ECO DEL SANTUARIO - Santuario di Oropa

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ECO DEL SANTUARIO - Santuario di Oropa
ECO DEL
N° 1 - Gennaio/Marzo 2011 - Trimestrale - Anno CXIV- Sped. in Abb. Post. - Art. 2 - Comma 20/c - Legge 662/96 - VC
SACRE FUNZIONI
Orari Festivi
Basilica
Antica
7.30
9.00
10.30
S. Messa
S. Messa
S. Messa
Basilica
Sup.
11.45
15.15
16.30
18.15
Rosario e
Processione eucaristica
S. Messa
S. Messa
S. Messa
Orari Feriali
7.10
Basilica
Antica
Lodi
7.30
11.30
tutti i giorni
8-12
15-19
Festivo:
mezz'ora prima
della S. Messa
16.30
18.15
S. Messa S. Messa
prefestiva
S. Messa
Luglio e
Agosto
Confessioni
Basilica
Sup.
10.30
S. Messa S. Messa S. Messa
Basilica
Sup.
Basilica
Antica
9.00
Eco del Santuario di Oropa
Periodico trimestrale
Anno 114 - N°1 - 2011
Direttore Responsabile
Canonico Michele Berchi
Redazione
Santuario - 13813 Oropa (BI)
Sito internet: www.santuariodioropa.it
Autorizzazione Tribunale di Biella
n°27 del 07/09/1950
Sped. in Abb. Postale - Art. 2
Comma 20/c - Legge 662/96 - VC
Conto Corrente Postale 251132
intestato a: Canonico Rettore
Santuario di Oropa - 13813 Oropa (BI)
Stampato da Tipografia Novograf
13900 Biella (BI) - Tel. 015/401605
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SOMMARIO
La parola del Rettore
pag. 4
Alla scuola di Benedetto
pag. 7
Visita al Seminario Romano Maggiore
La voce dell’amministrazione
pag. 11
Vita del Santuario
pag. 13
Battesimi e Anniversari e
Consacrazione dei bambini
pag. 16
Ministro Bhatti
pag. 17
La primavera del mondo Arabo pag. 20
Intervista al cardinale Scola
pag. 23
Il Dio ignoto
pag. 26
Contatti (prefisso 015)
Stati vegetativi
pag. 29
Can. Rettore
Tel. 255.51.220/221 Fax 255.51.229
[email protected]
Amministrazione
Tel. 255.51.202 Fax 255.51.209
Ufficio Tecnico 255.51.205
Istituto Figlie di Maria 255.51.223
Uff. Accoglienza
Tel. 255.51.200 Fax 255.51.219
[email protected]
Uff. Offerte 255.51.222
Uff. Postale 24.55.903
Osservatorio 24.55.928
Funivie 24.55.929
Guardia notturna 335.81.83.278
Guardia medica estiva 24.55.958
Donazione Torrione
pag. 31
Recensioni:
L’isola del mondo
pag. 32
Lettere di fede
pag. 33
La famiglia che raggiunse Cristo pag. 34
Controcorrente
Offerte al Santuario
pag. 35
pag. 36
Osservatorio
pag. 39
La Parola del Rettore
Carissimi pellegrini e amici di Oropa,
questi tre mesi trascorsi dall’inizio
dell’anno sono stati così colmi di drammi e di provocazioni che risulta quasi naturale rendersi conto che questa
Quaresima non è capitata per caso, ma
è stata un aiuto provvidenziale per darne un giudizio di fede e per poter starne
davanti in un modo più umano. Mi riferisco a tragedie come quelle del Giappone e della Libia, ma anche alla valanga
staccatasi dalle nostre montagne oropensi e che ha travolto una decina di
sciatori e ucciso due di loro.
Sono rimasto molto colpito che, benché
si tratti di fatti di proporzioni incomparabilmente diversi, la valanga prima e lo
tsunami sette giorni dopo, siano state
sciagure in qualche modo accumunate
dal fatto che siano accadute proprio a
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cavallo del mercoledì delle ceneri.
Mercoledì delle ceneri, dobbiamo ammettere che questo giorno con cui l’anno
liturgico segna l’inizio della Quaresima,
spesso ci lascia un po’ spiazzati. E’ vero
che quella frase così spietata (ricordati
che sei cenere e cenere ritornerai) è stata ormai sostituita da una più pacata e
meno scomodante (convértiti e credi al
Vangelo) ma il gesto di ricevere sulla
propria testa della cenere rimane inequivocabilmente sconcertante. La chiesa non ci risparmia questa scomoda memoria, ma al contrario ci mette davanti
a una verità che, per il resto dell’anno,
cerchiamo di censurare e di negare: siamo un nulla, un nulla che un po’ di neve
o dell’acqua possono spazzare via in pochi minuti.
Ma allora: cosa c’è nell’uomo che val-
ga la pena? Che cosa resiste nel tempo?
Che cosa non è un illusione?
Questa domanda, che di fronte alle tragedie dovrebbe essere naturale e spontanea e che invece rifuggiamo sempre,
la Chiesa, con sapienza millenaria, ce
la ripropone all’inizio di ogni quaresima
nella speranza che possiamo accorgerci
della vacuità di tutte le cose e fissare il
nostro sguardo su ciò che solo resiste ad
ogni cosa.
Ma quelle stesse tragedie, che potrebbero farci rinsavire dal delirio di onnipotenza che si accumula lungo l’anno,
quasi sempre diventano occasioni per
imboccare il cammino opposto: quello
del cinismo e della accusa verso un dio
che, si dice, se esistesse, non permetterebbe tanto dolore.
Davanti a ciò, diventa molto interessante quanto scrive sagacemente il
Papa (quando ancora era solo il Cardinal Ratzinger) in un suo commento alla
via Crucis: davanti a queste tragedie le
reazioni sono spesso di due tipi. Chi si
ritrova coinvolto nel dramma, a scavare tra le macerie o a recuperare il poco
che si è salvato, guarda al Divino come
l’unica speranza, come l’unica roccia che
sia rimasta in piedi e a cui aggrapparsi;
mentre chi, la stessa tragedia, la guarda
comodamente seduto sulla propria poltrona alla televisione, normalmente porta dio in tribunale, alla barra del proprio
giudizio.
A dire il vero, c’è anche una terza possibilità, che forse risulta essere la più
frequente fra noi che, da una parte non
osiamo mettere in discussione Dio e
dall’altra non abbiamo spiegazioni convincenti da offrire: davanti a tali notizie, spesso rimaniamo semplicemente
confusi e, siccome restiamo incapaci di
vedere il nesso tra tanto dolore e la fede
che abbiamo nel Dio che preghiamo tutti i giorni, preferiamo evitare l’argomento o rifugiarci dietro a ortodossissime
spiegazioni da catechismo. Spiegazioni
che suonano così astratte e che non ci
soddisfano realmente, che non avremmo
mai il coraggio di sciorinare davanti a
coloro che stanno patendo in prima persona nella tragedia.
Ne parlavo proprio in questi mesi con
un gruppo di pellegrini proveniente dal
paese di Yara G. (tutti purtroppo conosciamo la sua tragica storia), anche loro
sconvolti da tanto insensata violenza e
misterioso dolore. Cosa vuol dire stare
davanti con fede a queste tragedie? Il
fatto che si possa scaricare la responsabilità totalmente sull’uomo (come in
quest’ultimo caso) o anche solo in parte
o per nulla, come nel caso della valanga
e dello tsunami in Giappone, sostanzialmente non cambia la questione: come
stanno insieme la violenza (della natura e dell’uomo) e Dio? Questa domanda
sembra inchiodarci e ci confonde. Perché?
Perché anche noi, come tutti, partiamo dalle idee (pur pie e religiose) e non
dall’esperienza. Siamo astratti e dialettici e crediamo che trovare il senso di
queste tragedie significhi trovarne una
spiegazione. Invece è nell’esperienza
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che siamo condotti alla verità.
Quando noi pensiamo a Dio e ne parliamo, a cosa ci riferiamo? All’idea astratta, l’idea che tutti ne hanno, all’idea che
la nostra società contrabbanda nei suoi
mezzi di informazione; ma, accidenti,
noi, forse, non lo conosciamo!? Dio si è
fatto o no conoscere da te? Non ne hai
fatto esperienza nella tua vita? Il Dio
che conosci tu, che conosciamo noi, non
è forse quel Dio che si è fatto uomo e
che, muovendo la storia è arrivato fino a
te attraverso la compagnia della Chiesa,
nei tuoi genitori, attraverso le persone
con cui ha voluto diventare presenza
fedele alla tua vita? Non è forse Colui
che ti ha “ripescato” mille volte nei tuoi
sbandamenti, che ti ha sostenuto nei
momenti difficili? Colui che ti perdona
sempre qualunque cosa tu abbia fatto?
Colui che hai riconosciuto più e più volte in quel sacerdote, in quell’amico, in
quell’occasione, in quel frangente in cui
Lui chiaramente si chinava su di te? Tu
lo conosci Dio! Lui si è fatto conoscere
da te, e tanti più anni hai e più sai di
cosa stia parlando. Vedete? Parliamo di
Dio come se non lo conoscessimo, come
se non ne avessimo fatto esperienza.
Come è facile essere come Pietro fuori
dal Sinedrio!
Certo, nessuno di noi ha spiegazioni che
risolvano il mistero del male e del dolore, ma noi che abbiamo avuto la grazia di conoscere da vicino Dio, possiamo
partire da questa certezza e siccome
Lo conosciamo, sappiamo come Lui ci
guarda, il valore che abbiamo per Lui,
non possiamo non capire e non sapere
che Lui è dalla nostra parte. Non sappiamo perché debba permettere tutto ciò
, ma di due cose possiamo essere certi
per esperienza: che Lui piange e soffre
come e più di noi e che la sua onnipo6
tenza benché non ci faccia risparmiare
niente di quella croce che Lui stesso non
ha voluto evitare, è capace di tirare fuori
il bene dal male, la vita dalla morte.
Ecco, la questione è chiara: non si tratta
di spiegazioni, dev’essere un’esperienza. Un esperienza presente. L’esperienza della Sua presenza e compagnia ora.
Non quando ero giovane, non quando
facevo parte di qualche associazione
cattolica, non quando andavo in parrocchia, ma adesso. O Gesù è una presenza
viva e sperimentabile ora in una comunità o per noi è come se non fosse mai
resuscitato.
Per questo l’augurio di una Santa Pasqua lo voglio fare a ciascuno di voi con
le parole di Benedetto XVI che, nel suo
ultimo libro, citando San Paolo nella prima lettera ai Corinti al capitolo 15 che
ci richiama dicendo che “se Cristo non
è risorto, vuota allora è la vostra fede”,
commenta: “La fede cristiana sta o cade
con la verità della testimonianza secondo cui Cristo è risorto dai morti. Se si toglie questo, si può, certo raccogliere dalla tradizione cristiana ancora una serie
di idee degne di nota su Dio e sull’uomo,
sull’essere dell’uomo e sul dover essere
– una sorta di concezione religiosa del
mondo- , ma la fede cristiana è morta.
Gesù in tal caso non è più il criterio di
misura; criterio è allora soltanto la nostra valutazione personale che sceglie
dal suo patrimonio ciò che sembra utile. E questo significa che siamo abbandonati a noi stessi, la nostra valutazione personale è l’ultima istanza. Solo se
Gesù è risorto , è avvenuto qualcosa di
veramente nuovo che cambia il mondo e
la situazione dell’uomo. Allora Egli, Gesù,
diventa il criterio, del quale ci possiamo
fidare. Poiché allora Dio si è veramente
manifestato”.
Alla scuola di Benedetto
VISITA AL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE IN OCCASIONE DELLA
FESTA DELLA MADONNA DELLA FIDUCIA (4 MARZO 2011)
Nel pomeriggio di ieri, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita al Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, Patrona dell’Istituto.
Nella Cappella Maggiore del Seminario, dopo l’indirizzo di omaggio del Rettore, il Papa ha tenuto
una lectio divina sul testo della Lettera agli Efesini (4,3), per tutti i seminaristi della diocesi di
Roma. Pubblichiamo di seguito il testo della lectio divina del Santo Padre:
Cari fratelli e sorelle,
sono molto felice di essere, almeno una volta all’anno, qui, con i miei seminaristi, con
i giovani che sono in cammino verso il sacerdozio e saranno il futuro presbiterio di
Roma. Sono felice che questo succeda ogni
anno nel giorno della Madonna della Fiducia, della Madre che ci accompagna con il
suo amore giorno per giorno e ci dà la fiducia di andare avanti verso Cristo.
“Nell’unità dello Spirito” è il tema che guida le vostre riflessioni durante questo anno
formativo. È un’espressione che si trova proprio nel passo della Lettera agli Efesini che
ci è stato proposto, là dove san Paolo esorta
i membri di quella comunità a “conservare
l’unità dello spirito” (4,3). Questo testo apre
la seconda parte della Lettera agli Efesini,
la cosiddetta parte parenetica, esortativa e
comincia con la parola “parakalo”, “vi esorto”. Ma è la stessa parola che sta anche nel
termine “Paraklitos”, quindi è un’esortazione
nella luce, nella forza dello Spirito Santo.
L’esortazione dell’Apostolo si basa sul mistero di salvezza, che aveva presentato nei
primi tre capitoli. Infatti, il nostro brano
inizia con la parola “dunque”: “Io dunque…
vi esorto…” (v. 1). Il comportamento dei cristiani è la conseguenza del dono, la realizzazione di quanto ci è donato ogni giorno. E,
tuttavia, se è semplicemente realizzazione
del dono datoci, non si tratta di un effetto
automatico, perché con Dio siamo sempre
nella realtà della libertà e perciò - poiché
la risposta, anche la realizzazione del dono
è libertà - l’Apostolo deve richiamarlo, non
può darlo per scontato. Il Battesimo, lo sappiamo, non produce automaticamente una
vita coerente: questa è frutto della volontà
e dell’impegno perseverante di collaborare
con il dono, con la Grazia ricevuta. E questo impegno costa, c’è un prezzo da pagare di persona. Forse per questo san Paolo
fa riferimento proprio qui alla sua attuale
condizione: “Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto…” (ibid.). Seguire
Cristo significa condividere la sua Passione,
la sua Croce, seguirlo fino in fondo, e questa
partecipazione alla sorte del Maestro unisce
profondamente a Lui e rafforza l’autorevolezza dell’esortazione dell’Apostolo.
Ora entriamo nel vivo della nostra meditazione, incontrando una parola che ci colpisce
in modo particolare: la parola “chiamata”,
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“vocazione”. San Paolo scrive: “comportatevi
in maniera degna della chiamata, della klesis che avete ricevuto” (ibid.). E la ripeterà
poco dopo, affermando che “…una sola è
la speranza alla quale siete stati chiamati,
quella della vostra vocazione” (v. 4). Qui, in
questo caso, si tratta della vocazione comune a tutti i cristiani, cioè della vocazione
battesimale: la chiamata ad essere di Cristo
e a vivere in Lui, nel suo corpo. Dentro questa parola è inscritta un’esperienza, risuona l’eco dell’esperienza dei primi discepoli,
quella che conosciamo dai Vangeli: quando
Gesù passò sulla riva del lago di Galilea, e
chiamò Simone e Andrea, poi Giacomo e
Giovanni (cfr Mc 1,16-20).
