III Fase Il passato

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III Fase Il passato
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO
A META’ XVIII SECOLO
In questa fase sei chiamato a concentrare la tua indagine sugli stessi luoghi
rappresentativi scelti nella fase precedente. Con l’ausilio di alcuni testi storici
dovrai tentare di comprendere il passato e costruire un’immagine della piazza
principale, della campagna, delle strutture ospedaliere e del mercato settimanale
alla metà del Settecento.
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III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
1) La PIAZZA PRINCIPALE di San
GIOVANNI in PERSICETO
GLOSSARIO
Nella II fase hai osservato come si presenta Piazza del Popolo oggi. Il prossimo
testo ti relaziona sullo stato di alcuni edifici presenti in questo luogo a metà
Settecento.
Testo storico 18 - Piazza Maggiore
a metà XVIII secolo
19
A metà XVIII secolo, si trovano in Piazza Maggiore, o Piazza Grande:
• lato est
l’incompleta facciata della chiesa Collegiata di San
Giovanni Battista. Alla sua destra la canonica, alla
sua sinistra l’antica torre campanaria.
•
lato nord la chiesa della Beata Vergine del Carmine. A fianco
l’albergo Marsili anche chiamato “osteria della Posta
all’insegna del Tedesco” che fungeva da stazione per
il servizio di collegamento con Bologna in diligenza.
• lato ovest il palazzo comunale e, separati da via S. Francesco,
alcuni alloggi.
Proprio intorno alla metà del Settecento si rinnovò la selciatura
della piazza e di Strada Maestra.
Collegiata di San Giovanni Battista
La costruzione della chiesa risale al 1671 con la posa della prima
pietra nel cimitero parrocchiale di San Giuliano, retrostante la
vecchia collegiata (che si trovava a sole sei pertiche dalle colonne
della residenza comunale). L’anno dopo iniziava la demolizione della
vecchia collegiata e le celebrazioni si svolgevano nella chiesa della
Beata Vergine del Carmine, sulla stessa piazza. Nel 1698, pur non
completata, la nuova chiesa parrocchiale viene benedetta per
celebrare i divini uffici. Dedicata a San Giovanni Battista, si sposta
la festa del santo patrono dal 29 agosto, come avveniva prima in
ricordo della decollazione, al 24 giugno, giorno della natività di San
Giovanni. Nel 1706 viene costruita sulla piazza la gradinata in marmo
per l’accesso alla chiesa, contornata da 18 paracarri anch’essi in
marmo. I sotterranei della nuova Collegiata sono adibiti a sepoltura
soltanto fino al 1724. Finalmente nel 1739, il 17 maggio, il Cardinale
Lambertini consacra il nuovo edificio. Nel 1762, su iniziativa del
comune e con il permesso dell’Arciprete e dei Fabbricieri, si
costruiscono due vaste camere sul terreno del vecchio cimitero,
lungo il lato sud del nuovo edificio. La prima ad uso di sacrestia,
canonica: abitazione del
parroco.
selciatura: pavimento di
ciottoli per strade, piazze, cortili, sotterranei.
pertiche: la pertica è una
misura di lunghezza che
equivale a 3,8 metri ed è
uguale a 2 passi e a 10 piedi, mentre ce ne vogliono
500 per fare un miglio.
divini uffici: preghiere,
cerimonie e funzioni religiose.
Fabbricieri: responsabili
di tutti gli immobili (mulini, case, ponti, forni,
ecc...), di proprietà comunale. Eletti annualmente,
curavano la manutenzione degli immobili. Ogni
semestre aveva l’obbligo
di presentare il bilancio
delle spese al consiglio
comunale per ottenerne
l’approvazione e i pagamenti dei materiali e del
personale impiegati.
sacrestia: luogo nella
chiesa, nel quale si conservano i paramenti, gli
arredi sacri, i libri liturgici
e le reliquie, e dove i
sacerdoti si vestono e si
spogliano per le funzioni.
NOTE
19
Rielaborazione da FOR-
NI, 1921, p. 403; FORNI, 1927,
pp. 1 - 87, 213 - 219, 364, 378
- 383, 384 - 386; GANDINI,
1993; FREGNA, 1975, pp. 71 74, 181 - 199, 200 - 205.
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l’altra di camera capitolare, con nuovi armadi in legno. Nel 1766 viene
aggiunta un’altra camera ad uso libreria. In cambio, il comune può
disporre della vecchia sacrestia, oltre a poter collocare in questa e nelle
nuove stanze, lo stemma comunale.
Ricordare alcune opere successive ci aiuta ad immaginare l’aspetto
della chiesa a metà Settecento. Nel 1814 viene ricostruita la
gradinata in marmo sulla piazza. Solo nel 1838, in occasione
dell’elevazione della Terra di San Giovanni in Persiceto a Città, verrà
completata la facciata come si presenta attualmente, con le sculture
degli evangelisti nelle quattro nicchie sovrapposte, due per ogni lato
della porta principale. Nel timpano un bassorilievo rappresenta la
Religione. Al 1879 risale la verniciatura ad olio della facciata, con
sfondo rosso scuro e tinta chiara per le colonne, le statue e le
decorazioni. Nel 1880-81 vengono costruite le balaustrate in ferro a
riparo degli altari laterali e la chiusura degli androni, che dalle due
cappelle laterali del presbiterio mettevano alle sottostanti cappelle
minori, con l’impostazione dei confessionali. Sempre nel 1880-81 si
sostituisce il pavimento in ammattonato del 1848 con un elegante
pavimento a battuta. Le dorature e le pitture decorative verranno
concluse nel 1893.
GLOSSARIO
timpano: spazio triangolare sovrapposto nella
facciata dell’edificio.
cappelle: Edicola (piccola costruzione annessa
ad un edificio maggiore,
che contiene una statua
o un’immagine sacre)
con altare, posta lateralmente nelle navate delle
chiese.
presbiterio: parte della
chiesa circostante l’altare maggiore, sopraelevata di alcuni gradini e
recintata (non nel caso
della collegiata persicetana) da balaustra, riservata al clero officiante.
Compagnia: associazione di laici non governata
da una regola, avente per
fine l’elevazione spirituale degli iscritti mediante
pratiche di pietà, di carità
e di culto.
Torre
Sulla torre di proprietà comunale iniziano intorno al 1738 lavori di
rafforzamento. La cupola viene dotata di copertura in lamina di
piombo, copertura rinnovata intorno al 1812. Nel 1757 viene
riposizionata la terza campana, la più piccola, sul lanternino della
torre per suonare le ore dell’orologio, e contemporaneamente
commissionata a Bologna una nuova, più grande, terza campana. Nel
1769 la torre raggiunge i 48 metri, l’altezza attuale.
Chiesa della Beata Vergine del Carmine
Il nome della scomparsa chiesa della Beata Vergine del Carmine
deriva dalla Compagnia istituita nel 1664 nella chiesa allora
intitolata Santa Maria delle Laudi. Un oratorio è attiguo alla chiesa.
Palazzo comunale
La comunità persicetana acquistò nel 1612 il palazzo dei conti
Marsigli (guardando il palazzo comunale di fronte, la parte sinistra)
e lo unì alla casa del Podestà (la parte destra). Nel 1670 fu ricostruito
il tetto, ma nei primi decenni del XVIII secolo si resero necessari
nuovi restauri.
In una relazione del 31 luglio 1741 il palazzo risultava ridotto in
pessime condizioni. Le basi delle colonne del portico della facciata
erano ormai tutte corrose. La facciata strapiombava in conseguenza
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della corrosione di un pilone di sostegno. I muri e le selciate erano
rovinati. Un primo intervento provvede alla riduzione del colonnato
dalla forma rotonda alla forma quadrata, con la ricostruzione delle
basi in macigno. Intorno al 1746 si ricostruisce la facciata esterna
rimuovendo le epigrafi dove si leggevano i nomi dei podestà
persicetani. Vengono aperte nuove finestre sostituendo quelle finte
e applicando ad ognuna vetrate al posto delle impannate (telai di
carta). Viene collocata una ringhiera in corrispondenza del salone, si
rifanno le camminate, i cornicioni e gli ornati in scagliola nelle
camere. Nel salone al primo piano si aprono quattro nuovi passaggi
e sopra ad ognuno vengono collocati quattro busti di imperatori
romani appositamente acquistati.
L’ultima arcata alla destra del palazzo era chiusa, in quanto sede
della cappella della Beata Vergine del Popolo, il cui accesso si
trovava sotto il portico stesso. La sagrestia della cappella era
all’interno del palazzo comunale. Una deliberazione papale del 1687
(rinnovata nel 1742 da papa Benedetto XIV, nel 1759 e nel 1766),
istituiva un’indulgenza plenaria di sette anni a chi devotamente
visitasse la cappella nel giorno della Santissima Annunziata.
I lavori per la costruzione del teatro comunale attuale (vedi la foto
nell’esercizio 13c) iniziano nel 1788. Nella stessa posizione,
all’interno del palazzo comunale, tra la cappella della Beata Vergine
del Popolo ed il passaggio che collega Piazza del Popolo con Piazza
Cavour, si trovava il vecchio teatro. Questo era una struttura stabile in
legno, costruita verso la metà del Seicento, che già un secolo dopo però,
si presentava pericolante e tarlata.
L’aspetto complessivo del palazzo comunale a metà Settecento
verrà alterato da numerose modificazioni e restauri. Tra gli altri, nel
1775 sarà costruito lo scalone a due rampe per accedere al piano
superiore. Nel 1793 la cappella della Beata Vergine del Popolo verrà
spostata all’interno del palazzo, al posto della sacrestia (come puoi
rilevare nella mappa dell’esercizio 18a). Nel 1910 il palazzo sarà
sopraelevato di un piano, il salone maggiore ampliato in altezza
diventando sala del Consiglio comunale mentre la vecchia sala
ospiterà la Giunta, si costruirà il balcone in marmo che dà sulla piazza.
Sempre nel 1910 verrà definitivamente soppressa la cappella.
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Esercizi
18a Colloca gli edifici citati nel testo 18 sulla mappa catastale20.
Indica l’area da essi occupata a metà Settecento utilizzando differenti
colorazioni.
18b Costruisci un grafico temporale in cui sintetizzi le notizie dei
lavori (costruzione, ristrutturazione) degli edifici di piazza maggiore.
La costruzione del grafico ti permette di disporre di una risorsa con
cui analizzare e confrontare rapidamente le trasformazioni principali
degli edifici.
18c L’analisi delle trasformazioni di alcuni edifici della piazza
maggiore, produce una qualche considerazione sul periodo che stai
studiando? Se sì, quale?
18d Visita (con i dovuti permessi) la vecchia sacrestia e la sacrestia,
la camera capitolare, la libreria costruite tra 1762 e 1766. Si trovano in
queste stanze gli stemmi del Comune di cui parla il testo 18? Se la
risposta è positiva riporta lo stemma sul quadernone, fotografandolo
o disegnandolo.
NOTE
20 Mappa relativa al Distretto Zenerigolo con
San Giovanni in Persiceto, 1869, rilevata tra 1811 e
1814 per il Catasto Gregoriano.
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Integrando il seguente prospetto con le notizie del testo precedente puoi disporre di
una “fotografia” del Palazzo Comunale di metà Settecento.
Documento 19 - Prospetto del
Palazzo Comunale del 1877
21
Esercizio
19a Utilizzando il testo 18 correggi a matita il disegno dove
necessario, per riportare l’aspetto del Palazzo Comunale così come
doveva apparire a metà Settecento.
NOTE
21 FREGNA,
1975, p. 125.
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2) La CAMPAGNA
GLOSSARIO
Ci stiamo occupando di un territorio rurale (se parlassimo di Bologna useremmo
il termine territorio urbano) e lo studiamo in un’epoca preindustriale, quando
l’agricoltura era l’attività di gran lunga predominante per la popolazione. Puoi
capire quanto sia rilevante allora tratteggiare la campagna circostante l’abitato
persicetano. Hai già visto (testo 6) come la maggior parte della abitanti risiedano
nei quartieri di campagna.
