Le lotte di Paterson C`è guerra a Paterson, nel New Jersey. Ma è

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Le lotte di Paterson C`è guerra a Paterson, nel New Jersey. Ma è
Le lotte di Paterson
C'è guerra a Paterson, nel New Jersey. Ma è una guerra particolare. La violenza sta solo da
una parte, da quella dei padroni delle manifatture tessili. Le loro guardie e la polizia
manganellano uomini e donne indifesi, caricano a cavallo la folla inerme. I loro mercenari, i
loro servi armati sparano e uccidono gente innocente. I loro giornali, il Paterson Press e il
Paterson Call, pubblicano appelli violenti e criminali che aizzano la popolazione contro i
leaders dello sciopero. Il loro uomo, il giudice Carroll, sputa gravi sentenze contro i picchetti
pacifici arrestati dalla polizia. E i padroni delle manifatture tessili controllano tutto: la polizia,
la stampa, la giustizia. Dall'altra parte ci sono circa 25 mila operai, di cui forse 10 mila sono
impegnati attivamente nella lotta. La loro unica arma è il picchettaggio. lo vi racconto adesso
quello che ho visto a Paterson: giudicherete voi chi sono gli « anarchici », chi agisce contro
gli ideali americani.
Le sei del mattino. Cadeva una pioggia rada. Le strade di Paterson, fredde e grigie, erano
deserte. I poliziotti - una ventina - saltarono fuori all'improvviso, i manganelli sotto il braccio.
Pattugliavano il quartiere. Li sorpassammo per raggiungere le filande. Cominciavamo a
vedere gli operai che si dirigevano nella stessa direzione, il bavero del soprabito rialzato, le
mani in tasca. Imboccammo una lunga strada: da una parte c'erano le filande, dall'altra le case
popolari, baracche di legno. Sull'uscio di ogni casa, alle finestre, uomini e donne
chiacchieravano. Sembrava una qualunque domenica mattina. Non s'aspettavano niente, non
c'era alcuna paura nell'aria. I marciapiedi erano semivuoti. Solo davanti agli ingressi della
fabbrica c'erano alcune coppie; non dovevano essere più di cinquanta, sotto la pioggia.
Uomini, e qua e là uomini e donne insieme; qualche coppia di ragazzi. Quando la luce del
giorno si fece più calda la gente scivolò fuori delle case, cominciò a passeggiare su e giù,
radunandosi in piccoli capannelli ai crocicchi. Gesticolavano, parlando a voce bassa; e
spiavano gli angoli della strada. Un poliziotto apparve all'improvviso, roteando in modo
provocatorio il manganello.
« Ah-h-h! », commentò la folla, in un mormorio. Sei uomini avevano trovato riparo dalla
pioggia sotto la tettoia di un caffè. «Forza, fuori di li! », gracchiò il poliziotto, facendosi
avanti. Gli uomini ubbidirono, calmi. « Sgombrate la strada, andatevene a casa, subito! Gli
assembramenti sono proibiti! » Sfilarono in silenzio davanti a lui. Ma quello s'era appena
voltato che già tornavano indietro. Allora sbucarono fuori altri poliziotti che cominciarono a
spingerli brutalmente, imprecando. Nessuno accettò la provocazione.
Nervosi, sporchi, la barba lunga, gli agenti erano spossati da nove settimane di servizio
continuo per lo sciopero. Sul lato della strada dove sorgevano le filande, il picchetto, intanto,
s'era ingrossato. Adesso erano circa in quattrocento. Molti poliziotti si facevano largo tra gli
operai a spallate, cercando l'incidente.
Apparve un operaio con un secchio, scortato da due guardie. «Booh, booh! », lo schernirono
alcune voci isolate. Due ragazzi italiani appoggiati alla cancellata della fabbrica gli gridarono
una tipica minaccia irlandese: «Crumiro, ti faremo saltare la testa! ». Un poliziotto afferrò
brutalmente i ragazzi per le spalle. - Andate all'inferno, fuori di qui! - gridò. E li spinse con
violenza verso l'angolo della strada. E li prese a calci. Dalla folla non una voce, non un gesto.
Un po' più. giù, lungo la strada, vedemmo una giovane donna con un ombrello. Stava
picchettando. Le si parò davanti un grosso poliziotto:
- Che diavolo stai facendo qui? - sbraitò. - Che Dio ti maledica, vattene a casa! - e le agitò il
manganello sul viso. - No, a casa non ci vado! - strillò con veemenza la donna, gli occhi
fiammeggianti. - Sei grosso e coglione! » In silenzio, ordinatamente, il cordone del picchetto
cresceva. In gruppi o a coppie gli operai controllavano il marciapiedi. Adesso nessuno rideva
più tutti lanciavano intorno sguardi carichi d'odio. Da una parte c'erano italiani focosi;
dall'altra quella stessa polizia che da nove settimane li pestava e li insultava. Mi chiesi quanto
avrebbero resistito.
Cominciò a piovere forte. Domandai a un uomo il permesso di ripararmi sotto il portico di
casa sua. Fermo di fronte all'uomo c'era un poliziotto. Il suo nome, lo scoprii più tardi, era Mc
Cormack. io dovevo aggirarlo, per salire gli scalini. Improvvisamente lui si voltò e aggredì il
proprietario: - Tutta questa gente abita qui? L'uomo indicò gli altri tre operai e se stesso, e
scosse la testa nella mia direzione. .
_ Allora, fuori dai piedi! - disse il poliziotto, minacciandomi col manganello.
_ Sto qui perché ho il permesso di questo signore, ribattei. - Il padrone di casa è lui.
_ Non importa: tu fai quello che dico io! Sloggia, e alla svelta!
- Nemmeno per sogno. Non mi muovo.
Allora il poliziotto sali gli scalini, mi afferrò per un braccio e mi spinse violentemente sul
marciapiedi. Un altro poliziotto venne a dargli man forte e mi scaraventarono a terra.
_ E adesso vai dove accidenti ti pare, ma lontano da qui urlò Mc Cormack.·
_ Non mi sposterò neanche di un centimetro. Se sto infrangendo la legge, arrestatemi pure. Il
mio invito lasciò Mc Cormack interdetto. Non voleva arrestarmi, voleva solo che mi togliessi
dai piedi. Me lo disse con una forte dose di volgarità.
_ Ho già preso il suo numero di matricola, - gli dissi in tono soave. - Ora vuol dirmi anche il
suo nome?
_ SI, certo, - ringhiò, - e anch'io ho preso il tuo numero. Ti arresto! - Mi prese per un braccio
e mi spinse davanti a lui, lungo la strada. .
Era evidentemente preoccupato per avermi arrestato. Non aveva alcun capo d'imputazione
contro di me. Non avevo fatto proprio niente. Si rendeva conto che doveva provocarmi fino a
farmi dire qualcosa che potesse essere definita un oltraggio alla legge. Mi bestemmiò in
faccia con violenza, coprendomi d'insulti e di parolacce e minacciandomi col manganello: Sei un gran porco, - diceva. - Ti caccerei il cervello da quella tua testaccia di merda! lo
sorridevo ironicamente alle sue minacce. Accorsero in suo aiuto altri due poliziotti, e mi
rovesciarono addosso una nuova valanga d'insulti. Mi accorsi presto, però, che si ripetevano.
Glielo dissi: - Dovevo proprio arrivare fino a Paterson per mettere in difficoltà un poliziotto!
Finalmente! Avevano trovato il reato che cercavano. Quando fui citato davanti al tribunale mi
accorsi che su questa frase avevano imbastito il mio capo d'accusa.
Mi sbatterono nel cellulare. Con un gran risuonare di gong passammo davanti al cordone del
picchetto. Dalla folla si alzò una salva di fischi e di applausi ironici. Arrivammo al posto di
polizia, dove fui interrogato e rinchiuso in prigione. La mia cella era larga circa un metro e
venti, e lunga due metri e dieci. Alta appena trenta centimetri più della testa di un uomo
medio. C'era una cuccetta di ferro attaccata al muro con delle catene e, in un angolo, un
bugliolo disgustosamente sporco. Molti scioperanti erano stati arrestati tre giorni prima. Li
avevano rinchiusi in otto o nove per cella e li avevano tenuti senza mangiare e senza bere per
ventidue ore. Tra loro c'era una ragazza di 17 anni che aveva guidato un corteo proprio sotto
il naso di un poliziotto, e lo aveva sfidato ad arrestarli. Ammassati in questo modo orribile,
sfiniti e assetati, gli operai non avevano mai smesso, né di giorno né di notte, di cantare e di
scandire slogans di vittoria. Dopo circa un'ora la porta del corridoio centrale fu aperta d
entrarono una quarantina di scioperanti, scortati da poliziotti che ridevano e scherzavano tra
loro. Furono spinti nelle celle: due per ognuna. Allora scoppiò il finimondo! I pesanti letti di
ferro furono sollevati insieme e sbattuti con violenza contro il muro: sembrava una batteria di
cannoni in azione! «Urrà per l' IWW», scandì una voce. E tutti risposero: « Urrà» 1.
« Urrà .per il capo Bums! » (il capo della polizia Bimson). « Booh! », tuonarono quaranta
paia di polmoni. Un rimbombo enorme, che aveva dentro più odio di quanto io ne abbia mai
potuto sentire. « All'inferno il sindaco Mc Bride! » Un'eco sola risuonò in quell'ambiente di
ferro, carica di minaccia.
« Urrà per Haywood! ».2 Uno solo grande sindacato! Si allo sciopero, no alla polizia! Booh,
booh! Urrà! ». «Musica, musica! », urlavano gli italiani. Da qualche parte una voce fece «
plunk-plunk! plunk-plunk! », come una chitarra; un'altra, una voce da tenore, intonò i primi
versi di una canzone italo-inglese, composta da uno degli operai proprio per essere cantata
durante le manifestazioni.
.
Vi piace Miss Flynn?3 (coro) Si! Si! Si! SI!
Vi piace il sindaco McBride? (coro) No! No! No! No!
Urrà per l'IWW!
Urrà! Urrà! Urrà!
«Bis, bis! », urlavano tutti, applaudendo e sbattendo ritmicamente i letti di ferro.
Arrivò un poliziotto e cercò di far smettere quel baccano d'inferno. Fu accolto da fischi e da
grida di scherno. Qualcuno chiese dell'acqua. Il poliziotto riempi una tazza di ferro e la passò
attraverso lo spioncino della cella; ma all'improvviso, con un brusco movimento della mano,
la rovesciò per terra. «Boia, cane rognoso! » urlarono tutti. Il poliziotto se ne andò e le
proteste ripresero .
Si avvicinava intanto l'ora d'apertura del tribunale. Evidentemente doveva essere intanto
giunta la voce che nella prigione della contea non c'erano più posti disponibili; infatti i
secondini aprirono alcune celle. Gli scioperanti uscirono vociando. Dalla finestra della mia
cella li potevo sentire tornare indietro, per strada, verso il cordone del picchetto, insieme a
quanti erano rimasti ad aspettarli davanti alla prigione.
Poco dopo venni condotto davanti al giudice Carroll. Mister Carroll ha la tipica faccia
intelligente, crudele e spietata dei giudici dei tribunali di polizia. Solo che è peggio della
maggior parte dei giudici dei tribunali di polizia. -Affibbia sei mesi di prigione nelle carceri
della contea senza nemmeno darti la possibilità di aprir bocca. Ci spedisce perfino i bambini,
che si mischiano con i cocainomani, gli sbandati, i malati. E nella prigione della contea l'aria
è infetta, non basta nemmeno per respirare, il cibo è pieno di vermi e perfino gli adulti ci
diventano pazzi.
Mister Carroll lesse il capo d'accusa contro di me. Mi fu concesso di dare la mia versione dei
fatti; poi il poliziotto Mc Cormack recitò un convincente guazzabuglio di menzogne che, son
sicuro, non poteva aver inventato da solo. « John Reed, - dissi al giudice, - venti giorni. » E fu
tutto.
Cosi finii nella prigione della contea. Venni interrogato di nuovo, mi perquisirono per
accertarsi che non nascondevo armi, mi tolsero i soldi e l'orologio. Di fronte a me si apri una
grande porta, scesi alcuni gradini e mi ritrovai in una vasta stanza circolar sulla quale si
affacciavano, su tre piani, tre file di celle.
Un'ottantina di persone passeggiava lungo i bracci. Gli uomini chiacchieravano, fumavano,
mangiavano qualcosa dei pacchi arrivati da fuori. Circa la metà erano operai arrestati durante
lo sciopero . Vestivano abiti civili, perché potevano essere rilasciati da un momento all'altro
dietro cauzione di 500 dollari. Aspettavano di comparire davanti alla Corte d'appello.
Circondato da una folla di uomini bassi dalle facce scure, Big Bill Haywood troneggiava nel
centro della sala. Spiegava qualcosa, e accompagnava le parole con gesti misurati delle
grandi mani. La sua faccia massiccia, solcata da rughe profonde, era solenne e irradiava una
gran forza. Gli scioperanti - una delle tante, piccole avanguardie sul fronte delle lotte del
lavoro - galvanizzati e rincuorati dalla faccia e dalla voce di Big Bill, lo guardavano con
amore , sollecitudine. Facce smorte, intristite dalla grigia routine nelle fabbriche senza sole,
brillavano di speranza e di ottimismo. Facce piene di lividi e di cicatrici lasciate dai
manganelli dei poliziotti s'illuminavano di piacere all'idea di tornare al cordone del picchetto.
E c'erano anche altre facce: tirate, scavate dall'astinenza di nove settimane, segnate dalla
sofferenza o dalla bieca brutalità della polizia. Ma nessuno mostrava scoraggiamento,
nessuno dava segno di cedimento o di paura. Come mi disse un piccolo italiano, con gli occhi
che gli brillavano: «Siamo tutti un solo, grande sindacato: 1 'IWW. E questa parola è scavata
nel cuore di tutti noi ». « Si, si, giusto: IWW, un grande sindacato », mormoravano gli altri a
voce bassa, ma con un tono pieno di speranza affollandosi intorno. Strinsi la mano a
Haywood. « Ragazzi, - disse lui, facendo segno verso di me, - quest'uomo è uno che vuole
sapere. Spiegategli tutto. » , Allora anche gli altri mi strinsero la mano, mi sorrisero, mi
diedero il benvenuto. «Ci dispiace che tu sia finito in prigione, - mi dissero con simpatia. Certo, adesso ti spieghiamo tutto. Tu fa le domande, e noi ti rispondiamo. Certo, certo ... Sei
un bravo ragazzo. .. » Cominciarono a parlare. Quasi tutti erano ancora deboli, sfiniti dalla
terribile notte trascorsa nella prigione di polizia. Alcuni erano stati arrestati davanti alla
fabbrica, e trascinati in carcere sotto l'accusa di « adunata sediziosa ». Altri erano stati
caricati a manganellate sul cellulare col pretesto di aver creato « disordini », solo perché,
dopo il picchettaggio, s'erano trattenuti per la strada aspettando che passasse un treno!
Adesso erano in attesa di comparire davanti al Grand Jury che aveva incriminato Haywood e
Gurley Flynn. Quattro dei giurati erano proprietari di filande, Un altro era il direttore della
locale Compagnia Edison, dove Haywood aveva tentato di organizzare uno sciopero. Tra
loro non c'era un solo operaio .
