dal sol levante: il teatro giapponese

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dal sol levante: il teatro giapponese
«Se dai un pesce a un uomo,
egli si ciberà una volta sola.
Ma se tu gli insegni a pescare,
egli si nutrirà per tutta la vita.
Se fai progetti per un anno, semina il grano.
Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni,
pianta un albero.
Se i progetti abbracciano cento anni,
istruisci un popolo.
Seminando un grano alla volta,
ti assicuri un raccolto».
Kuang-Tsen
Giornale gratuito autoprodotto senza scopo di lucro.
Etnomondi Luglio/Agosto 2010, Anno 14, n° 33/ Mondi lontani Ed.
Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle
persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione: Mamdouh e Willy
SOMMARIO:
EDITORIALE - 3
LE PORTE DELL’ORIENTE: MALESIA – 35
NEWS FROM…EL ALAM - 5
METROPOLI MULTIETNICA – 37
ARRIVANO I CARTOON UMANI “TOKUSATSU”! - 8
MOSTRE E RASSEGNE – 38
TRACCE SULLA SABBIA - 10
IL FASCINO DEL MISTERO: POPO BAWA – 39
SUDAFRICA 2010 - 13
SUNMUDO – 39
L’INCUBO VUVUZELAS! - 15
VOCI DAL NILO – 40
MARADONA: GENIO E SREGOLATEZZA – 16
SA DINGDING – 42
AL HEJR: LA ROCCIA - 17
IL RICETTARIO – 43
IL TERMINE “MAOMETTO” - 18
IL MELOGRANO- 43
MUJAHID BULBUL- 18
FIUMI DI VITA: GIORDANO – 44
RADIO TROPICAL - 19
DAL SOL LEVANTE: IL TEATRO GIAPPONESE - 45
RISTORANTI ETNICI - 20
La copertina “Mille persone, un solo
spirito” è di: Willy
IL RISO - 22
LA PIU’ GRANDE MOSCHEA DELL’ASIA CENTRALE– 23
BUKHARI - 24
IL PAPPAGALLO – 25
GO NAGAI - 26
HIROSHI TANAHASHI – 28
ANIME: GENERE SPORTIVO - 29
IL TANTRISMO - 32
ETNOSITI – 32
RITI FUNEBRI ISLAMICI – 33
DENTRO AL DRAGONE: CHINATOWN – 34
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EDITORIALE
Carissimi, rieccoci in piena estate con questo numero davvero ricco, strapieno di idee con
argomenti vari: dai mondiali di calcio, alla più grande moschea dell’Asia Centrale; dal
pappagallo, al riso; dagli anime giapponesi, al tantrismo; dal teatro giapponese, ai riti funebri
islamici, insomma, ce né per tutti i gusti.
Vi racconteremo dei Tonkusatsu e dei loro movimenti a scatti, che cosa sono? Per scoprirlo
adante a leggere a pag. 8, per capire chi è e cosa fa Sa Dingding dovete andare a pag. 42, al
contrario, sapete già cosa sono le vuvuzelas, vedi a pag. 15, sono stati un vero incubo per noi,
ricordano il ronzio di uno sciame d’api.
E poi vi spiegheremo il termine “Maometto”, usato per indicare Muhammad il Profeta dell’Islam,
vi racconteremo di Go Nagai, il “padre” di robot come Mazinga, e soddisferemo i fans del
lottatore di wrestling Hiroshi Tanahashi, gli abbiamo dedicato un intero articolo.
La Malesia è la protagonista di “Le Porte dell’Oriente”, citata anche nel libro “Bab Zuweila”, il
Giordano in “Fiumi di Vita”, Popo Bawa in “Il Fascino del mistero”, la chinatown milanese in
“Dentro al dragone” e tanti altri articoli come la storia del campione Maradona, per la prima
volta nelle pagine di “Etnomondi”. Siamo davvero soddisfatti con questo numero 33, auguriamo
a tutti voi Buona lettura ed un Buon Ramadan ai nostri lettori musulmani –sono tanti-, che
iniziano a digiunare circa una settimana prima di ferragosto.
La Redazione
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N O T I Z I E
E
C U R I O S I T A’
D A L
M O N D O
Novità per gli immigrati in Italia – Al Policlinico di Siena apre un nuovo ambulatorio per malattie infettive
tropicali per immigrati. - Alla Rinascente di Milano è già attivo il primo bancomat cinese della China Union Pay
(CUP), unico gestore di carte di credito cinese. - L’Extrabanca è invece la prima banca per immigrati, ha aperto
sempre a Milano.
Han Han votato tra i personaggi più influenti dell’anno – Lo scrittore-blogger cinese è risultato votatissimo nel
sondaggio on line del settimanale Time Magazine.
Uganda: incoronato il re più giovane del mondo - Si tratta di Nyimba Kabamba Iguru Rukidi IV di 18 anni, sovrano
di Tooro, uno dei regni del Paese.
Vivono in Cina le più longeve gemelle in vita al mondo – Cao Daqiao e Cao Xiaoqiao, di 104 anni, sono infatti
nate il 3 ottobre 1905 e vivono in piena salute nella provincia di Shandong, complimenti!
Il krav maga - è sorta di jujitsu israeliano utilizzato dalle Forze di Difesa d'Israele.
Ptahhotep - è considerato il libro più antico del mondo, un papiro egizio che l’omonimo visir ha scritto per
raccogliere i consigli per il figlio; ne esiste una copia che risale al 2000 a.C.
Gli Studi Atlas di Ouarzazate (Marocco) - sono serviti per le riprese di moltissimi film recenti e del passato come
Kundun (vedi N.4,6 e ristampa 5-8), Lawrence d’Arabia, I giardini dell’Eden, Il tè nel deserto (vedi N. 18) e La
Bibbia televisiva.
Preoccupante aumento del consumo di narghilè per i giovani occidentali. Che pensano faccia meno male del
tabacco, in realtà è il contrario: fumarne una sessione vale…100 sigarette!
La Volvo diventa…cinese – La casa automobilistica svedese è stata infatti acquistata dalla giovane Geely, la maggior
casa produttrice privata cinese, controllata dal milionario Li Shufu.
Bill Goldberg entra nella Hall Of Fame degli sportivi ebrei - Prestigioso riconoscimento per il popolare ex wrestler
Bill Goldberg, introdotto nella National Jewish Sports Hall of Fame, non per la carriera di wrestler, ma per quella,
precedente, di giocatore di football.
Anthony Hopkins stregone arabo! Il popolare attore interpreterà il cattivo Phartou nella produzione
hollywoodiana “Arabian Nights”, ispirata al capolavoro letterario persiano “Le mille e una notte”, film con
l’intenzione di mantenere le atmosfere e i personaggi reinventandone liberamente la storia. Se la vedrà con Sinbad,
Ali Babà e il Genio della Lampada.
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Escrima o Eskrima conosciuto anche come Kali o Arnis de Mano, o ancora come FMA (Filipino Martial Arts), è un
antico sistema di combattimento di origine filippina.
In aumento il consumo di cibo etnico! Gli italiani lo adorano, l’aumento è cresciuto del 60% con i vari sushi,
nachos, kebab, noodles… Invece gli stranieri sono in difficoltà col consumo di pasta: la differenza alimentare li
porta infatti all’obesità.
Mondiali in Sudafrica Per la prima volta i mondiali di calcio si svolgono quest’anno in Africa; vedi articolo su
questo numero.
Le tonghe i tipici carretti trainati da cavalli usati per persone e merci che da secoli percorrono New Delhi, sono stati
recentemente banditi dalle autorità indiane perché ostacolano la circolazione stradale e violano le norme igieniche:
ne erano rimasti 232.
Lamanai è un sito archeologico del Belize, non ancora del tutto riportato alla luce. Abitato sin dal 1500 a.C., era
uno dei più antichi insediamenti Maya.
Prete-robot! Non c’è limite al ridicolo in Giappone, dove una coppia che lavora in
un’industria cibernetica si è fatta sposare da I-Fairy, un robot collegato ad un computer
in cui un operatore inseriva i comandi appropriati alla cerimonia!
Caos Thailandia Proseguono da mesi i disordini per le proteste di massa contro il
governo: stato di emergenza in molte province.
Il Kimberley è un aspro territorio all’estremità nord dell’Australia occidentale, sperduta
regione dai grandi fiumi e dai magnifici scenari con paesaggi fantastici fatti di terra rossa,
roccia ed eucalipti.
Calendario aymara: buon 5518 ! È iniziato l’anno nuovo per migliaia di boliviani, che hanno festeggiato in 40mila
con il presidente Evo Morales e cerimonie con riti ancestrali.
Palma…thailandese Inedita Palma d’Oro al festival del cinema di Cannes che va al thailandese “Boonmee Who Can
Recall His Past Lives” di Apichatpong Weerasethakul: "Siamo emozionati, essere qui è un po' surreale per uno come
me che viene dalla giungla - dice il regista-.
Metal e kabuki! Lo sapevate che sia Eddie T. H. - la mascotte degli Iron Maiden – sia il trucco utilizzato dai Kiss
traggono ispirazione dalle maschere giapponesi del teatro kabuki?
Donne in politica: Naha Mint Mouknass, 40 anni, ministro degli esteri della Mauritania, è la prima donna ad
occupare questo posto in un paese arabo. Renho Lian-Fang è invece il nuovo ministro per le riforme in Giappone:
è il primo caso nella storia del paese che una nippo-cinese ricopra un ruolo così importante: la madre è giapponese
come il nome, il padre di Taiwan come il cognome, formato da due parole.
Turpan è il luogo più caldo della Cina in una depressione a circa 154m sotto il livello del mare, la seconda del
mondo dopo quella israeliana del Mar Morto.
Il Kuduro è un genere popolare nato nelle favelas dell’Angola che si è diffuso in tutta l’Africa e poi in Portogallo e
Francia. Mescola percussioni elettroniche, voci e suoni techno.
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Grattacielo…pendente! Si tratta del Capital Gate in costruzione ad Abu Dhabi (Emirati Arabi) che ospiterà uffici e
un hotel. Con i suoi 18 gradi ha addirittura battuto il primato di pendenza della Torre di Pisa!
Un cimitero ecologico È quello cattolico di Kemps Creek nella periferia ovest di Sydney (Australia). Può ospitare
fino a 300 defunti in bare biodegradabili, senza uso di sostanze chimiche.
Olanda: poliziotti in kippà. Poliziotti in abiti civili e kippa' (il copricapo ebreo) potrebbero essere utilizzati per
pattugliare zone dove si sono manifestati fenomeni di antisemitismo. La proposta di legge è stata presentata da un
deputato laburista di origine marocchina e giudicata “un'opzione possibile” dal ministero della giustizia.
Surena: il primo robot iraniano! Non sono così indietro come pensiamo in Iran, dove hanno fabbricato il primo
umanoide che cammina come un uomo. Il nome viene da un antico condottiero vincitore sui Romani.
Un cinese per due mesi in equilibrio sulla fune! Record per Adili Wuxor, al sesto Guinness, dopo aver vissuto per 60
giorni a più di 50 metri d'altezza, sulle corde tese allo stadio "Nido d'uccello" di Pechino!
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Arrivano i cartoon umani “Tokusatsu”!
Tra la fine degli anni ‘70 ed inizio anni ‘80 in Italia, cavalcando l’onda del successo degli Anime
giapponesi, arrivarono sempre dal Sol Levante i telefilm con supereroi-androidi interpretati da
attori in carne ed ossa, una specie di fumettoni umani. Il risultato era secondo noi, una brutta
copia degli eroi degli Anime, insomma, come potevano eguagliare, se non addirittura superare i
mitici Kyashan, Polimar o Tekkaman? Impossibile. Sarebbe stato come proporre Mazinga con
personaggi umani, risultato ridicolo. Persino le movenze degli attori, un misto tra le facce buffe
di Bruce Lee e i movimenti goffi di Boss Robot, rendevano il risultato non credibile, erano più
veri i vari Tetsuya di Mazinga o Actarus di Goldrake che i supereroi proposti da questi attori. I
telefilm o come li chiamavamo noi “cartoon umani” si chiamavano in realtà “Tokusatsu” che
significa “effetti speciali”, da non confondere con “Tonkatsu” come è successo a noi, che è in
realtà un piatto giapponese, una specie di braciola di maiale impanata e fritta, quindi nulla a che
fare con i “cartoon umani”.
Questo genere “Tokusatsu” è ispirato ai vari film di serie “kaiju” come Godzilla (vedi N.21)
reinventando nuovi eroi, spesso provenienti da pianeti lontani e vestiti in gomma e calzamaglia in
lotta con mostruosi alieni giganti in città di cartapesta! Da qui sono nati i vari “Megaloman”,
“Ultraman”, “Ultralion”, “Zaborger”, “Spectraman” ecc…
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Ricordate i “Power Rangers” negli anni successivi ?
prodotto originariamente nipponico (“The Super
Sentai Series”), poi rifatto negli U.S.A., una brutta
copia americanizzata dei loro predecessori.
“Megaloman” è creato da Tetsu Kariya ed è stato
trasmesso in Giappone nel 1979, gli episodi sono 31.
“Ultraman” è ancora più vecchio, la prima serie risale
addirittura al 1967, più di 40 anni fa, con 40 episodi,
seguono i successori Ultraman Ace, Ultraman Taro,
Ultraman Leo e i più recenti Ultraman The Next
(2004), Ultraman Max (2005) e Ultraman Moebius
(2007).
“Kamen Rider” altra serie interminabile, quella del motociclista mascherato da insetto, che dal
1971 ad oggi imperversa in tv e al cinema.
Poi ci sono anche gli eroi Made in China come
“Inframan” o “Aoteman”, quest’ultimo
scoperto in una libreria cinese che teneva
esposti i vari volumi patinati a colori dei
“fumettoni umani”. Pensavamo fosse un eroe
giapponese tradotto in cinese ma in realtà,
cercando su internet sembrerebbe che sia
proprio …cinese. Abbiamo subito acquistato
una copia, non poteva mancare nella nostra
collezione! Sotto “Aoteman”.
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TRACCE SULLA SABBIA
FRAMMENTI DI CINEMATOGRAFIA
ETNICA
ESTÔMAGO (Estômago) di Marcos Jorge, dramm.,
Brasile/Italia, 2007, dur.: 113’. Con: João Miguel, Fabiula
Nascimento, Babu Santana. Distr.: Downtown Filmes. La
prima collaborazione governativa, italo-brasiliana è una
storia pluripremiata al Festival di Rio 2007. Il sempliciotto Raimundo arriva in città: la sua evoluzione e ascesa al
potere andranno di pari passo con la sua scoperta dell’arte culinaria.
VENDICAMI (復仇/Fuk sau/Vengeance) di Johnnie To, thriller, Hong Kong/Francia, 2009, dur.: 108’.
Con: Johnny Hallyday, Sylvie Testud, Anthony Wong Chau-Sang. Distr.: Fandango. Johnnie To sceglie Johnny
Hallyday, il cantante più famoso in Francia, per fargli interpretare un gangster smemorato che cerca vendetta in
Cina. Realizzato con lo stile tipico del cinema cinese, una storia di vendetta definita di genere “neo noir”, dal ritmo
incalzante e dal tono estremo. Frank Yuma è un killer in forza presso un sindacato del crimine organizzato,
sospettato di essere divenuto un informatore dell’F.B.I. Il sindacato ordina di eliminarlo ai suoi stessi uomini, ma
sfortunatamente per loro sopravvive…Halliday ha dichiarato che era la prima volta in Cina e si sentiva
completamente perso.
