Positivo sviluppo della produzione di acciaio in Brasile
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Positivo sviluppo della produzione di acciaio in Brasile
O N O M I A E P R O D U Z I O N E Nonostante i costi ancora elevati Positivo sviluppo della produzione di acciaio in Brasile La siderurgia brasiliana continua nel suo sviluppo costante, anche se con ritmi meno vistosi di quella registrati da quella cinese. Nei primi otto mesi del 2004 la produzione di acciaio grezzo è stata pari a 21,86 milioni di tonnellate, con un incremento del 5,2% rispetto a quella dell’analogo periodo dell’anno precedente, che fu di 20,78 milioni di tonnellate. È un risultato più che soddisfacente, anche se è inferiore alla crescita complessiva mondiale, dell’8,5%. Questa, tuttavia, è, come al solito, influenzata dall’eccezionale risultato cinese (+21,1%); escludendo tale paese la crescita è del 4,8%. Il confronto è soddisfacente anche con i maggiori protagonisti della siderurgia mondiale: Unione Europea (+5,3%), Giappone (1,7%), Stati Uniti (5,8%), Russia (3,7%), Corea Meridionale (2,7%). Se, come tutto lascia pensare, lo sviluppo dovesse continuare con questo ritmo anche nella restante parte dell’anno, la produzione complessiva del 2004 sarebbe di 32,70 milioni di tonnellate, con elevate possibilità per il Brasile di salire dal nono all’ottavo posto nella graduatoria mondiale, sostituendo l’India, la cui produzione per l’anno in corso viene stimata in 32,2 milioni di tonnellate. La siderurgia brasiliana si avvantaggia della ricchezza del sottosuolo del paese in minerali di ferro, di cui è il secondo produttore mondiale dopo la Cina con 208,7 milioni di tonnellate e il secondo esportatore, dopo l’Australia, con 155,7 milioni di tonnellate (i dati si riferiscono al 2001). Va notato che i minerali brasiliani, con il 66%, sono quelli con il più elevato contenuto metallico nel mondo r che i tema di ferro contenuto la sua produzione, di 138 milioni di tonnellate supera di gran lunga quella della Cina, di 61 milioni di tonnellate dato che il suo minerale ha un contenuto del 28%.L’estrazione è per gran parte opera della CVRD Companhia Vale do Rio Doce, che è il quinto gruppo minerario nel mondo dopo la Anglo American, la BHP Billiton, la Alcoa e la Rio Tinto. Nel 2003 dalle vendite di minerale di ferro è venuto il 62,3% dei ricavi della CVRD, che sta sempre più diversificando, sia in termini geografici che di prodotto. Nella produzione di rame anzitutto, grazie alla dimensione e alla qualità dei giacimenti in Amazzonia, ma anche nei settori a valle Rubrica a cura di M. Fumagalli PRODUZIONE DI ACCIAIO GREZZO IN BRASILE (dati in migliaia di tonnellate) 1990 1995 2000 2001 2002 2003 2004 (1) 20.567 25.076 27.750 26.700 29.604 31.105 32.700 (1) Stime Fonte: Nostra elaborazione di dati IISI del minerali di ferro quali la produzione di ghisa e di semilavorati di acciaio. Assieme alla americana Nucoe la CVRD sta installando uno stabilimento per la produzione di ghisa con una capacità di 380.000 tonnellate annue e, in società con la Baosteel e la Arcelor, un nuovo impianto nello stato di Maranhão che produrrà brame destinate all’esportazione. È una iniziativa di notevole entità: la nuova impresa, ultimata la prima fase di installazioni produrrà infatti 4 milioni di tonnellate annue di brame, una quantità destinata a salire a 7,5 milioni di tonnellate alla fine della seconda fase. Nel settore delle materie prime e dei prodotti intermedi per la siderurgia – a parte il minerale di ferro – la CVRD è il terzo produttore mondiale di manganese (2,3 milioni di tonnellate annue) e di ferro-manganese (0,56 milioni). Per assicurarsi il necessario rifornimento di coke ha creato in Cina una joint-venture denominata Shandong Yankuang International Coke Co. Con il gruppo Yankuang, uno dei maggiori produttori di coke di quel paese e con la nipponica Itochu Corp. La Shandong Yankuang International