Venerdì della Terza Settimana di Avvento

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Venerdì della Terza Settimana di Avvento
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Venerdì della Terza Settimana di Avvento
Prima lettura (Is 56,1-3.6-8)
Così dice il Signore: «Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per
venire, la mia giustizia sta per rivelarsi».
Beato l’uomo che così agisce e il figlio dell’uomo che a questo si attiene, che osserva il sabato
senza profanarlo, che preserva la sua mano da ogni male.
Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: «Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!».
«Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per
essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li
condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocàusti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».
Oracolo del Signore Dio, che raduna i dispersi d’Israele: «Io ne radunerò ancora altri, oltre quelli
già radunati».
San Tommaso (Su Isaia, c. 56, v. 6: «per amare il nome del Signore»)
Nota che il nome di Dio va amato, primo, poiché è grande per essere temuto. Mal 1: «Grande è il
mio nome fra le genti, dice il Signore». Secondo, poiché è santo per essere venerato. Lc 1: «Grandi
cose ha fatto in me l’Onnipotente, e santo è il suo nome». Terzo, poiché è dolce per essere meditato.
Sopra 26: «Il tuo nome e il tuo ricordo nel desiderio dell’anima». Quarto, poiché è ricco in misericordia. Ct 1: «Il tuo nome è olio effuso». Quinto, poiché è efficace nell’impetrare. Gv 15: «Tutto ciò
che chiederete al Padre nel mio nome ve lo darà». Sesto, poiché è potente per salvare. At 4: «Non
esiste altro nome sotto il cielo nel quale possiamo essere salvati». Settimo, poiché è nascosto alla
conoscenza. Pr 30: «Qual è il suo nome, e qual è il nome del suo Figlio, se tu lo sai?».
Testo latino di S. Tommaso (In Isaiam, c. 56)
Item nota, quod nomen Dei est diligendum, primo quia magnum ad timendum. Malach. 1:
magnum est nomen meum in gentibus, dicit Dominus. Secundo quia sanctum ad venerandum. Lucae
1: fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus. Tertio quia dulce ad meditandum. Supra
26: nomen tuum et memoriale tuum in desiderio animae. Quarto quia copiosum ad miserendum.
Cant. 1: oleum effusum nomen tuum. Quinto quia efficax ad impetrandum. Joan. 15: quodcumque
petieritis Patrem in nomine meo, det vobis. Sexto quia virtuosum ad salvandum. Act. 4: non est
aliud nomen sub caelo, in quo oporteat nos salvos fieri. Septimo quia occultum ad sciendum. Prov.
30: quod nomen ejus.
Vangelo (Gv 5,33-36)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché
siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da
compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».
San Tommaso (Sul Vangelo di S. Giovanni, c. 5, lez. 6, v. 34a, n. 809)
809. v. 34a. Io non ricevo testimonianza da un uomo. Sembra però che costituiscano un argomento in contrario alcuni passi della Scrittura: «Voi siete miei testimoni, dice il Signore»
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(Is 43,10.12); «Voi mi sarete testimoni… in tutta la Giudea, nella Samaria e fino alle estremità della
terra» (At 1,8). Come dunque può dire qui: «Io non ricevo testimonianza da un uomo»?
RISPOSTA. La frase può essere spiegata in due modi. Primo, dandole il seguente significato:
«Non ricevo testimonianza da un uomo», come se io possa essere soddisfatto di essa; invece io ho
una testimonianza più grande, quella divina. San Paolo in tal senso scriverà ai Corinzi (1 Cor 4,3):
«A me non importa affatto di essere giudicato da voi». E Geremia aveva detto (17,16): «Io non ho
desiderato il giorno dell’uomo» (cioè la gloria umana), «tu lo sai». – Secondo, in quest’altra maniera: «Non ricevo testimonianza da un uomo», in quanto testifica come uomo; non già in quanto è illuminato da Dio nel testificare. Di qui gli accennati altri testi della Scrittura: «Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni…» (sopra 1,6); «Noi non cercavamo gloria tra gli uomini»
(1 Ts 2,6); «Io non cerco la mia gloria…» (infra 8,50). Perciò io ricevo la testimonianza di Giovanni
non in quanto era un uomo, ma in quanto inviato e illuminato da Dio per dare testimonianza. – Terza spiegazione, e da preferirsi: «Io non ricevo testimonianza da un uomo», cioè una testimonianza
umana; poiché per quanto mi riguarda non ricevo dignità e prestigio da altri, ma solo da Dio, il quale mostra la mia grandezza.
Testo latino di S. Tommaso (Super Ioannem, c. 5, lect. 6, v. 34a, n. 809)
Sed contra hoc videtur, quia Is. c. 18,10:vos testes mei, dicit Dominus; Act. 1,8: eritis mihi testes
in omni Iudaea et Samaria, et usque ad ultimum terrae. Quomodo ergo dicit hic testimonium ab
homine non accipio? Sed dicendum, quod hoc dupliciter potest intelligi. Uno modo ut sit sensus non accipio ab homine testimonium, quasi sim illo tantum contentus; sed habeo maius testimonium, scilicet divinum; 1 Cor. 4,3: mihi autem pro minimo est ut a vobis iudicer; Ier. 17,16: diem
hominis, idest claritatem humanam, non desideravit: tu scis. Alio modo testimonium ab homine non
accipio, inquantum scilicet testificans est homo, sed inquantum est illustratus a Deo ad testificandum; supra 1,6: fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Ioannes; 1 Thess. 2,6: non quaerentes ab
hominibus gloriam; infra 8, v. 50: ego gloriam meam non quaero. Sic ergo accipio testimonium
Ioannis, non inquantum fuit homo, sed inquantum missus et illustratus a Deo ad testificandum. Tertio modo, et melius, ego testimonium non accipio ab homine, idest, testimonio humano; quantum ex
me est, auctoritatem non accipio ab aliquo, sed a Deo, qui demonstrat me clarum.