E Wall- - Centro San Fedele

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E Wall- - Centro San Fedele
quell’amore inter-robotico perde un po’ della sua magia iniziale. Resta la straordinaria sapienza produttiva della Pixar e del suo regista
e vicepresidente Andrew Stanton (già regista di Alla ricerca di Nemo
e produttore di Ratatouille) che con questo film hanno compiuto un
ulteriore passo in avanti nell’evoluzione dell’animazione computerizzata. Da notare, questa volta, la straordinaria cura nel restituire
una qualità «cinematografica» agli sfondi terrestri, non più definiti
e precisi come sono solitamente gli sfondi digitali ma per una volta
più «sporchi» e «indistinti», proprio come se fossero ripresi da una
normale cinepresa, con tutte le «imperfezioni» del caso. Se pensiamo che Toy Story, il primo film d’animazione interamente digitale,
era di solo 13 anni fa, possiamo ben dire che ormai le differenze sono diventate quasi impercettibili e che il cinema è pronto per
intraprendere le strade di qualche nuova rivoluzione tecnologica.
Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera, 17 ottobre 2008
(siparietto iniziale) in cui il coniglio va al potere, ma si accontenta di
una carota. Hello Dolly (della ditta Kelly-Donen già in era spaziale) è
il mantra di WALL-E, che continua con simpatia a fare grattacieli di
rifiuti fin che EVE gli fa vedere, dal cielo, il mondo-paradiso che la
tecnica può distruggere, ma crea. In forma di apologo il film racconta la parabola evangelica della creazione che, senza filare né tessere,
è meravigliosa e rinasce con l’amore. Chi l’avrebbe detto (nello stile
del film: ‘pensa te!’).
Wall-E
MARIAGRAZIA GORNI Ormai i film d’animazione hanno raggiunto livelli incredibili sia dal punto di vista tecnico sia per la qualità
dei contenuti. Ne è un esempio questo Wall-E in cui, tra l’altro, al
messaggio ambientalista si intreccia la deliziosa storia d’amore tra
l’arrugginito robottino e la levigatissima Eve. Numerosi i rimandi e
le citazioni cinematografiche. Bellissimi, e parte integrante del film, i
titoli di coda. E pure molto godibile, per il ritmo travolgente, il breve
film iniziale con gli scontri tra il coniglio e il mago.
regia
ANDREW STANTON
fotografia
ANDREW STANTON
musica
THOMAS NEWMAN
nazione
USA
distribuzione
BUENA VISTA
durata
98’
I commenti del pubblico
DA PREMIO
HEIDI HORN Un capolavoro. Il messaggio all’umanità è terrificante.
Un lume di speranza viene indicato: l’amore, tout-court simboleggiato nell’amore che nasce fra il robottino strampalato e Eve.
OTTIMO
TULLIO MARAGNOLI Interessante tecnicamente, ma sono d’accordo anch’io che il “corto” iniziale è ancora meglio.
GIUSEPPE GARIO Se ho letto bene i titoli di coda, il film è dedicato
a una persona morta ventisettenne di recente. È una allegoria del
futuro dei giovani che non moriranno tali. In un patchwork di citazioni, esplicite (2001, Guerre spaziali, Van Gogh...), implicite (Lilly
e il vagabondo, Qualcuno volò sul nido del cuculo…) e solo accennate (Charlot, grazie San Fedele), il mondo è ormai una discarica,
un grande business poi divenuto ingestibile, nonostante le rivolte
Wall-E
248 FILM
DISCUSSI INSIEME
EDOARDO IMODA Fulminato qualche anno fa sulle strade di “Blade Runner” fra giudizi molto scettici di amici e conoscenti, anche in
questo caso non condivido le critiche sentite a caldo al termine della
proiezione del film. Certo c’è una notevole differenza fra il film sopra citato e le avventure di questo robot inesauribile, ma penso che
questo cinema sia molto più vicino alle nuove generazioni rispetto
ad altri forse più ricchi di budget, di attori di richiamo. Guardiamo
il pubblico a cui e principalmente diretto, giovani il cui alter ego è
ormai la play-station. Certo i richiami ai suoi illustri predecessori
sono innumerevoli, ma notevoli sono anche gli spunti e le riflessioni
che possiamo trarne. Di fatto le macchine hanno ancora sentimenti
gli ominidi non più e mi sembra che ci sia un fondo di verità. I rapporti interpersonali sono catastrofici, ma oggi non ci stupiamo più
di tanto se andando in metropolitana ci troviamo di fronte a tante persone rinchiuse nel proprio mondo opportunamente protetto
con gli auricolari degli i-phone. Mancano gli schermi virtuali, ma è
solo questione di tempo visto che autorevoli autori ci intrattengono
sui cambiamenti comportamentali che la nuove tecnologie hanno
portato, e abbiamo sotto gli occhi gli articoli dei giornali in cui si
parla di mondo virtuale inserito nella realtà e viceversa. Un ottimo
ANDREW CHRISTOPHER STANTON JR.