E prima ancora, presso il fiume Giordano,
dopo il battesimo, quando, accorgendosi
che Andrea e l’altro discepolo lo seguivano,
disse loro: “Venite e vedrete” (Gv 1,39). La
vita cristiana comincia con una chiamata e
rimane sempre una risposta, fino alla fine.
E ciò sia nella dimensione del credere, sia
in quella dell’agire: tanto la fede quanto il
comportamento del cristiano sono corrispondenza alla grazia della vocazione.
Ho parlato della chiamata dei primi apostoli, ma pensiamo con la parola “chiamata”
soprattutto alla Madre di ogni chiamata,
a Maria Santissima, l’eletta, la Chiamata
per eccellenza. L’icona dell’Annunciazione a Maria rappresenta ben di più di quel
particolare episodio evangelico, per quanto
fondamentale: contiene tutto il mistero di
Maria, tutta la sua storia, il suo essere; e al
tempo stesso parla della Chiesa, della sua
essenza di sempre; come pure di ogni singolo credente in Cristo, di ogni anima cristiana
chiamata.
A questo punto dobbiamo tenere presente
che non parliamo di persone del passato.
Dio, il Signore, ha chiamato ognuno di noi,
ognuno è chiamato con il nome suo. Dio è
così grande che ha tempo per ciascuno di
noi, conosce me, conosce ognuno di noi per
nome, personalmente. È una chiamata personale per ognuno di noi. Penso che dobbiamo meditare diverse volte questo mistero:
Dio, il Signore, ha chiamato me, chiama me,
mi conosce, aspetta la mia risposta come
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aspettava la risposta di Maria, aspettava la
risposta degli Apostoli. Dio mi chiama: questo fatto dovrebbe farci attenti alla voce di
Dio, attenti alla sua Parola, alla sua chiamata per me, per rispondere, per realizzare
questa parte della storia della salvezza per
la quale ha chiamato me. In questo testo,
poi, San Paolo ci indica qualche elemento
concreto di questa risposta con quattro parole: “umiltà”, “dolcezza”, “magnanimità”,
“sopportandovi a vicenda nell’amore”. Forse
possiamo meditare brevemente queste parole nelle quali si esprime il cammino cristiano. Ritorneremo poi alla fine, ancora una
volta, su questo.
“Umiltà”: la parola greca è “tapeinophrosyne”, la stessa parola che san Paolo usa nella
Lettera ai Filippesi quando parla del Signore,
che era Dio e si è umiliato, si è fatto “tapeinos”, è sceso fino al farsi creatura, fino al
farsi uomo, fino all’obbedienza della Croce
(cfr Fil 2,7- 8).
Umiltà, quindi, non è una parola qualunque,
una qualche modestia, qualcosa… ma è una
parola cristologica. Imitare il Dio che scende fino a me, che è così grande che si fa
mio amico, soffre per me, è morto per me.
Questa è l’umiltà da imparare, l’umiltà di
Dio. Vuol dire che dobbiamo vederci sempre
nella luce di Dio; così, nello stesso tempo,
possiamo conoscere la grandezza di essere una persona amata da Dio, ma anche la
nostra piccolezza, la nostra povertà, e così
comportarci giustamente, non come padroni, ma come servi.
Come dice san Paolo: “Noi non intendiamo
fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia” (2Cor
1,24). Essere sacerdote, ancora più che l’essere cristiano, implica questa umiltà.
“Dolcezza”: nel testo greco qui sta la parola
“praütes”, la stessa parola che appare nelle
Beatitudini: “Beati i miti perché avranno in
eredità la terra” (Mt 5,5,). E nel Libro dei Numeri, il quarto libro di Mosé, troviamo l’affermazione che Mosé era l’uomo più mite
del mondo (cfr 12,3) e, in questo senso, era
una prefigurazione di Cristo, di Gesù, che
dice di sé: “Io sono mite e umile di cuore”
(Mt 11,29). Anche questa parola, quindi,
“mite”, “dolcezza”, è una parola cristologi-
ca e implica di nuovo questo imitare Cristo.
Perché nel Battesimo siamo conformati a
Cristo, quindi dobbiamo conformarci a Cristo, trovare questo spirito dell’essere miti,
senza violenza, di convincere con l’amore e
con la bontà.
“Magnanimità”, “makrothymia” vuol dire la
generosità del cuore, non essere minimalisti
che danno solo ciò che è strettamente necessario: diamo noi stessi con tutto quello
che possiamo, e cresciamo anche noi nella
magnanimità.
“Sopportandovi nell’amore”: è un compito
di ogni giorno sopportarsi l’ un l’altro nella
propria alterità, e proprio sopportandoci con
umiltà, imparare il vero amore.
E adesso facciamo un passo avanti. Dopo
questa parola della
chiamata, segue la
dimensione ecclesiale. Abbiamo parlato
adesso della vocazione
come di una chiamata
molto personale: Dio
chiama me, conosce
me, aspetta la mia risposta personale. Ma,
nello stesso tempo, la
chiamata di Dio è una
chiamata in comunità,
è una chiamata ecclesiale, Dio ci chiama in
una comunità. E’ vero
che in questo brano
che stiamo meditando non c’è la parola
“ekklesia”, la parola “Chiesa”, ma appare tanto più la realtà.
San Paolo parla di uno Spirito e un corpo.
Lo Spirito si crea il corpo e ci unisce come
un unico corpo. E poi parla dell’unità, parla della catena dell’essere, del vincolo della pace. E con questa parola accenna alla
parola “prigioniero” dell’inizio: è sempre la
stessa parola, “io sono in catene”, “catene
ti terranno”, ma dietro sta la grande catena
invisibile, liberante dell’ amore. Noi siamo in
questo vincolo della pace che è la Chiesa, è
il grande vincolo che ci unisce con Cristo.
Forse dobbiamo anche meditare personalmente su questo punto: siamo chiamati per-
sonalmente, ma siamo chiamati in un corpo.
E questo non è una cosa astratta, ma molto
reale. In questo momento, il Seminario è il
corpo nel quale si realizza concretamente
l’essere in un cammino comune. Poi sarà la
parrocchia: accettare, sopportare, animare
tutta la parrocchia, le persone, quelle simpatiche e quelle non simpatiche, inserirsi
in questo corpo. Corpo: la Chiesa è corpo,
quindi ha strutture, ha anche realmente un
diritto e qualche volta non è così semplice
inserirsi. Certo, vogliamo la relazione personale con Dio, però il corpo spesso non ci
piace. Ma proprio così siamo in comunione
con Cristo: accettando questa corporeità
della sua Chiesa, dello Spirito, che si incarna nel corpo. E dall’altra parte, spesso forse
sentiamo il problema, la difficoltà di questa
comunità, cominciando dalla comunità concreta del Seminario fino alla grande comunità della Chiesa, con le sue istituzioni. Dobbiamo anche tenere presente che è molto
bello essere in una compagnia, camminare
in una grande compagnia di tutti i secoli,
avere amici in Cielo e in terra, e sentire la
bellezza di questo corpo, essere felici che il
Signore ci ha chiamati in un corpo e ci ha
dato amici in tutte le parti del mondo.
Ho detto che la parola “ekklesia” non c’è qui,
ma c’è la parola “corpo”, la parola “spirito”,
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la parola “vincolo” e sette volte, in questo
piccolo brano, ritorna la parola “uno”. Così
sentiamo come sta a cuore all’Apostolo
l’unità della Chiesa. E finisce con una “scala
di unità”, fino all’ Unità: Uno è Dio, il Dio di
tutti. Dio è Uno e l’unicità di Dio si esprime nella nostra comunione, perché Dio è il
Padre, il Creatore di tutti noi e perciò tutti
siamo fratelli, tutti siamo un corpo e l’unità
di Dio è la condizione, è la creazione anche
della fraternità umana, della pace. Quindi,
meditiamo anche questo mistero dell’unità e l’importanza di cercare sempre l’unità
nella comunione dell’unico Cristo, dell’unico
Dio. Ora possiamo fare un ulteriore passo
avanti. Se ci domandiamo qual è il senso
profondo di questo uso della parola “chiamata”, vediamo che essa è una delle porte
che si aprono sul mistero trinitario. Finora
abbiamo parlato del mistero della Chiesa,
dell’unico Dio, ma appare anche il mistero
trinitario. Gesù è il mediatore della chiamata del Padre che avviene nello Spirito Santo.
La vocazione cristiana non può che avere
una forma trinitaria, sia a livello di singola
persona, sia a livello di comunità ecclesiale. Il mistero della Chiesa è tutto animato
dal dinamismo dello Spirito Santo, che è
un dinamismo vocazionale in senso ampio
e perenne, a partire da Abramo, che per
primo ascoltò la chiamata di Dio e rispose
con la fede e con l’azione (cfr Gen 12,1-3);
fino all’”eccomi” di Maria, riflesso perfetto
di quello del Figlio di Dio, nel momento in
cui accoglie dal Padre la chiamata a venire
nel mondo (cfr Eb 10,5-7). Così, nel “cuore” della Chiesa – come direbbe santa Teresa di Gesù Bambino – la chiamata di ogni
singolo cristiano è un mistero trinitario: il
mistero dell’incontro con Gesù, con la Parola fatta carne, mediante la quale Dio Padre ci chiama alla comunione con Sé e per
questo ci vuole donare il suo Santo Spirito,
ed è proprio grazie allo Spirito che noi possiamo rispondere a Gesù e al Padre in modo
autentico, all’interno di una relazione reale,
filiale. Senza il soffio dello Spirito Santo la
vocazione cristiana semplicemente non si
spiega, perde la sua linfa vitale.
E finalmente l’ultimo passaggio. La forma
dell’unità secondo lo Spirito richiede, come
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avevo detto, l’imitazione di Gesù, la conformazione a Lui nella concretezza dei suoi
comportamenti. Scrive l’Apostolo, come abbiamo meditato: “Con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda
nell’amore”, e poi aggiunge che l’unità dello
spirito va conservata “per mezzo del vincolo
della pace” (Ef 4,2-3).
L’unità della Chiesa non è data da uno
“stampo” imposto dall’esterno, ma è il frutto di una concordia, di un comune impegno
di comportarsi come Gesù, in forza del suo
Spirito. C’è un commento di san Giovanni
Crisostomo a questo passo che è molto bello.
Crisostomo commenta l’immagine del “vincolo”, il “vincolo della pace”, e dice: “E’ bello
questo vincolo, con cui ci leghiamo insieme
sia gli uni con gli altri sia con Dio. Non è
una catena che ferisce. Non dà crampi alle
mani, le lascia libere, dà loro ampio spazio
e un coraggio più grande” (Omelie sull’Epistola agli Efesini 9, 4, 1-3). Troviamo qui il
paradosso evangelico: l’amore cristiano è un
vincolo, come abbiamo detto, ma un vincolo
che libera! L’immagine del vincolo, come vi
ho detto, ci riporta alla situazione di san Paolo, che è “prigioniero”, è “in vincolo”. L’Apostolo è in catene a motivo del Signore, come
Gesù stesso, si è fatto schiavo per liberarci.
Per conservare l’unità dello spirito occorre improntare il proprio comportamento a
quella umiltà, dolcezza e magnanimità che
Gesù ha testimoniato nella sua passione; bisogna avere le mani e il cuore legati da quel
vincolo d’amore che Lui stesso ha accettato
per noi, facendosi nostro servo. Questo è il
“vincolo della pace”. E dice ancora san Giovanni Crisostomo, nello stesso commento:
“Legatevi ai vostri fratelli, quelli così legati insieme nell’amore sopportano tutto con
facilità… Così egli vuole che siamo legati gli
uni agli altri, non solo per essere in pace,
non solo per essere amici, ma per essere tutti uno, un’anima sola” (ibid.).
Il testo paolino del quale abbiamo meditato
alcuni elementi, è molto ricco.
Ho potuto portare a voi solo alcuni spunti,
che affido alla vostra meditazione. E preghiamo la Vergine Maria, la Madonna della Fiducia, perché ci aiuti a camminare con
gioia nell’unità dello Spirito. Grazie!
La voce dell’Amministrazione
E’ trascorso ormai un anno dall’insediamento di questo consiglio di Amministrazione e desideriamo iniziare
un dialogo con i lettori dell’Eco del
Santuario sui temi che ci sono propri
e che, non sempre in modo evidente,
vanno ad interessare tutti i pellegrini,
i visitatori, gli ospiti del Santuario.
Iniziamo con il capire che cosa è e da
chi è composto il Consiglio: Oropa,
definita giuridicamente un “Ente laicale di culto”, fin dai secoli trascorsi,
è stata governata da un Consiglio di
Amministrazione che ha il compito
di curare la gestione del complesso
architettonico, le attività a supporto
di quella principale legata alla Spiritualità ed alle manifestazioni di Fede,
curandone anche il patrimonio costituito da tutta la proprietà dell’area
su cui è stato edificato il Santuario ,
fino alla cima delle montagne che ne
fanno corona.
Questa dotazione, comprendente alpeggi, edifici adibiti ad attività
di ristorazione, oltre al complesso
Santuariale ed alla gestione dell’accoglienza e di attività commerciali ,
aveva lo scopo di consentire il mantenimento della struttura ed il suo
costante adeguamento alle esigenze
crescenti.
Oggi questo si realizza solo in parte,
considerati i costi sempre crescenti
degli interventi, la vetustà delle costruzioni, il deterioramento dovuto
alle condizioni climatiche, le esigenze di adeguamento normativo ed il
lievitare dei costi gestionali.
Di tutto questo parleremo nel corso
di successivi appuntamenti nei quali
affronteremo le tematiche relative
11
alle esigenze del Santuario, alle necessità di manutenzione ordinaria e
straordinaria, all’intervento dei benefattori ed ai sogni che condividiamo con il rettore per un Santuario
sempre più rispondente alle attese di
chi lo frequenta.
Il Consiglio di Amministrazione, che
dura in carica cinque anni, è composto da otto membri titolari e da due
supplenti, la metà degli Amministratori è nominata dal Capitolo della
Cattedrale che sceglie fra i Canonici
della Diocesi, l’altra metà è composta da persone nominate dal Consiglio Comunale di Biella, e fra queste
è compreso, quale Membro di diritto,
il Sindaco della Città, proprio a sottolineare lo strettissimo legame fra
la Città ed il suo Santuario.
Ognuna della due componenti, religiosa e laica, nomina all’interno dei
Suoi membri, un Amministratore Delegato, ed i due Amministratori Delegati hanno il compito di realizzare
le decisioni assunte dal Consiglio e
provvedere alla gestione del complesso.
Il Consiglio si riunisce con una certa frequenza ad Oropa (abitudine,
quella di riunirsi in loco ripresa fin
dall’inizio di questa Amministrazione), sotto la Presidenza del Vescovo
di Biella. Il Presidente non ha diritto
di voto, ma non come limitazione al
Suo potere, bensi per evitare che la
più alta carica religiosa del territorio
si trovi nella necessità di “schierarsi”,
affidando, invece, alla Sua Autorità
morale la capacità di mediare alla ri12
cerca di soluzioni condivise.
