La dura legge del web - ConsulenzaAgricola.it
Transcript
La dura legge del web - ConsulenzaAgricola.it
La dura legge del web. Il mutamento dell'impresa A seguito delle crescenti richieste di informazioni relative al web e all'E-commerce ricevute dai nostri clienti, mirate a conoscere gli sviluppi che avranno i servizi in rete nei prossimi anni ed in modo particolare le piattaforme di commercio elettronico, abbiamo ritenuto opportuno approfondire l'argomento, cercando di comprendere cosa rappresentano realmente questi strumenti per un'azienda e quale sia la loro influenza in termini di persistenza di un'impresa sul mercato. A tal fine abbiamo predisposto la presente informativa che sottoponiamo all’attenzione dei lettori affinché possano raccogliere elementi importanti anche per lo sviluppo delle loro aziende. Le statistiche e le ricerche effettuate da società specializzate, stimano che nei prossimi 5 anni l’economia digitale porterà alla scomparsa o alla profonda trasformazione di quattro imprese su dieci oggi esistenti. In pratica, chi non saprà cavalcare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie verrà travolto e al suo posto si affermerà qualcun altro che offrirà un prodotto o un servizio migliore o più economico. È una rivoluzione già cominciata, produce i suoi effetti in ogni angolo del mondo, soprattutto nelle economie più avanzate. Chi, solo dieci anni fa, aveva mai sentito parlare di Whatsapp, Groupon, Saldiprivati, Uber? Si tratta di aziende che, partendo da un’idea innovativa, si sono trasformate in breve tempo e con capitali tutto sommato modesti, in vere e proprie multinazionali: Uber sette anni fa non esisteva, oggi è valutata quanto General motors. Ma non basta la tecnologia, alla base di una impresa innovativa di successo c’è sempre un’idea originale qualcosa di semplice ed efficace alla quale però nessuno ha ancora pensato. La capacità di inventare prodotti e servizi in effetti c’è sempre stata, solo che fino a pochi anni fa il passaggio dall’idea al successo commerciale era lentissimo e richiedeva investimenti, oggi invece la tecnologia ha semplificato i processi e ridotto drasticamente i costi. Pensiamo alle banche: fino a dieci anni fa si espandevano oggi è una corsa alla chiusura e alla diversificazione dei servizi offerti, perché ormai la metà dei clienti preferisce usare l’home banking. Per non parlare delle assicurazioni che oggi riescono a offrire polizze Rc auto online a metà prezzo rispetto a quelle tradizionali. Un recente studio dell’Abi ha calcolato che già oggi la metà dei correntisti italiani (circa 15 milioni di persone) usa servizi di Internet banking, una quota che continua a salire di anno in anno. L ’ offerta si sta adeguando, in particolare per quel che concerne l’accesso su dispositivi mobili (come smartphone e tablet), anche se lo scoglio più difficile da superare riguarda la conquista di quei clienti che rinunciano completamente a recarsi allo sportello. Tutto questo determinerà anche un calo occupazionale con i bancari destinati a scendere presto sotto la soglia delle 300 mila unità, già oggi il 10% in meno rispetto a inizio secolo. Ma, anche le filiali che sopravviveranno, dovranno essere ripensate. Per citare solo i due gruppi più grandi della Penisola, basti pensare che UniCredit vende già in alcune filiali dispositivi tecnologici, elettrodomestici e attrezzi ginnici e ha messo a punto un modello di filiale del futuro, che non avrà cassieri, ma consulenti di agenzia e venderà anche polizze e immobili. Mentre Intesa Sanpaolo, che nel nuovo piano industriale ha indicato 4.500 eccedenze tra i dipendenti, ha assicurato che non vi saranno esuberi, in parte grazie al reimpiego di alcune risorse nelle nuove attività, che riguarderanno i viaggi, la biglietteria e l’intermediazione immobiliare. Questo comporta la necessità di riqualificare il personale, che però deve essere capace di rapportarsi con il cliente che gli si presenta con proposte di mutuo scaricate da uno dei comparatori online presenti su internet. Un discorso simile riguarda il comparto assicurativo. Per il momento le assicurazioni online sono diffuse esclusivamente nel comparto della Rc auto, ma guardando a quanto avviene negli altri Paesi europei si può immaginare uno sviluppo anche nei comparti degli altri danni e nel ramo vita. Nei mesi scorsi Ikea ha avviato la vendita, presso alcuni store svedesi, di coperture assicurative per la gravidanza e l’infanzia, alle quali faranno a breve seguito polizze legata alla casa. Queste realtà puntano a fare leva sulla grande quantità di informazioni raccolte sui propri clienti, anche tramite la carte fedeltà, per proporre soluzioni personalizzate. L’innovazione sarà ancora più dirompente se prenderanno piede le auto che si guidano da sole. A quel punto il business assicurativo andrà ripensato a fondo, anche in termini di individuazione delle responsabilità. La prossima innovazione partirà dal 18 ottobre p.v., con la scomparsa del contrassegno, il tagliando assicurativo da esporre sul parabrezza per attestare il regolare pagamento della polizza. Gli automobilisti potranno controllare in tempo reale lo stato di attivazione della propria Rc auto, o di quella del vicino di casa, andando sul portale dell’automobilista del ministero dei Trasporti e inserendo la targa dell’ autovettura. L’obiettivo è contrastare il fenomeno delle auto che circolano sulle strade italiane senza copertura assicurativa: si stima un numero intorno ai 3,5 milioni. CHI NON SI DIGITALIZZA E’ PERDUTO I primi a subirne