« Non pagheremo alcuna cauzione, - disse uno, scuotendo la testa, - Staremo qui fino a
intasare questa dannata prigione. Del resto, presto non ci sarà più spazio, e non potranno più
arrestar chi sciopera! »
Era giorno di visite. Andai nel parlatorio, mi era venuto a trovare un amico. La sala era piena
di donne e bambini che portavano pacchi e scatole di cartone, e canestri con dentro del cibo, e
piccoli doni preparati con amore e che significavano moglie e bambini affamati perché i loro
uomini potessero stare il meglio possibile. La prigione risuonava di lamenti; sulle facce
indurite dal lavoro scendevano le lacrime, attraverso le sbarre i bambini guardavano i loro
padri con la barba lunga e cercavano di toccarli.,;
Dopo il colloquio, un secondino mi fece entrare nel reparto penale vero e proprio; fui prima
spinto in un bagno e poi obbligato a indossare l'uniforme dei carcerati. Non tenterò nemmeno
di descrivere gli orrori che vidi in quel reparto, Basterà dire che per una quarantina di uomini
che sostavano nel corridoio dove si allineavano le celle, l'unica ventilazione e fonte di luce
era data da un abbaino che aveva all'interno un aeratore; che un uomo con piaghe di sifilide
sulle gambe era' curato dal medico della prigione con pillole zuccherate contro il singhiozzo;
che un ragazzo di 17 anni, mai sottoposto a giudizio, marciva in quel corridoio, senza vedere
il sole, da più di nove mesi; che un cocainomane riceveva dall'interno, regolarmente, la sua
droga; e che da sfondo a tutto questo c'erano le grida monotone e terribili di un uomo che era
impazzito in quell'inferno. Ma era lasciato lo stesso in mezzo a noi.
C'erano italiani, lituani, polacchi, ebrei, un 'francese e un inglese « nato liberto ».
Quest'inglese era un tipo particolare. Era anche l'unico scioperante anglosassone finito in
prigione, salvo i leaders. E forse il solo ad essere stato arrestato « per picchettaggio ». Lo
avevano condannato per aver insultato un padrone che era uscito dalla fabbrica e l'aveva
cacciato dal marciapiedi. «Aspetta che esca, - mi disse. - E se quei dannati operai di lingua
inglese non vanno a picchettare ci penserò io a scaraventargli addosso la maledizione di
Cromwell!
C'era un polacco, un tipo aristocratico, sensibile, membro del locale comitato per lo sciopero,
un combattente nato. Leggeva i saggi di Bob Ingersoll e li traduceva agli altri. Mi disse con
un sorriso, accarezzando il libro: «Adesso non m'importa niente anche se rimango qui un
anno ... ».
Ridendoci sopra, gli scioperanti mi raccontarono come tutto il clero di Paterson, di comune
accordo, avesse tentato di convincerli dal pulpito a tornare al lavoro, a tornare alla schiavitù
dei bassi salari e al paternalismo dei padroni per amore della religione ! Mi parlarono di
quell'incontro penoso e ridicolo tra il clero e il comitato di sciopero, dove il clero ci faceva la
parte di Giuda. Non riuscivo a crederci, finché non vidi, nero su bianco, il sermone
pronunciato il giorno prima nella chiesa presbiteriana dal reverendo William A. Littell.
Aveva avuto l'impudenza di operare in vero e proprio linciaggio morale ai danni di quelli che
avevano organizzato lo sciopero; aveva consigliato gli operai di essere rispettosi e ossequienti
verso i padroni; li aveva ammoniti che la causa di tutti i loro guai veniva dal fatto che
frequentavano troppo i saloons, stigmatizzando come un'orribile depravazione che certi
operai non osservassero il riposo del sabato; e altre puttanate del genere. E questo mentre
degli uomini lottavano per la loro stessa sopravvivenza, e lo facevano in nome della
fratellanza umana! ...
Poi c'era il crumiro, imprigionato per sbaglio. Era un uomo grasso, con le guance flaccide,
cascanti. Gli scioperanti gli facevano ostracismo in tutti i modi. Se appena quello si sedeva
tra loro, si alzavano e se ne andavano; si rifiutavano di rivolgergli la parola, ignorando
completamente la sua presenza. Tanto che ormai si trovava in uno stato di solitudine pietoso.
« Ho imparato la lezione, - gemeva. - Credetemi, non farò più la carogna con gli operai! »
Un giovane italiano venne da me con un giornale, e mi indicò tre titoli. Uno era: La
Federazione americana del lavoro spera di far cessare lo sciopero per la prossima
settimana; un altro: Victor Berger dichiara: «Sono un membro dell'AFL4 e non sto dalla
parte dell'IWW di Paterson »; e il terzo: I socialisti di Newark si rifiutano di aiutare gli
scioperanti di Paterson.
« lo non capisco, - mi disse, guardandomi con fiducia. - spiegami un po' io sono socialista,
appartengo al sindacato. Sciopero con l'IWW, che è socialista e dice: "Lavoratori di tutto il
mondo unitevi". L'AFL dice: "Lavoratori unitevi". Tutt'e due queste organizzazioni dicono di
stare dalla parte della classe operaia. Bene, dico, io sono la classe operaia. Mi unisco, faccio
lo sciopero. Allora una di queste dice: "No, tu non devi scioperare". Com'è questa storia,
fammi capire ... »
Ma io non potevo fargli capire proprio niente. Quello che potevo dirgli era che una buona
parte del partito socialista e dell'AFL ha dimenticato i veri scopi della lotta di classe e sembra
stia facendo, seguendo le regole del sistema capitalistico, un gioco meschino chiamato «
elezioni ».
Quando venne il momento di andarmene salutai tutti quegli uomini nobili, vivi, coraggiosi,
accesi da qualcosa più grande di loro. Essi erano lo sciopero. Non Bill Haywood, non Gurley
Flynn: e nessun altro, da solo. E se anche avessero perso i loro capi, altri ne sarebbero nati
dalla base cosi com'erano nati quelli precedenti; e lo sciopero sarebbe continuato. Riflettete
su tutto questo! Per 12 anni era fallito ogni sciopero che avevano tentato; 12 anni di delusioni
e di incalcolabili sofferenze. Adesso, non dovevano più perdere! Non potevano più perdere!
Per uscire, attraversai la stanza comune. Ed essi mi si strinsero intorno, mi dettero manate
sulle spalle, mi strinsero la mano amichevolmente, calorosamente. «Te ne vai, - mi dissero
sereni. - E questo è bello, siamo contenti per te. Presto usciremo anche noi. E torneremo al
picchetto. »
(1913)
1. L'IWW è l'IndustriaI Workers of the World, l'Unione lavoratori del mondo, uno dei sindacati americani.
2. William D. (Big Bill) Haywood, leader della Federazione occidentale dei minatori; uno dei fondatori
dell'IWW e leader di numerose lotte dei lavoratori americani. Negli ultimi anni si iscrisse al partito comunista
3. Elizabeth Gurley Flynn, uno dei dirigenti dell'IWW. In seguito fu uno dei leader del Partito comunista
americano.
4. La Federazione americana del lavoro.
Le lotte nel Colorado
Herrington (procuratore per la Compagnia del carburante e del ferro del Colorado): lo non so
davvero che cosa significa « libertà sociale ». Lei sa che cosa ha voluto dire il testimone con
«libertà sociale », Mr. Welborn? Mr. Welborn (presidente della Compagnia del carburante e
del ferro del Colorado): No, non lo so. (Da una testimonianza resa davanti al Comitato
d'investigazione congressuale degli USA.)
Arrivai a Trinidad dieci giorni dopo il massacro di Ludlow. Quella domenica c'erano
'centinaia di minatori dalla faccia larga e forte, che gironzolavano su e giù per la strada
principale, chiacchieravano in piccoli gruppi ai crocicchi, bighellonavano per il quartier
generale. Passeggiavano tranquilli, salutandosi in varie lingue da una parte all'altra della
strada.
Strano che non ci fossero donne. Le donne sarebbero uscite dalle loro tane soltanto parecchi
giorni più tardi.
Era una giornata di pieno sole. Negozi e cinema erano aperti, le strade brulicavano di vetture,
di carri e di ranchers a cavallo. I poliziotti sostavano ai crocicchi roteando i manganelli.
Tre notti prima una folla senza legge, armata, aveva battuto le strade della città, in una
battaglia disperata di casa in casa contro la guardia federale.
A est, l'enorme montagna di Fisher Peak perennemente coperta di neve troneggiava sulla
città. A nord e a ovest si inseguivano le ripide colline, rocciose e coperte di pini nani. In quei
canyons si stendevano le feudali città del carbone, occupate dalle guardie minerarie con le
mitragliatrici e i riflettori.
Un uomo arrivò trafelato al quartier generale degli scioperanti e disse: «Tre mandrie di
crumiri stanno venendo giù dalla strada. Forse vengono proprio qui ».
Tutti si precipitarono fuori.
Sui marciapiedi la folla si bloccò improvvisamente, come paralizzata. gli occhi di tutti erano
fissi verso la stessa direzione.
La vita, a Trinidad, si era fermata. Nel silenzio, il rumore degli zoccoli dei cavalli che
passavano aveva un'eco innaturale, paurosa
Tre guardie federali si avviavano verso la stazione. camminavano in fretta al centro della
strada, lo sguardo fisso a terra. In preda a un nervosismo evidente, scherzavano tra loro in
modo volgare. Passavano tra due cordoni di uomini: due cordoni di odio. Gli operai non
dicevano niente; non fischiavano nemmeno. Li guardavano rigidi e tesi come cani da caccia.
E appena i soldati erano passati, gli andavano dietro, tallonandoli in silenzio.
La città tratteneva il respiro.
Si fermarono anche i carri. Non si sentiva altro che il rumore dei passi di un migliaio di piedi;
le voci stridule di quei soldati. Finalmente arrivò il treno; le guardie salirono e presero posto.
La città ricominciò a respirare.
Nell'edificio della Camera di commercio erano stati sistemate donne e bambini. Le lezioni,
che si tenevano nella sala delle riunioni, erano appena terminate. I bambini avevano intonato
una canzone sullo sciopero:
C'è una lotta in Colorado per liberare i minatori
dai tiranni, dai padroni, da ogni forma di potere.
Hanno sempre calpestato ogni nostra libertà. Su
ragazzi, finalmente la giustizia vincerà! Su
ragazzi, nella lotta con il nostro sindacato! Tutti
uniti i minatori nella lotta in Colorado
certamente vinceranno ...
La lotta continua in Colorado!
Sulla lavagna della scuola qualcuno aveva scritto: «Se un ipocrita baciapile va in cerca di
Cristo a New York, e poi uccide i minatori in Colorado, da che parte sta? E se lo stesso
bigotto recita a New York la parte del protettore dei lavoratori, mentre qui incrementa il
traffico degli schiavi, potrà mai guadagnar il regno dei cieli? ».
Chiesi chi avesse scritto questa frase. Mi dissero che era stato un medico di Trinidad, un
professionista nemmeno iscritto al sindacato. Era proprio questa la caratteristica più
straordinaria della lotta: insieme agli operai c'erano anche uomini d'affari e professionisti che
solidarizzavano con gli scioperanti. In seguito alla strage di Ludlow, medici, sacerdoti,
stallieri, impiegati e contadini si erano uniti ai minatori, fucile alla mano.
Le donne avevano organizzato la Lega federale del lavoro; c tra loro ce n'erano perfino
alcune che non avevano nemmeno il marito nel sindacato. La Lega provvedeva a raccogliere
viveri e medicinali per i lavoratori in sciopero. Eppure si trattava di quel genere di persone
che di solito fa parte delle leghe per l'ordine e la legge; di gente che normalmente si considera
superiore agli operai; e che sa che il proprio interesse sta comunque dalla parte dei padroni.
Molti commercianti di Trinidad erano stati rovinati dallo sciopero.
Una donna piccola e minuta, la rispettabile moglie di un pastore protestante, mi disse: «Non
vedo perché gli scioperanti dovrebbero accettare una tregua, prima di aver ucciso anche
l'ultimo sorvegliante e l'ultima guardia federale, prima di aver fatto saltare tutte le miniere
con la dinamite ». Una presa di posizione radicale, per una classe in genere tanto amante
dell'ordine e del quieto vivere.
Non è uno sciopero rivoluzionario. Gli operai non sono né socialisti, né anarchici, né
sindacalisti di mestiere. Non vogliono strappare ai padroni le loro miniere o instaurare una
forma di gestione diretta: democrazia industriale non vuole dire niente di tutto ciò. In fondo,
considerano ancora il padrone quasi un dio. Umili, sottomessi per ragioni ataviche,
facilmente strumentalizzabili, gli operai si erano ritrovati a un tal punto di miseria che non
sapevano più che fare. Erano arrivati in America credendo di trovare tutte quelle garanzie che
la statua della Libertà sembrava promettere. Venivano da paesi dove la legge è un concetto
superiore: pensavano che in America fosse perfetta, ed erano pronti a rispettarla. Ma avevano
scoperto subito che il padrone in cui avevano cieca fiducia era il primo a rompere questa
legge. In modo sistematico e con insolenza.
Per loro, il sindacato rappresentava la prima possibilità reale. di essere felici; e liberi di vivere
la propria vita. Dissi loro che se volevano continuare a mantenersi uniti dovevano costringere
il padrone a pagarli abbastanza per campare; e obbligarlo a garantire la sicurezza sul lavoro.
Del resto, avevano già trovato nel sindacato migliaia di lavoratori con una certa esperienza di
lotte, pronti ad aiutarli.
Questo clima di solidarietà umana tra i vari strati sociali era un fatto completamente inatteso
per i lavoratori del Colorado. Come mi disse un messicano: «Corriamo il pericolo di dividerci
proprio ora che ci capita addosso un fiume di amicizia, perfino da fratelli che non abbiamo
mai conosciuto ».
Molti di quelli che ora erano scesi in sciopero, nel 1903 avevano fatto la parte dei crumiri.
Allora, più del 70% dei minatori del Sud Colorado era di lingua inglese: americani, scozzesi,
inglesi, gallesi; e le loro rivendicazioni erano praticamente le stesse di adesso. Dal 1884, circa
ogni dieci anni capitava uno sciopero simile. Tra le guardie e i sorveglianti ci scappava il
morto, e subito centinaia di minatori venivano imprigionati o buttati fuori dallo Stato. Due
anni prima dello sciopero del 1903 seicento uomini erano stati messi su una lista nera;
cacciati dalle miniere; dichiarati fuorilegge, solo perché avevano osato iscriversi al sindacato.
Avrebbero dovuto lavorare otto ore, ma nessuno ne lavorava meno di dieci. E quando i
lavoratori si ribellarono, il magistrato Shermanbell passò sopra il principio dell' habeas
corpus, esclamando: «Al diavolo la Costituzione! ».
Quando lo sciopero fu sospeso, gli uomini schedati sulle liste nere erano diecimila.
Dopo un preciso esame della situazione, i padroni decisero di mettere a lavorare insieme gli
operai più sottomessi; gli stranieri, gente di lingua diversa, in modo che gli fosse ancora più
difficile comunicare e organizzarsi. Consegnarono alle guardie le zone operaie, gli dettero il
potere di intervenire e di giudicare in ogni occasione.
Per comprendere fino in fondo la natura dello sciopero importantem conoscere la geografia
del Sud Colorado. Da Denver a Trinidad corrono due strade ferrate; a est si estende una vasta
pianura, fino ai confini del Kansas. A ponente, le colline delle Montagne Rocciose; da nord a
sud, dietro le colline, i magnifici picchi nevosi della catena del Sangre de Cristo.
