Femmina Alfa - Elena Lucia Zumerle

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Femmina Alfa - Elena Lucia Zumerle
Elena Lucia Zumerle
Femmina Alfa
Oh giovane lettore,
stai per entrare in un mondo lontano, misterioso, popolato da esseri umani e
non solo. Devi essere pronto all'avventura, all'azione e alla magia misteriosa
degli anelli, delle chiavi e dei pugnali maledetti. Non escludo che dopo aver
letto, anche tu possa cambiare. A tuo rischio e pericolo dunque, ti introduco
all'antica e arcana maledizione dei Jano.
Capitolo 1
A
Femmina Alfa
E
giunti in mezzo alla foresta. Il silenzio inquietante che
avevamo sentito per tutto il nostro cammino adesso era spezzato dai
rumori dei nostri respiri.
- Michael guarda un po' qui!- mi disse Adriàn sottovoce. Indicò una
luce in lontananza. Li avevamo trovati finalmente. Ci avvicinammo pian piano,
e dopo qualche minuto arrivammo in una radura. Bingo.
Un grande fuoco stava al centro della scena e un centinaio di persone
danzavano attorno. Vestite con stracci di pelle e con i volti truccati da linee rosse
e bianche.
Adriàn ed io stavamo in silenzio a guardare quella scena. Le ombre e le luci si
proiettavano danzando tutto attorno alla foresta, mentre noi stavamo nascosti
dietro a due grandi alberi, la cui specie non avevo mai visto.
Il popolo degli alberi, il più antico popolo al mondo stava per essere
derubato di ciò che aveva di più prezioso: il Jano. E chi sarebbe stato a rubarlo,
se non io, Michael, detentore del Jano di Fuoco? Era uno dei tanti lavoretti che
facevamo noi mercenari, recuperare oggetti maledetti come Rubens, Jano,
Stellair...anche se dovevo ammettere di essere un po' in ansia. Era la prima volta
che compievo il furto di uno dei 12 pugnali maledetti, e non so perchè, ma
qualcosa mi diceva che non ci sarei riuscito.
Mi passai una mano tra i ciuffi di capelli castano mogano, sbuffando. Non
avevo granchè voglia di tornare all'accampamento, quando all'interno della
foresta il clima era così caldo. Quando finalmente finirono di danzare si
andarono piano a piano a sedere tutti. Cominciarono tutti a chiacchierare, e
l'atmosfera cominciò a distendersi. Bene, finalmente si arrivava al dunque.
Quella sera Adriàn ed io avremmo rubato il Jano della metamorfosi.
Stavano seduti in cerchio tanti giovani e man mano che ci si allontanava dal
centro c'erano gli adulti. All'interno del cerchio, davanti al grande falò, apparve
una vecchia. Teneva gli occhi chiusi ma parlava. Molto probabilmente era ceca.
Lanciai uno sguardo ad Adriàn, che mi rispose con un sorriso schifato.
Lei era l'attuale detentrice del Jano. Quella sera avrebbero compiuto il rito
di passaggio e il Jano sarebbe passato al nuovo successore.
Prima però, io e Adriàn lo avremmo rubato. Non ero preoccupato di poter
essere ucciso, nonostante il popolo degli alberi non fosse mai stato sconfitto. Ero
più preoccupato del contrario.
A differenza di Adriàn che amava far soffrire e torturare le sue vittime, io
ravamo
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non adoravo per niente la violenza gratuita. Non l'avevo mai capito quel
ragazzo. Avevo 22 anni all'epoca, e lui qualche in meno. Non avevo ancora idea
di quello che sarebbe successo di lì a qualche tempo dopo.
- Bene. Possiamo iniziare il rito di successione.- disse la vecchia tutto ad un
tratto.
Calò il silenzio. A questo punto degli uomini ai lati cominciarono a battere
il tempo su dei tamburi, producendo una strana litania.
- Per la grande Dea Madre, unica creatrice del mondo, oggi siamo qui
riuniti.- fece un profondo respiro e improvvisamente aprì gli occhi. Le iridi
erano bianche. Inquietanti.
- Dimmi, oh Madre, chi sarà il prossimo Alfa!- invocò a gran voce, alzando
le mani verso il cielo. Poi improvvisamente le abbassò e richiuse gli occhi. Passò
un minuto carico di tensione e snervante silenzio. Tra poco avrebbe dovuto
mostrare il Jano. A quel punto sarei intervenuto io. Ma prima doveva tirare
fuori quel maledetto pugnale.
- Deva!- gridò ad un tratto. Si levarono una serie di grida e cori felici. Non
aveva ancora tirato fuori il pugnale, quindi non aveva ancora finito di parlare.
Dopo che gli applausi e le grida cessarono, si alzò un ragazzo alto e muscoloso,
per avvicinarsi alla vecchia. Era felice che avesse pronunciato il suo nome. Non
lo sarebbe stato ancora per molto, pensai sorridendo.
Guardai Adriàn. Tra poco toccava a noi.
Poi però per la prima volta, dopo duemila anni successe qualcosa che ne io,
ne gli stessi abitanti, c'eravamo mai immaginati.