le conseguenze sono state le agenzie di viaggio con le biglietterie online che hanno stimolato il fai-da-te mandando in crisi molti tour operator. Successivamente è toccato alla musica agli elettrodomestici, ai libri all’oggettistica, con un numero crescente di consumatori che ha preso dimestichezza con l’e-commerce, costringendo gli operatori tradizionali a reinventare il proprio posizionamento sul mercato, con i nuovi canali che si sono affiancati ai «vecchi» punti vendita. Oggi, cosa che nessuno avrebbe mai pensato, abbiamo il boom dell’abbigliamento che in pochi avevano pronosticato in quanto chi accetterebbero di comprare un abito senza prima averlo misurato? Sta di fatto che il digitale ha aperto una nuova era in diversi settori del business, spingendo le aziende ad accettare la sfida del rinnovamento e a rimettersi in gioco per non rischiare di scomparire. CHI SONO I PRINCIPALI UTILIZZATORI Il target di riferimento dei nuovi servizi è in primo luogo costituito dai nativi digitali, cioè i nati dagli anni Ottanta in avanti che passano online buona parte della giornata. La crescente fiducia legata anche a maggior sicurezza sulle transazioni, ha convinto anche tra le generazioni più mature, tradizionalmente abituate all’acquisto presso i punti vendita «fisici», e in questa direzione un ruolo importante lo ha giocato la crisi. A fronte di budget contenuti per gli acquisti, il low cost offerto dal canale Web, che non deve fare i conti con i costi di distribuzione (dall’affitto e le utenze per i locali agli stipendi per il personale), ha spinto il settore. Spesso i prezzi d’occasione sono anche merito di logiche non del tutto nuove, come quelle degli stock, che vendono le rimanenze dei grandi brand (infatti spesso le offerte sono riferite a poche taglie). Uno dei settori che sarà rivoluzionato nei prossimi anni sarà quello dei trasporti. Si pensi ad UBERT, oppure ai servizi che permettono di utilizzare un’automobile su prenotazione (ovviamente online, tramite app che indicano sul telefonino il mezzo più vicino alla propria posizione), pagando in ragione dell’utilizzo fatto (via carta di credito, lo strumento principe per saldare i conti nel mondo digitale). In questo caso il successo è dovuto anche ad altri fattori, come le politiche incentivanti delle amministrazioni pubbliche (che, ad esempio, consentono di entrare con questi veicoli nelle aree a traffico limitato) e i cambiamenti negli stili di consumo (per molti la proprietà di un’auto non è più uno status-symbol, ma si presta maggiore attenzione al suo utilizzo, anche per ragioni di portafoglio). Con questa logica sono nati e si sono affermati servizi che mettono in contatto persone che devono fare il medesimo tratto di strada: così, ad esempio, il proprietario di un’auto che deve andare da Roma a Milano, mette il proprio annuncio online e trova passeggeri con i quali condividere le spese. Per non parlare poi dei siti di affitto on line dove si può anche noleggiare la propria casa per un breve periodo di tempo, oppure a quelli che permettono di accedere a servizi a costo ridotto, dal parrucchiere ai massaggi, passando per l’intervento di tinteggiatura dell’appartamento, la visita oculistica e la cena al ristorante. In tutti questi casi la qualità non è scontata: i casi di servizi risultati scadenti o comunque inferiori alle aspettative non mancano così come del resto avviene per i canali tradizionali, con la differenza che nelle nuove offerte c’è a disposizione il web per raccontare la propria esperienza. QUALI I SETTORI PIU’ A RISCHIO Fra i 12 settori presi in considerazione dagli esperti, i prodotti e servizi tecnologici sembrano i più soggetti al maggior potenziale di cambiamento di qui a cinque anni. A conferma di questo, alcuni casi eclatanti che si sono imposti a livello mondiale confermando le paure prospettate dagli studiosi. Basti pensare all’avvento di Whatsapp, l’applicazione che consente l’invio di messaggi tra utenti in forma gratuita sfruttando l’uso di internet. Un servizio che ha conquistato più di 800 milioni di persone a livello mondiale mandando quasi del tutto in pensione il tradizionale utilizzo degli sms (messaggi di testo a pagamento) tra telefoni. Le potenzialità di questo nuovo modo di comunicare è stata migliorata attraverso l’introduzione di una funzione che consente di effettuare chiamate gratuite ai propri contatti determinando una drastica caduta del traffico telefonico tradizionale, fattore che non passerà di certo inosservato sui bilanci delle maggiori compagnie Telefoniche tradizionali. Senza considerare l’ulteriore novità che sta per essere introdotta e cioè il servizio di pagamento, una nuova funzione che determinerà un crollo nelle transazioni finanziarie effettuate attraverso bancomat o carte di credito. E non basta: il progressivo avanzamento di Amazon nel segmento delle vendite retail ha messo in crisi la grande distribuzione oltre che i piccoli rivenditori, mentre Uber sta minando il mondo dei trasporti così come la nuova piattaforma di noleggio video ondemand attraverso la rete, sembra destinata a ridisegnare il modo di fruizione dei servizi televisivi a pagamento. CONCLUSIONI Purtroppo tutte questo viene ancora ritenuto un modello troppo innovativo e avveniristico di business a cui gli imprenditori di oggi non riescono a dare una risposta concreta, concentrati come sono, sulle attività del quotidiano e sui problemi di tutti i giorni, ma quando se ne accorgeranno forse sarà troppo tardi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA