N. 42 - Federazione Coldiretti Macerata

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N. 42 - Federazione Coldiretti Macerata
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02 Dicembre
ALIMENTARE: MARINI (COLDIRETTI), CIBO NON E’ SOLO GRASSI E
CALORIE
Il cibo non rappresenta soltanto il sapore, il prezzo e le calorie ma è anche sostenibilità
ambientale e sociale, equità, territorio, storia, cultura. E’ quanto ha affermato il residente della
Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento al Forum del Barilla Center for Food and Nutrition
(Bcfn) presso Università Bocconi di Milano. Se il cittadino riesce a riconoscere tutto questo nel
cibo, ritengo che - ha sottolineato Marini – non abbiamo fatto soltanto l’interesse del mondo della
produzione agricola ma ritengo che facciamo anche un passo in avanti per un modello di
consumo e di produzione più sostenibile che va nella direzione giusta per tutti. L’errore di
considerare il cibo come un bene qualunque legittima le speculazioni sulle materie prime che
provocano fame e morte ma anche gli enormi sprechi delle società piu’ ricche dove ci si sente
autorizzati a buttare cio’ che si paga. Il cibo non è un bene qualunque e pertanto è necessario
che la società, la politica e l’impresa si adoperino affinché il processo produttivo sia il più
sostenibile possibile e il prodotto più accessibile a tutti. Il rapporto che abbiamo intrapreso tra
mondo della produzione e cittadino - ha concluso Marini - va in questa direzione, una forte
sensibilizzazione nel valore intrinseco e anche immateriale del cibo.
UE: COLDIRETTI, TAGLIO DI 1,4 MLD ALL’AGRICOLTURA ITALIANA
La riforma della Politica agricola comune (Pac) deve rappresentare l’occasione per una forte
legittimazione della spesa verso l’agricoltura risolvendo i problemi strutturali di volatilità dei prezzi
e del ridotto potere negoziale lungo la filiera. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti
Sergio Marini in occasione del primo Summit sulla riforma della Politica Agricola convocato a
Roma con il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloþ, il Ministro
delle Politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, il Presidente della commissione
agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro e il relatore del Parlamento europeo sul
regolamento orizzontale della Pac Giovanni La Via. Occorre evitare - ha sottolineato Marini - che
all’accoppiamento dei prezzi alla produzione che aveva causato una rendita di posizione a valle
della filiera si sostituisca una nuova forma di accoppiamento alla superficie che rappresenterebbe
una nuova ed incomprensibile rendita fondiaria. Questo è il principio che deve guidare le
modifiche alla proposta della Commissione Europea. Il Paese che si è impegnato di piu’ verso un
modello agricolo capace di rispondere alle aspettative dei cittadini in termini di sicurezza, qualità,
biodiversità, occupati e ricchezza prodotta per ettaro si ritrova paradossalmente - ha sostenuto
Marini - ad essere quello piu’ penalizzato.
Bisogna superare nel negoziato - ha precisato Marini - le criticità che riguardano, in particolare,
l’insostenibile taglio delle risorse disponibili, l’applicazione del “greening” e la definizione di
agricoltore attivo, ma anche le misure per controllare la volatilità dei prezzi agricoli nonché la
necessità di rafforzare le organizzazioni dei produttori. La proposta della Commissione - ha
denunciato Marini - individua la figura dell’agricoltore attivo al quale destinare le risorse della
Politica agricola comune (Pac), in base ai finanziamenti che già prende e non per quello che fa e
per come lo fa e cio’ oltre ad essere iniquo è inaccettabile per i cittadini. Per Coldiretti e per
l’intera filiera agricola italiana l’agricoltore attivo non può, invece, che essere quello professionale,
cioè quello che lavora e vive di agricoltura e che sarebbe spinto all’abbandono dalla riduzione del
sostegno. Per questo occorre lasciare gli stati membri liberi di adottare una definizione adeguata.
Anche la proposta di destinare il 30 per cento delle risorse al greening (“rinverdimento”)
per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere perché esclude - ha
precisato Marini - la maggior parte delle colture virtuose in termini sostenibilità del territorio e di
cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana come olivo, vite e alberi da frutta, che
sono la base della dieta mediterranea. In pratica un olivicoltore italiano non prenderebbe i
pagamenti “verdi”, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì.
La proposta di riforma della politica agricola presentata dalla Commissione Europea taglia le
risorse destinate all’Italia per i mercati di ben 1,4 miliardi di euro nel periodo dal 2014 al 2020 e di
un ammontare annuo a regime pari a 240 milioni di euro rispetto al 2013 (-6 per cento, secondo
l’analisi della Coldiretti). In sostanza - ha concluso la Coldiretti - l’Italia paga da sola quasi un
terzo dell’intero ammontare di risorse destinate alla convergenza dei nuovi paesi entrati
nell’Unione.
