Lasciare per guadagnare - Chiesa Cristiana Evangelica Giugliano

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Lasciare per guadagnare - Chiesa Cristiana Evangelica Giugliano
Chiesa Cristiana Evangelica di Giugliano
“Lasciare per guadagnare”
Relatore: Past. Antonio Romeo
1
IL PELLEGRINO: “Colui che volontariamente affronta un viaggio spinto dalla devozione per la
divinità.
È questo uno degli aspetti principali della vita cristiana che non possiamo assolutamente trascurare .
Per esaminare la vita del pellegrino, dobbiamo conoscere le caratteristiche che lo contraddistinguono.
Questa conoscenza ci condurrà a considerare la necessità che l’essere pellegrino riveste nella vita
cristiana e infine la sua utilità nell’esercizio della santificazione.
Perciò guardiamo la figura di Abrahamo.
Il pellegrino per eccellenza: Abrahamo
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A:: (Ge. 12:1 – 9) “ Ora l'Eterno disse ad Abramo: «Vattene dal tuo paese, dal tuo
parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò. Io farò di te una grande nazione e ti
benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione. E benedirò quelli che ti benediranno
e maledirò chi ti maledirà; e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra. Allora Abramo partì
come l'Eterno gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da
Haran. E Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano
accumulato e le persone che avevano acquistate in Haran, e partirono per andarsene nel paese di
Canaan. Così essi giunsero nel paese di Canaan. Abramo attraversò il paese fino alla località di
Sichem, fino alla quercia di Moreh. A quel tempo si trovavano nel paese i Cananei. Allora l'Eterno
apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua discendenza». Allora Abramo vi costruì un
altare all'Eterno che gli era apparso. Di là si spostò verso la montagna a est di Bethel, e piantò le sue
tende, avendo Bethel a ovest e Ai a est; e là costruì un altare all'Eterno e invocò il nome
dell'Eterno.Poi Abramo si mise in viaggio, continuando a spostarsi verso Neghev. Abramo in Egitto”
Nei primi sette versi, arriva la chiamata accompagnata dalla promessa; è cos’ anche per la salvezza:
“…affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Gv.3:16b).
Nel caso di Abramo c’era un’ignoranza assoluta circa la conoscenza di un Dio che si rivolgeva all’uomo
con la parola, ma lui credette per fede.
Considerazioni:
Caratteristica importante del pellegrino è la fede nella Parola di Dio “Per fede Abrahamo, quando fu
chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità; e partì non sapendo dove
andava” (Eb. 11:8).
Si noti che questa chiamata non coinvolge solo Abramo, ma anche sua moglie; l’ordine del Signore era
stato chiaro!
Vediamone la sequenza:
1.
2.
3.
4.
5.
Lascia il tuo paese;
Lascia il tuo parentado;
Lascia la casa di tuo padre;
Lascia le tue abitudini;
Lascia le tradizioni del paese.
Tutte queste cose sono un impedimento al cammino del pellegrino. Spesso, dai legami con i parenti e
ancora quelli più forte dei familiari, bisogna liberarsene!
2
Notate, Dio chiama Abramo e la moglie, perché la moglie deve essere col proprio marito nelle scelte
decisive. Infatti Sarai rappresenta una pedina fondamentale sulla scacchiera di Dio, circa il suo piano di
salvezza.
Quindi Abramo e Sarai partirono per questo pellegrinaggio in pieno accordo, a loro si accoda Lot, il
nipote di Abramo.
Hebron
Egitto
IL PERCORSO DI ABRAHAMO
NOTA: Dio non aveva detto niente riguardo a Lot.
Quando Abramo giunge a Canaan, il paese della promessa, vi trova gli abitanti del posto, ma il Signore
subito interviene “Allora l'Eterno apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua
discendenza». Allora Abramo vi costruì un altare all'Eterno che gli era apparso” (Ge. 12:7).
Calma pellegrino, hai appena cominciato il tuo cammino e di strada ce n’è tanta da percorrere.
Intanto due cose importanti cominciano ad essere un simbolo del cammino del pellegrino:
LE TENDE
E
L’ALTARE
La collocazione del pellegrino non è fissa, ma mobile, le tende sono il simbolo del pellegrino e l’altare è il
segno della sua devozione verso questo Dio sconosciuto, ma fedele alle promesse.
Il pellegrino non avendo una fissa dimora ma dissemina il suo percorso con inconfondibili “marchi” di
fedeltà e devozione.
3
LA PRIMA DIFFICOLTÀ
Un incidente di percorso
(Ge. 12:10 – 20)
Le circostanze della vita purtroppo colpiscono anche i pellegrini. Abramo fa un passo non dettato da Dio,
ma di sua iniziativa personale.
Il cammino del pellegrino non sarà sempre rose e fiori, ma bisogna che in ogni cosa lui segue l’itinerari
divino. Non c’è giustificazione per Abramo in questa circostanza, la sua scelta è un incidente di percorso.
LLee ccoonnsseegguueennzzee
(Ge. 12:11 – 20)
Ad un passo sbagliato non dettato da Dio, corrisponde sempre una conseguenza, Abramo in Egitto, paese
figura del mondo, fa una sosta pericolosa, infatti è costretto a mentire, viene svergognato e cacciato
malamente dal faraone.
Notiamo alcune lezioni:
Il pellegrino in viaggio verso la città che Dio gli ha indicato non deve assolutamente fare soste pericolose
in luoghi dove invece è stato chiamato ad uscire.
Il pellegrino non deve legarsi, ne farsi legare, qualunque siano le circostanze che incontra “Chi ci
separerà dall'amore di Cristo? Sarà l'afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità,
o il pericolo, o la spada?” (Ro. 8:35).
In Egitto, Abramo non pianta ne tende, né costruisce altari, i simboli del suo pellegrinaggio. Questo fatto
la dice lunga sulla decisioni sbagliate.
C
Caacccciiaattoo ddaall ffaarraaoonnee
Dio usa, in alcuni momenti anche i nemici per mostrarci qual è la sua volontà, ma da questo dobbiamo
imparare perché non sempre sarà così.
Anche il martirio di Stefano e la conseguente dispersione fu un male dei nemici e di come il Signore la
usò per il bene di predicare in altri posti “Or Saulo approvava la sua uccisione. In quel tempo ci fu
grande persecuzione contro la chiesa che era in Gerusalemme; e furono tutti dispersi per le contrade
della Giudea e della Samaria, ad eccezione degli apostoli. 2 E alcuni uomini pii portarono a seppellire
Stefano e fecero grande cordoglio per lui. 3 Ma Saulo devastava la chiesa entrando di casa in casa,
trascinava via uomini e donne e li metteva in prigione. 4 Coloro dunque che furono dispersi andavano
attorno, annunziando la parola” (At 8:1-4)
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(Ge. 13:1-18)
Attenzione alle offerte che allettano gli occhi! In Egitto e a Sodoma erano tantissime, furono fatali a Lot.
In questo capitolo Abramo deve sperimentare un’altra separazione, quella di suo nipote Lot. La causa di
questa separazione fu l’abbondanza di beni (la benedizione della prosperità di Dio) .
Quando non c’è una saggia amministrazione, anche le benedizioni possono essere un ostacolo al cammino
del pellegrino.
Il verso due ci dice delle ricchezze di Abramo “Abramo era molto ricco di bestiame, di argento e di
oro”. E il verso cinque ci parla delle ricchezze di Lot “Anche Lot, che viaggiava con Abramo aveva
greggi, armenti e tende”.
4
Lo spazio di questi era stretto per tutti, così i loro pastori ebbero una contesa “Sorse perciò una contesa
fra i pastori del bestiame di Abramo e i pastori del bestiame di Lot. I Cananei e i Perezei abitavano a
quel tempo nel paese” (v. 7).