In questa sezione proporremo alla tua attenzione una serie di testi che spiegano
alcuni aspetti (sottotemi) della campagna a metà Settecento (tema principale).
Troverai testi descrittivi:
• sull’aspetto degli appezzamenti intorno a San Giovanni in Persiceto;
• sulla tipica sistemazione della terra coltivata in Emilia, la piantata;
• sui prodotti ricavati dallo sfruttamento dei terreni;
• sulla coltivazione della canapa;
• sugli edifici presenti sul territorio rurale;
• sulle strade;
• sul grave problema del controllo delle acque in eccesso.
Troverai inoltre due carte e un dipinto come ulteriori elementi di supporto al tuo
percorso.
Una volta sviluppati i vari sottotemi dovrai esser bravo a integrare le conoscenze
apprese in funzione del tema principale.
casini: residenze signorili
di campagna.
toponimo: nomi di luogo.
La carta del testo 3 rappresentava il territorio rurale ai giorni nostri. Lo stralcio
della carta presentata nel prossimo testo è invece una preziosa testimonianza
sull’aspetto della campagna persicetana a metà XVIII secolo. Ad una
rappresentazione mai fino ad allora così rigorosa, il pubblico perito Andrea Chiesa
aggiunse alcuni dettagli scenicamente raffigurati in prospettiva, quali i palazzi
nobiliari, i giardini annessi e le provane d’ingresso. Non mancano tutti gli elementi
distintivi dell’insediamento sparso nel territorio: i casini corredati di relativo
toponimo, che nella maggior parte dei casi è riscontrabile a tutt’oggi ed i mulini
collocati sul Canale di San Giovanni.
La carta fu stampata a Bologna nel 1742, come risultato di rilevamenti sulla
pianura bolognese iniziati già nel 1732.
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Documento 20 - Carta di Andrea Chiesa
22
NOTE
22 Carta di Andrea Chiesa.
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Esercizio
20a Un’abilità importante da acquisire è la lettura e l’interpretazione
di fonti quali le riproduzioni di carte antiche. Sono anch’esse tracce
importanti del passato.
Prova a rispondere alle seguenti domande:
1 - Come sono rappresentati i centri abitati?
2 - Quale rilievo assume l’idrografia (descrizione delle acque) del
territorio?
3 - Come sono rappresentate le vie di comunicazione?
4 - Quali elementi del territorio sono posti in rilievo?
5 - Quali elementi sono dotati di toponimo?
6 - Quale funzione è ipotizzabile potesse avere la Carta del
bolognese di Andrea Chiesa?
Tieni presente che ogni carta geografica nasce per una funzione
definita.
Ogni carta é frutto di interpretazioni e scelte del redattore del
documento ed é il prodotto delle convenzioni, dei gusti e degli stili
propri e specifici del periodo storico in cui viene prodotta la carta
stessa.
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Potrai consultare la carta ogni volta che lo riterrai opportuno per una migliore
comprensione dei testi successivi.
Anche un quadro può rappresentare una fonte per la tua ricerca. Il disegno del
pittore si riferisce ad una azienda agricola alle porte di Bologna, immortalata
nella seconda metà del Settecento.
Documento 21 - Quadro
23
Esercizio
21a Studiando il Settecento non è possibile disporre di foto, per ovvii
motivi! Il ricercatore deve allora sfruttare ogni tipo di testimonianza
per avvicinarsi alla realtà oggetto del suo studio. Quadri, carte
antiche, prospetti, sono immagini particolarmente preziose per uno
studio del territorio quale è quello che stai affrontando. Elenca gli
elementi che caratterizzano la campagna raffigurata dal pittore.
NOTE
23
Integra questi elementi con le informazioni ricavate dai testi
successivi.
Anonimo fiammingo,
Azienda agricola della
pianura bolognese, seconda metà del sec.
XVIII, in Tega, 1991.
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Vediamo ora come e quanta parte del territorio veniva impiegato per l’agricoltura alla GLOSSARIO
metà del Settecento.
marzatelli: seminati
Testo storico 22 - Paesaggio rurale
24
anche in primavera, sono
detti marzatelli i cereali
inferiori, come il miglio e
la spelta o farro, e le leguminose da granella quali
fave, ceci, fagioli, la
veccia.
Porzioni di terreno sono coltivate a frumento, canapa e marzatelli,
altre lasciate a riposo, altre ancora con il mais, recentemente
introdotto nella pianura padana. Incontriamo poi prati permanenti o
instabili, valli e paludi (le Valli di San Giovanni sono i terreni scuri ben
distinguibili a nord di San Giovanni in Persiceto nella carta di Andrea
Chiesa), pascolo e boscagliatico.
Il rapporto tra queste superfici risulta condizionato dall’andamento
climatico stagionale: dati riferiti al territorio rurale bolognese dicono
che circa un terzo dei terreni è costantemente coltivato e circa un
terzo regolarmente abbandonato. Il rimanente terzo (prato instabile) è
marginale e toccato da fenomeni quali improvvisi ma frequenti
allagamenti e inondazioni.
La parte coltivata è divisa in poderi. Le cavedagne e i fossi sono gli
elementi caratteristici del podere (vedi disegni del testo 23).
La cavedagna è una striscia di terra perpendicolare alla direzione dei
solchi. Serve nei due capi del campo per il transito dei carri, per il giro
dell’aratro o di altri attrezzi, per carreggiarvi sopra raccolti e concimi.
Spesso è provvista di un fosso quale organo di scolo.
I fossi dovrebbero convogliare l’acqua in eccesso, un problema
frequente per i contadini persicetani. Spesso però sono trascurati e
perciò incapaci di assolvere tale compito.
Esercizio
22a Disegna un’ideale porzione della campagna di metà Settecento.
Utilizza le informazioni presenti nel testo 22, integrandole
successivamente con quelle delle altre letture sulla campagna (dal
documento 20 al testo 29). Il disegno dovrà infatti comprendere terreni
della partecipanza, terreni mezzadrili, canale principale e canali
collettori (posti tra canale principale e sistema dei fossi del podere),
podere con cavedagne e fossi. Specifica la destinazione dei terreni (ad
esempio frumento oppure canapa o incolto), cercando sempre di
utilizzare e rispettare le informazioni che possiedi. La dimensione
minima del foglio da disegno sarà perciò un A4.
NOTE
24
Rielaborazione da LAN1989; PONI, 1982, pp. 15,
48, 122.
DI,
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Per immaginare i terreni rurali emiliani del Settecento, è indispensabile
conoscere la piantata, la sistemazione agraria tipica che caratterizzava anche
visivamente quelle campagne.
Testo storico 23 - Piantata
25
“Tutta la campagna è letteralmente sommersa dagli alberi, di modo che
dalle alture si vede solo una distesa di boschi, formata dalle cime degli
26
alberi” .
“Le viti vi sono intanto molto abbondanti; le si vede crescere ai piedi
degli olmi ed estendersi lungo le vie, come ghirlande da un albero
all’altro, con una simmetria e un gradimento singolari. Questo territorio
presenta delle vaste pianure dove tutte le proprietà sono chiuse da siepi
e da alberi; ciò che fa sembrare il territorio coperto, senza che per questo
ci siano molti boschi. Le nostre armate ne hanno risentito tutta la
27
scomodità nelle guerre passate” .
Così alcuni viaggiatori stranieri descrivono la campagna emiliana di
metà Settecento, mettendo in rilievo l’ingombrante presenza di alberi
e viti.
Gli alberi, nella sistemazione detta a piantata, sorreggevano la vite. Si
tratta perlopiù di filari di olmi, ma non mancano roveri, aceri, salici,
pioppi, gelsi e altre specie di alberi da frutta.
La sistemazione del terreno con piantate doppie, consistente in
fette di terreno larghe dai dodici ai venti metri intervallate da filari
doppi o anche tripli, cade in disuso proprio alla metà del Settecento.
Infatti l’ombreggiamento della chioma e il fitto intreccio delle radici
incidevano negativamente sulla produttività dei terreni destinati alla
canapa.
Si affermava sempre più la piantata semplice a cavalletto o alla
bolognese. Era molto più efficiente dal punto di vista idraulico e
perciò maggiormente diffusa nei terreni molto argillosi, come a San
Giovanni in Persiceto. I campi rettangolari misuravano dai trenta ai
quaranta metri di larghezza e dagli ottanta ai centoventi metri di
lunghezza e si caratterizzavano da una forte baulatura a padiglione
(baulatura longitudinale e per settori triangolari sulle testate). Una
striscia di terreno larga circa sei metri, detta cavalletto si alternava
all’appezzamento. Nel cavalletto si coltivavano viti maritate a
sostegni vivi. La caratteristica di questa sistemazione era costituita
dalla presenza di due scoline permanenti che convogliavano l’acqua in
capifossi trasversali di testata oppure su una cavedagna, pure
trasversale, accompagnata da un capofosso, garantendo così alla
NOTE
25
Rielaborazione da: PO1982, p. 124; i saggi di
POLUZZI, TAMPELLINI e
MARCHESINI in AA.VV.,
1999.
NI,
26 DE BROSSES C., 1992.
27
DE LA LANDE M., 1769,
tomo primo, cap. XXXIII.
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III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
piantata un pratico sistema drenante longitudinale delle acque.
Nell’area della partecipanza resistevano le piantate doppie.Tra i tutori
prevalevano pioppi neri e bianchi, frassini, roveri, pochi olmi e tanta
vite. Per i partecipanti infatti, era più conveniente produrre una
discreta quantità di uva e frutta e molta legna piuttosto che seminare
cereali. Questi, sfavoriti dalle piccole dimensioni dell’appezzamento e
dalla scarsa disponibilità di concime, avevano una resa scarsa, non
superiore a tre, quattro volte la semente impiegata.
Piantata doppia
Piantata semplice a cavalletto
Esercizi
23a Riprendi il disegno dell’esercitazione precedente e integralo
dove necessario con il sistema della piantata descritto nel testo 23.
23b Esistono in campagna, rari filari che ricordano la piantata. Sono
conservati unicamente come testimonianza di un passato ormai
dimenticato. Cercane un esemplare, fotografalo e inserisci
l’immagine sul quadernone, specificando la posizione in cui si trova.
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III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Un altro elemento da considerare quando si parla di campagna è la produzione
che l’uomo ricava dal lavoro dei campi. Abbiamo già detto che la popolazione
persicetana era nella stragrande maggioranza dei casi impegnata in agricoltura.
Da una parte i prodotti frutto del lavoro nei campi, ci permettono di immaginare
con buona precisione la dieta delle famiglie persicetane. Poi possiamo capire
quali fossero i principali prodotti commerciati.
GLOSSARIO
mezzadrili: più della metà dei terreni coltivati nel
bolognese erano di proprietà nobiliare ed ecclesiastica. I proprietari stipulavano contratti di durata annuale o pluriennale in cui si stabiliva la
divisione dei prodotti e
degli utili della terra,
lavorata dal coltivatore
(mezzadro).
Testo storico 24 - I prodotti della terra persicetana
a metà Settecento
28
Per le famiglie povere, oppure durante le annate “magre”, i prodotti
della terra persicetana erano destinati primariamente
all’autoconsumo. Negli altri casi, la produzione che superava il
fabbisogno familiare diventava merce da vendere o scambiare al
mercato settimanale di San Giovanni in Persiceto. I prodotti ricavati
dalle tante proprietà nobiliari soddisfavano in parte le necessità dei
lavoranti, in parte veivano trasportati nei magazzini dei nobili bolognesi e
di lì consumati o immessi sul mercato bolognese.
Frumento, marzatelli, canapa e uva erano i principali prodotti agricoli.
Dalla fibra della canapa si ricavava principalmente materia per la
tessitura di biancheria (vestiario umile, tovaglie) e cordame, mentre i
canapuli (fusti legnosi) erano un ottimo combustibile.