I Consiglieri attualmente in carica
sono, per la parte religiosa, i Canonici Don Remo Baudrocco, Don Roberto Lunardi, Don Gianni Panigoni, Don
Gianni Sacchi, supplente il Canonico,
presidente del Capitolo, don Angelo
Bessone. I Consiglieri di parte laica
sono Il dr. Dino Gentile, Sindaco di
Biella, il dr. Giancarlo Macchetto, il
rag. Simone Mainardi, il sig. Alberto
Scicolone e, come membro supplente,
il rag. Fabrizio Soncina. Al Consiglio,
presieduto, come detto, dal Vescovo
Mons. Gabriele Mana, partecipa anche come invitato permanente il Canonico rettore, Don Michele Berchi
ed il Segretario Generale, dr. Oliviero
Girardi che ha la responsabilità operativa della gestione del Santuario.
Gli amministratori Delegati attualmente in carica sono il Canonico Don
Gianni Panigoni ed il dottor Giancarlo Macchetto.
Bene, dopo aver fatto la nostra conoscenza, ci auguriamo di poter fornire
ai lettori dell’Eco del Santuario anche qualche elemento aggiuntivo di
conoscenza e saremo lieti di cercare
di soddisfare ogni richiesta, segnalazione o suggerimento che vorrete far
pervenire all’indirizzo mail “amministratoridelegati@santuariodioropa.
it”, o postale del Santuario alla attenzione degli Amministratori.
Vita in Santuario (gennaio/febbraio/marzo 2011)
Sabato 1 gennaio: Sabato 1° gennaio: 44° Giornata della Pace; come di consueto la
Santa Messa delle 9.00 è stata celebrata dai Padri della congregazione dei Figli di
Dio.
Alle 11.00 nel Chiostro della Basilica Antica si sono dati appuntamento i motociclisti
provenienti da tutto il Biellese per la tradizionale benedizione dei loro mezzi da parte
del Rettore.
Domenica 2 gennaio: era presente in Santuario un gruppo di circa 37 giovani della
parrocchia di Gozzano (NO) guidato dal vice parroco don Federico e dal parroco don
Fabrizio Cammelli, il quale ha presieduto la Santa Messa delle 18.15.
Lunedì 3 gennaio: alle 11.00 in Basilica Antica il Rettore ha incontrato un gruppo
composto da circa 80 studenti provenienti da Imola.
Alle 19.00 il Rettore ha celebrato l’Eucarestia in Basilica Antica alla presenza degli
studenti dell’ Università Statale di Milano, che si sono trattenuti in Santuario per alcuni giorni dedicati allo studio.
Giovedì 6 gennaio: Epifania del Signore; alle 10.30 il Rettore ha celebrato la Santa
Messa alla quale hanno partecipato i Pastori delle vallate biellesi, la celebrazione è
stata animata dalla Corale della Valle Elvo.
La Corale di Bioglio ha partecipato alla celebrazione delle 16.30 eseguendo un repertorio di canti.
Venerdì 7 gennaio: era presente in Santuario un gruppo di 300 giovani “Cavalieri” di
Forlì che si è incontrato con il Rettore per prepararsi alla “promessa”.
Domenica 16 Gennaio: per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi
Celestino Allorio e Gabriella Macchetto hanno tenuto il Ritiro Spirituale.
Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Ecumenismo ed identità proprie: chiarezza, apertura, equilibrio…. o tradimento? La Parola del Signore, con particolare
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riferimento a Gv 17, e l’agire dell’uomo: reale adesione e concreta risposta? La necessità di una fedele corrispondenza!
Spirito Santo ed unità: missione, martirio ed ecumenismo.
Famiglia ed ecumenismo: aspetti etici.
Lunedì 17 gennaio: si è celebrata la 22° Giornata del dialogo tra Cattolici ed Ebrei con
una funzione in Basilica Antica condotta dal Canonico Edoardo Moro.
Martedì 18 gennaio: ha avuto inizio la settimana per l’Unità dei Cristiani. Ogni giorno
durante le celebrazioni un’intenzione era dedicata a questo avvenimento.
Sabato 22 gennaio: sono giunti a Oropa diversi gruppi di scout della Diocesi di Biella.
Sotto la guida di Padre Giovanni Gallo, hanno trascorso due piacevoli giornate tra la
preghiera e lo svago.
Sabato 29 gennaio: era in Santuario un gruppo di circa 60 persone della Fraternità
di San Giuseppe; hanno partecipato alla Santa Messa delle 18.15 celebrata dal Rettore.
Domenica 30 gennaio: il Rettore ha incontrato un gruppo della Fraternità CL proveniente da Milano; prima dell’incontro il gruppo ha partecipato all’ Eucarestia delle
16.30.
Mercoledì 2 febbraio: Festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Alle ore 10.00 si
è svolta la Processione nel chiostro della Basilica Antica e successivamente la Santa
Messa presieduta da Sua Eccellenza Mons. Mana. Molti sacerdoti hanno onorato la
festa concelebrando con il Vescovo.
Sabato 5 febbraio: era presente un gruppo di scout proveniente da Garlasco (PV); il
gruppo ha trascorso due giornate in Santuario tra preghiera e svago.
Giovedì 10 febbraio: è giunto in Santuario un folto gruppo di studenti dell’ Università
Statale di Milano delle facoltà di Agraria e Veterinaria; si sono fermati alcuni giorni
dedicandosi allo studio e alla preghiera.
Nello stesso giorno era presente un gruppo di pellegrini polacchi provenienti da Otwock guidati dal loro parroco don Wieskaio Chudzik che ha celebrato la Santa Messa
in Basilica Antica.
Venerdì 11 febbraio: Giornata mondiale del Malato e festa di Nostra Signora di Lourdes.
Era presente in Santuario un gruppo di circa 120 persone dell’Unità Pastorale di
Biandrate (NO) guidato da don Salvatore Puglisi che ha celebrato la Santa Messa alle
11.15 in Basilica Antica.
Sabato 12 febbraio: il Santuario ha accolto un pellegrinaggio proveniente da Hong
Kong; la Santa Messa è stata celebrata in lingua cinese dal loro sacerdote.
Giovedì 17 febbraio: era presente in Santuario un gruppo di studenti dell’ Università
di Farmacia di Milano; hanno pernottato per alcuni giorni dedicandosi soprattutto allo
studio e alla preghiera.
Sabato 19 febbraio: si è svolta l’ Assemblea dei gruppi OFTAL guidata dal loro Presidente Mons. Gian Paolo Angelino. Durante la loro permanenza in Santuario hanno
anche partecipato ad alcune funzioni guidate da Mons. Angelino.
Lo stesso giorno alle 11.30 in Basilica Antica il Rettore ha consacrato alla Madonna
ben 40 bambini.
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Domenica 20 febbraio: in Basilica Antica alle ore 12.00 don Giorgio Antonioli ha celebrato la Santa Messa alla presenza dei suoi pellegrini provenienti dalla parrocchia di
San Nicolò Vescovo di Bergamo.
Lunedì 21 febbraio: Mons. Francesco Ravinale, Vescovo di Asti è giunto in Santuario
già di buon mattino, accompagnato da alcuni Sacerdoti operanti nella sua Diocesi,
per un breve ritiro.
Alle 10.30 ha concelebrato con i suoi sacerdoti la Santa Messa in Basilica.
Nel tardo pomeriggio, dopo la recita del Santo Rosario, sono ripartiti alla volta di
Asti.
Sabato 5 marzo: diversi gruppi di scout e studenti universitari sono giunti in Santuario per qualche giorno, che ognuno ha dedicato alle proprie attività.
Alla sera alle ore 21.00 si è svolta la Fiaccolata della Parrocchia di Sandigliano a ricordo della Peregrinatio Mariae.
Mercoledì 9 marzo: le Ceneri; è iniziato il periodo Quaresimale, anche in Santuario ad
ogni celebrazione i sacerdoti hanno imposto le ceneri ai pellegrini presenti.
Era presente in Santuario un gruppo di circa 35 ragazzi di Legnano e Rho, che hanno
soggiornato presso la struttura di Oropa Dimensione Giovani per 4 giorni dedicati allo
studio e alla partecipazione alle funzioni religiose.
Venerdì 11 marzo: è iniziata alle ore 15.00 la celebrazione della Via Crucis in Basilica
Antica guidata dal Rettore. La celebrazione si è ripetuta per tutti i venerdì di Quaresima.
Sabato 12 marzo: si è tenuto il ritiro della Confraternita di Ns Signora di Oropa presso
la Comunità dei Figli di Dio a Vigliano B.se.
Il ritiro ha avuto inizio alle 9.00 con la celebrazione della Santa Messa, seguita dalla
1° meditazione tenuta dal Rettore.
Al pomeriggio alle 15.00 la 2° meditazione guidata da don Roberto Razzoli.
Domenica 13 marzo: ha avuto luogo il Pellegrinaggio annuale della Parrocchia del
Villaggio Lamarmora di Biella. Alle ore 11.00 si è snodata la Processione nel chiostro
della Basilica Antica, molto partecipata nonostante la neve, alla quale è seguita la
Santa Messa celebrata dal parroco don Piero Gibello.
Nello stesso giorno un folto gruppo di CL “Amici di Bottini” era presente in Santuario
per un pomeriggio di preghiera.
Sabato 19 marzo: festa di San Giuseppe; durante tutte le celebrazioni della giornata
il Santo è stato ricordato in maniera solenne.
Ha soggiornato presso la struttura O.D.G. un gruppo di giovani provenienti da Novara
guidati dal loro parroco don Sandro Mora, arrivati in Santuario per prepararsi alla
Santa Cresima.
Domenica 20 marzo: si è tenuto l’incontro del gruppo “Retrouvaille”, circa 50 persone presso la Sala Convegni del Santuario; il gruppo ha partecipato alla Santa Messa
delle 10.30 in Basilica Antica.
Nello stesso giorno era presente anche il gruppo dei Figli di Dio, che ha trascorso una
giornata di preghiera guidati da padre Serafino.
Per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi Celestino Allorio e Gabriella Macchetto hanno tenuto il Ritiro Spirituale.
La donna: grembo dell’umanità. Dignità, vocazione e missione della donna: per una
corretta interpretazione, al di là dell’usuale, del banale e del non vero. Approfondimenti.
Maria sotto la Croce: la sua corredenzione, in unione all’Offerta redentrice di Gesù
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che dà senso e significato al mistero del dolore e della morte: se ne fa carico.
Come da sempre la giornata è caratterizzata dai vari e significativi momenti, tra cui:
intensa e prolungata preghiera, intercessione, meditazione della Parola di Dio e formazione spirituale.
Sabato 26 marzo: un gruppo di parrocchiani di Cerrione, Vergnasco e Magnonevolo
guidato dal parroco don Gian Rocco Bombelli è giunto in Santuario al mattino per
passare una giornata di preghiera che si è conclusa alla sera con la fiaccolata e la
Santa Messa alle 20.30 alle quali hanno partecipato anche le parrocchie di Carisio e
Salussola accompagnate da don Lodovico Debernardi.
Domenica 27 marzo: si è tenuto il ritiro delle Fraternità CL di Biella, Magenta e Bergamo.
Battesimi, Bambini consacrati e Anniversari Matrimoni
(gennaio/febbraio/marzo 2011)
Battesimi:
Sabato 19 febbraio: Pirulli Francesco
Sabato 12 marzo: Riccardo Roviera
Bambini consacrati sabato 19 febbraio:
Pirulli Francesco Pio, Sofia Laura e Michele
Pirulli Tommaso e Marta
Cuneo Carola
Fortuna Fazzari Angelo Guglielmo e Elisa
De Paor Kian Michele
Masera Letizia
Battiston Giulia Carola e Fabio
Tudda Francesco e Giovanni
Pellin Emma
Coccia Caterina, Nicola e Benedetta
Porto Elisa, Alice, Giovanni e Lorenzo
Pilotti Marta Maria
Ferrara Rita Maria
Fasano Andrea Antonio Maria e Francesco Pierino Maria
Moncada Sergio
Millo Eleonora e Alessandra
Primiceri Elena, Luca, Maria e Bruno
Fodde Marta, Simone e Chiara
Scolaro Matteo
De Luca Vincenzo e Camilla Ida
Brignoni Pietro Luigi Maria
Anniversari di matrimonio:
Mercoledì 16 febbraio : 50° anniv. di Bozzone Costa Stefano e Graziola Irene
Domenica 20 febbraio: 30° anniv. di Racanelli Angelo e Raccon Maura
Domenica 6 marzo: 25° anniv. di Filisetti Roberto e Roberta
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Sapeva che l’avrebbero ucciso
Non ci stancheremo mai di guardare con gratitudine coloro che ci dimostrano che Cristo è
una presenza viva. Perché i martiri, con la loro morte gridano al mondo che solo in Cristo
la vi è la vita vera. I martiri cristiani non sono eroi, sono uomini la cui vita è fondata sulla
roccia, quella Roccia che salva ogni cosa e che a dispetto di ogni apparenza, non permette
che tutto finisca in cenere.
Le ultime parole del ministro Bhatti ricordate dal cardinale Jean - Louis Tauran
Si è celebrata ieri, presso il Pontificio Collegio San Pietro Apostolo, la messa di suffragio del ministro pakistano delle Minoranze
Shahbaz Bhatti, ucciso da estremisti islamici
a Islamabad. Pubblichiamo l’omelia pronunciata dal cardinale presidente del Pontificio
Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
di JEAN - LOUIS TAURAN
La Liturgia della Parola ci ha ricordato che
essere cristiani è sempre fare una scelta.
tra la luce e le tenebre, , tra la fede e la
legge, tra la vita e la morte, tra il Dio rivelato da Gesù e la sapienza umana, tra
servire e dominare. Non si tratta però solo
di ascoltare la Parola di Dio, di ricevere i
sacramenti o di acquisire una buona conoscenza. Ma Gesù domanda pure un’altra
cosa. Desidera che il «dire» sia accompagnato dal «fare». «Non chiunque mi dice
Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre mio».
Se ci accontentassimo di essere cristiani
solo sociologicamente, o peggio, cristiani
la cui vita fosse in contraddizione con ciò
che diciamo di Gesù, allora correremmo il
rischio di sentirci dire un giorno: «Via da
me, non vi conosco». Oggi abbiamo davanti a noi la vita luminosa di Shahbaz Bhatti. Aveva scelto Cristo, come salvatore, la
Chiesa come madre, ogni essere umano
come fratello. Fu coerente fino alla fine.
La sua vita fu e rimarrà per
sempre una vita immolata,
un sacrificio offerto a Dio.
Come desiderava, lo troviamo ai piedi della croce di
Gesù: «Non voglio posizioni
di potere, voglio solo un posto ai piedi di Gesù, voglio
che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto
seguendo Gesù Cristo!»
Queste parole sono così
forti che converrebbe tacere. Ma lasciamoci prendere
per mano dal nostro amico Shahbaz Bhatti.
Seguiamolo fino alla croce di Gesù. Da lì,
dice ai suoi aguzzini: «Fino al mio ultimo
respiro continuerò a seguire Gesù in questa povera umanità sofferente: i cristiani, i
bisognosi, i poveri». Poi, con lui, alziamo lo
sguardo verso il Crocifisso. E’ là che comprendiamo la profondità della perdizione
dell’uomo, il mistero di iniquità, di cui parlava Paolo, il potere del male. Ma in Gesù
crocifisso, scopriamo anche un po’ dell’immensità dell’amore divino che redime. La
croce ci rivela il volto misericordioso di
Cristo, che ci apre sempre il cammino del17
la speranza. Sant’Agostino ha immaginato un dialogo tra Gesù e il Buon Ladrone.
