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Rassegna stampa 04/03/2011 : Notizie di oggi ASSINEWS.it I premiati del “Cerchio d'Oro dell'innovazione finanziaria” Il nodo dei tempi di erogazione della pensione Bollettino Università & Ricerca Concluso il corso FSE "Formazione per componenti di organi di amministrazione ed operatori di fondi pensionistici complementari" Centro, Il nubi sul futuro del mondo globalizzato - * studioso di economia Corriere della Sera Il paradosso della parità: l'Europa aumenta le polizze per le donne Corriere della Sera (Ed. Milano) La pensione delle casalinghe «Un fondo mai decollato» Gazzetta del Sud Convegno, previdenza forense e riforma Sole 24 Ore, Il Casse: aumento condizionato «Per gli enti d'obbligo il codice degli appalti» Times, The Fair Deal pension woe Pension funds target 100m saving in tax showdown Pensions protected in insolvency Washington Post, The The big pension math question Do you want your PRESSToday ? La soluzione per le tue rassegne stampa on-line: www.presstoday.com Rassegna stampa ASSINEWS.it "I premiati del “Cerchio d'Oro dell'innovazione finanziaria”" Indietro Compagnie I premiati del “Cerchio d’Oro dell’innovazione finanziaria” 04/03/2011 Il Premio “Cerchio d'Oro dell'Innovazione Finanziaria" è un riconoscimento annuale che ha lo scopo di promuovere il ruolo dell'innovazione nel settore bancario, assicurativo e finanziario. Il Premio si propone di essere: • un riconoscimento all'innovatività degli intermediari bancari, assicurativi e finanziari e alle loro capacità di anticipare e/o guidare i cambiamenti di mercato; • un riconoscimento ai manager che hanno attivato e gestito le iniziative innovative e al loro staff; • una 'guida' per il mercato delle iniziative più innovative e stimolo all'innovazione. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Italiana Financial Innovation (AIFIn) think tank indipendente che si propone di promuovere e diffondere la cultura dell'innovazione nel settore bancario, assicurativo e finanziario. La cerimonia di premiazione si è svolta il 2 marzo a Milano, durante il Convegno AIFIn dal titolo “Financial Innovation Day”, organizzato in collaborazione con Aegon Direct Marketing Services e Alba Leasing, a cui hanno partecipato i rappresentanti del mondo bancario, assicurativo e finanziario per analizzare e discutere dei trend innovativi del settore. A questa edizione del premio hanno partecipato 29 intermediari finanziari di diversa tipologia e dimensione con 75 progetti. “Il contesto, previsto per i prossimi anni, di bassa crescita e redditività del settore dovrebbe stimolare il top management a riflettere sulla capacità di innovazione della propria azienda. L’innovazione rappresenta una leva strategica fondamentale per creare valore per la clientela e contestualmente differenziarsi sul mercato e garantire agli azionisti extra rendimenti in modo sostenibile nel medio-lungo termine” ha dichiarato Sergio Spaccavento – Presidente di AIFIn – “La numerosità degli intermediari e la qualità dei progetti partecipanti al Premio è un segnale importante della capacità di innovazione del settore e della presenza di player che cercano attraverso l’innovazione di acquisire vantaggi competitivi”. A seguito di un processo di selezione, basato sulla valutazione di alcuni indicatori quali ad esempio il grado di innovazione e complessità del progetto, i driver dell’innovazione, gli obiettivi e i risultati raggiunti, ecc., una giuria composta da docenti universitari e coordinata dal Presidente AIFIn ha definito la classifica finale dei tre intermediari e progetti premiati di ogni categoria. Tra gli "assicurativi" premiati in particolare: Genertel, 1° nella categoria “nuovi servizi” per iGenertel, “l’app che ti offre più assistenza”, 2° nella categoria “comunicazione” per la campagna “Voglio una vita...”, 2° nel premio speciale per l’intermediario finanziario più innovativo dell’anno, per i servizi e i prodotti offerti; GenertelLife 2° nella categoria “prodotti di investimento” per Pensionline, “il primo piano pensione online”, 3° nella categoria “nuovi servizi” per Denuncia Online; Axa MPS, 1° nella categoria "comunicazione" con “Previsio”, portale di informazione rivolto sia a privati che imprese ideato per favorire la diffusione di una maggiore cultura previdenziale, dando risposta al bisogno di aggiornamento, conoscenze e strumenti per preparare il proprio futuro pensionistico, 2° nella categoria "prodotti e servizi assicurativi" con la polizza Long Term Care “AXA MPS Valore Autonomia”, ideata per andare incontro ai bisogni di protezione e di serenità che possono emergere in caso di perdita dell’autosufficienza; TUA Assicurazioni, 1° nella categoria Data: 04/03/2011 Stampa “Prodotti e Servizi Assicurativi" con "TUA TI GUIDA", prima polizza “Auto-premiante” basata sul concetto del “paghi come guidi”. Questa la classifica finale del premio Cerchio d’oro dell’innovazione 2010: Canali distributivi 1. Cassa Rurare Levico Terme – “La consulenza e la vendita in remoto in ambienti non presidiati - il progetto RealBanking” 2. Intesa Sanpaolo – “Prestito Personale Online” 3. Unicredit – “Vetrina Online” Prodotti e Servizi di Pagamento 1. Poste Italiane - BancoPosta- “Postepay&Go” 2. Cariparma – “City Card. Il tuo pass per i servizi scolastici” 3. Banca Monte dei Paschi di Siena - “MPS Contozip” Organizzazione e Operations 1. Banca Monte dei Paschi di Siena – “Remote Learning – Remedy” 2. Webank – “La banca che vorrei” 3. Unicredit – “Nuova Library: flessibilità e personalizzazione al servizio della comunicazione” Marketing 1. Banca Monte dei Paschi di Siena – “Pricing AVA Based” 2. Cariparma – “Felici e Clienti: sviluppo clienti come piattaforma di crescita” 3. Banco