UE: COMMISSIONE EUROPEA, NIENTE SOLDI AD AGRICOLTORI DA
SALOTTO
Niente piu’ soldi agli agricoltori da salotto che non sono attivi nel lavoro in campagna. E’ quanto
ha affermato il Commissario Europeo all’agricoltura Dacian Ciolos nel corso del primo Summit
sulla riforma della Politica Agricola convocato a Roma dal presidente della Coldiretti, Sergio
Marini, al quale hanno partecipato anche il Ministro delle Politiche agricole Mario Catania e il
Presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro. “Restano
alcune falle nel sistema corrente che - ha sottolineato Ciolos - hanno portato un numero limitato di
casi molto pubblicizzati di “agricoltori da sofà”, speculatori, aeroporti o campi da golf a beneficiare
delle risorse della Politica agricola europea (Pac). Di conseguenza - ha precisato Ciolos - stiamo
cercando una definizione più stringente nella riforma che escluderà gli agricoltori non attivi. La
nostra proposta - ha continuato Ciolos - mira a escludere grandi società che hanno piccoli
interessi in agricoltura, ma stiamo anche dando una certa flessibilità agli stati membri di escludere
quelli che hanno terra ma non ci fanno nulla”. Una apertura alle proposte della filiera agricola
italiana presentate dal presidente della Coldiretti Sergio Marini secondo il quale l’agricoltore
attivo, destinatario principale delle risorse comunitarie, deve essere quello professionale, cioè
quello che lavora e vive di agricoltura e che sarebbe spinto all’abbandono dalla riduzione del
sostegno e per questo occorre lasciare gli stati membri liberi di adottare una definizione
adeguata. “L'Italia perde circa 250 milioni di euro all’anno con questa proposta, in tutto fanno 1,4
miliardi. Non è giusto perché siamo il Paese che si è impegnato di più verso un modello agricolo
capace di rispondere alle aspettative dei cittadini in termini di sicurezza, qualità, biodiversità,
occupati e ricchezza prodotta per ettaro e ci ritroviamo ora paradossalmente ad essere quelli più
penalizzati - ha denunciato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini -. Se usiamo come
riferimento solo la superficie agricola, senza meccanismi di correzione si favoriscono nuove
rendite fondiarie”. “L’Italia è il Paese che versa il 14 per cento del bilancio comunitario e riceve
appena il 10 per cento. E’ uno scarto enorme che non ha giustificazioni: sono 5 miliardi l’anno che
diamo ad altri Paesi che magari hanno un Pil procapite più alto . – ha sottolineato il ministro delle
Politiche agricole, Mario Catania -. Questa riforma Pac sembra vecchia di 6-7 anni e cucita a
misura di chi non produce, mentre secondo noi il sostegno va a chi fa vera agricoltura”. Come
ricordato dall’onorevole De Castro, Presidente della commissione agricoltura del Parlamento
europeo, c’è anche “preoccupazione sul peso della burocrazia per un “greening” troppo
complicato, per la flessibilità di applicazione della Pac su territori abituati magari ad aiuti elevati,
anche perché l’Italia non ha ancora attuato la regionalizzazione.” Una preoccupazione sollevata
dal Presidente della Coldiretti Sergio Marini secondo il quale la proposta di destinare risorse al
greening (“rinverdimento”) per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere
perché esclude la maggior parte delle colture virtuose in termini sostenibilità del territorio e di
cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana come olivo, vite e alberi da frutta, che
sono la base della dieta mediterranea. In pratica un olivicoltore italiano non prenderebbe i
pagamenti “verdi”, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì. Una considerazione sulla quale il
Commissario Ue si è dimostrato sensibile. Critiche alla riforma nel corso del summit Coldiretti
sono giunte anche dall’on. La Via: “Per noi è una riforma poco coraggiosa, alla quale non basta
una verniciata di verde. Serve una maggior delega agli Stati e una flessibilità di applicazione”.
UE: COLDIRETTI, L'ITALIANA BUCCO LEADER DELLE AGRICOLTRICI
EUROPEE
L'italiana Adriana Bucco è stata eletta Presidente della Commissione femminile del Comitato delle
Organizzazioni Agricole Europee (COPA) che, ad oggi, riunisce in sé 60 organizzazioni dei Paesi
Membri dell'Unione Europea e 36 organizzazioni partner da altri paesi europei, quali l'Islanda, la
Norvegia, la Svizzera e la Turchia. La nomina della Responsabile nazionale di Coldiretti Donne
Impresa è la testimonianza del ruolo sempre più centrale che le donne ricoprono nel mondo
dell’agricoltura. Un impegno profuso nella diffusione del Made in Italy, che esprime il primato dei
prodotti tipici riconosciuti a livello comunitario, e nella valorizzazione dell’italianità e della
distintività dei territori.
