Positivo sviluppo della produzione di acciaio in Brasile

Transcript

Positivo sviluppo della produzione di acciaio in Brasile
O
N
O
M
I
A
E
P
R
O
D
U
Z
I
O
N
E
Nonostante i costi ancora elevati
Positivo sviluppo della produzione
di acciaio in Brasile
La siderurgia brasiliana continua nel suo
sviluppo costante, anche se con ritmi
meno vistosi di quella registrati da quella cinese. Nei primi otto mesi del 2004 la
produzione di acciaio grezzo è stata pari
a 21,86 milioni di tonnellate, con un incremento del 5,2% rispetto a quella dell’analogo periodo dell’anno precedente,
che fu di 20,78 milioni di tonnellate. È
un risultato più che soddisfacente, anche se è inferiore alla crescita complessiva mondiale, dell’8,5%. Questa, tuttavia, è, come al solito, influenzata dall’eccezionale risultato cinese (+21,1%);
escludendo tale paese la crescita è del
4,8%. Il confronto è soddisfacente anche con i maggiori protagonisti della siderurgia mondiale: Unione Europea
(+5,3%), Giappone (1,7%), Stati Uniti
(5,8%), Russia (3,7%), Corea Meridionale (2,7%). Se, come tutto lascia pensare,
lo sviluppo dovesse continuare con questo ritmo anche nella restante parte dell’anno, la produzione complessiva del
2004 sarebbe di 32,70 milioni di tonnellate, con elevate possibilità per il Brasile
di salire dal nono all’ottavo posto nella
graduatoria mondiale, sostituendo l’India, la cui produzione per l’anno in corso
viene stimata in 32,2 milioni di tonnellate.
La siderurgia brasiliana si avvantaggia
della ricchezza del sottosuolo del paese
in minerali di ferro, di cui è il secondo
produttore mondiale dopo la Cina con
208,7 milioni di tonnellate e il secondo
esportatore, dopo l’Australia, con 155,7
milioni di tonnellate (i dati si riferiscono
al 2001). Va notato che i minerali brasiliani, con il 66%, sono quelli con il più
elevato contenuto metallico nel mondo r
che i tema di ferro contenuto la sua produzione, di 138 milioni di tonnellate supera di gran lunga quella della Cina, di
61 milioni di tonnellate dato che il suo
minerale ha un contenuto del 28%.L’estrazione è per gran parte opera della
CVRD Companhia Vale do Rio Doce, che è
il quinto gruppo minerario nel mondo
dopo la Anglo American, la BHP Billiton,
la Alcoa e la Rio Tinto. Nel 2003 dalle
vendite di minerale di ferro è venuto il
62,3% dei ricavi della CVRD, che sta
sempre più diversificando, sia in termini
geografici che di prodotto. Nella produzione di rame anzitutto, grazie alla dimensione e alla qualità dei giacimenti in
Amazzonia, ma anche nei settori a valle
Rubrica a cura di
M. Fumagalli
PRODUZIONE DI ACCIAIO
GREZZO IN BRASILE
(dati in migliaia di tonnellate)
1990
1995
2000
2001
2002
2003
2004 (1)
20.567
25.076
27.750
26.700
29.604
31.105
32.700
(1)
Stime
Fonte: Nostra elaborazione di dati IISI
del minerali di ferro quali la produzione
di ghisa e di semilavorati di acciaio. Assieme alla americana Nucoe la CVRD sta
installando uno stabilimento per la produzione di ghisa con una capacità di
380.000 tonnellate annue e, in società
con la Baosteel e la Arcelor, un nuovo
impianto nello stato di Maranhão che
produrrà brame destinate all’esportazione. È una iniziativa di notevole entità: la
nuova impresa, ultimata la prima fase di
installazioni produrrà infatti 4 milioni di
tonnellate annue di brame, una quantità
destinata a salire a 7,5 milioni di tonnellate alla fine della seconda fase.
Nel settore delle materie prime e dei
prodotti intermedi per la siderurgia – a
parte il minerale di ferro – la CVRD è il
terzo produttore mondiale di manganese
(2,3 milioni di tonnellate annue) e di
ferro-manganese (0,56 milioni). Per assicurarsi il necessario rifornimento di
coke ha creato in Cina una joint-venture
denominata Shandong Yankuang International Coke Co. Con il gruppo
Yankuang, uno dei maggiori produttori
di coke di quel paese e con la nipponica
Itochu Corp. La Shandong Yankuang International Coke Co. installerà nella città
di Jining, nello Shandong, una cokeria
da 2 milioni di tonnellate annue acquistata di seconda mano in Germania dalla
Deutsche Steinkohle, che verrà alimentata con carbone metallurgico dalla
Yankuang.