Così per saggia decisione tra Abramo e Lot, si scelse la via della separazione. Abramo che aveva il diritto
di scelta come capogruppo, come zio, come persona più adulta, come diritto di chiamata; insomma come
tutto, invece diede a suo nipote Lot la facoltà di scegliere per primo dove andare.
Così Lot scelse secondo la visione che aveva davanti agli occhi
“Allora Lot alzò gli occhi e vide l'intera pianura del
Giordano. Prima che l'Eterno avesse distrutto Sodoma
e Gomorra, essa era tutta quanta irrigata fino a Tsoar,
come il giardino dell'Eterno, come il paese d'Egitto. 11
Così Lot scelse per sé tutta la pianura del Giordano e
cominciò a spostare le sue tende verso oriente. Così si
separarono l'uno dall'altro” (Ge. 13:10,11).
Questa fu per Lot una vera e propria “attrazione fatale”.
Lui camminava per visione, mentre Abramo camminava
per fede.
Possiamo dire alla luce di ciò, Abramo ha imparato la
lezione di Egitto, egli, come vero pellegrino, non si è
lasciato attrarre, e quindi farsi legare alla bellezza del
posto, ma ora ha continuato diritto per il suo cammino.
Insegnamento:
Le cadute, come le soste pericolose e anche le separazioni, sono possibili nel cammino del pellegrino, ma
l’importante è rialzarsi, rimettersi in cammino, slegarsi da lacci e catene che a volte sono ostacoli e
rallentamenti inutili verso la meta.
In questa maniera esse diventano una benedizione per il credente.
Così Abramo “risalì” dall’Egitto “Abramo dunque risalì dall'Egitto verso il Neghev con sua moglie e
con tutto quel che possedeva. E Lot era con lui”. (v. 1) ubbidì alla voce di Dio: “Levati” “Levati,
percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te” (v. 17).
Il “risalì” e il “levati” vogliono dire: Hai fatto degli errori, hai preso delle cadute, ma non rimanere a
terra, “alzati” e riprendi il cammino. Ritorna di nuovo ad alzare tende, a costruire altare ed a invocare
di nuovo l’Eterno. “Allora Abramo levò le sue tende e venne ad abitare alle querce di Mamre, che sono
a Hebron; e là costruì un altare all'Eterno” (v. 18) “al luogo dell'altare che aveva fatto inizialmente; e
là Abramo invocò il nome dell'Eterno” (v.4).
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(Ge. 14:1-24)
Il pellegrino ama il suo fratello, anche se questo ha sbagliato.
Quando Abramo è venuto a conoscenza che suo nipote Lot era stato fatto prigioniero, senza pensarci due
volte, chiamò i suoi uomini e si prodigò per la sua liberazione “Quando Abramo seppe che suo fratello
era stato fatto prigioniero, armò gli uomini addestrati, servi nati in casa sua, in numero di
trecentodiciotto, e inseguì i re fino a Dan” (Ge. 14:14).
La sua impresa ebbe successo, liberò suo nipote e recuperò tutto quello che gli apparteneva “Così
ricuperò tutti i beni e riportò indietro anche Lot suo fratello e i suoi beni, come pure le donne e il
popolo” (Ge. 14:16).
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M
Meellcchhiisseeddeekk
Dopo questa liberazione, Abramo incontra il re di Sodoma, che
gli andò incontro “Dopo il suo ritorno dalla sconfitta di
Kedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò
incontro nella valle di Shaveh, (che è la Valle del re). (Ge. 14:17)
Mentre il re di Sodoma e Abramo discutono, appare come
d’incanto fra loro questa meravigliosa figura di Melchisedek, re di
Salem “Infatti questo Melchisedek, re di Salem e sacerdote del
Dio Altissimo andò incontro ad Abrahamo, mentre ritornava
dalla sconfitta dei re e lo benedisse;” (Eb. 7:1).
LLee dduuee pprrooppoossttee
Il re di Sodoma propone ad Abramo di restituirgli tutte le persone che gli appartengono e di tenersi solo i
beni “Poi il re di Sodoma disse ad Abramo: «Dammi le persone, e prendi i beni per te»” (Ge. 14:21).
Questa proposta ha tutto il segno del compromesso, ma Abramo respinge l’offerta con decisione, non
vuole niente che appartiene al re di Sodoma, la sua ricchezza è tutto quello che Dio gli ha provveduto,
infatti la vera ricchezza di Abramo era la fede in Dio.
Invece notiamo che l’atteggiamento di Melchisedek re di Salem è molto diverso, per prima cosa egli porta
pane e vino, simboli che diventeranno per il cristianesimo elementi per rammemorare la morte e la
risurrezione di Gesù Cristo. Inoltre. Melchisedek oltre al essere re di Salem, era anche sacerdote
dell’Iddio altissimo, come ci informa il testo sacro su di lui.
Prima ancora che venisse istituito il sacerdozio nel popolo d’Israele, già Melchisedek era insignito di
questo titolo.
Melchisedek non chiede niente ad Abramo, anzi benedice Abramo e Dio “E benedisse Abramo, dicendo:
«Benedetto sia Abramo dal Dio Altissimo, padrone dei cieli e della terra!” (Ge. 14:19).
A sua volta, Abramo, volontariamente dona a questo personaggio la decima di ogni cosa che possedeva
“E benedetto sia il Dio Altissimo, che ti ha dato nelle mani i tuoi nemici!». E Abramo gli diede la
decima di ogni cosa” (Ge. 14:20).
Insegnamento:
A) Il pellegrino non serba rancore a chi gli ha procurato del male (Lot) anzi, nel momento del
bisogno, non ha esitato a mettere a rischio la sua vita e quella dei suoi uomini per soccorrere al
bisogno di aiuto di chi era in difficoltà.
B) Il pellegrino non scende ai compromessi con il mondo (Re di Sodoma) non è interessato ai beni
terreni.
C) Il pellegrino è interessato alla benedizione di Dio. Melchisedek benedisse Abramo
D) Il pellegrino è generoso, non solo non chiede, ma lui dona volontariamente la decima a questo
personaggio “misterioso” senza che gli venisse richiesta. Lui è un vero sostenitore per l’opera di
Dio.
E) Il pellegrino è veramente un uomo libero, non si lega e non si fa legare ne dagli uomini, ne dai
piaceri. Usa la libertà per essere lui stesso un benedizione per gli altri.
>> Siamo pellegrini????
6
C
Coonnffeerrm
mee ee rriivveellaazziioonnii
(Ge. Cap. 15)
Quando non ci leghiamo alle cose visibili, Dio allora ci tratta come suoi amici, e come tali ci rivela i suoi
programmi.
Quando il pellegrino chiude gli occhi alle cose visibili, Dio gli apre gli occhi alle cose invisibili
“Poi lo condusse fuori e gli disse: «Mira il cielo e conta le
stelle, se le puoi contare», quindi aggiunse: «Così sarà la
tua discendenza». 6 Ed egli credette all'Eterno, che glielo
mise in conto di giustizia” (Ge. 15:5,6).
Abramo si apre con il Signore e gli confida delle cose
intime, questo rapporto confidenziale fa scaturire conferme
da parte di Dio.
“E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato le
nazioni mediante la fede, diede prima ad Abrahamo una
buona notizia: «Tutte le nazioni saranno benedette in te»”
(Ga. 3:8)
“Così si adempì la Scrittura, che dice: «Or Abrahamo
credette a Dio, e ciò gli fu imputato a giustizia»; e fu chiamato amico di Dio” (Gm. 2:23).