In Italia si contano circa 250mila aziende in “rosa” nel settore agricolo, dove di fatto quasi
un'azienda su tre è condotta da una donna. Il rispetto dell'ambiente e la qualità della vita a
contatto con la natura – continua la Coldiretti - sembra essere una delle principali ragioni del
crescente interesse dell'universo femminile nei confronti della moderna agricoltura.
L’importanza e la presenza femminile nelle aziende agricole italiane – sostiene la Coldiretti – è
dovuta anche al grande apporto creativo ed innovativo delle donne, consentendo loro di
estendere e di moltiplicare le attività aziendali, seguendo così il principio della multifunzionalità. E’
così che le aziende femminili offrono realtà differenti fra loro, comprendenti le fattorie didattiche e
le fattorie sociali, gli agriasilo, le attività legate all’agriturismo e al benessere. Importante è anche
lo sforzo profuso per la diffusione della filiera agricola corta, che punta ad avvicinare il produttore
al consumatore, diminuendo al minimo i passaggi intermedi.
Fondamentali sono l’impegno e la sensibilità femminile, la capacità di coniugare la professionalità
con le sfide del mercato, svolgendo così un ruolo significativo all’interno della vita aziendale. Il
loro impegno - precisa la Coldiretti - è infatti particolarmente rilevante nelle attività più innovative e
multifunzionali. Lo dimostra il fatto che l’azienda agrituristica italiana l’Oasi di Baugiano si è
classificata al 2° posto nel concorso che premia l’innovazione delle agricoltrici femminili,
promosso dal COPA.
Adriana Bucco è titolare di un'impresa agricola agrituristica ad indirizzo vitivinicolo ed ortofrutticolo
in provincia di Asti. Eredita insieme alla sorella l'azienda agricola dei nonni e la amplia
acquistando altra terra orientando l'attività verso la produzione biologica, la trasformazione per la
vendita diretta dei prodotti come marmellate, vino, salse e miele, la gestione di un agriturismo e
di una fattoria didattica per educare alla campagna le nuove generazioni. E' responsabile
nazionale di Donne Impresa Coldiretti dal 2009 e conseguentemente fa parte anche del Consiglio
Nazionale di Coldiretti.
LE IMPRESE ROSA NELL' AGRICOLTURA ITALIANA
Imprese agricole al femminile
247.352
Imprese agricole su totale imprese femminili
17 % su totale di 1,44 milioni
Imprese agricole femminili su totale imprese agricole
29 % su totale di 845481
Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Unioncamere relativi al III trimestre 2011
Adriana Bucco
MADE IN ITALY: ITALIA SORPASSA FRANCIA. PRIMA AGRICOLTURA
UE
Gli agricoltori italiani fanno rendere la terre il triplo degli inglesi ed il doppio dei francesi
L’Italia sorpassa la Francia in valore aggiunto agricolo prodotto nel 2011 e conquista il primato
europeo, nonostante una superficie coltivata che è pari ad appena la metà di quella dei cugini
d’oltralpe. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del trend in aumento dell’11
per cento del valore aggiunto agricolo nel primo semestre dell’anno. Una stima presentata in
occasione del primo Summit sulla riforma della Politica agricola comune (Pac), promosso a Roma
dal presidente della Coldiretti Sergio Marini con il Commissario europeo per l'agricoltura e lo
sviluppo rurale Dacian Cioloş, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario
Catania, il Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro e
Giovanni La Via, relatore sul regolamento orizzontale della proposta di riforma della Pac. Grazie
all’impegno per la qualità e la tipicità dei prodotti, gli agricoltori italiani - sottolinea la Coldiretti sono riusciti, nonostante la crisi, a far rendere i terreni molto piu’ dei partner europei: il valore
aggiunto per ettaro di terreno, ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie
dall'agricoltura italiana è infatti oltre il triplo di quella inglese, doppia di quella francese, tedesca e
spagnola. E il numero di occupati per ettaro di terreno in Italia è stato addirittura quasi il triplo di
quelli in Francia, Spagna e Germania. Tenuto conto di questo risultato è fondamentale secondo il
presidente della Coldiretti Sergio Marini che all'Italia, con la futura riforma della Pac, siano
assicurate le risorse necessarie per evitare una eccessiva penalizzazione come, invece,
risulterebbe dalle attuali proposte e ciò anche in considerazione del fatto che il nostro Paese già
versa all’Unione piu’ di quanto riceve. I primati nel valore aggiunto e nell'occupazione per ettaro,
nella qualità, tipicità, multifunzionalità e sicurezza alimentare conquistati legittimano dunque
l’Italia - sostiene la Coldiretti - a svolgere un ruolo di leadership nel difficile negoziato europeo che
dovrà decidere sul futuro modello di agricoltura in Europa.
