gamekeeper - Pernice Press
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In primo piano o Oggi ci sono circa 5.000 gamekeeper impegnati a tempo pieno in Gran Bretagna. Benché molto di ciò che si fa per l'allevamento della selvaggina e per la gestione dei terreni di caccia sia ciò che già si faceva in epoca vittoriana, il lavoro si è anche molto diversificato. Fare il gamekeeper è ' una professione riconosciuta uffi.cialmÈmte, è"~~~~:::~;'~~ normativi e standard nazionali Come in un quadro a olio del tardo O ttocento, che descrive i nobili a caccia, le battute nella campagna inglese presentano un ritratto pieno di colore di un'attività invidiata e copiata in tutto il mondo. Ciò che non si vede è il lavoro che sta dietro a questo quadro, gli impegni che durano tutto l'anno e che vengono definiti "il calendario" del guardiacaccia. E' un insieme di compiti definiti con grande cura, profondamente radicati nella cultura e nell'economia dell'Inghilterra rurale, fondamentali per la perfetta riuscita di un giorno di caccia di Patrice Fellows, traduzione Alessandra Itanchi, foto Graham Cox L a caccia alla selvaggina in volo è praticata in Inghilterra da centinaia di anni. Secondo i dati di BASC. la principale associazione inglese per la gestione della caccia e della selvaggina, oggi circa 700.000 persone sono coinvolte nella caccia, un'attività che frutta più di 400 milioni di sterline all'economia rurale. Nella seconda metà del XIX secolo i driven shoot (le battute) hanno soppiantato la tradizionale caccia in walk-up, a seguito della messa a punto dei veloci fucili a retrocarica. Le grandi proprietà di campagna impegnate nell'allevamento di pernici, fagiani e grouse offrirono allora il contesto per questo nuovo "sport", e nel far ciò hanno trasformato il paesaggio dell'Inghilterra. Vennero creati e gestiti nuovi habitat per ogni specie cacciabile: boschi misti per i fagiani, campi coltivati bordati da siepi per le pernici, brughiere di erica sulle colline per le grouse. Questa attività raggiunse l'apice della popolarità appena prima della prima guerra mondiale, quando il numero dei gamekeeper arrivò a 23.000 unità. A quel tempo fare il gamekeeper era una sorta di tradizione familiare, i cui segreti passavano di generazione in generazione. Nel periodo dopo le due guerre mondiali molte grandi proprietà vennero frazionate e il numero dei keeper scese drasticamente. Un manager di campagna Oggi ci sono circa 5000 gamekeeper impegnati a tempo pieno in Gran Bretagna e molte migliaia di altre persone dedicano il loro tempo libero ad allevare la selvaggina e a mantenere l'habitat corretto in piccole riserve o in fattorie dove la caccia è permessa. Benché molto di ciò che si fa per l'allevamento della selvaggina e per la gestione dei terreni di caccia sia ciò che già si faceva in epoca vittoriana, il lavoro si è anche molto diversificato. Fare il gamekeeper è ora una professione riconosciuta ufficialmente, con codici norma ti vi e standard nazionali. Il moderno gamekeeper può essere defmito come un manager professionale della campagna, che gioca un ruolo importante nella conservazione della biodiversità e nella protezione della natura. I keeper gestiscono territorio e selvaggina nelle aree di pianura e di collina attraverso tutta l'Inghilterra rurale, tenendo sotto controllo circa 7,3 milioni di ettari di campagna. Lavorano in stretto contatto con i proprietari delle terre e con i contadini per creare e mante.. nere habitat come boschi cedui misti, pascoli e terreni arati. APRILE 2013 \ SENTIERI d i CA.CCIÀ \ 43 In primo piano .