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Il pellegrino chiede conferme durante il cammino “E Abramo chiese: «Signore, Eterno da che cosa
posso io sapere che l'avrò in eredità?»” (Ge. 15:8)
Poi Dio patteggia con Abramo attraverso un patto “In quel giorno l'Eterno fece un patto con Abramo
dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal torrente d'Egitto al grande fiume, il fiume
Eufrate”(Ge. 15:18)
Dio gli rivela cose future che comprendono un lungo periodo di tempo
a) Gli rivela la storia del futuro popolo, i suoi 400
anni di schiavitù, e la liberazione che ne avverrà
“Allora l'Eterno disse ad Abramo: «Sappi per
certo che i tuoi discendenti dimoreranno come
stranieri in un paese che non sarà loro, e vi
saranno schiavi e saranno oppressi per
quattrocento anni” (Ge. 15:13).
b) Gli rivela che vivrà abbastanza a lungo e avrà una
buona vecchiaia “Quanto a te, te ne andrai in
pace presso i tuoi padri, e sarai sepolto dopo una
bella vecchiaia” (Ge. 15:15).
Insegnamento:
Il pellegrino segue un itinerario non tracciato da lui ma dal suo Dio. Questo è fede!
Ma la fede non esclude conferme, così mentre prosegue il cammino, questo cammino può essere
illuminato dalle luci delle conferme. Per il pellegrino moderno queste luci di conferme vengono dalla
Parola di Dio “La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero” (Salmo 119:105).
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SSoolllleecciittuuddiinnii
(Ge. Cap. 16)
Le sollecitudini della vita, rappresentano un vero e proprio attentato alla vita del pellegrino (Mt. 6:25-31).
Il pellegrino deve essere fedele alla voce di Dio, non deve ascoltare tutte le altre voci da qualunque parte
vengono, specialmente quando queste voci sono diverse dalla voce del Signore “Così Sarai disse ad
Abramo: «ecco, l'Eterno mi ha impedito di avere figli; deh, entra dalla mia serva; forse potrò avere
figli da lei». E Abramo diede ascolto alla voce di Sarai” (Ge. 16:2).
Le conseguenze di azioni sollecite non tardano a venire, sia quelle a breve termini che quelle a medio che
a lungo termine. Infatti subito arrivarono le prime conseguenze. Litigi, disprezzo, inimicizie, scaricare le
responsabilità dei propri errori sugli altri e continuare a sbagliare.
“Ed egli entrò da Agar, che rimase incinta; ma quando si accorse di
essere incinta, guardò la sua padrona con disprezzo. 5 Allora Sarai
disse ad Abramo: «La responsabilità per l'offesa fattami ricada su di
te. Sono stata io a darti nelle braccia la mia serva; ma da quando si è
accorta di essere incinta mi guarda con disprezzo. L'Eterno sia
giudice fra me e te». 6 Abramo rispose a Sarai: «Ecco, la tua serva è in
tuo potere; fa' di lei ciò che ti pare». Sarai allora la trattò duramente,
ed ella fuggì dalla sua presenza.(Ge. 16:4-6)
Il Signore deve intervenire più volte per riparare i “guai” che sono
provocati dalla nostre sollecitudini. Comunque, le conseguenze di errori
più o meno gravi, anche se il Signore nella sua infinita grazia, perdona e
riconcilia, produrranno sempre delle sofferenze. Infatti quell’errore a
distanza di circa 6000 anni, ancora oggi, è un elemento di sofferenza di questi due popoli, uno
discendente da Ismaele (gli arabi) l’altro discendenti di Isacco, (gli ebrei) il figlio della promessa.
Insegnamento:
Il nemico tenterà con tutte le sue armi a fermare o distrarre il pellegrino dal suo cammino di fede. Non
riuscì con la sosta in Egitto, non ci riuscì con l’offerta del re di Sodoma, ci riuscì in parte con la nascita di
Ismaele.
Satana tenta di fermare il nostro viaggio, non solo non dobbiamo dargli una mano in questo, ma
dobbiamo respingerlo categoricamente “Ma che dice la Scrittura? «Caccia via la schiava e suo figlio,
perché il figlio della schiava non sarà erede col figlio della libera». 31 Così dunque, fratelli, noi non
siamo figli della schiava ma della libera” (Ga. 4:30,31).
C
Coonnvveerrssiioonnee
(Ge. Cap. 17)
All’età di novantanove anni, Dio cambia i nomi di Abramo e Sarai. Da “padre grande” in “padre di una
moltitudine” per Abramo. Da Sarai “incerta” a Sara “principessa” per Sarai.
Il nome è qualcosa che ci appartiene, che è strettamente legato alla nostra vita, fa parte della nostra storia.
Il fatto di questo cambiamento dei nomi è una straordinaria anticipazione dell’opera dello Spirito Santo
concernente la conversione.
Infatti convertirsi significa “CAMBIARE”, cioè cambiare il modo di vivere, il modo di credere ecc. Non
possiamo continuare a seguire il Signore se l’opera del cambiamento non avviene nella nostra vita. “E
non sarai più chiamato Abramo, ma il tuo nome sarà Abrahamo, poiché io ti faccio padre di una
moltitudine di nazioni” (Ge. 17:5). “Poi DIO disse ad Abrahamo: «Quanto a Sarai tua moglie non la
chiamare più Sarai, ma il suo nome, sarà Sara”(Ge. 17:15).
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Il cambiamento è un “marchio” di appartenenza, un segno che doveva recare dolore, un taglio
accompagnato col sangue. Chiunque di quei maschi che veniva circonciso, apparteneva di diritto al
popolo eletto, anche se era un servo o uno straniero comprato a prezzo.
“All'età di otto giorni, ogni maschio fra voi sarà circonciso, di
generazione in generazione, tanto quello nato in casa, come quello
comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua
discendenza. 13 Sì, tanto chi è nato in casa tua come chi è comprato
con denaro dovrà essere circonciso; e il mio patto nella vostra carne
sarà un patto eterno” (Ge. 17:12,13).
Questo è un meraviglioso esempio della grazia che attraverso il figlio
di Dio, Gesù Cristo e l’offerta del suo sangue, che sarebbe stato
donato per tutti gli uomini.
Il pellegrino ora è chiamato ad un livello di sequela più alta:
“cammina alla mia presenza e sii integro” e come se Dio gli stesse
dicendo: “Guarda Abramo, abbiamo fatto un certo cammino insieme,
hai fatto degli errori, in alcune cose sei stato sollecito, ma ora voglio
elevarti ad un livello più alto, voglio costituirti come padre di una
moltitudini di nazioni. Io mi impegnerò con te con un patto eterno ad essere il tuo Dio e il Dio di tutta la
discendenza dopo di te.”
La parte di Dio è questa:
a) Ti darò tutto il paese di Canaan in proprietà per sempre (Ge. 17:8);
b) Benedirò tutto quello che uscirà da Sara (Ge. 17:16);
c) Ti darò un figlio da Sara e lo chiamerai Isacco (Ge. 17:19);
d) Benedirò pure Ismaele e lo renderò padre di dodici principi (Ge. 17:20).
La parte di Abrahamo è questa:
a) Dovrai osservare il mio patto tu e la tua discendenza (Ge. 17:9);
b) Tutti i maschi devono essere circoncisi (Ge. 17:12).
Abramo obbedì (Ge. 17:23).
La Sacra Scrittura segnala queste due date, quella di Abrahamo di 99 anni (Ge. 17:24) e quella di Ismaele
di 13 anni (Ge. 17:25).
Insegnamento:
quante volte ci scontriamo con la nostra incredulità e ciò nonostante le ripetute promesse di Dio? Ma il
Signore è al lavoro nei nostri cuori perché lo amiamo, così non ne tiene conto, anzi continua a rassicurarci
con le sue benedizioni e le sue promesse.