Coke Co. installerà nella città di Jining, nello Shandong, una cokeria da 2 milioni di tonnellate annue acquistata di seconda mano in Germania dalla Deutsche Steinkohle, che verrà alimentata con carbone metallurgico dalla Yankuang. La CVRD ha anche sviluppato il settore dei trasporti, fondamentale in un paese in cui questo tipo di infrastruttura è ancora molto limitato, e si calcola che controlli il 95% dei movimenti di minerali di ferro, di ghisa e di prodotti di acciaio. La CST, Companhia Siderurgica de Tubaraõ, la cui quota di capitale detenuta dalla Arcelor dovrebbe presto salire al 61,77%, sta completando l’installazione del suo terzo altoforno da 2,5 milioni di tonnellate annue: con la maggior ghisa disponibile la produzione della acciaieria potrà passare da 5 a 7,5 milioni di tonnellate annue entro il 2006. Con questo la CST potrà vendere 5 milioni di tonnellate l’anno di brame, di cui 3 milioni all’estero. Verrà anche raddoppiata la capacità del treno di laminazione per nastri larghi a caldo installato nel 2002, che passerà da 2 a 4 milioni di tonnellate. La CST rifornisce di nastri larghi a caldo il nuovo impianto di zincatura di Vega do Sul, (75% di Arcelor e 25% di CST) esportando le quantità residue. Lo stabilimento della Vega do Sul, inaugurato nell’aprile del 2004, produrrà 880.000 tonnellate l’anno a partire dal 2005. La CST sta costruendo una cokeria da 1,5 milioni di tonnellate annue, collegata con una centrale termoelettrica da 15 MW. La Arcelor considera il Brasile un elemento chiave per i suoi investimenti al di fuori dell’Europa, soprattutto a causa dei suoi contenuti costi di produzione, e per la possibilità di servirsene come base per le vendite di laminati all’industria automobilistica degli Stati Uniti. Per questo mira anche ad acquisire il controllo della Acetita, di cui ora possiede il 27,68% del capitale, il solo produttore integrato di acciai inossidabili e al silicio, che ha una capacità annua di 850.000 tonnellate e detiene il 90% del mercato brasiliano. Un’altra filiale della Arcelor, la Belgo Miniera, produce barre al carbonio nello stabilimento di Joãn Monlevade, alimentato con minerali dalla miniera sociale di Andrade, nello stato di Minas Gerais, che produce 1,5 milioni di tonnellate annue di ematite e itabirite, una quantità che copre il fabbisogno dello stabilimento. In futuro tuttavia Andrade, che ha riserve accertate per 350 milioni di tonnellate, potrebbe ampliare notevolmente le sue dimensioni: un accordo in questo senso è in via di elaborazione tra la Belgo Miniera e la CVRD. La Galva Sud, recentemente acquisita dalla Companhia Siderurgica Nacional dovrebbe aumentare la sua produzione dalle presenti 200.000 tonnellate annue a 400.000 tonnellate, quantità per il 50% destinata alle esportazioni, in massima parte verso gli Stati Uniti dove vanno a quella industria automobilistica. D’ora in poi la Galva Sud verrà alimentata con semilavorati dal vicino stabilimento della CSN di Volta Ridonda. la metallurgia italiana 85 Atti Notizie C 10/2004 E 10/2004 Atti Notizie E C O N O M I A E P R O D U Z I O N E Forte stimolo alla produzione mondiale di allumina In Cina la produzione di alluminio supera la domanda La Cina con il dinamismo della sua economia riveste sempre più il carattere di elemento determinante per i mercati mondiali. È il caso, tra gli altri, dell’alluminio, un metallo utilizzato per il 58% nei paesi industrializzati, per il 18% dalla Cina e per il 24% dal resto del mondo. Si calcola tuttavia che fra otto anni il consumo cinese sarà salito al 28%, ed è appunto questo dinamismo che può recare squilibri e per questo suscita non poche inquietudini. Come è noto quel paese, preoccupato di coprire il proprio fabbisogno in crescita, ha incrementato non poco le capacità; in particolare i suoi imprenditori sono sempre stati molto attivi nel creare joint-venture in collaborazione con imprese occidentali per