La CVRD ha anche sviluppato il settore
dei trasporti, fondamentale in un paese
in cui questo tipo di infrastruttura è ancora molto limitato, e si calcola che controlli il 95% dei movimenti di minerali di
ferro, di ghisa e di prodotti di acciaio.
La CST, Companhia Siderurgica de Tubaraõ, la cui quota di capitale detenuta
dalla Arcelor dovrebbe presto salire al
61,77%, sta completando l’installazione
del suo terzo altoforno da 2,5 milioni di
tonnellate annue: con la maggior ghisa
disponibile la produzione della acciaieria
potrà passare da 5 a 7,5 milioni di tonnellate annue entro il 2006. Con questo
la CST potrà vendere 5 milioni di tonnellate l’anno di brame, di cui 3 milioni all’estero. Verrà anche raddoppiata la capacità del treno di laminazione per nastri larghi a caldo installato nel 2002,
che passerà da 2 a 4 milioni di tonnellate. La CST rifornisce di nastri larghi a
caldo il nuovo impianto di zincatura di
Vega do Sul, (75% di Arcelor e 25% di
CST) esportando le quantità residue. Lo
stabilimento della Vega do Sul, inaugurato nell’aprile del 2004, produrrà
880.000 tonnellate l’anno a partire dal
2005. La CST sta costruendo una cokeria
da 1,5 milioni di tonnellate annue, collegata con una centrale termoelettrica da
15 MW. La Arcelor considera il Brasile un
elemento chiave per i suoi investimenti
al di fuori dell’Europa, soprattutto a causa dei suoi contenuti costi di produzione, e per la possibilità di servirsene come base per le vendite di laminati all’industria automobilistica degli Stati Uniti.
Per questo mira anche ad acquisire il
controllo della Acetita, di cui ora possiede il 27,68% del capitale, il solo produttore integrato di acciai inossidabili e al
silicio, che ha una capacità annua di
850.000 tonnellate e detiene il 90% del
mercato brasiliano. Un’altra filiale della
Arcelor, la Belgo Miniera, produce barre
al carbonio nello stabilimento di Joãn
Monlevade, alimentato con minerali dalla miniera sociale di Andrade, nello stato di Minas Gerais, che produce 1,5 milioni di tonnellate annue di ematite e
itabirite, una quantità che copre il fabbisogno dello stabilimento. In futuro tuttavia Andrade, che ha riserve accertate
per 350 milioni di tonnellate, potrebbe
ampliare notevolmente le sue dimensioni: un accordo in questo senso è in via di
elaborazione tra la Belgo Miniera e la
CVRD.
La Galva Sud, recentemente acquisita
dalla Companhia Siderurgica Nacional
dovrebbe aumentare la sua produzione
dalle presenti 200.000 tonnellate annue
a 400.000 tonnellate, quantità per il
50% destinata alle esportazioni, in massima parte verso gli Stati Uniti dove vanno a quella industria automobilistica.
D’ora in poi la Galva Sud verrà alimentata con semilavorati dal vicino stabilimento della CSN di Volta Ridonda.
la metallurgia italiana
85
Atti Notizie
C
10/2004
E
10/2004
Atti Notizie
E
C
O
N
O
M
I
A
E
P
R
O
D
U
Z
I
O
N
E
Forte stimolo alla produzione mondiale di allumina
In Cina la produzione di alluminio
supera la domanda
La Cina con il dinamismo della sua economia riveste sempre più il carattere di
elemento determinante per i mercati
mondiali. È il caso, tra gli altri, dell’alluminio, un metallo utilizzato per il
58% nei paesi industrializzati, per il
18% dalla Cina e per il 24% dal resto
del mondo. Si calcola tuttavia che fra
otto anni il consumo cinese sarà salito
al 28%, ed è appunto questo dinamismo che può recare squilibri e per questo suscita non poche inquietudini.