Il mais o frumentone, comparso nel Settecento, è l’unica innovazione
agronomica nella tecnica colturale di antico regime della pianura
emiliana. A differenza di altre regioni europee, dove era utilizzato
nell’alimentazione del bestiame, qui il mais si affermava come
prodotto alimentare delle popolazioni rurali. La polenta ottenuta dalla
farina di mais aveva un ruolo importante nelle cattive annate, dovute
a stagioni climaticamente avverse, alle frequenti inondazioni o al non
meno frequente passaggio di eserciti. Era una coltivazione diffusa
soprattutto nei terreni della partecipanza.
Prugne e pesche erano abbondanti perché appartenevano a qualità
arboree che proliferavano spontaneamente.
Le piante di gelso si trovavano nelle adiacenze delle aie o come tutori
nelle piantate mezzadrili. Le foglie venivano utilizzate come alimento
per il baco da seta ed erano quindi un prezioso prodotto legato alla
produzione e alla commercializzazione della seta grezza.
Mele, pere, nespole e noci erano altri prodotti derivati dai tutori nelle
piantate. Le noci, oltre a dare il legno più pregiato, venivano
consumate come povero ma necessario companatico dalle famiglie
mezzadrili, al pari delle mele nell’area della partecipanza.
NOTE
28
Note preliminari relative al patrimonio culturale del territorio persicetano, in Provincia di
Bologna - Comune di San
Giovanni in Persiceto,
1991, pp. 26 - 34.
129
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Un preziosissimo prodotto ricavato dal terreno era il legname ricavato
da alberi e arbusti, utilizzato come combustibile o come materiale per
la costruzione di infissi e strumenti di lavoro.
Sarebbe erroneo ritenere il terreno vallivo totalmente improduttivo e
inutilizzato: dal suo sfruttamento si ricava lo strame delle valli cioè
paglia, fieno e similari, usato come alimento o come lettiera al
bestiame e quindi futuro prezioso letame. Si utilizzava anche la parte
più fine delle erbe palustri (dette lische o quadrella o paviera), per
confezionare i balzi ossia i legacci. Con essi si legavano i covoni di
frumento e di altri raccolti, oppure si costruivano sporte, cappelli,
impagliatura dei fiaschi, ecc...
Nei territori vallivi e lungo i principali corsi d’acqua del territorio
comunale era possibile praticare la pesca, il cui ricavato si trovava sui
banchi del mercato.
Il bestiame, da cui si ottenevano latticini e carne e che veniva
utilizzato come tiro per il trasporto o il lavoro dei campi, era costituito
da vacche, maiali, capre, asini e muli. La diffusione dell’antico
contratto detto giogatico, dove il proprietario del bestiame
(giogaticaro) scambiava l’uso degli animali con particolari clausole di
divisione della rendita, e la vigilanza nel prevenire le epidemie bovine,
che emerge dagli appositi bandi, inducono a pensare come in realtà il
bestiame bovino fosse particolarmente prezioso e alla portata di
poche famiglie. Durante i lavori nei campi, quando si rendeva
necessario un potente tiro animale, come per esempio per eseguire
l’aratura, le numerose bestie impegnate non appartenevano tutte alla
stessa famiglia. Si stipulavano accordi che prevedevano lo scambio
degli animali tra famiglie mezzadrili.
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III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Esercizio
GLOSSARIO
24a Elaborando le informazioni del testo, annota i prodotti derivati da
agricoltura e allevamento, potenzialmente presenti nel mercato
settimanale di San Giovanni in Persiceto. Crea una tabella riassuntiva
che puoi organizzare liberamente.
Tra i prodotti elencati nel testo precedente la canapa occupa un posto di rilievo. Il
testo 25 spiega come questa coltivazione condizioni anche fisicamente il territorio
rurale.
Testo storico 25 - Canapa
sovesci: tecnica agronomica che prevede il sotterramento di piante appositamente coltivate
per arricchire il terreno di
materia organica.
scavezzatura: rottura degli steli delle piante tessili in frammenti, dopo la
macerazione, allo scopo
di separare la parte legnosa e i canapuli dal tiglio, la fibra di pianta
legnosa.
gramolatura: separazione delle fibre tessili dalle
legnose.
29
La canapa, insieme alla mezzadria, è l’elemento caratterizzante della
vita rurale bolognese tra XVII e XIX secolo. Nonostante l’estensione
limitata dei canapai (la superficie stimata a fine Settecento é tra 3,9 e
16% del seminativo) essi segnano in modo significativo il paesaggio
agrario.
Coltivare la canapa vuol dire:
• eseguire lavorazioni profonde;
• adottare originali tecniche di concimazione;
• effettuare nella preparazione del terreno sovesci su larga scala
• costruire maceri;
• edificare i cosiddetti caselli della canapa per la lavorazione e la
conservazione del prodotto;
• ingrandire le case coloniche per ricoverarvi temporaneamente i
lavoratori avventizi quando si ricorrere a manodopera straordinaria
(come per la scavezzatura e la gramolatura).
Per la macerazione della canapa che avviene mediante immersione
degli steli nelle acque stagnanti, si costruiscono i maceri. Sono
utilizzati da più famiglie e assolvono anche compiti diversi: irrigazione
degli orti, bagno estivo, specie per i ragazzi, riserva ittica, area per
l’allevamento di oche e anatre, lavatoio per il bucato delle numerose
famiglie contadine. Sono scavati in genere nelle aree più depresse dei
possedimenti, per favorire la raccolta delle acque pluviali attraverso
fossi e scoli, oppure sfruttando depressioni acquitrinose o fossati
vallivi debitamente arginati. I primi maceratoi non hanno forme né
NOTE
29
Rielaborazione da: PO1982, pp. 118, 120 - 121;
PONI, 1963, p. 35; POLUZZI
in AA.VV., 1995, pp. 39 - 41.
NI,
131
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
dimensioni simili agli esemplari che ancor oggi possiamo osservare.
Sono profondi circa due metri e a volte perimetralmente rivestiti con
tavole di rovere o frassino.
In alternativa, nei terreni dove la produzione di canapa è
particolarmente limitata, si può ancora ricorrere all’antica tecnica di
macerazione che consistente nell’esposizione, per circa un mese,
degli steli sui prati erbosi, a contatto con la rugiada notturna.
Esercizi
GLOSSARIO
fonte: le fonti storiche
comprendono ogni genere di testimonianza delle
proprie passate attività
lasciate dagli esseri umani. Possono essere:
• archeologiche
• numismatiche
• fotografiche
• cinematografiche
• paleografiche
• artistiche
• urbanistiche
• orali
• scritte
Queste ultime si dividono
in primarie se sono originali, o secondarie se sono
un prodotto storiografico, una elaborazione di
storici.
(TOSH, 1989, pp.39 - 42).
25a Ancora una volta riprendi il disegno per arrichire i poderi destinati
alla coltivazione della canapa, degli elementi emersi nel testo 25.
25b Se durante le sue ricerche uno storico di professione non ha la
fortuna di imbattersi in una fonte originale, mai utilizzata prima da
altri, come può produrre nuove conoscenze?
La risposta è importante perché in realtà evidenzia il metodo di lavoro
più utilizzato per chi si pone delle domande sul passato. Per produrre
nuove conoscenze lo studioso legge fonti già utilizzate da altri in
modo originale. Ad esempio pone una domanda inedita alla fonte.
Oppure considera una serie di fonti modificandone la successione. In
altri casi può mettere in rapporto due fonti mai confrontate prima.
Tentiamo di capire quanto detto con un esercizio. Per semplificare, noi
non parleremo di fonti ma lavoreremo su una informazione presente
nel testo appena letto.
conoscenza storica
Scrivi nelle righe sottostanti tutti gli usi secondari del macero
riportati dal testo 25.
Quello che hai scritto è una nuova, piccola informazione storica,
una conoscenza che possiamo titolare gli usi secondari del macero
alla metà del XVIII secolo. Prova ora a ricavarne una nuova
informazione.
132
preconoscenza
Quali considerazioni nascono ponendo a confronto preconoscenze
e conoscenza storica? Cosa emerge dal rapporto tra il nostro
presente ed il passato studiato, in relazione all’utilizzo del
territorio?
spiegazione
Sai (facciamo finta sia una preconoscenza, una conoscenza cioè
che già possiedi senza doverla studiare) che i maceri oggi esistenti
non sono più utilizzati per la coltivazione della canapa. Sono
piuttosto una riserva idrica per l’irrigazione estiva.
Sai anche che i ragazzi oggi vanno in piscina o negli acquaparchi
in estate e comunque in ogni abitazione è possibile fare un bagno.
Sai che la pesca non è funzionale al consumo di pesce ma è uno
sport o uno svago da praticare nei laghetti appositi, nei fiumi o al
mare. I panni poi, oggi si lavano in casa, quasi sempre con
l’apposito elettrodomestico, la lavatrice.
Se rifletti ulteriormente ti accorgi di aver citato alcuni elementi
che giustificano una definizione tipica del mondo contemporaneo:
una società consumistica.
problema
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Quello che hai scritto è il risultato di una inferenza, di un
ragionamento che va al di là dell’evidenza data. Ancor meglio
possiamo chiamarla inferenza induttiva, cioè probabile. Infatti il
risultato della tua inferenza può essere valido ma può anche non
esserlo, e ciò apparirà dalla solidità delle argomentazioni su cui basi il
ragionamento.
Questa esercitazione poi, ha evidenziato nuovamente come il nostro
studio del passato è sempre relazionato al presente.
PRESENTE: Come viene utilizzato oggi il macero?
PASSATO: Cosa possiamo dire dell’utilizzazione del territorio nel
Settecento, considerando l’uso che facevano dei
maceri?
Possiamo cioè definire il concetto di sfruttamento del territorio nel
Settecento basandoci sul confronto con lo sfruttamento del territorio
odierno.
133
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Fino ad ora hai letto testi in cui si approfondiva l’incidenza della pratica agricola
sull’aspetto ambientale. Il testo 26 invece, esamina più da vicino gli edifici che si
trovavano sul territorio rurale persicetano.
Testo storico 26 - Edifici rurali
GLOSSARIO
tinello: saletta da pranzo.
30
Abitazioni mezzadrili
• a corte aperta: è un complesso abitativo formato da due edifici di
maggiore dimensione disposti in asse o a scacchiera su un ampio
cortile tenuto a verde. Gli edifici disposti sul prato del cortile si
orientano verso la strada o i campi, mai verso uno spazio privato
interno. Il primo dei due edifici maggiori, entrambi quadrangolari, è
destinato ad uso abitativo. L’altro, solitamente orientato come la casa,
è il rustico per i bovini.
CORTILE: qui trovano spazio il pozzo e alcuni edifici minori quali il forno,
piccole stalle per il ricovero del bestiame e del pollame, una casella,
cioè una tettoia slanciata per la canapa. La casella per la canapa è
costruita come un semplice portico a tutta altezza con uno o due fronti
consecutivi ciechi, di pianta rettangolare con i lati in rapporto di 1:3/1:4
tra loro. Il corpo di fabbrica del forno ha pianta quadrata o rettangolare
ed è suddiviso al suo interno per delimitare gli spazi destinati al pollaio
o alla piccola stalla. Spesso davanti al forno vero e proprio vi è un
piccolo portico. Il pozzo, anch’esso staccato, è protetto da un piccolo
tetto di copertura.
ABITAZIONE: l’ingresso si apre sulla loggia centrale, una specie di atrio
passante oppure chiuso che corrisponde all’asse principale di
simmetria e da cui si accede ai diversi locali del primo piano e alla
scala. Si trovano a piano terra il tinello e la cucina con il camino, la
cantina e una stanza dove si teneva ad esempio il telaio per la
lavorazione della canapa. Le varie stanze non sono definite nel loro uso
e possono servire indifferentemente da camera da letto, granaio,
dispensa. Il tinello e la cucina sono chiamati anche cà, casa, perché
sono i locali utilizzati durante il giorno. Una stretta e ripida scala porta
alle camere da letto e al granaio. I pavimenti sono in terra o ciottoli.