approfittare dei capitali e delle tecnologie apportate da queste ultime, con il risultato di accrescere la produzione, sia di alluminio che di allumina. Di conseguenza la Cina è passata negli scorsi anni da una situazione di importatore netto di alluminio ad una di esportatore netto: portando di conseguenza ad una situazione di eccedenza produttiva sul mercato mondiale che a sua volta ha determinato una dinamica dei prezzi decisamente più contenuta rispetto a quella degli altri metalli non ferrosi. Nel breve termine ci si aspetta un rallentamento della crescita: nello scorso mese di aprile infatti il governo cinese, per evitare un surriscaldamento dell’economia, ha introdotto una stretta creditizia che, assieme al rincaro dell’energia elettrica e alle più severe norme ambientali che impongono tra l’altro di chiudere gli impianti Soderberg, potrebbe portare alla chiusura di molte delle 136 imprese del settore. Per il momento è già stata segnalata la chiusura di 8 fonderie che utilizzavano questo procedimento, chiusura che ha comportato la riduzione di 523.000 tonnellate annue di capacità. È una selezione che naturalmente colpisce le unità più piccole e tecnicamente meno aggiornate, a tutto vantaggio dell’efficienza del settore: secondo uno studio della società di consulenza australiana Urandaline Investments nei prossimi due anni dovrebbero chiudere tutte le fonderie con capacità inferiore alle 30.000 tonnellate annue, oltre a quelle con impianti Soderberg. Il governo cinese ha anche deciso di istituire controlli specifici in alcuni settori – tra i quali appunto l’industria dell’allu- 86 la metallurgia italiana DOMANDA, PRODUZIONE E CAPACITÀ PRODUTTIVA DI ALLUMINIO IN CINA (dati in migliaia di tonnellate) Anni Domanda Produzione Differenza Capacità Tasso 2003 2004 5.100 5.900 5.500 6.300 400 400 8.300 9.000 66% 71% Nostra elaborazione di dati da fonti diverse minio – per evitare che investimenti eccessivi contribuiscano a surriscaldare l’economia. Ne è derivato uno slittamento a data da definire per molti progetti, con una capacità complessiva di 2,37 milioni di tonnellate annue; tra ques ti la fonderia di Henan della Zhongfu Industry, che avrebbe avuto una capacità di 250.000 tonnellate annue e l’ampliamento di quella di Baotou, nella Mongolia Interna, di proprietà della Baotou East Hope Aluminium Smelter Co (del gruppo East Hope di Shanghai), che ha una capacità di 0,25 milioni di tonnellate che dovrebbero arrivare a 0,5 milioni nei primi mesi del 2005. Altri progetti, per 1,86 milioni di tonnellate, già in fase di avanzata esecuzione verranno invece regolarmente terminati, andandosi ad aggiungere a quelli per 1,16 milioni di tonnellate recentemente ultimati. Tra i progetti in via di realizzazione si segnalano la nuova fonderia in costruzione nel Ningxia da parte della Quingtonxia in collaborazione con la canadese Alcan (l’energia elettrica verrà fornita dalla Nigxia Electric Power) con una capacità di 150.000 tonnellate annue; quella di una nuova società, controllata all’80% dalla Alcan che, sempre nella provincia di Ningxia, dovrebbe produrre 250.000 tonnellate di alluminio; il raddoppio della capacità della Lanzhou (controllata con il 29% dalla Chalco) da 150.000 a 300.000 tonnellate annue. Viene d’altro canto notato che la crisi energetica sembra che si stia alleviando e che questo consentirebbe la riapertura di alcuni impianti: tra questi una raffineria della Shanxi Guanlu, con una capacità di 220.000 tonnellate annue, che riprenderebbe l’attività fra breve. Nell’insieme, secondo il cit ato studio della Urandaline Investments, la capacità produttiva di alluminio primario in Cina nel 2009 dovrebbe essere di 8,83 milioni di tonnellate, superiore agli 8,3 milioni a fine 2003 ma con uno sviluppo ben lontano dagli incrementi del 20% annuo registrati nel corso degli anni novanta. ---ooOoo--Uno dei problemi dell’industria cinese dell’alluminio è quello