandalized” and “questioned.”
6. Set out on a journey of discernment
From this perspective, the Centenary summons us also to set out on a journey of
evangelical discernment: “Examine everything - we read in the text of St. Paul-, and
stay with what is good” (1Ts 5, 21); a journey of discernment to re-found our life and
mission upon the essential elements of our form of life.
The Centenary and, particularly the Extraordinary General Chapter, are a call to set
off on a “on going discernment and an on going evaluation of our life” (Shc 35). The
present is a time of discernment as I said in the in my report in the Chapter. Nothing
of what we do or live can escape such discernment. But there are two aspects of our
life that need to be particularly evaluated: life in community and mission/evangelization.
Life in Fraternity. Aware that common life is one thing and another very different
is life in fraternal communion, although the second implies the first. Aware also that
384
life in Fraternity is a gift that we have to welcome and celebrate, but also a task that
will never end, we need to put special care on strengthen it as the document The Lord
speaks to us on the Journey asks us to do. In the first place this effort occurs when
are attentive to some temptations in which we could easily fall. The temptation to
convert diversity, which has to be respected as a “communication of a God who is
always prolific” (Shc 4) into a cause of division. Against this temptation the Chapter
asks us to increase our sense of belonging to a fraternity that, because it’s present in
the whole world, is international and intercultural. It is necessary, then, to overcome
provincialism and particularism and to favour strategies of cooperation among different entities and cultures (cf. Shc 57) in order to understand, take on and practice
the principles of inculturation and inter-culturalism (Shc 38). In order to overcome
divisions, which are not uncommon in our own life (Shc 31), it is necessary to develop a culture of accompaniment of fraternity, correction, forgiveness and reconciliation (Shc 53); rituals of mutual forgiveness and paths of communion (Shc 31);
processes of reconciliation and of recovery in fraternity (Shc 51). But above all, we
need to strive for a deep dialogue without reservations and with total confidence “in
the warmth of truth and faith” (Shc 36), from our poverty, strive for a dialogue that
would lead us to pronounce genuine words that come from the heart with a renewed
language so that we would be able to communicate “without restrictions” (Shc 17)
who we are, what we feel, and what we have. A dialogue that would allow us to welcome each other, to stimulate mutually, to correct each other whenever it would be
necessary and to love each other at every moment (Shc 50). There is the temptation
to run away from the fraternity because of “situations and conflicts that have hurt
our mutual trust” (Shc 16), with the presence of a strong individualism in our life
and mission, and the lack of horizontal faith and trust in our brothers. Against this
temptation, the Chapter has been a strong call to “renew the basic and fundamental”
faith in the brothers, to rebuild “the fundamental essence of the mutual trust” (Shc
16) so we would be in solidarity with the fortune of each other.
Mission/evangelization. In regards of mission/evangelization, we are called to
“re-found it” and renew it in its forms and structures. We are in an epoch of change,
with different paradigms and completely new categories. The final document reminds
us of this (Shc 33). This obliges us to “clarity and audacity” in order to carry on a
“serious revision of our mission…, and to develop unknown paths of presence and
witness” (Shc 33) that would be more consistent with what our life of Friars Minor
demands. The times that we are living now oblige us to an “on going and significant
revision of our current ministries” (Shc 58), in such a way that we would be able to
“re-find the center of our mission” and, from it, being able “to embrace ambiguity”
and “to host marginality” (Shc 33) with the presence in situation and places that are
“conflictive and borderline” (Shc 39), creating new spaces and taking on risks that
385
would give genuine witness of the reality of our vocation and mission, regards “Fraternity-in-mission at the service of the Church and the world” (Shc 58).
With regard of mission/evangelization, we are always called to create a project of
evangelization, which from minority, would unite and integrate vocation, fraternal
life and mission. Only the satisfied thirst like in the case of the Samaritan woman
-the final document of the chapter reminds us- will be a message (cf. Shc 17). But
since in the present, evangelization and mission are going necessarily in the direction of dialogue, we are called to be “crossers of frontiers” (Shc 36), and from the
logic of the gift (cf. Shc 19-22) and a spirituality of presence, kenosis, harmony and
complete-integration, without excluding anyone and embracing all, go to encounter
the other, with an open attitude in front of the other without allowing to get trapped
in boundaries created by current ideologies,” so only in this way can we be a beacon
of hope, a generous offer of faith and communion” (Shc 37) In this context likewise
it is important to remember that both, the Centenary, in general, and the Chapter,
in particular, ask us to give much attention to not give worship to idols of activism
and efficiency, in order to be able to maintain the prophetic character of our life, ask
us that we des-centralize from the urgent in order to turn to the essentials and give
Gospel quality to our life.
The journey of the VIII Centenary and particularly the Chapter that we just celebrated, are a strong and urgent call to live our life profoundly, a call to conversion, to
live by faith and from faith, to return to the Gospel in order to return to Christ, to relive the fundamental experience of our Fraternity with the purpose of re-identifying
and re-appropriating Francis’ original intuition. They are a loud knock to improve
our communication, particularly at the level of faith and vocational experience, to
turn to one another, to destroy barriers and prejudices, to listen to each other, to
overcome provincialism, ethnocentrism, casts and regionalism; to widen our heart to
the world’s size. They are an urgent call to not allow ourselves to get stuck in crisis
and fear, to not imprison ourselves to not reduce our presence to comfortable and
secure spaces of our convents, but to go out; to des-centralize ourselves in order to
re-centralize, to des-locate ourselves in order to re-locate ourselves, to des-implant
in order to re-implant ourselves, to be itinerants towards ambiguity, the boarder-line,
periphery; towards the “forgotten cloisters” inhabited by the “lepers” of today.
Living in this way during this VIII Century, we don’t run the risk of celebrating
ourselves without living this circumstances as a moment of grace, as living and provocative memory.
In view of these calls, what would be the response of the brothers of the Custody of
the Holy Land? What would the brothers of the Custody of the Holy Land be willing
to do in the life of our proper vocation, of life in fraternity and mission? I believe it is
urgent to enter in this climate of conversion and in this atmosphere of discernment on
386
what the brothers do and how they live. With the love I have for you, allow me to tell
you with honesty: it is not enough to respect the “status quo.” Today’s time demand
us to search for new answers to new questions. The social and religious situation in
which you live, the arrival in this land of other institutions and religious movements
that were not presenting until very recently… What is all of this asking us to do?
7. The Commissariats of the Holy Land
The stability of the Custody, the necessity to intensifying the works of protecting
of the Holy Places, the demands to provide the sustenance for those employed in the
service of the Custody, the desire to carry out the missionary action and charitable
works, and the opportunity to sensitize the Western Christians to the problematic
situation with the Churches of the East, These were the causes and reasons for which
a structure emerged, which looks to the relationship between the Custody and the.
The Commissariats of the Holy Land are some kind of official representatives of the
Custody present in about 50 countries.
The origin of the Commissariats of the Holy Land is very ancient and it is linked,
principally, to the fundraising efforts for the Custody. In fact, starting from the assurance that neither the life of the friars, nor the conservation of the Holy Places would
be possible without the offerings of the Christian Princess, the first Status of the
Custody (1377) established that the Custody should have the support of one or two
lay people to carry on the administration of the offerings. But later on, they realized
that that was not enough so the necessity to come out with the idea of the Commissariats of the Holy Land emerged, which in fact, took place with the Bull His quæ
of Pope Martin V (February 24, 1421) entrusting them to collect offerings from the
Christians. Little by little, the role of the Commissaries was developing more fully
up to the current legislation of the Order that talks about the Custody and the Commissariats of the Holy land CCGG 122-125 and EEGG 69-73.
For centuries, the Commissaries have been, sort of, embassies that, often, had a
political nature, specially in their task of conscientization and, sometimes and at
times pressurizing the Christian governments to solve difficulties between Catholics
and Orthodox in regard to the Holy Places, without forgetting the mandatory power,
specially the Ottomans.
Today, according to the General Status (art. 73, 2), the responsibilities of the Commissaries are:
•
•
•
To promote in his territory, the knowledge, interest and devotion to the
Holy Places, not only among the lay people but also among the friars using
the right means such as the communication media.
To organize pilgrimages to the Holy Places.
Collect funds for the Holy Places.
387
Some other responsibilities we can add are: to promote vocations for the Holy
Land, both at the level of candidates and among the brothers themselves.
I believe the first responsibility of the Commissariat - to promote the knowledge,
interest and devotion to the Holy Places-, is fundamental. Without responding to this
one, all the other ones, before or after, would collapse. I have the impression that,
particularly among the brothers, and some times even among some Commissaries,
the knowledge, the interest and the devotion for the Holy Places have decreased
considerably. This could be one of the reasons, but not necessarily the only one, why
also the number of missionaries that come from other countries and the economic
donations to the Custody are diminishing.
This would take you, as Commissaries of the Holy Land, to face a great challenge.
You have to be creative in order to look for ways to promote, among the brothers,
Bishops and Catholics your respective territories, the work that the brothers of the
Custody carry on in the different fields where they work: the care of the 49 sanctuaries entrusted to the custody of the Franciscans, the pastoral work in favour the
Catholics, not only Latin, of the local Churches, particularly through the 29 parishes
entrusted to us; the pastoral work to the Catholics that come from other continents,
particularly those who come from the Philippines, Latin America, Eastern Europe
and Africa; the charitable works that the Custody carries out, particularly regarding
the homes for the low income people (350 homes); the works that the Custody carries out with the 16 schools that it directs frequented by 10,000 students, not only
Catholic; the editorial works that it carries out thanks to the Franciscan Printing
Press; the spiritual animation of the pilgrims, to whom it offers the possibility to
welcome in the five Case Nove that are currently open; the cultural, scientific and
pedagogical that carries out in the Studium Biblicum Franciscanum; the ecumenical
activity, particularly through the Franciscan Pilgrims Office; and the scientific/cultural works that the Center of Oriental Studies in Cairo carries out.
As I said, this work demands of you creativity and presence in the communication’s media. The Custody has to offer you appropriate material, and then it would
be your responsibility to take advantage of it. And since it is not always easy to reach
newspapers and TV, why not creating a webpage of the Commissaries of the same
Conference?
Your second responsibility is to organize pilgrimages. This is an ideal means, not
only to promote and strengthen the knowledge of the Holy Land, but this is a privileged means to evangelize. My own experience tells me that a well-prepared and
well-organized pilgrimage to the Holy Land leaves its mark on the pilgrims. It is
important to recall that this is not only a matter to find participants to secure the
group, it is a matter to animate the group spiritually, and this should be reserved to
the Commissaries or to a person, if possible, a competent friar, assigned by them.
388
You cannot be just a religious tourism agency.
To get financial help is very important because without it would be very difficult
for our presence in the Hoy Land to be able to respond to the tasks that our Constitutions assigns it: “to watch over the holy places, to promote in them the divine
worship, to favour the piety of the pilgrims, to fulfil the ministry of evangelization,
to carry out the pastoral activity in accordance with the Spirituality of the Order, to
build and to attend the works of apostolate” (CCGG 123, 1). But in this field we have
to be transparent, both with the Custody and the Provinces and, if it is necessary, with
the Bishops of the dioceses in which we collect offerings. The lack of transparency
brings about suspicion and mistrust and at the end we all loose. Therefore, I believe
that it is necessary that the finances of the Commissariats of the Holy Land would be
analyzed in the Canonical Visitation of the respective Province and that the Province
would know it even when this would imply changes in the Status of the Custody.