Come è noto quel paese, preoccupato
di coprire il proprio fabbisogno in crescita, ha incrementato non poco le capacità; in particolare i suoi imprenditori sono sempre stati molto attivi nel
creare joint-venture in collaborazione
con imprese occidentali per approfittare dei capitali e delle tecnologie apportate da queste ultime, con il risultato di accrescere la produzione, sia di
alluminio che di allumina. Di conseguenza la Cina è passata negli scorsi
anni da una situazione di importatore
netto di alluminio ad una di esportatore netto: portando di conseguenza ad
una situazione di eccedenza produttiva
sul mercato mondiale che a sua volta
ha determinato una dinamica dei prezzi decisamente più contenuta rispetto
a quella degli altri metalli non ferrosi.
Nel breve termine ci si aspetta un rallentamento della crescita: nello scorso
mese di aprile infatti il governo cinese,
per evitare un surriscaldamento dell’economia, ha introdotto una stretta
creditizia che, assieme al rincaro dell’energia elettrica e alle più severe
norme ambientali che impongono tra
l’altro di chiudere gli impianti Soderberg, potrebbe portare alla chiusura di
molte delle 136 imprese del settore.
Per il momento è già stata segnalata la
chiusura di 8 fonderie che utilizzavano
questo procedimento, chiusura che ha
comportato la riduzione di 523.000
tonnellate annue di capacità. È una selezione che naturalmente colpisce le
unità più piccole e tecnicamente meno
aggiornate, a tutto vantaggio dell’efficienza del settore: secondo uno studio della società di consulenza australiana Urandaline Investments nei prossimi due anni dovrebbero chiudere tutte le fonderie con capacità inferiore alle 30.000 tonnellate annue, oltre a
quelle con impianti Soderberg. Il governo cinese ha anche deciso di istituire controlli specifici in alcuni settori –
tra i quali appunto l’industria dell’allu-
86
la metallurgia italiana
DOMANDA, PRODUZIONE E CAPACITÀ PRODUTTIVA
DI ALLUMINIO IN CINA
(dati in migliaia di tonnellate)
Anni
Domanda
Produzione
Differenza
Capacità
Tasso
2003
2004
5.100
5.900
5.500
6.300
400
400
8.300
9.000
66%
71%
Nostra elaborazione di dati da fonti diverse
minio – per evitare che investimenti
eccessivi contribuiscano a surriscaldare l’economia. Ne è derivato uno slittamento a data da definire per molti progetti, con una capacità complessiva di
2,37 milioni di tonnellate annue; tra
ques ti la fonderia di Henan della
Zhongfu Industry, che avrebbe avuto
una capacità di 250.000 tonnellate annue e l’ampliamento di quella di Baotou, nella Mongolia Interna, di proprietà della Baotou East Hope Aluminium Smelter Co (del gruppo East Hope
di Shanghai), che ha una capacità di
0,25 milioni di tonnellate che dovrebbero arrivare a 0,5 milioni nei primi
mesi del 2005. Altri progetti, per 1,86
milioni di tonnellate, già in fase di
avanzata esecuzione verranno invece
regolarmente terminati, andandosi ad
aggiungere a quelli per 1,16 milioni di
tonnellate recentemente ultimati. Tra i
progetti in via di realizzazione si segnalano la nuova fonderia in costruzione nel Ningxia da parte della Quingtonxia in collaborazione con la canadese Alcan (l’energia elettrica verrà
fornita dalla Nigxia Electric Power) con
una capacità di 150.000 tonnellate annue; quella di una nuova società, controllata all’80% dalla Alcan che, sempre nella provincia di Ningxia, dovrebbe produrre 250.000 tonnellate di alluminio; il raddoppio della capacità
della Lanzhou (controllata con il 29%
dalla Chalco) da 150.000 a 300.000
tonnellate annue. Viene d’altro canto
notato che la crisi energetica sembra
che si stia alleviando e che questo
consentirebbe la riapertura di alcuni
impianti: tra questi una raffineria della Shanxi Guanlu, con una capacità di
220.000 tonnellate annue, che riprenderebbe l’attività fra breve. Nell’insieme, secondo il cit ato studio della
Urandaline Investments, la capacità
produttiva di alluminio primario in Cina nel 2009 dovrebbe essere di 8,83
milioni di tonnellate, superiore agli
8,3 milioni a fine 2003 ma con uno sviluppo ben lontano dagli incrementi del
20% annuo registrati nel corso degli
anni novanta.