dell’approvvigionamento della bauxite, che copre per il 50% con importazioni, e dell’allumina. La Chalco (Aluminium Corp. of China), primo produttore nazionale e secondo nel mondo, quest’anno conta di produrre circa 6,6 milioni di tonnellate di allumina (e 7,2 milioni nel 2005) contro i 6,03 milioni nel 2003. L’impresa ha la maggioranza del capitale nella joint-venture con la Henan Mianchi Zhongmai e la Baotou East Hope per la costruzione di un impianto che avrà la capacità produttiva di 1 milione di tonnellate annue; metterà inoltre in coltivazione un giacimento di bauxite nei pressi della città di Chogging, nella parte sud-occidentale del paese per alimentare una raffineria di allumina. Da notare che al presente la Chalco utilizza meno di un quarto della allumina da lei prodotta per alimentare le sue proprie raffinerie di alluminio. Secondo notizie raccolte dal Metal Bulletin la East Hope conta di rendere la sua filiale Baotou East Hope autosufficiente in fatto di approvvigionamenti di allumina, che al presente sono assicurati da contratti a lungo termine. La forte domanda cinese incentiva la crescita di capacità negli altri paesi produttori, primo fra tutti l’Australia, dove la BHP Billiton porterà la capacità produttiva della raffineria di Worsley a 3,5 milioni di tonnellate entro il 2006, mentre quella della Gove, di proprietà della canadese Alcan, salirebbe da 2,1 a 3,8 milioni di tonnellate. Sempre in Australia la Alumina Ltd, che grazie alla domanda cinese di allumina segnala aumenti produttivi e utili in forte crescita, realizzerà nei prossimi mesi l’ampliamento della propria O N O M raffineria nel Suriname. I due maggiori produttori mondiali di alluminio, la Alcan e la Alcoa, che già possiedono una miniera di bauxite in Guinea, progettano la costruzione di una raffineria di allumina con una capacità di 1,5 milioni di tonnellate annue che dovrebbe essere già operativa nel 2008. La Vedanta, una impresa indiana quotata a Londra, cerca un socio per costruire una raffineria di allumina da 1,4 milioni di tonnellate annue, che comporterà un costo di 1 miliardo di dollari. In Irlanda la Aughinish Alumina, controllata al 100% dalla svizzera Glencore International, intende portare la sua capacità da 1,5 a 2,0 milioni di tonnellate annue e, per assicurarsi il regolare rifornimento di energia elettrica, sta costruendo una centrale in prossimità della raffineria. La Glencore, che ha già affidato al Worley Group australiano la commessa per la prima fase di espansione di 250.000 tonnellate, intende arrivare al più presto al traguardo di 2 milioni di tonnellate per trarre il massimo vantaggio dalla situazione del mercato e prima che altre capacità aggiuntive entrino in attività, portando ad una riduzione dei prezzi. A questo proposito va notato che, pur in una situazione di lungo termine fondamentalmente tight, il mercato sta dando segni di indebolimento a causa della ridotta domanda cinese (unanimemente ritenuta una delle maggiori forze sul mercato mondiale), riconducibile ai citati provvedimenti governativi e al rincaro dell’energia elettrica. I prezzi spot dell’allumina sono scesi dai massimi di 500 dollari per tonnellata nel marzo scorso a 300 dollari per tonnellata nello scorso mese di luglio, in un mercato definito “molto quieto”. Secondo una indagine del Metal Bulletin le opinioni degli operatori sono difformi: alcuni contano su un ritorno massiccio degli acquirenti cinesi sul mercato spot, altri pensano invece che gli acquisti saranno limitati. La Cina mostra notevole interesse per il giacimento australiano di bauxite di Aurukun, nel Queensland, che ha riserve stimate in 500 milioni di tonnellate e per il quale la francese Pechiney aveva in precedenza ottenuto i diritti di sfruttamento, in seguito revocati perché l’impresa francese non aveva effettuato gli investimenti necessari per la messa in coltivazione. I diritti di estrazione saranno oggetto