- e i contorni caratteristici come siepi, fossati e campi di cereali, e sulle colline i prati e le brughiere di erica. Questi territori e le loro caratteristiche provvedono anche un importante habitat per molte specie a rischio. ~ ------------~~~~~~~~~--~~~ u ~ l Nel tempo la selvaggina naturale è stata largamente rimpiazzata da selvaggina allevata, virtualmente semidomestica, che è allevata sul posto o acquistata presso gli allevamenti. Durante l'estate la selvaggina è alimentata in grandi recinti aperti piazzati nei boschi e nei ripari preferiti dagli animali. Si fa di tutto per mantenere la selvaggina nei luoghi di . i.nunissione, anche se si stima di perdere circa il 70% degli animali immessi 2 :J .s;;; (j) Un lavoro per ogni stagione La gestione dell'habitat di caccia è un lavoro che continua tutto l'anno, con compiti tipici di ogni stagione, come la bruciatura dell'erica, la pulizia dei boschi, il miglioramento delle siepi e la manutenzione dei piccoli specchi d'acqua. Oltre a tutto ciò, un aspetto importante del lavoro è il controllo mirato di predatori come la volpe e i corvidi, per proteggere le zone di nidificazione e la selvaggina adulta. Oggi la selezione dei predatori è accuratamente regolata; i keeper lavorano in stretta collaborazione con le agenzie governative per proteggere i predatori protetti e per monitorare il territorio contro crimini come il bracconaggio e il furto di bestiame. Il controllo mirato dei predatori contribuisce anche a quanto si fa per proteggere altre specie di uccelli che nidificano a terra. + Nel tempo la selvaggina naturale è stata larga- 2 Unaspetto importante del lavoro è il controllo mirato di predatori come la volpe e i corvidi, per proteggere le zone di nidificazione e la selvaggina adulta. Oggi la selezione dei predatori è accuratamente regolata; i keeper lavorano in stretta collaborazione con le agenzie governative per proteggere i predatori protetti e per monitorare il territorio contro crimini come il bracconaggio e il furto di bestiame El !..A l SENT ERI d ' C~CC l~ l APRILE 2013 ~._., • " In primo piano Intervista con Glynn Smith, professione gamekeeper E' una umida mattina inglese, con i raggi del sole che passano appena oltre le nuvole tra il chiacchierare degli uccellini, e le foglie ormai ingiallite cadono dalle querce che ci circondano. Siamo seduti sul porticato di una capanna di legno sulla sponda del lago nella tenuta di Hartham Park, nello Wiltshire, dove Glynn Smith è gamekeeper da 11 anni. Quando hai capito che volevi diventare un gamekeeper? Da sempre caccio e vado a pesca. Sono cresciuto nell'isola di Wight, dove mio padre Dave era agricoltore e gamekeeper p'art-time sui terreni della fattoria. Io lo aiutavo ad allevare i fagiani e per mio conto allevavo e portavo in esposizione galline americane. Finita la scuola mi sarebbe piaciuto trovare un lavoro per la salvaguardia delle specie a rischio di estinzione. Ma eravamo all'inizio degli anni '80 e non si trovava un lavoro del genere, così feci domanda per fare l'apprendista gamekeeper nella tenuta di Arthur Kimbridge, dove mi fermai per cinque anni. Il mio lavoro successivo è stato a Roke Manor, di proprietà di Ian Hay del Rod Box Winchester, una grande riserva che condussi da solo. Mi fermai là per sei anni e alla fine di questo periodo capii che mi piaceva lavorare in una riserva di caccia più che in una riserva di pesca. Il mio lavoro successivo fu quindi essere gamekeeper in seconda a Broadlands, una tenuta storica a Romsey, nell'Hampshire. Il mio capo era Bill Webb. A Broadlands eravamo in sette keeper a lavorare nella riserva, che era in fu nzione sei giorni alla settimana. Liberavamo grandi quantità di pernici e di fagiani che allevavamo in loco. Nel 2001 lasciai Broadlands per prendere servizio a Hartham Park e questa è la mia undicesima stagione di caccia qui come capo gamekeeper. Ci sono stati tanti cambiamenti da quando sei arrivato a Hartham? Quando sono arrivato qui 11 anni fa i boschi erano in uno stato terribile. Ho impiegato un sacco di tempo a renderli più radi e a piantare un buon sottobosco. Ho anche creato il lago per la pesca alle trote, che attira tanti selvatici. Quando sono arrivato non era un lago, era solo un buco nel terreno da dove sgorgava l'acqua della sorgente usata per la casa principale. Dal momento che Hartham è una riserva privata, non subisco lo stress di dover far abbattere un grande