Sant’Agostino gli chiede: «Come hai fatto
per capire il dramma del Calvario? Hai studiato le Scritture tra i tuoi latrocini? Come
hai fatto a capire le profezie e confessare
la tua fede in Cristo in modo cosi luminoso,
proprio quando i suoi discepoli lo stavano
abbandonando?». E poi Agostino presta al
Buon Ladrone questa risposta: «No, non ho
studiato le Scritture, non ho meditato le
profezie, ma Gesù mi ha guardato e nel suo
sguardo ho capito tutto!».
Poichè, da bambino e da uomo, Shahbaz ha
fatto sì che gesù incrociasse il suo sguardo
e aprisse il suo cuore, egli non ha più avuto
alcuna paura, anzi ha avuto il coraggio di
servire i suoi fratelli cristiani e non cristiani, il proprio Paese, di offrire i suoi servizi alla Chiesa, a rischio della propria vita.
Dobbiamo rendere grazie a Dio per aver
messo sulla nostra strada quest’autentico
«martire», cioè «testimone» della fede cristiana, che ha saputo «dire» e «fare» e che
ci ricorda che nella croce si trova l’autentica speranza: la Croce ci spinge a dare la
nostra vita per i fratelli; la Croce ci ricorda
che l’amore è più forte dell’odio; la Croce
ci fa comprendere meglio che c’è più gioia
nel dare che nel ricevere; la Croce significa
che Dio è sempre più grande di noi uomini,
e soprattutto che la vita è più forte della
morte.
Se Gesù ha detto: «Nessuno mi toglie la
vita, ma sono io che la offro» (Giovanni 10,18), Shahbaz Bhatti ha potuto dire:
«Non ho più parole da dire, dedico la mia
vita a Gesù!». Non esiste un cristianesimo
senza la croce. Il messaggio evangelico disturberà sempre. Ma l’amore dei cristiani
per tutti sarà sempre luce, consolazione
e solidarietà in mezzo alla violenza. Non
mancheranno mai cristiani capaci di portare la luce del vangelo nell’umano senza
distruggerlo, ma purificandolo, come ricordava il Santo Padre giorni fa, evocando san
Francesco di Sales, il quale scrisse: «l’uomo
è la perfezione dell’universo; lo spirito è
la perfezione dell’uomo; l’amore è quella
dello spirito e la carità quella dell’amore».
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Il nostro Amico ha saputo condividere con
molti in Pakistan quest’amore cristiano che
non esclude nessuno. Se avrà esercitato un
potere, sarà stato «il potere del cuore”.
Mi vengono alla mente immagini commoventi delle due Eucarestie che ho celebrato
in Islamabad e in Lahore, nel mese di novembre scorso. La domenica 28 novembre,
il ministro Bhatti venne a salutarmi all’aeroporto di Lahore e mi disse: «So che mi
uccideranno. Offro la mia vita per Cristo e
per il dialogo interreligioso».
A tutti i nostri fratelli e sorelle cattolici
del Pakistan giunga il nostro messaggio
di comunione nella fede, la speranza e la
carità. Spesso si sentono soli, senza protezione. Aspettano molto dalla comunità
internazionale. Stamane il Santo Padre li
ha raccomandati alla preghiera di tutta la
Chiesa.
A tale Proposito, come non ricordare il 1°
gennaio il Papa invitava « i leader delle
grandi religioni del mondo e i responsabili
delle nazioni a rinnovare il loro impegno
per la promozione e la tutela della libertà
religiosa, in particolare per la difesa delle
minoranze religiose, le quali non costituiscono una minaccia contro l’identità della
maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco
arricchimento culturale. La loro difesa rappresenta la maniera ideale per consolidare lo spirito di benevolenza, di apertura e
di reciprocità con cui tutelare i diritti e le
libertà fondamentali in tutte le aree e le
religioni del mondo».
Possa Dio farci capire meglio cosa vuol dire
«dare la propria vita per i fratelli». In fondo,
il peccato, il mistero del male che sembra
dominare la scena del mondo, ha forse
molto semplicemente la funzione di dare
a Dio la gioia di perdonare, e ci sprona a
essere, sulle strade della vita dove gesù ci
precede, araldi della sua presenza, convinti
che da Lui «riceviamo adesso la riconciliazione” (cfr. Romani 5, 28), per essere a
nostra volta riconciliatori degli uomini con
Dio per mezzo della Croce.
“Testamento spirituale” di Shahbaz Bhatti
ROMA, domenica, 6 marzo 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito un “testamento spirituale” di Shahbaz Bhatti, il ministro per le minoranze religiose in Pakistan ucciso di
recente in un agguato, pubblicato in Italia nel libro “Cristiani in Pakistan. Nelle prove la
speranza” (Marcianum Press, Venezia).
Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare
la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato,
persino a rischio della mia stessa vita. La
mia risposta è sempre stata la stessa: «No,
io voglio servire Gesù da uomo comune».
Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù.
Voglio che la mia vita, il mio carattere, le
mie azioni parlino per me e dicano che sto
seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così
forte in me che mi considererei privilegiato
qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i
poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan
– Gesù volesse accettare il sacrificio della
mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui
voglio morire. Non provo alcuna paura in
questo paese.
Molte volte gli estremisti hanno cercato
di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti,
qualche anno fa, hanno persino chiesto ai
miei genitori, a mia madre e mio padre, di
dissuadermi dal continuare la mia missione
in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre
mi ha sempre incoraggiato. Io dico che,
finché avrò vita, fino all’ultimo respiro,
continuerò a servire Gesù e questa povera,
sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi,
i poveri.
Voglio dirvi che trovo molta ispirazione
nella Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del
Signore e più si rinsaldano la mia forza e
la mia determinazione. Quando rifletto sul
fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto,
che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio
per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il
cammino del Calvario. Nostro Signore ha
detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e
seguimi». I passi che più amo della Bibbia
recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato
da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze
sia Gesù a venirmi incontro.
Per cui cerco sempre d’essere d’aiuto, insieme ai miei colleghi, di portare assistenza ai
bisognosi, agli affamati, agli assetati.
19
La primavera del mondo arabo
Gesuita, professore nel Pontificio Istituto Orientale di Roma e nel Centre Sèvres (Facoltà
gesuita di teologia e Filosofia) di Parigi.
Occupa la stessa funzione nel Maqasid Institute di Beirut. È stato visiting professor
nell’Università di Graz, a Tokyo, nell’Università Al-Azhar del Cairo e nella Georgetown
University, oltre che presso il Center for Muslim-Christian Understanding di Washington,
D.C., diretto da John Esposito. Samir è autore di oltre 40 libri e di più di 500 articoli.
È consulente di numerosi uomini di Chiesa e di politici europei e vicino-orientali.
I suoi principali campi d’indagine sono: l’Oriente cristiano, l’Islam e l’integrazione dei musulmani in Europa, nonché le relazioni fra cristiani e musulmani.
Nel luglio del 2006 ha sviluppato un suo piano di pace per il Vicino Oriente. Ma soprattutto è un amico che speriamo possa essere presto ad Oropa.
La fondazione Le vie della Parola lo ha invitato, infatti, nel nostro Santuario per la fine di
maggio.
Questo articolo costituisce veramente un punto di vista nuovo e interessante che ci permette di guardare con più realismo e anche speranza a quanto sta accadendo molto vicino
a noi.
la giustizia. Le dimostrazioni sono senza violenza e odio. Occorre un esame
di coscienza dell’Europa e degli Stati
Uniti che hanno sempre appoggiato i
dittatori rimanendo ciechi verso le esigenze dei giovani di questi Paesi.
Quanto stiamo vivendo in Africa del
nord e in Medio Oriente è davvero
una primavera del mondo arabo. Tutta
questa regione sta cambiando e sta rivelando un aspetto che finora non era
manifesto: l’importanza dei giovani.
Non c’è fondamentalismo, né ideologia
anti-israeliana nelle manifestazioni in
Libia, Egitto, Tunisia, ecc… È un movimento di giovani spinti dalle strettezze economiche e da ideali quali la
democrazia, l’uguaglianza, la libertà,
20
Rivoluzione dei giovani.
Le persone che manifestano, che tengono i contatti, che diffondono le notizie sono tutti giovani sotto 30 anni. In
questi Paesi la metà della popolazione
è sotto i 30 anni. In tutti i Paesi del
Medio oriente l’età media della popolazione è fra i 29 e i 31 anni. Il desiderio
di questi giovani è di avere un lavoro, e
magari di sposarsi (ma questo suppone
avere dei soldi e perciò – ancora - un
lavoro). Le loro richieste partono dunque da esigenze terra terra. A queste
si aggiungono anche priorità di valori:
democrazia, libertà, parità, giustizia.
Questi sono i desideri di tutti i giovani del mondo, ma in quella situazione,
con la grande percentuale di giovani,
tali desideri sono divenuti una spinta
fondamentale al cambiamento.
Una seconda caratteristica è il minor
interesse per i conflitti internazionali.
In tutti questi movimenti non sono apparsi temi legati all’America, a Israele,
alla lotta dei palestinesi, alla liberazione di Gerusalemme, ecc. Per decenni
nel mondo arabo vi sono state manifestazioni così ideologizzate. Questi giovani sono invece centrati su problemi
nazionali e sociali; non testimoniano
nessuna ideologia, di destra o di sinistra. In tutti questi mesi nessuno ha
bruciato una bandiera americana o
israeliana, o ha fatto proclami in difesa dell’islam che deve dominare la
terra. Essi non vogliono ideologie, ma
realismo.
Rivoluzione di solidarietà, senza fanatismo.
Su questa linea, colpisce il fatto che
i giovani vogliano sì la religione, ma
senza fanatismo; è esclusa ogni opposizione fra gente di religioni diverse.
Nei giorni scorsi ho potuto assistere
a un raduno per la commemorazione
della morte di Rafik Hariri in Libano il
14 febbraio. La cerimonia si svolgeva
in una sala colma di centinaia di persone, grandi dignitari e gente comune, al Biel di Beirut. Sul palco prima
della commemorazione, è stata ese-
guita l’Ave Maria, cantata da una solista libanese cristiana, intrecciata con
l’appello alla preghiera musulmana,
eseguito da un cantautore islamico. Le
due voci si mescolavano in una maniera così profonda e bella, che molti si
sono messi a piangere per la commozione.
C’è perciò in questo movimento un desiderio di unità, di pace, forse un po’
idealista, ma reale. Basta vedere le
foto che abbiamo pubblicato su AsiaNews nei giorni scorsi (v. Rivoluzione
egiziana: Cristiani e Musulmani uniti).
Durante le manifestazioni in Egitto abbiamo potuto assistere a gesti anche
nuovi e inusitati, come quelle donne
che baciavano i soldati come se fossero
loro figli, perché i soldati hanno deciso
di non sparare sulla popolazione. Anche in Libia i militari si sono ammutinati, al punto che il governo ha dovuto
chiamare dei mercenari sub-sahariani.
Almeno 5 ambasciatori libici hanno
dato le dimissioni; ministri si sono dimessi; altri soldati hanno rifiutato di
bombardare alcune città.
E’ un movimento che dice no alla dittatura, una vera primavera che speriamo non vada delusa.
In questo ambito non appare mai una
religiosità formale o eccessiva. Non fa
problema che sulla piazza della liberazione ci sono dei “barbuti” (appartenenti a movimenti islamici). Ma essi
non hanno fatto blocco fra loro, e si
sono invece mescolati a tutta la folla.
Questa unità è una novità.
Rivoluzione pacifica
Un altro elemento che balza evidente è
che tutti hanno cercato di manifesta21
re e spingere al cambiamento in modo
pacifico: in Egitto soprattutto, ma anche in Bahrain, in Tunisia e un po’ anche in Libia. E’ come se il mondo arabo
aspirasse finalmente a un’era di pace.
L’elemento pacifico è risaltato anche
dal fatto che non c’è stata forte animosità contro Mubarak o contro Ben
Alì. C’è qualcosa ovviamente, ma non
vi è stata violenza. E questo indica una
volontà di fare qualcosa di bello e di
nuovo insieme.
Un elemento che mi preoccupa e sorprende è l’assenza di leader. Forse questo dipende dal fatto che questi movimenti sono fatti da giovani che non
hanno vene ideologiche o fondamentaliste. Questo è l’aspetto rischioso
del movimento, che magari in futuro
potrebbe essere sottomesso o soffocato da qualche leader indegno del loro
slancio.
D’altra parte questi movimenti ricordano quelli dell’89 nell’Europa dell’Est.
Anche lì vi è stato un effetto domino
per cui i regimi sono caduti uno ad uno
senza colpo ferire. Questa impressione
generale mi dà una certa sicurezza che
i giovani non saranno manipolati da
movimenti estremisti religiosi o ideologici.
E l’Europa?
Se guardiamo poi all’occidente, ciò che
più stupisce è che tutti i governi europei confessano che questi cambiamenti sono accaduti in modo inaspettato. Come è possibile che l’Europa,
che ha così tanti rapporti economici
con questi Paesi, non si sia mai accorta
di nessun segnale? Forse l’Europa, nei
rapporti con queste regioni, si interes22
sava solo ai propri investimenti. Questa insensibilità o cecità è una lacuna
sorprendente.
Girano anche molte interpretazioni secondo cui questi stravolgimenti sono
tutti orchestrati dall’America, che vuole in tal modo riaffermare il suo potere dal Marocco fino al Kuwait, ridisegnando la leadership di questi Paesi
e controllando tutte le risorse petrolifere della regione. A me sembra che
questa visione conceda agli Stati Uniti
un ruolo da superpotenza manipolatrice che non ha.
Invece, a questo punto, il compito
dell’Europa è di aiutare senza intromettersi. La gente non vuole ingerenze
esterne nella loro politica. Ma ha bisogno nello stesso tempo di essere sostenuta. Queste rivolte hanno causato
forti disastri economici: lunghi scioperi, distruzioni, miseria. Sarebbe bene
tendere la mano e aiutare a risolvere
questi problemi.
D’altra parte è tempo che l’Europa
approfitti di questa nuova situazione
per fare un esame di coscienza. Cosa
abbiamo fatto con questi regimi? Di
fatto, li abbiamo sostenuti. La Francia
con la Tunisia, l’Italia con la Libia, gli
Stati Uniti con l’Egitto: in un modo o
in un altro questi Paesi hanno avuto
degli sponsor occidentali. Quanto sta
succedendo è un invito all’Europa a
verificare gli appoggi che dà a questi
regimi, per rendere in futuro più positivo l’apporto europeo verso gli altri
Paesi.
Da AsiaNews, 24 febbraio 2011
Scola: così Libia e Nord Africa possono “rifare” l’Europa
Intervista al Cardinale Angelo Scola
lunedì 28 marzo 2011
Sempre a proposito di Realismo, pubblichiamo qui un interessantissima intervista
al Card. Scola, patriarca di Venezia.