Posta – “Sconti BancoPosta” Nuovi Servizi 1. Genertel –“ iGenertel, l'app che ti offre più assistenza” 2. Intesa Sanpaolo – “Assistenza Online con Chat e Videochat” 3. Genertel – “Denuncia online” Prodotti e Servizi di Investimento 1. Banca IMI – “Behavioural finance, funzione utilità degli investitori e una nuova famiglia di prodotti” 2. Genertellife – “Pensionline di Genertellife - il primo piano pensione on line e al telefono” 3. ING Direct – “Borsa Protetta Arancio” Prodotti e Servizi di Credito 1. Intesa Sanpaolo – “Bancabilità - Una linea d'azione per il rilancio del sistema delle PMI” 2. Unicredit – “Opzione Sicura. L'unico mutuo con il tagliando” 3. Barclays - Mutuo "Variabile Tasso Protetto con Opzione di Passaggio a Tasso Fisso" Comunicazione 1. Axa MPS – “Previsio” 2. Genertel – “Voglio una vita…” 3. MC Gestioni – “Portafogli Chiari” Prodotti e Servizi Assicurativi 1. Tua Assicurazioni – “Tua Ti Guida” 2. Axa MPS – “AXA MPS Valore Autonomia” 3. Cariparma – “PROTEZIONE LEASING. La nuova polizza di protezione del credito dedicata al leasing” Intermediario Innovativo dell’anno 2010 1. Banca Monte dei Paschi di Siena 2. Genertel 3. Intesa Sanpaolo Indietro Rassegna stampa ASSINEWS.it "Il nodo dei tempi di erogazione della pensione" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa 4 marzo 2011 Il nodo dei tempi di erogazione della pensione di Viviana Dabusti* Spesso, quando si parla di pensioni, ci si sofferma sui requisiti pensionistici, ovvero quando un lavoratore raggiunge il diritto alla pensione, e sull'importo della prestazione, ma non si pensa mai al fatto che per i futuri pensionati esiste una grossa problematica derivante dal differimento dell'erogazione della rata di pensione stessa. Diverse leggi e riforme hanno modificato negli ultimi anni il sistema di decorrenza della pensione (il così detto sistema delle finestre), arrivando a definire una situazione indifferenziata per le due tipologie di prestazione pensionistica principali a partire dal 1° gennaio 2011. I lavoratori dipendenti percepiranno la prestazione pensionistica trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei previsti requisiti, mentre i lavoratori autonomi la percepiranno dopo 18 mesi. Per coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2010, valgono le precedenti regole meno penalizzanti: per esempio nel caso di pensione di vecchiaia, un lavoratore dipendente avrebbe aspettato mediamente 3-4 mesi (più precisamente, l'assegno scattava dal primo giorno del trimestre solare in cui si maturava il diritto), mentre per un lavoratore autonomo il differimento sarebbe stato mediamente 6-7 mesi (decorrenza fissata al primo giorno del semestre successivo). Attualmente, quindi, il differimento automatico della decorrenza della pensione ha come conseguenza quella di lasciare in attesa il futuro pensionato, nel caso dei lavoratori dipendenti, per ben 12 mesi. Questo cosa significa? In pratica, l'attuale lavoratore per poter diventare pensionato, deve sì aspettare 12 mesi, ma in questo periodo continua a svolgere il proprio lavoro. E solamente nel momento in cui si sta per aprire la finestra, cessa il lavoro subordinato. Questo perché una delle condizioni necessarie per poter percepire la rata di pensione è che il neopensionato, ex lavoratore dipendente, non lavori più, o meglio, non abbia un contratto di lavoro di tipo subordinato. Nella realtà tutti i lavoratori dipendenti cessano il rapporto di lavoro solamente nel momento in cui hanno raggiunto la finestra. Sarebbe abbastanza irrazionale e controproducente il contrario, e cioè chiudere un rapporto di lavoro senza che si sia aperta la finestra e che quindi si inizi a percepire la rata di pensione. Queste considerazioni portano a una domanda molto semplice: l'aver portato il differimento alla prestazione pensionistica a 12/18 mesi non è la stessa cosa di aver aumentato di 12/18 mesi i requisiti per la prestazione pensionistica? Effettivamente, dal punto di vista del lavoratore è la medesima cosa: un soggetto deve comunque lavorare 12/18 mesi in più rispetto al momento in cui raggiunge i requisiti di pensione. Quindi, nel caso di pensione di vecchiaia, un lavoratore dipendente raggiunge sì i requisiti a 65 anni, ma percepirà la pensione a 66 e quindi lavorerà fino al compimento dei 66 anni. Ma diamo uno sguardo al futuro dei pensionati: che cosa faranno? Si godranno la pensione? Dando uno sguardo alla Gestione Separata dell'Inps e ai suoi ultimi dati emerge che i pensionati iscritti a questa gestione sono tra il 10% e il 15% del totale degli iscritti. Ma quali caratteristiche hanno questi pensionati lavoratori? Con riferimento all'età, la soglia è rappresentata dai 50 anni. Dai 51 anni in poi si ha un innalzamento progressivo delle percentuali di pensionati che lavorano come collaboratori, con uno scarto di 10 punti circa, tra la fascia 51-55 anni e quella successiva 61-65, proprio in virtù del fatto che questo range di età costituisce l'inizio dell'età pensionabile per molti settori produttivi. La percentuale continua a salire nella fascia di età successiva compresa tra i 66 e i 75 anni, anche se in maniera meno accentuata rispetto a quella precedente. Se si considera la composizione per tipologia contrattuale e genere si può vedere che una quota maggioritaria di pensionati si colloca nell'area dei collaboratori ex co.co.co. e a progetto. Il secondo gruppo per importanza è quello degli amministratori, con quasi un terzo del totale. Infine, se consideriamo la numerosità dei committenti si può notare che quasi la totalità (90% circa) dei pensionati è mono-committente e con un imponibile previdenziale medio-basso. Tutti questi risultati aumentano il bisogno di chiarezza: attualmente i pensionati che