La storica sfida tra Italia e Francia sulle tavole mondiali ha già visto quest’anno il Belpaese
prevalere sui cugini con un aumento record del 24 per cento nelle bottiglie spedite all’estero di
spumante italiano che - riferisce la Coldiretti - ha superato lo champagne e conquistato le tavole
nel mondo dove la maggioranza dei brindisi delle feste di fine anno saranno Made in Italy. Storica
nel 2011 anche la vittoria dell'Italia sulla Francia nel derby del formaggio con le esportazioni di
formaggi Made in Italy che sono aumentate del 12 per cento in quantità nel paese più nazionalista
del mondo togliendo spazio sugli scaffali d'Oltralpe a Camembert, Brie, Roquefort e alle altre
specialità locali che, come ricordava Charles De Gaulle, sono i prodotti più rappresentativi del
Paese. La sconfitta è resa ancora più amara - precisa la Coldiretti - dal crollo delle esportazioni di
formaggi francesi in Italia con una riduzione media del 3 per cento, sulla base dei dati Istat relativi
ai primi sette mesi del 2011.
Leadership nel numero di imprese che si dedicano al biologico e per i prodotti tipici, record di
longevità grazie alla dieta mediterranea, top di presenze per il turismo enogastronomico, i sistemi
di controllo più efficaci del mondo per garantire la salubrità dei prodotti, sono alcuni dei primati del
Made in Italy agroalimentare. L'Italia vanta un paesaggio unico che - sostiene Coldiretti - è meta
di un crescente flusso turistico nei 871 parchi e aree protette presenti in Italia che coprono ben il
10 per cento del territorio nazionale. Una tendenza confermata dalla crescita dell'agriturismo che
può contare su 20.000 aziende agricole, un primato europeo. E il nostro paese è anche leader
europeo per il turismo enogastronomico, con un movimento annuo di circa 5 milioni di
appassionati.
Le produzioni italiane hanno poi il primato della sanità e della sicurezza alimentare, con un record
del 99 per cento di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto
dei limiti di legge. L'Italia - prosegue Coldiretti - è leader europeo nella produzione biologica, con
oltre 50mila imprese, circa un terzo delle imprese biologiche europee. L'agricoltura italiana vanta
inoltre la leadership nei prodotti tipici con 233 prodotti a denominazione o indicazione di origine
protetta riconosciuti dall'Unione Europea. Ma il made in Italy a tavola è anche – rileva Coldiretti l'emblema nel mondo della dieta mediterranea, modello nutrizionale ormai universalmente
riconosciuto dall’Unesco perchè fondamentale ai fini del mantenimento di una buona salute e che
si fonda su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi. In particolare conclude la Coldiretti - su un elevato consumo di frutta, verdura, patate, fagioli, noci, semi, pane e
cereali, sull'uso dell'olio d'oliva per cucinare e per condire, su moderate quantità di pesce, e su un
consumo moderato di vino, di solito ai pasti.
DALLA COMMISSIONE MINISTERIALE ARRIVANO NUOVE REGOLE PER
I FERTILIZZANTI
Dopo alcuni mesi si è nuovamente riunita la Commissione fertilizzanti istituita presso il Ministero
delle Politiche Agricole, alla quale partecipa anche Coldiretti. La Commissione ha votato a favore
della predisposizione di un nuovo sito Internet che consente a tutti i fabbricanti di fertilizzanti di
inoltrare la propria richiesta di registrazione online così come la domanda di
commercializzazione di nuovi prodotti o di formulati che abbiano subito variazioni nel processo di
produzione.
Le nuove norme chiariscono che non è possibile commercializzare alcun fertilizzante se prima
non si sono rispettati gli adempimenti formali di iscrizione nel registro online e comunque
l’immissione in commercio potrà avvenire solo passati 90 giorni dal ricevimento da parte del
Ministero della domanda di iscrizione.
Sono previste, quindi, alcune modifiche, tramite l’emanazione di uno specifico decreto
ministeriale, all’allegato 13 del d.lgs. 75/2010, al fine di disciplinare il nuovo sistema
informatizzato. Il decreto sarà inviato dal Ministero a Bruxelles per la procedura di notifica.
Nell’ambito della Commissione è stato poi affrontato il problema relativo all’uso improprio del
rame. Tale sostanza, infatti, può essere impiegata come agrofarmaco o come fertilizzante. Dal
momento che la legislazione vigente prevede dei limiti all’impiego del rame per la lotta
fitopatologica, si rinviene la pratica scorretta di acquisto in grande quantità di composti rameici
come fertilizzanti, quando, invece, vengono, di fatto, impiegati come agrofarmaci.
La Commissione ha deciso che al fine di ostacolare tale pratica, è opportuno che il Ministero delle
Politiche Agricole solleciti la Commissione consultiva per i prodotti fitosanitari istituita presso il
Ministero della salute, ad inviare una lettera alla Dg Sanco della Commissione Europea affinché
siano adottate delle idonee misure volte a impedire l’uso improprio del rame.
Una soluzione tecnica potrebbe essere quella di ridurre il limite di contenuto di rame totale nei
concimi rameici insolubili in modo tale che se si volesse usare come agrofarmaco il quantitativo
da acquistare diventerebbe troppo elevato e, dunque, scoraggiare, di conseguenza, il ricorso a
tale pratica.