“Noi europei siamo vittime di una forte presunzione”, dice il Cardinale, riferendosi
a quell’atteggiamento con cui spesso affrontiamo problemi complessi e delicati
senza che nemmeno ci sfiori il dubbio che, forse, invece che fare proclami e dedurre da principi, dovremmo umilmente metterci alla scuola di chi vive in prima
persona certe realtà.
terre. E non esistono solo le
pur importantissime istanze
di partecipazione e di democrazia, ma anche le trasformazioni dell’islam. Una
sfida nel quale si giocano i
contorni spirituali dell’identità europea, e in particolare
dell’Italia, cerniera tra nord
e sud del mondo.
All’Angelus di ieri Benedetto XVI ha rivolto
un appello «a quanti hanno responsabilità
politiche e militari, per l’immediato avvio di
un dialogo, che sospenda l’uso delle armi».
«Che la pace ritorni al più presto per quelle
popolazioni e si fermino tragedie ulteriori
- dice a ilsussidiario.net il cardinale Angelo
Scola, Patriarca di Venezia -, significa ridire
con forza che ogni morto è di troppo. La
pace però non è un automatismo utopistico, occorre costruirla ogni giorno nella
realtà». «Noi europei - spiega ancora Scola
- siamo vittime di una forte presunzione.
Pensiamo di saper valutare e risolvere i
problemi senza prendere in considerazione
la testimonianza di chi vive in queste situazioni». A cominciare dai cristiani di quelle
«Chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto
sulla Libia e sull’intera
regione nord africana», aveva già detto
Benedetto XVI all’Angelus di domenica
20 marzo. Che senso può avere parlare di pace quando la politica rivendica
un’azione diretta a salvare le popolazioni
dalla tirannia?
Parlare di pace in queste circostanze significa ovviamente esigere che la violenza
delle armi, anche in questo caso, finisca e
ceda il posto alla trattativa. Che la pace
ritorni al più presto per quelle popolazioni
e si fermino tragedie ulteriori, significa ridire con forza che ogni morto è di troppo.
La pace però non è un automatismo utopistico, occorre costruirla ogni giorno nella
realtà. Per questo, per ottenere la pace, la
23
le vicende che riguardano la crisi libica,
vediamo che tutto il Mediterraneo - a
partire dagli attentati contro i cristiani
della fine dell’anno scorso, poi con la crisi
egiziana, etc. - vive una fase di instabilità
senza precedenti. Che cosa sta cambiando?
Io credo che, come sempre nelle vicende
umane, è solo nel tempo che un processo, per giunta così esplosivo e complesso,
può essere compreso. Dobbiamo avere la
pazienza di lasciare che tutti i fattori vengano a galla. Certamente non si può sottovalutare l’energica domanda di libertà,
di dignità di vita, di democrazia, di lavoro
che emerge da questi movimenti, ma ci
sono altri aspetti che ancora non riusciamo a vedere e dovremo, invece, con molta
cura cercare di capire. Per esempio: quale
evoluzione potranno avere i diversi Islam a
partire da questi fatti? Nello stesso tempo
avanza quel processo che io chiamo “meticciato di civiltà e culture”: un processo
storico, che tiene dentro una parte di violenza, una parte di imprevedibile ed anche
di speranza, che non chiede il permesso
di accadere, ma che noi possiamo almeno
tentare di accompagnare, di governare.
Quanto la preoccupa la situazione dei
cristiani in Medio Oriente? Si può ancora
parlare - data la loro esiguità di presenza - di un loro particolare «compito» a
fronte di queste circostanze?
La situazione dei nostri fratelli cristiani in
Medio ed Estremo Oriente è assai dolorosa. Non possiamo permetterci di restare
passivi, di non ascoltare la loro voce e il
loro grido di aiuto. La Chiesa veneziana, nel
percorso della Visita pastorale che ha investito tutta la diocesi, ha potuto collaborare
con due persone straordinarie come il vescovo Luigi Padovese, assassinato in Turchia, e Shahbaz Bhatti, il ministro cristiano
vittima di un recente attentato in Pakistan.
La loro testimonianza ci costringe ad agi24
preghiera si pone, contro ogni scetticismo,
come strumento efficace.
A ben vedere nemmeno le leve della realpolitik sembrano in grado di rispondere
bene ai comandi. Questo da cosa dipende? Da una carenza di «strategia» o da
un deficit culturale o di lungimiranza di
altro tipo?
Io non sono un esperto, quello che posso
rilevare è che spesso noi europei siamo vittime di una forte presunzione. Pensiamo di
saper valutare e risolvere i problemi senza
prendere i considerazione la testimonianza di chi vive in queste situazioni. Questo
ci impedisce sovente di considerare tutti i
fattori in campo. Molti collaboratori di Oasis che vivono sul posto ci invitano in questi
giorni a porre precisi distinguo: la situazione del Nord Africa è diversa da quella del
Medio Oriente, anche se le due aree sono
in ebollizione. Quello che sta accadendo è
un fenomeno in larga parte inatteso o non
previsto in questi termini, ma ha connotati
assai diversi da Paese a Paese: la Libia non
è l’Egitto, conosciamo molto poco della Libia, così com’è radicalmente diverso quanto è accaduto a Tunisi. E ancora diverso è
ciò che sta avvenendo in Siria.
E nello specifico, della Libia, Eminenza,
cosa pensa?
Per l’attuale guerra in Libia vorrei ricordare
il parere del card. Angelo Bagnasco, espressione di tutti noi vescovi italiani. Mi sembra un giudizio realistico: non si può stare
fermi quando sono a rischio molte vite e
la società civile. Ciò che diventa complesso
da capire è poi in che cosa debba consistere questo intervento. Allora diviene irrinunciabile ascoltare molto attentamente
la voce di persone come il vescovo di Tripoli che è lì da anni e conosce la situazione
dall’interno.
Se ci allontaniamo per un attimo dal-
re per la libertà minacciata della Chiesa in
certi paesi a maggioranza musulmana. Il
loro martirio ci documenta cosa significa
vivere autenticamente da cristiani, cioè
vivere del desiderio di seguire Gesù, di trovare un posto - come scrisse Bhatti nel suo
testamento spirituale - ai piedi della sua
croce per partecipare della sua risurrezione.
Tutti o quasi sono d’accordo nel riconoscere che una grande emergenza umanitaria è alle porte. Che cosa devono fare la
politica e la società per essere all’altezza
del compito?
Un conto è l’impeto di accoglienza, che
dev’essere immediata verso chi si trova in
una situazione di difficoltà così pesante.
Un conto è la politica che deve essere ordinata ed organica anche in un caso di grave
emergenza come questo. Il problema è assumersi tutti una corresponsabilità, tutta
l’Europa è chiamata a giocarsi in questa
situazione. Il nostro Paese deve predisporsi
ad affrontare con realismo il fatto che si
stanno presentando alle nostre porte decine di migliaia di persone. Certo, occorre
tenere desto e lungimirante lo sguardo: le
tragedie che segnano il Nord Africa e più
in generale l’inizio del terzo millennio sono
una provocazione formidabile della Provvidenza a pensare l’uomo del futuro. Che
uomo vogliamo essere? Un io-in-relazione? Oppure un uomo che, certo, può avere
a disposizione mezzi tecnoscientifici strabilianti, ma tende a fossilizzarsi in un’identità individuale e quindi ad involversi?
Secondo lei questa crisi in atto sta anche
«misurando» l’unità europea?
Questo travaglio sta mostrando che l’Europa non può essere tenuta insieme solo dal
cemento dell’euro, ma necessita di un’identità chiara, di una politica estera ed economica solida e di ampio respiro. Ma ciò sarà
impossibile, lo ripeto, senza che uomini e
popoli europei rispondano ad un grande
quesito: “Chi vuol essere l’uomo del terzo
millennio?” Forse la tragedia dell’arrivo di
moltissimi uomini e donne dall’Africa, se
saremo tutti più generosi, potrà provocatoriamente rappresentare un collante per
la costruzione di un’Europa pacifica perché
capace di aprirsi, con intelligente disponibilità, a chi è nel bisogno. Un’Europa che
diventi espressione tangibile di quella condivisione tra i popoli indispensabile per il
presente e il futuro e che noi, europei un
po’ impagliati e seduti, ancora non siamo
stati capaci di rendere progetto stabile di
vita buona.
Lei, fin dall’inizio del suo mandato, ha
centrato la sua missione di pastore sull’essere la Chiesa di Venezia ponte di dialogo
tra oriente e occidente. Esiste una missione particolare che essa può svolgere in
questo preciso momento storico?
Proprio in questo tempo, in cui in tutto il
Nordest ci stiamo preparando ad accogliere l’ormai imminente visita del Santo Padre ad Aquileia e Venezia, stiamo aprendo
gli occhi su una nuova sfida che attende
Venezia e il Nordest intero: ritrovare l’originaria funzione di cerniera tra popoli e
culture, ma non più solo tra l’Est e l’Ovest,
ma anche tra il Nord e il Sud del mondo.
Guardando alla carta geografica dell’area,
balza all’occhio come l’Adriatico sia il vertice del Mediterraneo che qui, nelle nostre
terre, entra nel cuore della vecchia Europa. Le circostanze ci stanno invitando a
interrogarci su quale potrà essere questo
necessario, “nuovo” Nordest, che come ai
tempi dello splendore di Aquileia, da cui
nacquero ben 57 Chiese, potrà ricomprendere Croazia, Slovenia, Austria, Baviera,
parte dell’Ungheria. In una parola le regioni dell’Alpe Adria.
25
INTROVIGNE: «Non credenti, pregate il Dio ignoto»
La Rassegna Stampa di Rosa
Pubblicato il 29 marzo 2011 da Lugopress
Sarebbe troppo lungo scrivere chi è Introvigne, per l’imponente mole di incarichi, riconoscimenti, pubblicazioni che lo riguardano, per non parlare delle associazioni, fondazioni,
organismi di vario genere che presiede o di cui è membro.
E’ sicuramente uno degli uomini più sapienti sulle realtà religiose attuali. Pubblichiamo
questo suo articolo perché ci aiuti a rimanere attenti a quanto nella Chiesa sta nascendo
per impulso di Benedetto XVI e che costituisce un concreto segno di speranza e un’indicazione di metodo per chi sa che Cristo, presente e vivo nella storia oggi, non ha rinunciato
a trovare nuove vie e nuovi linguaggi per incontrare tutti gli uomini, anche lì dove sembra
vincere il rifiuto di Dio.
di Massimo Introvigne
Dell’iniziativa del Cortile dei gentili organizzata dal cardinale Ravasi e appena
conclusa a Parigi si parla in questi giorni
soprattutto per gli interventi di due ex-maoisti, uno convertito al cattolicesimo, il filosofo Fabrice Hadjadi, che ha pronunciato
una dura condanna dell’eugenetica e della
cultura di morte eutanasica, e una non convertita ma affascinata dal cristianesimo, la
semiologa Julia Kristeva. Vale la pena però
di riflettere sul significato globale dell’iniziativa.
Nel Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, del 21 dicembre 2009, Benedetto XVI aveva lanciato
l’idea di un nuovo «Cortile dei gentili», con
riferimento all’episodio evangelico dove
Gesù caccia i mercanti dal cortile esterno
26
del Tempio. Questo cortile – come il Papa ha
spiegato anche in Gesù di Nazaret. Seconda
parte – era stato occupato abusivamente
dai mercanti. Era infatti uno spazio riservato ai gentili, ai non Ebrei, che non potevano
entrare nel Tempio ma che – incuriositi dalla religione d’Israele – da fuori ne seguivano
i riti. I gentili del Cortile, spiegava il Papa in
quel discorso del 2009, sono «persone che
conoscono Dio, per così dire, soltanto da
lontano; che sono scontente con i loro dèi,
riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande,
anche se Dio rimane per loro il “Dio ignoto”
(cfr. At 17,23). Essi dovevano poter pregare
il Dio ignoto e così tuttavia essere in relazione con il Dio vero, anche se in mezzo
ad oscurità di vario genere». Prima ancora
della fondazione della Chiesa, con la sua
apertura universale, già il popolo dell’Antico Testamento riserva almeno un cortile
esterno del Tempio a persone immerse nel
contatto con «dèi, riti, miti» che non sono il
vero Dio né la vera adorazione, e che quindi
li lasciano insoddisfatti e in ricerca.
Oggi la situazione non è cambiata. «Dèi,
riti, miti» diversi dal Dio cristiano abbondano, anzi si moltiplicano. Non si tratta solo
delle altre religioni ma anche di idoli come
la scienza, il denaro, il sesso, il potere: i veri
dèi alternativi del nostro tempo. Non mancano neppure i mercanti del Tempio, che
profittano di questa situazione per trarne
profitti non sempre onesti.
Che fare, allora? «Io penso — confidava il
Papa nel 2009 — che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di “cortile dei gentili” dove gli uomini possano in una qualche
maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al
suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni
deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo
con coloro per i quali la religione è una cosa
estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che,
tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno
come Sconosciuto». Questa iniziativa, dopo
un esordio a Bologna, ha ora appunto preso
corpo a Parigi con un convegno di due giorni organizzato dal Pontificio Consiglio per
la Cultura, cui hanno partecipato – accanto
ai credenti – intellettuali non credenti in
qualche modo incuriositi, come gli antichi
gentili, dal fenomeno religioso e dal cristianesimo.
Naturalmente, solo il tempo potrà pronunciarsi sull’efficacia di queste e simili
iniziative. Alcuni dei raffinati intellettuali
che hanno partecipato all’incontro di Parigi
– tra cui Julia Kristeva – si sono affrettati
a spiegare ai giornali che certo, la religione
li interessa, ma atei sono e atei vogliono rimanere. Ma un aspetto di grande interesse
della due giorni parigina è stata la partecipazione di giovani, molti dei quali hanno
confidato ai giornalisti – francesi, perché i
grandi giornali italiani come al solito hanno
dedicato ben poco spazio a un evento organizzato dalla Chiesa Cattolica – di sentirsi
anche loro «gentili», non credenti in ricerca
di «qualcosa».
Benedetto XVI con il videomessaggio
trasmesso sul sagrato della cattedrale di
Notre-Dame che il 25 marzo ha concluso
la due giorni proprio ai giovani ha scelto di
rivolgersi. A loro ha ricordato ancora una
volta che cos’era il Cortile dei gentili, «quello spazio aperto sulla vasta spianata vicino
al Tempio di Gerusalemme, che permetteva
a tutti coloro che non condividevano la fede
di Israele di avvicinarsi al Tempio e di interrogarsi sulla religione. In quel luogo, essi
potevano incontrare degli scribi, parlare
della fede ed anche pregare il Dio ignoto».
C’è però una differenza fra quanto poteva
accadere prima e dopo la venuta di Gesù.
«Se, all’epoca, il Cortile era allo stesso tempo un luogo di esclusione, poiché i “Gentili”
non avevano il diritto di entrare nello spazio
sacro, Cristo Gesù è venuto per “abbattere
il muro di separazione che divideva” ebrei
e gentili”», riunendoli nella proposta di
un’unica Chiesa.
Il Papa sa che i giovani oggi si avvicinano
spesso alla Chiesa partendo dalla bellezza
e dall’arte, e li ha dunque invitati a contemplare per prima cosa «questo magnifico
capolavoro della cultura religiosa francese,
Notre-Dame di Parigi». Con i nuovi Gentili
il dialogo del Papa è partito poi dai «grandi
interrogativi dell’esistenza umana». Molti
– la maggioranza tra i giovani in Francia,
secondo i sociologi – «riconoscono di non
appartenere ad alcuna religione», eppure
hanno nel loro cuore l’aspirazione a «un
mondo nuovo e più libero, più giusto e più
solidale, più pacifico e più felice». Da questa
esigenza i giovani non credenti sono spinti a
guardare con attenzione «i credenti, esigendo da loro, in particolare, la testimonianza
di una vita che sia coerente con ciò che essi
professano e rifiutando qualsiasi deviazione
della religione che la renda disumana».