RUSTICO PER BOVINI: il tetto poggia su pilastri di mattoni e il blocco della
stalla, in posizione centrale e orientata secondo l’asse di simmetria
principale, è l’unico volume chiuso della struttura. I due porticati
laterali sono adibiti al ricovero dei carri e degli attrezzi agricoli, della
paglia raccolta in estate, e qui sono sistemati pure gli abbeveratoi.
NOTE
30
Rielaborazione da: SA1999; GAMBI in AA.
VV., 1977; POLUZZI in AA.
VV., 1995; DONDARINI in
BOCCHI, 1984, DONDARINI
in ARIOTI, FREGNI, TORRESANI, 1990; Relazione delli
31 agosto 1740 per la comunità di San Giovanni
in Persiceto…, cit.; FORNI,
1927; PANCALDI/CATTELAN
in AA.VV., 1991; DONATI
in ALBERTAZZI/PE-TRUCCI,
1995.
VINI,
134
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
• a blocco: meno diffusa rispetto a quella a corte aperta, con un
rapporto di 1 a 3 circa; spesso inoltre è ubicata in fondi che hanno
un’estensione più limitata. Dal punto di vista volumetrico risulta
dall’unione della casa e della stalla, separate dalla loggia, a formare un
unico corpo di fabbrica compatto. Il pozzo, l’abbeveratoio e spesso
anche lo stesso forno trovano posto in quest’unica costruzione.
Rispetto alla casa a corte aperta si riduce drasticamente il portico che
nel blocco stalla fienile si riduce a piccola appendice laterale e muta
notevolmente l’ampiezza e il ruolo del cortile.
GLOSSARIO
gramola: macchina per
separare le fibre tessili
della canapa e del lino da
quelle legnose.
madia: mobile da cucina
a forma di cassa in cui
s’impasta e si conserva il
pane, fornito di un ripostiglio per cibarie, chiuso
da sportelli nella parte
inferiore.
Nella famiglia contadina patriarcale il capo - famiglia o reggitore divide
con sua moglie, o reggitrice, la camera da letto più grande mentre nelle
altre stanze si arrangiano i figli anche sposati, tutti impegnati nel
lavoro dei campi. Ogni familiare svolge un determinato compito. Ci
sono ad esempio uno o più attrezzisti che si occupano della
manutenzione di carri, barrocci, aratri, erpici, scale a pioli, attrezzi vari
e di quanto necessario per le suppellettili di casa: tavoli, banchi da
lavoro, letti, armadi, gramola, madia ecc.. Tutto il materiale proviene
dalla potatura delle piantate e dall’abbattimento di arbusti e alberi,
solitamente essiccato. Anche per la potatura degli alberi e della vite e
per la manutenzione della cantina c’è un componente della famiglia
responsabile.
Abitazioni dei Partecipanti. Le case facenti parte dei beni comunali
della partecipanza hanno dimensioni ridotte, per occupare la minor
porzione possibile delle modeste parti e per i limiti imposti dalle norme
capitolari. Queste norme vogliono contrastare le pressioni nobiliari
sulla proprietà partecipante. Infatti mirano ad impedire la costruzione
di edifici di valore, che nelle successive estrazioni sarebbero
difficilmente riscattabili dai partecipanti non benestanti.
SULLA VIA PER DECIMA, dove gli insediamenti dei partecipanti sono
ubicati con particolare regolarità sugli stradelli che delimitano i lotti
sul lato occidentale della strada, le case sono a due piani con annessi
sul retro pollaio, fienile, una piccola stalla, porcile e forno.
SUL RESTANTE TERRITORIO della partecipanza prevalgono di gran lunga
gli edifici a elementi congiunti. Di due piani, le abitazioni sono spesso
divise in settori verticali unifamiliari con ingressi indipendenti. Al
piano terra di ogni settore si trovano un vano magazzino e la cucina,
spesso direttamente comunicante con l’esterno, da cui si accede sul
retro della cantina col pavimento in terra battuta. Sul lato posteriore
c’è una stalla, a volte sormontata dal fienile. Al piano superiore si
trovano le stanze da letto. possono essere intercomunicanti oppure
separate dal piccolo pianerottolo della ripida scala di accesso. Questa
parte direttamente dalla cucina o dal magazzino di ogni settore.
135
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
I materiali usati nelle abitazioni rurali sono di facile reperibilità: muri
portanti ed esterni in cotto, murature in mattoni crudi, travature in
legno di pioppo, pavimenti di stalle e cantine in terra battuta mentre
altri vani possono avere pavimenti in ciottoli o cotto, scale in legno o
cotto, grate alle finestre del piano terreno in legno.
In media più di dieci persone condividono lo stesso tetto nei terreni
della partecipanza. Nelle case mezzadrili gli abitanti sono ancora molti
di più, perché maggiore è la richiesta di forza lavoro. Le grandi famiglie
patriarcali superano a volte i trenta componenti.
L’assenza di servizi igienici e acqua potabile, il sovraffollamento, la
scarsa illuminazione, l’inadeguato riscaldamento e areazione, la
frugalità o la più frequente assenza del mobilio, l’eccessiva prossimità
alle stalle, sono tutti elementi caratterizzanti di queste abitazioni.
Ville Abbiamo già accennato alla presenza di case padronali, casini
signorili, ville di campagna: la proprietà nobile o borghese si espande
in questo periodo perché si rafforza la presenza del proprietario
cittadino sui suoi beni, le sue rendite, i suoi diritti. La villa in cui di tanto
in tanto soggiorna il proprietario, si pone come elemento primario della
tenuta che domina. Articolata fino a diventare vero e proprio
complesso suburbano, la residenza signorile utilizza spesso materiali
ricercati per rifarsi a motivi architettonici urbani. Elemento ricorrente
sono i lunghi filari di alberi che costeggiano i viali d’accesso (provana).
Palazzo Ranuzzi tra l’argine del Samoggia e la chiesa parrocchiale di
Zenerigolo, palazzo della Fontana del Senatore Aldrovandi più a nord,
il palazzo detto La Giovannina verso Cento, il palazzo del Senatore
Caprara alle Budrie, i palazzi Marsigli a Castagnolo sono alcuni tra i
più importanti esempi di questo tipo abitativo rilevati nella carta di
Andrea Chiesa.
Edifici sacri La posizione strategica e mai casuale degli edifici sacri
sul territorio, articola e suddivide l’intero territorio secondo distretti
specifici. La chiesa parrocchiale, in quanto prima opera collettiva nella
quale si unisce lo sforzo di tutta la comunità rurale, consegue la
funzione di centro fondamentale e riferimento per la vita comunitaria.
Si tratta generalmente di costruzioni semplici, ad aula unica in cui si
aprono gli altari laterali e una serie di elementi accuratamente
codificati per dimensione e disposizione. Su un lato si innalza il
campanile, che è l’unico elemento che emerge dalla orizzontalità della
campagna nel paesaggio agrario ad indicare un paese o un territorio
rurale. Scandisce le varie fasi del lavoro dei campi e i differenti eventi
della vita degli abitanti.
Gli oratori sono edifici per le riunioni di preghiera, dalla struttura assai
semplice, solitamente a pianta rettangolare, spesso del tutto privi di
136
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
elementi di pregio. L’interno, sopra l’altare, custodisce l’immagine del
santo cui era dedicato l’edificio: una tela dipinta o più raramente una
targa in cotto. Nella carta di Andrea Chiesa si può notare nelle
vicinanze della Cura di Lorenzatico, l’oratorio della Madonna di Loreto,
costruito nel 1676 e demolito tra 1919 e 1920, in seguito ai lavori di
rinforzo alle arginature del Samoggia.
GLOSSARIO
Cura: parrocchia.
Esercizi
26a Completa lo schema riassuntivo degli edifici rurali trattati nel
testo.
A CORTE
APERTA
EDIFICI
RURALI
137
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
26b Di seguito sono allegate alcune piante di edifici rurali tipici31.
Sfruttando le informazioni del testo 26 segna sotto ad ogni pianta, la
tipologia di abitazione storica corrispondente.
1
2
3
4
5
6
NOTE
31 1,
7
8
9
2, 3, 4, 5, 6 e 7: SAVINI,
1999; 8 e 9: Carta di A.
CHIESA, particolare.
138
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
10
11
26c Aggiungi i nuovi elementi al tuo disegno sulla campagna
persicetana di metà Settecento.
Posiziona chiesa, oratori e residenza signorile seguendo le
informazioni del testo 26. Puoi consultare anche la carta di Andrea
Chiesa (testo 20)
L’impianto stradale è un ulteriore elemento da considerare nell’osservazione di un
dato territorio. La “Pianta di diverse Pezze di terra dette le Spianate” del Perito
Giovanni Mariotti (documento 27), oltre a fornirci altre informazioni, ci permette di
osservare sia le strade che collegavano San Giovanni in Persiceto ai centri vicini
sia le vie del paese.
139
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Documento 27 - Pianta 1743
32
NOTE
32
MARIOTTI
Giovanni,
Pianta di diverse pezze
di terra, dette le Spianate, situate attorno il
recinto della Terra di San
Giovanni in Persiceto,
1743, scala non indicata.
Archivio storico del
Consorzio della Partecipanza, Mappe, a II 3.
140
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Esercizi
27a Sono evidenziati nella pianta:
• il corso del fossato interno ed esterno alle porte.
• la struttura viaria del centro, in particolare la Piazza (piazza
maggiore), il Mercato (l’attuale piazza Garibaldi; in realtà la
superficie occupata dal mercato, come vedremo, è molto più
estesa), e la Roca, una spianata il cui nome è dovuto dalla Rocca
dell’antico castello persicetano in stato di abbandono dagli inizi del
1500 e sicuramente del tutto scomparsa nel 1734.
• il nucleo antico di San Giovanni in Persiceto, di forma circolare, che
contiene la piazza maggiore e la piazza del mercato.
• il tracciato irregolare del fossato esterno lato ovest, dovuto
all’isolamento in cui si trovava il complesso francescano (al
contrario l’attuale circonvallazione ha una tracciato più regolare
perché comprende gli abitati che hanno occupato le aree adiacenti
San Francesco)
• entro il fossato sono disegnate solo le due porte.
Porta Bologna, è una casa bislunga con torretta a tergo verso
l’interno del castello, scanellatura per abbassare i ponti levatoi,
apertura ad arco di ingresso e ponte in legno per l’accesso alle
strade. Le pessime condizioni del ponte di legno porteranno alla
costruzione di un nuovo ponte in pietra nel 1779 mentre nel 1781
verrà ricostruita l’intera porta come oggi la vediamo.
Porta Ferrara ha, come si rileva, dimensioni modeste rispetto
all’altra. Una misurazione del 12 agosto 1752 rileva un’apertura alta
33
venti piedi (7,60 metri ) e larga nove piedi e sette once (3,64 metri).
Verrà ricostruita nel 1830.
Altri elementi disegnati in rilievo dal perito Mariotti, ma al di fuori
del fossato, sono:
• il complesso dei frati Cappuccini, la cui nuova chiesa era stata
consacrata solennemente il 27 ottobre 1738 dal Cardinale Prospero
Lambertini.
• di fronte a porta Ferrara, nel lato est della strada verso Cento,
troviamo l’albergo di San Giorgio, di proprietà comunale dal 1607.
Si nota il cortile che separa l’albergo dalle stalle e dal fienile
sopraelevato. Un fosso lo separa dalla via circondaria. Nella carta
di Andrea Chiesa troviamo l’indicazione Ost.a.
• nello stesso incrocio, a ovest di via Cento, il mulino Valchiera,
anch’esso di proprietà comunale dal 1607, rilevato anche nella carta
di Andrea Chiesa.