di una gara internazionale che avrà luogo prima della fine del 2004 ed alla quale parteciperanno, in concorrenza, la Chalco e la NFC, Non-Ferrous Metal Industry’s Foreign Engineering & Construction Co., che concorrerà assieme alla australiana Aldoga Aluminium Smelter. I A E P R O D U Z I O N E Sono tuttavia alle viste aumenti di capacità e di produzione Il mercato mondiale del rame è sempre in disavanzo Il 2004 si sta rivelando sempre di più un anno di carenza di rame sui mercati mondiali. Gli ultimi dati disponibili, relativi ai primi sei mesi dell’anno resi noti dall’ International Copper Study Group (ICSG), il disavanzo è stato di 363.000 tonnellate, con un aumentato del 90% rispetto allo stesso periodo del 2003. Dal lato dell’offerta vi è stato un aumento della produzione mineraria dell’1,1%, di quella di rame raffinato dell’1% e di quella di rame secondario del 10,8%. I consumi del semestre sono aumentati del 17,2% in Cina, del 9% negli Stati Uniti, del 5,1% in Giappone, e sono scesi del 4,1% nell’UE a 15. Le giacenze nei magazzini delle principali Borse merci sono scese da 800.000 tonnellate a fine 2003 a 200.000 tonnellate a f ine agosto 2004. Per l’intero anno l’ICSG stima che il disavanzo produttivo dovrebbe essere di 750.000 tonnellate, contro le 361.000 tonnellate del 2003; nel 2005 si potrebbe ridimensionare, scendendo a 521.000 tonnellate. Le quotazioni, dopo avere oscillato tra i 1.250 e i 3.150 dollari per tonnellata, in parte per i timori suscitati nella primavera scorsa dalla decisione del governo cinese di raffreddare l’economia di quel paese, nel mese di settembre hanno avuto un’impennata che li ha riportati alle soglie dei 3.000 dollari per tonnellata. Non è mancata l’influenza di fattori speculativi, quali gli alti prezzi del rame sul mercato interno cinese che ha indotto gli operatori di quel paese a operazioni di e gli acquisti da parte dei fondi di investimento. Per il resto dell’anno lo squilibrio tra offerta e domanda non necessariamente dovrebbe aggravarsi. Dal lato della domanda la stretta creditizia cinese ha determinato una riduzione nelle importazioni di metallo raf f inato limitata all’1,1%, da 750.000 tonnellate nel 2003 a 741.000 tonnellate, mentre gli acquisti all’estero di rottame sono saliti da 1.852.000 tonnellate a 2.075.000 tonnellate (+12%). Per quanto riguarda l’offerta non sono pochi i produttori che per ad approfittare della situazione favorevole hanno aumentato la produzione o si apprestano a farlo. Particolarmente attivi in questo senso sono le imprese in Cile, il maggior produttore mondiale che nei primi sette mesi del 2004 ha incrementato la produzione del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2003, portandola a 2.992.000 tonnellate. Le vendite all’estero, che rappresentano il 40% delle esportazioni del paese, nel mese di maggio sono sta- te più del doppio rispetto a quelle del maggio del 2003. Il maggior produttore mondiale, la società a partecipazione statale Codelco, si appresta a produrre nell’intero 2004 1.778.000 tonnellate di metallo raffinato contro 1.563.000 tonnellate nel 2003, con un incremento del 13,8%. Un ulteriore incremento verrà dall’ampliamento della fonderia di Potrerillos, della divisione Salvador, che tratterà 680.000 tonnellate di concentrati, il 30% in più rispetto al passato. La Escondida, controllata dalla BHP Billiton, nel secondo semestre dell’anno ha incrementato la produzione del 16,3%, portandola a 598.000 tonnellate, una tendenza in via di accelerazione, dato che nel secondo trimestre l’incremento è stato del 22,5%. Una forte tendenza all’incremento è stata registrata anche dalla Antofagasta, che nel secondo trimestre del 2004 ha prodotto 126.400 tonnellate di rame, pari al 16% in più rispetto alle 109.000 tonnellate prodotte nel primo trimestre. Di notevole rilevanza il fatto che la società ha comunicato di avere ridotto i costi di produzione da 41,9 