E quale dev’essere la risposta adeguata dei
giovani credenti, che pure sono una minoranza? Dovete, ha detto il Papa, «dire ai vostri amici che questo tesoro racchiuso in voi
merita una condivisione, un interrogativo,
una riflessione. La questione di Dio non è
un pericolo per la società, essa non mette in
pericolo la vita umana! La questione di Dio
non deve essere assente dai grandi interrogativi del nostro tempo».
La Francia, ha aggiunto Benedetto XVI, si
caratterizza per la laicità e per il frequente riferimento al motto della Rivoluzione
francese: libertà, uguaglianza, fraternità. Il
Papa è tornato sulla distinzione, che aveva
proposto nel viaggio in Francia del 2008,
tra sana laicità e laicismo. «Le religioni –
ha detto – non possono aver paura di una
laicità giusta, di una laicità aperta che permette a ciascuno di vivere ciò che crede,
secondo la propria coscienza». Quanto al
motto che la Repubblica francese ha assunto come proprio, ovunque nel mondo esso
è credibile solo se rispetta i diritti dei credenti accanto a quelli dei non credenti. «Se
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si tratta di costruire un mondo di libertà, di
uguaglianza e di fraternità, credenti e non
credenti devono sentirsi liberi di essere tali,
eguali nei loro diritti a vivere la propria vita
personale e comunitaria restando fedeli alla
proprie convinzioni, e devono essere fratelli
tra loro».
Il Papa ha ripetuto ai giovani due punti
cruciali del suo Magistero. Il primo è che
occorre comprendere come solo «l’incontro
tra la realtà della fede e quella della ragione permetta all’uomo di trovare se stesso».
Questo incontro è diventato difficile, perché
al posto della ragione orientata al vero oggi
domina una ragione strumentale orientata
all’utile: «troppo spesso la ragione si piega
alla pressione degli interessi e all’attrattiva
dell’utilità, costretta a riconoscere quest’ultima come criterio ultimo. La ricerca della
verità non è facile. E se ciascuno è chiamato
a decidersi, con coraggio, a favore della verità, è perché non esistono scorciatoie verso
la felicità e la bellezza di una vita compiuta».
Il secondo punto è che se da una parte
occorre riaffermare come in linea di diritto
le verità e i valori che la ragione è in grado
di riconoscere sono universali – dunque accessibili anche ai non credenti –, in linea di
fatto in un mondo sempre segnato dal peccato originale e oggi confuso dalla dittatura
del relativismo scoprire e difendere le verità naturali senza fondarle in Dio e in Gesù
Cristo è difficile. La vera fraternità oggi di
fatto fiorisce soltanto «riconoscendo che
solo Dio, in Cristo, ci libera interiormente e
ci dona la possibilità di incontrarci davvero
come fratelli».
Quanto alla libertà, non è forse azzardato
mettere in relazione due discorsi che il Papa
ha tenuto lo stesso giorno, ricordando che
nella mattinata del 25 marzo, ricevendo i
partecipanti al Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica, Benedetto XVI ha mostrato nella confessione sacramentale cattolica l’elemento decisivo di
una pedagogia della libertà, e uno dei pochi
luoghi dove tante persone che chiedono di
essere ascoltate possono oggi trovare chi li
ascolta. I confessionali sono davvero luoghi
«nei quali la libertà personale e la consapevolezza di sé sono chiamate ad esprimersi
28
in modo particolarmente evidente. È forse
anche per questo che, in un’epoca di relativismo e di conseguente attenuata consapevolezza del proprio essere, risulta indebolita anche la pratica sacramentale. «Nel
nostro tempo caratterizzato dal rumore,
dalla distrazione e dalla solitudine, il colloquio del penitente con il confessore può
rappresentare una delle poche, se non l’unica occasione per essere ascoltati davvero e
in profondità». Occorrerebbe anche essere
consapevoli che «l’esame di coscienza ha un
importante valore pedagogico: esso educa a
guardare con sincerità alla propria esistenza, a confrontarla con la verità del Vangelo
e a valutarla con parametri non soltanto
umani, ma mutuati dalla divina Rivelazione. Il confronto con i Comandamenti, con
le Beatitudini e, soprattutto, con il Precetto dell’amore, costituisce la prima grande
“scuola penitenziale”».
E tuttavia questa consapevolezza è un
punto di arrivo, non di partenza. Giovani credenti e non credenti, ha spiegato il
Papa nel videomessaggio alla folla di Parigi, possono anzitutto insieme cominciare
a «rispettare, aiutare ed amare ogni essere
umano, poiché esso è una creatura di Dio e
in un certo modo la strada che conduce a
Lui», senza dimenticare «coloro che vivono
in povertà o in solitudine, coloro che soffrono per la disoccupazione, che attraversano
la malattia o che si sentono ai margini della
società».
I non credenti sono infine convocati all’antica «preghiera al Dio Ignoto. Cari
giovani non credenti, unendovi a coloro
che stanno pregando all’interno di NotreDame, in questo giorno dell’Annunciazione
del Signore, aprite i vostri cuori ai testi sacri, lasciatevi interpellare dalla bellezza dei
canti e, se lo volete davvero, lasciate che i
sentimenti racchiusi in voi si elevino verso
il Dio Ignoto». «Il Dio che i credenti imparano a conoscere vi invita a scoprirLo e vivere
di Lui sempre più. Non abbiate paura! Sulla strada che percorrete insieme verso un
mondo nuovo, siate cercatori dell’Assoluto
e cercatori di Dio, anche voi per i quali Dio
è il Dio Ignoto. E che Colui che ama tutti e
ciascuno di voi vi benedica e vi protegga».
Stati vegetativi: un casco «dipinge» i loro pensieri
Cercando di non rimanere succubi della potenza dei mass media, pubblichiamo questo
incredibile articolo apparso su Avvenire, che getta un’interessante luce su dei temi che
sembrano essere appannaggio di coloro che, invece di partire dalla realtà e dall’esperienza, calano i loro principi di morte, proprio su coloro che hanno più bisogno di essere difesi.
Lucia Bellaspiga, che è già venuta ad Oropa per accompagnare e presentare Margherita Coletta (la vedova del Carabiniere di Nassirya), è una giornalista attenta e che non si
lascia certo intimorire dalla cultura di morte di cui noi tutti siamo un po’ succubi.
Al Don Orione di Bergamo la tecnologia dei caccia americani rivela volontà ed emozioni
nei pazienti creduti «irrecuperabili»
Lucia Bellaspiga
Un caccia americano di ultima generazione sfreccia nel cielo. All’improvviso «sente»
che il suo pilota è svenuto e inizia ad autoguidarsi. Come sa l’apparecchio che l’uomo
ha perso i sensi? Sul casco del pilota, nella tuta e nell’impugnatura dei comandi ci
sono sensori in grado di captare la coscienza... Solo fantascienza? No, una tecnologia
già in uso da tempo, basata sul fatto che il
nostro cervello quando pensa, cioè quando
appunto ha coscienza , emette un segnale
elettrico con delle frequenze, e i moderni
sensori sanno leggere tali impulsi neuronali, in pratica «vedono» il pensiero prima
che si traduca in azione. Quali enorme
sorprese si potrebbero avere, allora, se un
analogo caschetto venisse posto sulla testa delle persone in «stato vegetativo», cioè
- secondo la diagnosi - del tutto «prive di
coscienza e incapaci di qualsiasi relazione
col mondo esterno»?
«Lo abbiamo chiamato “Elu1” (pronunciato all’inglese eluàn) perchè è un software
ideato proprio nei giorni del caso Englaro
- spiega l’ingegnere Daniele Salpietro, da
mesi impegnato tra i 24 stati vegetativi ricoverati al Centro Don Orione di Bergamo,
proprio per provare a ricostruire un «dialogo» tra i pazienti e i loro cari -. Ai caschetti
ormai in uso nei videogiochi dei ragazzi ho
applicato un amplificatore cerebrale che
moltiplica di un milione di volte gli impulsi
neuronali, in modo da poter captare anche
i minimi “spifferi” di volontà, e ho colle-
gato il tutto al monitor di un computer...».
Gli esperimenti che conduce davanti a noi
parlano più di mille parole.
«Dite ad Aldo che io sono felice»
«Cristina se mi senti muovi gli occhi”, ordinava in passato l’ingegnere alla donna,
che secondo la diagnosi era i uno «stato
vegetativo irreversibile». E Cristina infatti
non faceva nulla: non un battito di ciglia,
non un’espressione diversa, nemmeno un
lamento. «Ma con il caschetto che misura
la volontà, ogni volta che le davo questo
ordine vedevo schizzare a mille il segnale
sul monitor. In pratca sentiva e desiderava pure obbedire, il problema quindi non
era la coscienza, ma solo la possibilità di
tradurla in movimento». Una situazione
già raccontata da tanti “risvegliati” (il caso
più noto quello di Max Tresoldi, uscito da
10 anni di “sonno” e testimone oggi del
fatto che «coglievo tutto ma non riuscivo
a dirvelo»), e una scoperta che apre nuove voragini nella conoscenza del cervello
e degli stati vegetativi. «Il fatto di sentirsi
capita ha cambiato la vita di Cristina, che
ha preso a reagire, e quella di suo marito
Aldo, perchè il parente è affranto quando
per anni non sa se la persona amata coglie
qualcosa o è del tutto inerte». Così Cristina ha cominciato a “uscire” ed è passata
a quello che la medicina chiama “stato
di minima coscienza”, fino addirittura a
riuscire a parlare: «Dite ad Aldo che sono
felice», sono le prime parole che ha detto.
«Nessun miracolo e nessuna falsa speran29
za - chiarisce Salpietro - l’Elu1 misura la
volontà, non guarisce nulla, ma in questo
modo abbiamo potuto rilevare con grande anticipo che lei «c’era» e la paziente ha
avuto la spinta per dare il tutto per tutto».
90 euro e ti compri il futuro
Cosa che certo non avviene nei tanti reparti o nelle stanzette solitarie in cui migliaia
di “stati vegetativi” in Italia attendono il
nulla, mentre spesso anche i medici non
si pongono più domande, considerandoli
persi in partenza. Chissà quante volte sono
invece persone che pensano, e la nostra incomprensione del loro muto “linguaggio”
dev’essere il più feroce dei tormenti. «Tantissimi di loro sono stati definiti “vegetativi” magari dieci anni fa e nessuno li ha più
rivisitati - spiega l’ingegnere -. Non dico di
fare a tutti una Risonanza magnetica funzionale, esame raffinatissimo e molto costoso che dal 2006 “fotografa” a colori le
attività del cervello, ma ormai con solo 90
euro si può costruire un casco come quello
dei caccia americani o dei videogiochi più
moderni», quelli con cui puoi fare la partita a tennis o guidare le macchine da corsa
senza muovere un dito né premere un pulsante, solo con gli impulsi del cervello. «Nel
2008 chiesi al padre di Eluana di poter fare
l’esperimento sulla figlia, di valutare cioè il
suo grado di coscienza, ma non mi rispose.
Certo che dagli indizi che abbiamo avrebbe
dato risposte sorprendenti: una notte chiamò persino “mamma”, mentre il suo respiro
cambiava all’udire le diverse voci e davanti
a più testimoni alcune volte ha sorriso».
L’effetto parente
Già da tempo a livello internazionale si
è accertato che per il 40% dei cosiddetti
“stati vegetativi” la diagnosi è sbagliata. E
il motivo è un errore di metodo: «In persone
paralizzate o incapaci di inviare i comandi
dal cervello agli arti, è assurdo usare come
parametro il movimento - spiega l’esperto
-. Invece è la loro volontà che va accertata.
Ciò che conta è se, al nostro comando, il
loro cervello invia l’ordine di fare una cosa,
indipendentemente da fatto che poi la rie30
scano a fare davvero». E’ importante inoltre
sapere che in ciascuno di noi tra l’impulso
cerebrale di volontà e il movimento passa
sempre un tempo minimo, «dunque ancor
più negli stati vegetativi l’azione richiesta
può avvenire minuti dopo, o addirittura
ore, quando ormai il medico è uscito dalla stanza...». Ecco allora l’importanza del
parente, «l’unico che osserva per giorni
e notti, per mesi e anni, e, nonostante il
neurologo parli di “coscienza zero”, rileva
quei piccoli immensi segnali di vita lasciati
inascoltati dalla scienza».
La partita a ping pong
Segnali di vita come quelli che abbiamo visto al Don Orione di Bergamo, leggendo sul
monitor le forti reazioni emotive mentre il
volto dello stesso paziente resta immobile e inespressivo. Cosi Domenico prende a
“obbedire” solo quando gli ordini partono
dalla voce della sorella, in dialetto bergamasco: il segnale sul video schizza in alto
e, dopo una settimana, l’uomo ha già imparato a chiudere gli occhi su comando. E
così Loredana (dismessa da un centro specialistico come “priva di coscienza”) quando le si avvicina improvvisamente la mano
agli occhi non fa una piega, ma sul monitor
rivela senza dubbio una rapida “risposta
alla minaccia”: gli occhi non li chiude, ma
ha la volontà di farlo. O così Mauro - complice la moglie che gli legge Fantozzi - si
rilassa fino a sorridere. «Spesso i pazienti
all’inizio non collaborano, perchè non vogliono - spiega Salpietro -, ma l’insistenza
di u marito, di un genitore o d un figlio
fanno miracoli». Molti poi ci prendono gusto e imparano rapidamente, qualcuno addirittura sul quel monitor riesce “muovere”
col pensiero le racchette e a fare una partita a ping pong. Con viso inerte e sguardo
fisso nel nulla. «Quando è così, riprendono
in qualche modo possesso di sé... Ma allora
è chiaro che hanno bisogno di una nuova
riabilitazione mirata, non più solo di essere
lavati e girati in un letto... ma quanto costa
dar loro tutto questo? Più facile ed economico darli per persi e magari avviarli alla
dolce morte, no?