Finally, I would ask you to try to stimulate new vocations for the Holy Land. There
is a numerical decrease of vocation from other countries and there is a numerical
decrease in the number of missionaries that come every year. During the last three
years of my service as Minister General, I have given 30 new letters of obedience.
They are not enough. We all have to work to increase vocations in number and in
quality because the necessities increase and every day greater specific qualifications
are demanded.
Concluding
The Custody of the Holy Land has been and should continue being a presence
that bridges the East and the West, the Eastern Churches and the Catholic and Latin Church. It is, and should continue being, an important cultural presence in the
Middle East, in the name of the Catholic Church. There are new challenges that we,
Franciscans, face today in this land so dear to us. We cannot limit ourselves to be
mere passive spectators in a world that changes faster and faster. In many occasions,
during almost eight centuries of presence in land of Jesus, we have been creators of
history in this land. Why shouldn’t this continue?
We trust that the Providence, that has brought us to this land, would continue showing us the new paths that we are call to walk in order to respond appropriately to the
signs of the times and the places. And that the brothers -including you Commissaries
of the Holy Land-, that work with much dedication and sacrifice in this beloved field
of the Order of the Friars Minor enter into the climate of conversion and discernment, keeping always on the journey, to be able, in this way, to offer new answers to
the new questions that are posed for us today.
Fr. José Rodriguez Carballo ofm
Minister General
389
The Custody of Holy Land
within the prospective
of the IIIrd Millennium
in reality and with challenges
From the title of the actual presentation, the great lines of my intervention are already indicated in a clear way. I rely upon the help of all of you to understand better
the path that the Custody has covered in the last years also to have a better grasp of
the prospective that we are about to consider for the near future.
We are well aware that we cannot speak of prospective, which means the future,
if we do not look first at the history and our roots. The development and betterment
need firm roots. That is also the approach of the road taken by the Order, in the celebration of the eighth centenary, in particular the celebration of the General Chapter.
That was the basis of each discussion concerned with the future of our family on a
previous historical evaluation.
In short, we must look forward, but always faithful and well rooted in our history.
In the context of the actual convention, we will have the opportunity of listening to
different interventions with historical and theological type, offered by persons much
more competent than myself. Therefore I will leave to them this duty, to concentrate
myself most of all on the present reality and the challenges.that the Custody is facing
to. I will try to keep a moderate and punctual mode. Because of the limit of time,
I will not be able to get too long on different points to be developed. In fact I will
confine myself to short presentations.
Obviously, I must also realize that I do not speak to the friars of the Custody, but
to the Commissaries of Holy Land scattered all over the world. Consequently, I will
stress the items that, according to my estimation, are relevant to help all of you accomplish your priceless service always in a better way.
1. The present reality
Before concentrating myself upon the challenges we are facing to, let me give a
brief look at the present reality of the Custody of Holy Land.
We are actually 307 friars, coming from more than thirty different nationalities,
scattered in 59 houses located in 11 different countries, mostly in Middle East. The
average age is 53.7 years. The fields of work are always the same, from centuries;
recuperation and care of he Holy Places of the Redemption, animation of the pilgrimages of the whole world, support and animation of the local churches (parishes),
education (school), support of the Christian population, dialogue and sharing with
the other non Catholic and non Christian communities.
390
To catch better our type of presence and activities, it is also important to take into
consideration the social, religious, political and ecclesiastical environment, where
we are called to operate.
•
•
•
•
The Custody is called to operate in a unique ecclesiastical environment,
For many centuries we have been the sole protagonists, in the Catholic
milieu, of the church life of Holy Land. Today we are inserted in a various
context, which is much colored and multiform. Thanks to all the activities
and other far-sightedness of the Franciscans of the past centuries, as a
matter of fact, has been organized in Holy Land a local Church solid and
organized at the same time: in addition to the Latins, are present Melkites
(who constituted the majority of the Catholics), Catholic Armenians,
Catholic Syrians, etc. Even now the Custody is a bridge of reference not to
be ignored for the life of those churches, even though we used to say that
our field of action is mostly involved within the Latin rite.
Outside of being inserted and constituting an essential support in the life of
the local Churches, the duty of the Custody is also - if not first of all - that
of maintaining lively, in this so particular a Land, the profile and universal
vocation of the Church and Holy Places, which are a patrimony that we
cannot renounce today even much more than in the past.
The Custody, through its very nature, has never been an entity for itself,
either in the context of the Order or that of the Church. All in all, we have
always been clear that our presence and action depend even today on the
straight and not-to-be-forgotten bond with all the Order and the Church.
Also from the juridical point of view Holy Land was and in a certain sense
still remains an entity directly dependent on the Order and Apostolic See.
The universal feeling, in short, is caught, outside of the internationality of
its components, also through the relations and bounds that the Custody has
from always maintained with the religious and civil reality in the world.
We are his Holy Places and with people in the name of the Church and not
in our own name. If the whole Church considers Holy Land as the Mother
Church, it is also true that the Mother Church, Holy Land, must be turned
toward the whole Church. The Commissaries of Holy Land have been
created properly to facilitate and concretize such a bound. They are - and
should be—the bridge, the joining ring between us and the Provinces of
the Order and the local Churches scattered in the world.
To be guarantor of the places of the Christianity does not mean only to
treat of the frontiers that help keep intact the patrimony of testimonies
that exists here, but it is also to keep these stones alive and to act in such
a way that they could talk to the heart and mind of all those who make a
391
•
•
392
pilgrimage n Holy Land. It is also to help go further than the stones to reach
the faith that keeps them. The study of our archeologists, the prayer of our
friars, the humble service of care and cleaning, the welcome and guidance
of those attached to the shrines, the arrangement of the houses for the
pilgrims, the constant and exigent renewal of the Institutes and schools of
Biblical specialization, the liturgical service…everything that participates
to what is called “the grace of the Holy Places”. We do not lower the
keeping, on the contrary, we have the duty of using the fantasy to invent,
adapt, discover all that could be useful to a “free tourism” that, here, is
facing one other reality, because this is a land of pilgrimages more than a
land of vacation. The Holy Places taken car by the Custody must remain a
testimony of devotion, faith, labor. They are the scope of pilgrimage from
the people who come here from all the wold. They have need of care and
maintenance most of all of being vivified by the prayer, of being places
where we pray, we read and we listen to the Word of God. All the ancient
confreres who prayed as presidents are followed and, if God is willing,
will continue to follow, confreres able to transform --with the prayer - the
Holy Places in Place of sanctification, in order that no one could come in
pilgrimage in Holy Land and leave from here without being touched by the
grace that each shine contains and give.
We live in a particular religious context. From centuries the Franciscan
Friars live together and express themselves in a unique Christian context. I
do not believe that there are other places in the world where we live really
together with brothers of the Orthodox Churches, with whom we have
developed, in spite of all, a relation of esteem and fraternal friendship. Of
course there is incomprehension, but there is collaboration as well. Our
dialogue, as we used to say, is not a dialogue about the principles of the
faith, but a dialogue of “join owner”, which is the fact that we live and
share the same life.
An analogous discourse is concerned with the other monotheistic faiths.
Since centuries, our friars have developed contacts with Islam. Surely Fr.
Artemio will speak how we Franciscans, outside of being the first builders
of schools, for sure, in the Middle East, we were also the first to open
them to faithful Muslims, with whom -- during periods of great tensions
and persecutions - there is a relation of secular conviviality. Recently also
with the Hebraism that is now powerful here in Holy Land, there is not an
absence of fields of collaboration, most of all at the cultural level and in
archaeology.
•
•
We are at last in the heart of a religious and political conflict that has
lasted for years, which in fact has lacerated the life of all the people of the
countries in which we live. To be frank, if someone looks at the history
of this land, he discovers that the conflict is not new from these years.
If there is a locality in the world chat has been massacred repeatedly for
centuries, this is properly the Holy Land. The conflict, in short, with its
consequences (behaviour of contraposition, suspicions, refusals etc) is no
only one situation, but it has become also a mentality which characterizes
this country.
The Friars Minor of Holy Land are inserted in all these realities; we could
say that they are all those realities. Without presumption, it is not possible
today to speak of the Christian Holy Land without taking into consideration
the function that the Custody has completed for centuries and still remains
the same.
In conclusion of this first part of my intervention, I would want to underline a final
aspect, that I personally consider the most important of all. We do surely great many
things. The environment in which we operate is unique. But I think that is right to
reaffirm that historically our main activity consists ‘simply’ in the fact of staying in
Holy Land. We have made much along the centuries and still today we continue to
work a lot, but the most important point of all has been and is still to stay here simply. In a Land where to be Christian is not taken for granted, usually only tolerated,
sometimes persecuted, the fact of being here in spite of everything, in the name of
the Church and to stay in the Places which have testified the history of the Redemption, is and remains our main vocation. Sometimes even within the Church, we could
be tented to have a mentality of production: what should you do? What is the product
of your presence, in the pastoral environment? To what serve these places? Are you
guardians of museum? What do you do to solve the problem of the conflict? What
do you do for peace, for ecumenism, etc. Such are the questions that we feel to ask
ourselves continuously and that - al least in my case - are very irritant
My.answer - our answer—is always the same: our vocation is most of all to testify with faithfulness a Presence, staying here, simply, praying for and with all the
Church and staying with Franciscan simplicity in the heart of the life of the Church,
and if you permit me to say so, in the heart of the world, looking for doing after what
the Providence concedes to you.
Holy Land is a part of the charisma of the Order. There is no Greccio without Bethlehem, no La Verna without the Calvary. The incarnation of Christ, whose herald we
are, presupposes also a bound with this Land
393
2. Challenges
Since always this is our reality and since always this reality is a constant challenge. If the fields of labor are always the same, the modality and the instruments
with which you work must necessarily adapt themselves.
Let me now present you some challenges, in a brief way, and withdraw conclusions later on.
The Holy Places today are the constant scope of pilgrimages, in spite of the halts
(sometimes long) of silence caused by current conflict. We are facing a real and proper phenomenon of mass. Our presence in the Holy Places cannot be limited anymore
in “maintaining” the places and to give access to them. In a political and religious
context sometimes very hostile, the access is not surely contested, but it could not
be our unique expression. Th Holy Places must also be more than to be taken care
of and to be animated. Our Places so called of the Status Quo, they are alwqays for
liturgical prayer that characterized the life of these places. We have also initiated a
new form of animation in some shrines, mostly Nazareth (Marial processions) and
Gethsemani (holy hour),which offer to pilgrims and local Christians to appreciate
these Places not only with a short visit, but to stay and pray together. These are forms
of animation, that must certainly be completed in the future and must be extended
to other shrines.