Rockport (USA) - 13 dicembre 1970
2008
2003
1998
Wall-E
Alla ricerca di Nemo
A Bug’s Life - Megaminimondo
Wall-E 245
La storia
Nel 2105 gli uomini hanno ricoperto di spazzatura la Terra e la sua
atmosfera, rendendola inabitabile. Per questo la Buy n Large, una
multinazionale con monopolio assoluto su ogni bene di consumo,
ha organizzato un’evacuazione del pianeta su una grande nave spaziale, in attesa che i suoi robot spazzini la ripuliscano. Dopo 700
anni la Terra è ancora una grande pattumiera ed è rimasto soltanto un robot spazzino dall’animo poetico, WALL-E. Un avveniristico
modello di robot viene inviato sulla Terra per verificare la presenza
di forme di vita vegetale. Il suo nome è EVE. WALL-E se ne innamora perdutamente e in uno dei tanti tentativi di conquistarla le
regala una piantina che aveva trovato tra la spazzatura. EVE, però,
riconosciuta la pianta si richiude in se stessa e viene recuperata
dall’astronave che l’aveva portata. WALL-E la segue sulla grande
astronave dove gli umani vivono ormai da 700 anni, obesi e incapaci
di camminare. Questi, grazie all’aiuto dei due robottini innamorati,
decidono di tornare sulla Terra e di ricominciare una vita umana e
non più da semplici consumatori.
La critica
L’inquinata Terra è stata da secoli abbandonata e un tenerissimo
robot con gli occhioni da ET è rimasto da solo a compattare spazzatura. Entrando in contatto con oggetti umani non ben identificati – una videocassetta di “Hallo Dolly”, il cubo di Rubick, ostinati
accendini, archeologia domestica – nei suoi chip si è insinuata la
tentazione di esistere: scintilla di curiosità in un mondo metropolitano desertico. La prima mezz’ora scorre quasi muta sui suoi
cingoli che dragano l’Apocalisse. Improvvise compagnie: uno scarafaggio e il bianco droide femmina che valuta l’eventuale resurrezione vegetale del pianeta. EVA trova la sua fogliolina e l’Adamo meccanico la segue nello spazio, sull’astronave dei semi-idioti
uomini flaccidi e omogeneizzati. Ma ci sarà un rantolo di sensibilità. La Pixar stavolta osa molto: cartoon iperrealista quasi musical. Pioggia di citazioni esplicite (“2001”) e deliziose finezze per
la gioia della critica iperadulta che infatti grida compatta al sideWall-E
246 FILM
DISCUSSI INSIEME
rale miracolo. Ambienti sterili incaricati di partorire dense atmosfere e commozione. Quando la fanta-favola funge è struggente.
Ma è consentito dire che spesso annoia? Gli ululanti baby applausi
al frenetico corto che la precede fanno da campanella d’allarme.
Alessio Guzzano, City, 20 ottobre 2008
Paghi uno prendi due. Il lungometraggio Wall-E, del premiato studio d’animazione californiano Pixar, è preceduto dal “corto”. Presto, che da solo vale il prezzo del biglietto: un coniglio dispettoso e un mago pasticcione, ritmo, musica e gag a volontà.
Poi arriva lui, il robot Wall-E (l’acronimo indica, in inglese, una
macchina compattatrice di rifiuti) guidato dal regista Andrew
Stanton fra le strade di una città del futuro da incubo. La Terra
è stata abbandonata da secoli, resta solo il pattume, in pile alte
più dei grattacieli che si sgretolano. In tanta desolazione resistono
solo il nostro robottino mezzo scassato, dimenticato acceso dagli
uomini prima della fuga nello spazio, e una sorta di scarafaggio
come suo unico compagno. Ma è in arrivo un’astronave manovrata dagli umani fuggiti, alla ricerca di un segno di vita vegetale: ne scende una “robottina”, Eve, dal design ipermoderno, e l’incontro è fatto. Wall-E for president, ha scritto il «New York Times»:
vai a vedere che i robot sono addirittura meglio degli uomini?