numero di capi. Gli ospiti del proprietario - e i pochi altri cacciatori che ospito durante l'anno- vengono qui da molti anni e per loro conta di più la qualità della giornata piuttosto che un grande numero di anumali abbattuti. Alla fine della giornata vanno sempre a casa soddisfatti. Aumentano i costi? Sì, certamente. Il costo del mangime aumenta ogni anno. E anche quello del combustibile. Devo tener conto di tutto questo nell'elaborazione dei miei budget. Dal punto di vista del costo della selvaggina, ci sono molti modi di lavorare sui terreni in modo da perdere il minor numero di capi possibile. Allevati da noi, gli uccelli sono semi-domestici e li lasciamo liberi di andarsene dopo averli immessi nella riserva. La media nazionale dei capi abbattuti è pari al 30% del numero dei capi immessi, ma se si riesce a raggiungere il 50% questo è veramente un buon risultato. Ho organizzato i miei terreni in modo che ci sia una grande quantità di cibo naturale e questo aiuta a mantenere vicini i fagiani, che cercano di tornare a mangiare le granaglie nelle zone di rilascio. Anche i cani sono importanti e c'è bisogno di buoni cani per contenere la selvaggina. Io inizio da fine estate a girare con i miei in modo da mantenere entro i confini della riserva il massimo numero di fagiani possibile. Anche le giornate di walk-up che concedo agli spaniel servono allo scopo di trattenere i fagiani nella boscaglia, pronti per le nostre battute di caccia. La conoscenza degli animali e dei terreni è importantissima e non può essere appresa sui libri. Viene dall'essere un uomo di campagna, dal rimanere in contatto con la natura e dal sapere ragionare su ciò che succede. Devi conoscere la tua terra e la sua natura, ma devi anche essere preparato all'inaspettato. Dedichi molto tempo al controllo dei predatori? Sì, è veramente un lavoro che va avanti tutto l'anno e per avere una riserva di alta qualità, deve essere fatto al 100%. Abbiamo scoiattoli grigi, corvidi e volpi che danneggiano le colture e mettono a rischio la stagione riproduttiva della selvaggina. Mettiamo trappole per corvi e gazze, e aiutanti volontari vengono per sparare alle volpi di notte alla luce delle fotoelettriche. Il tuo lavoro a Hartham è in linea con le tendenze attuali del gamekeeping? E' bello che si ritorni a piccole riserve con giornate di caccia di ·tipo tradizionale. dove non si guarda tanto al numero dei capi, ma alla qualità della caccia. Gestire le grandi riserve costa molto denaro e bisogna avere una grande quantità di clienti per sopravvivere. In una riserva più piccola, che non è così obbligata a bilanciare i costi della selvaggina e di conduzione, il lavoro di un gamekeeper che opera da solo è molto..ario: non si deve solo allevare e conservare una quantità enorme di selvatici, ma si è anche coinvolti nella conservazione e nella gestione del loro habitat. Il lavoro è più interessante e aiuta a prendersi cura dell'ambiente e della selvaggina, e a mantenere buoni rapporti con gli agricoltori e i proprietari delle terre. Potrei definirmi come una specie di manager ambientale. Si dice "una buona conservazione dell'ambiente fa una buona conservazione della selvaggina", ma io penso che sia più giusto il contrario: "una buona conservazione della selvaggina fa una buona conservazione dell'ambiente". Il lavoro de. ga.:n~k...:::oej)'.: non è mai finito; non è un lavoro, è un modo d.J Vf\"'!?!':e APRILE 2013\ SEHTI€R a· O.C In primo piano mente rimpiazzata da selvaggina allevata, vjrtualmente semi-domestica, che è allevata sul posto o acquistata presso gli allevamenti. Durante l'estate la selvaggina è alimentata in grandi recinti aperti piazzati nei boschi e nei ripari preferiti dagli animali. Si fa di tutto per mantenere la selvaggina nei luoghi di immissione, anche se si stima di perdere circa il 70% degli animali immessi. La stagione di caccia è il periodo più impegnativo dell'anno. Viene stabilito, in accordo con i proprietari dei terreni e/o i loro agenti, un calendario