Kommersant http://www.kommersant.ru/ Pagina 6 – Viktor Janukovič
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Ambasciata d’Italia a Mosca Rassegna della stampa russa - Traduzioni 27 gennaio 2014 Kommersant http://www.kommersant.ru/ Pagina 6 – Viktor Janukovič ha iniziato le trattative sulla sua capitolazione. Rimane da definire se sarà senza condizioni oppure dignitosa – Articolo editoriale di Maksim Yusin Nella protesta ucraina c’è stata una svolta. Per dire le cose con il proprio nome, Viktor Janukovič ha cominciato le trattative sulla resa. Rimane da definire che tipo di resa sarà: incondizionata o dignitosa, immediata o dilatata nel tempo, ma questi sono già dettagli. La cosa più importante è chiara: presto o tardi le istituzioni ucraine subiranno un cambio radicale. E a questo proposito sorge una domanda: come dovranno rapportarsi con tutto questo le autorità russe? Per Mosca molto dipenderà dalla composizione del nuovo governo, da chi comincerà a darne il tono. Sono possibili due varianti. La prima è meno ostile: i posti chiave del nuovo Gabinetto saranno occupati da persone note per la loro vita passata, ai tempi dell’Ucraina guidata dal tandem Jušenko-Timošenko. È difficile definire questi politici amici della Russia, ma perlomeno sono prevedibili, sistematici e pragmatici. Sono Arsenij Jacenjuk, l’ex-Ministro della Difesa Anatolij Gricenko e l’ex-Ministro agli Affari Esteri, “re della cioccolata”, Petr Porošenko. Già, e la stessa signora Timošenko, che non si sa quando uscirà di prigione, sicuramente sarà ai primi posti. A questo gruppo di politici relativamente moderati, con i quali è possibile (seppur difficile) avere a che fare, appartiene evidentemente anche Vitalij Kličko. Durante il periodo di Viktor Jušenko non era al potere ma nel complesso corrisponde all’ immagine collettiva dei leader citati poco sopra. La seconda variante è più conflittuale e di stallo. Sia per quanto riguarda i rapporti fra Russia e Ucraina che per l’Ucraina stessa: parte delle cariche chiave del nuovo governo saranno occupate dagli ultranazionalisti del partito “Svoboda” (Libertà) e dai leader, ancora sconosciuti al grande pubblico, di “Pravyj sektor” (Fascia destra) e di altri movimenti estremisti della parte vincitrice del Majdan. Nelle ultime settimane in diversi siti sono state esposte possibili alternative di composizione del futuro Gabinetto. Secondo gli esperti si trattava di una campagna d’informazione con lo scopo di sondare le reazioni dell’opinione pubblica. In uno dei progetti è stato indicato come Ministro degli Affari Interni il leader di “Svoboda” (Libertà) Oleg Tjagnybok, famoso per le sue dichiarazioni antisemite e russofobiche. E immediatamente in tre varianti la carica di Ministro dell’Istruzione è stata destinata ad uno degli ideologi dello stesso “Svoboda”: Irina Farion, il cui rapporto nei confronti della Russia e dei russi sfiora l’odio patologico. Se queste persone determineranno l’ideologia del futuro governo, riabilitando completamente Stepan Bandera, la bandiera rosso-nera dell’Esercito Insurrezionale Ucraino e il suo grido di battaglia “Gloria agli eroi!”, i rapporti con Mosca diventeranno gelidi. La stessa sorte spetterà, con tutta probabilità, a parte fondamentale del finanziamento russo (12 dei 15 miliardi di dollari) che ancora non si è riusciti a stanziare a Kiev per salvare l’economia dal default. Non dimentichiamoci che l’abbassamento dei prezzi sul gas è stato rigidamente promesso solo per il prossimo trimestre, mentre più avanti può essere annullato. La seconda prognosi di sviluppo degli avvenimenti è meno probabile. I leader responsabili dell’opposizione e gli oligarchi che stanno loro dietro comprendono perfettamente quali conseguenze potrebbe generare. È più conveniente per tutti