Al pellegrino in cammino verso il cielo, il Signore sussurra: “devi convertirti dalle tue vie, dalle tue
convinzioni, dal tuo modo di vedere e giudicare le cose. Così facendo tu potrai arrivare alla “meta”.
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C
Chhiiaam
maattii aa ccrreeddeerree nneellll’’iim
mppoossssiibbiillee
(Ge. Cap. 18)
Il pellegrino “convertito” ora manifesta i segni di una sensibilità non comune. In un certo senso ora il suo
rapporto col Signore viene ad essere “affinato”, che egli subito riconosce i suoi messaggeri e li tratta
come dovuto
“Abrahamo alzò gli occhi ed ecco, tre uomini stavano in piedi
accanto a lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso
della tenda, si prostrò fino a terra e disse: 3 «Signor mio, se ho
trovato grazia davanti a te, ti prego non passar senza fermarti dal
tuo servo! 4 Deh, lasciate che si porti un po' d'acqua, affinché
possiate lavarvi i piedi, e riposatevi sotto questo albero. 5 Io andrò
a prendere un pezzo di pane, così potrete rinfrancare il vostro
cuore; poi proseguirete il vostro cammino perché per questo siete
passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' come hai detto»”
(Ge. 18:2-5).
I “tre uomini” non si sono ne presentati né qualificati, ma il
pellegrino riconosce subito in loro qualità divine.
Quale differenza fra questa scena e quella di Emmanus (Lu. 24:15,16)
SSii ffaa pprroossssiim
maa llaa pprroom
meessssaa
(Ge. 18:9-15)
In questo paragrafo, la promessa dell’impossibile sta per divenire realtà, infatti ora viene precisato ad
Abramo che da qui ad un anno avrà un figlio. “Ed egli disse: «Tornerò certamente da te l'anno prossimo
a questo tempo; ed ecco, Sara tua moglie avrà un figlio». E Sara ascoltava all'ingresso della tenda, che
era dietro di lui.” (Ge. 18:10)
Il pellegrino è chiamato a credere nell’impossibile, a sfidare i limiti della natura, a superare le logiche
conclusioni del raziocinio e della ragione. “Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per l'Eterno? Al
tempo fissato, fra un anno, ritornerò da te, e Sara avrà un figlio»”. (Ge 18:14)
Non può esserci un pellegrinaggio falsato, inquinato, non vero!
Insegnamento:
la fede è il vero baluardo per tutti coloro che essendo chiamati ubbidiscono e cominciano l’opera di
santificazione della propria vita “Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio
deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano” (Eb. 11:6).
<< La vera fede del pellegrino onora il suo Signore e il suo Signore onora la fede del pellegrino >>
Colui che non ha più legami con le cose visibili riesce a penetrare quelle invisibili e renderle tali davanti
agli occhi di tutti perché sa che al Signore nulla è impossibile “Or la fede è certezza di cose che si
sperano, dimostrazione di cose che non si vedono;” (Eb. 11:1)
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D
Diissccoorrssoo ttrraa aam
miiccii –– IInntteerrcceessssiioonnee
(Ge. 18:16-33)
Slegati da lacci, alleggeriti da pesi che impacciano e scrollati dal peccato, la relazione con il Signore
acquista toni più intimi.
“E l'Eterno disse: Celerò io ad Abrahamo quello che sto per fare” (Ge. 18:17) Dio non può nascondere
al suo “amico” Abrahamo quello che sta per fare a Sodoma e Gomorra. È meraviglioso questo tipo di
rapporto che il pellegrino ha stabilito con il suo Signore.
Undici versi di intercessione (Ge. 18:23-33)
Il vero pellegrino sente il peso di certe persone che gli sono care: Abrahamo sa che in quella città c’è la
famiglia di suo nipote Lot.
Lui non pronuncia il nome di Lot, sa che oramai quella famiglia non sono più dei pellegrini. Ahimè ! Essi
si sono fermati a Sodoma, hanno scelto la comodità e i piacere della città, invece che le difficoltà dei
pellegrini sempre in viaggio, sempre a smontare e montare tende, sempre lavoro e mai shopping.
Chissà quante volte Lot discutendo con la propria famiglia avrà detto di aver fatto una buona scelta a
smettere di essere dei pellegrini per godersi la vita in città, mentre suo zio Abramo chissà che fine ha
fatto.
Che illusione è la vita senza tende ed altari! Ignari di quello che gli stava per accadere.
Invece suo zio Abrahamo non aveva fatto per niente una brutta fine, anzi stava intercedendo proprio per
loro. (Ge. 18:32,33)
Insegnamento:
Quando l’amore per il presente secolo ci avvince e quando non siamo più attratti dalla meta celeste,
cessiamo di essere dei pellegrini in viaggio verso il cielo e diventiamo abitanti di Sodoma.
Tutto quello che vogliamo o possiamo dire per giustificare la nostra posizione non ha alcun valore, perché
quello che conta è il giudizio del Signore “Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di
Dio, e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all'evangelo di Dio?
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E «se il giusto è appena salvato, cosa avverrà dell'empio e del peccatore?»” (1Pt. 4:17,18).
L’intercessione di Abrahamo è ben motivata anche se il patriarca sa che molto difficilmente in Sodoma ci
sia qualche persona che temi l’Eterno.
Come Abrahamo, anche noi siamo chiamati ad intercedere, per i peccatori, per il ravvedimento di molti
credenti, nonostante la loro apostasia sia in pieno corso.
Chissà che il Signore non ascolti la nostra preghiera!
C
Coonnsseegguueennzzee nneeffaassttee
(Ge. 19:1-38)
In questo capitolo vediamo il degrado di Sodoma. È orribile constatare che un uomo come Lot abbia
potuto restare in quella città.
Quali legami lo avevano attanagliato?
Attenzione a smettere di pellegrinare, puoi trovarti a Sodoma!
11
L’intercessione di Abrahamo ha avuto il suo effetto, il Signore decide di salvare Lot e la sua famiglia. Ma
quanta credibilità egli ha ancora a suo favore?
Le conseguenze nefaste dell’amicizia con il mondo si fanno sentire terribilmente.
Dopo tanti legami è duro riprendere il cammino, c’è il rischio che le persone, e proprio quelle della
famiglia, beffino la decisione di ridiventare pellegrini verso il cielo.
“Allora Lot uscì e parlò ai suoi generi che avevano sposato le sue figlie, e disse: «Levatevi, uscite da
questo luogo, perché l'Eterno sta per distruggere la città». Ma ai generi parve che egli volesse
scherzare” (Ge. 19:14).
Ma la preghiera di intercessione è più forte dello scetticismo. Lot indugia ad uscire da Sodoma, che pena!
Gli manca la forza di lasciare “quella città”. Allora e preso a forza, quasi sollevato insieme alla sua
famiglia e portato fuori, e a farlo è stato la potenza della preghiera del pellegrino Abrahamo
“Ma siccome egli si indugiava, quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie,
perché l'Eterno aveva avuto misericordia di lui, lo fecero uscire e lo condussero in salvo fuori della
città” (Ge. 19:16).
La miseria dell’animo di Lot assume toni deprimenti; si ritrova caduto miseramente in basso, quest’uomo
è capace, addirittura di discutere con il Signore i termini della sua salvezza. “Ma Lot rispose loro: «No,
mio signore! 19 Ecco, il tuo servo ha trovato grazia agli occhi tuoi e tu hai usato grande misericordia
verso di me, salvandomi la vita; ma io non riuscirò a raggiungere il monte prima che il disastro mi
sopraggiunga ed io perisca” (Ge. 19:18,19).
MA COSA PUÒ FARE, IL CREDENTE, QUANDO HA LEGATO VOLONTARIAMENTE LA SUA VITA AL MONDO,
DIVENTANDONE UN SUO CITTADINO?
