Contemplator enim, 1991 - Fondazione Giulio e Anna Paolini

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Contemplator enim, 1991 - Fondazione Giulio e Anna Paolini
Contemplator enim, 1991
Matita su tela preparata, su tela rovesciata e su parete, teca di plexiglas, base bianca opaca
Due tele 135 x 75 cm ciascuna, teca 40 x 40 x 40 cm, base 140 x 40 x 40 cm, misure complessive variabili
Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris – GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino
Acquistato nel 1992, n. inv. FD 440
Due tele orientate l’una al recto e l’altra al verso sono inscritte nel disegno in prospettiva di un ambiente
delineato sulla parete, in modo da evocare due porte (le linee di fuga appena accennate sulle due tele
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proseguono la prospettiva) . A breve distanza dalla parete, si trova una teca di plexiglas vuota, collocata
su una base. Nella visione frontale, la teca viene a coincidere con il punto di fuga del disegno sulla parete.
La locuzione latina del titolo – “osserva dunque” – è ripresa da un passaggio del De rerum natura di
Lucrezio, in cui lo sguardo è invitato a contemplare il movimento degli atomi catturati nel fascio di luce di
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alcuni raggi di sole filtrati in una stanza buia .
Il titolo e l’iconografia di Contemplator enim contraddistinguono una nuova formulazione, sviluppata all’inizio
degli anni Novanta, di una tematica centrale nel lavoro di Paolini. Il motivo caratteristico della stanza vuota
è inteso come uno spazio invalicabile, in quanto riservato al teatro delle immagini piuttosto che alla scena
del mondo: “non a caso le due porte che nella realtà delimitano la stanza sono raffigurate da due tele,
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o meglio da una sola tela che, orientata al recto e al verso, si presenta al tempo stesso aperta e chiusa” .
Il palcoscenico disabitato, da cui l’autore si è dichiaratamente ritirato, invita a “contemplare” la scena
silenziosa che prelude al farsi o manifestarsi di un’eventuale e imprevedibile apparizione nel luogo deputato
e riservato della rappresentazione.
L’opera è stata preceduta da una variante (Collezione Sigfried Weishaupt) in cui la teca vuota è collocata
a parete, tra le due tele (170 x 130 cm ciascuna) sormontate ognuna dal calco in gesso di un timpano
classico.
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La situazione riprende l’atrio d'ingresso dell’abitazione dell’artista, con le due porte sullo sfondo orientate verso gli spazi di soggiorno.
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Lucrezio, De rerum natura, libro II, vv. 114 sgg.
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L’artista in conversazione con M. Disch, gennaio 2005. Cfr. anche G. Paolini, Contemplator enim, Hopefulmonster editore, Firenze 1991.
Esposizioni e bibliografia cfr. M. Disch, Giulio Paolini. Catalogo ragionato 1960-1999, Skira editore,
Milano 2008, vol. 2, p. 1011, cat. n. 683.
© Maddalena Disch