E appunto tra i canyons, tra queste alture, c'è la maggior parte delle miniere; tutt'intorno
sorgono queste antiche città. Le case degli operai, le botteghe, i saloons, la scuola, l'ufficio
postale e la miniera, tutto è proprietà privata, fortificata e difesa come fosse perennemente in
stato d'assedio.
Tre grandi compagnie - la Compagnia del carburante del ferro del Colorado; la Compagnia
del carburante delle Montagne Rocciose; la Compagnia del carburante Victor American producono il 60% di tutto il carbone dello Stato; e coprono il 95% dell'esportazione. È quindi
ovvio che esse riescano a controllare anche i prezzi e la politica delle altre compagnie
carbonifere del Colorado. Fra queste tre, la Compagnia del carburante e del ferroha una
produzione del 40%; e Mr. Rockefeller possiede 11 40% delle azioni della compagnia.
Risulta quindi evidente che Mr. Rockefeller controlla la politica di tutte le industrie minerarie
del Colorado. In un discorso elettorale, egli affermò di avere completa fiducia nella
competenza, nell'abilità e nell'onestà dei dirigenti della sua compagnia; dichiarò di non sapere
nulla delle condizioni in cui lavoravano i suoi minatori; e rimandò, per le responsabilità, al
presidente Welborn e al direttore Bauers. Questi, a loro volta, se ne lavarono le mani; e
passarono la castagna bollente ai loro funzionari, che non sapevano nemmeno quante azioni
avesse Mr. Rockefeller. Bene: questi individui ebbero l'impudenza di sostenere, al banco dei
testimoni, che i minatori non avevano alcuna ragione di lamentarsi, perché costituivano una
vera « grande e felice famiglia ». In realtà, ed è ormai un dato storico acquisito, il minatore
veniva pagato un tanto a tonnellata, conteggiato solo sul carbone puro, estratto, separato dalle
impurità, caricato sulle carriole e portato fuori della miniera. Le statistiche forniscono dati
esageratamente ottimistici, secondo i quali i minatori guadagnerebbero 5 dollari giornalieri.
Ma a prescindere dal fatto che il numero medio dei giorni lavorativi all'anno è in Colorado
191, il salario medio lordo di uno scavatore di carbone arriva appena a 2,12 dollari al giorno.
E in molti posti è ancora peggio. Questa è la situazione generale. Poi ci sono uomini che
guadagnano di più perché hanno qualche « aggancio» con la compagnia; e uomini che
lavorano fino a una settimana per mettere insieme una somma che non gli è nemmeno
sufficiente per comprare una carica di dinamite. Perché, se la devono pagare da' soli ...
Devono versare un dollaro al mese per l'assistenza medica. In certe zone, inoltre, devono
pagare dieci dollari extra per curarsi una gamba o un braccio rotti. Di regola, il medico si fa
vedere nella miniera una volta ogni due settimane. Se è chiamato per qualche caso
eccezionale, il suo orario viene conteggiato a parte. Molte di queste città di minatori erano
vere e proprie depandances della compagnia. Il sindaco era spesso il direttore della miniera;
il personale della scuola era costituito da funzionari della compagnia; l'unica bottega della
città era di proprietà della compagnia, come del resto tutte le case, affittate ai minatori. E
sulla proprietà privata non si pagava alcuna tassa. I padroni, è dimostrato, si rifiutano di
prendere qualsiasi precauzione per garantire la sicurezza dei propri dipendenti; e si rifiutano
perfino di obbedire ordini dell’ ispettore alle miniere.
Secondo i dati dell'ispettorato del lavoro , il rapporto tra il numero delle vittime delle miniere
del Colorado e il resto del paese era, nel periodo 1901-1910, di 2 a 1; dal 1910 a oggi è salito
a 3,5 a l.
Il giudice istruttore della contea di Las Animas è il capo di un complesso imprenditoriale
ufficialmente finanziato dalla compagnia del carburante e del ferro del Colorado. La prova è
che funzionari di questa società sono stati fino a poco tempo fa azionisti di quel complesso.
Inoltre le giurie della contea, durante questo periodo di lotte, sono sempre state formate da
impiegati nelle società carbonifere, scelti dai dirigenti delle miniere. Il giudice istruttore
della contea di Las Animas - durante cinque anni di gravi disastri sul lavoro - ha emesso una
sola volta un verdetto contro la compagnia. E non può essere altrimenti: i verdetti vengono
infatti formulati in base agli interessi della compagnia, che, altrimenti dovrebbero risarcire i
danni. Negli ultimi dieci anni non è mai accaduto. Questo è abbastanza indicativo di come le
società carbonifere controllino la classe politica a Las Animas e a Huerfano. I procuratori dei
distretti, gli sceriffi, gli ispettori di contea sono praticamente nominati negli uffici della
Colorado Fuel & Iron Company. La popolazione non può eleggere un rappresentante per le
assemblee o nominare un giudice di pace senza mettersi in contatto con Cass Herrington,
procuratore della compagnia.
Dopo lo sciopero del 1903 il sindacato dei lavoratori delle miniere era stato spazzato via dal
paese. Nel 1911 gli operai riuscirono a ricostituirne una sezione a Trinidad. Da quel momento
in poi si ricominciò a parlare di sciopero. E da quel momento i padroni delle miniere
cominciarono ad obbedire in parte alle leggi. Ma questo non vuol dire che finirono i soprusi;
allora i minatori compresero finalmente che per lottare contro i padroni dovevano essere
uniti.
Il sindacato dei lavoratori delle miniere fece il possibile per evitare lo sciopero. Si appellò' al
governatore Ammons per un incontro con i dirigenti della compagnia, per discutere le
richieste dei lavoratori, L'incontro venne rifiutato. Allora il sindacato invocò a Trinidad una
rappresentanza di minatori e di impiegati della compagnia, e rinnovò l'appello ai dirigenti
perché si incontrassero con loro e ascoltassero le loro rivendicazioni. Per tutta risposta i
padroni cominciarono a organizzarsi per soffocare la lotta. Misero in moto la loro potente
macchina antisciopero, uno spietato meccanismo collaudato con successo in trent'anni di lotte
nell'industria. Dal Texas, dal Nuovo Messico e dalla Virginia furono chiamati gli uomini
dalla pistola facile; e dal Michigan i crumiri e le guardie che avevano una lunga esperienza di
scioperi, soldati di ventura, disertori ed ex poliziotti. W.F. Reno, capo delle guardie della
Compagnia del carburante e del ferro del Colorado, era stato reclutato nel sottoscala di un
albergo di Denver. A quelli che sapevano sparare, Reno dava fucili e munizioni e li mandava
nelle miniere. Furono ingaggiati perfino gli uomini di una nota agenzia di crumiri, la
Baldwin-Felts Detective Agency: molti dipendenti della Baldwin-Felts, fuorilegge e ricercati
per omicidio in altri Stati, in certe contee del sud erano addirittura riusciti a diventare sceriffi.
Tutte le miniere furono circondate da mitragliatrici, da dodici a venti.
Il 16 settembre, a Trinidad, l'assemblea dei delegati votò all'unanimità uno sciopero per il 22
settembre. Chiedevano: riconoscimento ufficiale del sindacato, aumento del 10 per cento dei
salari, giornata lavorativa di otto ore, paga anche nei periodi di lavoro morto, libero diritto
d'acquisto, autodecisione sui luoghi dove tenere le assemblee, libertà di scegliersi i medici, e
infine applicazione delle leggi sulle miniere del Colorado e abolizione delle guardie interne ...
Il sindacato dei lavoratori delle miniere aveva annunciato che avrebbe piantato delle
tendopoli per assistere gli operai in sciopero; e per rispondere alle aperte minacce dei
dirigenti e delle guardie della compagnia di ripetere la strage e gli orrori avvenuti durante lo
sciopero del 1903, i minatori decisero di armarsi.
Il 23 settembre cadeva una leggera neve e faceva molto freddo. La mattina presto le guardie
andarono in giro per le miniere chiedendo agli operai se avevano intenzione, brutto tempo o
no, di recarsi al lavoro. Se quelli rispondevano di no, gli veniva immediatamente intimato di
lasciare la casa. A Tabasco le guardie entrarono nelle baracche e arrivarono perfino a gettare
sulla neve donne e bambini, scaraventandogli dietro mobili e vestiti. A Tercio fu concessa
un'ora ai lavoratori per lasciare la città e tutta la loro roba fu sparpagliata per le strade.
Furono scortati dalle guardie che li picchiavano e li minacciavano con i fucili.
Lungo cinquanta miglia, si riversavano dai canyons gruppi di uomini e donne coi bambini in
braccio, mentre i ragazzi si trascinavano nella neve. Alcuni occuparono vagoni di vecchi treni
abbandonati, altri si stiparono in carrozze in disuso, altri ancora si sparsero disordinatamente
per le strade che si snodavano verso la pianura. A Pryor, la compagnia aveva offerto incentivi
speciali per spingere i minatori a costruire case sui terreni di sua proprietà. Eppure ora ne
furono cacciati senza appello e le guardie della miniera insultavano e minacciavano le donne:
«Andate all'inferno fuori di qui, o vi ci butteremo appiccandovi fuoco! ». Nel West Virginia,
se non altro, i dirigenti avevano concesso agli scioperanti quattro giorni per abbandonare le
proprie case. In Colorado, l’ ultimatum era di 24 ore. Nessuno si aspettava niente di simile.
All'improvviso furono prelevati e scaricati nei canyons senza vestiti e senza niente, e quando
il sindacato provvide ad inviar loro dei vecchi vagoni per ripararsi, in molti posti, come ad
esempio a Primero, non fu permesso a nessuno di entrarvi.
E le tende non erano arrivate. Fuori al freddo, con la neve che cadeva, stavano ammassate
centinaia di persone: uomini, donne e bambini si erano ammucchiati là dove i loro capi gli
avevano consigliato di radunarsi. Ma le tende continuarono a non arrivare. Alcuni di loro
rimasero per due giorni fuori, senza alcun riparo. Allora si scavarono una fossa per terra,
dove seppellirsi come animali, senza mangiare e senza bere.
Finalmente, dopo una affannosa ricerca in tutte le botteghe di Denver, arrivarono le tende. Ai
piedi delle colline nacquero delle vere e proprie tendopoli per cinquanta miglia, bianche nella
bianca neve. Dei tredicimila minatori che lavoravano in Colorado, ben undicimila erano in
sciopero.
Le tendopoli furono strategicamente piantate alle bocche dei canyons, verso le miniere, per
controllare le strade da cui potevano arrivare i crumiri. Oltre alla grande tendopoli di Ludlow,
c n'erano altre a Starkville, a Gray Creek, Suffield, Aguilar, Valsenburg, Forbes e in cinque o
sei altri posti.
Mamma Jones1 non faceva che andare su e giù per il distretto facendo discorsi, incitando gli
scioperanti a difendersi, prendendosi cura dei ragazzi, aiutando a impiantare le tende e
assistendo i malati.
I dirigenti della compagnia, intanto, chiedevano a gran voce l'intervento della guardia
federale. Dicevano che presto sarebbe esplosa la violenza, e che Mamma Jones era una
pericolosa agitatrice: bisognava buttarla fuori dello Stato. Il governatore Ammons replicava
che se le autorità locali non avessero saputo far fronte alla situazione, avrebbe certamente
fatto intervenire la guardia federale. In nessun caso, però, sarebbe stata impiegata per
permettere ai dirigenti della compagnia di importare crumiri o per fare intimidazioni ai
minatori.
« Quanto a Mamma Jones - disse - intendo mettere fine alle sue provocatorie dichiarazioni.
Intendo arrestarla e isolarla, in modo che non possa più rivolgersi all'intero paese. Non le sarà
più permesso di dettare, fuori dello Stato del :Colorado, le condizioni di lotta, con lo
stravagante linguaggio che la sempre usato nelle regioni minerarie. »
Emma F. Langon, segretaria del partito socialista del Colorado, ribatté pubblicamente: «Se
torceranno uno solo dei capelli grigi di Mamma Jones solleverò le donne del Colorado perché
marcino su Trinidad, per liberarla ». Da quel giorno a oggi il partito socialista del Colorado
non ha più detto una sola parola, eppure poco tempo dopo Mamma Jones fu arrestata e tenuta
in isolamento per nove settimane nelle carceri di Trinidad. .
La prima mossa fu quella di nominare sceriffì-aggiunti tutti sorveglianti delle miniere e le
guardie. I sovrintendenti delle miniere telefonarono allo sceriffo per far presente il numero
necessario degli sceriffi-aggiunti, e lo sceriffo mandò le schede bianche per posta. I dirigenti
del sindacato chiesero allo sceriffo Grishan di nominare sceriffì-aggiunti anche alcuni
scioperanti. Grishan ribatté: «Non armo mai entrambe le fazioni! ».
Lo sceriffo Jeff Farr portò la notizia che gli scioperanti si erano appostati su una collina alta
circa duecento metri davanti alla miniera di Oakview e avevano sparato sulle costruzioni un
migliaio di colpi. Ma i giornalisti che erano andati sul posto trovaono solo tre buchi di
pallottola, e per di più orizzontali al terreno. Poi un minatore greco litigò col capo campo Bob
Lee, di Segundo, un noto killer che un tempo era stato fuorilegge con Jessy James; e il greco
sparò per primo. Dovunque le guardie minerarie cercarono di provocare disordini. A Sotris
fecero saltare con la dinamite un edificio della compagnia, e tentarono di farne ricadere la
responsabilità sugli scioperanti; ma una delle guardie che faceva parte del complotto si lasciò
sfuggire la verità.
Alle compagnie minerarie questo assetto armato costava una fortuna. Per questo volevano
che il loro sporco lavoro fosse fatto dalla guardia federale, a spese dello Stato. Per di più, le
tendopoli degli scioperanti impedivano ai crumiri di raggiungere le miniere. La più grande di
queste tendopoli era a Ludlow, come ho già detto, posta all'incrocio tra le due strade che
portano a Berwin e a Tabasco da una parte, e a Hastings e a Delagua dall'altra c’erano più di
1.200 persone, di 21 nazionalità diverse, che vivevano la meravigliosa esperienza di sentirsi
tutti uguali. Dopo essere stati insieme per due settimane, i pregiudizi e le menzogne
fomentate tra loro dalle compagnie minerarie per tanti anni cominciavano a dileguarsi. Gli
americani trovavano che gli slavi, gli italiani, i polacchi erano persone di cuore, allegri e
bravi quanto loro. Le donne chiacchieravano vantando i propri mariti e i propri figli e si
aiutavano a vicenda se qualcuno era malato. Gli uomini giocavano a carte o a calcio
insieme...
« Non avevo mai trattato gli stranieri, prima di venire a Ludlow - mi disse una donna. - Ma
sono come noi, solo che non parlano la nostra lingua. »
« Proprio cosi, - mi disse un'altra: - credevo che i greci fossero volgari, sporchi e ignoranti.
Ma a Ludlow i greci sono dei perfetti gentiluomini. Non potete dirmi più niente contro i
greci, adesso! »
Tutti cominciarono a imparare la lingua degli altri. E a sera ballavano nella Grande Tenda.
Gli italiani suonavano e gli altri di tutte le nazionalità, ballavano insieme. Erano veramente
uniti tra loro. Questa gente esausta, avvilita, stremata non aveva mai avuto prima il tempo di
conoscersi...