delle giornate di caccia per gli ospiti privati o per gruppi di cacciatori che affittano le giornate. Quando si awicina la fine dell'estate, i gamekeeper e i battitori con i loro cani fanno il dogging in, cioè dei walk-up lungo le zone di confme per cercare di spingere indietro i selvatici verso i boschi e i loro rifugi. ~Ile giornate in cui si effettuano le battute, il guardiacaccia o un responsabile della giornata controlla l'andamento della caccia. I battitori sono pagati per attraversare boschi o risalire colline spingendo con o senza cani la selvaggina verso la linea formata da 8/10 cacciatori immobili, distanziati di circa 50 metri l'uno dall'altro. Vengono anche impiegati dei picker-up, cioè dei con+- 46 1 SDJTIER' d i CACCIA l APRILE 2013 duttori di rétriever e spaniel che inviano i loro cani al recupero dei capi abbattuti o feriti che non si riesce a raccogliere a mano. Un fagiano dopo l'altro l Un aspetto interessante del lavoro del gamekeeper è progettare il paesaggio in modo che si riesca a conte.nere il massimo numero di uccelli e che sia possibile avere delle battute in cui i selvatici fluiscono in modo costante sopra ai cacciatori che attendono posizionati negli spazi aperti. La cosa più difficile con i fagiani uccelli pesanti che tendono a volare diritto - è riuscire a creare condizioni per cui questi uccelli spicchino il volo per passare in alto sopra ai fucili. Per ottenere · ciò, si pianificano con cura delle zone boscate spaziate tra loro di 250-500 metri; i battitori con i loro cani spingono i fagiani a volare alla massima altezza e velocità da un bosco all'altro. In zone collinose, questo significa piantare boschi sulle sommità di due colline e prevedere postazioni per i fucili negli spazi aperti della valle sottostante. Nelle zone pianeggianti, invece, si possono creare delle zone vuote tra gli alberi, che servono ad avere dei punti di involo che spingono la selvaggina a volare altç> mentre si trasfe- 1 La gestione dell'habitat di caccia è un lavoro che continua tutto l'anno, con compiti tipici di ogni stagione. come la bruciatura dell'erica. la pulizia dei boschi. il miglioramento delle siepi e la manutenzione dei piccoli specchi d'acqua 2 Glynn Smith. gamekeeper ad Hartham Park. nello WJ.ltshire. In foto con i suoi cocker Reem e Toffee In primo piano risce da una zona boscosa ad un'altra. Per le pernici. si punta ad avere degli uccelli veloci che volano in stormi che volano in modo irregolare, e si sparpagliano in modo imprevedibile quando passano sopra ai cacciatori. Questo tipo di uccelli deve essere involato nei terreni aperti piuttosto che nei boschi. Servono parecchi battitori per spingerli fuori dai coltivi oltre le alte siepi di contorno dei campi, in modo che guadagnino in altezza mentre passano sopra ai cacciatori in attesa. Ogni keeper ha le proprie strategie per far sì che nel battere i campi le pernici vengano involate in gruppetti poco numerosi, più facili da mirare quando volano verso i fucili. Analogamente si fa per le grouse, ma in un contesto collinare, nelle brughiere di erica. Si dà la massima attenzione alla topografia dei luoghi, dal momento che le grouse quando volano tendono a seguire i contorni delle colline. Inoltre, poiché che le brughiere non hanno alcun riparo naturale, occorre predisporre dei nascondigli per i cacciatori. Un colorato susseguirsi di lavori e stagioni Il calendario del keeper è un colorato caleidoscopio stagionale che prepara i terreni e la selvaggina per una performance perfetta nelle giornate di caccia. Mentre nel passato il gamekeeper poteva essere malvisto a causa dell'indiscriminaro controllo dei predatori, il moderno gamekeeper è un partner vitale nella protezione e nella conservazione della campagna e della flora e della fauna che essa ospita. Il suo lavoro è un lavoro di cesello, basato sulla forza sia della tradizione che di una M mentalità moderna. Per informazioni Paolo (guardacaccia) 334 7348722 Per informazioni: Cristina cell. 339 7165670