---ooOoo--Uno dei problemi dell’industria cinese
dell’alluminio è quello dell’approvvigionamento della bauxite, che copre
per il 50% con importazioni, e dell’allumina. La Chalco (Aluminium Corp. of
China), primo produttore nazionale e
secondo nel mondo, quest’anno conta
di produrre circa 6,6 milioni di tonnellate di allumina (e 7,2 milioni nel
2005) contro i 6,03 milioni nel 2003.
L’impresa ha la maggioranza del capitale nella joint-venture con la Henan
Mianchi Zhongmai e la Baotou East Hope per la costruzione di un impianto
che avrà la capacità produttiva di 1 milione di tonnellate annue; metterà
inoltre in coltivazione un giacimento
di bauxite nei pressi della città di
Chogging, nella parte sud-occidentale
del paese per alimentare una raffineria
di allumina. Da notare che al presente
la Chalco utilizza meno di un quarto
della allumina da lei prodotta per alimentare le sue proprie raffinerie di alluminio. Secondo notizie raccolte dal
Metal Bulletin la East Hope conta di
rendere la sua filiale Baotou East Hope
autosufficiente in fatto di approvvigionamenti di allumina, che al presente
sono assicurati da contratti a lungo
termine.
La forte domanda cinese incentiva la
crescita di capacità negli altri paesi
produttori, primo fra tutti l’Australia,
dove la BHP Billiton porterà la capacità produttiva della raffineria di Worsley a 3,5 milioni di tonnellate entro il
2006, mentre quella della Gove, di proprietà della canadese Alcan, salirebbe
da 2,1 a 3,8 milioni di tonnellate.
Sempre in Australia la Alumina Ltd,
che grazie alla domanda cinese di allumina segnala aumenti produttivi e utili
in forte crescita, realizzerà nei prossimi mesi l’ampliamento della propria
O
N
O
M
raffineria nel Suriname. I due maggiori produttori mondiali di alluminio, la
Alcan e la Alcoa, che già possiedono
una miniera di bauxite in Guinea, progettano la costruzione di una raffineria di allumina con una capacità di 1,5
milioni di tonnellate annue che dovrebbe essere già operativa nel 2008.
La Vedanta, una impresa indiana quotata a Londra, cerca un socio per costruire una raffineria di allumina da
1,4 milioni di tonnellate annue, che
comporterà un costo di 1 miliardo di
dollari. In Irlanda la Aughinish Alumina, controllata al 100% dalla svizzera
Glencore International, intende portare la sua capacità da 1,5 a 2,0 milioni
di tonnellate annue e, per assicurarsi il
regolare rifornimento di energia elettrica, sta costruendo una centrale in
prossimità della raffineria. La Glencore, che ha già affidato al Worley Group
australiano la commessa per la prima
fase di espansione di 250.000 tonnellate, intende arrivare al più presto al
traguardo di 2 milioni di tonnellate per
trarre il massimo vantaggio dalla situazione del mercato e prima che altre
capacità aggiuntive entrino in attività,
portando ad una riduzione dei prezzi.
A questo proposito va notato che, pur
in una situazione di lungo termine fondamentalmente tight, il mercato sta
dando segni di indebolimento a causa
della ridotta domanda cinese (unanimemente ritenuta una delle maggiori
forze sul mercato mondiale), riconducibile ai citati provvedimenti governativi e al rincaro dell’energia elettrica. I
prezzi spot dell’allumina sono scesi dai
massimi di 500 dollari per tonnellata
nel marzo scorso a 300 dollari per tonnellata nello scorso mese di luglio, in
un mercato definito “molto quieto”.
Secondo una indagine del Metal Bulletin le opinioni degli operatori sono
difformi: alcuni contano su un ritorno
massiccio degli acquirenti cinesi sul
mercato spot, altri pensano invece che
gli acquisti saranno limitati.
La Cina mostra notevole interesse per
il giacimento australiano di bauxite di
Aurukun, nel Queensland, che ha riserve stimate in 500 milioni di tonnellate
e per il quale la francese Pechiney aveva in precedenza ottenuto i diritti di
sfruttamento, in seguito revocati perché l’impresa francese non aveva effettuato gli investimenti necessari per la
messa in coltivazione. I diritti di estrazione saranno oggetto di una gara internazionale che avrà luogo prima della fine del 2004 ed alla quale parteciperanno, in concorrenza, la Chalco e
la NFC, Non-Ferrous Metal Industry’s
Foreign Engineering & Construction
Co., che concorrerà assieme alla australiana Aldoga Aluminium Smelter.