Luigi Paini, Il Sole-24 Ore, 26 Ottobre 2008
Sintonizzandosi su un immaginario infantile sempre più tecnologico, la Pixar-Disney ha pensato di scegliere come protagonista di
«Wall.E» un piccolo robot. In realtà lo straordinario cartoon è più
Pixar che Disney perché in questo caso ai tradizionali, favolistici animali antropomorfizzati disneyani si è preferita una fantascientifica
umanità informatizzata di non facile empatia con il pubblico dei più
piccoli, che come tale rende ancora più esaltanti gli incassi record
registrati nel mondo. Nel 2815 sul nostro pianeta l’unico abitante è
Wall.E, un industrioso robottino, superstite di un esercito di spazzini
meccanici programmati per ripulire la Terra dall’immondizia. L’infaticabile Wall.E continua il suo lavoro ammucchiando spazzatura
in piccoli cubi, diventati alti come grattacieli. Il mondo del robot,
solo, arrugginito e ammaccato contrasta con quello della stazione
spaziale Axiom dove si è rifugiata la popolazione terrestre, dilagano
le peggiori abitudini consumistiche e gli umani, ormai esseri passivi,
comunicano solo attraverso i monitor. La condizione di Wall.E è interrotta dall’incontro con Eve, una robottina scesa da un’astronave,
della quale s’innamora. Sarà lei a provare che sulla Terra c’è ancora
vita e quindi esistono le condizioni per un ritorno degli umani. Il
mago della Pixar John Lasseter e il regista Andrew Stanton hanno
immaginato uno scenario post-apocalittico per una metafora anticonsumistica, ma il messaggio ecologista passa in secondo piano
perché qui, per citare McLuhan, «il medium è il messaggio», nel senso
che forma e contenuto coincidono, lo spiegamento delle più sofisticate tecnologie serve per parlare di tecnologia. Capolavoro di avanguardia informatica che va oltre la computer grafica 3D per come
umanizza dispositivi, congegni, macchine e postazioni elettroniche,
per come anima l’inorganico, per come riduce all’osso i dialoghi
puntando sui suoni, sulle voci sintetiche, e per la raffinata colonna
sonora di Thomas Newman (la canzone originale invece è di Peter
Gabriel), «Wall.E» esemplifica già la nuova frontiera dell’animazione.
Alberto Castellano, Il Mattino, 18 ottobre 2008
Ogni volta che la Pixar mette mano a un nuovo lungometraggio
d’animazione è come se alzasse sempre di più l’ asticella delle difficoltà. Non solo tecniche (qui per esempio il ruolo centrale dei
fondali) ma anche contenutistiche. Così, dopo l’elogio dell’ecologia fatto grazie alle automobili (Cars), adesso ecco la più romantica delle storie d’amore interpretata da due «esseri» senza cuore.
Due robot. Wall•E, acronimo che sta per Waste Allocation Load
Lifter•Earth-class, è uno scalcinato robot azionato da batterie solari che più o meno da 700 anni sta impacchettando e impilando i
rifiuti che l’umanità ha abbandonato sulla Terra prima di fuggire
per cercare nello spazio luoghi meno inquinati. È l’ultimo rimasto
in funzione, instancabile e inarrestabile, e in tutti quegli anni ha
sviluppato anche una specie di personalità, fatta di fascinazione e
curiosità per alcuni oggetti desueti (desueti nel 2800 s’intende: un
cubo di Rubik, un lettore di cassette dove può vedere un brano del
musical Hello, Dolly!, lampadine più o meno colorate, un videogioco, ecc. ecc.) e di amicizia per uno scarafaggio con cui condivide il
rifugio dalle ricorrenti tempeste di polvere: il rimorchio di un camion per l’ immondizia. La monotonia e la solitudine della sua vita
cambiano all’improvviso quando dal cielo piove un’ astronave che
libera un piccolo sofisticatissimo robot di ultima generazione, Eve
(anche qui un acronimo, Extraterrestrial Vegetation Evaluator), incaricato di verificare se sulla Terra ci siano segnali di una qualche
rinata forma di vita. Come quella piccolissima pianticella verde che
Wall•E ha raccolto e conservato in una vecchia scarpa. Ma se all’
inizio a Eve sembra interessare solo l’obiettivo della sua missione,
per Wall•E l’incontro ha la forza di un colpo di fulmine - come ha
imparato vedendo e rivedendo l’incontro tra i timidi attori di Hello,
Dolly! - e così decide di seguire Eve nel suo ritorno verso la stazione
