Sosta Palmizi in Cortile - nuovo teatro made in italy dal 1963
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Sosta Palmizi in Cortile - nuovo teatro made in italy dal 1963
Titolo || Sosta Palmizi in Cortile Autore || Paola Calvetti Pubblicato || www.nuovoteatromadeinitaly.com, 2015 Diritti || © Tutti i diritti riservati. Numero pagine || pag 1 di 1 Archivio || Lingua|| ITA DOI || Sosta Palmizi in Cortile di Paola Calvetti Definire la Compagnia non è semplice. E' un gruppo di teatro-danza, ma non solo, sono sei persone unite dalla volontà comune di farcela , sono sei "ex" della Carlson, figli, seguaci, ecc. Sono sei danzatori nati, quasi tutti, intorno agli anni Sessanta, in pieno boom economico, quasi tutti nel nord dell'Italia. Comune denominatore: l'aver studiato mimo, teatro, chi a Torino, chi a Roma. Ed aver saputo trarre informazioni e stimoli folgoranti da incontri artistici e didattici con maestri della modern-dance: Alwin Nicolais, Falco, Cunningham, Pina Bausch, Russillo, Peter Goss, per finire con Carolyn Carlson. Firmano tutti i loro spettacoli con la denominazione "coreografia collettiva" perché non ci sono leader, né personalità portanti che si contrappongono ad altre passive tanto che quando lo spettacolo è terminato, è difficile a loro stessi distinguere qual è stato l'apporto del singolo danzatore. Secondo gli interpreti il "Cortile" è: "…uno spettacolo abbastanza "sporco", per dirla in gergo, sporco nel senso che è volutamente anti-danza rispetto all'attitudine generalizzata e codificata della danza oggi. C'è indubbiamente una volontà di ribaltare il comune concetto coreutico . Il cortile è uno spazio specifico, la corte di una presunta fattoria, non si colloca esattamente in un tempo definito: l'azione potrebbe svolgersi cento anni fa o fra cent’anni. E' uno spazio "aperto": al termine dello spettacolo ognuno di noi potrà raccontare di essersi sentito in cima a una montagna o in una remota pianura messicana. E' uno spettacolo strettamente "open" legato a situazioni personali e, in questo senso, l'atteggiamento della critica è lo specchio del risultato che volevano ottenere: quello della rappresentazione di una situazione da leggere in modo personale, come un quadro volto a fornire stimoli ed evocazioni , libere, senza costrizioni. Abbiamo voluto , con questo spettacolo, trasferire sulla scena ambienti ed emozioni legate al quotidiano (tema, questo, caro a molti coreografi contemporanei) ma traslati dalla memoria, in un percorso emotivo e cerebrale. Il cortile è spoglio, polveroso… coperto di terra che crea polvere vera, accadimenti si susseguono come in una sceneggiatura cinematografica, l'uno dopo l'altro. Ci sono momenti di follia pura accanto a segmenti di totale solitudine affettiva, desertica angoscia contemporanea... E' la rappresentazione di una impossibilità latente ad essere totali, anima e corpo, e la segmentazione gestuale dove il corpo non è mai massa intera, rende - almeno vorrebbe, nelle intenzioni - questa ricerca costante verso 1' intero, situazione quasi impossibile oggi, in epoca contemporanea. E' un luogo dove l'istinto (e cioè l' improvvisazione vitale, esistente in ognuno di noi, artisti e pubblico) si trova a fare i conti con la ragione e le regole, in un realismo volutamente forte e reattivo spesso in netta contrapposizione con la metafora allusiva che ·aleggia sulla scena . C'è la polvere , e quindi elemento terreno, reale, concreto, accanto alla follia evasiva di un gesto, ci sono sogni e fantasie, proiezioni "animali", spunti di follia e ridicolaggine . C'è, in