THE WANDERER (Ha`meshotet) di Avishai Sivan, dramm., Israele, 2010, durata: 86’. Con: Omri
Fuhrer, Ali Nassar, Ronit Peled. Distr.: Mouth Agape. Primo lungometraggio di finzione del trentatreenne regista
israeliano Avishai Sivan, visto al recente Festival di Cannes. La vita di Isaac, un giovane studente del centro studi
Yeshiva, figlio unico di genitori ebrei ortodossi, intrappolato in una famiglia
problematica e tormentato dalla sterilità appena scoperta. Il ragazzo trova un proprio
rifugio mentale vagabondando per i vicoli della città.
AFFETTI E DISPETTI
(La nana) di Sebastián Silva, dramm., Cile,
2010, dur.: 95’. Con: Catalina Saavedra, Claudia Celedón, Alejandro Goic. Distr.:
Bolero Film. Dal Cile, un ironico film su una guerra tra tate, distribuito anche da noi.
Raquel lavora presso la famiglia Valdes da molti anni, ma, a causa di forti mal di testa
deve lasciare l’impiego. Al suo posto arriva l’allegra Lucy, che sembra conquistare
tutti. Ma non appena si rimette in forze, Raquel inizia la sua personale battaglia
contro la nuova arrivata, che reagisce ai suoi attacchi con ironia e gentilezza.
REBELS OF THE NEON GOD (青少年哪吒/Qing shao nian nuo zha) di Tsai Ming-Liang,
dramm., Taiwan, 1992, dur.: 106’. Con: Chen Chao-jung, Jen Chang-bin, Lee Kang-sheng. Distr.: CMPC. Girato in
mandarino e taiwanese, l’opera prima di T.Ming-liang (vedi N.30) inizia a proporre il tema dello straniamento
culturale della gioventù orientale, annoiata e alla deriva in megalopoli rumorose. I quattro protagonisti, tra pochi
dialoghi e momenti sospesi, si arrangiano e sopravvivono in un mondo che non sembra appartenergli.
LA NIÑA SANTA
(La niña santa) di Lucrecia Martel, dramm., Argentina, 2004, dur.: 106’. Con:
Mercedes Moran, Carlos Belloso, Alejandro Urdapilletta. Distr.: Teodora Film. Interessante film argentino
presentato al Festival di Cannes 2004: in una città di provincia un gruppo di adolescenti mistici si interroga sul
proprio ruolo nel progetto divino. Un congresso di otorinolaringoiatria fa arrivare un medico famoso che
casualmente incontra una di loro, Amali. Forse l’ha chiamata Dio per salvare quest'uomo?
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ACACIA (Acacia) di Jinsei Tsuji, dramm., Giappone, 2009, dur.: 100’. Con: Antonio
Inoki, Ryôga Hayashi. Distr.: Bitters End. Presentato in anteprima al Tokyo International
Film, ci incuriosisce il debutto del grande Inoki come attore drammatico, che avviene nei
panni che più gli sono congegnali, quelli di un vecchio e disilluso ex wrestler: la trama e il
film saranno un po’ scontati ma vincono la curiosità e il fascino di vedere l’amatissimo
campione sul grande schermo. Uscito il 12 giugno in Giappone, racconta l'amicizia tra
Daimajin, un vecchio, rude, solitario e disilluso ex-wrestler che fa il custode in un complesso
di appartamenti, e Takuro, un ragazzino problematico. Riusciranno ad essere d’aiuto l’uno all’altro. Il film è stato
girato ad Hakodate, nell’isola di Hokkaido.
GIALLO A MILANO (Giallo a Milano) di Sergio Basso, documentario, Italia, 2009, dur.: 75’. Con:
Wen Zhang, Jessica e Cristiano Pattuglio, David Chao. Distr.: La Sarraz Pictures. Ha avuto un grande successo
questo documentario su una delle più antiche chinatown d’Europa, quella milanese, attraverso immagini e filmati
d'epoca alternati ai racconti sulle problematiche di 20 cinesi e della loro quotidianità.
Istruttivo ed autoironico, realizzato in modo moderno in 15 piccoli capitoli e un bell’inserto
animato. Da fare vedere alle scuole!
IL CANTO DI PALOMA
(La teta asustada) di Claudia Llosa, dramm.,
Perù/Spagna, 2008, dur.: 103’. Con: Magaly Solier, Susi Sánchez, Efraín Solísella. Distr.:
Archibald. Vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino, la particolare vicenda di Fausta, una
ragazza chiusa alla vita che dovrà affrontare le sue paure dopo la morte della madre. Il film è
basato sulla credenza che il dolore può infettare il latte materno ed essere trasmesso come
una malattia al feto.
DEPARTURES (おくりびと/ Okuribito) di Yōjirō Takita, dramm., Giappone, 2008, dur.: 130’. Con:
Masahiro Motoki, Tsutomu Yamazaki, Ryoko Hirosue, Kazuko Yoshiyuki, Kimiko Yo. Distr.: Tucker Film.
Sconosciuto fino all’inaspettata vittoria del premio Oscar 2009 per il migliore film straniero, questa commovente e
ironica pellicola sui bilanci affettivi è una delle sorprese della stagione. Il giovane Daigo perde il lavoro di
violoncellista in seguito allo scioglimento dell’orchestra dove lavorava, torna nel paesino natale con la moglie e
finisce per ritrovare se stesso quando è assunto come cerimoniere funebre, nonostante il contrasto dei parenti. Il
tanatoesteta, in Giappone, è un lavoro dall’antica tradizione fatto di gesti e rituali delicati e poetici.
LO STRANIERO (Agantuk) di Satyajit Ray, dramm., India/Francia, 1991, dur.: 120’. Con: Utpal Dutt,
Bikramjit, Mamata Shankar. Distr.: National Film Development Corp. Storia di un uomo che, dopo molti viaggi,
torna in patria, a Calcutta, per rivendicare un’eredità paterna. Si confronterà tra la sua coscienza cosmopolita e
quella dei parenti e degli avvocati con cui viene a contatto. Il film è girato in bangla e il titolo originale significa “il
visitatore”.
SHIRLEY ADAMS (Shirley Adams) di Oliver Hermanus, dramm., Sud Africa/U.S.A./G.B., 2009, dur.:
92’. Con: Denise Newman, Keenan Arrison, Emily Child, Theresa Sedras. Distr.: DV8 Films. Madre e figlio invalido
sopravvivono a fatica a Città del Capo tra mille amarezze. Lungometraggio d’esordio di un giovane e promettente
regista sudafricano, amara metafora sociale della relazione tra povertà e violenza.
BOILING POINT – I NUOVI GANGSTER
(3-4×10月/ 3-4 x jûgatsu) di Takeshi
Kitano, dramm., Giappone, 1990, dur.: 96’. Con: Takeshi Kitano, Yûrei Yanagi, Yuriko Ishida. Distr.: Storm Video. Il
titolo originale di questo insolito film, il secondo di Kitano (traducibile in “3 a 4 in ottobre”) è un rimando al
punteggio nel gioco del baseball e a una nota temporale…come al solito il titolo italiano non c’entra niente! Il
garzone Masaki è un ragazzo non molto sveglio appassionato di baseball che si mette nei guai con una banda di
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yakuza. Gli darà una mano il folle Uehara, in procinto di recarsi ad Okinawa per un regolamento di conti personale
nell’organizzazione.
IN NOME DEL DENARO (Money Power) di Ola Balogun, dramm., Nigeria, 1984, dur.: ?. Con:
Clarion Chukwura-Abiola. Una madre spinge la figlia nelle mani di un uomo per soldi, come dice il titolo della
pellicola. Un film sociale sulla corruzione degli ambienti politici. In Nigeria i film vengono noleggiati o aquistati per
pochi naìra sulle bancarelle dei mercati affollati di Lagos (vedi N.31).
GUELWAAR
di Sembène Ousmane, dramm., Senegal, 1992 dur.: 113’. Con: Abou Camara, Marie
Augustine Diatta, Mame Ndoumbé Diop. Distr.: Channel IV. Girato in wolof, un film che consente al regista di
denunciare un'Africa che venera i doni dei benefattori stranieri col rischio di essere portata ad uno stato di
mendicante. Un importante difensore dell'Africa incorrotta e libera viene ucciso, ma, per un errore amministrativo,
il suo cadavere, anziché sepolto nel cimitero cattolico, viene sepolto in quello musulmano. Scoppia una disputa
tra i due gruppi sociali che sottolinea l'importanza ancora considerevole del rito.
MONSTER X STRIKES BACK: ATTACK THE G8 SUMMIT
(ギララの逆襲/洞爺湖サミット危機一発/Girara no gyakushû: Tôya-ko Samitto kikiippatsu) di Minoru Kawasaki,
fantascienza/commedia, Giappone, 2008, dur.: 98’. Con: Niclas Ericsson, Lily Franky, Hide Fukumoto. Distr.: Media
Blasters. Satira a tratti delirante dei soliti giapponesi: i grandi della Terra impegnati al G8 devono fronteggiare e
sconfiggere con l’intelligenza un Godzilla cinese venuto dallo spazio! Questo film indipendente è il seguito di “The X
from outer space” del 1967.
MORO NO BRASIL (Moro no Brasil) di Mika Kaurismäki, documentario, Brasile/Finlandia/Germania,
2002, dur.: 105’. Con: Mika Kaurismäki, Seu Jorge. Distr.: Sharada. Un viaggio-documentario nella musica brasiliana
per un road movie lungo 4000 chilometri, in cui le principali fermate sono dettate dai ritmi e dalle melodie che il
Brasile ha sempre saputo offrire: dalla samba alla bossa nova, dal canto alle percussioni, dalla
gioia al dolore.
PIÈCES D’IDENTITÉS
di Mweze Ngangura, comm., Rep.Democ.del
Congo/Fra/Bel, 1998, dur.: 97’. Con: Gérard Essomba, Dominique Mesa. Distr.: Films Sud. Un
vecchio re del Congo parte per il Belgio alla ricerca della figlia di cui non ha più notizie,
indossando i suoi simboli reali che in Europa appaiono “folkloristici”. Il ritrovamento della figlia,
diventata ballerina di night, gli svela improvvisamente i grandi e rivoluzionari mutamenti della
società. Fatta lezione di questa esperienza ipotizza una nuova identità per sè e per il suo
popolo. Girato in francese e wolof.
YATTÂMAN (ヤッターマン/ Yatterman) di Takashi Miike, azione/fantastico,
Giappone, 2009, dur.: 111’. Con: Yoko Fukada, Shô Sakurai. Distr.: Nikkatsu. Visto al Far
East Festival di Udine 2009, c’era grande cusiosità per questa trasposizione live action
della celebre serie di cartoni degli anni ’70 prodotta dalla Tatsunoko. Nonostante
critiche contrastanti, il film è diventato un campione d’incassi: chissà se verrà
distribuito da noi? Il risultato è kitsch ma piuttosto fedele all’originale: il duo composto
da Takada - meglio conosciuto come Yatterman, costruttore di robot e dedito al bene
dell’umanità - e la sua dolce metà sono contrapposti ad un malvagio trio di goffi ladri,
capitanato dalla sensuale Dronjo. Entrambi sono alla ricerca della Skull-Stone, la pietra
del teschio, con la quale è possibile esaudire qualunque desiderio. La protagonista
femminile, Yoko Fukada, è una cantante e attrice (Dolls di Kitano, Kamikaze girls e Ring 2, tra gli altri).
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IL VIALE DELLA FOLLIA (Darb al-mahabil) di Tewfik Saleh, dramm., Egitto, 1955, dur.: 89’. Con:
Berlanty Abdel Hamid, Tewfik El Dekn. Distr.: Il Nagah Films. Opera prima di T.Saleh, (Gli ingannati, vedi N.11 e
Ristampa 9-11) che qui collabora con la sceneggiatura con N.Mahfuz, dal cui romanzo “Il vicolo dei pazzi” è tratta
l’opera, che racconta le vicende di un giovane operaio di un quartiere popolare del Cairo. Accolto dalla tiepida
accoglienza in patria e osteggiato dalla censura politica, sorte comune a tutti i film politicamente e socialmente
impegnati del regista, il film non ha incassato e ha costretto Saleh all’esilio in Giordania,Siria e Iraq. Oggi è un classico.
STORIA DI FANTASMI CINESI 2
(倩女幽魂 II:人間道/Sien nui yau wan II yan gaan do) di
Siu-Tung Ching, fantasy/horror, Hong Kong, 1990, dur.: 98’. Con: Leslie Cheung, Joey Wang, Ma Wu. Distr.:Eagle. Vi
ricordate le lotte con gli improbabili demoni del primo capitolo (vedi lontano N.6 e Ristampa 5-8)? Il primo film della
trilogia -che avevamo visto al defunto Cinema Durini più di 20 anni fa- ci aveva affascinato: oggi è possibile reperire
tutti e tre i film in cofanetto. Tra scenografie e costumi ineccepibili, mostri ridicoli, voli tra gli alberi, incantesimi e
apparizioni di Buddha, ritornano con la consueta ironia le avventure del timido esattore Ning, sempre innamorato
dello spirito di Nieh. Prima viene imprigionato ingiustamente, poi scambiato per un saggio da un gruppo di ribelli, per
poi finire con loro in un tempio infestato dai demoni.
TETSUO: THE BULLET MAN
(Tetsuo:the bullet man) di Shinya
Tsukamoto, fantastico, Giappone, 2009, dur.: 71’. Con: Eric Bossick, Akiko Monou, Shinya
Tsukamoto. Distr.:Asmik. Altro ritorno! a sorpresa, dopo anni arriva il terzo capitolo del mitico
Tetsuo (vedi N. 6,7 e Ristampa 5-8) realizzato per il mercato americano (e qui il regista si perde
un po’ per adattarsi a quel pubblico, svelando un po’ troppo). Montato in modo geniale dal
regista stesso, non deluderà completamente i fans, mantenendo il suo stile tipico cyberpunk da
videoclip impazzito, disturbante, aggressivo e deframmentato. L’uomo-proiettile stavolta è
Anthony Ride, impegnato in una spietata vendetta dopo essere stato colpito da una serie di
eventi drammatici
SUDAFRICA 2010: curiosità e notizie dai mondiali
*È
la prima volta che la fase finale di un Mondiale di calcio si è svolta nel
continente nero, quest’ultimo ha schierato 6 squadre. C’è stata in generale grande
aspettativa, anche se questi mondiali ci sembrano passati un po’ in sordina, e non
solo per la figuraccia dell’Italia.
*Grande
biglietto
da
visita
per
il
paese,
questo
è
stato
il
Mondiale
della
multietnicità e dell’accoglienza tanto voluto dal presidente Nelson Mandela, che ha
bissato il mondiale di rugby che aveva organizzato sempre qui nel 1995, quando fu
proprio il Sudafrica a vincere.
*Mondiali
inizialmente dominati dalle solite squadre sudamericane con alcune sorprese
soprattutto da Africa e Asia, ma nella fase finale si è vista solo Europa o quasi: a
vincere è stata poi Spagna, per la prima volta sul podio.
*Incredibile
ma vero: l’unica nazione a non uscire sconfitta è stata la...Nuova
Zelanda! Tre pareggi che pero’ hanno decretato l’eliminazione ma che hanno stabilito
un record!