orbitante (per la verità più simile a una nave da crociera che a una
tradizionale stazione spaziale) che l’aveva lanciato. A questo punto
siamo pronti per il melodramma. I due protagonisti non potrebbero
essere più diversi: arrugginito e sferragliante l’uno, che richiama nel
sua struttura di metallo le forme goffe e accattivanti di E.T.; tecnologica e levigatissima l’altra, che invece ripropone lo sguardo impenetrabile degli extraterrestri di Incontri ravvicinati. Uno conscio
dei «sentimenti» che prova, l’altra apparentemente insensibile alle
attenzioni di cui è oggetto. E c’è anche l’«insormontabile» ostacolo
sociale che di solito si frappone tra i due amanti: nei romanzi dell’
Ottocento era la differenza di classe e di censo, qui è naturalmente
la differenza di tecnologia e di efficienza. Ma come nelle favole più
belle, la forza del cuore finisce per vincere la freddezza della tecnologia e un primo, casuale contatto fisico innesca una «scossa» che
annulla le distanze. A questo punto, però, il film cambia marcia,
svelando allo spettatore chi aveva organizzato il viaggio di Eve sulla
Terra e mostrando come si ridurrà l’umanità in un futuro dove tutto
sarà affidato alle macchine mentre l’ex homo erectus assomiglierà sempre di più a una «larva» incapace anche di stare in piedi. La
storia d’amore lascia il campo alla lezione ecologica e il film perde
in tenerezza e fantasia, ma soprattutto abbandona i toni più infantili (e comprensibili da un pubblico infantile) per rivolgersi a uno
spettatore un po’ più avvertito. Le trovate sono ancora tante, compresa una specie di rilettura ad usum delphini della rivolta contro
lo strapotere della tecnologia già raccontata in 2001 Odissea nello
spazio. Il messaggio ecologico si trasforma in un atto d’accusa contro l’umanità responsabile di aver trasformato la Terra in un’enorme pattumiera e di non voler difendere la Natura, ma la poesia di
Wall-E 247
La storia
Nel 2105 gli uomini hanno ricoperto di spazzatura la Terra e la sua
atmosfera, rendendola inabitabile. Per questo la Buy n Large, una
multinazionale con monopolio assoluto su ogni bene di consumo,
ha organizzato un’evacuazione del pianeta su una grande nave spaziale, in attesa che i suoi robot spazzini la ripuliscano. Dopo 700
anni la Terra è ancora una grande pattumiera ed è rimasto soltanto un robot spazzino dall’animo poetico, WALL-E. Un avveniristico
modello di robot viene inviato sulla Terra per verificare la presenza
di forme di vita vegetale. Il suo nome è EVE. WALL-E se ne innamora perdutamente e in uno dei tanti tentativi di conquistarla le
regala una piantina che aveva trovato tra la spazzatura. EVE, però,
riconosciuta la pianta si richiude in se stessa e viene recuperata
dall’astronave che l’aveva portata. WALL-E la segue sulla grande
astronave dove gli umani vivono ormai da 700 anni, obesi e incapaci
di camminare. Questi, grazie all’aiuto dei due robottini innamorati,
decidono di tornare sulla Terra e di ricominciare una vita umana e
non più da semplici consumatori.
La critica
L’inquinata Terra è stata da secoli abbandonata e un tenerissimo
robot con gli occhioni da ET è rimasto da solo a compattare spazzatura. Entrando in contatto con oggetti umani non ben identificati – una videocassetta di “Hallo Dolly”, il cubo di Rubick, ostinati
accendini, archeologia domestica – nei suoi chip si è insinuata la
tentazione di esistere: scintilla di curiosità in un mondo metropolitano desertico. La prima mezz’ora scorre quasi muta sui suoi
cingoli che dragano l’Apocalisse. Improvvise compagnie: uno scarafaggio e il bianco droide femmina che valuta l’eventuale resurrezione vegetale del pianeta. EVA trova la sua fogliolina e l’Adamo meccanico la segue nello spazio, sull’astronave dei semi-idioti
uomini flaccidi e omogeneizzati. Ma ci sarà un rantolo di sensibilità. La Pixar stavolta osa molto: cartoon iperrealista quasi musical. Pioggia di citazioni esplicite (“2001”) e deliziose finezze per
la gioia della critica iperadulta che infatti grida compatta al sideWall-E
246 FILM
DISCUSSI INSIEME
rale miracolo. Ambienti sterili incaricati di partorire dense atmosfere e commozione. Quando la fanta-favola funge è struggente.