Donazione Torrione
IMPORTANTE DONAZIONE DI STAMPE LITOGRAFICHE DI RELIGIOSITA’ POLOLARE FATTA
DA CARLO E ANGIOLINA TORRIONE AL SANTUARIO DI OROPA
Una importante donazione di stampe litografiche dell’Ottocento (ma qualcuna è anche
più antica) è stata fatta dai coniugi professori Carlo e Angiolina Torrione al Santuario
di Oropa proprio poche settimane prima della
scomparsa, avvenuta il 7 marzo, alla veneranda età di 101 anni, del prof. Carlo, che,
come è noto, era fratello dell’indimenticabile
Cavalier Pietro Torrione, insigne studioso di
storia locale e direttore della biblioteca e del
museo civici di Biella, del quale quest’anno
(all’inizio di novembre) ricorre il 40° anniversario della morte. Si tratta di una raccolta di oltre 500 quadri, con relativa cornice
d’epoca, che il professore, appassionato collezionista qual’era, aveva messo insieme, si
può dire, nell’arco di tutta la sua vita, acquistando i “pezzi”, man mano che apparivano
sul mercato, dai vari antiquari (soprattutto
torinesi) che glieli proponevano. Gran parte
di essi furono prodotti dalle principali case
litografiche torinesi, attivissime nella seconda metà dell’Ottocento e che rispondono ai
nomi di Verdoni, Doyen, Cordey, Benedetto Torrione (certamente della stessa casata
dell’odierno donatore) e altri, tra cui alcuni
editori stranieri (specialmente della Francia
e della Svizzera). Da una prima sommaria inventariazione, risulta che circa la metà del
materiale donato riguarda un centinaio di
Santi e Sante verso i quali maggiormente si
rivolgeva la devozione popolare. Per alcuni di
essi i quadri sono più di uno, magari anche
solo con qualche piccola variante. Per esempio, di S. Giuseppe e S. Giovanni Battista ce
ne sono oltre venti; di S. Antonio da Padova,
13; di S. Luigi Gonzaga, 12; di S. Maria Maddalena, pure; di S. Teresa e di S. Rosa da Lima,
8 ciascuna. La restante parte del materiale si
può suddividere in altre particolari categorie.
La più consistente è quella riguardante Maria
Santissima: ben 91 quadri, di cui una trentina
rappresentanti la Madonna di Oropa, 12 quella della Consolata di Torino, una cinquantina
circa la Madre di Dio in raffigurazioni diverse.
I quadri riguardanti Gesù o episodi della sua
vita sono 35. Quelli raffiguranti i Sacri Cuori di Gesù e di Maria, da soli o insieme, una
trentina, mentre altri 23 riguardano episodi
biblici o comunque soggetti di natura religiosa. A questi vanno aggiunti 26 con soggetti
che possiamo definire di natura profana: tra
di essi figurano personaggi di casa Savoia da
Carlo Alberto a Vittorio Emanuele III, generali
del periodo risorgimentale, tra cui Garibaldi,
gli imperatori Napoleone I e II (cioè il re di
Roma), e via dicendo. Una quindicina sono
poi i quadri con vedute panoramiche o monumentali riguardanti Oropa, Biella e anche
qualche altra località: alcune di esse sono
incisioni del Gonin, del Giarré, del Verico e
perfino del Sevesi e del Bagetti. Ma la chicca
è rappresentata da una cinquantina di quadri
riguardanti diversi Santuari e luoghi di culto,
sia italiani che stranieri. Tra i santuari biellesi
ovviamente non mancano quelli di Graglia,
Sala, Masserano e perfino quello della Madonna della Fontana di Crevacuore. Insomma, si tratta di una raccolta veramente importante e credo che la decisione dei coniugi
Torrione di donarla al Santuario di Oropa, che
l’ha accettata con tanta gratitudine, sia più
che indovinata. Sicuramente l’amministrazione del Santuario, ben consapevole del valore
culturale e religioso da essa rappresentato,
quanto prima darà alla stessa una adeguata
sistemazione, onde renderla fruibile a tutti
coloro che per motivi di studio o anche solo
di curiosità vorranno vederla.
Mario Coda,
Bibliotecario-archivista
del Santuario di Oropa
31
Recensioni
LETTURE CONSIGLIATE
a cura di Giacomo Berchi
“L’ISOLA DEL MONDO”
Michael D. O’Brien,
ediz. San Paolo
Euro 26,00
IL PELLEGRINAGGIO DI UN UOMO, LA BELLEZZA
DEL COSMO
Non sono molte le opere di narrativa in grado di
raggiungere un’intensità nel raccontare l’umano e
la meraviglia dell’essere tale da chiamare in causa
il cuore del lettore così profondamente. L’Isola del
Mondo, del pittore e scrittore canadese Michael
D. O’Brien, è senza dubbio una di queste. Nato e
cresciuto in un felice villaggio montano della Croazia chiamato Rajska Polja, i
Campi del Cielo, il piccolo Josip Lasta è l’unico superstite al massacro operato dai partigiani di Tito, prossimi dominatori di un popolo oppresso e carico di
tensioni etnico-religiose, appena uscito dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Josip ha provato fin troppo presto l’atroce significato della perdita e del
dolore, in un inferno di fiamme e sangue; attraverso la sua storia personale, la
dura vita sotto il regime, la persecuzione, la prigionia, la fuga nel mondo occidentale come rifugiato, riguadagna luce e dignità la sofferenza di un popolo
intero, quello croato, lungo un Calvario chiamato Novecento. Ma il miracolo di
questo romanzo non si esaurisce qui. Vibra palpabile in queste pagine il Mistero
dell’essere: nel vorticare gioioso delle rondini in riva al mare, nell’armonioso
suono del violino della bella Ariadne, nel gusto dolce di uno spicchio d’aran32
cia assaporato sotto un albero, nello splendore della cosmologia, nelle lande
sconfinate della poesia. Tornato a casa dopo il viaggio di una vita, Josip avrà
imparato il sacrificio richiesto dall’Amore: un sacrificio che é dono di sé, fino al
perdono.
O’Brien parla al nostro cuore di uomini feriti dal dolore e dalla bellezza, raccontando in una vera e propria Odissea cristiana il pellegrinaggio di un uomo, “la
crocifissione e la resurrezione di un’anima”.
“LETTERE DI FEDE E DI AMICIZIA AD ANGELO MAJO”
Luigi Giussani
ediz. San paolo
Euro 10,00
UNA VITA PER L’AMICIZIA DI GESU’
“Io non voglio vivere inutilmente: è la mia ossessione. E poi tra due amici profondi cosa si desidera?
L’aspirazione dell’amicizia è l’unione, è quell’immedesimarsi, impastarsi, diventare la stessa persona, la stessa fisionomia dell’Amico” (fine agosto
1945). Vengono qui pubblicate le lettere spedite nel
corso di vent’anni da Luigi Giussani (1922 – 2005) ad Angelo Majo (1926 – 2003).
Nell’epistolario fra il sacerdote brianzolo padre di Comunione e Liberazione e
l’amico compagno di seminario, futura figura di rilievo nelle iniziative culturali e
pastorali del Duomo di Milano, si tocca con mano un vivo e commovente esempio di amicizia cristiana: un’umanità intensa e appassionata vissuta sempre con
“pazzia e letizia”. Due cuori giovani innamorati della Presenza di Gesù: “L’amicizia tra di noi è tanto più propria e vera quanto più è per noi un vivo simbolo del
nostro legame inenarrabile con Lui” (Vengono, 20 luglio 1945). Si tratti del ringraziamento per una cartolina dagli amati luoghi di montagna, o del commosso
e delicato augurio per l’ordinazione al Diaconato, non può essere elusa, da parte
del lettore, la domanda circa l’origine di una tale umanità. Un’Origine del tutto
desiderabile, l’unica in grado di rendere per tutta la vita due giovani sacerdoti
appassionati lottatori per la felicità degli uomini, veri amici del grande Amico.
Chiudono il volume i ritratti delle due figure di Giuliano Vigini e Massimo Camisasca, preceduti da un Elogio dell’amicizia di Luigi Giussani.
33
“LA FAMIGLIA CHE RAGGIUNSE CRISTO”
M. Raymond
ediz. San Paolo
Euro 19,00
“CHE GIOVA SEGUIRE CRISTO SE POI NON SI RIESCE A RAGGIUNGERLO?”
Il padre, Tescelino il Sauro signore di Fontaines nel ducato di Borgogna; la madre Aletta di
Montbar; poi i fratelli maggiori Guido, Gerardo, la
sorella Umbelina e i minori Andrea, Bartolomeo e
Nivardo. E infine lui, Bernardo. Tramite la penna
di Raymond, monaco trappista nel Kentucky autore di “Tre frati ribelli”, rivive
in queste pagine la storia del santo di Chiaravalle e della sua famiglia: non la
storia di santi, ma di uomini diventati santi. La santità, vera e unica méta di ogni
cristiano. Ciascun capitolo è incentrato sulla vita e chiamata di ogni membro
della famiglia del castello di Fontaines. Il motore è Bernardo, l’uomo innamorato di Dio, capace di sfidare tutto e tutti certo della missione affidatagli; non sono
in pochi a considerarlo pazzo quando, presentatosi inaspettatamente all’accampamento dell’esercito del duca, impegnato in un assedio, Bernardo chiama
il fior fiore dei nobili cavalieri a seguirlo nelle paludi di Citeaux per raggiungere
Cristo nel monastero. I suoi fratelli per primi sono i più refrattari, ma Bernardo
non ha dubbi ed infine essi accettano, e con loro altri trenta nobili, certi della
volontà di Dio. E’ l’inizio di una grande storia: la gloria pregustata nel cozzo delle
armi non è il loro destino, essi sono ora cavalieri di un torneo più grande. Qual è
però la ragione di tutto questo? Cristo. C’è forse un’altra valida motivazione per
crescere una famiglia o fondare un monastero fra le paludi? Per crescere dei
figli nella certezza della fede o bruciare d’amore zappando la terra e pregando
per ogni giorno della propria vita? Una sola: Cristo è tutto e occorre raggiungerlo. “Egli spiega le cose, tutte le persone, tutti gli avvenimenti. Egli è la risposta a
tutte le domande, a tutti i dubbi e a tutte le difficoltà. Egli è la ragione del vivere
e la ragione del morire”.
34
Nei mesi scorsi, in risposta agli scandali dei nostri governanti, abbiamo avuto in tante città numerose manifestazioni
in difesa della donna, della sua dignità, una “rivoluzione” al
femminile, una larga protesta per stili di vita più morali.
Certamente nei prossimi decenni la vera rivoluzione sarà
quella delle donne, in tutto il mondo, una rivoluzione per
avere più uguaglianza, più ascolto, più influenza nelle scelte
e nelle famiglie e nella società e negli stati.
E probabilmente questo processo durerà qualche secolo,
perché la donna viene da milioni di anni di sottomissione.
Ma in tutte queste giuste e sacrosante aspirazioni manca
forse un po’ di autocritica.
L’uomo e la donna insieme sono creati a immagine di Dio,
ma insieme anche hanno peccato, il male ha colpito entrambi, il cammino di redenzione riguarda tutti e due e durerà
fino alla fine del mondo.
L’umanità non diventa più buona solo perché viene guidata
da più donne.
La conversione alla quale ci chiama il vangelo riguarda tutti.
Senza conversione del cuore anche la donna farà ricadere su
altri il disordine che porta in se, come tutti.
Per la sua libertà sarà tentata di spegnere la vita che le nasce
dentro, sarà incapace del sacrificio necessario a far crescere
questa vita, le tante separazioni e i tanti divorzi che stanno
disfacendo le famiglie in questo nostro tempo, non vengono
dalle colpe di uno solo.
Un nuovo modello di famiglia più rispettoso della dignità di
ciascuno può nascere in un lungo cammino di conversione e
con l’aiuto determinante della grazia di Dio come ci ricorda
questo tempo di Pasqua.
D.Silvano
35
Offerte al Santuario (gennaio/febbraio/marzo 2011)
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ 10.00
ˆ10.00
ˆ 14.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 15.00
ˆ 17.00
ˆ 17.00
ˆ 18.00
ˆ 18.00
36
NN - FRANCIA
SAVIOLO SANTINA DI PEZZANA
FINOTTI ANNA IN RINGRAZIAMENTO
AIROLDI BEATRICE DI NOVARA
CAPPIETTO MIRANDA
FAMIGLIA LUGANI DI ROBBIO LOMELLINA
AGUZZI FLORINDO DI CEVA
REDONDI MILENA DI BUSTO ARSIZIO ALLA MADONNA
FONTANETO FRANCA DI TRONZANO VERCELLESE
YON LORENZINA IN RICORDO DEL MARITO SARDINO GIUSEPPE - SETTIMO VITTONE
DELL’OLMO GIOVANNI DI VILLATA
ALLA MADONNA- BESSONE CARLA- COSSATO
GRIMALDI SIMONA - TORINO
N.N.
IN RINGRAZIAMENTO ALLA MADONNA - I NONNI DI HARLIN - SALUSSOLA
ALMASIO AMALIA - BANCHETTE
MANFRONI LAURA DI TORINO
IVANA TARRONI IN MEM. DEL MARITO GIOVANNI PASSONE
ALLA MADONNA-CORSO ORNELLA-ZUMAGLIA
NN DI BIELLA
MARCHISIO LUIGI CARLO DI MILANO ALLA MADONNA
ROSALIA E ENRICO RINGRAZIANO - CASTIGLIONE OLONA
N.N. ALLA MADONNA
IN RINGRAZIAMENTO
DANIELE PIETRO DI CASTAGNETO PO’ -TORINOIN MEMORIA DEI DEF. ARCADIO MARIO, MARCELLO, ANGELO E GIUSEPPINA
SELVA GIUSEPPINA-PETTINENGO
AINA ANGELA - CASALEGGIO
LORIO EDDA DI CRESCENTINO
ALLA MADONNA - N.N.
FRANCESE GIOVANNA DI VERCELLI ALLA MADONNA
BUCCINO ADOLFO DI MILANO ALLA MADONNA
MAZZUCCO FRANCO DI VALLEMOSSO
PASTORE ANGELA E SERGIO DI BRIGA NOVARESE
VALMACCO MARIO DI VAREDO
B.M. E B.P.
MEROTTO MARIA LUISA DI BORGARO TORINESE
SPINA ELENA - ROBBIO
ARDITA ROSA DI MILANO
SARTORE REGGIORE NADIA - COGGIOLA
FAMIGLIA TARRONI IVANA
IN MEM. DI COLOMBO MARIA LAURA
ALLA MADONNA - R.L.
DEF.IVES BURGAY DI CHAMBAVE
CATERINA E ATTILIO PER PROTEZIONE
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 20.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 25.00
ˆ 28.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 30.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 32.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 35.00
ˆ 40.00
ˆ 40.00
ˆ 46.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
GRAZIA FRANCO - CENTO
IN RINGRAZIAMENTO
OPPEZZO LUCIANO E FRANCA - RIVE
LA FAMIGLIA IN MEMORIA DI TOMATI EFREM - SAGLIANO MICCA
BARIOGLIO ARMANDO - BIELLA
MALARA MARIA STELLA DI VENARIA REALE ALLA MADONNA
COLLURA ANGELA - PRIZZI - PA ZONCO MARGHERITA ALLA MADONNA
PER UNA PREGHIERA
ALZANI BARBARA DI VICOLUNGO
CELORIA FEDERICO DI GRAZZANO BADOGLIO
IN MEMORIA DI UGO, PIERINA, GIOVANNI E GIUSEPPINA
PALENZONA IRENE E FERDINANDO DI NOVI LIGURE
FAMIGLIA MOMO PER PROTEZIONE
IRENE E STEFANO RICORDANDO IL 50° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
PASQUALE ORSOLINA DI TORINO
NN. PER OFFERTA ALLA MADONNA
PELLEGRINI DALLA POLONIA
IN MEMORIA DI EMILIANO VERCELLONE
SCOTTI ROSINA DI VILLANOVA BIELLESE
VUILLERMOZ MARIA GRAZIA - CHALLAND SAINT VICTOR
ALLA MADONNA - TENGATTINI MARCO E FAM.