• Gli altri due mulini rilevati nella carta lungo il tratto settentrionale
del Canale di San Giovanni (di Cento) sono il mulino Chiesuola, a
circa cinquecento metri da San Giovanni, e il mulino Accatà, a
NOTE
33 I
dati riportati da FORNI
sono tradotti in metri tenendo conto che un piede
equivale a 38,0098 centimetri e il piede si divide
in 12 oncie, come viene
indicato in Ragguaglio
per le misure e i pesi delle
principali città, terre, e
castelli dello Stato Pontificio, 1829, pp. 17 e 18.
141
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
poco più di un chilometro dal centro (rilevati entrambi anche nella
carta di Andrea Chiesa).
• Il mulino Braglia si trova invece a circa quattrocento metri da San
Giovanni nel lato sinistro del corso superiore del Canale di San
Giovanni, fuori porta Bologna. Nel 1697 il mulino era di proprietà del
vescovo di Bologna, successivamente, ma non conosciamo la data,
diventa proprietà comunale. Nella carta di Andrea Chiesa sono
nominati i “due molini”.
• la croce posta in rilievo sulla strada circondaria all’altezza
dell’incrocio con via degli Olmi, dal Forni sappiamo che fu eretta il 20
maggio 1676, di legno e successivamente in marmo, ed è la stessa
che oggi si trova nell’area verde posta di fronte al cimitero comunale.
27b Analizza attentamente i toponimi delle proprietà fondiarie
adiacenti al fossato di San Giovanni in Persiceto. Quali
considerazioni emergono dalla lettura della carta?
27c In ogni carta che incontri nel tuo percorso sono indicati i punti
cardinali. Servono a orientarsi correttamente e a facilitare la lettura
dei testi in cui vengono utilizzate le coordinate.
Nella pianta della partecipanza trovi i punti cardinali disegnati dallo
stesso perito. Confrontando l’orientamento della pianta con le altre
carte traduci i punti cardinali nei termini correnti.
LEGENDA:
= mezzogiorno =
= ponente
=
= tramontana
=
= levante
=
Il testo 28 riporta alcune notizie sulla strade settecentesche. Il primo paragrafo
racconta l’origine di due strade, nel XVII secolo. Nel secondo trovi diverse
testimonianze sullo stato delle strade a metà Settecento.
142
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Testo storico 28 - Rete stradale
34
¶1 Il viale perpendicolare alla strada circondaria che giunge nella
piazzetta della chiesa dei Cappuccini si chiama via degli Olmi.
Viene costruita in seguito al permesso concesso nel 1640 ai Padri
Cappuccini dalla famiglia Caprara, proprietaria della terra, con il
consenso dell’Arcivescovo di Bologna (il terreno era parte di
un’enfiteusi vescovile) e degli Ufficiali delle strade e delle acque,
che permettono l’impianto di olmi e pali lungo la via. Nel 1669 viene
costruita la via che in linea retta dalla strada della Braglia, per
mezzo di un ponte, sul Canale di San Giovanni, giunge direttamente
alla porta della chiesa, la cui facciata è rivolta ad ovest. Ai due
estremi della via, due stanghe impediscono l’accesso a carri e
bestie. Nel periodo estivo si lasciano aperte per dare la possibilità
di poter visitare la chiesa ai nobili temporaneamente residenti nelle
ville di campagna.
¶2 Lo stato delle strade è spesso disastrato per la mancanza di
manutenzione regolare e per le avverse condizioni ambientali.
Due bandi sulla selciatura delle strade di San Giovanni in
Persiceto (18 marzo 1738 e 14 luglio 1744) parlano di strade della
Comunità talmente malridotte che non si può quasi più andare “per
35
quella con cavalli, carrozze e carri, senza grandissimo pericolo” .
Si ordina perciò a tutti i possessori di case, botteghe, terreni
prospicienti alle strade in questione, di provvedere entro il termine
di quindici giorni al lavoro di riselciatura e di accomodamento di
queste vie, con l’obbligo di espurgare anche le chiaviche esistenti
in quelle strade. Forti multe sono previste per i trasgressori di tali
ordinanze.
Sappiamo che ancora nel 1786 “la strada d’accesso al (nuovo)
cimitero in tempo di pioggia e neve era molto fangosa e
36
disagevole” tanto da far richiedere e ottenere al Cappellano della
parrocchia un assegno per il servizio di accompagnamento ai
defunti!
Gli abitanti del quartiere San Bartolo erano obbligati ad inghiaiare
duecento pertiche della strada Bologna-Persiceto, e tale obbligo fu
sciolto in occasione dei lavori della fabbrica dell’ospedale per gli
infermi SS. Salvatore purché gli stessi abitanti trasportassero
quattrocento carri di mattoni per l’innalzamento della fabbrica.
D’altra parte proprio alla metà del Settecento “fu riselciata la
strada maestra colla piazza e cominciata la selciatura delle altre
strade secondarie prima fangose; furono coperte ed espurgate
diverse chiaviche e fogne; si cominciò ancora a provvedere alla
37
imbrecciatura delle strade del contado quasi impraticabili…” .
GLOSSARIO
chiaviche: fogne, smaltitoi.
inghiaiare: cospargere di
ghiaia, sassi spezzati e
tritati, successivamente
compressa per ottenere
una strada resistente al
carreggio.
imbrecciare: cospargere
una strada di breccia (un
insieme di sassi opportunamente spezzati).
NOTE
34 Rielaborato da: FORNI,
1921; FORNI, 1927, NERI,
1977/78.
35
NERI, 1977/78, p. 98.
36
FORNI, 1921, p. 415.
37
FORNI, 1921, pp. 403 - 404.
143
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Un altro bando (7 aprile 1778) obbliga i proprietari degli immobili a
sistemare entro il 15 aprile di ogni anno il tratto di strada
prospiciente le proprietà e il divieto di scaricare materiali di rifiuto
senza il consenso del fabbriciere.
Esercizi
28a Costruisci una tabella in cui riepiloghi le informazioni del testo 28
ordinandole cronologicamente.
28b Utilizzando le informazioni del testo 28 e il quadro (testo 21),
descrivi il movimento di uomini, animali e mezzi che puoi immaginare
esserci stato nelle strade emiliane settecentesche.
28c Quali erano i soggetti su cui gravava la manutenzione delle strade
in base alle informazioni del testo 28?
Il testo seguente aggiunge un ulteriore tassello all’immagine della campagna
persicetana del Settecento, fondamentale per l’incidenza che il sistema delle acque
aveva sul territorio.
Testo storico 29 - Il comprensorio
idraulico persicetano
38
Canale di San Giovanni Originatosi da antichi alvei torrentizi, già
nell’altomedioevo si era definito il corso ad opera dei quartieri e delle
partecipanze della zona. Essi avevano raccolto le acque delle risorgive
e dei fontanazzi di Castelfranco e Manzolino (vedi testo 1) che
impaludavano nelle valli di Castelvecchio e Crevalcore da dove si
navigava agevolmente verso il Primaro, coi suoi sbocchi adriatici e
padani.
Il Canale costituiva la forza motrice dei mulini su di esso impiantati,
alimentava la fossa circondariale a difesa del castello di San Giovanni
in Persiceto, regolava l’igiene urbana tramite la pulizia delle cloache
NOTE
38
Rielaborato da: GIACO1983; NERI, 1977/78; DE BENEDICTIS,
1984; CASANOVA, 1984
MELLI in AA.VV.,
144
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
interne, favoriva l’irrigazione dei campi circostanti, permetteva la
navigazione dopo l’abitato persicetano.
Negli anni 1508 e 1509 il duca Alfonso d’Este ottenne il permesso di
protrarre il percorso originario del Canale in direzione di Cento,
entrata a far parte dei domini estensi. Il duca fece così erigere a sue
spese una chiavica, un semplice muro, detta mora di Castelvecchio.
Essa bloccava l’accesso delle acque del Canale all’ormai vecchio
alveo, denominato condotto di Castelvecchio. Questo condotto era
alimentato da un buco praticato nel muro che derivava minime
quantità d’acqua. Il diametro della mora dava luogo a frequenti liti tra
i due centri.
Altri contrasti sorgevano nel periodo della secca, quando il corso
dell’acqua veniva temporaneamente deviato nei vicini scoli per le
opere di manutenzione del Canale che spettavano alla comunità di
San Giovanni fino al ponte della Sparadella. I diversi interessi (San
Giovanni, Cento, l’istituto della Camera Apostolica per il tratto che va
dalla mora ai primi mulini di Cento) impedivano di trovare l’accordo
sulla data della secca. Inoltre accadeva spesso che durante questo
periodo si allagavano i terreni limitrofi ai piccoli corsi che
raccoglievano l’acqua del Canale.
Anche i mulini posti sul Canale generavano liti. Le comunità e i privati
del tratto inferiore avrebbero voluto che tutta l’acqua utilizzata dai
mulini del tratto superiore venisse reimmessa nel canale e per questo,
che si riducesse il numero di tali mulini. Nel Canale di Cento la caduta
dell’acqua si riduceva drasticamente e la tipologia dei mulini variava:
si passava dai mulini a catini o a ruota con caduta dall’alto, a quelli a
ruota con trascinamento orizzontale della corrente.
Nell’area di San Giovanni si trovavano moltissime chiaviche di
derivazione: edifici idraulici che permettevano il passaggio dell’acqua
attraverso l’argine del canale o di un fiume. Avevano una doppia
funzione: controllare il problematico deflusso delle acque e condurre
l’acqua alle diverse destinazioni d’uso (irrigazione, fonte energetica,
riempimento di vasche). Le chiaviche destinate a irrigare campi, orti,
prati e maceri avevano un diametro spesso eccessivo rispetto al
bisogno.
All’altezza del mulino Accatà iniziava poi una piccola navigazione. Si
trasportavano merci, e in particolare i concimi derivati dai pozzi neri
ferraresi connessi alla diffusione del canapaio persicetano e centopievese. La navigazione, che superava i vari mulini con diversivi e
chiuse, si caratterizzava qui, a differenza dei veri navigli dove il traino
delle barche singole era effettuato da cavalli, per treni di piccole
barche (burchielli) trainati da bovini. La comunità di San Giovanni in
Persiceto, dietro approvazione dell’Assunteria di Governo e del
145
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Cardinal Legato, concesse nel 1735 ai conti Carlo Filippo Marsigli e
Francesco Locatelli Vincenzi, di Bologna, il privilegio di tenere dieci
barche nel Canale di San Giovanni. Il contratto aveva una durata di
settanta anni con obbligo di rinnovo ogni venti. L’urto delle barche
contro le rive ed il calpestio degli animali causavano notevoli
smottamenti, peggiorando così la torbidezza delle acque. In caso di
rottura degli argini i nobili bolognesi erano obbligati a prestare
almeno una delle imbarcazioni per la risistemazione degli argini.
Inoltre durante la secca dovevano contribuire ai lavori di escavazione
per un tratto di almeno cento pertiche ciascuno.
Cavamento di Amola-Palata Venne realizzato per iniziativa di
Giovanni Bentivoglio alla fine Quattrocento. Prima dell’escavazione
di questo nuovo collettore tutte le acque degli scoli, condotti e canali
sfociavano e ristagnavano nelle valli perennemente inondate di
Sant’Agata, San Giovanni e Crevalcore. Come ricompensa per la
sistemazione eseguita, che contribuì in modo determinante allo
sviluppo di San Matteo della Decima, il nobile bolognese ebbe dalla
comunità persicetana milletrecento biolche di terreno comunale.
GLOSSARIO
scudi/lire: L’antica unità
di conto era la Lira di Bologna.
1 Lira di Bologna =
20 Soldi o Bolognini
1 Soldo o Bolognino =
12 Denari
Le monete effettive di
Bologna avevano stesso
peso e titolo e quindi lo
stesso valore di quelle di
Roma mentre si distinguevano per l’iscrizione:
Bononia.