- Sarò ben felice di seguire ciò che dice Alfa.- disse lui inchinandosi. Calò
nuovamente il silenzio. Ma la vecchia non lo aveva ascoltato per niente perchè
aggiunse: -...e Marika.-.
Tutto ad un tratto si levò un borbottio e le teste si girarono verso una
giovane ragazza che stava seduta vicino agli adulti. Lei sembrava non essersi
resa conto di quanto le stesse succedendo attorno. Stava rannicchiata su se
stessa, magra, con lo sguardo spento, concentrata a guardare in un punto
indefinito. Lunghi capelli castani mossi le incorniciavano il volto triste. Aveva
addosso un semplice vestito di pelle, come tutte le altre ragazze presenti, però
più logoro. Il suo volto mi ricordò un po' me stesso, i primi anni che ero
diventato un mercenario. Era lo sguardo di chi si sentiva annullato. Anche
quella fragile ragazza era stata nominata per diventare capo tribù. Ridacchiai
tra me e me. Vi era una piega inaspettata degli eventi.
In 2000 anni di storia, non c'erano mai stati due candidati al trono.
- Non posso accettare Alfa.- disse la ragazza, quando si rese conto della
situazione. Si era alzata, ma manteneva lo sguardo abbassato.
- Com'è possibile Alfa, io dovrei essere l'unico erede, perchè ha nominato
anche quell'orfana?- disse il ragazzo protestando. Guardai un attimo Adriàn.
Seduto su un ramo, non stava prestando attenzione alla scena, stava
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semplicemente affilando la lama della sua scimitarra.
- Ehi Adriàn ci sono dei problemi.- gli dissi. Lui alzò lo sguardo verso la
scena.
- Beh aspettiamo che si ammazzino tra di loro, poi quelli che rimangono li
ammazzo io.- e liquidò la faccenda. Per lui era scontato che la gente o
ammazzasse o finisse ammazzata, questa era la sua filosofia di vita.
Ritornai a guardare la scena incuriosito dalla reazione della ragazza.
- Esatto Alfa, sono un'orfana che non vale niente, mi lasci perdere, non sono
adatta a questo compito.- disse la ragazza continuando a mantenere lo sguardo
verso terra.
Quindi questo popolo ancora rozzo e semi barbaro discriminava gli orfani?
Se fossi nato tra loro non avrei avuto di certo vita facile. Mi dispiaceva un po'
per lei.
- Silenzio! Osate mettere in dubbio le scelte della grande Dea Madre?- disse
la donna anziana. Immediatamente calò il silenzio.
- Voi due vi affronterete e chi vincerà sarà il nuovo successore. Domani
mattina, al sorgere del sole ci troveremo sotto la cascata. Lì si svolgerà il
combattimento.-.
Tutti si guardarono straniti, ma non dissero nient'altro.
- Ehi Michael andiamocene allora. Questi non combinano nulla, ci toccherà
ritornare domani mattina per avere il Jano, torniamocene alla base. Che
rottura.-.
Annuì. Quante speranze ci sarebbero state per la ragazza di sopravvivere, il
giorno seguente?
Non molte considerando la stazza del suo avversario. La guardai un'ultima
volta, se ne stava scappando nel bosco in lacrime.
- Ehi Adriàn arrivo tra poco, tu intanto parti, voglio controllare una cosa.lui mi guardò, e guardò la ragazza.
- Un po' magra per i miei gusti. Vedi di non farti scoprire, a dopo vecchio.disse con un ghigno inquietante e se ne andò.
Mi spostai tra gli alberi in modo da avvicinarmi meglio alla ragazza. Stava
seduta sopra una grande pietra a piangere e ad asciugarsi le lacrime. Tra le
mani teneva una collanina.
- Perchè papà... Già la mamma se ne è andata, anche tu mi hai lasciato qui
da sola... Se solo... fossi stata più forte e... non... avrei potuto aiutarti contro
quell'uomo...- diceva piangendo.
- Nessuno mi crede... ci sono degli uomini accampati non poco lontano da
qui, ma nessuno mi presta ascolto... sono sicura che tra poco attaccheranno...
eppure nessuno si cura di me solo perchè sono orfana!- la capivo. Era stata la
stessa cosa per me. Ero stato ricattato e obbligato a diventare un mercenario dei
Teschi. E ora ne facevo parte. In realtà con gli anni avevo acquisito molta abilità
nell'uso del Jano. Avevo le capacità per scappare, ma avrei messo in pericolo la
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vita di mia madre. Erano stati chiari: o io me ne sarei andato con loro, o
avrebbero ucciso mi madre. Ormai erano 12 anni che non la vedevo più. Mi
bastava sapere che fosse viva.
- Non importa...- disse asciugandosi le lacrime - ...troverò l'uomo con il
teschio sul collo e la scimitarra e lo ucciderò. Voglio vendicarmi di mio padre!disse.
Voleva uccidere Adriàn? Una ragazzina come lei? Forse era il caso che
lasciasse perdere, se non voleva essere uccisa. Era passato già troppo tempo da
quando Adriàn era tornato indietro. Avrei dovuto raggiungerlo. Cominciai a
incamminarmi verso l'uscita della foresta. Chissà cosa sarebbe successo domani.
Inspirai profondamente, chiusi gli occhi, misi la mano sul mio Jano e avvolto
dalle fiamme sparii.
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