se, dopo il cambio di potere, gli ultranazionalisti se ne andassero là dove devono stare: nella loro nicchia marginale. Hanno avuto il loro ruolo nella lotta contro “il clan di Donec'k” ma ora di loro non c’è più bisogno. Taglio: medio Traduzione: Elena Di Bisceglie ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Vedomosti http://www.vedomosti.ru/ Pagina 1/6 – Applicare il pagamento – Dall’inizio di gennaio il Servizio Doganale Federale ha reso piu’ dure le condizioni per la consegna delle spedizioni provenienti dall’estero. Articolo editoriale Dall’inizio dell’anno il Servizio Federale delle Dogane ha introdotto nuove misure di controllo riguardo la consegna dei pacchi postali dall’estero. I cittadini che si erano abituati a ricevere dall’estero abbigliamento, apparecchi elettronici e libri in modo facile e a prezzi bassi hanno considerato le nuove regole come una nuova barriera quasi che fosse una vera e propria repressione. Ma non lo sono. In effetti, sono finalizzate a creare un valore aggiunto dell’indefinito che tanto amano e sanno usare a proprio vantaggio i burocrati russi. Dopo che la dogana aveva cominciato a chiedere piu’ documenti all’atto di sdoganare i pacchi postali destinati ai privati, l’Associazione dei corrieri ha redatto una bozza della lettera ai propri clienti con la notifica della cessazione delle consegne – a causa delle nuove regole gli operatori non sarebbero piu’ in grado di garantire il servizio di un certo livello. Qualcuno ha addirittura sospeso le consegne dei pacchi ai privati, qualcun’altro spera di poter trovare un accordo con le autorita’. Alla dogana dicono intanto che nessuno ha modificato le regole. Dal punto di vista formale e’ proprio cosi. Sara’ modificato invece il regolamento interno. Ed ora per ogni pacco va applicata la procedura di controllo completa. Come lo sanno fare quelli della dogana l’abbiamo visto tante volte (v. il conflitto dell’anno scorso con l’Ucraina). Quel che importa di piu’ e’ che l’effetto negativo sta diffondendosi a macchia d’olio: oggi sono gli stessi internet-shop a rinunciare al servizio di consegna in Russia. La loro logica e’ chiara: al confine russo si era creata un certo indefinito, quindi non sono in grado di garantire la consegna ai clienti, quindi ci sarebbe da perdere in quanto a reputazione. Forse l’effetto non sarebbe stato tanto forte se le autorita’ – le Dogane, il Ministero delle Finanze – non avessero alimentato le tensioni attorno all’e-commerce durante tutto l’anno passato. Si diceva con insistenza che sotto le spoglie dei pacchi per privati passassero invece partite di merci, quindi i pacchi fossero da limitare per frequenza, valore e peso per avere entrate doganali piu’ alte. Ora come ora i russi possono acquistare, esenti da dazi doganali, da negozi on-line esteri merci per una somma fino ai 1000 euro e per un massimo di 21 kg al mese. Il Ministero delle Finanze ha proposto di abbassare la soglia a 150 euro al mese, di modo che per le dogane sia più semplice gestire la riscossione dei dazi. È stato fatto presente persino in un messaggio al Presidente che si può costruire casa per le giovani famiglie tramite “ordinazione web”. [...] Lo stato ha degli interessi nella limitazione dell’e-commerce: l’aumento del gettito dato dai dazi. E ne hanno anche i magazzini on-line russi: limitare la concorrenza. [...] I manager statali, come al solito, considerano solo un percorso (alziamo l’aliquota così, di conseguenza, raccogliamo più tasse), senza tenere conto delle comodità e degli interessi dei cittadini, delle ripercussioni sul mercato e di altri fattori simili “non importanti”, che possono uccidere il mercato. [...] Taglio: medio Traduzione: Sergey Bulekov ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Izvestia http://izvestia.ru/ Pagina 7 – Gazprom arrivera’ nel settore di Gaza attraverso Israele – Dopo l’incontro del Presidente Putin con il capo palestinese Abbas sono emersi i piani di Gazprom per lo sfruttamento delle risorse petrolifere nella piattaforma del settore di Gaza. Il costo del progetto è valutato in 1 miliardo di dollari “Gazprom non esclude la possibilità di prendere parte a dei progetti energetici, ma è ancora presto per dare informazioni più precise, sono materie piuttosto delicate”, è stato comunicato ad Izvestia dall’ufficio d’informazione di Gazprom. Il giacimento di gas “Marine” è il più probabile oggetto dell’accordo, era stato aperto nel 1990 sulle coste di Gaza. Secondo i dati della compagnia “British Gas” in quel giacimento si trovano circa 30 miliardi di metri cubi di idrocarburi. “Le risorse di quel giacimento possono garantire un’estrazione di circa 2 miliardi di metri cubi all’anno”, afferma Vladimir Vysockij, Direttore Generale dell’Istituto Russo di Ricerca di Geologia dei Paesi Esteri. [...] “E’ uno di quei giacimenti situati nei litorali ad un livello di circa 300-500 metri di profondità del Mar Mediterraneo”. In confronto alle risorse di altri giacimenti del Mar di Levante, non è poi molto. In base ai dati del Servizio Geologico degli Stati Uniti nel sottosuolo del Levante ci sono in tutto circa 4 trilioni di metri cubi di combustibile. “Proprio nella parte israeliana si trovano giacimenti ad una profondità fino ai 1000 metri che rendono 500 miliardi di metri cubi all’anno. Sulla base di questi dati si sta valutando se costruire una fabbrica di gas liquefatto”, ha spiegato Vysockij. Gli accordi per un progetto aprono grandi prospettive geopolitiche alla Russia. “Tutto questo si inserisce nel quadro politico: la Russia sta cercando di diventare un intermediario nel conflitto palestinese-israeliano e di rafforzare la sua influenza nel territorio”, ritiene Aleksandr Šumilin, a capo del Centro di Analisi dei Conflitti del Vicino Oriente dell’Istituto di Studio degli Stati Uniti e del Canada dell’Accademia di Scienze Russa. Il Primo Ministro d’Israele Benjamin Netanyahu il 23 gennaio, al Forum Economico Mondiale tenutosi a Davos, ha dichiarato che proprio gli investimenti economici potranno aiutare il processo di pace con i palestinesi. Secondo Zeev Chanin, politologo israelino, professore all’Università Bar-Ilan, l’intenzione di Gazprom di sfruttare il giacimento petrolifero e di gas della piattaforma del settore di Gaza rientra in un programma di “pace economica” con la Palestina. Ciò significa che ogni investimento di cui beneficerà Israele andrà a favorire l’assestamento nei rapporti con la Palestina poichè parte di questi investimenti sarà riservata alle necessità dei palestinesi. “E’ chiaro che Gazprom o qualche altra compagnia estera non possono fare nulla in questo territorio senza accordarsi con Tel Aviv.” “Così”, continua l’esperto, “Israele sarà parte di ogni processo, dai permessi al trasporto dei carichi fino allo sfruttamento dei porti israeliani”. Il politologo palestinese Nazar Al’jan concorda con lui. “Il territorio del settore di Gaza non è soggetto ad Abbas. I giacimenti di gas si trovano in mare, sotto il controllo di Israele. Nella pratica non si può risolvere la questione della valorizzazione dei giacimenti senza la controparte israeliana” In precedenza “Gazprom” aveva intrapreso dei tentativi di accaparrarsi i giacimenti di gas israeliani di “Tamar” e “Leviathan”. Il governo israeliano però aveva detto di no alla controparte russa e aveva annunciato l’intenzione di immettere nel mercato internazionale il 40% di gas. Il giacimento “Leviathan” è il più grande giacimento di gas al mondo tra quelli scoperti all’inizio del XXI secolo. Autore: D. Coj Taglio: medio Traduzione: Elena Di Bisceglie