AGGIORNAMENTO AUTORIZZAZIONI FITOSANITARI
Nuove autorizzazioni, proroghe e revoche di prodotti fitosanitari, inclusioni e non inclusioni di
sostanze attive nell'all. I del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194. AGGIORNAMENTO al 31
ottobre 2011
MANCANO GLI AGROFARMACI ADATTI, DIFFICOLTA’ PER LE
COLTURE MINORI
Coldiretti ha avviato un’indagine presso le imprese agricole associate, tramite le proprie
federazioni, per individuare i problemi che queste stanno attualmente incontrando per la
mancanza, rispetto a molte colture, di fitofarmaci idonei a combattere alcune avversità.
Il problema attuale deriva dal processo di revisione attuato negli ultimi anni dalla Commissione
Europea relativo alle sostanze attive di cui all’allegato I della dir. 91/414/CEE, per cui alcune
molecole non sono state più autorizzate ad essere immesse in commercio, in quanto considerate
pericolose per la salute umana e per l’ambiente.
In effetti, a fronte di questo processo, di per sé opportuno, la ricerca non è stata in grado di
individuare molecole alternative rispondenti ai nuovi parametri di sicurezza per cui da più di 1.000
principi attivi disponibili, al momento l’agricoltura dispone di sole 350 sostanze attive per la lotta
fitopatologica.
La situazione preoccupa Coldiretti che ha incontrato i rappresentanti delle amministrazioni
competenti in materia, il Ministero della Salute, il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare insieme ad Agrofarma, l’associazione
maggiormente rappresentativa delle case produttrici di agrofarmaci, per valutare l’impatto che la
riforma della legislazione comunitaria sui fitofarmaci, da poco entrata in vigore, può avere su
molte produzioni, visto che i parametri vigenti di selezione delle sostanze attive, sono ancora più
restrittivi che in passato, per garantire la sostenibilità dei cicli di produzione.
AMBIENTE, DALLE RINNOVABILI ALLA BIODIVERSITA’ ECCO GLI
IMPEGNI DEL MINISTERO
Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha illustrato alla XIII Commissione del Senato, gli indirizzi
generali della politica del suo Dicastero. Rispetto alla Conferenza sui cambiamenti climatici in
programma a Durban, dal 6 al 9 dicembre 2011, ha evidenziato che i temi che verranno trattati
rimangono sostanzialmente quelli della Conferenza di Copenaghen. Particolare rilevanza
assume, pertanto, la riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica al fine di limitare la
crescita della temperatura dell'atmosfera in due gradi centigradi, entro il 2050.
Secondo il Ministro occorre, quindi, programmare la riduzione del consumo di combustibili
fossili da parte dei Paesi industrializzati e di quelli emergenti, tenendo conto dei consumi di India
e Cina, che comunque ne incrementano la domanda. In questo quadro, risulta tuttavia ridotto
l'apporto dell'energia nucleare alla riduzione delle predette emissioni, anche in considerazione
della situazione determinatasi a seguito del drammatico incidente di Fukushima del marzo 2011.
La riduzione degli investimenti e degli incentivi destinati ai combustibili fossili, a livello mondiale
nei prossimi vent'anni, a vantaggio delle fonti di energia rinnovabile e del recupero di efficienza
energetica, potrebbe consentire di raggiungere gli obiettivi fissati, anche se alcune previsioni per
l'anno 2050 sembrerebbero attestare un raddoppio del consumo di petrolio e gas e
conseguentemente un incremento di anidride carbonica, con un innalzamento della temperatura
media del globo tra 3,5 e 6 gradi centigradi.
Occorre allora rendere il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili coerente con gli obiettivi di
riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Il Ministro, ritiene, inoltre, che a livello globale è
possibile osservare un incremento degli investimenti in fonti alternative con una conseguente
riduzione dei costi di impiego delle relative tecnologie. Le ultime generazioni di fotovoltaico
costano oggi un quinto di quanto costavano le analoghe tecnologie impiegate appena pochi anni
addietro.
Gli investimenti in tecnologie innovative vedono i Paesi emergenti più impegnati rispetto alle
economie più avanzate ed in tal senso i dati di India, Cina e Corea del Sud sono senz'altro
indicativi. Appare assolutamente necessario sviluppare misure concordate a livello mondiale per
invertire il trend delle emissioni di anidride carbonica.
L'Europa ha già definito un quadro normativo che, in confronto ad altri paesi, quali Cina e Stati
Uniti d'America, può comportare uno svantaggio competitivo costringendo le imprese europee a
delocalizzare la produzione in Paesi dove non vigono obblighi stringenti come in Europa.