svolgono un'attività lavorativa sono numerosi, ma tale occupazione è l'espressione di un bisogno sociale ed economico oppure è semplicemente una questione legata al sentirsi attivi? La risposta più logica e razionale è quella che considera vere entrambe le affermazioni: sicuramente dopo 40 anni di lavoro è difficile smettere di lavorare ed è altrettanto vero che una persona con tanta esperienza e competenza (acquisita nell'arco della propria carriera) può essere utile all'azienda, ma soprattutto ai giovani lavoratori che stanno per entrare nel mondo del lavoro. (riproduzione riservata) *responsabile Area Previdenza e Soluzioni Applicative di Irsa chiudi Rassegna stampa Bollettino Università & Ricerca "Concluso il corso FSE "Formazione per componenti di organi di amministrazione ed operatori di fondi pensionistici complementari"" Stampa Indietro Università dela Valle d'Aosta Concluso il corso FSE “Formazione per componenti di organi di amministrazione ed operatori di fondi pensionistici complementari” Venerdì 11 marzo 2011 alle ore 17.30, presso la sede di SaintChristophe dell’Università della Valle d’Aosta in Località Grand Chemin 73/75, si terrà la cerimonia di consegna degli attestati di frequenza con profitto al corso FSE “Formazione per componenti di organi di amministrazione ed operatori di fondi pensionistici complementari”. Il corso, organizzato dalla Facoltà di Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale dell’Università della Valle d’Aosta, in partnership con Servizi Previdenziali Valle d’Aosta Spa - Società creata dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta per supportare le politiche e gli interventi in materia di previdenza complementare previsti dalle leggi regionali n. 22/1997 e n. 27/2006 – si è giovato del finanziamento del Fondo Sociale Europeo - Programma Occupazione - Sviluppo Regionale 2007 – 2013. Obiettivo del percorso formativo è stato quello di fornire i requisiti di professionalità previsti dalla legge (D.M. Lavoro 79/2007) a quanti intendano assumere un ruolo nella amministrazione, gestione, direzione e controllo di forme di previdenza complementare di cui al D.Lgs. 252/2005. >> Data: 04/03/2011 Saranno presenti il Presidente del Consiglio dell’Università Augusto Rollandin, il Rettore professor Pietro Passerin d’Entrèves, la Preside della Facoltà di Scienze dell’Economia e della gestione aziendale professoressa Chiara Mauri, il Direttore del corso prof.ssa Debora Braga e il dott. Stefano Distilli di Servizi previdenziali Valle d’Aosta SpA. BUR.IT 04.03.11 Selezione Gestionale Scegli il miglior software (ERP) gestionale per la tua azienda Rassegna stampa Centro, Il Data: 04/03/2011 "nubi sul futuro del mondo globalizzato - * studioso di economia" Indietro L’INTERVENTO Nubi sul futuro del mondo globalizzato Stampa * STUDIOSO DI ECONOMIA Stiamo vivendo anni difficili, ma non credo siano in tanti a rendersi conto di cosa stia accadendo nel mondo globalizzato. Altro che rivoluzione industriale dell’Ottocento! La globalizzazione è il prodotto delle decisioni delle multinazionali e dei grandi manovratori di capitali finanziari. Manovratori che paradossalmente utilizzando gli stessi denari dei lavoratori (fondi di investimento e gli stessi fondi pensione) e i finanziamenti che le banche mettono a loro disposizione, cercano Paesi nei quali spostare le attività produttive sfruttando il basso costo della manodopera locale, gli incentivi offerti da quegli Stati e accaparrandosi materie prime divenendone monopolisti. Ed è così che realizzano guadagni immensi mentre riducono in miseria milioni di persone; anche molti di coloro che fino a pochi anni fa costituivano il ceto medio. Molti stati occidentali (l’Italia è tra i primi), a causa dell’immenso debito accumulato negli ultimi lustri, non avranno più risorse da destinare all’assistenza sanitaria, allo stato sociale e alle pensioni. Le riforme che hanno già fatto, nel 1992 il governo Dini e negli ultimi anni Prodi e Berlusconi, faranno si che in futuro le pensioni saranno più che dimezzate. E non solo perchè i coefficienti di rivalutazione sono stati modificati in senso peggiorativo ma anche perchè saranno moltissimi coloro che, raggiunta l’età anagrafica per accedere al trattamento pensionistico, si accorgeranno di non avere sufficienti contributi a causa della discontinuità del lavoro. Tanti, avendo iniziato tardi a lavorare, scopriranno di avere svolto lavori saltuari con contratti a tempo determinato e per brevi periodi, di avere consumato il modesto trattamento di fine rapporto che è stato loro liquidato ad ogni fine contratto e di avere avuto lunghi periodi non coperti da contributi. Il capitale, però, avrà realizzato guadagni immensi in altre parti del mondo che, fra alcuni decenni (ma non troppi), comincerà ad avere gli stessi problemi che oggi ha l’occidente sviluppato. Il mondo globalizzato troverà un equilibrio quando l’80% dei suoi abitanti sarà ridotto in miseria e il restante 20% controllerà tutta la ricchezza del pianeta. A meno che i popoli non abbiano un sussulto giusto in tempo per evitare che tutto ciò si compia. Sussulto di cui potrebbero essere un segnale gli accadimenti che scuotono alcuni Paesi dell’area mediterranea. L’Algeria, la Tunisia, l’Albania, la Giordania, lo Yemen, l’Egitto e in ultimo la Libia vivono gravi tensioni interne a causa di tumulti scatenati dalle popolazioni stanche di essere governate da politici corrotti che non garantiscono loro lavoro nè il necessario per la sopravvivenza. L’aumento del prezzo dei generi alimentari, più 32% solo nel secondo semestre del 2010, rappresenta per quelle popolazioni, un fattore di destabilizzazione. Ciò perchè mentre in occidente la spesa media per il cibo assorbe il 1520% del