Era quasi impossibile credere che questa pacifica colonia fosse minacciata di distruzione
dalle guardie minerarie. Non erano furfanti. Erano solo degli uomini forti che si trovavano a
far fronte a un ordine prestabilito. E l'ordine era quello di distruggere la tendopoli di Ludlow,
perché si trovava sulla strada dei profitti di Mr. Rockefeller. Ma quando i lavoratori
cominciarono a conoscersi meglio, la fine dello sfruttamento sul sangue dei lavoratori era
ormai vicina.
La colonia di tende di Ludlow era stata impiantata da circa una settimana quando gli uomini
armati della compagnia minacciarono di scendere nel canyon e di uccidere tutti gli operai.
Le visite, i giochi e le danze furono interrotte. La colonia cadde in uno stato di terrore. Non
c'era organizzazione in fondo; non c'erano capi. Si riuscì a raccogliere soltanto 17 fucili,
alcune pistole. di. vario tipo e pochissime munizioni. Con queste armi gli uomini di Ludlow
fecero la guardia alle loro donne e ai bambini per lunghe, fredde notti; mentre dalla collina
sopra Hastings un riflettore era puntato incessantemente sulle tende ...
Durante l'ultima settimana di settembre una fiumana di gente proveniente dai canyons, si
riversò sulla colonia. Erano stati cacciati dalle .loro case, gettati sulla neve e pestati. In quei
giorni gli scioperanti che andavano a ritirare la posta negli uffici delle miniere erano
selvaggiamente picchiati, ed era meglio che non si azzardassero a girare per le strade. Arrivò
anche notizia che la gente della tendopoli di Aguilar temeva per la propria vita, e si stava
armando per proteggersi.
Il 4 ottobre guardie armate invasero le strade di Old Sopris, che non era proprietà della
compagnia, entrarono in un locale pubblico fucili alla mano e interruppero una riunione degli
scioperanti. Dappertutto i riflettori erano puntati sulle tende e impedivano di dormire alle
donne e ai bambini; le guardie attiravano fuori gli uomini anche venti volte per notte,
attaccando e ritirandosi rapidamente. Poi, il 7 ottobre, la situazione cominciò a precipitare.
Alcuni scioperanti erano andati a Hastings per ritirare la posta. Furono insultati, e gli
impedirono l'ingresso nell'ufficio postale. Mentre tornavano indietro, una delle guardie di
Hastings sparò due colpi sopra le loro teste. Tutt'e due i colpi finirono sulle tende. Poco dopo,
una macchina con B.S. Larson, capo reparto della Compagnia del carburante e del ferro del
Colorado, si fermò sulla strada, ai piedi della collina. Contro le tende partirono venti colpi.
Immediatamente la colonia ribollì di grida furiose. Solo 17 uomini avevano i fucili, ma gli
altri si armarono con pezzi di carbone e bastoni, e si riversarono nella pianura, alla cieca. La
loro apparizione fu come un segnale: una nuova scarica arrivò dalla collina e da una casa
vicino al canyon di Hastings. Le donne e i bambini corsero fuori delle tende e rimasero allo
scoperto, senza alcun riparo. Ma prima che gli scioperanti, ormai esasperati, potessero
reagire, le guardie si erano già ritirate dietro le colline. Così la battaglia fini e gli operai
tornarono indietro, schiumanti di rabbia.
La mattina dopo, verso l'ora di colazione, qualcuno sparò contro le tende da un treno merci in
movimento; e quella notte fu riacceso il riflettore, fino a quando, all'alba del giorno 9, uno
scioperante non riuscì a romperlo.
Quella mattina gli operai andarono, come al solito, a ritirare la posta e ad assistere all'arrivo
del treno. Stavano giocando a base-ball nel campo vicino alla stazione, quando contro di loro
fu sparato un colpo. Un centinaio di uomini corse urlando a prendere i fucili; ma prima che ci
riuscissero, altri colpi arrivarono dal ponte sulla ferrovia. Gli operai si diressero allora verso il
ponte. Quaranta o cinquanta correvano in testa, senza armi; il resto veniva a ruota,
affannandosi a caricare i fucili e a capire da dove provenissero gli spari. Dal ponte le scariche
di fucileria non cessavano, ma gli uomini continuavano ad avanzare verso Water Tank Hill
con furia selvaggia.
Improvvisamente, qualcuno gridò «Sta arrivando la guardia
Torniamo alle tende!».
federale! È una trappola!
Spingendosi e calpestandosi per la paura gli operai tornrono indietro. MacPowell, un rancher
che nella lotta tra le due parti era sempre rimasto neutrale, fu ucciso mentre tornava a casa.
La sparatoria dal ponte ferroviario continuò. finalmente un treno diretto a nord si fermò alla
stazione di Ludlow e jack Maquarrie, agente speciale della Colorato e Southern Railroad
comunicò ai giornalisti che « un gruppo di sceriffi-aggiunti erano arrivati sul posto per dare
finalmente un taglio netto alla faccenda »
È interessante notare che questi uomini erano già sul treno a Trinidad, un'ora prima che
cominciasse la battaglia; e che il treno era partito per Ludlow al primo colpo di fucile.
Tre scioperanti erano rimasti feriti. All'arrivo degli sceriffi a Ludlow le guardie minerarie
erano scese dalla collina e dal ponte ferroviario, urlando che avrebbero conquistato Ludlow e,
prima di notte, anche la tendopoli. Allora, freneticamente, quel pomeriggio stesso gli operai
cominciarono a scavare delle trincee.
Per gli scioperanti fu un'altra notte di terrore, Nessuno dormì, In circa 200 passarono la notte
nelle trincee. Chi non aveva il fucile era armato di coltelli, rasoi ed asce. Ma non successe
niente. Il giorno dopo le guardie tornarono sulla collina, minacciando che presto sarebbero
scesi e li avrebbero massacrati tutti.
Due giorni dopo tre guardie a bordo di una automobile scaricarono le pistole contro le tende
della colonia di Sopris. Quattro giorni dopo la Compagnia del carburante e del ferro del
Colorado piazzò un riflettore e una mitragliatrice sulla collina che dominava Segundo. Qui
una guardia ubriaca che aveva insultato una donna era stata ferocemente picchiata; e la
mitragliatrice, quella notte sparò sulla città per dieci interi minuti. Il giorno dopo 48
scioperanti che stavano picchettando la miniera di Starkville, di proprietà di James Mc
Laughlin, fratellastro del governatore Ammons, furono arrestati e costretti a marciare per 20
miglia, tra due file di guardie armate, fino a Trinidad e lì rinchiusi in prigione.
Le provocazioni continuavano. A Segundo, i killers della Balwin-Felts invasero la città
vecchia, che non è proprietà della compagnia, e abbatterono con le asce la porta di una casa
privata, col preteso di cercare armi. A Walsenburg, Lou Miller, noto per la sua abilità con la
pistola, con cinque omicidi sulle spalle, andava per le strade con sei compagni armati
picchiando gli uomini del sindacato, Poi comparve A.C. Felts, manager della Baldwin-FeltDetectives Agency e immediatamente ordinò alla fonderia di Pueblo della Compagnia del
carburante e del ferro del Colorado di blindare una macchina e di armarla con una
mitragliatrice.
Quando i dirigenti del sindacato capirono che bisognava armare gli scioperanti, era troppo
tardi. I negozianti d'armi avevano già venduto tutto ai dirigenti delle miniere; così per
esempio, i 25 uomini della tendopoli di Forbes ebbero, dal 15 ottobre, solo 7 fucili e 6
revolvers, tutti di marca differente; e pochissime munizioni. La colonia di Forbes era proprio
sulla strada che portava alla miniera di Forbes, e il posto era stato spesso teatro di sparatorie,
soprattutto da quando gli scioperanti avevano impedito ai crumiri il passaggio per la miniera.
Gli uomini erano così preoccupati per la sicurezza delle donne e dei bambini che avevano
costruito un campo apposta per loro, distante circa 300 metri.
La mattina del 17 ottobre un gruppo di uomini armati, a cavallo, galoppò per la strada di
Ludlow e smontò presso la strada ferrata in disuso, vicino alla tendopoli.
Contemporaneamente, la macchina blindata di A.C. Felts apparve da Trinidad e qualcuno
cominciò a sparare con la mitragliatrice contro le tende. Sorpresi e spaventati gli operai
corsero fuori, afferrando i fucili. Ma un agente di nome Kennedy, che in seguito divenne
ufficiale della guardia federale, si avvicinò con una bandiera bianca, gridando: «Calma,
ragazzi, siamo del sindacato! » e mentre gli scioperanti abbassavano i fucili aggiunse:
«Vogliamo dirvi qualcosa ».
Gli uomini gli si raggrupparono attorno per sentire cos'avesse da dire. E lui gridò: «Quello
che volevo dirvi è che vi daremo una bella lezione! ». Abbassò la bandiera bianca e si gettò a
terra. Gli uomini a cavallo spararono una raffica sul gruppo ed uccisero un uomo. Gli operai,
sebbene in preda al panico, si diressero verso un avvallamento, punto di difesa già prestabilito
in caso di attacco. Mentre correvano entrò in azione la mitragliatrice di Felts, falciando alle
gambe un bambino. E il bambino rimase lì per terra.
Gli operai risposero al fuoco. La battaglia durò dalle 2 del pomeriggio fino a sera. Ogni volta
che il bambino tentava di trascinarsi verso le tende, la mitragliatrice gli sparava. Fu colpito
almeno nove volte. Le tende furono crivellate di colpi; la roba che c'era dentro fatta a pezzi.
Una bambina, la figlia di un farmer dei dintorni, stava tornando a casa da scuola. Le fu
sparato in piena faccia.
Al cadere della notte la battaglia si spense, e gli attaccanti si ritirarono . ma per tutta la notte
gli operai non osarono tornare nelle tende.
Il terrore provocato dal brutale attacco di quegli assassini era quasi superato quando, cinque
mattine dopo, gli scioperanti, svegliandosi, rividero al solito posto la criminale mitragliatrice;
e altre tre mitragliatrici piazzate in un raggio di 150 metri attorno alla tendopoli. All'alba,
sciamarono dalla collina. Erano più di cento e armati fino ai denti, il vice sceriffo Zeke
Martin, della contea di Las Animas, marciò verso le tende e ordinò agli operai di mettersi in
fila e di andare verso la strada ferrata. Insultati e pestati furono allineati sotto il tiro della
mitragliatrice. Poi le guardie perquisirono le tende a caccia di armi, spaccando tutto e
rubando quel poco che trovavano. La casa di un rancber, veterano della guerra civile, che
sorgeva presso la tendopoli, fu saccheggiata. E la moglie, che non c'entrava niente con lo
sciopero, fu minacciata che le avrebbero distrutto la casa, se avesse ancora nascosto un
sindacalista.
Quella notte, un gruppo di minatori inferociti circondò a Trinidad la sede della Baldwin-Felts
e minacciò di linciare il proprietario. Da quel momento in ogni colonia, da Starkville a
Walsenburg, fu deciso di non tenere più conto delle promesse di pace ufficiali, ma di
difendersi e basta. Era una decisione nata dalla disperazione: pochi di loro avevano visto
prima un fucile, meno ancora avevano mai sparato, e ancora meno sapevano sparare; la
maggior parte di loro veniva da paesi dove l'autorità della legge era pressoché divina ...
Le minacce erano all'ordine del giorno: per lettera, per telefono, o urlate dalle guardie sulle
colline: una volta o l'altra, dicevano, sarebbero scesi e avrebbero distrutto tutto. Nella
tendopoli di Ludlow la gente viveva in un clima di terrore. Gli operai andavano di casa in
casa elemosinando un vecchio fucile, una pistola arrugginita, qualunque cosa riuscisse a
sparare. E avevano messo insieme un'incredibile collezione di armi ormai dimenticate.
Su consiglio dei loro capi, gli scioperanti scavavano cunicoli sotto le tende, dove avrebbero
potuto nascondersi le donne e i bambini in caso di attacco. Gli insulti delle guardie, i pestaggi
ai sindacalisti appena si avventuravano soli fuori della tendopoli avevano portato gli operai a
un tal punto di esasperazione che solo le pressioni dei loro leaders riuscirono ad impedire che
si avventassero in massa contro le guardie.
Il 26 ottobre esplose il furore. Da molti giorni la tendopoli di Ludlow si aspettava un attacco,
e gli uomini sorvegliavano la colonia giorno e notte. Il 25, un sabato mattina, alcuni
scioperanti che erano stati alla stazione ferroviaria portarono la notizia che era arrivato un
nuovo riflettore, per sostituire quello fracassato il giorno 9. Molti erano del parere che non si
dovesse permettere alle guardie di piazzare il riflettore, che serviva a sparare meglio contro
gli operai; ma i capi insistettero perché contro il riflettore non fosse intrapresa alcuna azione.
Cosi non gli tirarono nemmeno un sasso.
Nel pomeriggio squillò il telefono, e una voce disse: «Sto parlando da Hastings. State attenti:
uno squadrone a cavallo è partito per combinare qualcosa ... Molti altri stanno andando a
sistemarsi all'imbocco del canyon, per aggredirvi al primo sparo ... ».
Nello stesso momento, una sentinella corse dentro gridando: «Arrivano! Vengono a cavallo
dal canyon sono in molti! ».
Gli uomini corsero a prendere le armi.
- Non sparate, - urlarono i capi. - È una trappola! Hanno in mente qualcosa!
- Bene, gli daremo noi qualcosa! - risposero gli uomini.
-Non ce l'hanno con noi, - disse uno. - Lasciateli stare, stanno solo venendo a prendere il
nuovo riflettore per a Hastings.
-Non è vero! - gridò un altro. - Non voglio più avere quel riflettore puntato sulla mia tenda,
tutta la notte! Forza, ragazzi!
Ma mentre esitavano, incerti se attaccare o no, la faccenda si risolse da sola. Venti uomini
armati emersero dal canyon cavalcando verso la stazione ferroviaria. Uno di essi,
deliberatamente, sparò un colpo. Bastò. Gli scioperanti si riversarono verso la ferrovia nel
tentativo di distrarre il tiro delle guardie dalle tende; e cominciarono a sparare.
Immediatamente, le forze di riserva che erano nascoste nel canyon sbucarono fuori, e
cominciò una battaglia che durò fino a notte.
Inferiori di numero e con pochi fucili, gli operai si ritirarono lentamente verso est e verso
nord, arroccandosi sullo Steel Bridge. Le guardie cercarono di snidarli ed andarono avanti
finché cadde l'oscurità; poi cominciarono a ritirarsi verso le colline, inseguiti da alcuni operai
che continuavano a sparare. Quella notte, quasi tutti gli scioperanti salirono sulle colline. La
domenica mattina, il 26, gli operai armati assediarono e presero la miniera di Tabasco.
Le guardie telefonarono a Trinidad per chiedere aiuti.
Quella notte ci fu gran festa tra gli operai, con banchetti, danze e inni alla vittoria. Ma nel bel
mezzo della festa arrivò la notizia che le guardie avevano piazzato una mitragliatrice su un
vagone ferroviario, e stavano dirigendosi verso di loro. così le danze finirono, e quella notte
nessuno dormì.
La mattina, ricominciarono le scariche di fucileria dalle colline. Contemporaneamente una
fonte autorevole telefonò da Trinidad che stava arrivando un treno corazzato di tre vagoni, su
ognuno dei quali era stata piazzata una mitragliatrice, un treno come quello che era stato
portato l'anno prima a Cobin Creek per far piovere acciaio sugli scioperanti del West
Virginia. Cinquecento uomini scesero allora nella pianura aspettare quel treno, incuranti degli
spari che venivano dalle colline tenute ancora dalle guardie. E quando il convoglio giunse a
circa mezzo miglio da Ludlow fu accolto da una tal scarica di fucileria che fu costretto a
ritornare alla miniera di Forbes.