Nel settore della cooperazione ambientale internazionale l'Italia può giocare un ruolo attivo, così
come propositiva è sempre stata la sua azione in ambito europeo. A seguito delle determinazioni
che verranno assunte a Durban è previsto un Consiglio europeo il prossimo 10 dicembre che sarà
finalizzato, tra l'altro, a definire la posizione europea per la prossima Conferenza di Rio.
Per quanto riguarda l'attività del Ministero dell'Ambiente, Clini ha detto che sarà data priorità
all’organizzazione ottimale delle risorse e delle competenze esistenti per la difesa del territorio
dai rischi idrogeologici, considerato che la prevenzione di tale rischio rappresenta uno
strumento di crescita e di rilancio delle potenzialità economiche del Paese. La difesa del suolo si
lega, infatti, alla valorizzazione economica e turistica del patrimonio culturale e paesaggistico. In
tale contesto, assume un ruolo fondamentale la gestione integrata delle risorse idriche con
riferimento a fiumi e torrenti spesso responsabili di gravi disastri.
Il Ministro ha proseguito sottolineando che occorre: calibrare la gestione del territorio in funzione
delle mutate condizioni climatiche e ridisegnare l'uso del territorio stesso nelle zone più deboli
sotto il profilo idrogeologico, operando una maggiore integrazione delle competenze regionali e
locali; integrare le risorse finanziarie attualmente disponibili sulla base di una programmazione
effettuata con progetti specifici mirati alla difesa del territorio, combinando le risorse pubbliche
con gli investimenti dei privati ed i fondi comunitari; stabilire una priorità di interventi considerando
che spesso investimenti a basso impatto economico, in zone fortemente suscettibili di rischio
idrogeologico, possono avere effetti notevoli sul piano della prevenzione dei disastri; studiare
misure che incentivino l'intervento di soggetti privati prevedendo opportune agevolazioni per l'IVA
relativa alle spese; individuare, insieme al Parlamento, innovazioni volte a rendere più efficaci la
programmazione regionale e locale del territorio.
Un altro versante sul quale si concentrerà l'azione del Ministero è quello del completamento della
regolamentazione delle fonti rinnovabili. Il sistema degli incentivi dovrà essere riorientato per
consentire alle imprese italiane di svolgere un ruolo più rilevante nella competizione
internazionale.
Sul versante dell'efficienza energetica è necessario adottare il relativo piano nazionale
valorizzando soluzioni tecnologiche e realizzative che sviluppino la capacità competitiva dei
campioni nazionali nel settore. Cina ed India hanno importanti programmi per la riduzione dei
consumi energetici delle nuove costruzioni ed è importante che le imprese italiane riescano ad
essere presenti in questo mercato.
E', inoltre, necessario coniugare l'obiettivo dello sviluppo sostenibile con una politica
infrastrutturale coerente, in particolar modo nel settore del trasporto delle merci, che é
responsabile più del traffico urbano dei livelli di inquinamento. I vincoli al traffico delle merci
determinano non soltanto conseguenze ambientali negative, ma rappresentano un vero e proprio
vincolo alla crescita economica.
Sottolinea quindi la trasversalità delle competenze ambientali e la necessità di trovare soluzioni
condivise e non conflittuali rispetto alle esigenze dello sviluppo economico. Per quanto riguarda
poi la protezione della natura e della biodiversità ritiene necessario incrementare il ruolo delle
risorse naturali come base di partenza per le politiche di sviluppo, sollecitando l'attenzione dei
grandi investitori privati, da interessare con riduzioni del carico fiscale per gli investimenti con
finalità di protezione ambientale.
Con riferimento poi al tema dei rifiuti il Ministero ha come priorità il problema della Campania ma
pone anche molta attenzione ad altre situazioni critiche in Calabria e nel Lazio. Il Ministro ha fatto
appello all'etica della responsabilità affinché si applichino in tutte le realtà del Paese quei modelli
che in altre Regioni hanno dimostrato di poter ben funzionare.
Rispetto alla bonifica dei siti inquinati si intende avere come modello di riferimento situazioni
molto simili a quelle nazionali che sono state affrontate e risolte con successo in altre parti
d'Europa, rendendo disponibili alla collettività aree pregiate, spesso all'interno di zone fortemente
urbanizzate, che per decenni sono rimaste inutilizzate. Ciò potrebbe anche permettere lo sviluppo
di una filiera della chimica verde che, oggi, è ostacolato dal contenzioso ancora aperto sui siti di
bonifica.
Infine, il Ministro si è impegnato a fornire quanto prima alla XIII Commissione, una stima delle
risorse di cui il Ministero necessita, nonché indicazioni circa le modalità secondo le quali attivare
risorse aggiuntive anche attraverso meccanismi fiscali.
NATURA 2000 CRESCE IN EUROPA, MA IN ITALIA LE REGIONI NON
PAGANO LE INDENNITA’ AGLI AGRICOLTORI
La Commissione europea ha aggiornato, le superfici della Rete Natura 2000 ampliando il numero
dei "Siti di importanza comunitaria", che passano da 166 a 22.558, grazie all'aggiunta di circa 18.800
chilometri quadrati.