(To be continued)
Fr. Pierbattista Pizzaballa ofm
Custos of Holy Land
translation: Fr. Paul Sylvestre ofm
394
The Custody of Holy Land:
Franciscan Charism
at the service of the Church
The day October 2nd 1187, anniversary of the ascension to the heavens of Mohammed, Saladin conquers Jerusalem. He immediately orders to break the bells of
the Basilica of the Holy Sepulchre (symbol and instrument to call the Christians to
prayer, the voice of God, in the same way that the muezzin calls the Moslems) and
he walls up one of the two twin doors of the Basilica. According to his opinion the
two doors were too much for the few Christians that remained or that would have
remained in Jerusalem. One door was enough, and more than enough! The remaining door would have to be opened only for the arrival of the pilgrims, but after they
had paid out big sums of money to be able to enter and revere the Sepulchre of Our
Lord Jesus Christ.
So the radical islamization of the Holy Land begins. The Christians residents here
were sent away or their presence was tolerated only as a representation. In fact, even
if Saladin respects the lives of the imprisoned Christians, he demands, however, in
exchange for their liberation, that each man pay 10 dinars, each woman 5, and each
child 2; besides that, he deprives them of their ownership and goods. Those that
could not pay some ransom were sold as slaves and many of them forced to convert
to Islam. The Christian Sanctuaries disappear also. Saladin, in conquering Jerusalem, promulgates a law by which he confiscates the greater part of the monasteries
and of the Christian churches, that are to be considered public buildings, of exclusive
ownership of the State (this law will remain in force for centuries), and he declares
all the Holy Land a Moslem land. Many sanctuaries of Jerusalem and Holy Land are
destroyed - the Basilica of Nazareth, that of Mt. Tabor, and others will be razed to the
ground by the Caliph Bibars in 1262 - or transformed into public buildings owned
exclusively by the State. Only in some of them (the Holy Sepulchre, the Basilica of
Bethlehem, the Crypt of the Tomb of the Virgin, and the Cenacle, up until its transformation to a mosque) it was permitted to the few local Christians to continue their
religious practices following the payment of a tribute. These sanctuaries, especially
the Holy Sepulchre, were not destroyed because they were a source of profit for the
Moslems, in addition to being a power of political pressure towards the western
governments. Really the Sanctuaries were considered as property of the Sultan, who
sold them to whoever paid more (Greeks, Franciscans, Armenians, or anyone else).
This norm will be applied up until the XIX century.
The two doors of the Basilica (the first was walled, the other was opened for payment) were therefore, in a certain way, the symbol of the Christian situation in Jerusalem after the crusaders - the Sultan had saved the life of the Christians, but he
395
had killed their soul and their liberty - and they (the two doors) help to make the
difficulties that the Franciscans will have to face when they arrive in the Holy Land
stand out.
1. The Franciscan Custody of the Holy Land
It is in this political and religious context that we have to put the history of the
Franciscan presence in the Holy Land, a presence illuminated by the Franciscan
charism, that reveals itself in the greeting Peace and Good. St. Francis and his children find Jerusalem almost without Christians and without Sanctuaries. Despite everything, they will not lose hope. Sustained by the grace of the Lord and driven by
the spirit of St. Francis, they will open for the Christian people new roads that lead
to the Sanctuaries and to the recovery of the living stones, that is, of the Christians
of the Holy Land. With humility, simplicity and charity, they will succeed as well in
also conquering the hearts of many Moslems. This is indeed what John Paul II sees
in the Letter that announces his pilgrimage in the Holy Land. The Pontiff refers in
first place to the problems existing in the XIII century and to the difficulties of the
pilgrimages, that at times didn’t have a peaceful character and how this “was hard to
reconcile with the image of the Crucified One”. Afterwards the Pope speaks of the
meaning of the mission of the Franciscans: “Providence decreed that, alongside the
brethren of the Eastern Churches, for Western Christianity it was to be the sons of
Francis of Assisi, the saint of poverty, gentleness and peace, to give expression in
truly evangelical style to the legitimate Christian desire to protect the places where
our spiritual roots are found” .
“Whereas the crusader weapons were shown to be impotent, the sons of St. Francis
of Assisi peacefully took possession of the Holy Places, and during long centuries
(up until today) - at the price of inexpressible sufferings - in name of the Catholic
world, they have been the custodians, that is, they have kept watch at the Places of
our faith, and, at the same time, they have made the Mother Church in Jerusalem live
again.
These are not things of the past. The Franciscans of Holy Land have had - and
they still have - amongst everything else, two fundamental objectives: the custody of
the Holy Places and the maintenance of Christianity in the Land of the Lord. These
are two tasks that they have advanced with a style of life, a charism, that may be
summed up in one word: service. In this Congress of Commissaries of Holy Land,
we are called to reflect all together, and to make the life and the mission of the Franciscans of Holy Land known to all men, and this will be possible if the Commissaries
realize their specific role: that is, to be the trait d’union, a bridge between the Chris49
49 John Paul II, Letter concerning pilgrimage to the places linked to the history of salvation.
Cf. Il pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza, 4 (EV 18,1216).
396
tians of the whole world and the Franciscans of the Holy Land, who are custodians
of the Holy Places and servants of the Mother Church.
2. At the Service of the Holy Places
The Sanctuaries are as the reliquaries that guard the most precious treasures of
Christianity, the places sanctified by Christ, by the Virgin, by the Apostles, and by
the many other protagonists of the history of salvation. It is for this reason that the
work of the Franciscans of Holy Land is unique, and the Custody is defined as the
pearl of the missions of the Franciscan Order. Let us see now what are the activities
initiated by the Franciscan Custody of the Holy Land to guard the Holy Places.
a. Recovering, erecting and preserving the Sanctuaries
The history of this mission fills up pages and pages. We won’t tell it all here. We
want to say only that despite the difficulties - caused not only by the Moslems, but
also by some Christian communities - the friars have done a service to all Christianity, in preserving and protecting - as Pope John XXIII said - “this inestimable
patrimony common to all Christians”. In fact we may say with pride that almost all
the Sanctuaries - that were erected first by the Byzantines and afterwards by the crusaders and that were destroyed by the hand of Saladin and his successors - returned
to be reborn as Christian places thanks to the work and the love of the friars, and
this without need of wars, but achieved in a peaceful way. This is called the peaceful
liberation of the Holy Places.
According to the statistics published in the Schematismus of the Custody, of the 74
Sanctuaries (small and large) of the Holy Land, the Custody is exclusive owner of
59; it shares 3 in co-ownership with the separate brothers; of the others, 9 are in the
hands of the separated brothers, and 3 are in the hands of the Jews or the Moslems.
Despite the pain caused to the friars by their expulsion, in 1551, from the Cenacle
and from the convent of Mount Sion, and from the loss, in 1757, of a major part of
the Basilica of the Holy Sepulchre, of the Basilica of Bethlehem, and the Tomb of the
Virgin, the Catholic world is in debt to the sacrifice of the friars who, with firm faith,
love, and courage, and also with great sufferings, were able to defend the Catholic
rights in the Holy Places and have made them accessible to all.
b. Giving life to the Holy Places
The Sanctuaries certainly are precious and holy stones but, above all, they are the
manifestation, the tracks, of God’s passage on the earth. For this it is necessary that
every Sanctuary preserves and transmits the evangelical message, and that the local
believers and the pilgrims find in them the testimony of Jesus and his Holy Mother.
That is what is called the grace of the Holy Places, or rather God’s gift granted to
397
those people that visit the Holy Places, and it consists in finding Christ in his mysteries - incarnation, birth, death, resurrection and ascension. He manifested himself,
indeed, truly in these places.
c. To animate liturgically the Holy Places
The Liturgy is the memorial of the mysteries of Christ: it is clear that the celebrations at Nazareth (incarnation), Bethlehem (birth), the Cenacle (institution of the
Eucharist, descent of the Holy Spirit, birth of the Church), or at Calvary and the
empty Sepulchre - to quote only the most important places - have a unique meaning for the Christians. For this reason the liturgy celebrated in the Sanctuaries has a
fundamental importance, especially if it is the celebration of the Eucharist that is the
source and peak of the whole Liturgy.
In the Sanctuaries of the Holy Land the Liturgy acquires particular characteristics,
that make it unique: it is paschal (with its centre at the Holy Sepulchre or Basilica of
the Resurrection), it is itinerant (it goes from place to place, covering the way where
Jesus has passed), it is a memorial (it actualizes in time and space the mysteries that
Christ and his Mother realized in their lives).
We must moreover remember that, besides the Liturgy, the Franciscans of Holy
Land have given attention to the demonstrations of popular devotion: the daily processions at the Holy Sepulchre and in Bethlehem; the Via Crucis through the streets
of Jerusalem; the recitation of the Rosary in Nazareth; the pilgrimages to the Sanctuaries, etc. (cf. Almanac of Holy Land). Other devotions such as the Angelus and of
the Manger derive from the Holy Land.
Perhaps the most important - and difficult - aspect of this liturgical action for the
Franciscans is their daily fidelity. This fidelity is a sign of the love for Him who has
so much loved us, and, at the same time, it is the reason for which the sons of Saint
Francis have been able to preserve and to give life to the Holy Places, and have succeeded in making Christ’s presence visible in a non-Christian world, as is the Holy
Land (this is evident in a special way in the Via Crucis on Friday, through the streets
of Jerusalem).
d. To give a biblical, archaeological and historical base to the reality
of the Sanctuaries
Pope John Paul II said: “The friars minor have added to the pastoral activity a
cultural one, founding Centers for the study of the Word of God and for the popularization of the rich culture of the Christian east”. The friars have written innumerable
guides and books introducing the Holy Land; and the biblical and archaeological
work carried out by the Franciscans of the Studium Biblicum Franciscanum has
served to make the Holy Places alive and comprehensible. This is also a great service
to the universal Church. The Sanctuaries are not “pious Franciscan traditions”, but
398
the Places where God came to live in the midst of us. Faith doesn’t oppose reason:
both serve to meet Christ. For all this, Cardinal VILLOT was able to affirm that the
creation of the Studium Biblicum Franciscanum was a providential and almost prophetic gesture.
e. For the good of all the pilgrims
The friars, throughout almost eight centuries of non-stop presence in Holy Land,
have welcomed and guided pilgrims of the whole world, giving them a testimony of
love and adhesion to Christ, the Redeemer of man, according to the beautiful words
of John Paul II. The brotherly reception, the disinterested help, the gentleness and
the smile, besides the competent explanations, and all that will be done for the pilgrims, will always be evident proof of the Franciscans’ love for Christ and the Holy
Places.
The service to the pilgrims is, perhaps, one of the most important missions of the
Franciscans. It is not easy to be a pilgrim and nor is it easy to serve them as a guide.