Una tormenta di neve investì quella notte il mondo. Nell'oscurità, gli scioperanti lasciarono le
loro tende e si arrampicarono in 700 sulle colline. Prima dell'alba, aprirono il fuoco su
Berwind e Hastings, uccidendo dieci guardie minerarie e sceriffi-aggiunti. Più avanzavano,
più sparavano ... Le linee telefoniche e telegrafiche erano state tagliate, e un gruppo era
andato a bloccare la ferrovia che portava a Ludlow.
A Tabasco gli scioperanti avevano trascinato in ostaggio le guardie e i loro familiari
all'imboccatura della miniera. Se avessero incontrato ostacoli nella lotta, quelle guardie
sarebbero state uccise.
Ma nella tempesta arrivarono trafelati i corrieri della tendopoli di Ludlow. «Smettetela di
combattere! - ordinarono. Tornate subito alle vostre tende. Il governatore ha chiamato la
guardia nazionale! »
Cosi si precipitarono dalle colline attraverso la pianura, discutendo su questa nuova difficoltà.
Che cosa significava? I soldati sarebbero rimasti neutrali? Gli scioperanti sarebbero stati
disarmati? Gli avrebbero lasciato la possibilità di proteggersi? Quelli di loro che avevano
partecipato ad altre grandi lotte erano terribilmente perplessi.
Per il momento i capi li rassicurarono; e quella sera gli uomini degli altri accampamenti
tornarono a casa, e gli uomini di Ludlow cedettero i loro fucili ai capi in modo che potessero
essere consegnati ai soldati la mattina dopo Ma la mattina dopo non arrivò nessun soldato;
nessuno ne sapeva niente. Invece, un uomo chiamò da Trinidad per dire che sette automobili
piene di guardie armate erano partite per Ludlow, decisi a vendicare l'attacco su Hasting e
Berwind. E più tardi giunsero notizie sempre più preoccupanti.
- Siamo perduti! - gridavano gli operai. - I soldati stanno venendo per portarvi via i fucili. Ci
spareranno addosso. Come fanno sempre durante gli scioperi ... Certo, .stanotte .verranno le
guardie. Dobbiamo mandare via le donne e i bambini.
E così le madri, le mogli ed i bambini furono. messi sul treno di Trinidad; e gli uomini
ritornarono ai loro campi deserti,
- Dimostriamo loro che siamo uomini. Vendichiamoci sulle guardie minerarie, prima che i
soldati vengano ad ucciderei. Combatteremo fino in fondo!
Ormai c'era solo un piccolo gruppo armato, non più di un centinaio di' uomini. Senza un
piano preciso e senza capi essi fecero una sortita nella tempesta, prima dell'alba; ma ormai le
guardie erano all'erta, ed il loro numero superava di gran lunga quello degli scioperanti.
Verso le sette del mattino se. ne tornarono stancamente indietro e si gettarono per terra per
riposare.
« Questa storia dell'esercito era un inganno per lasciarci indifesi - dicevano. - Non viene
nessun soldato. Restituiteci le armi ~ le munizioni, e noi aspetteremo le guardie qui! »
Disperati, attendevano la fine.
Ma la mattina del giorno 31 il treno dell'esercito raggiunse un punto a tre miglia a nord di
Ludlow, e qui si fermò, mentre il generale Chase raggiungeva la colonia di Ludlow protetto .
da una bandiera bianca. Chase informò i capi della colonia che gli ordini del governatore
Ammons erano di disarmare entrambe le parti, mantenere la pace, di non usare l'esercito per
aiutare i dirigenti della compagnia a portare i crumiri e per intimidire gli scioperanti:
I capi comunicarono queste promesse agli operai, Erano tutti felici per la fine di quel regno
del terrore. Restituirono sollecitamente le armi perché fossero consegnate ai soldati, e con
gioia mandarono a chiamare le donne ed i bambini. Erano così felici e grati ai soldati, che
organizzarono una magnifica accoglienza.
Su richiesta degli scioperanti l'esercito marciò dentro Ludlow in alta uniforme. L'intera
colonia di Ludlow, in quella meravigliosa domenica percorse circa un miglio nella pianura
coperta di neve prr andargli incontro. In testa al corteo danzavano un migliaio di bambini,
riuniti da tutte le tendopoli, vestiti di bianco, che intonavano i canti degli scioperanti. Li
seguiva la fanfara e poi mollissimi uomini e donne con bandiere americane. Formavano due
fitti cordoni di gente vivace e sorridente; la guardia nazionale marciò tra loro e si diresse
verso la tendopoli.
Chase stabili il suo quartier generale a Ludlow, dal momento .che l'accampamento
dell'esercito si trovava oltre il tronco ferroviario della colonia di Ludlow, fra la tendopoli e le
miniere Egli annunciò che il disarmo di entrambe le parti sarebbe cominciato subito, e per
provare la sua buona fede agli scioperanti disarmò per prime le guardie minerarie. Poi chiese
ai minatori di consegnargli le armi. Essi consegnarono 32 fucili, due terzi di quelli esistenti
nella colonia. Gli altri fucili non vennero consegnati perché da Trinidad era arrivata una
strana notizia: le armi prese agli scioperanti sarebbero state consegnate alle guardie minerarie
di Sopris e di Segundo.
« È vero, - ammise il comandante della guardia federale di Trinidad rispondendo ai leaders
dello sciopero. - Ho consegnato i fucili alle guardie minerarie. Ma, vedete, non abbiamo
abbastanza soldati per proteggere quelle miniere, e i vostri compagni laggiù sono abbastanza
agitati, a quanto mi hanno detto. »
Anche da Aguilar giungeva la notizia che i fucili presi alle guardie minerarie e agli agenti
della Baldwin-Felts erano stati loro restituiti. In breve, i fucili di Ludlow furono consegnati
alle guardie di Delagua, Hastings, Berwind e Tobasco. E gli scioperanti non reagirono.
I rapporti fra i minatori di Ludlow e l'esercito erano ottimi.
Squadre di soldati e di minatori giocavano a base-ball nella neve e andavano insieme a caccia
di conigli. Gli scioperanti organizzarono un ballo per l'esercito nella Grande Tenda, e le
guardie spesso facevano visita alle tende e partecipavano alla vita della colonia. Anche gli
scioperanti circolavano liberamente nel campo dell’esercito. Fra i minatori vi era un gran
numero di greci e di montenegrini che avevano combattuto nella guerra dei Balcani. Qualche
volta gli ufficiali dell'esercito gli facevano provare i fucili, ed erano sbalorditi per la loro
precisione.
Questo stato di cose durò all'incirca due settimane. chiedendo l'intervento dell'esercito, i
dirigenti della compagnia pensavano che la maggior parte degli scioperanti avrebbe ripreso il
lavoro, appena fosse stata assicurata loro un'adeguata protezione. si aspettavano, una vera e
propria corsa verso le miniere, Ma dall'arrivo della guardia nazionale non era accaduto nulla
del genere. E i dirigenti decisero di usare altre tattiche.
L'atteggiamento dell'esercito cambiò improvvisamente. Il generale Chase rese noto che gli
scioperanti di Ludlow nascondevano delle armi e che avrebbero dovuto consegnarle entro 24
ore. Fu ordinato ai soldati di tenersi lontani dalla tendopoli. Il 12 novembre l'esercito e le
guardie minerarie perquisirono le case dei minatori nella vecchia Segundo, alla ricerca di
armi nascoste. Tutto fu messo a soqquadro, e furono rubati soldi e gioielli. Da Trinidad
giunse la notizia che tre dei più noti agenti della Baldwin-Felts erano stati arruolati
nell'esercito regolare. Il generale Chase cominciò a fare le sue perlustrazioni a bordo di una
macchina della :compagnia del carburante e del ferro del Colorado. Ai minatori fu ordinato di
non avvicinarsi alla stazione ferroviaria e alle strade statali, per evitare scontri con i crumiri
che andavano a lavorare nelle miniere.
Non vi erano fondi statali per pagare la guardia nazionale.
I proprietari delle miniere di carbone si offrirono di finanziarla, ma il governatore Ammons
rifiutò. Permise però che la Denver Clearing House, attraverso il suo presidente, Mr.
Mitchell, anticipasse 250 mila dollari. E questo era un modo indiretto per permettere alle
società carbonifere di comprare l'esercito, perché Mr. Mitchell era lo stesso presidente della
Denver National Bank, che minacciava di chiedere la restituzione dei prestiti fatti a Mr.
Hayden, presidente della Juniper Co al Company, se questi fosse venuto a patti con il
sindacato.
Cominciò subito ad essere chiara la via che l'esercito intendeva seguire. Sebbene la legge
marziale non fosse stata dichiarata - e in realtà non lo fu mai - il generale Chase emanò un
proclama a Trinidad creando «il Distretto militare del Colorado », Sotto il suo diretto
comando. Annunciò che i « prigionieri militari » sarebbero stati arrestati dall'esercito. Il
primo di questi « prigionieri militari» fu un minatore che, avvicinato un soldato nelle vie di
Trinidad, gli aveva chiesto la strada per arrivare alla sede del sindacato ...
Chase cominciò un'aperta campagna di tirannia e di intimidazione. Proprio come nelle lotte
precedenti, ebbero inizio gli arresti indiscriminati e infornate di 'centinaia di uomini e donne
alla volta venivano tratte in prigione senza motivo. Gli scioperanti che si recavano all'ufficio
postale di Ludlow per ritirare la posta venivano arrestati. Gli uomini del sindacato sorpresi
mentre parlavano ai crumiri erano picchiati e messi in carcere. Adolph Germer,
l'organizzatore socialista del United Mine Workers, fu messo agli arresti quando scese dal
treno a Walsenburg, e Mrs. Germer fu insultata nella sua casa da ufficiali ubriachi.
Le guardie minerarie, forti dell'aperto favore dell'esercito, ricominciarono a provocare e a
creare disordini. La notte del 15 novembre spararono alcune raffiche contro le case degli
scioperanti a Picton. Un soldato vietò a Mrs. Radlich di recarsi all'ufficio postale di Ludlow,
e quando essa gli rispose con aria di sfida, la buttò a terra con il calcio del fucile. Il
luogotenente Lindcrfeclt incontrò un ragazzo di 17 anni alla stazione di Ludlow, lo accusò di
aver spaventato i cavalli dell'esercito e lo prese a pugni fino a lasciarlo tramortito.
Ma anche queste misure non erano sufficientemente drastiche per i dirigenti della compagnia.
Alcuni giornalisti udirono un gruppo di dirigenti che insultavano il governatore Ammons,
nella sua residenza: «Dannato codardo - essi dicevano. - Noi non aspetteremo un minuto di
più. Devi agire, e agire in fretta, o ti faremo fuori! ». E la personificazione della volontà del
popolo del sovrano Stato del Colorado rispondeva: «Non siate troppo severi con me signori!
io sto agendo il più rapidamente possibile ».
Poco dopo il generale Chase emanava un altro proclama che garantiva protezione a tutti gli
uomini che desideravano andare a lavorare nelle miniere; e affermava che era sua intenzione
crear una Corte marziale segreta per processare e giudicare tutti coloro che avessero violato le
leggi da lui emanate in qualità di comandante del Distretto militare del Colorado.
Penso che la Corte marziale fosse costituita quella stessa notte. Alcuni scioperanti, esasperati
per l'intollerabile insolenza del killer Belcher della Baldwin-Felts, gli spararono, uccidendolo
nelle strade di Trinidad. Trentadue «prigionieri militari» vennero stipati nelle anguste celle
del carcere della contea, e tenuti lì a tempo indefinito, senza un vitto adeguato e pochissima
acqua. Cinque di essi furono trascinati davanti alla Corte marziale e accusati di omicidio.
E vennero torturati fino a farli confessare. Per cinque giorni. e. cinque noti gli gettarono
addosso acqua gelata, mentre i soldati li punzecchiavano con le baionette per non farli
addormentare. Alla fine un italiano di nome Zancanelli non resistette più e firmò la
confessione scritta dagli ufficiali. Poi, in un secondo tempo, la sconfessò.
Il sindacato fece un ultimo, disperato tentativo per arrivar a un incontro fra i dirigenti e gli
scioperanti, ma i primi rifiutarono decisamente. Il generale Chase annunciò che la pazienza
dell' esercito era giunta al limite.
Un giorno, i minatori vennero a sapere che nello Stato era giunto un treno carico di alcune
centinaia di crumiri e che l'esercito scortava fino alle miniere. Interrogarono Chase. Il
generale ammise che il governatore Ammons, per telefono, aveva ufficiosamente revocato
l'ordine precedente contro l'utilizzazione dei crumiri. Era la prima volta che gli scioperanti si
accorgevano di un fatto del genere.
Cominciarono ad arrivare migliaia di lavoratori dall'est. A questi minatori veniva assicurato
che nel Colorado non era in corso nessuno sciopero. Veniva loro promesso trasporto gratis e
alti salari. Alcuni venivano assunti per lavorare nelle miniere di carbone, altri venivano
attirati dal miraggio di possedere un pezzo di terra.
Tra di loro c'erano uomini del sindacato. Pochi desideravano essere considerati crumiri, ma
non gli era più permesso di lasciare il lavoro se prima non restituivano il prezzo del biglietto
di viaggio. Un italiano, che aveva tentato di scappare lungo la ferrovia a Primero, fu ucciso.
Un altro venne ucciso a Tabasco perché si rifiutava di andare a lavorare. Quelli che
veramente desideravano mantenere il loro posto erano costretti a lavorare per settimane
gratis. Un uomo che aveva del denaro pagò in contanti il suo trasporto e, sebbene avesse
lavorato per venti giorni a una paga di 3,50 dollari al giorno, alla fine si trovò ad aver
guadagnato solo 50 cents. L'esercito obbediva agli ordini dei sovrintendenti alle miniere e
non permetteva a nessuno di lasciare il lavoro senza una dichiarazione della compagnia. Era
necessario un permesso per entrare e uscire dai campi minerari. Centinaia di minatori
fuggivano di notte sulle colline in mezzo alla neve, e cercavano protezione e aiuto nelle tende
degli scioperanti...
L'illegalità e la brutalità dell'esercito aumentava. Due soldati ubriachi, uno di essi era un
ufficiale, entrarono nella casa di un farmer durante l'assenza del proprietario e della moglie,
fecero proposte oscene ai due bambini, scassinarono i bauli e rubarono tutto ciò che avesse un
benché minimo valore. Sebbene fosse stata elevata una protesta, essi non vennero puniti.
Nella colonia di Pryor, uno scioperante croato di nome Andrew Colnar scrisse una lettera a
uno dei suoi compagni contadini, un crumiro, per chiedergli di unirsi al sindacato. I soldati
arrestarono Colnar, lo portarono al campo e lo costrinsero a scavare una fossa nel terreno, fra
le guardie armate. Gli dissero che stava scavando la sua fossa e che l'avrebbero ucciso al
sorgere del sole. Stordito e terrificato il pover'uomo chiese di poter vedere per l'ultima volta
la sua famiglia. Rifiutarono e fu minacciato che se non avesse continuato a scavare la sua
fossa sarebbe stato ucciso immediatamente. Colnar svenne nella fossa che aveva scavato e,
quando ritornò in sé, fu insultato e picchiato.