14
*
Bafana bafana: niente a che fare con la nostra Befana, è il nomignolo della squadra
di casa, purtroppo per i tifosi sudafricani eliminata al primo turno.
*L’
inno ufficiale scelto è stato “Waka Waka (this time for Africa)” di Shakira,
che unisce strumenti e musicalità afro-colombiani con un crescente ritmo Soca. Tra
l’altro, la cantante colombiana di origine libanese (nome completo Shakira Isabel
Mebarak Ripoll), presto interpreterà a Bollywood un vibrante ritmo di danza in un
videoclip con la modella sudafricana Candice Boucher.
*La
mascotte è stata Zakumi, un simpatico leopardo dai capelli verdi.
Da sinistra:
tifoso
sudafricano,
logo della
manifestazione,
tifoso
giapponese e
Kalu Uche
(Nigeria)
*Le
vuvuzelas sono invece state elette a simbolo del mondiale: sono le caratteristiche
trombette colorate dal suono ronzante e assordante. Abbiamo dovuto
dedicare loro un articolo su questo numero!
*
addirittura
La squadra più misteriosa e chiacchierata è stata la nazionale della Corea del Nord,
con un solo gionalista accreditato al seguito! Tornati al Mondiale dopo ben 44 anni e
definiti all’epoca dei “Ridolini”, ricordiamo i nordcoreani per la ben nota
sconfitta rifilata all’Italia col gol di Pak Doo Ik proprio nel 1966 e per aver fatto
faticare parecchio anche il Brasile nella prima partita di quest’edizione. Si erano
diffuse voci sulla scomparsa di quattro giocatori, possibili protagonisti di una fuga
per motivi politici, in realtà chiarite dopo poche ore con la Fifa che smentiva,
parlando di errori di trascrizione. A causa dei pochi fondi a disposizione della
squadra, prima della partita con il Brasile, i giocatori si sono allenati in una
qualsiasi palestra pubblica di Johannesburg!La star della squadra è l'attaccante Jong
Tae-se, soprannominato "il Wayne Rooney del popolo" che ha sorpreso il mondo piangendo
a dirotto durante l'esecuzione dell' inno nazionale nella partita d'esordio ma il
colmo è che è l’unico non coreano puro: non ha mai vissuto in Corea del Nord, è nato
in Giappone ed è cresciuto nell'altra Corea, quella del Sud. Tre passaporti e
un'unica, grande fede: quella verso il comunismo, che l'ha spinto a scegliere di
giocare lì.
Ma il colmo dei colmi è quello dei...”tifosi finti”! In realtà non c’erano tifosi
nordcoreani, sono poche le persone che potrebbero permettersi un viaggio così lungo e
costoso come quello in Sudafrica per i Mondiali. Allora è stato assoldato un gruppo di
15
“attori” cinesi, pagati per recitare la parte dei tifosi nordcoreani per poter
portare un po' di sostegno a una squadra che, altrimenti, di sostegno non ne avrebbe
avuto per nulla.
Eliminati, i poveri nordcoreani, sono però rientrati a Pyongyang senza nessuno che li
abbia accolti a casa.
*C’era
anche la rivale Corea del Sud, arrivata 4a nel 2002 quando la competizione si
è svolta in Corea del Sud e Giappone. Ma i tifosi nordcoreani (quelli veri), a
sorpresa dicono di tifare anche per i fratelli del nord.
*Ci
sono anche storie di tragedie e follie dopo l'eliminazione del Brasile dai
Mondiali: due tifosi haitiani della Seleçao si sono suicidati sotto un'auto, mentre un
altro è morto accoltellato. Un quarto non ha retto alla rabbia e all'emozione ed è
morto per un infarto. Scene d’isterismo anche per la clamorosa
eliminazione dell’Argentina guidata nientemeno che da Maradona, data per
favorita.
*Sono
andati bene Paraguay e Ghana (giunti ai quarti di finale), Corea
del Sud e Giappone (arrivati agli ottavi di finale, risultato notevole).
Il Giappone è stato trascinato da Honda, definito il “nuovo Nakata” non solo per la
capigliatura, all’occorrenza bionda o rossa.
*Ci
rivedremo tra 4 anni, i prossimi Mondiali saranno nientemeno che...in Brasile! *
L’INCUBO VUVUZELAS !
Questo oggetto insopportabile è diventato l’ennesima moda stupida, andato a ruba anche in Italia, a causa
della grande rischiesta, addirittura distribuito gratuitamente dall’Ente del Turismo Sudafricano di Milano. E i
tarocchi cinesi e napoletani? Erano dietro l’angolo a pochi centesimi al pezzo...In realtà si è scoperto che il
90% di queste trombette ad aria sul mercato, è prodotto dalla ditta cinese di Yiwu, che ne sforna più di
20mila al giorno, Ma tanto, passato il mondiale, andranno dimenticate... Altro che “strumento da stadio”, e
pensare che erano nate come giocattolo per bambini e poi potenziate per l’uso allo stadio con un modello
smontabile diventato l’assordante simbolo di Sudafrica 2010. Quelle che si sono viste e sentite finora sono
lunghe un metro, la nuova versione è scomponibile in tre pezzi e del 10 per cento meno rumorosa rispetto ai
150 decibel di quelle diventate l’incubo di giocatori, allenatori e telespettatori di tutto il mondo. La vuvuzela
classica è lunga circa 13 centimetri, pesa 120 grammi e produce
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un suono pari a 150 decibel. I negozi online la vendono a 8 euro circa ma comprandola direttamente in
Sudafrica si può risparmiare molto, con la moneta locale, infatti, si acquista una vuvuzela a soli 2 euro e 50
centesimi. Per ottenere quel suono "infernale" che la contraddistingue è necessario
appoggiare le labbra all'imboccatura in modo che possano vibrare e soffiare a più non posso.
Le vuvuzelas sono diventate anche il software più scaricato sull’I-phone e gli ambientalisti hanno protestato
davanti alla sede del Consiglio abruzzese, contro le trivelle nell'Adriatico. Il suo nome deriverebbe dallo
zulu, suono
onomatopeico per dire “fare vuvu”, dalla forma che ricorderebbe una doccia oppure "ronzio di uno sciame
d'api". Questa “molestia sonora” di plastica a metà tra la trombetta e il verso di una papera è stata vietata
dalla Fifa e poi riammessa, ricordiamo che in lingua tswana viene chiamata anche lepatata.
MARADONA: GENIO E SREGOLATEZZA
Non avevamo ancora parlato di Diego Armando Maradona sulle pagine di Etnomondi, a differenza
di Pelè (vedi N. 15 e Speciale 1999-2006): anni fa il personaggio ci sembrava sopravvalutato e di
moda, senza nulla togliere al campione che rimane. Cogliamo l’occasione dei
Campionati Mondiali per occuparcene:
nato povero a Lanús nel 1960, è
considerato il migliore calciatore
argentino di sempre e uno dei migliori del
mondo: attualmente è l’allenatore della
sua nazionale e come giocatore ha
partecipato a 4 mondiali vincendo quello
del 1986. Amatissimo in patria e in Italia:
è addirittura idolatrato e gli è stata
dedicata una pseudoreligione (vedi
News... N.23), a Napoli è considerato una
sorta di Santo con tanto di teca votiva con
un capello del calciatore...a dir poco tutto ciò sono delle esagerazioni. Nella città
partenopea ha giocato dal 1984 al 1991: dopo un anno stentato ha portato la squadra ai vertici, con
tanti successi e trofei prestigiosi. Ha giocato in seguito col Siviglia e poi è tornato in Argentina.
Allena la Nazionale che ha fatto bene nel Mondiale 2010 fino all’ultima partita, persa sonoramente
per 4-0 ma dovrebbe rimanerne alla guida, sorretto dalla fiducia dei tifosi. Si è presentato alla
manifestazione con un’inedita barba in stile Fidel Castro, suo idolo. Controverso e ribelle, ha avuto
molti problemi di droga, di giustizia e per le sue idee politiche. Molti i suoi vizi, le sue bizzarrie, le
aggressioni, specialmente ai giornalisti, i figli non riconosciuti, le evasioni fiscali e le ricadute varie,
nonché la rivalità con Pelè che contende a “Dieguito” il titolo di miglior calciatore del mondo.
Preferiamo ricordarlo per la sua straordinaria carriera piena di record nel ruolo di centrocampista
offensivo ed attaccante, con centinaia di reti segnate e una figura che rappresenta la nazione
argentina. Ha fatto anche il presentatore e la sua storia è apparsa su molti libri e film.
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AL HEJR: LA ROCCIA
Al-Hejr è una città antica dal periodo del popolo dei
Thamud, scomparso alcuni secoli dopo dal Diluvio
Universale. La storia dei Thamud è presente nel
Corano, ed era un popolo forte, feroce ed ostile al
Profeta Salih, il secondo Profeta arabo, dopo Hud,
esclusi dalla Bibbia ebraica e cristiana.
Anche la 15esima Sura del Corano si chiama “Al Hejr”
di 99 ayàt (versetti). Al Hejr, significa “la roccia”, e
secondo alcune fonti si trovava a circa 150 chilometri
da Medina. Questa zona di Madaen Salah –nel nord
di Al Jazira al ‘Arabeya- è ancora nota. In questo
posto viveva il Profeta Salih, un suo antenato si chiamava proprio Thamùd –“Al Thamad”, detta
anche “Al Hejr”-, ed era figlio di ‘Ad e il bisnonno di quest’ultimo era Sam, figlio di Noè.
Al Jazira al Arabeya, adesso è deserta, non c’è traccia di vita.
Anche i Thamùd erano forti -non come gli ‘Ad, popolo del Profeta Hud-, scavavano nelle montagne
per abitarci dentro, prendevano le rocce e costruivano, era una civiltà avanzata.
Il Profeta Muhammad (Maometto) quando passò secoli dopo sulla terra Hejr disse alla sua gente:
“Non entrate in questa terra senza piangere prima, perché arrivò – ai tempi di Salih- il castigo.
Ho paura che arriverà questo anche a voi”. Al Hejr comprende 131 tombe, ben conservate, muri,
torri, condotti d'acqua e cisterne. All'interno vi sono nicchie funerarie, alcune sculture, ecc. Qasr
Farad è particolarmente impressionante, è scolpito in un unico sperone di roccia. La maggior parte
delle tombe riportano scritte in arabo e in inglese che spiegano la storia.
La mitologia:
Secondo certe credenze antiche, è maledetto chi vende,
compra in questo luogo, o tira fuori cadaveri o le ossa dalle
tombe, chi ignora tutto questo è maledetto 5 volte dalla
dea Dushara e deve pagare al sacerdote una multa di 1.000
Haritha! Naturalmente questi sono solo racconti inventati
nel corso dei secoli, mitologie, quello che è accaduto
realmente si trova nel Corano e l’abbiamo già descritto più
sopra.
Charles Montague Doughty che ha scritto "Viaggi
nell’Arabia Deserta" è stato, a quanto sembra, il primo
europeo a visitare questi luoghi nel 1880.
A fianco l’albero dei Profeti: da Noè proviene Hud e Salih;
da Ismaele proviene Muhammad (Maometto).
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Il termine “Maometto”
Perchè il Profeta dell’Islam viene chiamato da secoli in Occidente “Maometto” e mai con il suo
vero nome che è Muhammad? Tutto è iniziato nel Medioevo quando il Profeta Muhammad era
considerato un eretico e malfattore, quindi da “Mal commetto” è nato “Maometto”, una storpiatura
del vero nome che significa in realtà “il Lodevole”, molto più bello del termine italiano nato per
disprezzo verso un Profeta e Messaggero di Dio, considerato dai musulmani come “Il Sigillo dei
Profeti” e “L’ultimo Profeta”, come dice appunto il Corano. Molti musulmani in Italia commettono
l’errore involontario ed in buona fede, nel ripetere la così detta traduzione in italiano del nome
quando vogliono parlare del Profeta Muhammad, ignorando il vero significato. Forse spinti dal fatto
che molti italiani sanno di chi stai parlando solo se pronunci il nome “Maometto”, tra l’altro, in un
noto dizionario sotto la parola “maomettano” sono riportate le definizioni “lussurioso”, “persona
lussuriosa”, anche se è specificato che è desueta. I “maomettani” erano i “musulmani” chiamati
così fino a pochi decenni fa con disprezzo, un po’ come si usa adesso il termine “islamici”. In
francese si usava –forse ancora oggi- il termine “Mahomet” e in Italia prima di “Maometto” si
chiamava il Profeta dell’Islam nel 1141 “Machumet”, poi “Macometto” ed infine “Maometto”.
Mujahid Bulbul
Non è la prima volta che ci occupiamo di munshìd (cantanti islamici) dal Bangladesh questo
ragazzo è dotato di una bella voce, come non dedicargli un articolo? È tra i più famosi nel suo
paese e la sua voce melodiosa cattura l’attenzione al primo ascolto. Ha cominciato a muovere i
primi passi più di 10 anni fa, nel 1998, anche se noi di “Etnomondi” ne veniamo a conoscenza solo
adesso, il suo primo album risale a quell’anno e si intitola “Kamliwala”. Mujahid è convinto che i
nasheed siano un modo per rimanere in contatto con Allah e il Profeta Muhammad. Tra i suoi
album “Prohori”, “Poroshmoni” e “Balai Hawor”.
Ecco il suo sito ufficiale:
http://www.mujahidbulbul.com
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RADIO TROPICAL
Hiromi “Place to be” (Telarc) Torna la pianista giapponese Hiromi con un nuovo album (vedi N.30): tra tenerezza e
solitudine, una sorta di diario di viaggio in giro per il mondo. Dice l’artista: “Credo che la vita sia un lungo viaggio, alla
ricerca di un luogo in cui stare” (“place to be”, per l’appunto, che dà il titolo all’album).
G-Town “Darrdakeh” (Entre les Oreilles) Hip hop dalla Palestina per questo giovane trio proveniente dal ghetto.
Sono: Muhammad Mughrabi, Muhammad Abu Oun e Alaa Barhamiyeh e recentemente si sono esibiti anche in Italia. Il
loro rap canta del Ghetto Town (da qui il nome) e nasce all’ombra del muro di cemento eretto da Israele per separare
Gerusalemme dalla Cisgiordania, dove si trova il campo per rifugiati di Shufat. Tra i pezzi, in arabo, “Roads”, “Sharq
Awsat Jadeed” e “Arab misery capital”.
Mamdouh “Fiero di essere Muslim: 2006-2010” (Canti Islam) A breve distanza da “I primi nasheed:
2001-2005” esce questa seconda raccolta che racchiude i brani di Mamdouh dal 2006 ad oggi, tratti dai suoi
cd, ristampati di recente (vedi n. 32). Tra i brani l’inedito “L’Islam è Verità”, incluso nel nuovo cd
omonimo “L’Islam è Verità”, che contiene altri 7 brani, fra questi due in pakistano cantanti da Ikrimah
Iqbal ed uno dallo stesso Mamdouh, dal titolo “Mere Allah”. Molto interessante il nasheed solo in
inglese dal titolo “I’m proud to be a muslim”. Per l’ordinazione: [email protected]
Sa Dingding “Harmony” (Wrasse) Esce il secondo album di Sa Dingding (薩頂頂),bravissima popstar sperimentale
(vedi N.29), una sorta di Björk cinese che ci porta i suoni del sud ovest del suo grande paese. In questi giorni si è esibita
anche in Italia. Canzoni dalle sonorità misticheggianti orientali, tra elettronica, chill out e antichi mantra buddhisti. Canta
in mandarino, sanscrito, tibetano e una lingua di sua invenzione, e suona diversi strumenti. Una musica emozionante,
rilassante ed espressiva, una delle artiste che più ci hanno colpito in tutti questi anni di ascolti! The Temper Trap
“Condition” (Liberation Music) Da Melbourne, Australia, hanno fatto centro i Temper Trap col loro esordio ed il
singolo di successo “Sweet disposition” un indie-pop elettronico accattivante, che ricorda spesso gli U2. Le loro canzoni
sono state sovente usate per pubblicità, cinema e videogiochi. Se volete una musica allegra ma anche vagamente
malinconica e anche un po’ retrò i Temper Trap fanno per voi.