Ma è consentito dire che spesso annoia? Gli ululanti baby applausi
al frenetico corto che la precede fanno da campanella d’allarme.
Alessio Guzzano, City, 20 ottobre 2008
Paghi uno prendi due. Il lungometraggio Wall-E, del premiato studio d’animazione californiano Pixar, è preceduto dal “corto”. Presto, che da solo vale il prezzo del biglietto: un coniglio dispettoso e un mago pasticcione, ritmo, musica e gag a volontà.
Poi arriva lui, il robot Wall-E (l’acronimo indica, in inglese, una
macchina compattatrice di rifiuti) guidato dal regista Andrew
Stanton fra le strade di una città del futuro da incubo. La Terra
è stata abbandonata da secoli, resta solo il pattume, in pile alte
più dei grattacieli che si sgretolano. In tanta desolazione resistono
solo il nostro robottino mezzo scassato, dimenticato acceso dagli
uomini prima della fuga nello spazio, e una sorta di scarafaggio
come suo unico compagno. Ma è in arrivo un’astronave manovrata dagli umani fuggiti, alla ricerca di un segno di vita vegetale: ne scende una “robottina”, Eve, dal design ipermoderno, e l’incontro è fatto. Wall-E for president, ha scritto il «New York Times»:
vai a vedere che i robot sono addirittura meglio degli uomini?
Luigi Paini, Il Sole-24 Ore, 26 Ottobre 2008
Sintonizzandosi su un immaginario infantile sempre più tecnologico, la Pixar-Disney ha pensato di scegliere come protagonista di
«Wall.E» un piccolo robot. In realtà lo straordinario cartoon è più
Pixar che Disney perché in questo caso ai tradizionali, favolistici animali antropomorfizzati disneyani si è preferita una fantascientifica
umanità informatizzata di non facile empatia con il pubblico dei più
piccoli, che come tale rende ancora più esaltanti gli incassi record
registrati nel mondo. Nel 2815 sul nostro pianeta l’unico abitante è
Wall.E, un industrioso robottino, superstite di un esercito di spazzini
meccanici programmati per ripulire la Terra dall’immondizia. L’infaticabile Wall.E continua il suo lavoro ammucchiando spazzatura
in piccoli cubi, diventati alti come grattacieli. Il mondo del robot,
solo, arrugginito e ammaccato contrasta con quello della stazione
spaziale Axiom dove si è rifugiata la popolazione terrestre, dilagano
le peggiori abitudini consumistiche e gli umani, ormai esseri passivi,
comunicano solo attraverso i monitor. La condizione di Wall.E è interrotta dall’incontro con Eve, una robottina scesa da un’astronave,
della quale s’innamora. Sarà lei a provare che sulla Terra c’è ancora
vita e quindi esistono le condizioni per un ritorno degli umani. Il
mago della Pixar John Lasseter e il regista Andrew Stanton hanno
immaginato uno scenario post-apocalittico per una metafora anticonsumistica, ma il messaggio ecologista passa in secondo piano
perché qui, per citare McLuhan, «il medium è il messaggio», nel senso
che forma e contenuto coincidono, lo spiegamento delle più sofisticate tecnologie serve per parlare di tecnologia. Capolavoro di avanguardia informatica che va oltre la computer grafica 3D per come
umanizza dispositivi, congegni, macchine e postazioni elettroniche,
per come anima l’inorganico, per come riduce all’osso i dialoghi
puntando sui suoni, sulle voci sintetiche, e per la raffinata colonna
sonora di Thomas Newman (la canzone originale invece è di Peter
Gabriel), «Wall.E» esemplifica già la nuova frontiera dell’animazione.
Alberto Castellano, Il Mattino, 18 ottobre 2008
Ogni volta che la Pixar mette mano a un nuovo lungometraggio
d’animazione è come se alzasse sempre di più l’ asticella delle difficoltà. Non solo tecniche (qui per esempio il ruolo centrale dei
fondali) ma anche contenutistiche. Così, dopo l’elogio dell’ecologia fatto grazie alle automobili (Cars), adesso ecco la più romantica delle storie d’amore interpretata da due «esseri» senza cuore.
Due robot. Wall•E, acronimo che sta per Waste Allocation Load
Lifter•Earth-class, è uno scalcinato robot azionato da batterie solari che più o meno da 700 anni sta impacchettando e impilando i
rifiuti che l’umanità ha abbandonato sulla Terra prima di fuggire
per cercare nello spazio luoghi meno inquinati. È l’ultimo rimasto
in funzione, instancabile e inarrestabile, e in tutti quegli anni ha
sviluppato anche una specie di personalità, fatta di fascinazione e
curiosità per alcuni oggetti desueti (desueti nel 2800 s’intende: un
cubo di Rubik, un lettore di cassette dove può vedere un brano del
musical Hello, Dolly!, lampadine più o meno colorate, un videogioco, ecc. ecc.) e di amicizia per uno scarafaggio con cui condivide il
rifugio dalle ricorrenti tempeste di polvere: il rimorchio di un camion per l’ immondizia. La monotonia e la solitudine della sua vita
cambiano all’improvviso quando dal cielo piove un’ astronave che
libera un piccolo sofisticatissimo robot di ultima generazione, Eve
(anche qui un acronimo, Extraterrestrial Vegetation Evaluator), incaricato di verificare se sulla Terra ci siano segnali di una qualche
rinata forma di vita. Come quella piccolissima pianticella verde che
Wall•E ha raccolto e conservato in una vecchia scarpa. Ma se all’
inizio a Eve sembra interessare solo l’obiettivo della sua missione,
per Wall•E l’incontro ha la forza di un colpo di fulmine - come ha
imparato vedendo e rivedendo l’incontro tra i timidi attori di Hello,
Dolly! - e così decide di seguire Eve nel suo ritorno verso la stazione
orbitante (per la verità più simile a una nave da crociera che a una
tradizionale stazione spaziale) che l’aveva lanciato. A questo punto
siamo pronti per il melodramma. I due protagonisti non potrebbero
essere più diversi: arrugginito e sferragliante l’uno, che richiama nel
sua struttura di metallo le forme goffe e accattivanti di E.T.; tecnologica e levigatissima l’altra, che invece ripropone lo sguardo impenetrabile degli extraterrestri di Incontri ravvicinati. Uno conscio
dei «sentimenti» che prova, l’altra apparentemente insensibile alle
attenzioni di cui è oggetto. E c’è anche l’«insormontabile» ostacolo
sociale che di solito si frappone tra i due amanti: nei romanzi dell’
Ottocento era la differenza di classe e di censo, qui è naturalmente
la differenza di tecnologia e di efficienza. Ma come nelle favole più
belle, la forza del cuore finisce per vincere la freddezza della tecnologia e un primo, casuale contatto fisico innesca una «scossa» che
annulla le distanze. A questo punto, però, il film cambia marcia,
svelando allo spettatore chi aveva organizzato il viaggio di Eve sulla
Terra e mostrando come si ridurrà l’umanità in un futuro dove tutto
sarà affidato alle macchine mentre l’ex homo erectus assomiglierà sempre di più a una «larva» incapace anche di stare in piedi. La
storia d’amore lascia il campo alla lezione ecologica e il film perde
in tenerezza e fantasia, ma soprattutto abbandona i toni più infantili (e comprensibili da un pubblico infantile) per rivolgersi a uno
spettatore un po’ più avvertito. Le trovate sono ancora tante, compresa una specie di rilettura ad usum delphini della rivolta contro
lo strapotere della tecnologia già raccontata in 2001 Odissea nello
spazio. Il messaggio ecologico si trasforma in un atto d’accusa contro l’umanità responsabile di aver trasformato la Terra in un’enorme pattumiera e di non voler difendere la Natura, ma la poesia di
Wall-E 247
quell’amore inter-robotico perde un po’ della sua magia iniziale. Resta la straordinaria sapienza produttiva della Pixar e del suo regista
e vicepresidente Andrew Stanton (già regista di Alla ricerca di Nemo
e produttore di Ratatouille) che con questo film hanno compiuto un
ulteriore passo in avanti nell’evoluzione dell’animazione computerizzata. Da notare, questa volta, la straordinaria cura nel restituire
una qualità «cinematografica» agli sfondi terrestri, non più definiti
e precisi come sono solitamente gli sfondi digitali ma per una volta
più «sporchi» e «indistinti», proprio come se fossero ripresi da una
normale cinepresa, con tutte le «imperfezioni» del caso. Se pensiamo che Toy Story, il primo film d’animazione interamente digitale,
era di solo 13 anni fa, possiamo ben dire che ormai le differenze sono diventate quasi impercettibili e che il cinema è pronto per
intraprendere le strade di qualche nuova rivoluzione tecnologica.
Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera, 17 ottobre 2008
(siparietto iniziale) in cui il coniglio va al potere, ma si accontenta di
una carota. Hello Dolly (della ditta Kelly-Donen già in era spaziale) è
il mantra di WALL-E, che continua con simpatia a fare grattacieli di
rifiuti fin che EVE gli fa vedere, dal cielo, il mondo-paradiso che la
tecnica può distruggere, ma crea. In forma di apologo il film racconta la parabola evangelica della creazione che, senza filare né tessere,
è meravigliosa e rinasce con l’amore. Chi l’avrebbe detto (nello stile
del film: ‘pensa te!’).
Wall-E
MARIAGRAZIA GORNI Ormai i film d’animazione hanno raggiunto livelli incredibili sia dal punto di vista tecnico sia per la qualità
dei contenuti. Ne è un esempio questo Wall-E in cui, tra l’altro, al
messaggio ambientalista si intreccia la deliziosa storia d’amore tra
l’arrugginito robottino e la levigatissima Eve. Numerosi i rimandi e
le citazioni cinematografiche. Bellissimi, e parte integrante del film, i
titoli di coda. E pure molto godibile, per il ritmo travolgente, il breve
film iniziale con gli scontri tra il coniglio e il mago.
regia
ANDREW STANTON
fotografia
ANDREW STANTON
musica
THOMAS NEWMAN
nazione
USA
distribuzione
BUENA VISTA
durata
98’
I commenti del pubblico
DA PREMIO
HEIDI HORN Un capolavoro. Il messaggio all’umanità è terrificante.
Un lume di speranza viene indicato: l’amore, tout-court simboleggiato nell’amore che nasce fra il robottino strampalato e Eve.
OTTIMO
TULLIO MARAGNOLI Interessante tecnicamente, ma sono d’accordo anch’io che il “corto” iniziale è ancora meglio.
GIUSEPPE GARIO Se ho letto bene i titoli di coda, il film è dedicato
a una persona morta ventisettenne di recente. È una allegoria del
futuro dei giovani che non moriranno tali. In un patchwork di citazioni, esplicite (2001, Guerre spaziali, Van Gogh...), implicite (Lilly
e il vagabondo, Qualcuno volò sul nido del cuculo…) e solo accennate (Charlot, grazie San Fedele), il mondo è ormai una discarica,
un grande business poi divenuto ingestibile, nonostante le rivolte
Wall-E
248 FILM
DISCUSSI INSIEME
EDOARDO IMODA Fulminato qualche anno fa sulle strade di “Blade Runner” fra giudizi molto scettici di amici e conoscenti, anche in
questo caso non condivido le critiche sentite a caldo al termine della
proiezione del film. Certo c’è una notevole differenza fra il film sopra citato e le avventure di questo robot inesauribile, ma penso che
questo cinema sia molto più vicino alle nuove generazioni rispetto
ad altri forse più ricchi di budget, di attori di richiamo. Guardiamo
il pubblico a cui e principalmente diretto, giovani il cui alter ego è
ormai la play-station. Certo i richiami ai suoi illustri predecessori
sono innumerevoli, ma notevoli sono anche gli spunti e le riflessioni
che possiamo trarne. Di fatto le macchine hanno ancora sentimenti
gli ominidi non più e mi sembra che ci sia un fondo di verità. I rapporti interpersonali sono catastrofici, ma oggi non ci stupiamo più
di tanto se andando in metropolitana ci troviamo di fronte a tante persone rinchiuse nel proprio mondo opportunamente protetto
con gli auricolari degli i-phone. Mancano gli schermi virtuali, ma è
solo questione di tempo visto che autorevoli autori ci intrattengono
sui cambiamenti comportamentali che la nuove tecnologie hanno
portato, e abbiamo sotto gli occhi gli articoli dei giornali in cui si
parla di mondo virtuale inserito nella realtà e viceversa. Un ottimo
ANDREW CHRISTOPHER STANTON JR.
Rockport (USA) - 13 dicembre 1970
2008
2003
1998
Wall-E
Alla ricerca di Nemo
A Bug’s Life - Megaminimondo
Wall-E 245
prodotto da gustare un pò come bambini e un pò come adulti ricordando le aspettative del passato e forse temendo l’evolversi in
negativo di questo mondo.
l’aspetto lirico della vita di Wall-e, ha pochissimo sonoro infatti,
e noi non ne avvertiamo la mancanza, perché quel poco che c’è è
gradevole e lirico tanto quanto basta per fondersi con le immagini.