reddito, nei paesi poveri esso viene assorbito quasi completamente proprio da questa voce. Una famiglia nigeriana spende per mangiare il 73% del proprio budget, una vietnamita il 65% e un’indonesiana il 50%. Disordini legati agli alti prezzi del cibo erano già esplosi alcuni mesi fa in Mozambico e nel Sudan. Ma non se ne è parlato, quasi. Altri Paesi: Cina, India, Indonesia e Sud Corea stanno adottando provvedimenti preventivi di politica alimentare. La Cina ha acquistato immense estensioni di terreni in Africa per coltivarvi cereali ma anche per sfruttarne le risorse minerarie. Nello stesso tempo esporta verso quel continente vestiti, telefonini e altri prodotti a basso costo. C’è chi difende l’operato di Pechino ricordando le tragedie causate in passato dal colonialismo europeo. L’auspicio è che l’Europa non continui a starsene alla finestra. © RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Corriere della Sera "Il paradosso della parità: l'Europa aumenta le polizze per le donne" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Cronache data: 04/03/2011 - pag: 32 Il paradosso della parità: l'Europa aumenta le polizze per le donne Dall'età pensionabile all'ultima decisione della Corte di giustizia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Un bel giorno, Viviane Reding ha detto all'Italia: «Uomini e donne del settore pubblico devono andare tutti in pensione alla stessa età, 65 anni, sennò fate della discriminazione» . Lei era ed è il commissario europeo alla Giustizia, «e il principio generale in sé era sacrosanto sospira oggi Silvia Costa, Pd, eurodeputato dell'Alleanza progressista dei socialisti e democratici e membro della Commissione Donna al Parlamento europeo ma per molte l'andare in pensione prima non era un regalo, bensì il riconoscimento di un lavoro usurante, di una vita difficile» . E al contrario, nel settore privato non toccato dal monito della Reding, c'erano donne come le dipendenti dell'Alitalia in crisi che volevano lavorare di più perché a 55 anni perdevano gli ammortizzatori sociali: «Insomma, la Reding aveva tutto il diritto di intervenire, ma non si poteva dire anche una parola di più a Roma? Ogni problema ha molte facce » . E più facce di tutti ha forse il problema dei problemi, in Europa. Cioè la corsa alla parità fra i sessi, che spesso approda a risultati opposti, o divergenti. Come nelle assicurazioni: la Corte di giustizia europea («attenzione, però nota Costa su ricorso di due uomini, non di una donna» ) ha sentenziato che i premi delle compagnie assicuratrici non possono considerare il sesso fra gli altri fattori. È una misura antidiscriminatoria, certo: ma così le donne, che finora hanno sempre pagato premi meno alti (nelle assicurazioni-auto perché guidatrici più prudenti, e in quelle sulla vita perché soggetti più longevi) ora pagheranno di più. Un'altra esperienza inattesa l'ha avuta la stessa Viviane Reding: inviata una lettera alle nazioni Ue perché si impegnassero a introdurre un 30%di quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende, ha avuto il «sì» di Paesi come la Norvegia, ma anche un «vedremo, sono affari nostri» di altri (in Italia la legge si è arenata al Senato); e ha scoperto che il mondo può capovolgersi: in Finlandia, dove sono donne il presidente della Repubblica, il primo ministro e buona parte del governo, nelle aziende però i manager donne non sono poi tanti. «Tutto ciò possiamo chiamarlo il paradosso della parità dice ancora Costa e spiegarlo così: uguaglianza e parità non sono la stessa cosa. L'uguaglianza è un principio universale straordinariamente importante. Ma poi va declinato nelle politiche concrete, e intelligenti: dare cose uguali a persone diverse non è uguaglianza, anzi può portare a disparità e tensioni» . E il discorso vale anche per le quote rosa: «Vanno benissimo, per carità, ma devono essere accompagnate da meccanismi trasparenti di selezione. Se no, uomini o donne, viene assunto sempre il cugino dello zio, e si torna tutti al punto di partenza» . Paradossi a parte, l'onda culturale della parità è comunque al culmine: «Ed è chiaro spiega la sociologa Christina Kenner della Fondazione tedesca Bockler il cambio dei ruoli, il declino del maschio come colui che porta a casa il cibo, il variare dell'immagine dei sessi. Ma tutto ciò avviene con grandi differenze fra i vari Paesi» . Vero: in Italia lavora il 45%delle donne, fra i valori minimi della Ue, anche perché solo il 10%ha un asilo pubblico cui affidare un figlio. Ma il divario salariale rispetto agli uomini è del 4%, il più basso in assoluto (in Estonia è al 30%). Anche di questo per fortuna è fatto il paradosso della parità. Luigi Offeddu loffeddu@rcs. it RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Corriere della Sera (Ed. Milano) "La pensione delle casalinghe «Un fondo mai decollato»" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa CORRIERE DELLA SERA - MILANO sezione: data: 04/03/2011 - pag: 11 La pensione delle casalinghe «Un fondo mai decollato» Costa come minimo 25,82 euro al mese la pensione delle casalinghe e la si può avere solo a 65 anni. È questo in estrema sintesi lo scenario in cui si muove il fondo di previdenza voluto dalla riforma del '95, che però praticamente non è mai decollato. Ma vediamo quali sono le regole da conoscere. L'iscrizione È del tutto volontaria. Il fondo è aperto a chiunque si dedichi alla faccende di casa (anche gli uomini quindi), a condizione che: non si presti attività lavorativa dipendente o autonoma e non si sia titolare di pensione diretta, di vecchiaia, invalidità, o anzianità (la reversibilità non conta). L'iscrizione al fondo avviene in seguito ad esplicita domanda degli interessati, formulata secondo un apposito schema e decorre