Willy Chirino “Son del Alma” (Sony) Artista di salsa cubana ballato sulle piste tropicali, ben 28 gli album pubblicati,
molti di platino. Non è però amato in patria in quanto anticastrista. Il suo ultimo album con 13 brani e alcune influenze
rap non tradisce le aspettative dei suoi fans.Dadawa “Seven Days” (Wind Records) Vi ricordate di Dadawa (vero
nome Zhu Zheqin - 朱哲琴 -vedi N.12)? Alla faccia di chi pensa che in Cina esista solo il solito pop smielato, ecco
un’altra artista (vedi sopra Sa Dingding) dalla voce incredibile che sperimenta: la cantante di Guangzhou (Guangdong)
definita la “Enya cinese” in questi anni ha prodotto pochi album, ma sempre di qualità e ha ricevuto molti premi e
riconoscimenti. Mistico e all’avanguardia, l’ascolto a questo album è un’esperienza unica; composto da 7 brani, ognuno
di essi rappresenta un giorno della settimana. Death By Stereo “Resureksyon” (DBS) I Death By Stereo, da non
confondere con l’omonima punk band californiana, sono filippini e si sono formati nei primi anni ’90 e ripropongono il
loro thrash/groove metal in quest’album recente che ha decretato la loro reunion: è del 2006 ma già fuori catalogo.
Nella loro musica anche elementi progressive; il loro genere in patria viene definito pinoy bato. Bhundu Boys “The
Shed Sessions” (Sadza) Dallo Zimbabwe un interessante gruppo di genere chimurenga mescolato ai generi americani
(country, pop, rock’n’roll e disco music). Il gruppo ha lavorato spesso in Gran Bretagna e il nome si può tradurre come
“i ragazzi della giungla”. Quest’album è un doppio cd che raccoglie i brani registrati in patria. Raiss Ahmed “Outaleb
Amzoudi” (Mzouda) Eccoci con in mano la cassetta (ancora?) del solito artista baffone arabo di cui non sappiamo
nulla, forse è tunisino e dalla copertina (veramente orrenda) inizialmente pensavamo fosse un autodemolitore con la
passione del canto, , invece, tra macerie e auto distrutte, abbiamo scoperto che è un artista impegnato che canta contro la
guerra e le inondazioni. Voce particolare, vagamente femminile, e solite sonorità arabe tradizionali.
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RISTORANTI ETNICI
SAKURA
Non un ristorante (si può mangiare su sgabelli) ma un piccolo e algido take
away giapponese periferico. I ragazzi cinesi che ci lavorano ci sanno fare e propongono
piatti e menù coi vari sushi, maki e una gran scelta di uramaki. Forse è un po’ più
caro della media. Chiude solo la domenica mattina e fa consegna a domicilio oltre i 25
€ di spesa minima. Milano, Via F.Baldinucci, 102 (zona Bovisa) www.sakurasushi.it
HORAS KEBAB
Va per la maggiore a Torino questo Horas Kebab, c’è chi dice il
migliore. Gestito da egiziani che ci hanno visto giusto, pulito e sempre
affollatissimo, anche di notte, si è creato una certa fama in città. Oltre al kebab ci
sono il riso all’egiziana, le salsine, le falafel, le pizze, le polpette di verdure
ecc. Torino, Via Berthollet, 24.
MONG KOK
Vi ricordate i gentili camerieri cino-jap del Tokyo (vedi N. 23 e 26)? Il
locale di zona Loreto rimane con lo stesso personale ma si rinnova e decide una
svolta…controcorrente: da giapponese a cino-jap specializzato in piatti di Hong Kong,
più abbondanti alla sera, mentre a pranzo ci sono vari menù economici con piatti di
pesce, pasta, sushi-sashimi, ecc. Ritroviamo il locale meno in penombra e più solare:
il nero è stato eliminato e le pareti sono state dipinte di giallo: il tutto ricorda
più una trattoria cinese che un ristorante giapponese. Chiuso la domenica a pranzo.
Milano, Via Padova, 3.
TOKYO
Tokyo che va..Tokyo che viene, sarebbe da dire! Ecco un grande
locale
giapponese sempre pieno gestito da cinesi (prima era il solito ristorante solo China):
anche qui hanno colto al volo la moda del momento. Si mangia abbastanza bene con spesa
nella media. Chiude al lunedì. Napoli, Via S.Maria della Neve, 26.
TAJ MAHAL
Prende il nome dal mausoleo indiano (vedi N.28) ed esiste da diversi
anni questo ristorante che propone cucina tradizionale del Punjab. Elegante e un po’
modaiolo, non delude ma necessita di prenotazione. Da non confondere coi due omonimi
del N. 14 di Genova e Bologna. Milano, Via Porro Lambertenghi, 23 (zona Isola).
LA PERGOLA
Eccoci nel solito ristorante gestito da cinesi che offre la doppia
scelta di menù italiano o cinese o entrambi, alla carta. Il costo è fisso e veramente
contenuto, forse il più basso di Milano, qualsiasi giorno dell’anno; il locale può
contare su 100 coperti ed è sempre pieno, un po’ troppo solerte il servizio, del resto
quando si paga poco e si mangia bene e abbondante è così. Niente di eccezionale, il
tutto è alla buona e la collocazione periferica ma è da provare. Milano, Via Gallarate,
411 (zona S.Leonardo/Molino Dorino). www.trattorialapergola.it
BAMBU’ HU
Intristiti per la chiusura del minuscolo indiano-pakistano Himalaya (vedi
N. 25 e Speciale 2006-08) avevamo deciso di non andare all’ennesimo giapponese-sushi
bar con gestione cinese che ne ha preso il posto. Costretti da un lunedì in cui tutti
gli altri locali della zona erano chiusi, scopriamo che la cucina non è poi così male,
fresca (in aggiunta alla giapponese c’è anche quella cinese con alcuni piatti di
21
Singapore). Oltre al pesce, ai sushi, ai menù fissi, diversi piatti di carne. Nota
dolente: è più adatto al take away: il poco spazio e i pochissimi tavoli costringono a
mangiare incollati ad altre persone, e con gli occhi e le orecchie del personale sempre
addosso. Sempre aperti, fanno take away e consegna a domicilio con sconti per i clienti
più affezionati. Milano, Via A.T. Trivulzio (zona Gambara).
IZUMI
Dal nome tipicamente giapponese, un nuovo ristorante che si autodefinisce
“cucina italo & Japan’s”. La sera si mangia illimitato a prezzo contenuto – ormai
d’obbligo per contrastare la crisi -. Per il resto, vari menù di sushi, sashimi,
tempura, pesce, ecc e alcuni “piatti speciali” come il pesce misto fritto in agrodolce
e il riso con gamberetti e ananas. Milano, Via Arconati, 20 (vicino a
P.le Martini/V.le Umbria).
YOYO
Peccato, l’avevamo sopravvalutato ma purtroppo è già scaduto…
Il giapponese Yoyo di P.ta Venezia (vedi N.31), gestito da ragazzi
cinesi, forse un po’ troppo giovani e inadatti a questo lavoro, dopo
l’entusiasmo iniziale si presenta trascurato nel locale e nel servizio, e, nonostante
si mangi anche a prezzo fisso alla sera, rimaniamo delusi dalla qualità e dalla
scarsezza dei piatti, è evidente che ci vogliono spremere e mandare via perché siamo
gli ultimi clienti. Non fidatevi delle foto del menù e guardate qui di fianco cosa ci
hanno portato invece di un ricco carpaccio di pesce! Della pizza che proponevano
all’apertura non c’è più traccia. Milano, Via P.Castaldi, 19.
SHAYINI
Si tratta di un piccolo ristorante-take away cingalese,
indiano e italiano (!). Un po’ alla buona, ma con piatti gustosi da
provare. Milano, P.zza Pasolini, 2 (zona Farini).
SUSHINEMA
Non
propriamente un ristorante, ma citiamo questa curiosa idea del Cinema
Plinius, che al sabato propone un servizio di sushi take away (gli
altri giorni su prenotazione almeno un giorno prima). Si sceglie al
bancone tra una discreta scelta di barche, cirashi, maki vari, sushi,
sashimi e si mangia direttamente in sala mentre si guarda il film!L’iniziativa sembra
avere successo,i prezzi sono leggermente più alti rispetto ai take away, ma è normale.
Un unico appunto, ma cosa c’entra il Bruce Lee disegnato sul volantino? I soliti
pastrocchi all’italiana: diteglielo che lui è cinese!!! Milano, V.le Abruzzi 28/30
presso Multisala Plinius. www.multisalaplinius.net
MEXICALI
Da non confondere con
l’omonimo milanese del N.27, ecco un nuovo tex mex veronese con happy hour dalle 18
alle 21 e cucina aperta fino a mezzanotte. Fajitas, t-bone steak, filetti, chicken
salad, gamberi ecc ecc, c’è l’imbarazzo della scelta tra sombreri, cactus e bevande
messicane. Chiuso al lunedì. Verona, Via del Pontiere, 3/a.
KA-KAO
L’avevamo già
provato sul N. 28 ma lo sconsigliamo alla sera, si spende un po’ troppo (ma d’altra
parte è il trend dei giapponesi): il locale è molto carino, il menù offre le solite
pietanze giapponesi; forse il fusion si riferisce ai piatti del mezzogiorno. Chiuso la
domenica. Milano,P.le Cantore, 3 (zona Porta Genova) www.ka-kao.it
BAGUNÇA
Cosa ci
fa un ristorante brasiliano nelle colline tra il Monferrato e l’Oltrepo’ Pavese? La
scelta è coraggiosa e il ristorante merita: una churrascaria dove gustare le carni
brasiliane e provare la birra della fabbrica artigianale. Fine settimana con aperitivi
e disco pub con il dehors Bagunça Beach. Volpeglino (AL), S.P. per Sebastiano Curone
100. www.bagunca.it
22
IL RISO
Amici e amiche ecco a voi… IL RISO! Il riso cucinato in modi
differenti e in diversi tipi, proveniente da luoghi lontani o
vicini. Pensate, è il cereale più consumato al mondo. Nei paesi
arabi per esempio, come in Egitto è molto usato: si consuma come
primo piatto; nei mashi, avvolto nelle foglie di uva, zucchine;
dentro al piccione hamam; nei dolci “ros laban” cioè riso e latte,
o nei budini “mallabeya”. In India, Bangladesh e Pakistan c’è il
riso basmati, servito in un piatto da consumare con verdure, pesce
o carne, può essere bianco, giallo o di altri colori. Il riso
basmati ha il chicco lungo e un profumo particolare, invitante. Il
nome “basmati”in lingua hindi significa “regina di fragranza”. In
Cina il riso è strausato, i cinesi quando si incontrano dicono di
solito “Hai mangiato il tuo riso?". C’è il riso in bianco, riso
alla cantonese o cucinato in altri modi. Il riso alla cantonese ha
come ingrediente i piselli, prosciutto, cipolla, uova strapazzate
e salsa di soia. C’è il riso rosso, come in Thailandia, che si
mangia a colazione e sostituisce i nostri dolci. Per non
dimenticare il riso per il sushi in Giappone. Per il sushi il riso
è cotto e condito con aceto di riso, zucchero e sale. Molti sono i
tipi di sushi dove il riso ha un ruolo fondamentale, come per il
“Temaki”, si usa fogli “nori” a forma di cono di alga seccato, con
dentro il riso ed altro. Poi ci sono gli “Uramaki”, i “Mazibushi”
ecc… Anche in Italia il riso ha un ruolo importante, conoscete il
risotto alla milanese? è giallo per lo zafferano e ha il midollo
di bue. 19 sono in tutto le specie di piante erbacee.
Ma com’è la lavorazione del riso?
Fase di pulitura, eliminazione di tutte le sostanze estranee,
sbramatura che consiste nella privazione dalle cariossidi del
glume. Si ottiene così un riso integrale che necessita lunghi
tempi di cottura. Il riso integrale viene sottoposta ad una
sbiancatura.
23
La più grande moschea dell’ Asia Centrale
Nel numero scorso abbiamo dedicato un articolo a Samarcanda, la Moschea di Bibi
Khanum, si trova proprio a Samarcanda in Uzbekistan. Vi abbiamo già spiegato che è la
più grande moschea dell’Asia Centrale, di colore blu e turchese.
Perché è stata costruita?
Sembrerebbe che sia stata la moglie del mongolo-turco Tamerlano a farla costruire in
attesa che tornasse il marito da un viaggio con tantissime opere d’arte, pare portate
da diecimila muli.
Secondo un’altra leggenda, Tamerlano aveva nove mogli e tra queste c’era una
principessa mongola dal nome Bibi Khanum, in suo onore l’uomo decise di far costruire
la grande moschea. La moschea attualmente è stupenda, con tanto di archi alti 30
metri, ben quattro minareti, decine di cupole e centinaia di colonne di marmo bianco,
però all’inizio fu progettata male. La moschea perdeva i pezzi e Tamerlano furibondo
ordinò di tagliare la testa agli architetti, uno di questi per non subire la tortura ed
umiliazione preferì buttarsi da uno dei minareti. Questi sono i racconti, secondo le
fonti antiche, non sappiamo però quanto c’è di vero in tutto questo, è certo che la
moschea resiste ancora oggi magnificamente, pensate, sarebbe dovuta diventare la
moschea più grande dell’Islam, naturalmente non è così. Si spera a questo punto che
sia la moschea della Mecca ad essere la più grande, visto l’importanza nell’Islam.
Sembrerebbe che la moschea che siamo abituati a conoscere come Bibi Khanum non
sia l’originale, e che quella vera si trova chiusa tra le inferriate. Il Mausoleo di Bibi
Khanum è l’unico ad essere esposto al pubblico. Al centro del cortile della moschea, si
trovava su un leggio enorme, forse di marmo, una copia enorme del Corano, pare di 300
chili e rivestito di oro e argento.
24
Bukhari
Il nome Bukhari è molto noto nel mondo islamico, poiché è
uno dei massimi trasmettitori di Hadith “detti del
Profeta Muhammad” e quindi tradizionista musulmano, che
significa –come vi abbiamo spiegato nel numero scorso
nell’articolo “Samarcanda”- , “colui che si fa latore di
informazioni che riguardano la religione, la storia il
diritto islamico”. Nacque a… Bukhara in Uzbekistan il 20
luglio del 810 e morì l’1 settembre 870 a Khartank. Il suo
nome completo è Abu AbdAllah Muhammad ibn Ismaìl ibn
Ibrahìm ibn al Mughira al Bukhari al Ju’fi. Chi conosce la
lingua araba avrà subito notato che per citare il nome
completo di Bukhari si nominano i nomi dei figli e dei
padri, infatti il suo nome significa “padre di AbdAllah,
Muhammad figlio di Ismaìl, figlio di Ibrahìm, figlio di al
Mughira…”, come del resto i nomi di molti musulmani.