Lo Scudo (dati riferiti
1835 - 1859) valevano 5 Lire
o 100 Soldi.
bacini imbriferi: zone che
raccolgono le acque piovane che alimentano un
fiume o un torrente
In caso di emergenze idriche i Battifanghi, gli ufficiali addetti alle
acque, facevano suonare le campane della chiesa più vicina al punto
critico. I massari interessati dall’attraversamento dei corsi d’acqua
erano i responsabili degli interventi di emergenza sugli argini.
Coordinavano i lavori fino alla cessazione del pericolo ed erano
obbligati a presenziare la scena, pena una multa di cinque scudi d’oro.
Due scudi d’oro era la multa riservata ai contadini dei terreni
adiacenti ai corsi d’acqua che rifiutavano di collaborare gratuitamente
con il proprio massaro.
Le spese affrontate dalla comunità per migliorie ai canali e ai torrenti
avevano carattere curativo invece che preventivo, cioè erano
interventi seguenti un grave danno subito.
Per quanto riguarda la manutenzione delle arginature del Samoggia,
una disposizione risalente al 1569 imponeva metà gravezza al comune,
metà ai proprietari di terreni entro le duecento pertiche dall’area del
fiume interessata ai lavori. Si specificava che se gli interventi
avessero richiesto più di cento lire per riparazione, la tassazione
doveva riguardare i proprietari fino a trecento pertiche di distanza
dall’argine del fiume.
L’arretramento delle superfici coltivate nell’area bolognese tra 1600 e
1750 è dovuta a cause ambientali e politiche.
Dal punto di vista territoriale, la diversa ampiezza e natura dei bacini
imbriferi, la differente portata d’acqua e di materie solide rendevano il
146
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
punto d’inizio della tripartizione della pianura bolognese (alta, a
consistente pendenza; media, in cui l’alveo dei fiumi comincia a
pareggiarsi al piano di campagna e sopraelevarsi ad esso; bassa dove
i fiumi diventano interamente pensili e il loro alveo deve essere
mantenuto tra più solide arginature) quanto mai instabile e mutevole
da torrente a torrente. La facilità con cui poi gli argini “rompevano” per
liberare nuovi corsi portava a radicali variazioni negli appezzamenti
adiacenti che da fertili si trasformano in alluvionati o dissestati e
viceversa.
Anche il comprensorio persicetano aveva problemi idraulici tali da
condizionare pesantemente la superficie coltivabile. Ne troviamo
traccia in una lunga relazione tecnico legale in materia di acque,
datata 1731, che segnalava l’innalzamento progressivo dell’alveo del
torrente Samoggia. L’accurata livellazione delle campagne poste tra
Samoggia e Cavamento dell’Amola (praticamente la totalità del
territorio persicetano) rivelava come tutti i piani delle campagne
esaminate fossero più bassi del fondo del Samoggia.
Dal punto di vista politico i numerosi e contrastanti interessi
particolari non consentivano di pianificare una coerente politica di
controllo delle acque in eccesso e rendevano gli interventi adottati
parziali e non risolutivi. I lavori principali non riguardavano mai
interventi di manutenzione o miglioramento del sistema-acque. Al
contrario miravano al suo massimo sfruttamento: nascevano così
chiuse, derivazioni di canale, tagli d’argine per irrigare campi privati di
laici ed ecclesiastici.
147
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Esercizi
29a Il testo 29 è un brano complesso, in cui si descrivono le principali
vie d’acqua persicetane, i delegati della comunità al controllo di
queste, alcune cause del problema delle acque in eccesso.
Dividi il testo 29 in tre distinti documenti (29-I, 29-II e 29-III) dotati di
maggiore coerenza tematica. Il titolo dei nuovi documenti dovrà
esplicitare il tema contenuto nel testo selezionato.
Organizza successivamente uno schema sintetico che comprenda e
ordini le informazioni presenti nei tre documenti che hai creato.
29b Evidenzia nella carta di Andrea Chiesa (documento 20) i mulini
posti lungo il Canale di San Giovanni, la Mora di Castelvecchio, l’antico
Alveo de Canale e il tratto navigabile.
29c Riassumi schematicamente i motivi che il testo 29 indica come
cause del calo delle superfici coltivabili tra XVII e XVIII secolo. Con le
conoscenze che hai fino ad ora appreso puoi ipotizzare altre cause che
spieghino la situazione? Quali?
29d Torna all’approfondimento 6b. Rileggi i testi 14 (¶1), 8, 9, 20, 29.
Prova a spiegare il dato demografico di San Matteo della Decima, il
quartiere della Terra di San Giovanni in Persiceto con il maggior
numero di abitanti, utilizzando le informazioni dei testi citati.
29e Scrivi un brano che articoli le informazioni assunte dai testi sulla
campagna persicetana (dal testo 20 al 29). Sarai tu ad organizzarlo,
cercando di conciliare completezza di informazioni e stile conciso.
Utilizza come risorsa per la scrittura del testo le esercitazioni
precedenti, specialmente quelle di ricapitolazione e sintesi delle
informazioni.
29f Immagina di dover tenere una lezione ai tuoi compagni. Il tema è
/il territorio di San Giovanni in Persiceto a metà Settecento/. Ogni tuo
“studente” dispone della carta di Andrea Chiesa (documento 20)
come testo della lezione. Scrivi la scaletta della lezione (schema)
considerando:
• le conoscenze apprese durante questa ricerca
• le informazioni legate alla carta di Andrea Chiesa
• il coinvolgimento e l’interesse dei tuoi compagni
• il tempo a tua disposizione (massimo 20 minuti)
29gCompi la stessa esercitazione con il tema /l’agricoltura nella
pianura bolognese di metà Settecento/ utilizzando come testo il tuo
disegno nato con le esercitazioni 22a, 23a, 25a, 26c.
148
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
4) OSPEDALE
GLOSSARIO
Un curioso parallelo accomuna il periodo che stai studiando alla fine del XX
secolo. Come oggi (lo abbiamo visto nella II fase), anche a metà Settecento si
parlava della costruzione di un nuovo ospedale. Il palazzo Santissimo Salvatore,
attualmente adibito a sede dell’Archivio Storico e della Biblioteca Comunale, fu
progettato nel 1734. I disegni del progetto sono nel documento 31. Al di là di questa
coincidenza il testo 30 descrive la situazione dell’assistenza pubblica ai malati a
metà Settecento. Noterai immediatamente l’enorme differenza con cui veniva
inteso questo termine.
Confraternita: altro nome
di Compagnia (glossario
testo 18)
esercizi spirituali: nella
pratica religiosa cattolica, ritiro di laici o ecclesiastici per dedicarsi alla
preghiera e alla meditazione.
fede: attestato, documento, certificato.
Testo storico 30 - Gli ospedali a
San Giovanni in Persiceto
39
La Chiesa di Santa Maria della Scoppa o Chiesa del Suffragio si
trova sul lato nord di Piazza delle Stuoie, dietro Piazza Maggiore. Il
termine deriva dalla Confraternita di Santa Maria della Scoppa che
promosse nel 1442 la costruzione della chiesa. Nel 1626 la Compagnia
del Suffragio eresse nella chiesa un nuovo altare, dedicato a San
Gregorio.
Dalla metà del XVI secolo la confraternita della Scoppa costruì un
ospedale adiacente la chiesa. Si trattava di due vaste camere che
accoglievano dieci letti per gli uomini e due per le donne. Pur di
dimensioni così ridotte, risulta essere l’unico ospedale attivo a metà
Settecento.
Nel 1755 la Confraternita della Scoppa costruisce un oratorio più
grande della chiesa stessa, dove poter svolgere gli esercizi spirituali
della confraternita stessa. In più momenti tra XIX e XX secolo la
chiesa subirà radicali restauri e modificazioni. Dal 1905 ospiterà
l’immagine del crocefisso dell’adiacente e oggi soppressa chiesa delle
monache di San Michele. Per questo motivo è oggi chiamata Chiesa
del Crocifisso.
L’ospedale dei Pellegrini viene fondato nel maggio 1726 dal nobile
bolognese conte Pietro Castelli che acquista a tale scopo una casa in
via Borgo Rotondo, ora via Pellegrini. La fornisce di modesto mobilio e
la destina a ricovero. Nell’ospedale veniva accolto soltanto chi poteva
dimostrare d’essere un vero pellegrino, mediante fede segnata e
riconosciuta dalle autorità ecclesiastiche o da altri consimili ospedali.
L’ospedale offriva un letto per dormire, riscaldamento in inverno e vitto
moderato, spesso solo pane e vino. Gli uomini e le donne dormivano in
locali separati, due per letto, chiusi a chiave fino al mattino. Si
NOTE
39
Rielaborato da FORNI,
1927, e FREGNA, 1975.
149
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
lasciavano partire soltanto dopo che i custodi, marito e moglie,
avessero verificato che non mancasse nulla nei locali.
Dodici governatori scelti all’interno della Congregazione di San
Francesco da Paola estraevano ogni anno due ufficiali: un camerlengo
per l’amministrazione economica e un rettore per la parte spirituale.
Ogni mese due direttori assumevano la sorveglianza dell’ospedale.
Una forma di finanziamento consiste nelle elemosine raccolte nei
giorni di festa e di mercato da due cercatori, distinguibili dall’abito: un
saccone provvisto di distintivo dell’ospedale. Le cassette
dell’elemosina chiuse a chiave erano aperte direttamente dal
camerlengo della congregazione.
Gli ospedali di Santa Maria della Scoppa e dei Pellegrini non erano
sufficienti per le necessità della Terra di San Giovanni in Persiceto.
Uno era troppo piccolo, l’altro, in realtà, non ospitava ammalati.
Proprio la Congregazione di San Francesco da Paola rappresentò le
istanze della popolazione persicetana al comune e al dottor Pancreasi,
proprietari dell’area dell’antica rocca per poter costruire un nuovo
ospedale per gli infermi. I disegni dell’architetto bolognese Civolini
sono del 1734. Si costruisce un ponte sul ramo destro entro le porte del
canale che è scoperto e quasi tocca il lato ovest della nuova
costruzione. La difficoltà nel finanziamento dell’ospedale
Santissimo Salvatore non permise di accogliere infermi di malattie
acute (“escluse le longeve, le procurate e le contagiose”) prima del
1768. Una prima donazione di tremila lire fu elargita dal professor
Marcoantonio Colliva Sbaraglia di Bologna. Benedetto XIV fornì
buona parte del legname occorrente. Diversi proprietari concedettero
gratuitamente i mattoni e i contadini si ocuparono del trasporto dei
materiali, lavoro permesso in via eccezionale nei giorni di festa
dall’Arcivescovo di Bologna. Gli uomini del quartiere San Bartolo e
della comunità, furono dispensati dall’obbligo di inghiarare duecento
pertiche della strada Bologna-Persiceto purchè trasportassero
quattrocento carri di mattoni per la fabbrica dell’ospedale.
150
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Documento 31 - Disegni progettuali
dell’Ospedale SS. Salvatore (1734)
40
NOTE
40
AA.VV., 1999.
151
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Esercizi
31a Costruisci un grafico temporale che comprenda i fatti riguardanti
gli ospedali di San Giovanni in Persiceto riportati nel testo 30.
31b Torna all’approfondimento 18a. Localizza in quella mappa le
chiese di Santa Maria della Scoppa e delle Monache di San Michele,
colorandone l’area.
31c Visita il palazzo SS. Salvatore, come abbiamo detto sede odierna
della Biblioteca comunale e dell’Archivio storico. Noterai appena
entrato un gran numero di epigrafi alle pareti, molte delle quali
recentemente restaurate.
Trascrivi sul quadernone quelle che interessa la metà del Settecento.
Quante sono? Quali notizie riportano? Per quale motivo sono state
scolpite?
31d Si parla nel testo della costruzione dell’ospedale SS. Salvatore.
In realtà non è l’unico cantiere aperto alla metà del XVIII secolo.
Ricerca nei testi 18, 27a e 28 ¶2, informazioni su altri cantieri o
ristrutturazioni. Annota in una tabella le notizie desunte dai
documenti. In un breve testo di commento analizza i risultati della
ricerca provando a spiegare il possibile significato di ciò che è emerso.