I
A
E
P
R
O
D
U
Z
I
O
N
E
Sono tuttavia alle viste aumenti di capacità e di produzione
Il mercato mondiale del rame
è sempre in disavanzo
Il 2004 si sta rivelando sempre di più un
anno di carenza di rame sui mercati
mondiali. Gli ultimi dati disponibili, relativi ai primi sei mesi dell’anno resi noti
dall’ International Copper Study Group
(ICSG), il disavanzo è stato di 363.000
tonnellate, con un aumentato del 90%
rispetto allo stesso periodo del 2003. Dal
lato dell’offerta vi è stato un aumento
della produzione mineraria dell’1,1%, di
quella di rame raffinato dell’1% e di
quella di rame secondario del 10,8%. I
consumi del semestre sono aumentati
del 17,2% in Cina, del 9% negli Stati Uniti, del 5,1% in Giappone, e sono scesi del
4,1% nell’UE a 15. Le giacenze nei magazzini delle principali Borse merci sono
scese da 800.000 tonnellate a fine 2003
a 200.000 tonnellate a f ine agosto
2004. Per l’intero anno l’ICSG stima che
il disavanzo produttivo dovrebbe essere
di 750.000 tonnellate, contro le 361.000
tonnellate del 2003; nel 2005 si potrebbe ridimensionare, scendendo a 521.000
tonnellate. Le quotazioni, dopo avere
oscillato tra i 1.250 e i 3.150 dollari per
tonnellata, in parte per i timori suscitati
nella primavera scorsa dalla decisione
del governo cinese di raffreddare l’economia di quel paese, nel mese di settembre hanno avuto un’impennata che li ha
riportati alle soglie dei 3.000 dollari per
tonnellata. Non è mancata l’influenza di
fattori speculativi, quali gli alti prezzi
del rame sul mercato interno cinese che
ha indotto gli operatori di quel paese a
operazioni di
e gli acquisti da parte
dei fondi di investimento. Per il resto
dell’anno lo squilibrio tra offerta e domanda non necessariamente dovrebbe
aggravarsi. Dal lato della domanda la
stretta creditizia cinese ha determinato
una riduzione nelle importazioni di metallo raf f inato limitata all’1,1%, da
750.000 tonnellate nel 2003 a 741.000
tonnellate, mentre gli acquisti all’estero
di rottame sono saliti da 1.852.000 tonnellate a 2.075.000 tonnellate (+12%).
Per quanto riguarda l’offerta non sono
pochi i produttori che per ad approfittare della situazione favorevole hanno aumentato la produzione o si apprestano a
farlo. Particolarmente attivi in questo
senso sono le imprese in Cile, il maggior
produttore mondiale che nei primi sette
mesi del 2004 ha incrementato la produzione del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2003, portandola a 2.992.000
tonnellate. Le vendite all’estero, che
rappresentano il 40% delle esportazioni
del paese, nel mese di maggio sono sta-
te più del doppio rispetto a quelle del
maggio del 2003. Il maggior produttore
mondiale, la società a partecipazione
statale Codelco, si appresta a produrre
nell’intero 2004 1.778.000 tonnellate di
metallo raffinato contro 1.563.000 tonnellate nel 2003, con un incremento del
13,8%. Un ulteriore incremento verrà
dall’ampliamento della fonderia di Potrerillos, della divisione Salvador, che
tratterà 680.000 tonnellate di concentrati, il 30% in più rispetto al passato. La
Escondida, controllata dalla BHP Billiton, nel secondo semestre dell’anno ha
incrementato la produzione del 16,3%,
portandola a 598.000 tonnellate, una
tendenza in via di accelerazione, dato
che nel secondo trimestre l’incremento è
stato del 22,5%. Una forte tendenza all’incremento è stata registrata anche
dalla Antofagasta, che nel secondo trimestre del 2004 ha prodotto 126.400
tonnellate di rame, pari al 16% in più rispetto alle 109.000 tonnellate prodotte
nel primo trimestre. Di notevole rilevanza il fatto che la società ha comunicato
di avere ridotto i costi di produzione da
41,9 cents per libbra a 21,9 cents. In
Brasile la Sossego, controllata dalla
CVRD, ha iniziato la produzione nel mese
di luglio: per l’interpoanno è stimata in
90.000 tonnellate, che dovrebbero salire
a 140.000 tonnellate nel 2005. In Perù
l’inglese Monterrico spera di potere vincere l’opposizione degli ambientalisti e
attuare il progetto di Rio Blanco, dove
nel 2007 potrebbe produrre 200.000
tonnellate di rame. La Southern Peru
Copper Corp, controllata dal Grupo Mexico, dal canto suo conta di aumentare del
6,25% la produzione del 2004 rispetto a
quella dell’anno precedente.