Always, in history, pilgrims have had to face difficulties without limits, as far as,
even, to the point of death. Today we find it hard to understand that our Christian
ancestors realized their pilgrimage to Jerusalem in order to obtain the grace of conversion, because the first goal of pilgrimage is for personal conversion and not the
practice of charity. The pilgrim wants to be renewed, to change his life, because only
a new man, totally renewed in Christ, can really help his neighbour. The pilgrim
needs to be put in contact with the Holy Places, that is, with the Sanctuaries that
preserve the memories of the footsteps of Jesus, because it is only in this contact that
one meets the Lord and participates in his Grace. For this pilgrims come to the Holy
Land, to Jerusalem, the center of the world, the point from where the Grace of God
spreads out towards the world. Jerusalem, for the pilgrims, is like the anticipation of
the Land promised to the righteous ones. We come to the terrestrial Jerusalem, to the
House of God, to his Holy Sepulchre, to be able to arrive more easily, one day, to the
celestial Jerusalem. It could happen that the pilgrim doesn’t reach the destination,
but dies on the way - it happened to so many during their pilgrimages to Jerusalem -,
but also in this case, to die on the way is considered as dying on the way that leads to
Christ. It is for this that the Custody has always considered the Holy Places and the
pilgrimages as the principal objective of its mission in the Holy Land. This has to be,
moreover, the fundamental preoccupation of the Commissary of Holy Land: because
spiritually to lead a group of pilgrims is, in fact, a fundamental pastoral mission.
3. At the Service of the Church of the Holy Land
The Holy Land - and Jerusalem that is the center of it - is not only the crib of
Christianity but also the place where the Church was born, the Church of all, “the
399
Mother Church”. The Franciscans have always been at its service, as Paul VI recognizes: “The sons of St. Francis, since then (XIII century), have remained in the land
of Jesus... to serve the local Church.50“ This has been a service that is enfleshed in
works of great evangelical value, as John Paul II affirms: the friars minor “mindful
of their primary vocation (RnB XVI,5s), were lavish in the service of their brothers, sustaining the poor and the weak, instructing the younger people, welcoming
the elderly and the infirm, for love of Him who for first loved us (cf. LM IX,1) “51.
“The work of the Franciscans in this field - John Paul II even says - has been so
important so as to allow the Latin Patriarchate in Jerusalem to have stable bases in
its pastoral action. In fact, thanks to their sacrifices (of Latin rite religious, that is the
Franciscans), to their devotion and their prayer, the solid foundations were laid for
the manifold, educational, and charitable, parish activities that currently exist in the
patriarchal diocese” 52.
The whole activity of the Custody can be defined as apostolic and missionary. It is
true that in the zone where it manages its activity, the direct and explicit announcement of the Gospel very often is not possible. This doesn’t prevent nevertheless,
that, following the norms given by St. Francis, the Franciscans are to be at the service of everyone, and not any the less, that they show, with their lives that they are
Christians. It is what they have done in the presence of the Moslems and the Jews
throughout the history. And the same can be said about the Orthodox brothers.
a. The Latin parish in Jerusalem, that entity that has continued the
Church of Sion
With the conquest of Saladin, Christianity either disappeared completely or its
presence remained in Jerusalem as being simply symbolic. In the first three centuries the life of the Franciscans in the Holy Land was centered almost exclusively on
the service to the Sanctuaries, on the liturgical celebrations, and on the exercises of
devotion concerning the mysteries that were celebrated, in service to the pilgrims
that came to the Holy Land - welcomed and guided by the friars. The Franciscans
also focused on pastoral service to the western businessmen, and, partly, on the few
oriental Christians who had remained in Jerusalem and in the Holy Land. The Franciscans hoped to recover not only the Holy Places but also the living stones of such
Sanctuaries, that is, the Christians. Little by little the children of St. Francis became
protagonists of pastoral, social and educational works of great evangelical value
that have had not only a fundamental importance in the conservation and in the
promotion of Christianity in the Holy Land, but also in all the Middle East. It is not
50
Paul VI, Nobis in animo ( EV 5, 173).
51
John Paul II, Lett. to al Rev.mo P. Hermann Schalück..., in AOFM CXI (1992) 139-140.
52
John Paul II, Jerusalem “the mother of all churches”. Lettera per la ricorrenza del 150º anniversario della ricostituzione del Patriarcato Latino di Gerusalemme (1847-1997) (EV 16,1425).
400
an exaggeration to affirm that one of the greatest merits of the sons of St. Francis is
the salvation of Christianity in this region (this didn’t happen, for example, in the
countries of North Africa, where it has totally disappeared). This has not been an
easy task either.
The Cenacle, or Christian Sion, as it was as it was known as in antiquity for the
Jewish-Christians and for the Byzantine church, was for more than two centuries
- from 1333 up to the expulsion in 1551 - the central seat of the Franciscans of the
Custody of the Holy Land. The mysteries celebrated there during two long centuries
were the source of inspiration for the missionary activity of the sons of St. Francis.
In 1559 the Franciscans annex, within the boundaries of Jerusalem, a monastery
belonging to the Georgians, with the corresponding church that is part of it. It is the
church-convent of St. Saviour. Pius IV, with the bull Divine disponente clementia of
July 17th 1561, transfers to the three principal altars of the church - one devoted to
the Holy Spirit, one to the Eucharist and one to the apparition of Christ to St. Thomas
and the Apostles - the indulgences tied up to the three fundamental events that took
place at the Cenacle: the institution of the Eucharist, Christ’s apparition to Thomas
and the other Apostles and, above all, the descent of the Holy Spirit at Pentecost.
Subsequently Leo XIII, in 1885, enriches with the same indulgences the church, that
in the meantime, has been restored and enlarged.
It will be always difficult to scrutinize the designs of Providence and to understand
completely the expulsion from the Cenacle, that is still today so very painful for the
Franciscans. We can try to see a positive aspect: the friars, with the installation at St.
Saviour, don’t live anymore outside of the walls of Jerusalem, but inside of them,
and therefore contact with the local people and the apostolic activities will be easier
for them. The old church, being very small -could be defined as a domestic church
and, at the same time, Holy Sion. It will be enlarged in future years and will see reborn, after the medieval epoch, Catholic life in the Holy City, in an organized form,
becoming - to all intents and purposes - the seat and the center of the first Catholic
parish in Jerusalem. We can say, with absolute truth, that the Mother Church of Jerusalem is returning to live again in the Latin convent-parish of St. Saviour. It is a slow
process, but a sure one.
The Franciscans indeed, took under their spiritual care not only the pilgrims, but
also the groups of Christians that had remained here, including the members of nonCatholic minorities. The friars, before coming to the Holy Land, were prepared in
specialized colleges (such as St. Peter in Montorio in Rome), with the study of Arabic, Greek and other languages. The first known census of the members of the parish
in Jerusalem goes back to 1664, and it tells us that community was formed by 68
members; in 1719, the parish had 320 members; in 1729 they were 414; and, in 1848,
401
they already reached 94053. All this will make the construction of a new church necessary, or better, the enlargement of the one already existing. The whole process, that
needed about fifty years to get the necessary permissions, reached the conclusion on
November 29th 1885, when the actual church of St. Saviour was consecrated, becoming the sign of the rebirth of Christianity in Jerusalem and of the Mother Church
of all Christians.
b. The parishes and the social works of the Franciscans of the Holy
Land
From the beginning of the Ottoman domination of the Holy Land, the Franciscans
create the organizational structures for the Catholic communities. So, parishes rise,
near to the Sanctuaries. They develop a very important role for the return of the
separated Christians. In fact, the first members of the Franciscan parishes will be
believers coming from the orthodox churches, who are converted to Catholicism.
So like this, little by little, the Christian life in the Holy Land, especially in Jerusalem is born. The Franciscans therefore, despite the islamization of the Holy Land,
little by little promoted pastoral, educational and social works, that had not only a
fundamental importance in the maintenance and in the promotion of Christianity in
Holy Land, but also in the whole Middle East. Also today the great parishes of the
Holy Land (Jerusalem, Bethlehem, Nazareth, Jaffa, Ramle, Cana, Jericho, Acre and
others), are entrusted to the friars in all aspects. Today we still have difficulties - that
continue to be very present. It is enough for you to remember the actual situation in
Bethlehem but, thanks to the constancy of the friars, Christianity is being preserved
and strengthened in the Holy Land, in the place where it had its origins. The parish
and social activities of the Franciscans are not works of the past. For example, in
1922, the Custody had under its care 15,789 faithful, in comparison to the 6,541 that
were under the direct care of the Patriarchate. Today the proportion continues to be
the same. If fact, the parishes entrusted to the Franciscans serve almost two thirds of
the Latin Rite Catholics of the Holy Land.
Together with the parishes, the social initiatives promoted by the Franciscans continually increased: free schools, scholarships for universities, orphanages, places of
employment for so many Christians, and, above all, the construction of lodgings for
the Christian families of Jerusalem, Bethany, Beit Hanina, Ramle, Bethphage, Bethlehem and other places. This last activity mainly succeeded in braking the forced
exodus of the Christians from the Holy Land. We have to underline a fundamental
aspect: the universalism of the Franciscan mission, the open character of the Franciscan activities, the education offered to all54, the service to the more needy, often
53
Cf. L. Lemmens, Acta S.C. De Prop. Fide pro Terra Sancta, Pars II, Quaracchi 1922,291.
54 Cf. A.Vítores, “Scuole cristiane in Terra Santa: L’esperienza francescana dell’educazione
alla tolleranza”, in La Terra Santa, Mar. – Apr. 2005, 22-32.
402
without distinction of rite, religion or ethnicity of each person. The sons of St. Francis created in Holy Land the first schools, initially only for boys, and subsequently
also for girls. They opened their schools not only to the separated brothers, but also
to the Jews and the Moslems, respecting each person’s faith, always seeking for the
universal, in a climate of dialogue and cohabitation, promoting human values in
sight of the integral realization of each person.
The Pontiffs emphasize the Franciscans’ service to the local Church. We quote Pius
XII’s words: “We also know that in the country [...] you do all you can so that [...]
the numerous works of piety and charity founded and directed by you may bloom
and produce abundant fruits of salvation. To this purpose you opened and equipped
elementary and superior schools for the education of children and of young people,
as well as hospices and institutes for the infirm and all kind of disabled people, so
that they may receive physical and moral relief”55. The Franciscans of the Holy Land
have carried out very well the words of Pope Benedict XVI on charity: “The Church
is God’s family in the world. In this family no one ought to go without the necessities of life. Yet at the same time caritas- agape extends beyond the frontiers of the
Church. The parable of the Good Samaritan remains as a standard which imposes
universal love towards the needy whom we encounter “by chance” (cf. Lk 10,31),
whoever they may be. Without in any way detracting from this commandment of
universal love, the Church also has a specific responsibility: within the ecclesial
family no member should suffer through being in need. In this sense the following
words from the Letter to the Galatians have their meaning: “So then, as we have the
opportunity, let us do good to all, and especially to those who are of the household
of faith” (6,10)56. This has been, in summary, the social and pastoral activity of the
Franciscans in Holy Land during so many centuries.
c. The help of the Franciscans to the oriental churches
The social and pastoral activity of the Franciscans has allowed, as the Popes recognize, not only the possibility of the restoration of the Latin Patriarchate on stable
bases, but also - we say - the reconstruction of other local churches, such as the melkite or Greek-Catholic church. It was the friars, in fact, who sent to study in Rome,
to Propaganda Fide, the first member of this church to prepare for the priesthood.
For many years, and this by provision of the Sacred Congregation of Propaganda
Fide, according to a 1780 decree, the Franciscan pastors also carried on the pastoral
care of the believers of other Catholic rites, when the respective pastors were lacking
55 Pio XII, Quinque ante annos, in AOFM LXVI (1947) 113-114. Cf. Giovanni XXIII, Sacra
Palestinæ Loca (17 aprile 1960), in AAS LII (1960) 388-390, he adds that “the apostolic
and charitable works founded everywhere by the Franciscans permit that the influence of
the Church, that is necessary to effectively expound its own mission, may spread more and
more”.