Integra la ricerca con il testo 32:
Testo storico 32 - Il complesso di San Francesco
41
Seguendo il portico ininterrotto, (tra 1688 e 1691 completato il tratto da
via Borletto alla porta laterale della chiesa francescana, nel 1744
proseguimento sino alla portineria del convento) che parte da Piazza
delle Stuoie e accompagna via San Francesco, si finisce di fronte alla
chiesa e convento di San Francesco. In realtà a metà Settecento
troviamo un cantiere che lavora con lentezza per mancanza di fondi. I
minori Conventuali di San Francesco deliberano la demolizione
dell’antica chiesa che minaccia di rovinare e dal 1742 cominciano i
lavori di ricostruzione della nuova chiesa, su disegni dell’architetto
bolognese Alfonso Torreggiani. Nel 1745 si costruisce il tetto, anche
grazie alla vendita ad un canonico di una casa di proprietà del convento
entro le porte. Nel 1757, con la costruzione del coro e dell’altare
maggiore la chiesa diventa officiabile, ma solo nel 1773 verrà
completata.
NOTE
41 Rielaborato da FORNI,
1927, pp.162 - 163.
152
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
4) MERCATO
Il mercato settimanale riveste una grande importanza negli anni intorno alla metà
del XVIII secolo. Sono presenti a San Giovanni in Persiceto bottegai e negozianti,
come dimostrano i bandi dei legati pontifici che cercano di regolare le mostre, cioè
le tavole, le casse e quant’altro servisse per mostrare la mercanzia da vendere.
Spesso loro stessi si riforniscono al mercato, magari acquistando i prodotti da
fornitori fissi ancor prima che questi giungano in piazza. Ma si può affermare che
gli scambi commerciali nel persicetano si concentravano il mercoledì mattina, il
giorno di mercato.
Il nostro tema riguarda però il territorio, l’ambiente di San Giovanni in Persiceto. Il
mercato ci interessa in quanto luogo fisico. Utilizziamo al nostro scopo due
documenti: una fonte primaria, il Bando Sopra il regolamento della Piazza, e
42
Mercato della Terra di S. Giovanni in Persiceto del 1741 (documento 32) e una fonte
secondaria, alcune pagine tratte dallo studio di Mario Gandini sul mercato
persicetano nella storia (testo storico 33).
Rammenta che la fonte primaria è una fonte originale, risalente all’epoca studiata;
la fonte secondaria è invece il prodotto storiografico, cioè un’elaborazione scritta
(dallo storico) basata su fonti primarie. Dai due documenti estrapoliamo
solamente le parti che ci interessano per ricostruire il luogo fisico del mercato.
NOTE
42 Nella Raccolta di bandi, leggi, decreti, notificazioni ecc... pubblicati in
Bologna dall’anno 1560
all’anno 1869, conservata
presso la Biblioteca dell’
Archiginnasio di Bologna
sotto il nome di “raccolta
dei bandi Merlani” dal
nome dei tipografi che la
donarono al Comune.
153
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Documento 33 - Bando Pubblico
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
(trascrizione della prima parte del bando originale)
¶1 Volendo l’Eminentissimo, e Reverendissimo Sig. Cardinale Giulio
Alberoni dignissimo Legato a Latere della Città di Bologna provedere alle
irregolarità, confusioni, e disordini, che nascono ne’ giorni di Mercato, e
di Fiera nella Piazza della Terra di S. Gio. in Persiceto Stato di questa
Legazione per cagione specialmente della concorrenza di quelli, che
espongono in essa, o sopra Panchi, o in Terra Merci, o altre Robbe venali,
e che si fanno lecito di occupare indistintamente in detta Piazza quel
luogo, che più loro pare, e piace, nascendo poi tal volta dall’animosità, ed
insistenza de’ medesimi in mantenersi il Posto occupato risse particolari,
che vanno per lo più a terminare con impegno, e pregiudizio della stessa
Comunità.
¶2 Perciò col presente suo pubblico Bando, che l’Eminenza Sua
Reverendissima vuole, che abbia forza di perpetua legge, col consenso
dell’Illustrissimo, ed Eccelso Sig. Gonfaloniere di Giustizia, e Signori del
Reggimento sopra il Governo delle Comunità, ordina, e comanda, che in
avvenire alcuno non ardisca di occupar luogo nella Piazza, e Piazze di
detta Terra per esporre in essa Merci di qualunque sorta sopra Panchi, o
in Terra, senza preventiva licenza del Console di detta Comunità, o di chi
sarà da esso deputato a tale incombenza, quale licenza sarà in facoltà del
medesimo Console di accordare anche per tutto il tempo del suo
Consolato, volendo l’Eminenza Sua, che queste si debbino dare gratis, ed
indistintamente alli Paesani, e Forestieri, ma però sempre senza
pregiudizio di chi avrà dalla Comunità l’Appalto de’ Panchi della Piazza,
sotto pena a chi mancherà di prendere tali licenze di lire dieci di quattrini
d’applicarsi all’Ospitale degl’Infermi di detta Terra, e di non potere per
un’Anno intiero esporre le sue Mercanzie nella Piazza medesima.
¶3 Ordina parimenti, e comanda l’Eminenza Sua Reverendissima col
consenso come sopra, che in giorno di Mercato, o di Fiera non possino li
Zavagli, Pignatari, venditori di Canape Greggie, Stuore, Arelle, Panirari,
ed Aguzzi aver luogo, e tenere nella Piazza grande le dette rispettive
Mercanzie, ed impedimenti, ma bensì con l’opportuna licenza nella
Piazza di dietro al Palazzo della Communità, quale si vuole destinata per
commodo de’ medesimi, siccome si vuole ancora destinata per
commodo de’ Venditori di Pesce fresco ne’ giorni di Mercato, o di Festa,
e ciò sotto le pene sopra espresse da applicarsi come sopra, e di altre
ancora ad arbitrio di Sua Eminenza. Similmente l’Eminenza Sua
Reverendissima col consenso come sopra ordina, e comanda, che in
avvenire tutti li Venditori di Pollami, Ova, Frutta, e di qualunque
Commestibile debbino aver luogo appostato nella Piazza Grande, ne fuori
di questo luogo possino vendere, ne alcuno rispettivamente comprare in
GLOSSARIO
Legato a Latere: dal latino: a=dal; latere = fianco. Cardinale inviato dal
Papa come legato pontificio a svolgere missioni
particolarmente delicate.
per cagione: a motivo.
robbe venali: ogni tipo di
mercanzia (ad esempio lo
sterco, prezioso concime
per i numerosi orti) che si
vende e si compra.
Gonfaloniere di Giustizia: è la più alta magistratura, eletta ogni bimestre. Oggi lo chiameremmo presidente del Senato bolognese.
Reggimento sopra il Governo delle Comunità:
anche detta Assunteria
di governo, è il ministero
senatoriale bolognese
che si occupa dei rapporti
con il contado.
Lire dieci di quattrini: la
Lira di Bologna (divisibile
in 20 Soldi o Bolognino e
in 240 Denari) aveva
uguale valore in tutto il
territorio pontificio. In
questo caso la parola
quattrini significa monete.
zavagli: rigattieri, rivenditori di vestiario e masserizie (suppellettili e
mobili per la casa) usate.
pignatari: artigiani che
producono stoviglie (catini, scodelle, pignatte,
boccali, bottiglie, vasi,
ecc...) con la lavorazione
della creta al tornio.
greggie: grezze.
stuore: stuoie.
arelle: graticci di canna
palustre usato per allevare bachi da seta, essiccare frutti e simili.
aguzzi: arrotini, coloro
che ridanno il taglio alle
lame di coltelli, forbici,
ecc...
155
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
detta Piazza, se non in caso di accesso, o recesso de’ Venditori dalla
medesima, sotto pena della perdita della robba, e di lire dieci da
incorrersi, e pagarsi tanto dal Venditore, che Compratore, e da applicarsi
come sopra; E perché resta informata l’Eminenza Sua Reverendissima,
che la Loggia, e Cortile interiore del Palazzo della Comunità è sito capace,
e commodo per essere destinato ne’ giorni di Mercato per commodo de’
Venditori di filato, e che oltre il venirsi a liberare da una riguardevole
servitù, e pregiudizio le Botteghe, che sono sotto il Portico del Palazzo
medesimo, dirimpetto alle quali si faceva in passato detto Mercato, si
viene anche ad aprire una, e più commoda comunicazione tra le due
Piazze ; Perciò ordina, e comanda col consenso come sopra, che in
avvenire tutti li Venditori, e Compratori di filato, debbino concorrere in
detto luogo per fare in giorno di Mercato li loro contratti, proibendo
espressamente di potere fuori di detto luogo contrattare nella Piazza, o
Piazze di detta Terra, quando come si è detto di sopra non fosse in caso
di accesso, o recesso de’ Venditori, e ciò parimenti sotto le pene suddette,
ed altre ancora ad arbitrio di Sua Eminenza.
…
…
Datum Bononiæ hac die 31. Maii 1741
GLOSSARIO
Datum Bononiæ hac die:
Dato in Bologna oggi
giorno.
Vex. Just.:Vexilifer Iustitiae, Gonfaloniere di Giustizia, il senatore che
ogni bimestre si alternava alla guida del Senato
di Bologna.
Cancell.: abbreviazione
di Cancelliere di governo,
uno dei “ministri” (dipendente) dell’Assunteria di
Governo delle Comunità.
Ha il ruolo di tramite tra
Comunità e Assunteria.
Ad esempio, nelle udienze dell’Assunteria, non
essendo di norma ammessi singoli procuratori
inviati dalle Comunità, è
il Cancelliere che promuove le istanze delle
stesse Comunità.
G. Card. Alberoni Legato
Aloysius Monti Vex. Just.
J. Baptista Zanì Cancell.
Esercizi
I bandi pubblici sono ordinanze, emanate in particolare tra XVI e XVIII
secolo dai governanti bolognesi. Pubblicati dall’autorità civile
(Senato), da quella religiosa (Cardinale Legato), o da entrambe,
fissano norme o linee di condotta per la popolazione o per un
determinato gruppo sociale (es. zingari) o professionale (corporazione
di mestiere). Oltre a stabilire precise misure temporanee di tipo
amministrativo, economico o di ordine pubblico, coi bandi si
introducono anche norme e principi di indole generale destinati a
rimanere duraturi. La loro efficacia era in genere limitata nel tempo e
corrispondeva circa al periodo di permanenza in carica del legato che
ne aveva deciso l’emanazione. Si rendeva così necessario ripetere a
più riprese, anche in un breve arco di anni, la pubblicazione di
prescrizioni decadute, desuete o non più osservate dal pubblico. Più
che fissare a priori norme astratte di comportamento (intervento
156
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
preventivo), venivano di regola deliberati per sanare drasticamente o
per correggere o disciplinare situazioni di una certa gravità o
comunque di disordine (intervento di emergenza). Ordinanze relative a
settori specifici, oltre alle firme del rappresentante papale e del
gonfaloniere di giustizia, contengono anche quelle degli “ufficiali”
preposti alla loro esecuzione pratica oppure quelle dei senatori
dell’Assunteria direttamente interessata al provvedimento.
33a Leggi il documento con l’aiuto del glossario. Cerca di tradurre in
lingua corrente le forme di italiano arcaico presenti nel testo.
Compila il seguente questionario. È una analisi guidata alla fonte, con
lo scopo di esplicitare le principali informazioni che possiamo
desumere da una lettura attenta del documento.
Fonte: Bando pubblico
Argomento:
Autore:
Data:
Luogo di provenienza:
Destinatario:
¶1
- Da quale problema nasce la necessità di pubblicare il bando?
- Come viene esposta la merce al mercato?
¶2
- Quali sono le autorità che si esprimono nel documento?
- Quale soluzione viene presa per risolvere il problema in questione?