dal primo giorno del mese di presentazione della richiesta. Le domande di iscrizione possono essere inviate anche via Internet, accedendo a l sito www. inps. it. Quanto costa Il fondo si alimenta attraverso i versamenti dei singoli iscritti. Il contributo minimo mensile è fissato in 25,82 euro, pari a 309,87 euro all'anno. In proposito è bene ricordare che i contributi versati al fondo per se stessi e/o per familiari fiscalmente a carico, sono interamente deducibili dal reddito complessivo del dichiarante. La pensione cui avranno diritto le casalinghe sarà praticamente la stessa di quella prevista per i «nuovi» lavoratori, assunti dal primo gennaio '96 in poi. Si tratta di una rendita calcolata con il nuovo sistema contributivo. Per ottenerla basteranno soli 5 anni di versamenti e un'età compresa tra 57 e 65 anni. I requisiti richiesti per acquisirne il diritto sono i seguenti: età non inferiore a 57 anni; minimo contributivo almeno pari a 5 anni; importo della rendita almeno pari all'ammontare annuo dell'assegno sociale maggiorato del 20%(ossia non meno di 500 euro al mese di oggi). Quest'ultima condizione (minimo di 500 euro) non è invece pretesa da chi chiederà la rendita al compimento dei 65 anni di età. Nel fondo è prevista anche una pensione di invalidità, che può essere corrisposta, indipendentemente dall'età, a chi viene riconosciuta una assoluta e permanente incapacità lavorativa. Così il calcolo L'importo della pensione viene sarà determinato secondo il criterio contributivo, che funziona grosso modo come un libretto di risparmio. La casalinga provvede ad accantonare la contribuzione formando così un capitale, che viene rivalutato ogni anno, sulla base della dinamica quinquennale del Pil (il prodotto interno lordo). Al momento del pensionamento si prende il montante contributivo, ossia la sommatoria dei versamenti effettuati (capitalizzati) e gli si applicherà un coefficiente di conversione, variabile in proporzione all'età (da 57 a 65 anni ed oltre) del richiedente la rendita. Domenico Comegna RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Gazzetta del Sud "Convegno, previdenza forense e riforma" Indietro > Vibo Valentia (04/03/2011) Convegno, previdenza forense e riforma Sarà l'avvocato Marcello Colloca nella sua qualità di vice presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense a trattare il tema: "La riforma della previdenza forense", nel corso della due giorni di approfondimento che a partire da oggi pomeriggio si terrà all'hotel 501. L'incontro, che si protrarrà anche nella mattinata di domani, si inquadra nell'ambito degli eventi formativi per il 2011 predisposto dall'Ordine degli avvocati ed è valido per il riconoscimento dei crediti approvato dal Consiglio nazionale forense nel 2007. «L'argomento – ha sottolineato Colloca – sarà di particolare interesse tenuto conto che la riforma dei trattamenti pensionistici e assistenziali a favore degli avvocati, recentemente approvata, prevede una serie di innovazioni che andranno a incidere soprattutto sull'aumento delle contribuzioni e sull'allungamento dell'età pensionabile». All'incontro parteciperà anche Donatella Capone della direzione generale di Cassa forense, che in collegamento con la sede di Roma, potrà far visionare agli interessati la propria posizione previdenziale.(v.s.) Data: 04/03/2011 Stampa Torna Indietro Rassegna stampa Sole 24 Ore, Il "Casse: aumento condizionato" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2011- 03- 04 - pag: 34 Previdenza privata. Parere della commissione Bilancio Casse: aumento condizionato L'integrativo al 5% per le Casse di previdenza si allontana. Il disegno di legge Lo Presti (il Ddl s 2177), che contiene questa proposta per gli enti previdenziali che applicano il sistema di calcolo contributivo, ha subito un'inaspettata battuta d'arresto. La Commissione bilancio del Senato, infatti, martedì scorso ha dato «parere di semplice contrarietà», condizionato, in base all'articolo 81 della Costituzione, a due modifiche. In pratica la Commissione ha chiesto di specificare che il contributivo non può essere inferiore al 2% e che l'aumento fino al 5% non comporti maggiori oneri per la finanza pubblica. Una doccia fredda per le casse previdenziali dei professionisti. Una sorpresa anche per la Commissione lavoro del Senato, e per il suo presidente Pasquale Giuliano (Pdl): «mi aspettavo l'approvazione dato che alla Camera il Ddl Lo Presti era passato all'unanimità», era l'11 maggio 2010. Ma ora cosa accadrà ? «Se il relatore è d'accordo - afferma Giuliano - faremo le modifiche chieste dalla Commissione bilancio, certo i tempi si allungheranno di perché il testo dovrà tornare alla Camera. Non riesco però a capire - prosegue Giuliano la necessità di specificare che l'aumento dell'integrativo non deve avere ripercussioni sulla finanza pubblica». Il contributo integrativo viene infatti calcolato sulla fattura e pagato direttamente dal cliente che chiede una prestazione professionale, quindi non è legato al bilancio dello Stato. A spiegare la "possibile connessione" è il senatore Morando (Pd) che ha sollevato il problema in Commissione. «Ho chiesto che venga specificato in modo chiaro e inequivocabile che l'aumento del montante sia limitato ai maggiori introiti conseguenti all'aumento del contributo integrativo. Ho chiesto delle garanzie spiega Morando perché nel passato la poca chiarezza sul montante ha portato al fallimento con conseguente intervento pubblico, penso al caso dell'Inpdai (l'Istituto di previdenza dei dirigenti d'azienda confluito nell'Inps nel 2003, ndr). Essere attenti su questo punto - prosegue Morando è raccomandabile e in merito alla mia richiesta di spiegazioni il governo non ha dato garanzie». L'onorevole