Non meravigliamoci di questo degrado, esso è la naturale conseguenza di certe scelte sbagliate, ma
nonostante ciò Dio acconsentì alla richiesta di Lot ponendogli una condizione: “non guardare indietro”.
“Come essi li conducevano fuori uno di loro disse: «Fuggi per salvare la tua vita! Non guardare
indietro e non ti fermare in alcun luogo della pianura; salvati al monte che tu non abbia a perire!»”
(Ge. 19:17).
Dio risparmia la città di Soar (piccola) ma adempie il suo giudizio quando qualcuno disubbidisce ai suoi
ordini: la moglie di Lot!
Il suo cuore era rimasto a Sodoma, il suo marito non gli ha dato
nessun insegnamento circa la vita del pellegrino
“Ma la moglie di Lot si volse a guardare indietro e diventò una
statua di sale” (Ge. 19:26).
Il grande cuore del pellegrino che ha trepidato nella sua calorosa
intercessione, non ha requie se non quando sa che dalle ceneri
della città peccatrici è scampato suo nipote Lot.
“Abrahamo si levò al mattino presto e andò al luogo dove si era
fermato davanti all'Eterno; 28 poi guardò verso Sodoma e Gomorra
e verso tutta la regione della pianura, ed ecco vide un fumo che si
levava dalla terra, come il fumo di una fornace 29 Così avvenne
che, quando DIO distrusse la città della pianura, DIO si ricordò di
Abrahamo e fece allontanare Lot di mezzo al disastro, quando
distrusse le città dove Lot aveva dimorato” (Ge. 19:27-29).
12
L’ultima parte di questo capitolo registra un altro errore nella vita di Lot. La città che Lot aveva chiesto
per suo rifugio diventa la culla del peccato di deviazione, dell’incesto. I segni evidenti della depravazione
di Sodoma sono impressi nelle due figlie di Lot.
È proprio vero quanto dice la Scrittura: “Un abisso chiama un altro abisso” quando non c’è un sincero
ravvedimento.
La lezione di Sodoma non ha prodotto niente; prima la moglie, poi le sue figlie. Tutto viene meno perché
l’amicizia col mondo è inimicizia con Dio.
Come se non bastasse, il danno non rimane solo per i protagonisti della vicenda, ma si trasmise anche ai
posteri. A quei tempi vigeva questo principio.
Da questa illecita unione nascono Moab e Ammon, due generazioni che saranno ferocemente ostili per la
discendenza di Abrahamo, la futura Israele. Moab e Ammon sono figura del mondo, figura del peccato,
figura di satana “Così le due figlie di Lot rimasero incinte per mezzo del loro padre. 37 La maggiore
diede alla luce un figlio, al quale pose nome Moab. Questi è il padre dei Moabiti, che sussistono fino al
giorno d'oggi. 38 Anche la minore partorì un figlio, al quale pose nome Ben-Ammi. Questi è il padre
degli Ammoniti, ce sussistono fino al giorno d'oggi” (Ge. 19:36-38).
C
Coonnttiinnuuee sseeppaarraazziioonnii ppeerr iill ppeelllleeggrriinnoo
Dio è fedele alle sue promesse, Abrahamo e Sara, ovvero il padre di moltitudini e la principessa, ricevono
la gioia nella loro tarda età di abbracciare un figlio uscito dai loro lombi. Il pellegrino avrà la sua progenie
di pellegrini “L'Eterno visitò Sara come aveva detto; e l'Eterno fece a Sara come aveva promesso. 2 E
Sara concepì e partorì un figlio ad Abrahamo nella sua vecchiaia, al tempo stabilito, che DIO gli aveva
detto. 3 E Abrahamo pose nome Isacco al figlio che gli era nato, e che Sara gli aveva partorito. 4 Poi
Abrahamo circoncise suo figlio Isacco all'età di otto giorni, come DIO gli aveva comandato” (Ge.
21:1-4).
Nel cammino del pellegrino ci sono molti bivi e molte separazioni. Per Abrahamo quella con Lot era stata
necessaria, questa è indispensabile.
Tutto quello che non rientra nel piano di Dio per la nostra “SANTIFICAZIONE” è da considerarsi impaccio
al nostro cammino, possono essere anche le persone più care.
Quando cose o persone non sono compatibili con la nostra santificazione, dobbiamo separarcene, anche
se questo ci procurerà grande dolore.
Ismaele era incompatibile con la promessa, non potevano stare due eredi. L’incompatibilità viene fuori
anche da elementi estranei al piano di Dio. Ismaele non era nei piani di Dio, fu tollerato, fu il riparo ad un
errore commesso. Ora bisogna fare una scelta.
Se il pellegrino è deciso a perseguire la sua santificazione deve “separarsi” da tutto ciò che non rientra
nel programma di Dio, anche se con dolore “La cosa dispiacque grandemente ad Abrahamo, a motivo di
suo figlio” (Ge. 21:11).
• Eb. 12:1,2
•
Anche noi dunque, essendo circondati da un così gran numero di testimoni, deposto ogni peso
e il peccato che ci sta sempre attorno allettandoci, corriamo con perseveranza la gara che ci è posta
davanti, 2 tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era
posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio.
Mt. 5:29,30 “Ora, se il tuo occhio destro ti è causa di peccato, cavalo e gettalo via da te perché è meglio
per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna; 30 e se la tua
mano destra ti è causa di peccato, mozzala e gettala via da te, perché è meglio per te che un tuo membro
perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna”.
13
Abrahamo ubbidisce “Abrahamo si levò al mattino presto, prese del
pane e un otre d'acqua e li diede ad Agar; mise tutto sulle sue spalle e
la mandò via assieme al fanciullo. Così ella partì e andò errando per
il deserto di Beer-Sceba” (Ge. 21:14).
Ogni separazione benché accompagnata dal dolore è un’azione non
compatibile con la nostra volontà, ma siccome la santificazione è la
“volontà di Dio” che si compie in noi. Allora, sia fatta la Sua volontà.
Questa poi produrrà la consolazione e la benedizione di Dio in noi.
Il premio alle nostre decisioni secondo la Sua volontà ha diverse benedizioni, benché Ismaele è lasciato
andare via, non è però abbandonato. Dio aveva detto ad Abrahamo che anche questo figlio suo, sarebbe
stato benedetto perché la promessa era anche: “tutte le nazioni della terra sarebbero state benedette in
Abrahamo,” perciò Ismaele, figlio di Abrahamo avrebbe ereditato questa benedizione per la fedeltà di
Dio alla promessa fatta.
RRiinnuunnzziiaa,, ccoom
mpplleettaa rriinnuunnzziiaa
(Ge. Cap. 22)
Il commento a questo capitolo ci offre innumerevoli spunti per dei significati e delle lezioni spirituali.
Qui possiamo notare l’estrema “confidenza” di Dio con Abrahamo nel chiedergli ogni cosa, sorgono
spontanee alcune domande:
1. Perché Dio prova Abrahamo?
2. Perché l’oggetto della prova è Isacco?
Dio prova Abrahamo perché vuole benedire ancora di più quest’uomo fedele e ubbidiente;
Perché la fede che piace al Signore deve essere provata col fuoco per uscire dalla prova ancora più forti (1
Pt. 1:7 e 9) 7 affinché la prova della vostra fede, che è molto più preziosa dell'oro che perisce anche se
vien provato col fuoco, risulti a lode, onore e gloria nella rivelazione di Gesù Cristo”, 9 “ottenendo il
compimento della vostra fede, la salvezza delle anime.”
Perché Isacco? Perché Abrahamo stava riversando tutte le attenzioni, era l’unico figlio, nato in
circostanze impossibili, queste cose erano più che normali per il grande vecchio. Ma il programma di Dio
per Abrahamo non era Isacco e basta. Isacco doveva continuare dopo Abrahamo.