Natura 2000 è una rete di zone protette composta di zone speciali di conservazione, istituite a norma della direttiva
Habitat, e di zone di protezione speciale, istituite a norma della direttiva Uccelli. Si tratta di una vasta rete di spazi
naturali conservati destinata a garantire la sopravvivenza di specie minacciate e di habitat particolarmente preziosi in
Europa. Le aree che ricadono nella Rete sono sottoposte ad un regime vincolistico meno stringente di quello vigente
per i parchi sì che attività come l'agricoltura, il turismo, la selvicoltura, le attività ricreative e persino l’attività venatoria,
possono continuare a svolgersi all'interno della Rete a condizione che siano sostenibili e in armonia con l'ambiente
naturale.
Gli Stati membri selezionano i propri siti Natura 2000, istituiti a norma della direttiva Habitat, in partenariato con la
Commissione. Una volta selezionati, i siti vengono ufficialmente riconosciuti dalla Commissione come "Siti di
importanza comunitaria" (SIC). Questo processo conferma lo statuto ufficiale dei siti e rafforza gli obblighi connessi
alla loro protezione. Gli Stati membri dispongono a questo punto di sei anni per applicare le misure di gestione
necessarie e designare i siti come zone di protezione speciale.
L'Unione europea si serve di Natura 2000 per contrastare il fenomeno della perdita di biodiversità
e recentemente si è posta come obiettivo il 2020, per proteggere i servizi ecosistemici come
l'impollinazione (e di ripristinare questi servizi quando sono degradati) e di rafforzare il contributo
dell'UE nella lotta contro la perdita di biodiversità a livello mondiale.
La Rete copre quasi il 18% della massa continentale dell'UE e oltre 145 000 kmq di mari e oceani. I principali paesi
interessati dall'ampliamento sono il Regno Unito, la Francia, il Belgio, la Grecia, Cipro, l'Ungheria, la Lituania e l'Italia.
Ad oggi, secondo i dati più recenti del Ministero dell’ Ambiente, in Italia, i SIC e le ZPS coprono
complessivamente il 21% circa del territorio nazionale. Sono stati individuati da parte delle
Regioni italiane 2287 Siti di Importanza Comunitaria (SIC), e 601 Zone di Protezione Speciale
(ZPS); di questi, 323 sono siti di tipo C, ovvero SIC coincidenti con ZPS. All'interno dei siti Natura
2000 in Italia sono protetti complessivamente: 132 habitat, 88 specie di flora e 99 specie di fauna
(delle quali 21 mammiferi, 9 rettili, 14 anfibi, 24 pesci, 31 invertebrati) ai sensi della Direttiva
Habitat; circa 381 specie di avifauna ai sensi della Direttiva Uccelli.
Purtroppo, il sistema di sostegno di NATURA 2000 previsto dai Piani di Sviluppo Rurale
Regionali, in Italia e’ ancora all’anno zero. Nulla, infatti, è stato speso dalla Regioni delle risorse
finanziarie stanziate per gli anni 2007-2013 a favore delle imprese agricole ricadenti nelle aree
della rete.
Nessuna Regione, ad eccezione delle Marche, ha avviato l’elaborazione dei Piani di Gestione che
riguardano le singole aree né a provveduto a calcolare le indennità spettanti alle singole imprese
agricole che costituiscono una compensazione per i costi aggiuntivi o i mancati redditi percepiti
dagli agricoltori per essere soggetti a vincoli ambientali.
Infatti, se il piano di gestione di una ZPS prevede di tutelare la presenza di una particolare specie
dell’avifauna, l’agricoltore è obbligato a modificare le pratiche agronomiche. In tal caso può
essere imposto all’imprenditore agricolo di ritardare nei prati gli sfalci per evitare la distruzione
delle covate oppure viene assoggettato al divieto di superare una certa densità di pascolo per non
disturbare la riproduzione a terra di determinate specie di uccelli, all’obbligo di lasciare fasce
tampone inerbite lungo le zone umide per ridurre l’eutrofizzazione delle acque o ancora al divieto
di conversione ad altre colture quando alcune specie di uccelli dipendono specificamente da certi
tipi di coltivazioni (es. uliveti, risaie, ecc.), ecc.
Purtroppo questa situazione sta gravemente penalizzando le imprese agricole ricadenti nelle aree della
rete Natura 2000 rispetto a quelle che ne sono al di fuori, in quanto si crea di fatto uno svantaggio
competitivo. Le Amministrazioni territoriali dovrebbero, quindi, sollecitare gli enti locali ad adottare
gli strumenti di gestione previsti dalla legislazione vigente senza i quali Rete Natura 2000 rischia,
in Italia, di diventare un handicap piuttosto che un’occasione di sviluppo sostenibile per molte
aree rurali.