56 Benedetto XVI, Deus caritas est (January 25th 2006), n 25.
403
or temporally absent. Many Franciscans are bi-ritual, that is they can celebrate in
the Latin rite as well as in the oriental rite of affiliation. The same friars sometimes
created the melkite parishes. It is enough to remember what happened in Nazareth
in 1791, when 220 Greek orthodox returned to unity with the Catholic Church. The
Custody gave them for use the ancient synagogue of the city so that they could celebrate the liturgy in the oriental rite. A few years later the Custody also gave them
the ownership of the place. The same happened in Acre in 1758. It is not something
of the past: the service of the Franciscans to the oriental Catholic churches was, and
is, constant. The presence of oriental believers is normal at the liturgical celebrations and in the catecheses directed by the Franciscans. Sometimes it surpasses the
number of Latin believers. This has never been a problem for the friars, but, on the
contrary, it is a proof of the Franciscan universalism in the care of consciences.
This aspect of Franciscan outreach gives us the occasion to highlight the job that
the Franciscans realized in favour of the Copts. In 1947 Cardinal Tisserant asked
collaboration of the Franciscans to create an apostolic work in auxilium coptorum57.
A few months later Fr. Alberto Gori, Custos of Holy Land, founded the “Oriental
Work of the Holy Land in Egypt” for the Coptic community. He started a mission of
apostolic, ecumenical, and charitable content, directed to making the Coptic Christians of Egypt relive their own Christianity, and to help them socially, in all the possible forms. The good the friars have done to so many Coptic brothers, indiscriminately, is so great, and only God knows the extent of it.
Recently the friars have opened another field of their pastoral service: the parishes
for the Christians of Jewish expression, as that of St. Simeon and St. Anne in Jerusalem, inaugurated November 13th 2001.
We have to emphasize, in conclusion, the important change that occurred in the
Catholic world of Holy Land. Throughout the centuries the Franciscans have been
the only representatives of the Catholic Church in Holy Land. Beginning from 1840,
perhaps on account of the new winds of liberty that blew in to all the territories controlled by the Turkish empire, or perhaps on account of the weakness of the same
Empire, Jesus’ Land is being filled by religious congregations, female and masculine. Above all - the Holy See will restore the Latin Patriarchate in Jerusalem58.
Even if at the beginning of the twentieth century there were some tensions between
the Custody of Holy Land and the Patriarchate concerning authority over the Holy
Places, in 1923 the Holy See entrusted, once again, to the Franciscans the defence of
the rights of the Latins in the Sanctuaries. The Church had understood that the continuous presence of the sons of St. Francis, that had lasted for seven centuries, had
57 Cardinal Tisserant’s Letter to the Custos, July 20th 1947.
58 John Paul II, Gerusalemme “madre di tutte le chiese”. Lettera per la ricorrenza del 150º
anniversario della ricostituzione del Patriarcato Latino di Gerusalemme (1847-1997) (EV
16,1425).
404
given to the friars the maximum authority on matters that referred to the Holy Places.
Today we may speak of collaboration. In fact, John Paul II says that the Patriarchate
“has carried out, with the Custody of Holy Land of the Franciscan Fathers, the special mandate that was officially entrusted to them, beginning from the XIV century,
by Pope Clement VI: i.e., to look after the Christian sanctuaries and to assist the
pilgrims.59“ The collaboration has been good for the Christian life, for the pastoral
work, and for the pilgrimages, and it has been a great stimulus for the development
and the affirmation of Christianity in the Holy Land.
4. According to the Franciscan charism
Francis is an evangelical man, and he wants to imitate Christ even to the point of
the ultimate consequences, even to the point of martyrdom, if necessary. For this
he comes to the Holy Land, that he considers as the object and the perfection of his
Christ-centered spirituality. The memories of the Holy Land remained impressed
in his heart. They became a living experience at Greccio (the memory of the birth
of God in Bethlehem and its message of peace); at La Verna (the imitation of the
crucifixion of Christ on Calvary); in the Hymn of the Creatures (hymn to the world
renewed by the resurrection of Christ). Francis wanted that this experience be always
present in the hearts of his friars.
After the meeting with the Sultan, in 1219, Francis transmits to his children that
are living, and will live, in the Holy Land, the norms that they have to follow in their
mission amongst the Moslems and the other infidels (probably the Jews). They will
have to accept these norms in order to fulfil their mission in the Holy Places. They
are the attitudes to have that were proposed in the two Rules, especially in the earlier
Rule (RnB XVI, 5s). In these brief directives of St. Francis to his children (the friars
of the cord, as the Moslems will repeatedly call them) - we see the elements that
will be fundamental in the history of the Franciscans of the Holy Land. The friars
won’t have a crusade mentality but a compassionate love for Christ. They don’t need
armed confrontation, but the spirit of universal fraternity, a fraternity which the Moslems and the Jews also belong to. It is necessary to build bridges, destroying in the
meantime the walls that separate men; all are brothers because they are all children
of the only God. They are simple norms containing the fundamental elements of the
Franciscan mission:
• To cohabit with the Moslems and the others, that is “to go amongst them”,
to know them, to live with them. To know the languages and the culture of
East will be a fundamental element of the mission;
• To accept them as they are, not only as being different, but also as being
adversaries, hostile, unfaithful;
59 John Paul II, Gerusalemme “madre di tutte le chiese”…. (EV 16,1426).
405
•
Don’t argue with them, that is, the friars “neither quarrel nor dispute with
them”. This is what all the friars have to do when they go about through the
world: “they are not to quarrel, nor contend in words, nor are they to judge
others, but to be mild, peaceful and modest, meek and humble, speaking
uprightly to all, as is fitting” (RB III, 11; FF 85);
• Respect for the authorities and the laws of the Country, “ to be subject to
every human creature” (cf 1Pt 2, 13), being at the service of all as friars minor;
• Without losing their own Christian identity, witnessing by example, also
even to the point of sacrificing their own life, that they are Christians; just as
St. Francis was;
• Announcing the Gospel when God will want it. The franciscan, is always
ready to imitate Christ even to the point of martyrdom, as a sign of Christian
and franciscan authenticity.
It is with this spirit - the Franciscan charism - that here the non-stop presence of
the friars has been possible during these eight centuries, despite the succession of
empires contrary and opposed to Christianity, the political changes, and the actual
difficulties. The Franciscan charism can be reassumed in these words: the Rule and
the life of the Friars Minors is this: namely to observe the Holy Gospel of Our Lord
Jesus Christ (RB I, 1). Francis, the evangelical man par excellence, has a great passion for Christ. This passion is visible in love for all men, also for the non Christians.
It is enfleshed in the attitudes of humility, minority, constancy in service, vigilance
in prayer, abnegation, the announcement of peace, the preaching of the remission of
sins, and especially in Christ’s centrality in the life of the single friar. These attitudes
achieved two fundamental objectives: the access to and the Catholic cult at the Holy
Places and the conservation of Christianity in Holy Land, from these living stones
the Sanctuaries were built. In this the friars have not done anything more than to put
into practice what the General Constitutions say: in the land “revered by Francis […]
the friars have to be, in a particular way, witnesses of the Gospel of Jesus Christ and
his Kingdom of peace”60.
The Popes tell us that, in the mission of the Holy Land, the friars are faithful not
only to the order received from the Church to guard the Holy Places, but they are
also faithful to the Franciscan charism (to the Franciscan spirit), for the good of the
Church, and this despite so many difficulties and so many martyrs of faith and of
charity. Throughout the centuries the Popes spared no praises and acknowledgements
for the service - often difficult, but always faithful - performed by the Franciscans in
the Holy Land. We quote John Paul II’s words: “My revered predecessors have not
missed giving public recognition to this providential work of Christian animation”
60 CC.GG. art. 12
406
(and he quotes Pius XII’s and Paul VI’s praises). The Pope praises the Franciscans
because they knew how to interpret “in an evangelical way the legitimate Christian
desire to guard the places in which our spiritual roots are founded”, because they
are “generously” engaged in the “conservation of ancient memories, in the erection
of new Sanctuaries, in the liturgical animation and in the reception of the pilgrims”,
testifying “to the believers of the place and to those who go there in devoted pilgrimage, love and adhesion to Christ the redeemer; because they have been “lavish” in
the service of their brothers [...] for love of Him who first loved us”. The Pope, in
his visit to Nazareth, is happy to express to the Custos and the Friars of the Custody
“the admiration of the whole Church for the devotion with which you carry out your
unique vocation. With gratitude I pay tribute - the Pope says - to your faithfulness to
the charge given to you by Saint Francis himself and confirmed by the Popes down
through the centuries” 61.
The Popes’ words of praise for the Franciscans of the Custody of Holy Land don’t
refer only to the glorious past of the Custody. These words want to confirm, for
the present, the commitment and the appreciation of the Holy See for the mission
developed by the friars, and they are an encouragement for the future. John Paul
II exhorts the sons of St. Francis “to continue on the path opened by their Brothers
with the same generosity and evangelical devotion (cf. Mt 13,52) “ and he invites
“the dear Franciscan Fathers to persevere in this noble and valuable service to the
Church and souls”62. The sons of St. Francis, encouraged by the words of the Popes,
are convinced that their mission, their church service, is not something of the past.
It continues to be effective, and at this time, and in the present moment, it is rather
becoming more necessary and urgent than never. It is with this awareness that the
Custody of Holy Land, encouraged by the words of the Supreme Pontiffs, has rebegun at the beginning of the Third Millennium to go forward with its service of
Christ and His Church. The invitation of the Church to the Franciscans to continue
their mission is founded upon the awareness - repeatedly expressed by the Popes
- of the importance that the Holy Places have for the universal Church. They are the
heart, the sense, and the source of spirituality and of the Christian life, for the whole
Church and the individual believer. For this the Holy Land will always be a unique
reality in the Church and in the world.
It is not necessary to introduce the martyrs and the painful history of so many friars. In 1391 Saint Nicola of Tavelic de Selenico and his companions were martyred
in the Holy City. Paul VI, in the homily during their canonization (June 21st 1973),
61 John Paul II, Omelia nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth (25 marzo 2000), Il
Viaggio del Giubileo. Alle radici della fede e delle Chiesa, Editrice Custodia di Terra Santa,
Gorle 2000, 103.
62 John Paul II, Lettera al Rev.mo P. Hermann Schalück..., in AOFM CXI (1992) 139140
407
emphasized: “There is, in the always original Franciscan spirituality, a characteristic
aspiration: to imitate perfectly the Lord even up to the ultimate consequences”. It
is what the Franciscans have done, even if their testimony hasn’t been understood
by the Moslems. We may in this way understand Pope Callistus III’s words (Devotionis vestræ, 1457): “The ardour of your devotion - he tells the Franciscans - is
so great that you are happy to live in the Land that our Lord Jesus Christ’s feet have
crossed, and you are not afraid neither of the threats nor of the discomforts, nor of
the beatings that these unfaithful Barbarians often give you “. The friars’ history is
full of these facts, that resemble a lot the “fioretti” of the perfect joy of brother Leo,
but rather have been continual in the history of the Franciscan mission of the Custody of Holy Land. These are not things of the past: they also happen in our days. It
is enough to remember the recent occupation of the Palestinians and the consequent
Israeli siege of the Basilica of the Nativity in Bethlehem in 2002. Our friars lived a
Calvary of 38 days: with their sufferings they were witnesses of peace and operators
of reconciliation for all.