Lo Presti (Fli) è, ovviamente, arrabbiato e deluso, anche per la posizione assunta dal sottosegretario all'Economia Luigi Casero che ha espresso parere contrario per i possibili effetti inflattivi. «In questo caso il rischi di un aumento dell'inflazione è paventato ma mai dimostrato - dice Lo Presti mentre questo governo con il milleproroghe e con la legge sul federalismo ha preso decisioni che sicuramente comporteranno un aumento della pressione fiscale». RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Sole 24 Ore, Il "«Per gli enti d'obbligo il codice degli appalti»" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2011- 03- 04 - pag: 34 INTERVISTAGiuseppe Brienza «Per gli enti d'obbligo il codice degli appalti» «Le casse di previdenza sono organismi di diritto pubblico. Se realizzano un bando di gara che non rispetta il codice degli appalti, quel documento è da annullare». A parlare è Giuseppe Brienza, presidente dell'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (Avcp). Il provvedimento dell'authority, inviato al Parlamento il 15 febbraio, ha creato un po' di malumori nel mondo delle casse di previdenza. Che cosa accadrà ? La nostra è una segnalazione a Parlamento e Governo. Sul tema della natura delle casse previdenziali, la direzione dell'authority da me presieduta è quella e lo abbiamo comunicato. Allo stesso tempo chiediamo un intervento normativo. In tal modo, in futuro, si eviterà di aggravare il contenzioso. Già in passato vi erano stati infatti provvedimenti in tal senso? Sì, due anni fa. Si trattava del ricorso di un comitato di inquilini di alcuni immobili di Napoli che facevano capo alla cassa di previdenza dei medici, l'Enpam ? Sì, il tema è quello. Anche gli iscritti alle casse possono chiedere il rispetto del codice degli appalti. Gli enti pensione sono già sottoposti alla vigilanza del ministero del Lavoro e di quello dell'Economia. Senza dimenticare il controllo della commissione parlamentare e della Corte dei conti. E se un iscritto alle casse fa ricorso per un bando di gara all'authority da lei presieduta? Lo valutiamo. Se quel bando di gara non è in linea con il codice degli appalti va annullato. Quello della natura pubblica delle casse di previdenza è un tema caldo in questo momento. In particolare nell'ambito del diritto alla privacy. Quello del diritto alla privacy è un tema che non rientra nelle nostre competenze. È un ambito dove c'è un'authority. Senza dimenticare il Tar. Nella segnalazione di Avcp, la natura giuridica pubblica però è definitivamente sancita. Ciò non vale per analogia anche per la questione privacy? Posso soltanto dire che le casse previdenziali, in ambito di contabilità e finanza, hanno natura pubblica. Quindi devono fare un bando di gara pure quando scelgono un consulente, un advisor? Lo devono fare quando le casse di previdenza appaltano all'esterno dei servizi di consulenza. RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Times, The "Fair Deal pension woe" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa 4 Mar 2011 The Times Fair Deal pension woe The Treasury has published plans to scrap the Fair Deal, which allows public sector workers to retain their generous final salary pensions if they transfer to the private or voluntary sector. Trade unions warned the Government against diluting or scrapping the deal, a move that could lead to thousands of nurses, doctors and social workers losing more than half their annual pension. Dave Prentis, General Secretary of Unison, said: "It is vital that we retain Fair Deal to protect some of the lowest paid workers from facing poverty in retirement." Rassegna stampa Times, The "Pension funds target 100m saving in tax showdown" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa 4 Mar 2011 The Times Miles Costello Pension funds target 100m saving in tax showdown Britain's beleaguered final-salary pension schemes could save 100 million a year if they win a long-running dispute with the taxman that has been referred to the European courts. A tax tribunal in London yesterday referred a legal battle between the National Association of Pension Funds and Revenue & Customs to the European Court of Justice (ECJ). The 6 billion Wheels Common Investment Fund, which includes some of the Ford Motor Company pension schemes, is also part of the wrangle, which has been simmering for more than two years. The battle centres on whether finalsalary pension funds should be liable for VAT on the investment management services that they pay for. These include management fees, which can account for about 0.5 per cent of a fund's assets each year. Funds say that the VAT costs are material. If the ECJ rules in pension funds' favour, then as well as saving up to 100 million a year in VAT, some funds could backdate their claims against the Revenue and recoup tax already paid, the NAPF said yesterday. The lobby group wants final-salary schemes to be classified as "special investment funds", meaning that they would be exempt from VAT. There are about 2,000 final-salary schemes in Britain and almost all of them will be affected by the ruling, which will go before the ECJ in May. A judgment may not be reached for 16 months. Joanne Segars, the chief executive of the NAPF, said winning would mean that funds had more cash to invest. Rassegna stampa Times, The "Pensions protected in insolvency" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa 4 Mar 2011 The Times Pensions protected in insolvency Chancery Division Published March 4, 2011 In re Nortel GmbH In re Lehman Brothers International (Europe) and Related Companies Before Mr Justice Briggs Judgment December 10, 2010 The cost of complying with a financial support direction issued by the Pensions Regulator