(fonte) Dati Ministero dell’Ambiente – 2011
La tabella riporta per ogni Regione il numero, l'estensione totale in ettari e la percentuale
rispetto al territorio complessivo regionale, rispettivamente delle ZPS, dei SIC e dell'intera
rete Natura 2000
REGIONE
ZPS
SIC
n° siti sup. (ha) %
n°siti sup. (ha)
Natura 2000***
%
n°siti
sup. (ha) %
** Abruzzo
5
307.924 28,5% 54
256.003
23,7% 58
390.494 36,2%
Basilicata
17
160.540 16,1% 50
61.179
6.1% 53
170.479 17,1%
Bolzano
17
142.594 19,3% 40
149.898
20,3% 40
149.898 20,3%
Calabria
6
262.257 17,4% 179 86.102
5,7% 185
320.048 21,2%
Campania
30
218.102 16,0% 108 363.556
26,8% 124
397.981 29,3%
Emilia-Romagna 81
185.584 8,4% 134 235.929
10,7% 153
265.267 12,0%
Friuli
Venezia
8
116.450 14,8% 57
132.194
16,8% 61
149.758 19,1%
Giulia
** Lazio
39
407.910 23,7% 182 143.123
8,3% 200
441.634 25,7%
Liguria
7
19.615
3,6% 126 145.822
27.0% 133
147.748 27,3%
Lombardia
67
297.425 12,5% 193 224.200
9,4% 241
372.154 15,6%
** Marche
27
126.453 13.0% 76
98.503
10.1% 96
139.064 14,3%
** Molise
12
66.019
14,9% 85
97.750
22,0% 88
118.724 26,8%
* Piemonte
50
307.940 12,1% 122 282.405
11,1% 141
396.837 15,6%
Puglia
10
263.677 13,6% 77
465.520
24,1% 83
474.597 24,5%
Sardegna
37
295.903 12,3% 89
477.683
19.8% 120
567.806 23,6%
Sicilia
29
388.037 15,1% 219 457.364
17,8% 234
603.118 23,5%
Toscana
61
192.627 8,4% 132 376.041
16.4% 149
390.720 17,0%
Trento
19
127.133 20,5% 135 154.314
24.9% 142
176.181 28,4%
Umbria
7
47.244
5,6% 97
118.442
14,0% 103
127.204 15,0%
* Valle d'Aosta
5
86.380
26,5% 28
71.678
22,0% 30
98.933
30,3%
Veneto
67
359.869 19,5% 104 373.144
20,3% 130
418.019 22,7%
TOTALE
601 4.379.683 14,5% 2287 4.770.847 15,8% 2564 6.316.664 21,0%
* Poiché il sito IT1201000 cade in parte in Piemonte ed in parte in Valle d'Aosta, il calcolo delle
superfici è stato effettuato attribuendo a ciascuna Regione la parte di sito effettivamente ricadente
nel proprio territorio.
** Poiché il sito IT7110128 cade in Abruzzo, Lazio e Marche e il sito IT7120132 cade in Abruzzo,
Lazio e Molise, il calcolo delle superfici è stato effettuato attribuendo a ciascuna Regione la parte
di sito effettivamente ricadente nel proprio territorio.
*** Numero ed estensione dei siti Natura 2000 per Regione è stato calcolato escludendo le
sovrapposizioni fra i SIC e le ZPS.
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SCADENZE
VENERDI’ 16 DICEMBRE 2011
- Scade il termine per la liquidazione Iva riferita al mese di novembre 2011 ( contribuenti
mensili) e versamento dell’imposta dovuta ;
- I contribuenti Iva che hanno ricevuto, nel corso del mese precedente, dichiarazioni d’intento
rilasciate da esportatori abituali devono inviare apposita comunicazione all’Agenzia delle
Entrate in via telematica.
- Termine ultimo per il versamento della seconda rata ICI, calcolata applicando le aliquote e
le detrazioni deliberate per il 2011 ed eseguendo il conguaglio con quanto già versato a
titolo di acconto.
- Scade il termine per il versamento delle ritenute Irpef operate a novembre per i redditi di
lavoro dipendente e assimilati e i redditi di lavoro autonomo;
- Scade il termine per il versamento dei contributi previdenziali relativi al personale dipendente,
per le retribuzioni maturate nel periodo di paga di novembre;
- Scade il termine per il versamento del contributo del 17% o 26,72% alla gestione separata
Inps da parte dei committenti, sui compensi corrisposti nel mese di novembre;
- Ultimo giorno utile per il versamento dei contributi INPS relativi alle retribuzioni degli operai
agricoli occupati nel trimestre aprile – giugno 2011;
MARTEDI’ 27 DICEMBRE 2011
- Scade il termine per presentare in via telematica gli elenchi riepilogativi INTRASTAT delle
cessioni e acquisti intracomunitari da parte dei soggetti con obbligo mensile;
- Scade il termine per versare l’acconto Iva 2011.
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