cents per libbra a 21,9 cents. In Brasile la Sossego, controllata dalla CVRD, ha iniziato la produzione nel mese di luglio: per l’interpoanno è stimata in 90.000 tonnellate, che dovrebbero salire a 140.000 tonnellate nel 2005. In Perù l’inglese Monterrico spera di potere vincere l’opposizione degli ambientalisti e attuare il progetto di Rio Blanco, dove nel 2007 potrebbe produrre 200.000 tonnellate di rame. La Southern Peru Copper Corp, controllata dal Grupo Mexico, dal canto suo conta di aumentare del 6,25% la produzione del 2004 rispetto a quella dell’anno precedente. La Kazakhmys, unico produttore di rame del Kazakhistan, conta di portare la produzione di questo metallo a 425.000 tonnellate, con un incremento dell’1,9% rispetto alle 417.000 tonnellate dello scorso anno; in Iran la NICICO nell’anno f inanziario 1° aprile 2003-30 marzo 2004 ha prodotto 150.000 tonnellate di catodi, esportandone il 25%; nell’esercizio in corso, grazie alla nuova fonderia nel Kerman dovrebbe portare la produzione a poco meno di 250.000 tonnellate, una quantità destinata per il 50% ai mercati esteri. Infine va segnalato che la miniera indonesiana di Gransberg, della americana Freeport, che era stata gravemente danneggiata da una serie di frane, ha ripreso la produzione e le consegne nello scorso mese di giugno. la metallurgia italiana 87 Atti Notizie C 10/2004 E 10/2004 Atti Notizie E C O N O M I A E P R O D U Z I O N E I costi sono tuttavia ancora elevati Magnesio: un possibile competitore dell’alluminio nel settore auto Il magnesio è un metallo particolarmente leggero (ha una densità pari a 1,75), con un bassissimo grado di viscosità che lo rende particolarmente adatto alla produzione di getti; tra gli inconvenienti la scarsa plasticità, la limitata resistenza alla corrosione e alle alte temperature. Trova impiego nella produzione di leghe leggere per i contenitori di alimentari (40% circa del totale), nella pressofusione, soprattutto di componenti per auto (35%), e in siderurgia, per la desolforazione dell’acciaio (16%). La domanda è sempre in crescita, soprattutto da parte dei produttori di automobili, dato che l’impiego, grazie ai prezzi contenuti e alle caratteristiche di leggerezza, è salito da 0,5 chili per veicolo di venti anni fa a 2,5 chili. Il consumo di magnesio è geograficamente concentrato negli Stati Uniti e Canada (44% circa del totale mondiale) e nell’Europa Occidentale (33%); seguono l’Asia e l’Oceania (16%), l’America Latina (5%), l’Africa e Medio Oriente (3%). La produzione avviene invece per il 40% in Cina, mentre nei paesi occidentali è rimasta solo in Canada, negli Stati Uniti e in Israele. Ancora pochi anni fa nei paesi occidentali vi erano undici imprese che producevano magnesio primario, oggi ne sono rimaste solo tre, la Hydro Magnesium, con uno stabilimento da 48.000 tonnellate annue di capacità a Bécancour, , la US Magnesium, con impianti nello Utah e una capacità di 43.000 tonnellate annue e la israeliana Dead Sea Magnesium, con 33.000 tonnellate. Nel 2003 la Noranda ha temporaneamente chiuso il suo stabilimento Magnola da 58.000 tonnellate annue sito nel Quebec, ma dato il livello dei costi cinesi è difficile che possa rimetterlo in attività, cosa questa che vale anche per altri impianti occidentali “temporaneamente” chiusi. In Europa, dopo la chiusura dello stabilimento di Marignac (Francia) delle Pechiney, nel 2002, non vi è più produzione di magnesio. Lo sviluppo dell’industria cinese è stato definito dal Metal Bulletin Monthly a major success story: quel paese infatti, che ancora dieci anni fa era un importatore netto, da allora è riuscito a sviluppare la sua capacità produttiva con un ritmo sostenuto tanto che oggi gli esperti definiscono la sua influenza sul mercato mondiale “enorme”. In più la Cina è in grado di produrre a costi particolarmente bassi, mettendo, come si è visto, fuori mercato gran parte dei produttori occidentali. Nell’ultimo