was an expense of the administration or liquidation. Mr Justice Briggs so held in the Chancery Division on applications for directions by the administrators of 20 companies in the Nortel and Lehman Brothers groups, all of which raised the same common questions as to the effect of the financial support direction regime created by the Pensions Act 2004 and imposed upon companies in administration or insolvent liquidation. Mr William Trower, QC, Mr Tom Smith and Mr Andrew Mold for the Nortel administrators; Mr Robin Dicker, QC, Mr Paul Newman, QC and Mr Daniel Bayfield for the Lehman administrators; Ms Raquel Agnello, QC, Mr Jonathan Hilliard and Mr Thomas Robinson for the Pensions Regulator; Mr Richard Sheldon QC, Mr Michael Tennet, QC, Ms Felicity Toube and Mr Edward Sawyer for Nortel Networks UK Pension Trust Ltd and the board of the Pension Protection Fund; Mr Gabriel Moss, QC, Mr Nicolas Stallworthy and Mr David Allison for the trustees of the Lehman Brothers Pension Scheme and the board of the Pension Protection Fund; Mr Barry Isaacs and Mr Richard Hitchcock for Lehman Brothers Holdings Inc and Lehman Brothers Asset Management (Europe) Ltd. MR JUSTICE BRIGGS said that the financial support direction regime enabled the Pensions Regulator in specified circumstances to impose, by the issue of such a direction to associated companies of a corporate employer, an obligation to provide reasonable financial support to the under-funded occupational pension scheme of the employer, and to deal with noncompliance with that obligation by imposing, by contribution notice, a specific monetary liability payable by the associated company to the trustees of the employer's pension scheme. The critical issue was whether the cost of complying with such a direction or notice ranked in the administration or liquidation of the target as a provable debt, or as an expense, or neither of those, so that it was recoverable only in the unlikely event that there was a surplus otherwise available for distribution to members after all creditors had been paid in full. The outcome turned on the answers to the following questions: Did the financial support direction regime apply to target companies in an insolvency process, so as to make its financial consequences liabilities of the insolvent target? If so, did the 2004 Act make specific provision, by implication, since none was expressed, as to the priority within that insolvency process of any financial obligations thereby imposed on the insolvent target, or simply leave those questions to be decided by the technical provisions of the Insolvency Act 1986 and the Insolvency Rules (SI 1986 No 1925)? In his Lordship's judgment, the first question was clearly to be answered in the affirmative. Notwithstanding that a provable debt solution was obviously fairer as between scheme members and unsecured creditors and preferable as a means of resolving the underlying policy clash, his Lordship was driven with reluctance to the conclusion that, when formulating the 2004 Act, Parliament did in fact choose to leave the priority questions which would inevitably flow from the application of the financial support direction regime to companies in an insolvency process to be resolved purely by the insolvency legislation. He was therefore driven to the conclusion, in conformity with the analysis of rule 13.12 of the 1986 Rules, in repeated decisions by which he was bound, and in accordance with what he conceived to be the true principle in In re Toshoku UK plc ([2002] 1 WLR 671), that Parliament had legislated to create financial obligations applicable to and payable by a company in an insolvency process which might be triggered, after the cut-off date, in such a way that, rather than creating provable debts, they created administration or liquidation expenses, as the case might be. That conclusion was likely to be to an extent an impediment to the achievement of the objectives of the rescue culture, but the ability of the court to make a prospective order, would keep that potential for damage to a minimum, in cases where the uncertainties might otherwise be fatal. It might be that the Insolvency Service or Parliament might wish to consider a suitable amendment, either to the 1986 Rules or to the 2004 Act, if persuaded, as his Lordship was, that the conferring of super-priority as expenses upon the financial liabilities arising from the financial support direction regime was potentially unfair to the target's creditors. Solicitors: Herbert Smith LLP; Linklaters LLP; Pensions Regulator; Hogan Lovells International LLP; Travers Smith LLP; Weil, Gotshal & Manges Rassegna stampa Washington Post, The "The big pension math question" Indietro Data: 04/03/2011 Stampa Economists: State, local pension funds understate shortfall by $1.5 trillion or more By Peter Whoriskey Washington Post Staff Writer Friday, March 4, 2011; A14 The pension funds for state and local workers in the United States are understating the amount they will owe workers by $1.5 trillion or more, according to some economists who have studied the issue, meaning that the benefits are much costlier than many governments and taxpayers thought. Doubts about government pension accounting have been voiced by analysts for years, but with shortfalls in state and local pension plans exacerbated by the recession, the push to refigure pension fund shortfalls has gained political momentum. The trillion-dollar gap arises from the government method of accounting, which several experts say significantly underestimates the cost of future pension payments. "It's been a perfect storm," said Alicia Munnell, director of the Center for Retirement Research at Boston College. When the pension