- Quanto tempo è considerata valida tale soluzione?
- Chi è delegato a rilasciare le licenze?
- Qual è il termine massimo di validità di una licenza?
- Quanto costa una licenza?
- C’è un diverso trattamento tra venditori persicetani e forestieri?
- In quali conseguenze incorrono i venditori non muniti di licenza?
¶3
- A chi è vietato il commercio nella Piazza grande?
- Dove sono dirottati tali venditori?
- Quali venditori sono e devono continuare ad essere presenti nella
Piazza dietro il palazzo comunale?
- Quali conseguenze pagano i trasgressori dell’ordinanza?
157
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
- Quali sono i beni che possono e devono essere commerciati in
Piazza grande?
- Quale pena è prevista per questi trasgressori?
- Dove devono commerciare i venditori di filato? Quali sono i vantaggi
di tale sistemazione?
- Dove commerciavano in precedenza i venditori di filato?
- Quale pena è prevista per questi trasgressori?
- Quale unica scusante è prevista per non incorrere nelle pene
previste dell’autorità?
33b Ora sottolinea in rosso le risposte al questionario che riguardano
più propriamente il nostro interesse: lo spazio fisico del mercato.
33c Nel bando in esame, oltre agli stemmi delle autorità emananti
l’ordinananza, si trova anche lo stemma della comunità a cui è diretto
il documento.
Rifacendoti all’approfondimento 18d e ricercando il simbolo
dell’attuale comune di Bologna (ti suggeriamo ad esempio una ricerca
in Internet del sito ufficiale del comune: www.comunepersiceto.it),
stabilisci l’istituzione a cui si riferiscono i tre stemmi del bando.
33d Nel documento che hai letto trovi alcune conferme su
informazioni apprese nel tuo percorso di ricerca. Organizza in forma di
appunti schematici, un testo in cui delinei tali concetti (ad esempio,
chi è il Cardinale Legato).
33e Nonostante non tratti direttamente la tematica ambientale ti
proponiamo un semplice esempio per capire cos’è una inferenza
deduttiva, quindi certa, invece che induttiva, cioè probabile (vedi
esercitazione 25b).
Dal documento 33:
…quale licenza farà in facoltà del medesimo Console di accordare
anche per tutto il tempo del suo Consolato…
L’informazione desunta dal documento è che il Console di San
Giovanni in Persiceto può rilasciare licenze che abbiano validità fino
alla scadenza del mandato del console stesso.
Quanto dura il mandato di un console nella Terra di San Giovanni in
Persiceto alla metà del XVIII secolo? La tua cultura storica, dovuta in
questo caso alla lettura del testo 4, ti permette di rispondere alla
domanda. Apprendi così una nuova e più completa informazione:
158
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Testo storico 34 - Un mercoledì
mattina a San Giovanni in Persiceto
43
…Nel mercato dei bovini o Foro Boario (l’attuale Piazza Garibaldi) si
radunava “ogni sorta di bestiami non solo minuti ma grossi”: bestie
bovine (buoi, tori, vacche, vitelli sempre in gran numero), ma anche
equini, pecore, capre,…
Gli animali venivano condotti attraverso le porte e le vie interne, non
essendoci altri ponti sulla fossa circondaria: con alcuni inconvenienti
igenici…
Nei giorni di maggior concorso gli animali sostavano anche nelle vie e
negli slarghi di accesso al Foro Boario: in Borgo Rotondo di Levante
(ora via G. C. Croce), nello spazio ora chiamato Piazzetta Guazzatoio
e fin sulla porta della chiesa della Cintura, in Borgo Rotondo di
Mezzodì (ora via Pellegrini), nell’area ora denominata Piazzetta
Sassoli, in Borgo Bagnati (ora via Farini), nel Vicolo Quartirolo (in
questi ultimi tre luoghi si teneva prevalentemente il mercato dei
cavalli); inoltre, per qualche tratto, veniva occupata l’area a fianco e
dietro il palazzo SS. Salvatore che si stava costruendo sulle rovine
dell’antica rocca (erano state colmate le fosse che la circondavano e fu
costruito un ponticello sulla canaletta che staccandosi dal canale alla
porta di sopra giungeva all’inizio di Vicolo Quartirolo e piegava verso
settentrione per sboccare di nuovo nel canale): per l’esattezza, ad est
del palazzo SS. Salvatore o “pubblico Ospitale”, si teneva il Mercato
dei Maiali”, il quale occupava il terrapieno e il “piano circolare” del
prato dell’ex rocca, mentre gli animali non dovevano entrare nel
“perimetro che fa parte del così detto Giuoco del Pallone”.
…
la Piazza grande o maggiore (l’attuale Piazza del Popolo) era riservata
ai venditori di commestibili (“robbe spettanti al vitto humano”), per lo
più contadini, anzi contadine (“arzdòuri”) che offrivano frutta, uova,
latticini…
…
Naturalmente per riparare certe merci dai raggi del sole o dalle
intemperie, molti banchi occupavano i portici del palazzo comunale e
degli altri edifici intorno alla piazza; spesso venivano inoltre occupate,
per un certo tratto, le vie e le aree vicine: la Strada maestra o di mezzo
(Corso Italia) verso nord fino all’incrocio con il Vicolo Fregaretti (ora
Vicolo Albiroli) e Via del Macello Vecchio (ora Via Giacomo De Maria),
verso sud fino all’incrocio con Borgo Rotondo, nonché l’area di fianco
alla collegiata fino allo sbocco nel Foro Boario (ora Piazza Garibaldi).
…
Nella piazza dietro il palazzo comunale (l’attuale Piazza Cavour), detta
“piazza delle stuoie”, erano autorizzati a tenere le “rispettive
Mercanzie ed impedimenti” zavagli…
NOTE
43
GANDINI, 1993.
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III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Dalla piazza delle stuoie il mercato si estendeva al largo tratto di Via
S. Franceso (ora Via Roma), di fianco al palazzo comunale, fino allo
sbocco sulla piazza centrale, ma talvolta anche verso ponente sotto il
portico delle monache di S. Michele … , in Borgo Rotondo di
Settentrione (ora Via d’Azeglio), in Borgo Rotondo di Ponente (ora Via
Rambelli). […]
in Borletto (ora Via Gornia) … si fabbricavano stoviglie che
probabilmente venivano esposte al mercato insieme con altre
“chincaglie”.
Esercizi
34a Completa, inserendo le notizie ricavate dal documento 34, la
seguente tabella:
STRADARIO
ATTUALE
ALLA METÁ DEL XVIII SECOLO
Piazza del Popolo
Piazza Garibaldi
Piazza Cavour
Corso Italia
Via Roma
Via Giulio Cesare Croce
Via D’Azeglio
Via Rambelli
Via Pellegrini
Via Farini
Vicolo Albiroli
Via Giacomo de Maria
Via Gornia
Vicolo Quartirolo
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III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
34b Utilizzando le informazioni dei documenti 33 e 34, nella cartina
allegata:
- colora l’area del mercato settecentesco specificando nella legenda
a quale categoria di venditori si riferisce il colore utilizzato.
- inserisci i nomi delle vie e delle piazze utilizzando la precedente
tabella.
34c Completa la tabella che hai creato con l’approfondimento 24a.
Integra i prodotti già inseriti in tabella con le merci di cui trovi traccia
nei documenti 33 e 34.
161
III FASE - IL PASSATO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO A META’ XVIII SECOLO
Per riassumere
Nella III fase hai studiato come si presentavano a metà XVII secolo:
• gli edifici principali affacciati sulla piazza maggiore
• la campagna (coltivazioni, aree incolte, prodotti della terra, edifici, strade e
corsi d’acqua)
• l’assistenza ai malati in strutture pubbliche
• il mercato settimanale nella sua disposizione sulle piazze e sulle vie del centro
persicetano.
Testi utilizzati
FORNI Giovanni, Persiceto e San Giovanni in Persiceto, 1921, cit.; FORNI Giovanni, Persiceto e San Giovanni
in Persiceto, 1927, cit.; GANDINI Mario, Persone, animali e cose del mercato di San Giovanni a metà
Settecento, in Il mercato di San Giovanni in Persiceto dalle origini ai giorni nostri, San Giovanni in
Persiceto, 1993; FREGNA Roberto, Beni pubblici ed espropriazione nelle leggi dell’unificazione amministrativa
del regno d’Italia, Sala Bolognese, 1975; LANDI Fiorenzo, Le campagne emiliane nel ‘700 tra conservazione e
riforme, in Il secolo dei lumi e delle riforme, “Storia della società italiana”, n.12, 1989; PONI Carlo, Fossi e
cavedagne benedicon le campagne, Bologna, 1982; TAMPELLINI Alberto, La piantata dal medioevo all’età
moderna, e MARCHESINI Marco, La piantata nel bolognese, in AA.VV., La vite maritata, Storia, cultura,
coltivazione, ecologia della piantata nella Pianura Padana, San Giovanni in Persiceto, 1999; C. DE BROSSES,
Viaggio in Italia. Lettere familiari, Roma-Bari, 1992 e M. DE LA LANDE, Voyage d’un François en Italie, fait dans
les années 1765 et 1766, Venisse 1769, in AA.VV., La vite maritata, Storia, cultura, coltivazione, ecologia della
piantata nella Pianura Padana, San Giovanni in Persiceto, 1999; Provincia di Bologna-Comune di San
Giovanni in Persiceto, Materiali per il P.R.G., Reggio Emilia, 1991; PONI Carlo, Gli aratri e l’economia agraria
nel Bolognese dal XVII al XIX secolo, Bologna, 1963; POLUZZI Libero, Note per una storia dei “maceri”
nell’area persicetana, in AA.VV., Il macero nell’ambiente e nella memoria, San Giovanni in Persiceto, 1995;
1, 2, SAVINI Maura, La fondazione architettonica della campagna, uno studio sulla pianura bolognese,
Bentivoglio (Bologna), 1999; GAMBI Lucio, La casa dei contadini, in AA.VV., Cultura popolare nell’EmiliaRomagna/Struttura rurale e vita contadina, Milano, 1977; DONDARINI Rolando, Un esempio di forte coesione
nelle comunità: le Partecipanze agrarie, in Bocchi Francesca (a cura di), Emilia-Romagna. L’architettura
popolare in Italia, Bari, 1984, DONDARINI Rolando, Le tipologie insediative, in ARIOTI Elisabetta/Fregni
Euride/Torresani Stefano, (a cura di), Le partecipanze agrarie emiliane. La storia, le fonti, il rapporto col
territorio, Nonantola, 1990; PANCALDI Pierangelo/CATTELAN Paolo, Tipologie dell’architettura devozionale,
in AA.VV., Umano e divino nelle campagne persicetane, San Giovanni in Persiceto, 1991; DONATI Don
Enrico, Cronistoria della parrocchia di San Giacomo di Lorenzatico, in ALBERTAZZI Alessandro/PETRUCCI
Enrico, Don Enrico Donati e la sua gente, Lorenzatico, 1995; NERI Alessandra, Governo e amministrazione
a San Giovanni in Persiceto nel Settecento (1720-1760), cit.; GIACOMELLI Alfeo, Le aree chiave della bonifica
bolognese, in AA.VV., Problemi d’acque a Bologna in età moderna, Istituto per la storia di Bologna, atti del
2° colloquio, 10-11.10.1981, Bologna, 1983; DE BENEDICTIS Angela, Patrizi e comunità, il governo del contado
bolognese nel Settecento, cit.; CASANOVA Cesarina, Le mediazioni del privilegio, economie e poteri nelle
legazioni pontificie del ‘700, Bologna, 1984; AA.VV., Il lungo viaggio dell’Ospedale SS. Salvatore di San
Giovanni in Persiceto, cit.; TEGA Walter (a cura di), Storia illustrata di Bologna, volume ottavo, Milano, 1991,
Ragguaglio per le misure e i pesi delle principali città, terre, e castelli dello Stato Pontificio, Bologna, 1829.
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