decennio il settore si è razionalizzato: nel 1994 i 88 la metallurgia italiana produttori erano poco meno di 600, ora si sono ridotti a un decimo, con una capacità minima di 3.000 tonnellate annue e con impianti economicamente efficienti. L’opera di razionalizzazione non è finita e il governo si sta adoperando per incentivarla, con lo scopo di ridurre gli eccessi di capacità. La maggiore tra le imprese occidentali rimasta in attività, la Hydro Magnesium, ha deciso di delocalizzare parte della sua produzione in Cina dove i costi di investimento sono un terzo di quelli correnti nei paesi occidentali, ed ha creato un impianto da 10.000 tonnellate annue a Xi’an. Le imprese cinesi, geograficamente concentrate nella parte nord-occidentale del paese, producono magnesio primario, lasciando le leghe ai paesi occidentali dato che le tecnologie necessarie sono molto avanzate ed altrettanto costose. La produzione cinese di magnesio primario è destinata soprattutto all’esportazione ma gli acquirenti, siti generalmente nei paesi industrializzati, non sono molto soddisfati della qualità delle forniture dato che il materiale contiene una quantità eccessiva di impurità. Tuttavia i produttori cinesi si stanno adoperando per ovviare a questo inconveniente importando minerali destinati a migliorare la qualità della carica. La purezza del metallo è un requisito essenziale per il suo impiego nelle leghe: non mancano gli osservatori che ritengono che una volta risolto il problema i cinesi entreranno anche in questo settore. Negli ultimi tempi i costi di produzione cinesi sono aumentati a causa delle più elevate tariffe dell’energia elettrica e dei rincari del ferro-silicio, incrementi che tuttavia, nonostante gli sforzi fatti, i produttori non sono riusciti a trasferire sui prezzi, che oscillano tra i 1.720 e i 1.750 dollari la tonnellata. La Shanxi Non Ferrous Metals Import & Export Corp., ritiene che difficilmente l’Europa – il maggiore acquirente – possa aumentare la domanda nel prossimo futuro. Uno dei motivi sta nell’accresciuta offerta da parte della Norsk Hydro Magnesgesellschaft che ha aumentato la capacità dello stabilimento tedesco di Bottrop dove ricicla i rottami di magnesio provenienti soprattutto dagli scarti di produzione della pressofusione, portandola a 15.000 tonnellate annue. La Norsk Hydro Magnesgesellschaftpossiede, che ha un analogo stabilimento a Posgrunn, in Norvegia, con una capacità di 20.000 tonnellate annue, è il più importante produttore europeo di magnesio secondario. Per quanto riguarda la domanda il settore automobilistico – che come si è detto impiega il magnesio in getti – è quello più promettente, con una crescita dei consumi che negli ultimi dieci anni è stata mediamente del 15% l’anno. I produttori di magnesio contano che questa tendenza possa proseguire, dato che si calcola che il numero degli elementi in questo metallo contenuti in una autovettura possa raddoppiare nel prossimo decennio. In particolare contano sul fatto che la BMW ha prodotto un blocco motore di alluminio e magnesio con buona resistenza al calore. In futuro il magnesio potrebbe sostituire totalmente l’alluminio nelle parti di autovetture, se il processo non fosse ritardato dale suo costo ancora elevato. La crescita della domanda delle leghe di magnesio è molto più contenuta: negli anni più recenti è stata fra l’1% e il 2% l’anno. QUOTE SOCIALI AIM 2004 Benemeriti Sostenitori: Ordinari Seniores Juniores (quota minima) (solo Ente) (solo persona) € € € € € 1.500,00 600,00 60,00 25,00 15,00 La quota dà diritto a ricevere la rivista dell’Associazione la metallurgia italiana Ai soci viene praticato un prezzo speciale per le quote di partecipazione alle manifestazioni AIM e per l’acquisto delle pubblicazioni edite dall’AIM. Per ulteriori informazioni: AIM piazzale R. Morandi 2 - 20121 Milano, tel. 02-76021132/76397770 telefax 02-76020551 - e-mail: [email protected]