5. With impassioned love for The Holy Land
We began with the Basilica of the Holy Sepulchre, or, more properly, with the Basilica of the Resurrection. We finish with the same. The visit to the Holy Sepulchre is
fundamental for a Christian who arrives in the Holy Land as a pilgrim, since it is the
most sacred place of Christianity, the heart of the Christian world. In fact, you may
discover the mystery of this Land only as pilgrim, that is as a believer. The Basilica
of the Holy Sepulchre is like a magnet that attracts the pilgrim. It is the attraction
that the women and the disciples of the Lord experienced on the day of the resurrection of Jesus. It is the attraction that moved the Jewish-Christians to preserve and to
revere the memory of Golgotha and the Sepulchre. It is the attraction that drove the
Christians, free at last from the persecutions, to come to the Holy Land to revere the
True Cross and the tomb of the Lord, recently discovered, and so to follow in the
footsteps of Christ. It is the attraction that stimulated all western Christianity, at the
time of the crusades, to free the glorious Sepulchre of the Lord and was transformed
into unrestrained emotion when they arrived, singing the Te Deum, at the Holy Sepulchre. It is the attraction that drove St. Francis and his children to meet the Sultan
and to get the permission to visit and to serve forever at the places of Calvary and the
Sepulchre of the Lord, despite many sufferings and deaths. It is the attraction that has
moved so many Christians of different nations to become Knights of the Holy Sepulchre - guided by the Franciscan spirituality, to honour and to protect the Sepulchre
of the Lord. It is the attraction that drove so many Christians, men and women, to
leave their country, perhaps forever, to see and to touch the stones of Calvary and of
the Sepulchre, and so to adore the Saviour. It is, finally, the attraction that drives the
408
believers to look for the roots of the faith and of the Church, according to the words
of John Paul II, pilgrim in the Holy Land.
We didn’t want to make a history of the past. Today, at the beginning of the XXIst century, it is certain that new strengths would be necessary, young strengths that
can continue the missionary service that has continued to be given for centuries, to
the Church, to the Order and to the whole world from the Holy Land. If we look
at the actual situation and the vocational future of many provinces of the Order, it
might seem that this desire be something utopian, almost a hoping against every
hope. But we don’t have to lose trust in the Lord. The same divine Providence that
brought Francis and his companions to the Holy Land will keep on arousing among
the Franciscans the desire to serve God and their brothers and sisters in the Land of
our Redemption. St. Francis reconstructed the church that was in ruins. His children,
imitating the love for the Church of their seraphic father, reconstructed the destroyed
and devastated Church of Holy Land. It is our turn to continue this glorious history.
Would that the Lord make us relive together the grace of the origins!
Br. Artemio Vítores, ofm
409
The Collection for the Holy Land,
throughout the Pontifical Documents
and the present practice
Introduction
Most Reverend Father General
Most Reverend Father Custos
Reverend Commissaries of Holy Land
Dear Brothers, you who work for the Lord and His Holy Land
Peace and Good in the Holy Spirit! I am very happy to visit the land of our Savior, which has always been my desire. And I am mostly honored of representing the
Congregation for the Eastern Churches. I do present you the hearty salutations of
His Eminency the Prefect Cardinal Moussa I Daoud, Patriarch of Antioch for the
Catholic Syrians, of His Excellency Monsignor Antonio Maria Veglió, secretary of
the Dicastere, and of all the Collaborators.
I have modified the title of the item written in the program of this convention, concerning the entrusting of the Holy Places to the Franciscans in the Pontifical Documents. This possibility was granted, through Fr. Stéphane Milovitch, secretary of
the Custody, realizing that, thanks to the function given by my superiors, I can follow
the question in connection with the Collection for the Holy Land. I tried to re-read
the words of some Supreme Pontiffs, concerning the Collection, My intention is to
begin with the story of such a Collection, in order to put in evidence the relations of
the actual practice of the Congregation, which has always considered this Collection
as a universal ecclesiastical initiative in order to promote the meaning and identity
of the Christians in this blessed Land.
1. The Pontifical Documents
The pontifical documents in our reach are not numerous. But from them we can
withdraw pieces of information concerning the subject that we want to develop. Our
intention is to put in evidence what the Popes have said, throughout the story, about
what is called offering or collection for the Holy Land.
In the past centuries, the Franciscan Fathers, guardians of the Holy Places, aimed
at the Princes and Christian people. They sent to the Catholic nations some friars
with the function of explaining the needs of the Holy Places and of collecting offerings. Those friars were called the Procurators or Commissaries of the Holy Land.
The Pope Martin V, in 1421, gave the Custos the power of nominating and removing
410
them.
Already the Pope Sixtus V, in 1589, established that during three Sundays or Holidays, the Ordinaries should invite for collecting offerings for the Holy Land.
Such a disposition is confirmed by the Supreme Pontiff Urban VIII, with the Brief
of February 3, 1642, a document which unfortunately we do not possess. Long excerpts of that text though are reported in the Brief of Innocent IV, on September 19,
1645: Salvatoris et Domini Nostri, with which he invited all the Orders, Superiors
General of the Orders and religious congregations as well to act in such a way that
the preachers during their sermons recommend to the faithful, twice a year, in Advent and Lent, the Collections of offerings for the Holy Places.
Pope Alexander VIII (1689-1691) repeated the same preceding dispositions, mentioning though four yearly collections for the Holy Places.
Holy Pope Benedict XIV (1740-1758) repeated the order of collecting four times
a year the offerings, in Advent and Lent, in all the dioceses, for all the Orders and
religious congregations.
Pius VI, with the Bull Inter cetera divinorum, on July 31, 1778, decided that all the
bishops, four times a year, should recommend to the charity of the faithful the needs
of the Holy Land.
Pope Leo XIII, on the other hand, with the Brief Domini et Salvatoris nostri Jesu
Christi, on December 26, 1887, reduced practically to a unique day the Collection,
recalling to all the dioceses and all the other Catholic Ordinaries the Collection of offerings for the Holy Land. The Pope decided that, in each parish, at least once a year,
in preference on the Good Friday, offerings will be requested for the Holy Places,
specifying what follows:
“In accordance with our Apostolic Authority, we order, for the present and perpetually, that our venerable brothers, the Patriarchs, Archbishops,
Bishops and other Ordinaries of the whole world, be obliged, according to
the holy obedience, at least once a year, to recommend, in all the parochial
churches of their diocese, to the charity of the faithful, the needs of the Holy
Land, that is to say on the Good Friday of the Holy Week or on another day
of each year, according to the choice of each Ordinary.”
Pius X, with the document Ad sublevandas Terræ Sanctæ necessitates, on October
23, 1913, has confirmed all the dispositions of the Brief of Leo XIII.
Pope Benedict XV, with l’Inclytum Fratrum Minorum, on October 14, 1918, pointing to the modality of the gathering of the Collection, wrote what follows:
“It is why we order that the parish priest gives to the bishop the offering gathered
on the Good Friday and that the bishop, in turn, gives it to the nearest Franciscan
Commissary in charge of the Holy Land We want that these offerings, as usual, be
411
transmitted as soon as possible, in Jerusalem, to the Custos of the Holy Places.”
Then with his Motu Proprio Nuper ex Venerabilius Patris Patriarchæ, on March
11, 1919, he has reaffirmed the same preceding dispositions.
We must observe that the document, at first proclaimed orally, was published two
years later, after the foundation of the Congregation for the Eastern Churches (at that
time for the Oriental Church). It was normal therefore that the Dicastere had not a
specific role concerning the Collection, which was handed over only to the Custody
of Holy Land, in connection with the Congregation Propaganda Fide.
After the Motu Proprio Sancta Dei Ecclesia, the Pope Pius XI, on March 25 1938,
extended the jurisdiction of the Congregation for the Eastern Churches to Palestine.
Up to that period, according to no other document of the Congregation, the disposiions in force established that the Ordinaries were charged of gathering the offerings
for the Holy Places, once every year. They were obliged to transfer them to the Commissary of Holy Land for that place. These commissaries belonged exclusively o the
Order of Franciscans
Pope Giovanni XXIII, with the document Sacra Palesina loca, on April 17, 1960,
confirmed the norms established by his predecessors, Leo XIII and Benedict XV,
with whom we could foresee that the Patriarchs, Archbishops, bishops and the other
Ordinaries of the whole world were obliged by the bond of the holy obedience to act
in such a way that in the parochial churches of all the dioceses, at least once a year,
namely on Good Friday or another day, chosen each year, according to each Ordinary, be exposed to the charity of the faithful the needs of Holy Land.
The pontifical document, in any way, that could seem the most interesting and
most important about the practice, in the past as in the present, in connection with
the Collection is Nobis in animo of Pope Paul VI, on March 25, 1974, in which he
said:
“The Friars Minor turned themselves directly to the important people and to the
humble to gather offerings and the religious involved to realize this work had the
official title of Procurators or Commissaries of Holy Land.
With the course of time and the enlargement of the needs, their own work was
proved unsatisfactory. Consequently the Supreme Pontiff had to interfere many times
with paternal solicitude, during the Collecta prolocis Sanctis, when he indicates the
finality, times and modes, in order that the offerings could reach their destination,
through the Ordinaries.”
Later on, Paul VI renewed and enlarged the norms of his predecessors, in particular the norms given by Leo XIII and John XXIII, in the following terms:
“In all the churches and oratories belonging to the diocesan or religious clergy, once
a year, on the Good Friday or another day indicated by the Ordinary of the place, in
union with special prayers for our brothers of the Church of Holy Land, a collection
412
will be gathered equally destined to them. The faithful must be advised beforehand
that the collection would be given to maintain not only the Holy Places, but first of
all for all the works of the parish, assistance and social help that the Church support
in Holy Land, for the benefit of their Christian brothers of the local populations.
Then the Pope has established that the offerings be in proper time given by the
parish priests and the rectors of the churches or oratories to the Ordinary, who will
hand them over to the nearest Commissary of Holy Land. His work, much approved
in the past, seems to us valid and functional. Another valid intermediary could also
be used.
The Sacred Congregation for the Eastern Churches, said the Pope, will foresee,
through its own instructions, in order to assure that the Custody of Holy Land and
local Hierarchy, within their own competence, could continue their works, to consolidate and develop them, in full harmony between them and in full cooperation
with the other organisms that have special bonds with the Holy Land and that care
for the wellbeing of the local Church..”
Pope John Paul II of venerate memory did not add practically other norms in relation with the Collection of Holy Land, but has always underlined its importance. The
same thing must be said of the present Supreme Pontiff Benedict XVI.