La Kazakhmys, unico produttore di rame
del Kazakhistan, conta di portare la produzione di questo metallo a 425.000
tonnellate, con un incremento dell’1,9%
rispetto alle 417.000 tonnellate dello
scorso anno; in Iran la NICICO nell’anno
f inanziario 1° aprile 2003-30 marzo
2004 ha prodotto 150.000 tonnellate di
catodi, esportandone il 25%; nell’esercizio in corso, grazie alla nuova fonderia
nel Kerman dovrebbe portare la produzione a poco meno di 250.000 tonnellate, una quantità destinata per il 50% ai
mercati esteri. Infine va segnalato che la
miniera indonesiana di Gransberg, della
americana Freeport, che era stata gravemente danneggiata da una serie di frane, ha ripreso la produzione e le consegne nello scorso mese di giugno.
la metallurgia italiana
87
Atti Notizie
C
10/2004
E
10/2004
Atti Notizie
E
C
O
N
O
M
I
A
E
P
R
O
D
U
Z
I
O
N
E
I costi sono tuttavia ancora elevati
Magnesio: un possibile competitore
dell’alluminio nel settore auto
Il magnesio è un metallo particolarmente leggero (ha una densità pari a 1,75),
con un bassissimo grado di viscosità che
lo rende particolarmente adatto alla produzione di getti; tra gli inconvenienti la
scarsa plasticità, la limitata resistenza
alla corrosione e alle alte temperature.
Trova impiego nella produzione di leghe
leggere per i contenitori di alimentari
(40% circa del totale), nella pressofusione, soprattutto di componenti per auto
(35%), e in siderurgia, per la desolforazione dell’acciaio (16%). La domanda è
sempre in crescita, soprattutto da parte
dei produttori di automobili, dato che
l’impiego, grazie ai prezzi contenuti e alle caratteristiche di leggerezza, è salito
da 0,5 chili per veicolo di venti anni fa a
2,5 chili. Il consumo di magnesio è geograficamente concentrato negli Stati
Uniti e Canada (44% circa del totale
mondiale) e nell’Europa Occidentale
(33%); seguono l’Asia e l’Oceania (16%),
l’America Latina (5%), l’Africa e Medio
Oriente (3%). La produzione avviene invece per il 40% in Cina, mentre nei paesi
occidentali è rimasta solo in Canada, negli Stati Uniti e in Israele. Ancora pochi
anni fa nei paesi occidentali vi erano undici imprese che producevano magnesio
primario, oggi ne sono rimaste solo tre,
la Hydro Magnesium, con uno stabilimento da 48.000 tonnellate annue di capacità a Bécancour, , la US Magnesium,
con impianti nello Utah e una capacità di
43.000 tonnellate annue e la israeliana
Dead Sea Magnesium, con 33.000 tonnellate. Nel 2003 la Noranda ha temporaneamente chiuso il suo stabilimento
Magnola da 58.000 tonnellate annue sito nel Quebec, ma dato il livello dei costi
cinesi è difficile che possa rimetterlo in
attività, cosa questa che vale anche per
altri impianti occidentali “temporaneamente” chiusi. In Europa, dopo la chiusura dello stabilimento di Marignac
(Francia) delle Pechiney, nel 2002, non
vi è più produzione di magnesio.