TABASSO GURGO TERESA DI TORINO ALLA MADONNA
IN MEMORIA DI RIOSA GIOVANNI
MANTOAN FERRUCCIO E CANOVA GIANNA
TORREANO EGIDIO E FIGLI DI BORGOFRANCO D’IVREA ALLA MADONNA
BOCCARDO DON FRANCESCO DI CAMPOMORONE ALLA MADONNA
MARCONE GREPPI LUIGINA DI PRAROLO ALLA MADONNA
SCORRANO GIUSEPPE DI SANNICOLA
ROBBIANO VIENNA DI SANTHIA’ - ALLA MADONNA
COPPO ADA DI TRICERRO ALLA MADONNA
COMAZIO FRANCA DI VIGLIANO BIELLESE - ALLA MADONNA
CAMETTI RITA DI GATTINARA
ROSAZZA PIERO E CELSA DI TORINO
NN - AMENO
PER PROTEZIONE FAM.PAIARIN GIANNI ELISABETTA E VALERIA
RICOLFI VIOLA E MARIA PIA DI VERCELLI
ASSOCIAZIONE VITA TRE DI BORGO D’ALE
N.N. IN MEM. DI BOFFA TARLATTA SUSANNA
30 ANNIVERSARIO MATRIMONIO RACCANELLI ANGELO,ROCCON MAURA
NN DI BIELLA
FERRO ANTONELLA DI BUSTO ARSIZIO ALLA MADONNA
BOLLEA MARA - CIGLIANO
NN - TOLLEGNO
NN DI MONGRANDO
RICORDANDO IL 50° ANN.DI MATRIMONIO DI IRENE E STEFANO DI MASSERANO
NN DI VILLA CORTESE (MILANO)
N.N. ALLA MADONNA
PER PROTEZIONE FAM. MIGLIAVACCA E VALLANIA
PER PROTEZIONE - GARIAZZO SILVANO
FAMIGLIA MONACO DI MONCRIVELLO ALLA MADONNA
NN DI MEDE LOMELLINA
PER I DUE ANNI DI ANNA TENGATTINI, BIELLA,ZIO ANDREA E NONNI
CIMA ANGIOLINA ALLA MADONNA - BORGO D’ALE
N.N. ALLA MADONNA
LAVARINO LAURETTA DI IVREA
NN - PIEDICAVALLO
RANCATI SOMA BIANCA MARIA DI MILANO
IN MEMORIA DI ENNIO NERVI
FERRO GIANNA - CASALVOLONE
DEON MARIO E TERESINA - BIELLA
ALLA MADONNA - N.N.
ELENA, MATTEO, FRANCESCO E VERONICA DI IVREA ALLA MADONNA
LOMETTO GIOVANNA DI TOLLEGNO
NN -BIOGLIO
FAM. BOFFA
PETRINI LUIGI
VALMACCO TOMAS E GIADA PER PROTEZIONE ALLA MADONNA
LOVATI CARLA DI GALLARATE
MIGLIETTA GIUSEPPE DI TRECATE
N.N. PER GRAZIA RICEVUTA
MARCHETTI ALBERTO E STEFANO - MIRANDOLA
IN MEM. DI ROLANDO,CORA,GUIDO,LINDA,LORENZO E BEPPINA
PER LA PROTEZ. DELLA FAM. CODA ZABETTA ANGELO - PRALUNGO VALLE
ALLA REGINA D’OROPA - N.N.
NN ALLA MADONNA - SANTHIA’
PER CRISTIAN CHE NASCA BENE E SANO
FIUME FERRUCCIO DI TORINO
NN ALLA MADONNA
37
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 50.00
ˆ 60.00
ˆ 60.00
ˆ 60.00
ˆ 67.00
ˆ 71.00
ˆ 80.00
ˆ 85.00
ˆ 85.00
ˆ 85.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 100.00
ˆ 105.00
ˆ 110.00
ˆ 120.00
ˆ 120.00
ˆ 120.00
ˆ 134.00
ˆ 135.00
ˆ 140.00
ˆ 150.00
ˆ 150.00
ˆ 150.00
ˆ 150.00
ˆ 150.00
ˆ 182.00
ˆ 200.00
ˆ 250.00
ˆ 282.00
ˆ 300.00
ˆ 495.00
ˆ 520.00
ˆ 985.00
ˆ 1,000.00
ˆ 1,000.00
38
ALLARIA ELENA DI VOGHERA
FALCIONE ANNA MARIA PER GRAZIA RICEVUTA - BURONZO
CONIUGI FERRO- ABELLI OFFERTA ALLA MADONNA IN RINGRAZIAMENTO
PER PROTEZIONE FAM.DUVIA FELICE
FRANCA E LUCIANO OPPEZZO RIVE VERCELLESE
MASPERO ZANOTTO SANTINA DI LENTATE SUL SEVESO
ALLA MADONNA - MINUZZO PIETRO ED ELISABETTA
N.N. ALLA MADONNA
ALLA MADONNA- PISONI PARRELLO
DR.ROMOLO BOTTA
ALLA MADONNA-PER PROTEZIONE DELLA FAM. DI MERCANDINO BRUNO E EMMA
NN IN MEMORIA DI DON GIUSEPPE FINOTTO
MENTI CIOCCA ANNUNZIATA DI TRIVERO PER GRAZIA RICEVUTA
ALLA MADONNA- VERONICA OLEARO
N.N. ALLA MADONNA
ALLA MADONNA- N.N. - SARONNO
IN RINGRAZIAMENTO CROCE ROSSA-TORINO
MISSIONARI OBLATI DI MARIA IMMACOLATA - VERCELLI
ALLA MADONNA PER GRAZIA RICEVUTA - FERRARIS BRUNO-VERCELLI
MARIA E PAOLO CUNEO PER IL BATTESIMO DI FRANCESCO
T.P. - VERCELLI
FAMIGLIA CORNALE DI LESSONA
ALESINA GIUSEPPE IN RINGRAZIAMENTO
CERRUTI GIOVANNI IN RINGRAZIAMENTO - SOPRANA
FERRERIO CERNUSCHI MARIA - BORGOSESIA
PER LA PROTEZIONE DELLA FAMIGLIA MONETTA ZONA - QUINCINETTO
GRUPPO CL DI FORLI’
NN. PER PROTEZIONE ALLA MADONNA
FAM. CELESIA
BARIOGLIO ARMANDO - BIELLA
N.N. ALLA MADONNA
CONTI CARLO - CASALVOLONE
GRUPPO AMICI BOTTINI PER USO SALE GIOVANNI PAOLO II
ALLA MADONNA
PER LA MADONNA
GRUPPO CL, PER SALA DOTTRINA
N.N. BIELLA
CANTONO REMO E ROSANNA DI BIELLA
FAMIGLIA ANDRIANO IN RINGRAZIAMENTO - CIRIE’
25° ANNIV. MATRIMONIO FILISETTI ROBERTO E ROBERTA
LA FAMIGLIA IN OCCASIONE DEL BATTESIMO DI RICCARDO ROVIERA
PAOLO E FRANCESCA ROVIERA IN OCCASIONE DEL BATTESIMO DI RICCARDO
GABRIELE E VALERIA
GOZZANO GUIDO - CIRIE’
LA FAMIGLIA IN OCCASIONE DEL BATTESIMO DI FRANCESCO PIRULLI
NN U.S.S.M.
ANSELMINO RENATO - IN RINGRAZIAMENTO
PER PROTEZIONE FAM. BOCCHIO
PASTORMERLO ROSANGELA DI VIGEVANO
RUSCHENA MARIA CARLA DI GENOVA IN RICORDO DI RUSCHENA GIOVANNI
LA MAMMA PER GABRIELE
NN DI BIELLA
PER LA PROT. DELLA FAM. SALUSSOLIA RIA E ANDREA DI ALICE CASTELLO
NN DI COSSILA SAN GRATO
GRUPPO SCOUT PINO TORINESE 1 X UTILIZZO SALE CHIESA NUOVA
GRUPPO GS DI IMOLA
FAMIGLIE PINCELLI, MAZZON E SYLVIE, BORGOFRANCO D’IVREA
NN TROVATI NELLA CASSETTINA OFFERTE DELL’UFFICIO OFFERTE
FRATERNITA’ CONTINI - SESTO SAN GIOVANNI
GRUPPO AGESCI PER USO SALE
FRATERNITA’ CL - BIELLA, MAGENTA E BERGAMO
ALLA MADONNA - N.N.
FUGAZZA LUIGI MURELLI DI PIACENZA
GIVONETTI ANDREA IN MEMORIA DI GIVONETTI DESIO
GRUPPO CL DI TORINO
PER PROTEZIONE CROCE ROSSA DI TORINO
ALLA MADONNA - GRUPPO FRANCESCANI DI BOLOGNA
LA BUFAROLA- PER USO SALA DEL PELLEGRINO
VALERIA PER GRAZIA RICEVUTA
IN RINGRAZIAMENTO
PIETRO SIMONETTI ALLA MADONNA
FAMIGLIA FRIDDINI ALLA MADONNA - CERRETO CASTELLO
PER PROTEZIONE FAM.GERMANETTI
UCID PIEMONTE IN OCCASIONE DEL CONVEGNO DELL’ OTTOBRE 2010
FAMIGLIA ZAFFAGNINI DI TORINO
NN- ROVASENDA
DOTT. VITTONE VITO DI BIELLA
IL FIGLIO IN MEMORIA DELLA MAMMA CABIATI ERNESTINA - VERCELLI
NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI GILIO TROCCA E IN RICORDO DIIMARIA PIA
OSSERVATORIO METEOROSISMICO DI OROPA
GENNAIO
FEBBRAIO
MARZO
Temperatura media
0.8
3.2
4.1
Temperatura media massima
3.2
6.1
7
Temperatura media minima
-1.6
0.3
1.2
Temperatura massima
14 gen 10,2
6 feb. 12,7
24 mar 12,6
Temperatura minima
22 gen -6,1
23 feb -3,8
9 mar -4,4
22,6mm.
60,4mm.
318,2mm.
28cm.
55 cm.
48cm.
Precipitazione massima pioggia
10 gen 6mm
15 feb 27mm
16 mar 160mm
Precipitazione massima neve non fusa
30 gen 14cm
15 feb 20cm
13 mar 22cm
Altezza massima neve
31 gen 22cm
16 feb 30cm
4 mar 27cm
8
6
17
4 feb 24km/h
1° mar 31km/h
Precipitazioni pioggia e neve fusa
Precipitazioni neve non fusa
Giorni con precipitazioni
Vento massima raffica
15 gen 44km/h
inizio anno freddino ma poi l’inverno si è rivelato tiepido,neve sufficiente ma inferiore alla media del periodo,pioggie più che abbondanti a
marzo. 11marzo2011 ore 6,58 registrato fortissimo terremoto del giappone 9.0. i sismografi di oropa hanno oscillato per molte ore.
www.osservatoriodioropa.it
Radio Oropa
In diretta sul sito
www.radioropa.eu
dal Santuario e in collegamento via satellite con Blu
Sat 2000.
Orario
S. Messe
Ore 7.30-9-10.30-16.30
Notiziari
Ore 8-12-13-14-18-21
Antologia Cristiana
Ore 11,30 - 19,15
Orizzonti Cristiani
Ore 15,30 - 17,30
Corona - Vespri
Ore 18,15
Rosario in latino
Ore 20,40
Frequenze
Mhz 105.6 da Oropa
88.30 da Sandigliano
88.45 da Cossila
89.00 da Valdengo
89.10 da Candelo
89.90 da Cavaglià
90.30 da Pollone
96.60 da Pettinengo
102.30 da Pratrivero
Pubblicazioni sul Santuario
Acta Reginae Montis
Oropae (Cartario) 3 tomi
(1945-48-99)
Storia del Santuario di
Oropa di Mario Trompetto
Grazie e Miracoli della
Madonna d’Oropa
di Basilio Buscaglia (rist. 1991)
Gli Ori di Oropa
Catalogo mostra (1996)
Giovanni Paolo II Pellegrino
ad Oropa (16 luglio 1989)
I tempi di Oropa e il suo
futuro di Fernando Marchi
(1994)
I quadri votivi del
Santuario di Oropa
di Angelo Stefano Bessone e
Sergio Trivero
4 volumi (1995-99)
Un mistero d’amore
Foto Bini - testo Ca. G. Saino
Recapiti telefonici (015)
RISTORANTI: Bar Trattoria Latteria 24.55.900 - Caffè Deiro 24.55.925 - Caffè Oropa 24.55.917 - AI Tre Arc
24.55.906 - Croce Bianca 24.55.923 - Fornace 24.55.922
- Stazione 24.55.937 - Valfrè 24.55.942 - Croce Rossa
24.55.907 - Canal S. Antico 24.55.902 - Canal S. Trucco
24.55.944 - Cappelle 24.55.904 - Macellaio 24.55.905 Nocca 24.55.919 - Vittino 24.55.940
ESERCIZI COMMERCIALI: Erboristeria 24.55.995 - Alimentari, pane 24.55.933 - Biellarobe 24.55.952 - Tabaccheria 24.55.932 - Da Terry 338.34.33.820
ARTICOLI RICORDO: Del Chiostro 255.51.206 - I Ricordi di Oropa 25.55.804 - Popolare 24.55.943 - Il Portico
24.55.960 - Pezzana Claudio 338.34.33.820 - Coda Zabetta Manuela 24.55.926 - Vittone Marianelda 24.55.924
- Semplicemente... Oropa 24.55.948
Oropa
Santuario della Madonna
Nera di Carlo Caselli
Il Santuario di Oropa di
Delmo Lebole - 2 volumi
(1997-99)
Oropa e S. Eusebio
di P. Emanuele Scaltriti
Il cuore del monte
Foto G. Bini - testo M. T.
Molineris
ORARI PULLMAN
Partenza da Biella
feriale: 6.30, 7.10, 7.15,
7.40, 9.10,10.35, 11.25,
12.15, 13.05,14.05,
14.35,15.25,16.35, 16.45
18.10, 18.25, 19.35
festivo: 7.15, 9.10, 10.35,
12.15, 14.35, 16.35, 18.25
Partenza da Oropa
feriale: 8.00, 8.20, 9.50,
11.15, 12.15, 13.00, 13.45,
14.45, 15.15, 16.05,
17.30, 18.55, 19.05
festivo: 8.00, 9,50, 11.15,
13.00, 15.15, 17.30, 19.05
COMPAGNIA DEI DEVOTI DELLA MADONNA DI OROPA
Scopo: Radunare in una grande famiglia tutti i devoti della Vergine Bruna, per incrementare la vera devozione e per contribuire al decoro del Santuario.
Iscrizione:
Perpetua per persona (vivi o defunti)
Perpetua per famiglie (vivi o defunti)
Nella Cripta alla Chiesa Grande
Benefici Spirituali: Indulgenza plenaria alle solite condizioni, nel giorno dell’iscrizione e in varie feste
dell’anno.
Partecipazione ai meriti della S. Messa che si celebra ogni giorno per i vivi e per i defunti ai piedi della Madonna, ed ai frutti delle preghiere che si elevano in Santuario.
ECO DEL
Periodico trimestrale di spiritualità mariana.
PORTA NELLA TUA CASA LA CRONACA DEGLI AVVENIMENTI,
L’AGGIORNAMENTO DELLE ATTIVITA’, LA VOCE DELLA MADONNA.
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