2.The practice
Churches
of the
Congregation
for the
Eastern
a. Some historical notes
According to some documents which are in the possession of the Congregation
for the Eastern Church, we must conclude that from 1934 onward, the Custos has
addressed circular letters to all the priests and religious who worked for Holy Land,
in which he described the situation of the Custody, without mentioning the Collection. Up to 1938, the Custody has presented each year to the Discastere to which it is
relevant a preventive report of the endowment of the offerings for the Holy Places, in
order to receive approbation and eventual observations or dispositions as well.
From 1972 onward, the Custody began to present to the Congregation a quinquennial report of the activities and a report on the gathered offerings.
With the money of the Collection we could answer (as we do today) the most
urgent needs concerning the schools, social and pastoral works as well (in the great
lines). Less importance was given to the Holy Places as such and sanctuaries (manpower, restorations and archaeological excavations). The return of the Collection
was done in the following way:
The gathering of the dioceses were sent entirely to the Holy Sea (Sacred Congregation for the Eastern Churches).
413
The gathering of the Commissaries were sent to the Custody of Holy Land.
If the offerings of the Commissariats were not sufficient to cover the expenses, the
Congregation contributed with the offerings of the dioceses in such a way that the
works of the Custody could continue and develop properly.
The rule which was put into practice, during that period, was that the offerings for
the Collection had to be given by the Nuntiature to the local Commissariat of Holy
Land, where it existed; when there was not, the Nuntiature had to transmit them
to the Congregation for the Eastern Churches, in the was that the same Nuntiature
judged it properly.
b.The actual practice
Many dioceses actually sent the offerings to the Apostolic Nuntiature, which in
turn sent the total either to the Commissary or to the Congregation for the Eastern
Churches. The Congregation thanks each prelate for the generosity shown by the
community. The gathering of the collection permits the Congregation to realise, each
year, some works of solidarity and fast intervention of charity within the field of the
Holy Land. We must remember that, outside of the works of the Custody, there are
great man other schools, orphanages, parochial centers belonging to the Latin Patriarchate and other religious communities which have an equal need of help.
The Congregation supports the expenses of the secretariat of Solidarity for the
scholastic activities. It helps the centers of Catechetics in the Holy Land, the schools
of the Latin Patriarchate of Jerusalem, through scholarships for students of the region.
a. The Circular Setter
According to the practice, already existing from many years, the Congregation
sends to all the bishops of the Catholic Church circular letter, each year, on the Collection of the Holy Land to open the Catholic people to the value of the fraternal
solidarity in favor of the community and the Catholics living in Holy Land.
The circular is sent to the Episcopal Conference and to each bishop of the following countries: Italy, France, Germany, Great Britain, Austria, Belgium, Portugal,
Ireland, United States, Canada, Argentina, Brazil, Antilles, Australia, Japan, Corea,
Greece etc.
For the following countries: Albany, Algeria, Angola, Bangladesh, Bolivia, Chile,
Ecuador, El Salvador, Mexico, Bosnia, Colombia, Bulgaria, Ethiopia, Philippines
etc - the letter is sent to the Episcopal Conferences, the Apostolic Nuncio and important communities and military Ordinaries.
For the countries of Middle East, on the other hand, the Circular is sent only to the
Patriarchs and Apostolic Nuncios: this is the case for Egypt, Jerusalem, Lebanon,
Syria and Iraq.,
414
Since last year, to the letter is also joined an illustrated note regarding the distribution and destination of the Collection.
b. The yearly Report
I do not want to confine myself to the financial aspects, the amount of money and
the percentage as well. I prefer to indicate briefly the actual modality of the report
of the Collection.
From 1986 to 1988, the Congregation for the Eastern Churches used to prepare a
booklet recapitulating the Collection. That was sent to the Custody, which added also
its own report, It made one single item.
From 1889 to 1999, the practice was changed in such a way that the Custody sent
to the Congregation its yearly report and the Congregation added his own one to
it, with the result of a single booklet. It is to be presented and discussed during the
second session of the ROACO, in the Vatican.
From 2000 onward the Congregation has returned to the practice of ’86, sending
the Secretariat of the Custody the report of the receipts of the Collection (which goes
from May 1st of the preceding year down to April 30 of the following year) asking
the latter to add other pieces of information within a unique booklet to be returned
to the Dicastero This booklet is discussed in the meetings of the ROACO (Riunione
Opere Aiuto Chiesa Orientale).
In agreement with the request of the Custody, in June 2003, the Congregation has
decided that the year of the Collection must coincide with the current year and no
more like before, from May 1st of the present year to April 30 of the next.
Conclusion
To support the Christian community which lives in Holy Land, I think, it does
not mean only to be concerned with the gathered money or Collection in favor of
this community. But it is first of all to proceed with the spiritual implications and to
be supplied with the support of prayers. To assure the support of the prayers to the
material solidarity from the part of the universal Church, in order to reinforce the
faith and hope with our brothers. Fr. Nazzareno Jacopozzzi, Custos of Holy Land
was right, when he wrote in 1934: “We must pray and hope, hope and pray”. These
words are holy even for today.
Let us work therefore together with great confidence and hope for the Land of
the Lord, doing our very best spiritually and materially, according to the Franciscan
spirit and orientations of the Holy See, relying upon the grace of the Holy Spirit,
giver of all good. Cordially, let us confide ourselves to the intercession of our heavenly Mother and our common Patron, St. Francis of Assisi. Thanks.
Fr. François Akl
translation Fr. Paul Sylvestre ofm
415
The character of the Commissariat
of the Holy Land
in light of the legislation of the Order
and of the Custody of the Holy Land
Introduction
The legislation regarding the institution, the execution of the activity of the Commissariat, its relationship to the Holy Land, and, in consequence, its character has
developed, as happens with all legislation, by degrees, or rather the circumstances,
the conditions and the necessities of the times and of the place.
In this process the aspect that invests the present argument with particular importance is the fact that the norms issued to regulate either the institution or the execution of the mission of the Commissariats of the Holy Land have been issued from the
beginning by the Popes themselves and, afterwards, by the different dicasteries of
the Holy See. Such norms contained in the different Constitutions, Letters and Decretals constituted and still now constitute the source and foundation of the legislation either of the Order of Friars Minor or of the Custody of the Holy Land regarding
the Commissariats of the Holy Land.63
In eight centuries of history there have been many Papal interventions and the
norms issued have also been numerous. In this place it is not possible to expound in
a complete and exhaustive way a patrimony so broad and dense in importance and
significance.
Here I propose a brief exposition of the norms actually in force with the scope of
delineating the character of the Commissariat today. My exposition takes into account this fundamental fact: the Custody of the Holy Land is a Mission of a special
and international character which, with all its institutions and activities, is regulated
by the regulations of Holy See, by those contained in the Constitutions and general
Statutes, and by those proper from the particular and special Statutes. In the notes
reference is made to certain particular regulations either of the Roman Pontiffs or
of the authorities of the Order. These regulations were issued through the centuries,
have regulated and, under different aspects, continue to regulate the activity of the
Custody of the Holy Land, of the Commissariats and of the Commissaries.
63 An ample collection of ancient documents can be found in Quaresmio F., Historica
Theologica et Moralis Terræ Sanctæ Elucidatio, 2 vol., Venetiis 1880. Others in Bullarium
Peculiare Terræ Sanctæ, a Moderno Commissario Generali Terræ Sanctæ in Romana Curia
Coordinatum, Romæ 1727. The most recent documents have been gathered in Statuta et
Decreta quibus Terræ Sanctæ Custodia Regitur a Fr. Aurelio Briante M. O. S. Montis Sion et
SS. Sepulchri D. N. J. C. Guardiano cum originalibus et authenticis exemplaribus diligenter
conlata quorum quedam nunc primo lucem prodeunt, Hierosolymis 1895.
416
1. Legislation of the Order
The legislation of the Order is found in the Constitutions which dictate the principles and the general orientations, and in the General Statutes which contain norms
regarding the competent authorities for the institution and the naming of Commissariats, their type and territory of action.
a. General Constitutions
The General Constitutions, after having underlined the reasons by which the friars
must have a particular love towards the Holy Land, formulate the exhortation to all
the Provinces of the Order to always have one or more friars committed to the service of the Holy Land. Then they launch an appeal to the Provinces that they favor
the activity of the Commissariats for the Holy Land, by the norm of the general
Statutes.
On this basis, even if expressed in the form of exhortation, there must be identified or seen also a regulation and a practical conclusion. The Mission of the Holy
Land is a Mission of all the Order of the Friars Minor and therefore all the Provinces
must feel responsible and involved in its realization. Seeing that the activities of this
Mission are diverse, the forms of involvement are also diverse, and so also are the
ways of service. To be concrete, two will be underlined: (1) In the first place we will
deal with the friars that commit themselves to serve the Custody of the Holy Land,
living in the territory of the Missions and fulfilling the service that is assigned them
directly by the authorities of the Custody. (2) The second form is that realized by
the friar Commissaries of the Holy Land.64 Both the first and the second65 are thus
at the service of the Holy Land. If we hold in mind that presently the Provinces of
the Order provide a little more than 100, and the friars in service of the Holy Land,
in the territory of the Missions, come from 48 Provinces, and through the Commissariats 8866 are in service, without counting the delegates in the Provinces where a
Commissariat has not yet been instituted, one can still affirm that the involvement of
the Provinces is considerable.
64 As will be seen further down, there are two types of Commissariats of the Holy Land, of
first and second type. Given that those of the first type are Houses directly dependent on the
Custody of the Holy Land, here are intended those of the second type.
65 The General Constitutions of our Order until 1953, speaking of the service of the
Commissaries of the Holy Land, underscored the fact that it would be “impossible to preserve
the places of the Holy Land without the alms that above all are offered by the faithful”
and that to procure and gather them it was necessary to institute in the diverse regions the
Commissariats of the Holy Land. Cf. Regola e Costituzioni Generali dell’Ordine dei Frati
Minori, Roma 1955, art. 622, § 1. Following this, in 1973 this regulation and motivation
assumed the form of an exhortation, without containing the said emphasis.
66 Cf. Custodia Terræ Sanctæ, Schematismo e Famiglie Religiose. Aggiornamento a Pasqua
2005, pro manuscripto, Gerusalemme 2005, 184-230.
417
b. General Statutes (art. 69-73
On the basis of the regulations of the General Constitutions, in the norm of the
general Statutes it is specified that the friar to send in the service of the Custody of
the Holy Land must be qualified for that service and that this should last at least four
years.
Following this are given regulations regarding the character of the Commissariat
and of the Commissary: institutions of the Commissariat; naming the Commissaries
and Vice-Commissaries; territories of activity.
With the end of better gathering the significance and importance of each of these, I
will explain them individually following the order of the same general Statutes.
a. Institution of the Commissariats (art. 70, § 1)
The duty of instituting the Commissariats in every Province or at least in every
region falls on the Minister General. He is, with the counsel of his Definitory and
hearing from the Custos of the Holy Land and Provincial Ministers, also the only
competent authority of such institution. In consequence the competence of all the
others, of the Custos and Provincial Ministers, is excluded. The act of institution then
brings well determined juridical effects. Among these in the first place are noted the
determination of a center of operation, suitable for the indispensable requirements
for the work of the office. In second place is the duty of nominating a qualified friar
as Commissary of the Holy Land who will have to fulfill the pertinent responsibility.