BUONO
CLARA SCHIAVINA Il cartone animato riesce, senza parole, ad
esprimere con semplicità concetti complessi. Il rorbottino scalcinato che, imperterrito, compatta la spazzatura, raccoglie e conserva
oggetti che identificano il nostro mondo. Nella sala di comando le
foto in sequenza che mostrano il graduale degrado e perdita di personalità dell’uomo. La robottina “EVE” perfetta e tecnologicamente
avanzata prima solo tecnica e man mano sempre più umana, perché l’”amore” è riuscito a cambiarla La pianticella verde, fulcro della
vita, riesce a smuovere l’umanoide facendogli desiderare di tornare
uomo. Il paesaggio iniziale è davvero desolante, ma alla fine ci sarà
la riscossa. Il messaggio è chiaro: vogliamo arrivare a quello stadio?
Siamo su una brutta china, svegliamoci prima.
FRANCA SICURI Graziosa fantasia su come potrebbe diventare la
terra in futuro. Pessimista, ma con una punta di speranza.
LUISA ALBERINI La fantasia si è arresa alla realtà. Il magico castello di Disneyland non ha più posto sulla terra da quando l’uomo se
ne è andato, cacciato da una immensa distesa di spazzatura. Unico
superstite del nostro pianeta, o meglio unica testimonianza dell’ingegno del pensiero umano, un robot, che continua a lavorare, per
fare però qualcosa che non serve più a nessuno. Succede nel 2708,
un futuro inimmaginabile. Eppure la sensazione che sia un film profetico, che questo è il mondo a cui siamo destinati, che il consumo
non più smaltibile abbia superato il limite di guardia e quindi ci si
avvii verso una soglia senza ritorno è quasi esperienza di ognuno di
noi. Un film drammatico con una visione tragica anche dell’uomo,
ridotto non solo a fuggire, ma incapace di porre freno alla sua ingordigia. Che sia un avvertimento è anche troppo evidente. Terribile
e amaro.
GIULIO KOCH Un film da reazioni contrastate: se l’intento del regista era di celebrare la tecnologia che domina sempre di più la nostra
vita, c’è riuscito perfettamente: forma e contenuto coincidono bene.
Ma ai nostri occhi, il film è disomogeneo e strano: disomogeneo
perché all lirismo iniziale, segue un messaggio di tipo ecologico
piuttosto pesante e complicato e quindi meno scorrevole; strano
perché se ne esce con la bocca un po’ amara, di chi non ha assistito
ad un gran film, piuttosto ad un lavoro un po’ freddino ed inerte,
pur avendo visto tanta potenzialità di tecnologia. Una domanda
sorge spontanea: non era a questo punto meglio fare un corto, che
certamente avrebbe valorizzato senza ulteriori pretese l’aspetto tecnologico, salvando la liricità della prima parte? Tra l’altro va notato
che anche nell’animazione l’equilibrio può essere raggiunto senza
spreco di risorse: la prima parte del film, dove c’è ben evidenziato
DISCRETO
GRAZIA AGOSTONI Film faticoso, troppo lungo, zeppo di inserimenti e di intenzionalità varie, con un certo squilibrio fra le due parti. Dal punto di vista tecnico è ottimo. Io amo i film di animazione
ma questa volta ho reagito con una certa insofferenza.
RACHELE ROMANÒ Il film non ben organizzato e faticoso da seguire, informa su come l’automazione muti e schiavizzi l’uomo e
come sia urgente proteggere e restaurare il pianeta terra; ma parte
da un presupposto fallace: nel 2110 o giù di lì, non ci saranno robot
a compattare il pattume ma disintegratori molecolari.
MEDIOCRE
ROBERTA TOTUCCI Noioso.
CARLA CASALINI Non è serata, continuavo a ripetermi durante la
proiezione del film. Sarà certamente per via della mia mortificante,
datatissima sordità a questo genere di animazione fanta-tecnologica per adulti. Sarà forse anche perché ero particolarmente stanca
Wall-E 249
e avevo mal di denti. Sta di fatto che, pur apprezzando la straordinaria efficacia di certe immagini (in particolare quelle iniziali, dagli
effetti così angosciosamente desolanti, della Città abbandonata), su
qualsiasi incanto, suggestione, riflessione, metaforica interpretazione ha prevalso una noia quasi insopportabile.
film
discussi
insieme
INSUFFICIENTE
SILVANA COLOMBO Incomprensibile.
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