Il pellegrino stava imparando a non farsi legare da niente e da nessuno e questo principio, che è proprio
dei pellegrini, doveva essere insegnato anche ad Isacco. Gesù ricorda: “Chi ama padre o madre più di
me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” (Mt. 10:37).
Nessun legame, anche il più caro, viene prepotentemente fuori dalla dottrina della RINUNZIA.
Giorno dopo giorno lo Spirito Santo lavora nel cuore del pellegrino, ora staccandolo da questo, ora da
quello. Fa male questo, ma è necessario chi ciò avvenga per essere pronti alla prossima operazione. Si
comincia dalle cose più marginali per poi arrivare a quelle più intime, più proprie, più legittime. La
“confidenza” di Dio verso Abrahamo ha dato mano man sempre di più, fino a giungere ad Isacco.
Non c’è descritta nessuna reazione di Abrahamo alla richiesta, ma possiamo provare ad immaginarla in
questi interrogativi:
1. Dio chiede Isacco, il figlio della promessa e allora la progenie da dove verrà?
14
2. Dio chiede un sacrificio umano, come quello che facevano i filistei, è lui il “vero” Dio o
Abrahamo ha davvero sbagliato tutto?
3. Dio chiede l’unico figlio, con quale diritto?
Questi e mille altri quesiti avranno tormentato l’anima del grande patriarca, in quella notte che avrà
passato completamente insonne, ma all’alba ci sarà la risposta
“Così Abrahamo si alzò al mattino presto, mise il basto al
suo asino, prese con sé due dei suoi servi e Isacco suo
figlio e spaccò della legna per l'olocausto; poi partì per
andare al luogo che DIO gli aveva detto” (Ge. 22:3).
Abrahamo ubbidisce a Dio! Rinunzia al suo unico erede, è
disposto a perdere tutto, pur di non perdere l’amicizia di
Dio. Questa è la grande risposta del pellegrino al suo
Signore.
Nessun fascio, nessun legame, nemmeno la cosa che mi è più cara della vita “Isacco” stesso.
Quando si decide, poi si agisce pure. Tre lunghissimi giorni, passano prima che si arrivi al luogo, tre
giorni che avrebbero potuto far cambiare idea, spegnere la fede, far scemare lo zelo, ma il pellegrino non
torna indietro. Anzi la fede è cresciuta, egli dice ai servitori “…noi
andremo….e poi ritorneremo”
“Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco e colui che
aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito 18 anche se Dio gli
aveva detto «In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo
nome», 19 perché Abrahamo riteneva che Dio era potente da
risuscitarlo anche dai morti; per cui lo riebbe come per una specie
di risurrezione”. (Eb. 11: 17-19)
Abrahamo preso dallo spirito profetico pronuncia: “ …Dio si
provvederà l’agnello per l’olocausto”, mancava solo il gesto finale,
ma il grande patriarca in cuor suo già aveva ucciso Isacco.
LL’’aappootteeoossii ddeellllaa ffeeddee
La mano di Abrahamo alzata col coltello, il cuore rotto di un padre, sta per affondare quel coltello nel
corpo del figlio, ormai Dio ha visto l’ubbidienza del pellegrino e arriva la voce dell’angelo: “fermati
Abrahamo”. Mai nessuna voce arrivò al momento più opportuno, mai una voce fu accolta così
favorevolmente, mai nessuna voce portò una così grande gioia, proprio nel momento del dolore più
estremo, mai una voce portò una notizia più grande per Abrahamo.
LL’’AAnnggeelloo ddeellll’’EEtteerrnnoo
La voce dell’Angelo del Signore, che meglio si identifica quando dice: “…tu hai fatto questo e non mi hai
risparmiato tuo figlio, l’unico tuo figlio…”
“Mi hai” questo è il Signore Gesù nelle sue poche apparizioni nel Vecchio Testamento. Si notino qui le
parole “il tuo figliuolo, il tuo unico” e confrontiamole con Gv 3:16.
15
La scena che si presenta davanti “all’angelo” (il figlio di Dio) sul monte Moria, non è altro l’allegoria di
quello che anni più tardi accadrà sul monte che è proprio di fronte al monte Moria, il Golgota, dove
l’unico figlio, ma non di Abrahamo, ma l’unigenito di Dio sarà immolato per la salvezza di tanti.
La fede di Abrahamo viene gratificata, egli teme veramente Dio e come perfetto pellegrino ha sciolto ogni
legame che lo teneva frenato per spiccare il volo libero versi i futuri beni.
L’agnello vero era già stato provveduto e per suggellare questa grande profezia quel luogo si chiamò: “Il
Signore provvederà” questo diventa anche il motto dei pellegrini di tutti i tempi, i quali ricercando prima
il regno promesso, credono che ricevono in sopraggiunta tutte le cose “Ma cercate prima il regno di Dio
e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte” (Mt. 6:33).
Ma che in ogni circostanza di bisogno e necessità diranno con fede: “Il Signore provvederà”.
Attraverso questa prova Abrahamo ha scoperto di amare Dio fino al punto di sacrificargli ciò che aveva di
più caro. Era necessaria questa prova per quest’uomo perché potesse scoprire e vivere questo amore a tale
livello. Dopo questo, il valore di quest’uomo era più grande “io certo ti benedirò grandemente e
moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la
tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici” (Ge. 22:17).
Distaccati sempre di più dalle cose visibili, si entra più profondamente in quelle invisibili. Ora l’eredità di
Abrahamo non ha più confini. Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella sua progenie, e il
rapporto tra il pellegrino e il suo Signore si stringe sempre di più.
Pellegrino, avanti tutta!
Insegnamento:
a) La prova è necessaria innanzitutto per noi stessi:
b) La fede nell’Iddio dell’impossibile è veramente realizzata quando siamo disposti a dare a Dio
anche quello che riteniamo impossibile;
c) L’ubbidienza a Dio gratifica e premia noi stessi;
d) Quando Dio ci chiede qualcosa, anche se ci sembra impossibile, anche se ci sembra strano e non
comprendiamo, ubbidiamo e poi aspettiamo fiduciosi il suo intervento che non mancherà;
e) Quando Dio ci chiede qualcosa, sa che possiamo farlo;
f) Il Signore non arriva mai tardi, ma sempre al momento giusto.
16
U
Unnaa nnuuoovvaa sseeppaarraazziioonnee
(Ge. Cap. 23)
La “principessa” fedele compagna di Abrahamo prende la via per la “città”. Questa è un’altra separazione
dolosa per il pellegrino, ma per entrare nella “città” che Abramo stava cercando bisogna “morire”. Quale
“città” Abrahamo aspettava? “perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e
costruttore è Dio” (Eb. 11:10).
La compagna viene meno, ma Dio rimane fedele, questa è la cosa più importante.
Abrahamo era straniero in quel paese e non aveva un luogo di sepoltura per Sara suo moglie “«io sono
straniero e avventizio fra voi; datemi la proprietà di un sepolcro fra voi, affinché possa seppellire il mio
morto e togliermelo davanti agli occhi»”. (Ge. 23:4)
Lui vuole una sepoltura degna per la principessa, c’è un prezzo da pagare anche per questo, nonostante la
circostanza dolorosa, Abrahamo ricusa di ricevere in dono la sepoltura dei figli di Heth “E i figli di Heth
risposero ad Abrahamo dicendogli: 6 Ascoltaci, o mio signore! Tu sei fra noi un principe di DIO;
seppellisci il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri; nessuno di noi ti rifiuterà il suo sepolcro perché
tu vi possa seppellire il tuo morto»” (Ge. 23:5,6).