liabilities are correctly tallied, "you get a very, very large number." The cost of pension plans for the approximately 17 million state and local government workers have come under heightened scrutiny in recent weeks, particularly in Wisconsin, New Jersey and other states where governors are struggling to balance budgets and reduce costs. In Wisconsin, for example, Gov. Scott Walker (R) wants state workers to pay 5.8 percent of their wages to fund the pension. Even under current accounting methods, state and local governments are facing massive pension shortfalls - at least $344 billion, according to calculations by the Center for Retirement Research and other groups. But when the accounting is revised to value future payments more accurately, in the critics' view, the amount that pensions are underfunded grows to more than $1.9 trillion, according to Munnell's calculations for 126 large plans. Those calculations have been published in part in a working paper for the National Bureau of Economic Research. By comparison, the entire federal debt held by the public is $9.3 trillion. "By virtually any measure, that's an enormous number," said Jeffrey R. Brown, a finance professor at the University of Illinois who has studied the issue. "When you're short that much money, at some point you have to pay the piper." If the pension obligations are as enormous as critics say, virtually every state and local government running a pension will have to invest more in its pension plan - either by cutting services or raising taxes - or gamble that it will achieve a high rate of return on its investments. Eight percent Most government pension plans assume they will earn about 8 percent a year on their investments. Some have achieved those returns over certain periods, but critics think that the assumption is too optimistic. Among them is billionaire investor Warren E. Buffett, who in a 2008 letter predicted that taxpayers will pay the price when the forecasts prove wrong. "Public pension promises are huge and, in many cases, funding is woefully inadequate," he wrote. "In a world where people are living longer and inflation is certain, those promises will be anything but easy to keep." (Buffett is a member of the Washington Post Co. board.) Henry J. Aaron, a senior fellow at the Brookings Institution who specializes in public finance, said, "Most economists would consider the 8 percent excessive." The potential damage to state and local budgets could be widespread. Already, in Illinois, for example, pension payments amount to nearly 13 percent of the general budget. The state has had to borrow money to make the payments for two years in a row. Even under the current rules, less than 40 percent of the pension costs are funded. In a place such as Wisconsin, where pensions have been fully funded under current rules, the revised accounting would create billions in new liabilities. The core of the dispute involves how much money should be set aside today to make pension payments in the future. Proponents of the current pension accounting method in essence assume that the pension funds will achieve an 8 percent return on their investment over the long term. They argue that state and local governments should just put in enough money now and depend on that rate of return. "I don't think 8 percent is a really high number. It's a reasonable number," said Dean Baker, co-director of the Center for Economic and Policy Research, which recently issued a report about the issue. Moreover, Baker and other economists noted that the trillion-dollar figure is so large because it represents pension expenses over decades. On an annual basis, pension payments presently represent only a small percentage of states' annual budgets, so increasing pension contributions should not cripple government finances, they argue. Some states and cities have serious shortfalls, but pension costs on the whole are a "modest" demand on state and local budgets, Aaron said. Even so, the sums involved are large. Huge shortfalls Although Munnell has reported a $1.9 trillion shortfall, others, such as finance professors Robert Novy-Marx and Joshua D. Rauh, have calculated higher figures. These critics say the current method of calculating pensions is wrong not only because many doubt that the pension investments will return 8 percent but also because it understates the risks of investing, as pensions do, in the stock market. Although the issue of pensions often divides Democrats and Republicans, the group of economists who support revising the pension calculations includes members of both parties. Economist David W. Wilcox, who co-wrote a paper calling the current method of estimating pension liabilities an idea "foreign to most economists who have studied the issue," served as an assistant secretary of the Treasury during the Clinton administration. His co-author on that paper was Brown, the University of Illinois professor and a former George W. Bush appointee. Munnell was a member of the president's Council of Economic Advisers during the Clinton administration. Whatever the politics, critics of current pension accounting have been gaining momentum. On Capitol Hill, Rep. Devin Nunes (R-Calif.) is pushing a bill that would require state and local pension funds to report pension liabilities using the method that yields the higher figure. And the body that oversees government accounting practices, the Government Accounting Standards Board, has taken up the issue and proposed a compromise. "If it was just an accounting argument, it would be hard to get exercised about this," Brown said. "But accounting drives the information available to people, which drives decisions. And there is a lot of money at stake."