Sembra che questo fosse il passatempo preferito dell'esercito.
Tom Ivanic, un polacco, fu fatto scendere dal treno a Ludlow, mentre si recava a Trinidad, e
costretto a scavarsi la fossa. Non vi erano capi di accusa contro di lui - l'esercito infatti
sosteneva che tutto questo era un divertimento innocente – gli fu permesso di scrivere la sua
ultima lettera, che è la seguente:
« Cara moglie, invio i miei migliori saluti a te, a mio figlio a mia sorella, alla piccola Kate e a
mio fratello Joe. Sono in stato di arresto, ma non colpevole, e oggi sto scavando la mia fossa.
Questa sarà la mia ultima lettera, cara moglie. Abbi cura dei bambini, di te e di mio fratello
Joe. A meno che Dio non mi aiuti, per me non c'è più nulla da fare. Stiamo scavando la fossa
tra le tende e la strada. Cara moglie e caro fratello Joe, vi chiedo di aver cura dei miei
bambini. Molti saluti a te, ai bambini, al frate11o, alla suocera, a mia cognata Mary Smiljimic
e a tutti' coloro che rimangono in vita. Forse stanotte non potrò andare a Trinidad per vedere i
capi e per sapere se si può fare ancora qualcosa, allora credo che per noi domani sarà troppo
tardi. Non so cos'altro dire se non salutarvi per sempre. Adesso so che dovrò andare nella
fossa. Dio, rendimi giustizia. Ho 5 dollari da mettere nella lettera, se qualcuno non me li porta
via. Devo avere 23,30 dollari da Dornenic Smircic. È tutto annotato nel libro. Lascia che ci
pensi Joe. Molti saluti a tutti quelli che conosco, se vivono.
Tuo marito
Tom Ivanic
«Sono addolorato e affranto mentre aspetto l'ultimo minuto. Quando avrai il denaro della
società per i bambini, dividilo equamente ... »
Ed ecco un'altra lettera da parte di un italiano condannalo alla stessa sorte:
« Cara Luisa, i più cari saluti dal tuo Carlo affranto. Questa è l'ultima lettera che ti scrivo. È
tutto ciò che ho da dirti. M i dispiace. Addio, addio ».
Il 23 gennaio le donne e i bambini degli scioperanti organizzarono una manifestazione a
Trinidad per protestare contro l'incarcerazione di Mamma Jones, che si trovava allora al San
RafaeI HospitaI. Essi avanzarono in corteo abbastanza allegramente cantando e ridendo
finché non girarono per Main Street. Li, improvvisamente, furono bloccati da un corpo di
cavalleria. « Tornate a casa: - urlarono i soldati. - Sciogliete il corteo! Tornate indietro! Di
qui non si passa! »,
Le donne si fermarono incerte, poi avanzarono, e la cavalleria lentamente avanzò verso di
loro con le sciabole sguainate. Tutto l'odio degli scioperanti per l'esercito sembrava venire da
queste donne. Cominciarono a gridare: «Protettori di crumiri! Baldwin-Fclts! ». I soldati le
caricarono a cavallo; li guidava lo stesso generale Chase urlando gli epiteti più ingiuriosi.
Una ragazza di 16 anni si parò dinanzi al generale. Egli la colpi al petto con violenza.
Furiosa, la ragazza gli gridò di stare attento. Si avvicinò allora un soldato e la colpi con la
sciabola. La folla era inferocita. Il cavallo del generale Chase scartò all'improvviso e il
generale cadde a terra. Le donne urlavano e ridevano. «Caricatele! Caricatele! », urlò il
generale e l'esercito esegui l'ordine. Lo stesso generale Chase ruppe la testa di una donna con
la spada. Gli zoccoli pesanti dei cavalli schiacciavano le donne e i bambini. Presa dal panico
la folla fuggiva in mezzo alla strada, i soldati si scontravano fra di loro come impazziti. Quel
giorno la prigione si riempi di più di un centinaio di « prigionieri militari ».
Verso la fine di febbraio un sottocomitato della Commissione per le miniere e per i minatori
della Camera degli Stati Uniti giunse a Trinidad per aprire una inchiesta sullo sciopero. Le
accuse più pesanti contro l'esercito vennero rese da testimoni oculari. Il capitano Danks,
procuratore per l'esercito, affermò di avere a sua volta un gran numero di testimoni in grado
di confutare queste accuse; ma alla fine del dibattito nessuno di essi venne chiamato in causa.
L'ultimo giorno dell'inchiesta, il 9 marzo, un crumiro fu trovato morto vicino alla tendopoli di
Forbes. Il giorno dopo l'esercito, al comando del colonnello Davis, andò a Forbes e distrusse
completamente la colonia degli scioperanti, tirando giù le tende, demolendo le suppellettili ed
ordinando ai minatori di abbandonare lo Stato entro 48 ore. Disse di aver avuto ordine dal
generale Chase di far piazza pulita di quella colonia perché gli scioperanti di Forbes erano
stati i testimoni principali della brutalità dell'esercito davanti alla Commissione d'inchiesta.
Più di 50 scioperanti con le loro famiglie furono gettati in mezzo alla strada nel gelo
dell'inverno, senza una casa per ripararsi e senza niente da mangiare. Due bambini morirono
assiderati.
Alcuni giorni più tardi i soldati circondarono dieci uomini della colonia di Ludlow che
avevano testimoniato contro di loro, li costrinsero a marciare fino a Berwind, li picchiarono e
li fecero schierare contro una parete rocciosa, con una mitragliatrice puntata alle spalle. Gli
proibirono di fare il minimo movimento e li pungevano con le baionette. Li tennero lì fermi,
minacciando di sparare, per quattro ore, poi presero una frusta e li spinsero verso il canyon a
scudisciate, seguendoli con i cavalli. A un certo punto un vecchio minatore di nome Fyler era
cosi esausto da non poter proseguire. Si fermò, e quattro soldati gli furono addosso e lo
picchiarono tanto da costringerlo ad arrivare a Ludlow strisciando sulle mani e sulle
ginocchia.
Evidentemente tutto questo era fatto per esasperare gli scioperanti. Per quattro volte l'esercito
prese a pretesto la ricerca di armi, nella tendopoli di Ludlow. I soldati piazzarono due
mitragliatrici lungo la linea ferroviaria che portava alla colonia, e andando fra le tende,
tiravano fuori gli uomini e li allineavano in aperta pianura, sotto il tiro di un' altra
mitragliatrice. Poi scorrazzavano per il campo, rubando tutto ciò che potevano trovare
abbattendo palizzate, incendiando porte e insultando le donne.
Non voglio sostenere che gli scioperanti non abbiano reagito a questo regno del terrore; ma
solo che essi non commisero alcuna violenza contro l'esercito, se non vogliamo chiamare
violenza il fatto di prendersi beffa dei soldati. Comunque, i minatori erano giunti a un punto
tale di esasperazione che anche i capi disperavano di poterli controllare più a lungo. Le loro
case erano stai distrutte e depredate, le loro donne violentate, derubate, insultate e picchiate ...
Avevano deciso che non avrebbero sopportato oltre.
Il generale Chase negò il permesso di ricostruire la tendopoli di Forbes e gli scioperanti
minacciarono di farlo ugualmente. E questa volta, dissero, sarebbero stati pronti a resistere in
maniera tale che i soldati, prima di distruggere le loro case, avrebbero dovuto ucciderli.
Freneticamente, tutti gli scioperanti, lungo 50 miglia delle colonie, cominciarono a
procurarsi armi. Improvvisamente, il 23 marzo, i soldati furono richiamati dal campo.
I 250 mila dollari anticipati dalla Denver Clearing House per pagare i soldati erano esauriti da
tempo. Comunque, il revisore dei conti Kenehan aveva svolto un'inchiesta: era stata scoperta
una tale disonestà sia tra gli ufficiali che tra i privati da render inutile l'onere di dimostrare
quanto era stato dato indebitamente. Molti dei soldati si erano ammutinati perché non
avevano ricevuto la paga. Le guardie minerarie in uniforme andavano nel paese e facevano
debiti che, a quanto affermavano, sarebbero stati pagati dallo Stato. Gli ufficiali non avevano
più il controllo dei loro uomini.
Prima della partenza dell'esercito furono arruolate due compagnie di soldati: la compagnia B
a Walsenburg e la A a Trinidad. Queste compagnie erano composte quasi esclusivamente da
guardie minerarie e da agenti armati della Baldwin-Felts. Essi erano pagati dalle compagnie
carbonifere. I crumiri più violenti delle altre compagnie furono riuniti in una nuova
compagnia -la compagnia Q -.che aveva a Ludlow il suo quartier generale. Queste tre
compagnie rimasero sul campo. Molti degli uomini erano crumiri di professione che
andavano a lavorare nelle miniere indossando la divisa militare, con i fucili a portata di mano
.... Domenica, 19 aprile, era la Pasqua greca, ed i greci della colonia di Ludlow la
festeggiarono. E tutti si unirono alla loro festa, perché i greci erano benvoluti dagli
scioperanti. Erano. circa in cinquanta, giovani e senza famiglia. Alcuni di loro avevano fatto
la guerra dei Balcani. Luois Tikas, un laureato dell'università di Atene, era il più gentile,
coraggioso e amabile dei greci, ed era divenuto il capo degli scioperanti... .
Era un bel giorno, il terreno era asciutto e il sole splendeva. all'alba la gente di Ludlow era
già in piedi e scherzava fra le tende. Al levar del sole i greci cominciarono a ballare.
Circondarono di bandiere uno spiazzo di erba battuta, e, dopo aver tirato fuori dei bauli i loro
costumi nazionali, danzarono tutta la mattina le danze greche. Sui campi da gioco si
svolgevano due partite li base-ball una di donne e una di uomini. Due squadre femminili
avevano deciso di giocare; e per i greci le giocatrici in tenuta sportiva erano un dono
pasquale. Cosi fra le grida e i sorrisi, l'intero campo si godeva la sua vacanza. I bambini
giocavano sulla pianura, ormai ricoperta di erba. Proprio nel vivo delle partite di base-ball
arrivarono, attraverso la ferrovia, quattro soldati, fucili alla mano. Era abbastanza termale che
i soldati venissero a guardar giocare gli scioperanti, ma prima di allora non avevano mai
portato armi. Raggiunsero il .campo maschile e si misero fra la «prima base» e il «piatto »,
alzando con insolenza i fucili sulla folla. Gli scioperanti non prestarono loro attenzione finché
non si resero conto che i soldati si erano fermati sulla traiettoria che dovevano percorrere i
giocatori, interferendo quindi nel gioco. Uno degli uomini protestò e chiese 1oro di mettersi
da una parte per permettere lo svolgimento della partita. Disse anche che non c'era motivo di
puntare i fucili sulla folla. I soldati, con insolenza, gli risposero di badare ai fatti propri: se
avesse detto un'altra parola, se ne sarebbe pentito. Allora gli uomini smisero di giocare e si
allontanarono con calma dal campo. Ma i soldati cercavano l'incidente, e si diressero al
campo donne. Queste, però, non riuscirono a controllarsi come gli uomini. Presero in giro le
guardie, chiamandole protettori di crumiri; dissero di non aver paura dei fucili, e che
sarebbero bastate due donne con un fucile giocattolo per mettere loro paura.
«È giusto ragazze, - rispose un soldato oggi il vostro giorno di grazia , domani sarà il nostro.»
Poco dopo si allontanarono
Finito il gioco del base-ball i greci servirono il pranzo a tutta la colonia. Il vecchio
accampamento non era sufficiente per loro , in quel giorno di gran festa. Cosi erano andati a
Trinidad e avevano comprato nuove tende per l'occasione; tende che non erano mai state
usate. C'era birra per gli uomini e caffè per le donne e, dopo aver bevuto, i greci, secondo
l'usanza, intonarono canzoni del loro paese. Ognuno era felice perché questo era il primo
vero giorno di primavera. La sera ci fu un ballo ...
Alle 10 circa arrivò un uomo e annunciò agli altri che i soldati stavano attraversando
silenziosamente la colonia a cavallo e stavano origliando alle pareti delle tende.
La danza s'interruppe. Da parecchi giorni circolava fra i minatori la voce minacciosa che i
soldati avevano intenzione di annientarli. Nel buio, coloro che avevano le armi si riunirono
nella tenda che fungeva da ufficio. C'erano 47 uomini. Decisero di non chiamare le donne e i
bambini; perché, innanzi tutto, se ci fosse stata battaglia, i soldati non avrebbero certo
attaccato le tende della colonia, ma avrebbero permesso agli scioperanti di uscire in aperta
pianura per combattere; inoltre, spesso erano circolate voci del genere, ma non era successo
nulla. Nondimeno, quella notte essi montarono di guardia intorno al campo; e solo quando
venne il giorno e tutto era tranquillo se ne tornarono alle tende per riposare.
Verso le 8,45 gli stessi soldati che il giorno prima avevano interrotto il gioco fecero irruzione
nel campo. Dissero di essere venuti per prendere un uomo che gli scioperanti trattenevano
contro la sua volontà. Tikas andò loro incontro.
Li assicurò che nessuno era trattenuto contro la propria volontà. Ma essi insistettero,
accusando Tikas di mentire. Se l'uomo non si fosse presentato. subito, sarebbero ritornati con
una squadra per perquisire la tendopoli.
Quasi contemporaneamente il maggiore Halrock chiamò Tikas al telefono e gli ordinò di
raggiungere l'accampamento militare. Tikas rispose che si sarebbero incontrati alla stazione
ferroviaria che si trovava a metà strada fra i due campi, e il maggiore si disse d'accordo. Una
volta lì Tikas seppe che i soldati stavano indossando le uniformi e prendendo i fucili; c'era
ovunque un'attività che preludeva a un'azione di guerra. Due mitragliatrici erano state
piazzate sulla collina Water Tank e puntate contro la colonia. All'improvviso si udì un
segnale nel campo dell'esercito. Anche gli scioperanti avevano visto le mitragliatrici e
avevano inteso il segnale; e quando Tikas raggiunse la stazione vide i 47 uomini armati che
lasciavano la colonia e si dirigevano in fila verso la ferrovia. - Per Dio, maggiore! .Cosa
significa tutto questo? - gridò Louis.
Hamrock sembrava molto eccitato:
- Chiamate indietro i vostri uomini, e io chiamerò indietro miei! - disse nervosamente.
- Ma i miei uomini non stanno facendo niente, - ribatté Louis. - Hanno soltanto paura delle
mitragliatrici che si trovano sulla collina.
- Bene, allora fateli tornare alla colonia! - urlò Hamrock.
Louis andò di corsa verso le tende, agitando un fazzoletto bianco e gridando di tornare
indietro. Si udi un secondo segnale. Tikas aveva percorso metà del tragitto, e gli scioperanti si
erano fermati, quando si senti un terzo segnale e improvvisamente le due mitragliatrici fecero
fuoco sulle tende.
Fu un attacco premeditato, e senza pietà. I soldati mi dissero poi di aver ricevuto l'ordine di
distruggere la tendopoli e quanti vi abitavano. I tre segnali precedenti erano diretti alle
guardie minerarie, agli agenti della Baldwin-Felts e ai crumiri delle miniere vicine; e infatti
apparvero sulle colline circa 400 uomini armati di tutto punto.
Al fuoco delle mitragliatrici che distruggeva gli attendamenti, segui una terribile scena di
panico. Donne e bambini dilagarono nella pianura per sfuggire ai colpi. Furono uccisi mentre
scappavano. Altre donne, con gli uomini disarmati, si rifugiarono verso nord. Mrs. Fyler
guidò un gruppo di donne e di bambini sotto il fuoco fino alla costruzione dove si trovava la
pompa della ferrovia, strisciando e arrampicandosi sulle pietre. Altri cercarono riparo nei
cunicoli a prova di proiettile che avevano scavato sotto le tende. Gli uomini che
combattevano, spaventati da quanto stava accadendo, si diressero verso la tendopoli; ma
vennero respinti da una scarica di proiettili.
A questo punto cominciarono a entrare in azione le guardie minerarie, sparando proiettili
esplosivi che bruciavano le tende e tutto ciò che le circondava. Le mitragliatrici non
cessavano di crepitare. Tikas si era messo in salvo con i greci, ma poi era tornato indietro nel
disperato tentativo di salvare alcuni di coloro che erano rimasti, e si fermò nella colonia per
tutto il giorno. Lui e Mrs. Jolly, moglie di uno scioperante americano, e Bernado, capo degli
italiani, e Dorneniski, capo degli slavi portarono acqua, cibo e bende a quelli che erano
rimasti prigionieri dei cunicoli. Nessuno sparò dalla colonia. Nessun uomo aveva un fucile.
Tikas, pensando che i proiettili esplosivi provenissero da qualcuno che sparava dalle tende, si
aggirò per la colonia come un ossesso per dire al pazzo di smettere di sparare. Solo un'ora
dopo scopri come stavano realmente le cose.
Mrs. jolly indossò un vestito bianco; Tikas e Domeniski fecero delle grandi croci rosse e se le
appuntarono sul petto e sulle braccia. I soldati le usarono come bersagli. Il vestito bianco di
Mrs. jolly fu notato in una dozzina di luoghi. Ma il fuoco dei soldati si accaniva tanto contro
di lei da indurre la gente a pregarla di tenersi lontano. Infaticabili, lei e i tre uomini
continuarono a portare viveri e acqua alle donne e ai bambini.
Quella mattina presto fu allestito a Trinidad un treno corazzato, con a bordo 126 soldati della
truppa A. Ma il conduttore si rifiutò di guidare il treno, e fino alle tre del pomeriggio non si
trovò nessuno disposto a trasportarli. Giunsero a Ludlow solo verso le 4 e aggiunsero altre
due mitragliatrici al fuoco che pioveva incessantemente sulla colonia.
Un gruppo di minatori guidò lentamente gli scioperanti fuori, verso nord; e un altro gruppo
tentò invano di liberare la ferrovia.
Il luogotenente Linderfelt, al comando dell8° reggimento che sparava dalla stazione
ferroviaria, ordinò ai soldati di far fuoco contro qualsiasi cosa si muovesse. Il capitano
Carson raggiunse il maggiore Hamrock e gli fece rispettosamente presente che rimanevano
solo poche ore di luce per bruciare la colonia. « Bruciateli! Bruciateli tutti! » gridarono gli
ufficiali. E i loro uomini in un'orgia di sangue, seminarono la morte nelle tende.
Venne la sera. L'esercito circondò la colonia. Alle 7,30 un soldato con una latta di cherosene
raggiunse la prima tenda, la cosparse di liquido e vi gettò un fiammifero acceso. La fiamma
divampò, illuminando l'intero paesaggio. Altri soldati raggiunsero le altre tende; e in pochi
minuti l'intero lato a nord-ovest della colonia era in fiamme. Proprio in quel momento giunse
un treno vuoto, con l'ordine di fermarsi vicino alla costruzione della pompa della ferrovia; le
donne e i bambini, facendosi scudo del treno, riuscirono a raggiungere una posizione più
sicura verso nord, fra pianti e urla. Una dozzina di soldati saltarono fino alla cabina di
comando, puntarono i fucili sul macchinista e gli ordinarono di muoversi, se non voleva
essere ucciso. Egli obbedì, e all'incerta luce delle tende che bruciavano i soldati spararono di
nuovo contro quanti avevano cercato riparo.
Al primo balenio delle fiamme gli scioperanti attoniti avevano cessato di combattere, ma non
così i soldati. Si aggiravano fra le rende sparando con furia distruttrice, fracassando i bauli
aperti e facendo razzie.
Quando l'incendio cominciò, Mrs. Jolly raggiunse le tende e costrinse le donne e i bambini ad
abbandonare i cunicoli, cercando di far loro scudo perché potessero raggiungere la pianura.
All'improvviso si ricordò che Mrs. Petrucci e i suoi tre bambini si trovavano nel cunicolo
sotto la loro tenda, e ritornò indietro per farli uscire. Ma Tikas le disse: «No, voi guiderete
questo gruppo di persone. Tornerò io dai Petrucci », e affrontò di nuovo le fiamme.
Fu allora che i soldati lo presero. Louis cercò di spiegare il motivo per cui era ritornato, ma
essi erano ubriachi di sangue e non lo ascoltarono. Il luogotenente Linderfelt ruppe il calcio
del suo fucile sulla testa del greco, fracassandogliela. Cinquanta uomini presero una corda e
la appesero ai fili del telegrafo per impiccarlo. Ma Linderfelt lo consegnò a due soldati e
disse loro che sarebbero stati responsabili della sua vita. Cinque minuti dopo Louis Tikas
mori con tre pallottole nella schiena; e, in seguito, dal cunicolo di Mrs. Petrucci vennero
portati fuori i corpi carbonizzati di 13 fra donne e bambini.
Anche Fyler venne catturato e fu ucciso con 54 pallottole. Sopra il crepitio delle fiamme e
degli spari si udiva il pianto delle donne e dei bambini che bruciavano sotto le tende. Alcuni
furono portati fuori dai soldati, picchiati e arrestati. Altri furono lasciati morire, senza che
venisse fatto alcun tentativo per salvarli. Uno scioperante americano di nome Snyder si piegò
pietosamente nella sua tenda sopra il corpo del figlio di undici anni che aveva avuto il cranio
fracassato da un proiettile esplosivo. Un soldato entrò nel frattempo e dopo aver impregnato
la tenda di cherosene le diede fuoco, colpendo Snyder sulla testa con il fucile e ordinandogli
di uscire. Snyder fissò il corpo del figlio, il soldato lo trascinò fuori, lo gettò a terra e disse:
«Forza! Porta fuori tu stesso quella dannata carcassa di tuo figlio! ».
La notizia si sparse fulmineamente a nord e a sud. In tre ore ogni scioperante in un raggio di
50 miglia seppe che l'esercito e le guardie minerarie avevano bruciato le donne e i bambini.
Ludlow notte tutti partirono per Ludlow con tutte le armi che riuscirono a trovare. Per tutta la
notte le strade furono attraversate da bande infuriate di uomini armati che si dirigevano verso
le Black Hi1ls. E non erano solo scioperanti. Ad Aguilar, Walsenburg ~ e Trinidad sacerdoti,
tassisti, autisti, insegnanti di scuola e anche impiegati di banca presero le loro armi e
partirono. Era come se il fuoco divampato a Ludlow avesse incendiato l'intero paese. In tutto
lo Stato le Leghe dei lavoratori e dei cittadini si unirono nell'orrore, e pubblicamente
cercavano denaro per comprare armi per gli scioperanti. A Colorado Springs, Pueblo e nelle
altre città, si poteva assistere a grandiose assemblee di cittadini che chiedevano al
governatore di ottenere dal presidente l'impiego delle truppe federali, Millesettecento
minatori di Wyoming si armarono informarono i capi degli scioperanti di essere pronti a
intervenire in loro aiuto. Arrivarono lettere dal sindacato dei cowboys, dagli uomini addetti
alle ferrovie, e dagli IWW locali che rappresentavano circa un migliaio di lavoratori pronti ad
attraversare il paese per accorrere in aiuto degli scioperanti. Cinquecento minatori di Cripple
Creek lasciarono le miniere e partirono verso le Black Hills .....
Intanto a Ludlow i soldati erano completamente impazziti.
Tutto il giorno essi tenevano le mitragliatrici puntate sulle tende annerite e distrutte della
colonia. Ogni cosa vivente dava origine a un crepitio di colpi: galline, cavalli, bestiame, gatti.
Perfino un'automobile che scendeva lungo la strada di campagna, In essa vi era un uomo con
la moglie e la figlia, che stava facendo il viaggio da Denver al Texas. Essi non sapevano
nemmeno che in quei luoghi vi fosse in atto una battaglia. I soldati per due miglia tennero la
mitragliatrice puntata, poi spararono facendo saltare il radiatore. Ad un giornalista, Linderfelt
urlò: «Prima di aver finito, uccideremo ogni dannato scioperante e stermineremo ogni
dannata persona che solidarizzi con loro! ». Vagoni vuoti inviati da Trinidad dal sindacato
per prendere i corpi delle donne dei bambini morti furono attaccati con tanta furia da essere
costretti a tornare indietro. Si videro militari che trascinavano i corpi sulle rovine ancora
fumanti delle tende.
Anche gli scioperanti erano in un terribile stato di eccitamento. Il sindacato dei lavoratori
delle miniere promosse la mobilitazione armata. Di giorno il numero di quelli che
combattevano sulla sommità delle colline aumentava in maniera impressionante; di notte
scavavano trincee che li portavano sempre più vicini alle postazioni dell'esercito.
Mercoledì il maggiore Hamrock telefonò alle guardie minerarie di Aguilar: «Per carità, fate
qualcosa! Si stanno dirigendo contro di noi da tutte le colonie. Tutti gli scioperanti di Aguilar
ci sono addosso. Dovete trovare un mezzo per respingerli! ». Cosi le guardie spararono a
raffica sulle tende di Aguilar dalle finestre della pensione Empire Mine. L'effetto di questa
mossa fu strabiliante: 300 scioperanti e cittadini infuriati uscirono fuori della città e si
diressero verso le miniere. Sparando e urlando, si lanciarono contro le postazioni delle
guardie minerarie. Nessuno riuscì a resistergli. Al Royal e al n. 9 le guardie e i crumiri
fuggirono verso le colline. Gli scioperanti dilagarono e presero possesso della postazione
bruciando gli spacci, distruggendo le case c fracassando i macchinari con i calci dei loro
fucili. All'Empire, il generale che sovrintendeva alla compagnia e alcune delle guardie si
rifugiarono nella miniera. Gli scioperanti li chiusero dentro e rasero al suolo cinquanta case.
Ovunque accadde la stessa cosa. Le case degli scioperanti in Canyon City furono armate di
mitragliatrici. Gli scioperanti presero d'assalto le miniere di Sunnyside e di Jackson e fusero
le mitragliatrici per farne bombe a orologeria, senza però 'causare altri danni. A Rouse e
Rugby, quattrocento scioperanti attaccarono le miniere.
Due giorni dopo l'incendio di Ludlow l'esercito permise di circolare per le rovine della
colonia di Ludlow a un fotografo, ad alcune infermiere della Croce Rossa e al reverendo
Randolph Cook di Trinidad. La battaglia infuriava ancora, e i soldati si divertivano a sparare
fra le rovine il più vicino possibile ai visitatori. Furono loro che portarono fuori del cunicolo
sotto la tenda di Mrs. Petrucci, i corpi di undici ragazzi e di due donne, una delle quali diede
alla luce un figlio postumo. Nel cunicolo non vi era segno di fuoco, ma molti dei corpi erano
orrendamente bruciati. La verità è che essi bruciarono nelle loro tende (molti soldati mi
hanno poi confessato che per tutto il tempo in cui essi avevano saccheggiato la colonia erano
continuate le urla di terrore delle donne e dei bambini) e i soldati li avevano trascinati nel
cunicolo con gli altri che erano stati soffocati dal fumo.
Ma quando i soccorritori raggiunsero Trinidad ci si rese conto che mancavano molti altri
corpi. Uno scioperante li informò che vicino all'angolo nord est vi era un cunicolo nel quale
avevano trovato la morte diciotto persone. Cosi il sabato essi ritornarono. L'esercito
presidiava la tendopoli, c'era anche il generale Chase che gli diede loro un cordiale benvenuto
e chiese se avevano il permesso della Croce Rossa. Essi risposero di si. Cortesemente, il
generale Chase chiese loro di attendere qualche minuto, mentre si metteva in comunicazione
con Denver, e uscì. Ritornò subito. «Tutto a posto, - disse, - potete procedere, ho telefonato a
Denver. »
Cosi essi si diressero verso le tende della colonia. Chase dalla sua tenda li segui con il suo
binocolo da campagna e quando si avvicinarono al luogo in cui avrebbero potuto trovare altri
cadaveri, inviò due soldati per riportarli indietro. Il generale era furioso. Senza alcun motivo
li tenne per due ore agli arresti sotto la sorveglianza dei soldati. Passate le due ore, mentre
stavano in piedi davanti a lui, seduto alla sua scrivania, urlò mostrando un telegramma: «Siete
una massa di dannati imbroglioni! Ho appena saputo da Denver che voi non potete servirvi
della bandiera della Croce Rossa. Perché diavolo siete venuti qui ad ingannarmi?! ».
Il reverendo Cook osò protestare che non era un linguaggio da usare davanti a delle signore.
«Mezzani, predicatori e prostitute, per me sono tutti uguali! - rispose il generale. - Ritornate a
Trinidad e non fatevi più vedere. »
Ed è vero che la Croce Rossa di Denver, per paura di offendere i dirigenti della compagnia,
aveva telefonato a Trinidad, dopo la partenza del gruppo di soccorritori, per revocare
l'autorizzazione loro concessa di servirsi della bandiera della Croce Rossa. Quella notte la C.
and S. Railroad scaricò nel campo militare un vagone di calce viva, e furono riaperti parecchi
pozzi in disuso nelle vicinanze.
In realtà nemmeno gli stessi scioperanti possono sapere con precisione quanta gente sia stata
uccisa a Ludlow ...
Il governo dello Stato del Colorado non si è dimostrato in grado di far fronte alla situazione.
Secondo i resoconti della stampa il parlamento, riunito in sessione straordinaria dal
governatore per affrontare il problema, lo aggiornò senza fare un ultimo tentativo per
risolvere la questione. La macchinazione delle compagnie carbonifere alla Camera e al
Senato fece fallire ogni tentativo di porre rimedio alle carenze legislative; ma spinse per un
decreto che autorizzasse a imporre tasse per un milione di dollari al fine di pagare l'esercito e
le guardie minerarie per lo splendido lavoro che avevano fatto uccidendo i lavoratori e
bruciando donne e bambini ...
Voglio aggiungere un solo fatto chiarificante forse per quanti credono che Mr. Rockefeller e.
i padroni del carbone siano innocenti, e solo mal guidati. Alla trionfante conclusione
dell'attività annuale, si dice che Mrs. Welborn, moglie del presidente della Compagnia del
carburante e del ferro del Colorado abbia parlato ai suoi amici dell'« incantevole telegramma»
che suo marito aveva ricevuto da John D. Rockefeller jr. Esso diceva, secondo Mrs. Welborn:
«Mi congratulo vivamente per la vittoria riportata. Approvo sinceramente tutte le vostre
azioni, e plaudo allo splendido lavoro da voi svolto ».
(1914)
1. Mary (Mamma) Jones: una nota figura di donna che partecipava attivamente alle lotte di lavoro, specialmente
tra i minatori del West Virginia e del Colorado.