Another aspect that derives from this act of the Minister General, from previous
consultation with the Custos of the Holy Land and with the respective Provincial
Ministers should be the definition of the conditions for the functioning of said Commissariat, or rather the agreement (convention) between the respective Province and
the Custody in all that regards the administration of the center itself. Such an agreement, beyond the indications of the locations put at the disposition of the Commissariat, should also define reciprocal rights and responsibilities.
The center itself, once instituted, enjoys stability and cannot be transferred or suppressed without the intervention of the Minister General himself.67
b. Duties of the Commissary (Art. 70, §§ 2 - 3; 71, n. 2; 73)
The Commissary acts in a determinate territory whether that of the Province or
a wider region, according to the institution. In this he must promote or accomplish
the following duties: promote interest in and devotion for the Holy Places; organize
pilgrimages to these; gather help, by the norms of particular law, to increase the
67 In the Communicationes of the Secretariat for the O.F.M. Missions in 1954 the
following norm was published: “Non licet proinde Ministris Provincialibus neque Capitulis
Provincialibus talem sedem in alium conventum transferre absque licentia Ministri Generalis
cum suo Definitorio”. Cf. Acta OFM, 1954, 259.
418
apostolic activity and the growth of the operations of the Holy Land. It is not permissible for him to extend these activities outside of his own territory without the
permission of the competent Ministers. The norms then to respect in conducting the
Commissariat are those contained in the General Constitutions and in the Statutes.
And since the Commissariats are subject to the visit of the Minister of the House in
which they have their center, the Commissary is bound to present a triennial report
to the Provincial Chapter.
The regulations regarding the territory of action are explicit and should not present any difficulty about their application. In the case of a regional Commissariat, the
interested Ministers furnish the needed specifications to respect. On the other hand,
for the application of the norms regarding the operation of the Commissariat, of the
visit and of the relative report to the Chapter, some details might be useful.
The Commissary is a friar of a Province that, although being at the service of
the Custody of the Holy Land, resides in a fraternity of the Province to which he
pertains. In consequence, in all that regards regular discipline he must follow the
regulations of the General Constitutions concerning the life of the friars in the fraternity to which they are assigned. Such regulations, beyond the rights and duties by
nature spiritual, regard his relationship with the respective Ministers and Guardians,
absences and coordination of commitments. Further, an office to perform has been
conferred to the Commissaries and thus these must be capable of dedicating themselves to their respective responsibilities. For this the Ministers and Guardians can
not impede them from being free to dedicate themselves to their mission and to their
duties,68 planned and coordinated reciprocally.
Along the same line, as much as regards the visit of the Minister and the triennial
report to the Provincial Chapter, the Commissary having to take care of the proper
registers or books of administration, the chronicles and such-like, must not have any
difficulty submitting it to the visit of the Minister. In said report the Commissary can
present the progress of the mission, express possible difficulties, ask help, express
ideas or projects, etc. On the other hand, on the occasion of the triennial report the
Commissaries inform the fraternity of the Province about their particular service to
the Holy Land and at the same time they update and involve it.
In this context it is opportune to note that the submission made at the visit of the
respective Minister and the triennial report do not carry any possibility of interference in the administration of the goods of the Commissariat. Under this aspect the
68 For more than a century, until 1953, the General Constitutions of the O.F.M. contained
an explicit regulation in this regard. In the already cited Communicationes of 1954 this was
restated in the following way: “... alia officia et munera quæ eos impediant quominus negotia
commissariatus rite expleant, committi non debent.” Afterwards, this regulation has remained
only in the new Ordinations (then Statutes) of the Custody of the Holy Land, approved by the
Holy See and by the Minister General.
419
Commissary is subject to the visit of the Custos and must follow the regulations of
the Statutes of the Custody of the Holy Land.69
c. Types of Commissariats (art. 71)
Presently there are two types of Commissariats: (1) Commissariats erected in a
House directly dependent on the Custody of the Holy Land or erected by the same
in the territory of some Province; (2) Commissariats erected in a part of a house
appertaining to some Province. In the first case, given that we are dealing with the
Houses of the Custody of the Holy Land, or nevertheless on the basis of a reciprocal
agreement, dependent on the Custody, these Commissariats are subject in everything
to the visit of the Custos of the Holy Land.
However, in the case of the second type the Commissariats are subject to the visit
of the respective Minister, except the administration of the goods of the Commissariat itself.
In any case for the activities and entire institution to function well an agreement
between the Custody and the interested Provinces is necessary.
d. Election of the Commissaries (art. 72)
As regards the Commissariats of the first type, the Guardians of the House are ipso
facto also the Commissaries and, normally, the Vicars are Vice-Commissaries. They
are elected in the Chapter of the Custody of the Holy Land and their election requires
the ratification of the Minister General.
The Commissaries of the Commissariats of the second type are elected during the
Province Chapter. Thus, the ratification of the Minister General is also required for
their election by the norms of the General Statutes, art. 167.70
69 In the following this argument will be explained more specifically. In the context of the
legislation of the O.F.M. it suffices to remember that the secular norms issued by the Holy
See and by the O.F.M. regarding the Commissariats having a center in one part of a convent
appertaining to a Province: there were always subject to the visit of the respective Provincial
Minister or Commissary who were then bound to make a report to the Minister General
himself. On the other hand, the administration of the alms collected in favor of the Holy Land
were subject exclusively to the Minister General and to the Custos of the Holy Land (“Quoad
administrationem eleemosynarum aliaque negotia Terram Sanctam respicientia, omnes
commissarii subsunt visitationi Ministri generalis et Custodis Terræ Sanctæ, ad quos singulis
annis mense ianuario distinctam rationem mittere debent, a vice-commissario et discretis, si
adsint, subscriptam”, CG 1953, art. 626, § 2, cf. also CG 1889, n. 697; CG 1913, nn. 678,
680; CG 1921, n. 681. The same norm is still maintained in the CG of 1973, where at art. 139,
§ 1 was indicated that the offerings of the faithful had to be disposed of “according to the will
of the Custos of the Holy Land.” The General Statutes art. 73, § 3, in the ruling norm this
aspect the Statutes indicate that, given the context, can not be other than those of the Custody
of the Holy Land.
70 Until 1953 the Commissaries of the Holy Land were nominated directly by the Minister
General on presentation by the respective Provincial Ministers and were considered
420
The consequence of these regulations is that once elected and ratified, the respective Commissaries must take possession of their office. Such an act carries with it, in
the first place, the verification of the state and of the conditions of the Commissariat
itself, including the state of the goods pertaining to it, of the administration, of the
activities and initiatives being accomplished and of those planned. In concrete, the
Commissary elected must be familiar with the tasks which are proper to these, and
coordinating the commitments with the respective Minister and Guardian, must dedicate himself to their realization. With his election he is destined for the service of the
Holy Land in the name of the Province. It is possible that there can also be entrusted
to him other duties or offices by the same Province, but these however can not be
mutually incompatible. In fact, by the norm of art. 187, § 2 of the General Constitutions the first office is lost in the case of accepting another, whether within or outside
of the Order, incompatible with the first. In a similar situation the competent authority must provide for the office rendered vacant. In any case, give the importance and
the relevance of the mission of the Commissariat for the Custody, for the Province
and for the Order, such an office can not remain vacant or in name only.
2. Legislation of the Custody of the Holy Land
As it was pointed out in the introduction, the legislation of the Custody of the Holy
Land has had a remote beginning, growth through the centuries, and it continues to
have a continuance contained in the proper particular and special Statutes. Chapter
II of the special Statutes are dedicated to the institution of the Commissariat of the
Holy Land and to the character of the Commissary.
Having explained the legislation of the Order, now only those aspects which in
particular must regulate the performance of the mission of the Commissariats and of
the Commissaries will be highlighted.
a. Nature of the Commissariats (Cap. II, art. 1-2)
The Commissariats of the Holy Land are entities of the Order with the scope of
collaborating with the mission of the Custody of the Holy Land and supporting it in
the territory assigned them. The Commissaries then must reside in the center of the
Commissariat, fixed by the Minister General, which can not be transferred except by
the authorization of the Custos of the Holy Land with the consensus of the Discretorium and of the general Definitorium.71 In consequence, even if the Commissariats
immediately under the Minister General, could be removed by him for any cause and for a just
cause also by the Custos of the Holy Land and by the respective Minister. In the CG of 1973
their election was left to the Capitular Congress of the Province, but the explicit confirmation
of the Minster General was requested. Since 1987 these are elected by the Capitular Congress
and submitted to ratification by the Minister General, as in the case of other offices.
71 Cf. Acta OFM, 1954, 259.
421
are located in another Province or region, and the Commissaries perform their activity there, these as such do not purely and simply pertain to the provincial reality.
Naturally the activities of the Commissaries can be and often are inserted into the
pastoral programs of the respective Provinces and in their particular legislation. Still,
dealing with an entity of the Order and there being particular norms already provided
for them, the provincial legislation must keep in mind and convey the relative regulations in a way in which these are not in contradiction to those already provided and
approved, whether by the authority of the Order or of the Holy See.
b. Responsibilities of the Commissaries (Cap. II, art. 4 e 10)
In the Statutes of the Custody of the Holy Land the responsibilities of the Commissaries are presented in general and in particular. The first part corresponds to what
is contained in the General Statutes. The second, however, carries with it certain
particular aspects and specifications.
The Commissaries, in the first place, must organize the celebration of a Gathering
Day Pro Terra Sancta in their own territory. It is a responsibility entrusted to the
Commissaries in response to the regulations of the Holy See communicated over the
centuries for the Patriarchs, Archbishops and Bishops, and which orders them to organize the Collection for the Holy Places.72 The Pontifical regulations obligated the
Bishops to organize the collection of the offerings; the Commissaries on the other
hand were specified as deputed promoters on the part of the Order and collectors of
the offerings amassed. Thus the obligation of organizing the Collection fell on the
Bishops and Pastors, but the promotion of the Gathering Day Pro Terra Sancta was
proper to the Commissaries. This role of the Commissaries is still more highlighted
with the exhortation addressed to the Bishops to not only organize the collection, but
also to avert the faithful “with suitable anticipation, that said collection would be
used for the maintenance not only of the holy places, but first of all for the pastoral
works, assistance, education, and social that the Church sustains in the Holy Land
for the benefit of their Christian brethren and of the local people.”73 The Custody of
the Holy Land, whose mission over the centuries consists precisely in the promotion
of these works, can offer this help to the Bishops principally through the work of its
Commissaries spread throughout the world.
For this reason, following the Statutes, the Commissaries must actively pursue
publicity for the Holy Land using printed and other means for social Communica72 At the beginning such a collection had to be organized twice a year, Advent and Lent.
Later, with the Brief Salvatoris ac Domini Nostri of 26 December 1887 by Leone XIII, the
day of Good Friday or another more opportune day was specified. All diocesan bishops were
obligated (sub sanctæ obedientiæ vinculo) to gather the offerings and transmit them (Pastor
to the Bishop, Bishop to the closest Commissariat of the Holy Land, and these to the Custos
of the Holy Places.).
73 Paul VI,