Grande lezione per i futuri pellegrini, nessuna cosa, presa senza pagarne il prezzo assume un vero valore,
anche una sepoltura, perché la vita del pellegrino non abbia “obblighi” con nessuno, se non con il Suo
Signore
“Allora Abrahamo diede ascolto a Efron; e Abrahamo pesò a
Efron il prezzo che egli aveva detto in presenza dei figli di Heth:
quattrocento sicli d'argento, moneta corrente tra i mercanti” (Ge.
23:16).
Ora l’unica fissa dimora che il pellegrino “possiede” è questa
spelonca di Macpela per seppellire i morti!
Tutto il resto delle sue possessioni sono trasportabili solo così egli
può essere un vero pellegrino. L’unico contratto che Abrahamo ha
“firmato” per qualcosa che gli appartenga sulla terra è un posto per
seppellire i morti
“Così il campo di Efron che si trovava a Makpelah di
fronte a Mamre, il campo con la caverna che vi era e tutti
gli alberi che erano nel campo e in tutti i confini
all'intorno, 18 passarono in proprietà di Abrahamo, alla
presenza dei figli di Heth e di tutti quelli che entravano
per la porta della città di Efron. 19 Dopo questo,
Abrahamo seppellì Sara sua moglie nella caverna del
campo di Makpelah di fronte a Mamre, (che è Hebron),
nel paese di Canaan. 20 Così ilcampo e la caverna che vi
si trova furono trasferiti dai figli di Heth in proprietà ad
Abrahamo, come luogo di sepoltura”. (Ge. 23:17-20)
L’insegnamento è troppo profondo, non c’è bisogno di altro commento, ma solo imparare la lezione.
17
IInn ddiiffeessaa ddeellll’’eerreeddiittàà ddaallll’’aattttaaccccoo ddeell nneem
miiccoo
(Ge. Cap. 24)
Questo è il capitolo più lungo del libro della Genesi, è composto da ben sessantasette versetti, noi
spigoleremo fra i più significativi.
Il fatto più significativo di tutti è questo: Il pellegrino Abrahamo si preoccupa per la sua eredità, la
difende dall’attacco di qualsiasi nemico.
La lunghezza del capitolo ci mostra l’importanza di questa decisione.
Il figlio della promessa, Isacco, deve farsi una famiglia, dalla scelta che si farà, dipenderà il futuro di
Isacco.
I primi nove versi sottolineano la determinazione del patriarca. Nessuna moglie per Isacco fra le donne
cananee, ma del suo paese e del suo parentado
“e io ti farò giurare per l'Eterno, il DIO dei cieli e il DIO della terra, che tu non prenderai per moglie a
mio figlio alcuna delle figlie dei Cananei, in mezzo ai quali io dimoro; 4 ma andrai al mio paese e al
mio parentado a prendere una moglie per mio figlio, per Isacco»” (Ge. 24:3,4)
Conosciamo la famiglia dove Abrahamo dice al suo servo di trovare una moglie per suo figlio Isacco. Nel
cap. 22 viene menzionata la discendenza di Nahor, il fratello di Abrahamo. Questo non è un “caso”.
Queste sono persone che temono il Signore, la Bibbia non ci dice come queste persone sono venute a
contatto con il Signore, né chi sia stato a parlargli di Dio, ma un
fatto è certo, queste persone sono nel piano di Dio. Nahor era il
padre di Bethuel, che a sua volta è il padre di Rebecca
“Dopo queste cose fu riferito ad Abrahamo questo: «Ecco,
Milkaha ha partorito anch'ella dei figli a Nahor, tuo fratello:
21
Uz, suo primogenito, Buz suo fratello, Kemuel padre di
Aram, 22 Kesed, Hazo, Pildash, Jidlaf e Bethuel». 23 E Bethuel
generò Rebecca. Questi otto figli Milkah partorì a Nahor,
fratello di Abrahamo” (Ge. 22:20-22).
La conferma che queste persone temevano il Signore la troviamo
nel Cap. 24 ai versi:
31 “E disse: «Entra, benedetto dall'Eterno! Perché stai fuori? Io ho preparato la casa e un
luogo per i cammelli»”
50 “Allora Labano e Bethuel risposero e dissero: «La cosa procede dall'Eterno; noi non
possiamo parlarti né in bene né in male”.
60 “E benedissero Rebecca e le dissero: «Sorella nostra, possa tu divenire madre di migliaia di
miriadi e possa la tua discendenza possedere la porta dei suoi nemici»”.
Il pellegrino in viaggio verso il cielo deve difendere la sua eredità; deve preoccuparsi che la sua progenie
sia incanalata nella via che il Signore gli ha mostrato. Nessuna mescolanza con il mondo, nessuna
intrusione pagana nel programma divino, nessun accoppiamento con gli infedeli “Non vi mettete con gli
infedeli sotto un giogo diverso, perché quale relazione c'è tra la giustizia e l'iniquità? E quale
comunione c'è tra la luce e le tenebre?” (2 Co. 6:14)
Insegnamento:
Abrahamo non lascia a suo figlio la scelta, non lascia al caso la scelta, ma agisce lui stesso, si muove, fa
la sua parte, chiama il servo, gli da delle indicazioni precise, lo fa anche con ordini precisi, con un ordine
perentorio. “Allora Abrahamo gli disse: «Guardati dal riportare là mio figlio!” (Ge. 24:6) Nel modo più
assoluto Isacco doveva smettere di essere pellegrino.
18
C
Chhiiaarrii sseeggnnii –– cchhiiaarrii rriissppoossttee
Il Signore risponde sempre positivamente a tutti quegli atteggiamenti sospinti a santo timore e
accompagnata da umiltà.
Ma non risponde a chi chiede per curiosità o vanità. Vengono chiesti dei “chiari segni”:
1) Alla richiesta: “Deh, abbassa la tua brocca perché
io beva” deve esserci questa risposta:
“Bevi e darò da bere anche ai tuoi cammelli” (Ge. 24:
18,19)
2) Il servo era stato incaricato da Abrahamo di trovare
la moglie per Isacco nel suo parentado. Quando il
servo chiese alla fanciulla di chi fosse figlia, ci fu
questa risposta:
“Ella rispose: «Io sono figlia di Bethuel figlio di Milkah,
che ella partorì a Nahor»” (Ge. 24:24)
A questo punto il servo deve solo ringraziare Dio per le
precise risposte.
“Allora l'uomo s'inchinò, adorò l'Eterno e disse: 27 «Benedetto l'Eterno, il DIO di Abrahamo mio
signore, che non ha cessato di usare la sua benignità e fedeltà verso il mio signore! Quanto a me, nel
viaggio, l'Eterno mi ha guidato alla casa dei fratelli del mio signore»” (Ge. 24:26,27).
La fedeltà all’Eterno è sempre premiata, non solo Dio conferma le cose, ma anche le persone “Allora
Labano e Bethuel risposero e dissero: «La cosa procede dall'Eterno; noi non possiamo parlarti né in
bene né in male” (Ge. 24:50).
U
Unnaa ggrraannddee ccoonnffeerrm
maa
Il pellegrino ha bisogno di queste conferme lungo il cammino, potresti perderti nel mare dell’incertezza,
ma il Signore premia la fedeltà con le sue grandi conferme.
Che cosa sapevano della promessa ad Abrahamo? Eppure vediamo queste parole del verso 60 “E
benedissero Rebecca e le dissero: «Sorella nostra, possa tu divenire madre di migliaia di miriadi e
possa la tua discendenza possedere la porta dei suoi nemici».” Così Rebecca entra nella benedizione di
Abrahamo.
II ss aa cc cc oo
Significativa l’entrata in scena di Isacco
“Isacco era uscito, sul far della sera, per meditare nella campagna; ed egli alzò gli occhi e guardò, ed
ecco venire dei cammelli” (Ge. 24:63).