Lo sviluppo dell’industria cinese è stato
definito dal Metal Bulletin Monthly a
major success story: quel paese infatti,
che ancora dieci anni fa era un importatore netto, da allora è riuscito a sviluppare la sua capacità produttiva con un
ritmo sostenuto tanto che oggi gli
esperti definiscono la sua influenza sul
mercato mondiale “enorme”. In più la Cina è in grado di produrre a costi particolarmente bassi, mettendo, come si è visto, fuori mercato gran parte dei produttori occidentali. Nell’ultimo decennio il
settore si è razionalizzato: nel 1994 i
88
la metallurgia italiana
produttori erano poco meno di 600, ora
si sono ridotti a un decimo, con una capacità minima di 3.000 tonnellate annue
e con impianti economicamente efficienti. L’opera di razionalizzazione non è finita e il governo si sta adoperando per
incentivarla, con lo scopo di ridurre gli
eccessi di capacità. La maggiore tra le
imprese occidentali rimasta in attività,
la Hydro Magnesium, ha deciso di delocalizzare parte della sua produzione in
Cina dove i costi di investimento sono un
terzo di quelli correnti nei paesi occidentali, ed ha creato un impianto da 10.000
tonnellate annue a Xi’an.
Le imprese cinesi, geograficamente concentrate nella parte nord-occidentale
del paese, producono magnesio primario, lasciando le leghe ai paesi occidentali dato che le tecnologie necessarie sono molto avanzate ed altrettanto costose. La produzione cinese di magnesio
primario è destinata soprattutto all’esportazione ma gli acquirenti, siti generalmente nei paesi industrializzati, non
sono molto soddisfati della qualità delle
forniture dato che il materiale contiene
una quantità eccessiva di impurità. Tuttavia i produttori cinesi si stanno adoperando per ovviare a questo inconveniente importando minerali destinati a migliorare la qualità della carica. La purezza del metallo è un requisito essenziale
per il suo impiego nelle leghe: non mancano gli osservatori che ritengono che
una volta risolto il problema i cinesi entreranno anche in questo settore. Negli
ultimi tempi i costi di produzione cinesi
sono aumentati a causa delle più elevate
tariffe dell’energia elettrica e dei rincari
del ferro-silicio, incrementi che tuttavia,
nonostante gli sforzi fatti, i produttori
non sono riusciti a trasferire sui prezzi,
che oscillano tra i 1.720 e i 1.750 dollari
la tonnellata. La Shanxi Non Ferrous Metals Import & Export Corp., ritiene che
difficilmente l’Europa – il maggiore acquirente – possa aumentare la domanda
nel prossimo futuro. Uno dei motivi sta
nell’accresciuta offerta da parte della
Norsk Hydro Magnesgesellschaft che ha
aumentato la capacità dello stabilimento
tedesco di Bottrop dove ricicla i rottami
di magnesio provenienti soprattutto dagli scarti di produzione della pressofusione, portandola a 15.000 tonnellate
annue. La Norsk Hydro Magnesgesellschaftpossiede, che ha un analogo stabilimento a Posgrunn, in Norvegia, con
una capacità di 20.000 tonnellate annue, è il più importante produttore europeo di magnesio secondario.
Per quanto riguarda la domanda il settore automobilistico – che come si è detto
impiega il magnesio in getti – è quello
più promettente, con una crescita dei
consumi che negli ultimi dieci anni è stata mediamente del 15% l’anno. I produttori di magnesio contano che questa
tendenza possa proseguire, dato che si
calcola che il numero degli elementi in
questo metallo contenuti in una autovettura possa raddoppiare nel prossimo
decennio. In particolare contano sul fatto che la BMW ha prodotto un blocco
motore di alluminio e magnesio con buona resistenza al calore. In futuro il magnesio potrebbe sostituire totalmente
l’alluminio nelle parti di autovetture, se
il processo non fosse ritardato dale suo
costo ancora elevato. La crescita della
domanda delle leghe di magnesio è molto più contenuta: negli anni più recenti è
stata fra l’1% e il 2% l’anno.
QUOTE SOCIALI AIM 2004
Benemeriti
Sostenitori:
Ordinari
Seniores
Juniores
(quota minima)
(solo Ente)
(solo persona)
€
€
€
€
€
1.500,00
600,00
60,00
25,00
15,00
La quota dà diritto a ricevere la rivista dell’Associazione
la metallurgia italiana
Ai soci viene praticato un prezzo speciale per le quote di partecipazione
alle manifestazioni AIM e per l’acquisto delle pubblicazioni edite dall’AIM.
Per ulteriori informazioni:
AIM piazzale R. Morandi 2 - 20121 Milano, tel. 02-76021132/76397770
telefax 02-76020551 - e-mail: [email protected]