Cercheremo brevemente di percorrere la sua storia. Legato
all’Islam sin dall’infanzia, a soli 10 anni cominciò a
studiare
gli
hadith,
da
ragazzo
fece
il
suo
Pellegrinaggio alla Mecca con la madre e il fratello. Nel
corso degli anni, dopo studi approfonditi cominciò a
raccogliere gli hadith autentici in volumi come “Al Jami
al Sahih”. Fu espulso da Samarcanda dal governatore che
pretendeva che Bukhari gli leggesse i suoi capolavori,
dopo il suo rifiuto –l’avrebbe fatto solo nella sua
abitazione o in moschea e non nella residenza del
governatore- , Bukhari fu costretto a vivere in esilio
sino alla sua morte nel villaggio Khwaja Sahib, oggi
esiste un mausoleo a lui dedicato, visitato da moltissimi
musulmani.
25
Il pappagallo
Questo
volatile
sicuramente
ha
avuto
un
ruolo
importante
nell’infanzia di ognuno di noi. Protagonista di cartoni animati,
telefilm, film ecc. Eppure “Etnomondi” solo ora prova a dedicargli
un articolo, forse troppo poco per descrivere questo simpatico
volatile con ben… 340 specie. Le dimensioni del pappagallo
variano, a secondo della zona di provenienza, la maggior parte è
di colore verde, ma anche blu, gialli o con pennellate rosse. È
molto intelligente e sa imitare la voce umana, soprattutto il
cenerino, noto ed amato anche per questo. Fra i più conosciuti, di
questa famiglia dei psittacidi ci sono i pappagalli cacatua, i
tricoglossi, gli inseparabili, le are e i parrocchetti. Diffusi
soprattutto in America Latina, India, Australia e Nuova Guinea.
Hanno il becco ricurvo come un uncino, che permette loro di
sollevarsi su rami sempre più alti, zampe corte e piedi con due
dita che puntano in avanti e due indietro, sono molto veloci nel
camminare, anche se un po’ goffi nei movimenti. La maggior parte
di loro sono granivori, mangiano molto volentieri i semi germinati
pieni di vitamine e digeribili, la frutta, verdura e legumi.
Frutta come: la mela, pera, albicocca, banana… Non disdegnano i
piselli, i ceci, la soia, i fagioli e i fagiolini (crudi). Poi
amano molto le noci e, le mandorle. La femmina depone da 2 a 4
uova, ed è molto difficile distinguere il maschio dalla femmina,
soprattutto con il cenerino. Il cenerino non solo riesce a
riprodurre la voce umana, anche qualsiasi rumore, in modo quasi
perfetto, il loro vocabolario consiste di ben 2000 parole. Il
pappagallo è un ottima compagnia per l’uomo, peccato che stia per
estinguersi a causa della distruzione del loro habitat perché
esportati spesso all’estero, appunto per diventare un animale
domestico da compagnia.
26
GO NAGAI
Come non dedicare un articolo a questo grande autore di Manga?
“Etnomondi” lo ha omaggiato più volte con i suoi capolavori, come
con “La Saga di Mazinga” nel n. 14 e 15. Go Nagai, vero nome
Kiyoshi Nagai, nato a Wajima in Giappone il 6 Settembre 1945, ha
cominciato nel mondo dei fumetti “Manga” nel 1965, collaborando
con Shotaro Ishinomori, il quale notò immediatamente il ventenne
Nagai, apprezzando il suo stile per il primo lavoro “Black Lion” –
foto sopra-, così due anni più tardi, nel 1967 Nagai crea il manga
dal titolo “Meakashi Porikiki”. Avete presente la famosa Dynamic
Production? L’ha fondata lui nel 1970. L’anno successivo pubblica
il manga “Mao Dante”, ispirato alla “Divina Commedia” di Dante,
che nel 2002 diventerà un cartoon “Anime” trasmesso in Tv.
L’illustrazione del pittore ed incisore francese Gustave Dorè per
la “Divina Commedia” ispirerà Go Nagai anche per il suo primo
anime, stiamo parlando di “Devilman”, creato per un pubblico
adulto. Dopo l’anime arriva il manga. L’anno 1972 è fondamentale
per Nagai, crea la ragazza androide “Cutie Honey” per l’anime e
manga, non solo… il mitico “Mazinga Z”! Da lì esplode la robotmania. Tra un robot e un altro, Nagai crea il suo manga più
impegnativo e maturo “Violence Jack”, 17 anni di duro lavoro per
concluderlo, dal 1973 al 1990. Seguono dal 1974 al 1976: Il Grange
Mazinga, Space Robot, Jet Robot, Jeeg Robot d’acciaio, Ufo Robot
Goldrake, Gaiking il robot guerriero e Ken Falco, l’unico a non
essere un robot, ma un pilota di formula uno. Da non dimenticare i
vari remake dei suoi capolavori, i film OAV in cui i robot più
amati si uniranno per combattere contro i nemici. Il personaggio
al quale è più legato è proprio Koji Kabuto, il pilota di Mazinga
Z, che apparirà anche nella serie del Grande Mazinga e Ufo robot
Goldrake, al fianco di Actarus, nei panni di Alcor –nome
utilizzato solo in Europa-.
27
28
HIROSHI TANAHASHI棚橋 弘至
Chi è Hiroshi Tanahashi? Ma il “bellone” del wrestling giapponese, l’idolo delle donne, il supereroe
in carne ed ossa che va per la maggiore ultimamente. Amatissimo, questo ragazzo non sembra
neanche vero: l’eroe buono che interviene contro i soprusi degli scorretti e che combatte contro i
cattivi di turno. Muscoloso, coi suoi lunghi capelli castani con strisce tinte di biondo, fa impazzire le
donne e fa invidia agli uomini. Nato nel 1976 a Ogaki, Gifu, è diventato un ottimo wrestler, l’Inoki
dei tempi moderni, perdonateci il paragone. La sua mossa finale preferita è la High Fly Flow (o
frog splash, il “salto della rana”, quella di Eddie Guerrero). Tra i suoi match migliori, quelli contro
Giant Bernard, Kurt Angle, AJ Styles, Shinsuke Nakamura e il rivale del momento, il becero e
cattivissimo Toru Yano che tenta sempre di tagliargli i capelli, ma che ha finito per soccombere nel
recente e decisivo “hair vs hair match”…chi perdeva veniva rasato a zero, e ad avere la meglio è
stato ancora una volta il nostro eroe!
È un Tetsuya (Mazinga), un
cavaliere dello Zodiaco, sembra
una rockstar e arriva sul ring
con una calzamaglia e una
musica d’ingresso che fanno
tanto eroe anime. In Giappone
non si perde tempo e anche i
cartoon vengono umanizzati (o
gli uomini “cartoonizzati”?). Ha
iniziato col baseball – sport
molto popolare in Giappone –
per poi venire scoperto nel
wrestling dove ha iniziato una
straordinaria carriera, culminata
con la vittoria (dal 2006 al
2009) di ben 4 titoli assoluti
IWGP della New Japan Pro Wrestling. È stato vittima in passato di un episodio reale di stalking da
parte di un’ex fidanzata che l’ha colpito alla schiena e costretto a tre mesi di ospedale; questo ha
però finito per suscitare più interesse verso di lui. Ha combattuto un po’ in tutto il mondo, è molto
apprezzato in Messico e Stati Uniti, dove ritorna di tanto in tanto. Con il suo metro e ottanta è alto
quando combatte contro i giapponesi, ma sembra piccolino di fronte ai colossi messicani e
soprattutto americani!
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ANIME: genere SPRTIVO
Da questo numero dedicheremo un articolo per ogni genere di Anime,
sarebbe scontato cominciare con quello robotico, o shojo per un pubblico
prevalentemente femminile, quindi cominceremo con quello sportivo,
denominato “spokon”, o “supokon”, contrazione di “supotsu konji” che
significa “tenacia sportiva”. Vi ricordiamo che nel n. 30 di “Etnomondi” c’è
allegato il libro “Anime Giapponesi” in regalo, che raccoglie gli articoli
dedicati ai nostri beniamini del mondo degli Anime, la rubrica ormai la conoscete, si chiama
appunto “Anime Giapponesi” come il libro, nata nel n. 14.
Nel genere sportivo si trovano Anime sia per ragazze “shoujo”, sia per ragazzi “shònen”.
Nel n. 26 abbiamo dedicato un articolo a “Ken Falco” o “ “Falco il Super bolide”, titolo originale
“Machine Hayabusa”, del 1976. Disegnato da Go Nagai –vedi articolo dedicato interamente a lui
in questo numero-, per la Toei Animation, di 21 puntate. L’Hayabusa Special è la macchina in stile
futurista guidata da Ken.
Nel numero precedente 25 un articolone per le due serie
dell’Uomo Tigre, conosciuto anche come “Tiger Mask” o
“L’uomo tigre il campione”. L’Anime è della Toei Animation e
diretto da Takeshi Tamiya. La prima serie (1969-1971) è di 105
episodi disegnati da Keiichiro Kimura con Naoto Date come
protagonista, la seconda è di 33 episodi con Tommy Haku al
posto di Naoto. Il titolo originale è “Tiger Mask Nisei/ Tiger
Mask II”. Ken era impegnato nelle gare automobilistiche e
l’Uomo Tigre nei combattimenti di Wrestling, sport diventato noto in questi ultimi decenni, in
Giappone subito dopo la programmazione dell’Anime. Non sono solo questi due gli eroi del piccolo
schermo, ce ne sono molti altri, come…
“Grand prix e il campionissimo” alternativa a “Ken Falco”. Creato da
Kougo Hotomi e prodotto dalla solita Toe Animation. La Todoroki Special
è la macchina pilotata da Takaya Todoroki per la scuderia Katori Motors,
l’Anime è del 1977 e di 44 episodi.
Dall’Anime vicino alla realtà, ad un altro più inverosimile. Questa volta è un veicolo ad energia
solare che diventa efficiente solo con l’unione di cinque auto, stiamo parlando di “Supercar
Gattiger”. È del 1977, di 25 episodi, nato da un’idea
di Hitoshi Chiaki. Il titolo originale è “Cho Supercar
Gattiger” e i cinque piloti sono: Joe Kabuki, Hiroki,
Sakio, Ken e Kajumi. Tra le curiosità: il mitico Tony
Fusaro si occupa del doppiaggio italiano, è stato il
primo cronista del Wrestling inizio anni 80, quando si
chiamava ancora “Catch”, tra i doppiatori
nientepocodimenochè…
Anna
Merchesini
e
Massimo Lopez, del trio Marchesini-SolengiLopez!
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E non finisce qui! Dal mondo dello Judo arriva “Judo Boy”, creato da
Tatsuo Yoshida nel lontano 1969, l’Anime ha 26 episodi, il titolo originale
è “Kurenai Sanshiro”, che sarebbe il nome del protagonista, pronto a
vendicare la morte del padre, grande maestro di judo. Infatti il testo della
sigla italiana dice: “Sulla mia moto corro presto, lo troverò quel
maledetto, e con un colpo mio mortale, vedrai gliela farò pagare.
Ragazzo tu non mi seguire, rispetta questo mio dolore”. Per non
diventare un modello negativo il ritornello dice anche: “Judo boy, judo
boy, sappiamo che per te è importanza, ma non usare la violenza, il
tuo dolore ti ha accecato , non
diventare come lui”.
Altro sport violento è la boxe, e l’Anime non è da meno, dal
Sol Levante giunge… “Rocky Joe”. Titolo originale “Ashita
no Jo” che significa “Joe del domani”. Il primo Anime è del
1970 di 79 episodi, il secondo è del 1980, di 47 episodi.
Anche questo Anime, come per molti altri, è tratto dal
manga, ed è stato trasmesso in Italia tra la fine degli anni
70 ed inizio anni 80 in emittenti private. Il protagonista è lo
sfortunato Joe Yabuki, orfano, senza una casa dove
vivere, si trova a lottare sul ring giovanissimo, all’inizio della serie ha solo 15 anni. Non è stato mai
amato e sfogherà tutta la sua rabbia con la boxe. Ucciderà il suo unico amico e alla fine della
serie… morirà dopo il suo ultimo scontro. Storia molto triste di un personaggio anti-eroe. Scritto da
Asao Takamori, disegnato da Tetsuya Chiba, regia di Osamu
Dezaki, lo stesso di “Lady Oscar”, “Lupin” e “Jenny la tennista”.
Curiosità: qui in Italia, nella versione Fininvest, Joe non muore
ed addirittura vince l’incontro.
Lo sport più popolare ed amato resta il football, “Arrivano i
Superboys” è il primo, o uno dei primissimi Anime dedicati al
calcio. Titolo originale “Akakichi No Eleven” , che significa “Gli
undici rosso sangue”, diretto da Takeshi Yamada, del 1970, di
52 episodi. Shingo Tamai è il protagonista della serie. Anche
questo anime è piuttosto violento, con pugni, gomitate e schizzi di sangue, ha una concezione
nipponica, i protagonisti sembrano più samurai che calciatori. Quindi veri lottatori, che sudavano
davvero per dare il meglio di se stessi. La cosa che fa sorridere sono i lanci impossibili del pallone,
la forma ovale durante il lancio, possente fino al punto da bucare la rete.
I più attuali “Holly e Benji” naturalmente sono solo dei “pivellini” a confronto.
Arrivato in Italia nel 1986, l’anime è del 1983, ideato da Yoichi Takahashi. La
prima serie – titolo originale “Capitan Tsubasa”-, ha 128 episodi, la seconda
ha 46 episodi, ed è del 1994. Nel 2001 è la volta della serie dal titolo “Road to
2002” di 52 episodi, trasmessa in Italia nel 2004 con il titolo “Holly e Benji
forever”. Oltre al Manga e all’Anime, esistono gli special, i film, i videogiochi,
insomma, un fenomeno di massa, come è avvenuto con “Lupin III” o il più recente “Naruto”.
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Ed arriviamo alle beniamine sportive. Ci vengono in mente tre nomi
in questo momento: Jenny, Mimì e Mila, rappresentati del tennis e
della pallavolo.
“Jenny la tennista” è addirittura del 1973, arrivato in Italia 10 anni
dopo, ed ha 26 episodi. Il titolo originale è “Ace wo Nerae!”, con
protagonista la nostra Jenny, che in realtà si chiama nella versione
originale “Hiromi”. Ci risulta l’unica serie trasmessa qui da noi, di
Sumika Yamamoto, regia di Osamu Dezaki – la stessa di “Lady Oscar”… e si vede-. In Giappone
è stata trasmessa la seconda serie di 25 episodi nel 1978, dal titolo “Shin Ace wo Nerae!”. Non si
tratta di un seguito, ma del remake delle prime avventure di Jenny.