“…sul far della sera, per meditare nella campagna…”
“…sul far della sera…” L’ora della preghiera. I grandi incontri si preparano con la preghiera.
Isacco sa che sta per incontrare la sua sposa, non sta nella stanza del trucco, ne sta preparando dolci per
accoglierla, NO! Sta in preghiera.
La persona che deve accompagnarci nel pellegrinaggio deve essere cercata con la preghiera.
“…per meditare…” Non c’era la Bibbia, ne la Torah, ne libri. Su che cosa meditava?
19
Sulla promessa di Dio a suo padre Abrahamo. Sentiva già la responsabilità di ricevere il “testimone” dal
padre e proseguire il cammino del pellegrino sulle orme del proprio padre.
“…nella campagna…” Un luogo tranquillo, senza rumori, senza le voci di diversi degli animali
dell’accampamento, da solo con Dio.
“…alzò gli occhi…” Per il pellegrino questa azione è un gesto consueto. Molte volte e per diverse
circostanze è chiamato ad alzare gli occhi per ricercare un aiuto “Io alzo gli occhi ai monti: da dove mi
verrà l'aiuto?” (Sl.121:1).
L’epilogo dell’incontro è molto suggestivo e profetico. Rebecca è figura della chiesa, la sposa di Cristo, si
vela davanti al suo Signore (Ge. 24:65).
Isacco è figura di Cristo, lo sposo della sposa. La prese con se come sua moglie e l’amò (Ge. 24:67b).
Che incontro! Ci viene raccontato in Ge. 24:64-67 “Anche Rebecca alzò gli occhi e vide Isacco; allora
ella smontò in fretta dal cammello, 65 e disse al servo: «Chi è quell'uomo che viene nel campo incontro
a noi?». Il servo rispose: «È il mio signore». Allora ella, preso il velo, si coprì. 66 Poi il servo raccontò a
Isacco tutte le cose che aveva fatto. 67 Isacco introdusse
Rebecca nella tenda di Sara sua madre e la prese con
sé; ella divenne sua moglie ed egli l'amò. Così Isacco
fu consolato dopo la morte di sua madre.
SSiiaam
moo qquuaassii aall ttrraagguuaarrddoo
Ripercorriamo il percorso del grande pellegrino fra tappe
e separazioni.
Partenza: Ur dei Caldei – anni 75
Prime separazioni: 1) Dal paese - 2) Dal parentado 3) Dalla casa del padre - 4) Dal nipote Lot 5) Da
Ismaele - 6) Da Isacco - 7) Da Sara.
Ma le separazioni del pellegrino Abrahamo non sono ancora finite.
Il cammino verso la santificazione arriva fino a……….morire. “Or questi sono gli anni della vita di
Abrahamo che egli visse: centosettantacinque anni” (Ge. 25:7)
Arrivo: Spelonca di Makpelak, all’età di 175 anni.
M
Moorriirree aa ssee sstteessssii
(Ge. 25)
Per essere completamente santificati e raggiungere la perseveranza finale bisogna arrivare a morire a se
stessi.
Notiamo che il matrimonio di Abrahamo con questa sconosciuta creatura, non produce niente di positivo,
così come lo sono questi figli e nipoti, frivolezza della carne che è sempre dura a morire, nonostante le
grandi esperienze.
Attenzione pellegrino, fin tanto che non ha raggiunto la meta, il tuo maggior nemico, cioè TE STESSO è
sempre in agguato.
Ma in questa breve descrizione troviamo un’altra separazione che Abrahamo deve fare “Abrahamo diede
tutto ciò che possedeva a Isacco;” (Ge. 25:5) Sono i suoi beni, ormai sa che nel viaggio verso la gloria
per i beni terreni non c’è posto, perciò li deve lasciare in eredità a suo figlio Isacco, per gli altri, invece,
solo dei doni.
20
FFiinnaallm
meennttee llaa m
meettaa èè rraaggggiiuunnttaa
Il pellegrino Abrahamo fa l’ultima separazione, quella della carne. Nella città “in cui architetto e
costruttore è Dio”, non c’è posto ne per i beni materiali e nemmeno per la carne e sangue “Or questo
dico, fratelli, che la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio; similmente la corruzione
non eredita l'incorruttibilità” (1 Co. 15:50).
Così Abrahamo depone la sua carne, muore a se stesso. La “buona vecchiezza” e “sazio di giorni”
testimoniano che egli è stato fedele fino all’ultimo, raccogliendo il premio di questa sua fedeltà.
QUALE PREMIO? Domanderà qualcuno – La terra di Canaan? – La grande generazione? Che ormai
non vedrà più, ma che altri vedranno.
ADAGIO, il pellegrino che raggiunge la meta morendo a se stesso non può non ricevere il suo premio. Si
legga la frase: “…e fu riunito al suo popolo” Quale? Chi è questo popolo, se la sua generazione deve
ancora proliferare? Chi è questo popolo che conquisterà solo tanti anni dopo con Giosuè la Canaan?
Per rispondere, dobbiamo chiudere gli occhi carnali ed aprire quelli spirituali. Si, così riusciremo a vedere
molto bene questo “popolo”, queste “generazioni”, che verranno toccate dalla promessa che Dio aveva
fatto ad Abrahamo.
È in Spirito che Abrahamo viene raccolto al suo popolo. Questo è il premio che il grande pellegrino
riceve da Colui che sa premiare secondo la sua infinita misericordia.
>> Un’ultima nota:
La morte del grande pellegrino riunisce, anche se per poco tempo, (il tempo del funerale di Abrahamo)
Ismaele e Isacco I due fratelli che si sono dovuti separare; grande segno che sta ad indicare la sovranità
della promessa: L’Eterno benedirà anche Ismaele. Nonostante l’ostilità che questi opporrà strenuamente
al futuro Israele.
Abrahamo viene sepolto nella spelonca di Macpela vicino alla tomba della moglie Sara, nell’unica
proprietà sulla terra del grande pellegrino.
Non ha voluto niente altro che questo, lui che possedeva tutto, in realtà non aveva avuto niente, avendo
“puntato” la sua vita sulla promessa di una “Città Nuova” il cui architetto e fondatore è il Signore,
l’Eterno!
Questa meta trova la sua realizzazione migliaia di anni dopo in un momento decisivo per l’intera umanità,
quando sul Golgota, il figlio dell’Iddio Altissimo, l’Agnello che è stato provveduto per l’olocausto, esala
l’ultimo respiro rendendo lo spirito “E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito. 51 Ed
ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo; la terra tremò e le rocce si spaccarono; 52 i sepolcri
si aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; 53 e, usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di
Gesù, entrarono nella santa città e apparvero a molti” (Mt. 27:50-53).
I monumenti furono aperti, così anche la spelonca di Macpela, e “forse” i corpi di Abrahamo e Sara, i
quali “dormivano” risuscitarono ed entrarono nella “Santa Città”.
Il pellegrino ha raggiunto la meta. Suonano le trombe e festeggino
questo traguardo e con riverenza davanti a questo grande pellegrino,
si abbia un tempo di “sela” (pausa), e si dia gloria a Dio, l’Iddio di
tutti i pellegrini.
Onore ad Abrahamo il padre della fede, grande il cui lo Spirito Santo
ha voluto che nell’elenco degli eroi della fede al grande pellegrino
venisse riservato lo spazio più grande dei 40 versetti, infatti ben 12
versetti sono dedicati a lui. In suo onore li leggiamo (Eb. 11:8-19).
FEDE E UBBIDIENZA INCONDIZIONATA SONO
LE QUALITÀ DI OGNI VERO PELLEGRINO.
Amen
Past. Antonio Romeo
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