fondo, tutta la nostra esperienza". S o s t a P a l m i z i in I l. C o r t i l e Interpreti: Michele ABBONDANZA, Franc es c a BERTOLLI, Roberto CASTELLO, Roberto COCCON I, Raffaella GIORDANO, Giorgio ROSSI l~usiche di Arturo ANNECCHINO Scene e costumi: Trappolastrisci e Luci: Limelight Per le scenografie collaborazione di: Stefano PEROCCO e Dudi D'AGOSTINI Definire la Compagnia non è semplice. E' un gruppo di teatro-danza, ma non solo, sono sei persone uni te dalla volontà comune di farcela , sono sei "ex" della Carlson, figli, seguaci, ecc. Sono sei danzatori nati, quasi tutti, intorno agli anni Sessanta, in pieno boom economico, quasi tutti nel nord dell'Italia. Comune denominatore: l'aver studiato mimo, teatro, chi a Torino, chi a Roma. Ed aver saputo t r arre informazioni e stimoli folgoranti da incontri artistici e didattici con maestri della modero-dance: Alwin Nicolais, Falco, Cunningham, Pina Bausch, Russil l o, Peter Goss, per finire con Carolyn Carlson. Firmano tutti i loro spettacoli con la denominazione "coreografia collettiva" perché non ci sono leader, né personalità portanti che si contrappongono ad altre passive tanto che quando lo spettacolo è terminato, è difficile a loro stessi distinguere qual è stato l'apporto del singolo danzatore. Secondo gl1 interpreti il "Cortile" è: " uno spettacolo abbastanza "sporco", per dirla in gergo, sporco nel senso che è volutamente an ti-danza rispetto all'attitudine generalizzata e eodificata della danza oggi. C'è indubbiamente una volontà di ribaltare il comune concetto coreutico . Il cortile è uno spazio specifico, la corte di una presunta fattoria, non si colloca esattamente in un tempo definì to: l'azione potrebbe svo lgersi cento anni fa o fra cen't • anni. E ' uno spazio "aperto": al termine dello <;pettacolo ognuno di noi potrà raccontare di essersi sentito in cima a una ..!!'ontagna e in un~emota pianura messicana. E' unQ spettacolo strettame,.. te "open" legato a situazioni personali e, in questo senso, l'atteggiamento del la critica è lo specchio del risultato che volevano ottenere: quello della rappresentazione di una situazione da leggere in modo personale, come un quadro volto a fornire stimoli ed evocazioni , libere, senza costrizioni. Abbiamo voluto , con questo spettacolo, trasferire sulla scena amb ienti ed emozioni legate al quotidiano (tema, questo, caro a molti coreografi contemporanei) ma tra<;lati dalla memoria, in un percorso emotivo e cerebrale. Il cortile è spoglio, polveroso ..• coperto di terra che crea polvere vera, accadimenti si susseguono come in una sceneggiatura cinematografica, l ' uno dopo l 'altro. Ci sono momenti di follia pura accapto a segmenti di tota le '>Oli tudine affetti va, desertica angoscia con temporanea ... E' la rappresentazione di una impossibi lità latente ad e<;<;ere totali, anima e corpo, e la segmentazione gestuale dove il corpo non è mai massa intera, rende - almeno vorrebbe, nelle intenzioni - questa ricerca costante verso 1' intero, situazione quasi impossibile oggi, in epoca contemporanea. E' un luogo dove l'istinto (e cioè l' improvvi<;azione vi tale, esistente i n ognuno di noi, artisti e pubbl i co) si trova a fare i conti con la ragione e le regole, in un realismo volutamente forte e reattivo spesso in netta contrapposizione con la metafora allusiva che ·aleggia sulla scena . C'è la polvere , e quindi elemento terreno, reale, concreto, accanto alla follia evasiva di un gesto, ci sono sogni e fantasie, proiezioni "animali", spunti di follia e ridicolaggine . C'è, in fondo, tutta la no<; t ra esperienza". -