Se dobbiamo parlare di Mimì, quale delle due? Si perché due sono le Mimì che conosciamo,
entrambi giocatrici di pallavolo, ennesimo scherzo del doppiaggio
italiano?, -vedi Alcor e Rio Kabuto, che in realtà si tratta della stessa
persona, il mitico Koji Kabuto-. Non sono la stessa persona, anche
se hanno lo stesso nome e lo stesso ruolo. La prima e più conosciuta
è Mimì Ayuhara di “Mimì e la nazionale di pallavolo” del 1969, così vecchio? Non sembra-, di 104 episodi. Il titolo originale è
“Attack number 1”, di Urano Chikako,
regia di Okabe Eiji e Kurokawa Fumio. La seconda è Mimì Miceri –
Mimì Hijiiri nella versione originale-, di “Mimì e le ragazze della
pallavolo” del 1977, di 23 episodi. Nonostante fosse più recente, sembra
più vecchio del precedente, per la grafica. Il titolo originale è “Ashita e
Attack!”, di Shiroh Jinbo, regia Fumio Kurokawa.
Il seguito di “Mimì e la nazionale di pallavolo” dovrebbe essere “Mila e Shiro, due cuori nella
pallavolo”, poiché nella versione italiana è stato creato un legame di parentela tra Mila e Mimì, in
realtà è un legame inesistente, nella versione originale Mimì non viene mai nominata nella serie,
quindi…niente cugine. Il titolo originale è “Attacker you!”, di Jun Makimura e Shizuo Koizumi,
del 1984, di 58 episodi.
Sotto Mila e le due Mimì
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Il tantrismo
Il tantrismo - così detto dai libri canonici Tantra, redatti nel VI secolo d.c. – è una corrente religiosa dell’Induismo e del
Buddhismo Mahayanico. La si può definire un’interpretazione magica e occulta della
religione induista, pare infatti che sia stata originata dalle correnti sciamaniche dei guru o
degli yogi induisti e buddhisti che nel VI secolo d.C. incominciarono ad opporsi alle pratiche
rivendicando una totale compartecipazione dell’uomo alla natura. Nacque nell’India del sud
e del nord-ovest nel corso del IV sec. d.C. e il suo scopo è conseguire uno stato di
illuminazione attraverso metodi iniziatici. Tantra in sanscrito significa “trama di un tessuto” e
per estensione “dottrina”, “regola”. Il nome “tantra” è dato a particolari testi ritualistici a
carattere inizatico ed è uno degli atteggiamenti religiosi indiani che più ha interessato il
mondo occidentale, anche se qui è trattato piuttosto superficialmente. Nel tantrismo si ha il
ritorno alla dea madre Aditi, adorata sotto forma di pura potenza femminile nella dea Kali e in Durga “dalle cento
braccia”, e del consorte Shiva, la figura maschile più importante di questa corrente. Secondo il pensiero dei Tantra, tutta
la natura deriva da una dea: dalla dea dell’abbondanza ad Annapurna, dea dei monti, da Laksmi consorte di Visnù a
Maryammei, dea del vaiolo e della morte. Il tantrismo è piuttosto complesso e la sua arte
rappresenta il dio Shiva nella forma androgina di Ardhanarisvara, divinità per metà vestita con
abbigliamento maschile e per metà femminile. Il fedele tantrico deve percorrere le stesse tappe del
dio per conquistare quell’equilibrio metafisico che consente di raggiungere l’armonia dei due
principi polari; per ottenere la propria illuminazione, poichè il corpo viene considerato parte
integrante del cosmo, deve seguire spontaneamente gli impulsi fisici utilizzando particolari formule
rituali (i mantram) e alcune tecniche di meditazione (i dharana). Il tantrismo si divide in due scuole: quella della “mano
destra” o Daksinatantra, simile alle scuole yoga, e quella esoterica della “mano sinistra” o Vamatantra, praticata da un
ristretto numero di fedeli con un rito che risvegli l’energia vitale: la pratica del mithuna, accoppiamento sessuale senza il
seme che esprime la congiunzione tra il dio Shiva e la dea Shakti, il principio maschile e quello femminile.
*Learn Arabic with Maha lo trovate su You Tube, qui, a puntate, la giovane Maha
insegna la lingua araba: http://www.youtube.com/user/LearnArabicwithMaha
*Burning China è un negozio on line cinese dove si possono acquistare cd di
gruppi rock cinesi: http://stores.ebay.it/BURNINGCHINA
*Museo Egizio Di Torino Il sito di uno dei più importanti musei egizi al mondo.
www.museoegizio.it
*Ancient Egypt Un sito ricco di informazioni e immagini sul mondo degli antichi
Egizi. www.ancient-egypt.org
*Zahi Hawass
Il sito di Zahi Hawass, uno dei maggiori egittologi del mondo e
grande esperto del complesso monumentale di Giza. www.zahihawass.com
*Faces of Hong Kong è un sito dove alcuni personaggi raccontano Hong Kong
attraverso brevi video.
www.facesofhongkong.com/en/
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Riti funebri islamici
In diversi numeri precedenti avevamo trattato l’argomento dei riti
funebri nelle diverse religioni, soprattutto nei primissimi numeri del
giornale, come ad esempio nel n. 9 in “News from…” uscito tra Novembre e
Dicembre del 1998: “Paese che vai, funerale che trovi…non tutti sanno di
particolari usanze funebri nel mondo… per i musulmani ad esempio, c’è una
direttiva che da sempre devono rispettare quando seppelliscono i loro
cari: controllare che questi abbiano la testa rivolta verso la Mecca,
città Santa dell’Islam. La bara non serve, basta un sudario candido che
si può acquistare in uno dei tanti negozi”.
C’è molto di più da sapere, che i stessi musulmani non sanno. I primi
sintomi di una persona che sta per lasciare questa vita, sono
naturalmente la difficoltà a respirare, i piedi freddi ecc. Prima che la
persona faccia la sua dipartita da questo mondo verso l’Altra vita, la
prima cosa da fare è girare il volto verso il lato destro, nella
direzione della Qibla, cioè la Mecca. Il braccio destro deve essere
appoggiato davanti al corpo, i piedi devono essere rivolti verso la
Qibla, in modo che la persona possa guardare la Qibla alzando un po’ il
capo. La persona che sta accanto deve ricordagli la Shahada che sarebbe
la Testimonianza di Fede: “Attesto che non c’è altra divinità all’infuori
di Allah e che Muhammad è il Suo Messaggero e Profeta”. Il tutto in modo
dolce, senza mettere agitazione al morente, anche perché il più delle
volte la persona in questione potrebbe non essere in lucidità per via
delle sofferenze. Chiunque muore pronunciando la Shahada andrà in
Paradiso, come disse il Profeta Muhammad. Chiudere subito gli occhi del
morto, coprire il suo corpo, e da sotto la copertura svestirlo
completamente, la persona che sveste il morto in questo modo non guarderà
le parti intime ed userà un paio di guanti per lavare l’intero corpo. Al
termine si riveste il corpo del defunto con sette veli bianchi. Il
lavaggio è consigliato che lo faccia un parente del morto, il Profeta
Muhammad è stato lavato da suo nipote Ali, come il Profeta stesso aveva
espresso. Per la sepoltura non si deve lasciar passare giorni, come
avviene nel cristianesimo ad esempio, ma viene fatta in modo tempestivo e
deve essere sepolto nel luogo in cui muore. Infine si fa la preghiera
funebre in piedi composta da 4 parti: si recita dopo aver detto “Allahu
Akbar/ Allah è il più Grande” la Sura Al Fatiha /L’Aprente, che si recita
ogni volta durante le normali cinque preghiere; “Allahu Akbar”
accompagnata dall’invocazione per il Profeta Muhammad e Abramo che si
chiama “Ibrahimia; “Allahu Akbar” accompagnata dall’invocazione per il
morto; ed infine “Allahu Akbar” con invocazione per tutti i musulmani e
per chi prega. Si chiude come per le altre preghiere con “Assalamu
aleikum” guardando la spalla destra e poi quella sinistra. In questo modo
si augura la Pace sull’angelo a destra che scrive le buone azioni e
quello sulla sinistra che scrive quelle negative.
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Dentro il
Dragone:
Chinatown
Milano. Facciamo quattro passi a Chinatown in un giorno d’estate e vediamo cosa scopriamo…Ma cos’è una
Chinatown? Tipico luogo dall’esotismo frenetico e misterioso, è una comunità cinese che pian piano si è
insediata in una grande città al di fuori della Cina, mantenendo un microcosmo tutto particolare. Spesso
quasi tutti arrivano da una stessa regione portandosi pian piano amici e parenti! Il quartiere Chinatown, città
nella città, diventa un’ attrazione turisticocommerciale, si caratterizza per le scritte in
ideogrammi, per la vendita di prodotti a prezzi
stracciati e per la presenza di negozi e attività locali
acquistate dai cinesi e riaperte per dedicarle a loro
ma non solo.
Il quartiere cinese di Milano è uno dei più vecchi
d’Europa e molti attribuiscono la sua “fondazione” a
un certo Wang Sang detto “Romanino”, che fu il
primo immigrato dalla Cina a Milano in questa
zona. Deceduto nell’ottobre scorso a 91 anni, è stato
rimpianto da tutti, amatissimo, ha vissuto in Italia
per più di 70 anni e ha sposato un’italiana da cui ha avuto un figlio.
Un vero pioniere e un punto di riferimento, arrivò qui nel lontano 1937 avviando il commercio al dettaglio
cinese nella zona. Egli fu seguito da altri connazionali che aprirono i primi laboratori di pelletteria nel
quartiere tra Via Paolo Sarpi e Via Canonica, vecchio quartiere storico dei milanesi, e rendendo l’area come
il riferimento per il commercio dell’intera comunità orientale nel capoluogo lombardo. Anche se la nostra
Chinatown sembra un po’ “povera” e trascurata, oggi è in fase di ammodernamento e sta per essere resa
pedonale; nei vecchi palazzi ormai abita solo qualche anziano italiano, per il resto quasi tutti stranieri,
specialmente cinesi. Sono scomparse le nostre vecchie botteghe e un paio di cinema per fare spazio a negozi,
ristoranti tipici (spesso in stile trattoria), bar, ma anche agenzie immobiliari, di viaggi e matrimoniali con
scritte rigorosamente in cinese. Per le strade si vedono gli immancabili carrellini e biciclette, molti africani
che acquistano al dettaglio, qualche tipo stravagante, molti arabi e russi in cerca di affari e anche italiani che,
come noi, amano i tipici negozietti e supermercati orientali dove si trova un po’ di tutto. Non mancano le
librerie-videoteche che vendono anche qualche fumetto e cd (pochi), gli immancabili centri massaggi per il
relax e molti negozi tecnologici dove riparano velocemente computer e telefonini a poco prezzo. I negozi di
abbigliamento e bigiotteria poi sono davvero tantissimi! Non mancano i retrobottega-dormitorio e le sale da
gioco clandestine che purtroppo, puntualmente vengono alla ribalta, ma Chinatown non è certo solo
illegalità, la comunità cinese, per la maggior parte, è qui per lavorare sodo e, dopo i problemi dei mesi scorsi
con la famosa rivolta e il problema della criminalità delle Triadi (vedi N.31), speriamo che questa zona possa
finalmente trovare la tranquillità che italiani e cinesi hanno sempre cercato, in amicizia e cooperazione.
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L E P O R T E D E L L 'O R I E N T E : M A L ESIA
La Malesia (o Malaysia / ‫ )م ل ي س يا‬è una penisola dove si trova l’omonimo stato federale dell’Asia
Sud-orientale costituito dalla Malesia Occidentale o Peninsulare (Malacca) e da quella Orientale
(Borneo) , ognuna con diversi stati. Prevalentemente montuosa, è conosciuta per la fauna e la ricca
flora del Borneo, con una giungla in parte inesplorata considerata la più antica del mondo, ma anche
per i parchi marini e le spiagge dall’acqua turchese.
Famosa per noi occidentali per essere stata descritta da Emilio Salgari nei suoi romanzi (che però non
ci è mai stato ma si è basato sui racconti degli esploratori), è sinonimo di puro esotismo, patria di
Sandokan e delle famose tigri, luogo fiabesco di pirati, foreste e natura incontaminata con le ancestrali
etnie di Sabah e Sarawak. Oggi è un contrasto tra foresta tropicale selvaggia, tradizione, grattacieli e
città ultramoderne, paese spirituale ma anche tecnologicamente all’avanguardia. La parte peninsulare
confina a nord con la Thailandia ed a sud con la città-stato di Singapore. La componente insulare del
Borneo, confina con Brunei e con il Kalimantan indonesiano. La capitale è Kuala Lumpur, città di luci e
giardini che rappresenta la modernità e il progresso dell’Asia. Negli ultimi trent’anni la Malesia ha
conosciuto un grande sviluppo economico diventando uno dei paesi più ricchi del sud est asiatico.
Terra di passaggio dove già nel II sec. d.C. si sono instaurati i primi regni indigeni, la Malesia è stata
oggetto di conquista coloniale (Inglesi e Olandesi prima, Giapponesi poi) che hanno portato allo
sviluppo economico. Dopo la sconfitta giapponese della II Guerra Mondiale venne creata l’Unione
Malese, un protettorato britannico. La completa indipendenza venne raggiunta nel 1957, e sei anni
dopo si unì a Singapore inglobando le ex colonie di Sabah e Sarawak. Nel 1965 Singapore si staccò
dall’Unione per ritornare stato indipendente. Oggi gli stati della Federazione sono 13, più i territori
federali di Kuala Lumpur e l’Isola di Labuan. La moneta è il ringgit. Il clima è tropicale, caldo e umido
con temperature elevate tutto l’anno. Si parla il malay (bahasa melayu), è diffuso il cinese, e l’inglese è
parlato e capito ovunque. La cucina malese è ricchissima di sapori e profumi indiani e cinesi, grazie alla
varietà di etnie, razze e influenze culturali malay, cinese e indiana; si puo’ mangiare spendendo poco
ovunque. In Malesia si possono acquistare oggetti di vario artigianato locale in legno bambù e batik.
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La Malesia è un altro dei paesi asiatici dei contrasti, e rappresenta la fusione dell’incontro di culture ed
etnie con tradizioni cinesi, indiane, inglesi,
portoghesi e locali. Molte sono le feste e le
manifestazioni religiose (Natale cristiano, Hari Raya
musulmano, Deepavali e Taipusam induisti,
Capodanno Cinese). Kuala Lumpur è nata come
villaggio di capanne di minatori alla fine dell’ 800,
oggi è una meraviglia della modernità con due
milioni di abitanti sospesa tra il passato coloniale
inglese e il futuro, e una delle “tigri asiatiche” che
hanno trainato lo sviluppo economico del
continente. Centri commerciali, strade veloci e
grattacieli, che contrastano con la periferia che
diventa ben presto giungla tropicale. Da vedere il
Palazzo Reale, le torri gemelle Petronas Towers, fino
a poco tempo fa il più alto grattacielo del mondo, la
Torre Menara (la più alta d’Asia), la Torre del
Sultano, i parchi e i giardini pubblici, i parchi faunistici, la Chinatown e le moschee malesi in stile
moresco, ricchi templi cinesi ma anche palazzi stravaganti e i grandi centri commerciali. I suoi abitanti
la chiamano semplicemente KL. Penang è una regione, primo insediamento inglese nel sud est
asiatico, capitale è l’antica Georgetown. Qui spesso la balneazione è resa difficile dal fenomeno dell’alta
e bassa marea. Alla sera sono aperti i caratteristici “pasar malam”, mercati serali dai prezzi bassi dove
è assolutamente necessaria la contrattazione. Malacca è un antico e importante porto portoghese con
architettura moresca e cinese: qui si trovano la Fortezza A Famosa, il Museo Islamico, il piccolo tempio
induista di Sri-Mahariamman, la Chinatown e interessanti palazzi. Langkawi è un arcipelago
leggendario e paradisiaco formato da 104 isole, solo 4 di esse abitate. Kota Kinabalu è indicata per
escursioni all’insegna della natura. Da vedere anche le isole di Tioman, di Pangkor, di Perhentian e di
Redang e le stupende spiagge del Sabah. L’Isola di Tioman, al largo della costa orientale della Malaysia
peninsulare, vanta bellissime spiagge e fondali decorati da barriere coralline e pesci variopinti. Il
Taman Negara è uno dei parchi più antichi con 4.300 km² e 30 milioni di anni, con un ponte su corde
considerato il più lungo del mondo. Gli altri due parchi nazionali sono quelli di Gunung Mulu e di
Kinabalu. Cameron Highlands è un altopiano, importante centro agricolo con coltivazioni di tè.La
longhouse è l’abitazione tradizionale della Malesia, una sorta di casa-villaggio dove molte comunità
abitano sotto un unico lungo tetto nella giungla con antichi stili di vita fatti di danze, riti tradizionali e
l’ospitalità tipica delle genti del Sarawak. Ancor oggi è una scelta di vita per gran parte della
popolazione rurale, soprattutto di etnia Iban, Bidayuh e Orang Ulu.
a
Sopra, da sinistra: una longhouse,villaggio del Borneo,Malesia selvaggia
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METROPOLI MULTIETNICA
NEGOZI
Segnaliamo AOC – Africal Oriental Craft (Via
Confalonieri, 34 www.africanorientalcraft.com) dove si trova un
po’ di tutto dall’Oriente all’Africa: mobili, complementi
d’arredo, gioielli ecc.
LOCALI & DISCOTECHE
C’è un ritorno della moda
brasiliana a Milano con diverse serate: il Bambù (Via Crispi, 2) è
un lounge bar che propone “Mundu Brasil” un giovedì notte con musica (dal vivo e non), balli, buffet e
cocktail tipici. Allo Zythum (Via Rutilia, 16, vedi N.27) cene brasiliane, musica dal vivo e balli, oltre alla
nuova serata “Secunda da ressaca” del lunedì. All’ Ondanomala Beach Cafè (Via Lampugnano, 109) con le
serate “Forrò do onda” (venerdì) e Onda do Brasil” (domenica) con aperitivi, balli, buffet e spettacoli. Al
nuovo Revolver (P.zza Cantore, 3) al sabato sera c’è “Favela Shanti” con musica elettronica brasiliana.
Concerti in casa (Via Malaga, 4) è una nuova iniziativa “intimista” su prenotazione ad ingresso libero con
concerti (anche etnici) in scena in un loft privato. El Refugio (Via Don G.Minzoni, 11) è una discoteca
latinoamericana in zona Bovisa appena rinnovata (prima si chiamava Huequito). Sempre ritmi sudamericani
al Copacabana (Cinisello Balsamo, Largo Milano, 10) discoteca di 1000 posti aperta al sabato. RADIO
Radio Waumini opera in Kenya raggiungendo la capitale Nairobi e molti villaggi rurali. La programmazione
di 24h, va dall’informazione, all’intrattenimento, ai canti religiosi. È stata creata dal lavoro appassionato del
legnanese Marco Camozzi, creatore anche di Radio Bahkita, il primo network radiofonico del Sudan
meridionale. RIVISTE Its China è un periodico gratuito bilingue (cinese/italiano) di affari, economia,
cultura e società per la comunità cinese in Italia. Lo trovate anche su internet: www.itschina.it Fusion, dal
curioso logo futuristico, è un periodico che esce da 4 anni per le comunità latinoamericane a Milano.
Disegna Manga e Anime: viene riproposto in edicola questo corso a fascicoli della De Agostini per diventare
un mangaka!
ASSOCIAZIONI & CENTRI
Survival è un’associazione che dal 1969 si occupa della
difesa dell’Amazzonia e dei popoli indigeni. www.survival.it TV Dal 1°luglio è nato Man-ga, il primo
canale (il 149 di Sky) interamente dedicato all’animazione giapponese, con le serie storiche e quelle nuove
e inedite…era ora! Sempre a proposito di anime, MTV trasmette ancora la serie di successo Full Metal
Alchemist (due stagioni e un film). La zampata del dragone è un reportage trasmesso da Canale 5
attraverso la Cina di oggi, con le sue contraddizioni, i velocissimi cambiamenti e i suoi grandi numeri.
RADIO & MUSICA
Consigliamo la Biblioteca Venezia (Via Frisi 2/4 ang.Via Melzo) che ha una buona
collezione di cd di world music che si possono ascoltare in loco con cd portatili. GIOCHI Mondiali Fifa
Sudafrica 2010 (per PSP, PS3, Wii, XBOX 360) per vivere in prima persona le partite del Mondiale di calcio
appena concluso. Prince of Persia – Le sabbie dimenticate (per ps3 e xbox 360) è l’ultimo di una vecchia
serie nata nel 1989: le avventure si svolgono nell'antica città di re Salomone tra superpoteri, amuleti,
deserto e combattimenti. Super Street Fighter IV (per ps3 e xbox 360) è un classico “picchiaduro” con
nuove tecniche di combattimento. Giochi ambientati in Cina? Abbiamo trovato True Crime – Hong Kong
(per pc,ps3 e xbox 360) dove s’impersona il detective Wei Shen in incognito nella Triade, tra combattimenti
di arti marziali, esplosioni, sparatorie e inseguimenti acrobatici; Kane & Lynch 2 – Dog Days (per pc,ps3 e
xbox 360) è invece una fedele ricostruzione dei bassifondi di Shanghai, in un’atmosfera thriller con le
avventure dello psicopatico Lynch.
38
MOSTRE E RASSEGNE
MITO – Da seguire, anche quest’anno, la grande
manifestazione a carattere musicale che si svolgerà tra
Milano e Torino in luoghi vari dal 3 al 24 settembre.
Tante le proposte etniche, come Focus Turchia o la
giornata dell’Africa. Expo di Shanghai 2010 – Grande
successo per l’esposizione internazionale (si svolge a
Shanghai, Cina, dall’ 1-5 al 31-10 sulle due sponde del
fiume Huangpu) dedicata alla sostenibilità della vita
urbana. Il tema scelto è stato Better city, better life
(Città
migliore,
vita
migliore).
www.expo2010china.com MOAC – La Mostra mercato
dell’Artigianto Nazionale, classico appuntamento
dell’estate sanremese, torna per il pubblico dal 20 al 29
agosto al Mercato dei Fiori in Valle Armea, Sanremo (IM). Molti gli stand con artigianato etnico. Non
mancano i manga e gli anime giapponesi! Cheung Chau Bun Festival è una festa popolare piena di colori in
cui si svolge una gara con i concorrenti che scalano alte torri ricoperte di pagnottelle. Isola di Cheung Chau
(Hong Kong) 21/5. I due imperi: l’aquila e il dragone è una mostra che mette a confronto, per la prima volta,
l’Impero Romano e le dinastie cinesi Qin e Han, nel periodo che va dal II sec. a.C. al II sec. d.C., alle radici di
Oriente e Occidente. Milano, Palazzo Reale, dal 16/4 al 5/9. Art HK 10 è la fiera d’arte contemporanea più
importante d’Asia con 140 gallerie invitate da tutto il mondo, con un occhio di riguardo ai paesi emergenti
(Cina e India) ma anche Taiwan, Pakistan e Indonesia. Hong Kong, Hong Kong Convention and Exhibition
Centre, dal 27 al 31/5. Estasi e Memorie è la mostra curata da Giuliana Scimè, dedicata al fotografo
giapponese Eikoh Hosoe con 6 progetti realizzati dal 1960 a oggi e una serie di scrools, rotoli composti da una
lunghissima sequenza di immagini. Milano, Galleria Carla Sozzani, Corso Como, 10. Dal 17/6 all’ 1/8.
Birthday of Lord Buddha si svolge in un tempio raggiungibile con una lunghissima scalinata o con una
funivia, per festeggiare il compleanno di Buddha. Tempio di Ngong Ping, Isola di Ngong Ping (Hong Kong)
21/5. Viviane Sassen – Flamboya è una mostra che presenta una selezione di foto realizzate dalla fotografa
olandese durante i suoi viaggi in Africa. Milano, Forma-Centro Internazionale di Fotografia, dal 21-4 al 2-6.
Seoul International Cartoon & Animation Festival è una grande selezione di cartoni animati sudcoreani con
grande attenzione alle nuove tecnologie. Seoul (Corea del Sud), The Coex Center dal 21 al 25 luglio.
www.sicaf.org SoleLuna – Un ponte tra le culture è una rassegna cinematografica di documentari sul
Mediterraneo e sull’Islam, creata dall’associazione omonima. Nella splendida cornice del complesso
monumentale di Sant’Anna, Galleria d’Arte Moderna di Palermo dal 18 al 25/7.
www.solelunaunpontetraleculture.com/ Robocup World Championships è il campionato di calcio dei robot
che si sono sfidati a Singapore dal 19 al 25 giugno. Futebol: paixão do Brasil/Calcio: passione brasiliana è
una mostra fotografica di Alexandro Texeira con scatti dedicati al calcio brasiliano e ricavato devoluto in
beneficienza. Milano, Galleria Belvedere, dal 17/6 al 10/7. The Kabuki In occasione della 700ª
rappresentazione all’estero dello spettacolo del Tokyo Ballet con coreografia di Maurice Béjat, è arrivato in
Italia il prestigioso show sull’antica forma d’arte teatrale giapponese. Milano, Teatro alla Scala, 11-7-2010.
Zhang Huan - Ashiman In mostra 42 opere tra fotografie, installazioni, video e scultura per scoprire l’artista
contemporaneo cinese Zhang Huan, noto per le performances di grande impatto in cui utilizza il proprio
corpo ai limiti della sopportazione fisica. Non mancano gli “ash paintings” e le “ash sculptures”, creati con la
cenere dell’incenso bruciato nei templi buddhisti, e le “memory door”, tavole della memoria che raccontano la
storia della Cina. Milano, PAC dal 7/7 al 12/9.
Sguardi d’Autore sull’Africa Una collettiva di grandi autori racconta l’emozionante Africa. Sala Consiliare
del Municipio, San Vito al Tagliamento (PN) dal 26/6 al 31/10.
39
IL FASCINO DEL MISTERO: POPOBAWA
Chi è Popo Bawa? Oggi ci occupiamo di lui, in swahili queste parole significano
“pipistrello” e “ala”, e, secondo la leggenda è un malvagio demone africano originario
della Tanzania che abita e semina il panico sull’Isola di Pemba (Zanzibar). Fa parte
degli sheitan o jinn (vedi N.12), demoni africani e mediorientali.
Descritto come una sorta di pipistrello-ciclope che assoggetta, strupra e a volte uccide
le sue vittime mentre dormono, la sua presenza è annunciata da un odore acre e da
una nuvola di fumo e a volte è invisibile alla sua vittima, mentre si manifesta alle
altre persone presenti. Durante il giorno assumerebbe forma umana. Si ha notizia
delle sue nefandezze dal 1972, che avvengono sempre in periodi politici delicati. Solo suggestione, opera di
umani, o fatti riconducibili alle leggende medievali presenti anche in Occidente relative ai succubi (spiriti
femminili) e agli incubi (spiriti maschili) che molestano sessualmente le loro vittime di notte durante il
sonno? Recentemente stanno anche girando un film horror italiano sul tema.
SUNMUDO
선무도
Dalla Corea, ecco il Sunmudo…di cosa si tratta? È una disciplina marziale legata allo zen e al buddhismo
che si è diffusa a partire dagli anni ’70 e ‘ 80. I monaci buddhisti in tempi antichi erano incoraggiati a
praticare arti marziali zen come pratica di meditazione dinamica, ecco perché queste discipline spesso
nascono per opera loro, vengono dichiarate illegali e vengono successivamente studiate e ripristinate ed
approdano anche nelle nostre palestre. Il Sunmudo ha preso questo nome nel 1984 per opera del monaco
buddhista Jeog Un, ma il suo nome ufficiale è Bulgyo Geumgang Yeong Gwan Nell’agosto del 2009 si sono
tenuti anche i mondiali e gli italiani si sono dimostrati forti in questa disciplina, non ancora riconosciuta
come olimpica ma sicura, adatta a tutte le età, anche alle donne, e con molti proseliti. Si possono utilizzare
forbici e anche armi.
40
VOCI DAL NILO – I LIBRI CONSIGLIATI
Un cammello tra i canguri di Cristina Cappa Legora,
De Agostini, pagg. 192, € 14,90. Adatto ai bambini dai 6
ai 10 anni, un libro divertente per far loro conoscere il
continente australiano. Flaminia è una bimba di origini
italiane dalla bizzarra famiglia e con l’idea di portare a
Port Douglas un cammello per attirare i turisti.
In
fuga
dalla
mia
terra
di
Emiliano
Bos,
Altraeconomia Edizioni, pagg. 144, € 13. Reportage del
giornalista Emiliano Bos sugli emigranti e profughi che
non si fermano davanti a nulla, fuggendo da guerre,
carestie e miseria, dal Senegal alla Moldavia, dall’Iraq
all’Afghanistan…
L’apparenza della vita terrena di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo, El Dìn Ed, pagg. 63. Questo libro
approfondisce molti argomenti presenti nel Corano che riguardano la scienza, l’astrologia, l’Adilà ecc.
L’introduzione dice “Molte persone si affidano alla lettura di libri più o meno recenti, che spiegano il
destino del mondo, degli uomini, ignorando che tutto era stato già spiegato in un Libro (il Corano) più di
1400 anni fa. Non soffermatevi sulle apparenze, ma cercate di andare oltre a quello che vedete e sentite.
Come la vita”. Si scarica gratuitamente da internet: http://islamvero.splinder.com
Non è tempo di eroi – Il cinema di Johnnie To di Matteo Di Giulio e Fabio Zanello, Il Foglio, pagg.
260, € 15. Non poteva essere ignorato in Italia il talento di Johnnie To, spesso presente sul nostro “Tracce
sulla sabbia”, con un saggio che ripercorre la carriera del prolifico regista di Hong Kong.
Asia al bivio di Michael Edwardes, Feltrinelli, pagg. 270. Da tempo fuori catalogo e fuori tempo, è
comunque interessante rileggere questo saggio paragonando l’Asia del 1962 a tutti i passi in avanti fatti
oggi.
Bibbia masai di Katharina Kraus, Jaca Book, pagg. 162, € 75,90. Monumentale volume pubblicato nel
1985: una Bibbia illustrata nata in Africa, proposta al gusto europeo con immagini coloratissime.
Forse non tutti sanno che… di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo, El Dìn Ed, pagg. 20. Con questo
libro conoscerete meglio la storia di Israele e Palestina, dell’ebraismo e del conflitto tra palestinesi e
israeliani. L’intenzione di questo libro è di affrontare certi argomenti delicati in modo equilibrato.
Incominciate a leggere questo libro, a lasciare da parte i pregiudizi sugli ebrei o musulmani, forse è un
passo avanti verso la pace. Per ottenere la pace del mondo bisogna cominciare ad avere la pace interiore
nei vostri animi, come suggerisce l’autore nell’introduzione.
Si scarica gratuitamente da internet: http://islamvero.splinder.com
41
L’arte di dimenticare di Anita Nair, Guanda, pagg. 384, € 18. Il percorso con cui riconquistare la
propria vita nel libro di questa narratrice indiana contemporanea. L’autrice ha anche un proprio sito in
inglese: www.anitanair.net
Yin Yang marketing di Roberto Tiby, Il Punto d’incontro, pagg. 160, € 11,90. Curioso questo libro che
applica gli antichi principi della filosofia cinese alle strategie commericali regolate dall’alternanza
continua tra i poli Yin e Yang.
I giorni dell’amore e della guerra di Tahmima Anam, Garzanti, pagg. 330, € 18,60. Esordio letterario in
questo libro ambientato sullo sfondo della sanguinosa guerra d’indipendenza che nel 1971 ha portato il
Bangladesh alla separazione dal Pakistan dall’altra parte dell’India, dal punto di vista delle donne con la
loro caparbia volontà di sopravvivenza.
Il ragazzo che parlava col vento di Pascal Khoo Thwe, Piemme, pagg. 400, € 11. L’emozionante storia
autobiografica di un ragazzo Birmano nato a Phekhon nella piccola tribù dei Kayan Padaung, tra
conversione al cattolicesimo, studi e ribellione al regime.
Manga Kamishibai – The art of japanese paper theater di Eric P.Nash, Harry N. Abrams Inc., pagg. 304,
€ 28,36. Alle origini dei manga e degli anime con questo volume in inglese che tratta dell’affascinante
mondo del fumetto giapponese.
Il ristorante dell’amore ritrovato di Ito Ogawa, Neri Pozza, pagg. 192, € 15. Ringo è una ragazza
lasciata dal fidanzato che ritorna nel villaggio natio per aprire il ristorante del titolo, un luogo dove si
possono gustare prelibatezze che fanno bene al cuore. Cibo, amore e rapporto madre-figlia in questo
nuovissimo romanzo giapponese.
La bambina con i sandali bianchi di Malika Bellaribi, Piemme, pagg. 224, € 10. La storia di Malika
(“regina”, in arabo) la settima di nove figli di genitori algerini emigrati nella bidonville di Nanterre, in
Francia. Un’esistenza difficile con una nuova speranza all’orizzonte.
La profezia della curandera e Negli occhi dello sciamano di Hernán Huarache Mamani, Piemme, pagg.
368 e 288, € 11 e 10. Autore vendutissimo anche da noi, il peruviano Huarache con due romanzi: nel
primo la giovane Kantu intraprende un difficile cammino nella realtà a lei sconosciuta delle tradizioni
andine; il secondo è un racconto autobiografico dell’autore, diventato curandero ed erede delle antiche
tradizioni sciamaniche spirituali inca.
Il paese delle stelle nascoste di Sara Yalda, Piemme, pagg. 192, € 9,50. La protagonista Sara, alla ricerca
del suo passato e in perenne fuga, in un Iran, terra dura e bellissima che cerca di decifrare.
Tai-Pan di James Clavell, Bompiani, pagg. 692, € 11. Romanzo d’avventura del 1966 dell’australiano
Clavell, un grande successo che generò anche un film nel 1986. Storia di Tai-Pan (“padrone assoluto”)
vero nome dello scozzese Dirk Struan, uomo d'affari che lavora a Canton e che gestisce la Nobile Casa
nella metà del XIX secolo. Il poeta di Yi Munyŏl, Giunti, pagg. 220, € 5,16. Interessante romanzo che si
ispira alle poche notizie disponibili su un popolare poeta nella Corea semifeudale del primo Ottocento,
Kim Sakkat, la cui vita è avvolta dalla leggenda.
42
SA DINGDING
ARENA CIVICA, MILANO, 2-8-2010
Non potevamo mancare a questo appuntamento unico: Sa Dingding
arriva per la prima volta in Italia: dopo il concerto del 29 luglio a
Roma alla rassegna “Villa Ada - Roma incontra il mondo”, il 2 agosto
è la volta del Milano Jazzin’Festival che si svolge, come ogni anno,
all’aperto nella stupenda Arena Civica della nostra città. Ma chi è
questa cantante pressochè sconosciuta da noi e definita “la Björk
cinese”? Il soprannome deriva dall’uso originale della voce e
dall’abbigliamento scenografico che indossa sul palco, ma questa
definizione è limitante, non la amiamo molto. Nel suo paese è molto
famosa e ha venduto 25 milioni di dischi, una cantante pluripremiata
che si è esibita in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008, ma che
è anche ballerina, compositrice, coreografa e polistrumentista. Nata
nel 1983 nella regione della Mongolia cinese, da dove si è spostata
con la famiglia nomade all'interno della Cina orientale fino ad arrivare a Pechino nel 2000; qui ha studiato al
Conservatorio Musicale e a 18 anni ha inciso il suo primo disco, “Dong Ba La (咚巴啦)” che nel 2001 le ha
procurato un premio come migliore cantante-musicista della Cina. Si è formata musicalmente tra la Cina e la Gran
Bretagna. Da allora è un crescendo di successi finché la sua carriera ha una svolta anche in Occidente quando Sa
Dingding ha vinto, nel 2008, il BBC World Music Award per la regione Asia-Pacifico con il suo disco “Alive
(万物生)”. All’Arena promuove il nuovo disco “Harmony (天地合)” in poco più di un’ora di concerto reso incerto
fino all’ultimo da un incombente temporale che si limiterà –fortunatamente- a poche gocce. Arriviamo molto in
anticipo e con il biglietto già acquistato da tempo…non sapendo cosa aspettarci siamo previdenti; all’apertura
sono pochissime le persone presenti, facendo temere un flop, invece tutti arrivano all’ultimo momento, c’è molta
aspettativa e il pubblico è di appassionati ma soprattutto di curiosi; non mancano i cinesi della vicina Chinatown,
alcuni anche molto giovani, con tanto di improponibili zazzere bionde e nere. Al concerto si assiste seduti, il
biglietto è economicissimo con posto libero e noi ci accaparriamo i posti nelle primissime file. La bellissima Sa
Dingding esce in scena ed è molto emozionata per la sua prima volta in Italia. E’ accompagnata da quattro giovani
musicisti: un bassista, un tastierista, un batterista e un suonatore di guzheng e pipa. La sua musica è uno stile
unico di esotismo, romanticismo, musica fusion-chillout, di rock e di pop elettronico sperimentale che si fonde con
la musica tradizionale cinese, ma non mancano la danza e l’arte performativa, che trasmettono mistero ed
eleganza. Qualcosa di nuovo, di profondo ed espressivo proposto da una cantante differente dalle altre perché
capace di vedere le cose con una prospettiva completamente diversa. Sa Dingding utilizza una voce squillante e
aggraziata, spesso ispirata ai mantra e ai canti religiosi buddhisti, accompagnata da cori maschili. Riesce ad
evocare simultaneamente i canti popolari e i suoni ambient-electro. Percepiamo molta religiosità e spiritualità e in
alcuni tratti ci ricorda vagamente sia le sperimentazioni di Björk che lo stile della ben più nota Faye Wong (vedi
N.28). Sempre sorridente, nel suo abito coloratissimo, parla spesso tra un brano e l’altro, dolcemente, in un
inglese un po’ stentato e ci spiega che la musica è la sua vita e salendo sul palco si lascia tutti i problemi alle
spalle, lì tutto diventa positivo; la sua è una musica che segue la sua immaginazione. Canta in cinese, mongolo,
inglese, tibetano, sanscrito e in una lingua inventata da bambina da lei e da sua nonna, un linguaggio universale
che utilizza per esprimere vocalmente le proprie emozioni. Due canzoni sono particolarmente commoventi, “Little
tree and big tree” è dedicata all’infanzia, molto vivida nei ricordi dell’artista: tutti rimaniamo bambini dentro,
nessuno vuole crescere; “Pomegranate woman” è invece ispirata dalle donne della provincia dello Yunnan e
dedicata alla loro forza perché in quelle comunità hanno tutto sulle spalle e si prendono cura di tutti e di ogni
cosa; sono “donne melograno” perché all’esterno sono dure, la loro pelle è una scorza ma sono dolci e delicate
dentro. Il concerto si conclude dopo un acclamato bis, sia il pubblico sia gli artisti sono entusiasti, molti corrono
emozionati e commossi verso il palco per salutarli e scattare una foto –noi compresi-. Speriamo di risentire presto
dal vivo la sua musica soft, evocativa, orientaleggiante e rilassante, accontentandoci di sentire i suoi album,
ancora difficilmente reperibili in Italia (vedi Radio Tropical N. 29 e 33).
43
IL RICETTARIO
Zuppa di tofu (cucina giapponese)
Ingredienti per 4 persone: una dozzina di cucchiai di brodo Dashi, 125 g di tofu, 4 pezzi di
alga wakame (ognuno di circa 5x5 cm.), 2 cucchiai di salsa di soia. Preparazione: mettere a
bagno i pezzi di alga wakame per 3/5 minuti, immergere il tofu in acqua fredda per pochi
secondi, sgocciolarlo poi tagliarlo a cubetti di circa un centimetro per lato.
Intanto portare ad ebollizione il brodo dashi senza coprirlo, unire la salsa di soia, mescolare,
coprire e togliere dal fuoco. Sistemare i pezzetti di tofu in ciotole larghe e unire col brodo
anche l’alga strizzata tra le mani. Se volete un piatto più piccante, spolveratelo con dello
hishimi togarashi , un mix di 7 spezie.
Babaganoush (cucina libica)
Ingredienti: 4 grosse melanzane ovali, 250g di tahini, 1/2 bicchiere d'aceto bianco, 4 spicchi
d'aglio, 1 limone, 4 cucchiai d'olio, 1 manciata di prezzemolo, sale e pepe, 1 cucchiaio di semi
di cumino.
Preparazione di questo puré aromatico di melanzane: tagliate le melanzane in 2 metà
eliminando il picciolo, mettetele in forno con le cipolle non sbucciate e cuocetele finché non
diventeranno tenere. Appena saranno cotte, sbucciate entrambe le verdure e setacciatele.
Raccogliete la purea in una fondina e mescolatela ai tahini e all'aceto, bagnate il tutto con un
po' d'acqua tiepida, fino a ridurlo in una crema omogenea. A questo punto l'aglio tritato, un
pizzico di sale, un po' di pepe e i semi di cumino schiacciati vanno uniti al composto con l'olio,
rimestando il preparato, perché possa assimilarlo perfettamente, poi amalgamete il tutto con
il prezzemolo tritato finemente, usando solo le foglie, e poca buccia di limone grattugiato.
IL MELOGRANO
Il melograno è una pianta di antichissima coltura che ha origine
nell’Asia sud-occidentale (Caucaso) e si è diffusa nel bacino del
Mediterraneo, in Iran e nella regione Himalayana dell’India del
Nord. È stata diffusa nel Mediterraneo dai Fenici, dai Greci e dagli
Arabi. Oggi si trova anche in Africa e in varie zone asiatiche, nonché
in America centrale. Il suo nome scientifico è punica granatum e fa
parte della famiglia delle Punicaceae o Lythraceae. Comprende poche varietà ed è molto
particolare, il frutto produce bacche racchiuse in una scorza dura. Il sapore è acidulo e dolciastro e i
fiori carnosi, in genere di colore rosso. Un gusto non per tutti, ma molti ne vanno golosi. Viene
considerato importante nelle principali religioni che spesso lo citano o rappresentano fin
dall’antichità come simbolo di fertilità. Nella medicina indiana ayurvedica viene utilizzata ogni
parte della pianta. Vengono anche usate la sua polvere e il suo succo, e inoltre è una pianta
ornamentale.
44
FIUMI DI VITA: GIORDANO
Il Giordano è un fiume di 360 Km di lunghezza che attraversa 5 stati: Libano,
Giordania, Siria, Israele e Palestina. Il suo nome in arabo è Nahr al-urdun - ‫األرد ن ن هر‬,
in ebraico Nehar hayarden - ‫( הירדן נהר‬cioè scendere, andare giù). Nasce dalla
congiunzione dei fiumi Hasbani, Banyas e Dan dal versante occidentale del massiccio
dell’Hermon (2700 m), in Libano, entra in Israele, dove formava il lago (oggi
prosciugato) di Hule, e raggiunge il Lago di Tiberiade. Va a sfociare nel Mar Morto,
a 392m sotto il livello del mare. Yarmuk è il nome del fiume suo più importante
tributario. Le acque del Giordano sono salate ma vengono molto utilizzate per irrigare
i campi. Oggi appare molto sfruttato e anche inquinato. Il Giordano è mèta di
pellegrinaggi e di battesimi in quanto ha un’importanza biblica perché nelle sue
acque Gesù ricevette il battesimo da San Giovanni Battista, prima di iniziare la suo
itinerario per i villaggi della Galilea, infatti su queste rive e nelle zone circostanti,
citate più volte nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Gesù svolse gran parte della
propria missione.
45
DAL SOL LEVANTE: IL TEATRO GIAPPONESE
Il teatro giapponese è complesso e racchiude diversi stili, vediamone brevemente i principali.
Nato inizialmente come “teatro di figura”, cioè rappresentato con burattini, marionette,
pupazzi, ombre e oggetti, ha poi generato forme teatrali originalissime.
Nō o Noh (能) è un genere teatrale perfezionato 600 anni fa, che ha radici che affondano nel
mito. Nacque nel XIV sec. La parola Nō significa capacità, abilità. A differenza del Kabuki, è
un teatro più popolare e volgare.
Al canto e alla danza, propri di questa disciplina, si attribuisce il potere di influire sul corso
delle stagioni, di riportare alla luce le energie nascoste e di propiziare gli dei.
Nato dai riti agrari e dalle feste stagionali, il Nō è una combinazione di lentezza e grazia
spartana in cui si trovano: canto, danza, poesia e musica percussiva (ōtsuzumi, kotsuzumi,
tamburi) e di flauto, in cui gli attori si muovono con movimenti essenziali e stilizzati, spesso
portando caratteristiche maschere. Si è trasmesso oralmente da padre in figlio solo
all'interno delle famiglie di attori fino al secolo scorso, poi l'insegnamento è stato esteso fuori
dalle famiglie e anche alle donne. I testi sono costruiti in modo da poter essere interpretati
liberamente dallo spettatore. Il teatro kabuki(歌舞伎), fenomeno unico fra le arti teatrali, è
nato dalla danza durante il XVII secolo, si è ampiamente sviluppato nel
XVIII e resta un’inesauribile fonte d’ispirazione nel teatro moderno. La
parola è formata da tre ideogrammi: 歌 ka (canto), 舞 bu (danza), 伎 ki
(abilità) ma si riferisce anche a kabuku ("essere fuori dall'ordinario"). Si
tratta di un teatro popolare dove anche i personaggi femminili erano e
sono interpretati da attori maschili per motivi morali, con uno stile unico
e singolare. Legato al teatro dei burattini Jōruri (poi Bunraku) è di difficile
comprensione per gli Occidentali, anche se spesso viene proposto nelle
tournée di compagnie nipponiche. Il kyōgen (狂言), solitamente tradotto
come “parole folli” è composto dal carattere 狂 [kyō] che vuol dire ‘pazzo’ e dal carattere 言
[gen] che significa “parole”. Si tratta di un’altra forma teatrale comica e farsistica del teatro
tradizionale giapponese che, da circa seicento anni è stata tramandata per generazioni
aggiornandosi e inglobando altre forme teatrali. Abbiamo poi il Butoh, di cui parleremo più
specificamente nei prossimi numeri, una forma di danza teatrale contemporanea sorta negli
anni ’50.

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