Processo all' IWW
August Spies1 uno dei martiri del 1887, davanti al tribunale di Chicago che l'aveva
condannato a morte citò il discorso di un doge veneziano, pronunciato sei secoli prima: « lo
sono qui perché rappresento una classe; e parlo a voi, che siete rappresentanti di un'altra
classe. La mia difesa è la vostra accusa; la vostra accusa è la vostra storia ».
La sede della Corte federale di Chicago, dove il giudice Landis conduce il processo contro
l'IWW2, è una vasta sala imponente , tutta marmi, bronzi e legno pregiato. Le sue finestre si
affacciano sulle allucinanti facciate dei grattacieli pieni di uffici, che sembrano dominare
l'aula come il denaro domina la nostra civiltà. Sopra una delle grandi finestre c'è un affresco
che raffigura King John e i Baroni di Runnymede; e la riproduzione di un brano della Magna
Carta:
Nessun uomo può essere preso, imprigionato e privato dei propri beni, della libertà e della
facoltà di libero scambio, messo fuori legge, esiliato o perseguito in altro modo se non per
giudizio dei suoi pari e della legge del paese.
Di fronte, sopra la porta, c'è scritto in lettere dorate
Queste parole il Signore le dedicò a tutti voi. Sulla montagna, tra il fuoco e le nuvole, nella
notte piu profonda, le pronunciò a voce altissima. Le scrisse su due tavole di pietra e me le
consegnò (Deuteronomio, v. 22).
Mi sembrava di vedere gli epici sacerdoti di Israele che si coprivano il volto, mentre Mosè
brandiva le Tavole della Legge verso il muro di nuvole e di fiamme.
.
Sprofondato in un enorme seggio c'è un uomo piccolo, distrutto dalla stanchezza, i capelli
bianchi arruffati. Gli occhi sembrano gioielli, in quella faccia di pergamena; la bocca è una
fessura sottile. Ricorda Andrew Jackson morto da tre anni. È il giudice Kenesaw Mountain
Landis, famoso per aver condannato la Standard Oil Company a pagare 39 milioni di dollari
di multa. (Anche se poi non fu pagato proprio niente.)
Su quest'uomo si è concentrato il ruolo storico di giudicare la rivoluzione sociale. Lo fa
sforzandosi di essere imparziale, senza ammettere né la necessità né l'esistenza della
rivoluzione sociale. L'altro giorno ha contestato la validità giuridica del rapporto della
Commissione per le relazioni industriali, che la difesa aveva tentato di usare per la propria
arringa, per dimostrare la vera natura dell'IWW. «Irrilevante come la Bibbia », ha
sentenziato. E se non altro è stato spiritoso.
Per molti versi è un processo fuori del normale. Quando il giudice entra in aula, nessuno si
alza in piedi: è stato proprio Kenesaw Mountain Landis ad abolire questa pomposa formalità.
Indossa un comune abito borghese, senza toga. Spesso lascia il suo seggio e va ad
appollaiarsi sullo scalino del settore della giuria.
Ha fatto mettere dietro gli imputati una serie di sputacchiere, in modo che durante la giornata
possano masticare tabacco; e ha concesso loro anche di togliersi la giacca, di muoversi, di
leggere il giornale. Certo, ci vuole un bel coraggio umano perché un giudice mandi al diavolo
cosi tutto il solenne rituale che presiede i processi...
Ma vediamo gli imputati. A parer mio, nella storia non s'è mai visto niente di simile.
Centouno, fra boscaioli, contadini, minatori, intellettuali. Centouno a credere che le ricchezze
del mondo appartengono a chi lavora per produrle; e che quindi se le riprenderanno. Ho
davanti a me il simbolo della loro confederazione, della loro democrazia industriale: un solo,
grande sindacato.
Un solo, grande sindacato: ecco il loro crimine. Ecco perché si fa il processo all' IWW. E se
c'è una possibilità di uccidere questi uomini, è certo che la società capitalistica lo farà
volentieri, come ha ammazzato Frank Little, e prima di lui Joe HiIL. «Agenti tedeschi!
Traditori! »: cosi blatera la stampa dei padroni3. E l' IWW può essere completamente
affossata.
Centouno uomini forti... Sono quasi tutti lavoratori manuali: spaccapietre, boscaioli, falciatori
di grano, scaricatori del porto; sono quelli che fanno i lavori più pesanti del mondo. Portano,
cicatrici delle ferite dell'industria e le ferite dell'odio della società. E non hanno paura di
niente ...
Arrivano la mattina presto dalla prigione di Cook County, dove la maggior parte di loro è
marcita per sette mesi. Entrano nell'aula del processo in fila per due, tra polizia e agenti in
borghese che respingono la folla. Una volta si usava che i prigionieri fossero( portati per le
strade di Chicago, ammanettati, quattro volte al giorno: adesso questa parata da circo è stata
soppressa.
Entrano, i novanta che vengono dalla prigione, e salutano gli amici, mentre si uniscono a loro
gli altri imputati liberi su cauzione. Ma la cauzione fissata era tanto alta, - 25 mila doIlari, che pochi hanno potuto pagarla. Cosi la maggior parte è rimasta in quell'orribile carcere di
Cook County. Quasi un anno di galera per un centinaio di uomini che pure amano la libertà
più di ogni cosa.
Sulla prima pagina del Daily Dejense Bulletin, stampato dall'IWW, c'è un disegno che
raffigura un lavoratore dietro le sbarre; e sotto c'è scritto: «Ricordatevi! Noi siamo dentro per
voi, voi siete fuori per noi! ».
Sui banchi degli imputati, gli uomini stanno in maniche di camicia; alcuni leggono; qualcuno
dorme, sdraiato. Lavoratori, operai, gente che lotta ... Ma anche intellettuali, poeti, alcuni
stranieri appassionati e sensibili, tutte persone forti, in qualche modo coinvolti. Facce
segnate, espressioni amare. In tutta l'America la rivoluzione sociale non riuscirebbe a trovare
centouno persone più giuste, più in gamba. La gente che entra nell'aula dice: «Questa ha più
l'aria di una assemblea che di un processo ». È vero, ed è proprio questo che contribuisce a
ridare al processo una sua dignità; e dipende dal modo stravagante con cui il giudice Landis
manda avanti il dibattimento ...
Vidi anche un gruppo di individui squallidi, tozzi come minotauri. Tarchiati, gli occhi piccoli,
feroci e servili come mastini. Agenti in borghese, guardie del corpo e servi dei padroni.
Notai il pubblico ministero, che si alzava a parlare; il procuratore Nebeker, difensore del trust
delle compagnie minerarie. Un tipo magro, ben vestito, con la faccia resa arguta dalla vecchia
abitudine di destreggiarsi a suon di cavilli nei meandri della legge. Aveva uno sguardo
distaccato, e gli occhi freddi come l'acciaio ...
E io guardavo attraverso le grandi finestre. Negli uffici dei grattaceli che ci circondavano,
avvocati, impiegati, agenti di borsa lavoravano alle loro scrivanie per costruire la nostra
civiltà; quella stessa civiltà che porta gli uomini a ribellarsi e a sognare un avvenire migliore;
e che poi li schiaccia. Dalla strada proveniva il ruggito dei rumori di Chicago, e una banda
militare avanzava suonando un inno di guerra ... E allora, d'accordo, parlateci di guerra!
Questi centouno imputati sono veterani di una guerra che per loro è andata avanti tutta la vita.
Si sono trovati in battaglie traumatizzanti, selvagge. Continuano una guerra contro un
avversario che ha un potere illimitato, che non lascia spazio e non ubbidisce ad alcuna regola
istituzionalizzata. La lotta di classe, la guerriglia vecchia come sono vecchi gli scontri dei
lavoratori con i padroni, mondiale e senza fine ... eppure destinata a finire! Questi centouno
vi hanno partecipato fin da quando, giovanissimi, assistevano alle sopraffazioni contro la
propria classe senza sapere come organizzarsi e come resistere. Ora, finalmente, hanno
scoperto il segreto di questa guerra: l'offensiva. Ed è per questo che gli danno la caccia come
topi.
A Lawrence, un poliziotto ha ucciso una donna con un colpo di pistola; una guardia federale
ha colpito con la baionetta un ragazzo. A Paterson, una guardia della compagnia mineraria,
sparando alla cieca, ha ucciso un lavoratore che stava sulla sua veranda, con il bambino tra le
braccia. A Mesaba Range guardie armate del trust dell'acciaio hanno assassinato alcuni operai
in sciopero; e altri ne hanno imprigionati per lo stesso motivo. A San Diego, alcuni uomini
che volevano parlare per le strade sono stati marchiati a fuoco da rispettabili cittadini, pestati
con le mazze da base-ball e buttati fuori della città. Nei campi di grano del nord ovest i
lavoratori vengono perquisiti: se gli trovano addosso le tessere rosse dell'IWW vengono
immediatamente puniti. A Everett, i mercenari del trust del legno hanno massacrato gli
scioperanti...
Il programma politico dell'IWW ha fatto presa soprattutto tra i pendolari, che sono
ovviamente i meno organizzati; tra i lavoratori più sfruttati: braccianti agricoli, tessili,
minatori, che hanno paghe misere, inferiori a quelle stabilite; non hanno diritto al voto, non
sono protetti né dalle vecchie organizzazioni sindacali né dalla legge. Il salario non gli basta
nemmeno per mettere su casa e sposarsi. I pendolari non hanno mai abbastanza denaro per
pagarsi il biglietto del treno, la maggior parte di loro fa l'autostop o viaggia sui predellini.
Sono combattuti non soltanto dalle camere di commercio, dalle associazioni industriali e da
ogni istituzione legale, ma .anche dai sindacalisti «aristocratici». Su questa preda naturale del
mondo del capitale, su questo substrato sociale l' IWW sta costruendo il su reame. Un buon
materiale umano, perché tenace ed esperto, essenziale, pronto alla lotta e in grado di badare a
se stesso; avventuroso e cavalleresco. Basta che ci sia una «libera manifestazione» in qualche
città, ed ecco che i pendolari vi convergono attraverso miglia e miglia; e non si tirano indietro
nemmeno di fronte al rischio di finire in prigione.
E cantano. Fateci caso, questo è il solo movimento operaio americano che canta. Tremate,
allora, per l'IWW, perché un movimento che canta è imbattibile .
Potete sentire il loro coro di rauche, ironiche voci giovani uscire da un treno merci che
attraversa qualche nero villaggio dello Iowa:
Oh, amo il mio padrone, lui è un mio buon amico,
ecco perché sto morendo di fame! Su allora col picchetto!
Hallelujah! Sono un vagabondo!
Hallelujah! Sempre un vagabondo!
Hallelujah! Dateci una mano
per la nostra riscossa!
Oppure potete sentire sul fronte del porto di Filadelfia un gruppo di giganti che cantano il
classico Perché mai vuoi romperti la schiena per il padrone?,mentre nel caldo mezzogiorno
si riposano davanti alle più squallide botteghe di barbiere. O cantano:
Casey Jones, il crumiro del sindacato.
Mi sembra di sentirli:
Casey Jones manteneva la macchina in funzione
Casey Jones faceva il turno doppio;
Casey Jones prese una medaglia di legno
per tanto lavoro donato al padrone!
Quelli dell'IWW amano molto gli autori delle loro canzoni di protesta. In tutto il paese i
lavoratori conoscono le canzoni di Joe Hill: La ragazza ribelle, Non portate mio padre
lontano da me, Lavoratori del mondo, svegliatevi. Migliaia di operai possono ripetervi il suo
Ultime volontà, i tre semplici versi scritti in cella la notte .prima dell'esecuzione. Ho
incontrato uomini che portavano vicino al cuore, nella tasca della tuta, una piccola bottiglia
contenente le ceneri di Joe Hill. Sopra la scrivania di Bill Haywood, nel quartier generale
dell'IWW, c'è un ritratto di Joe Hill dipinto con amore, molto commovente ...
Non so di altri gruppi americani che amino cosi i loro cantanti...
Dovunque nell'ovest c'è una sezione dell'IWW, li troverete un centro culturale; e uomini che
leggono di filosofia, di economia romanzi o le ultime novità di teatro. Dove sono nato io, a
Portland, nell'Oregon, la sezione dell'IWW era il centro intellettuale più vivo della città ... Ci
sono scrittori, nell'IWW, che raccontano la vita nelle « giungle »; e pendolari che fanno teatro
per un pubblico di pendolari... ~
Che cosa c'entra tutto questo col processo di Chicago? E vero, mi sto allontanando
dall'argomento. Solo, volevo far capire in qualche modo che cos'è che mi rende caro l'IWW.
È stato il mio primo amore, tra le organizzazioni operaie ...
La caccia alle streghe contro l'IWW cominciò nel settembre 1917. Da allora fino all'aprile del
'18 - e sono sette mesi - i ragazzi marciscono in carcere, aspettando il processo. Sono stati
accusati di far parte di un'organizzazione che mira a sconvolgere il sistema delle tabelle
salariali. E questo è al di fuori di una « corretta » azione politica. Un'organizzazione che
tende, evidentemente « a rovesciare il governo degli Stati Uniti » ...
Il principale capo d'accusa nel processo sarebbe stato palesemente ridicolo se non fosse stato
associato a quello ben più grave di «ostruzionismo al programma di guerra dello Stato ». E
così essi si trovarono addosso la doppia accusa di sedizione e di opposizione al servizio
militare ...
E mentre questi uomini erano chiusi nelle galere, una feroce battaglia si scatenò nel paese:
tutte le sedi dell'IWW furono rase al suolo; le sue riunioni messe fuori legge; furono
sequestrati i documenti e gli operai rinchiusi a migliaia in campi di concentramento. La
campagna di violenza e di terrorismo contro l'IWW, - accusato di essere un covo di agenti
tedeschi - richiamò e impegnò ogni organizzazione di polizia regolare e volontaria ...
Naturalmente la tesi del « tradimento» cadde presto. Del resto era chiaro ch'era stata portata
avanti soltanto per, distogliere l'attenzione dalla vera natura del processo; e le agghiaccianti
rivelazioni sul complotto tedesco promesse al mondo all'inizio di tutta questa faccenda non
saltarono fuori. Gli esperti del governo che avevano esaminato i documenti e i registri
dell'organizzazione furono costretti ad ammettere': che tutto era in ordine. E finalmente fu
provato che non esisteva nessun centro di spionaggio di guerra nell'IWW.
Fra gli episodi più ridicoli ci fu l'arrivo, a Chicago strombazzato e montato dalla stampa
locale, dell'ex governatore dell'Arizona Tom Campbell. Doveva arrivare con una «valigetta
piena di documenti che provavano come l'IWW fosse pagato dai tedeschi ».
Per intere settimane Campbell attese di essere chiamato sul banco dei testimoni. Poi,
improvvisamente, annunciò in una conferenza stampa che la famosa « valigetta » gli era stata
rubata da un membro dell'IWW travestito da facchino ...
Tutto fu organizzato perfettamente: per non lasciare nessuno spazio ai sentimentalismi, le
donne incriminate furono tutte prosciolte; per non permettere che l'IWW potesse testimoniare
sulle gravi angherie subite dagli operai, nessuno dei deportati di Bisbee fu messo sotto
processo, e nessuno di quelli che avevano scioperato a Butte poté testimoniare contro gli
speculatori minerari.
Ma in parte per la libertà concessa dal giudice Landis, ed in parte per l'abilità degli avvocati
della difesa Vandeveer e Cleary, tutto il processo fu ugualmente una lunga, sanguinosa
dimostrazione dei delitti dell'industria: Coeur d'Alene, San Diego, Everett, Yakima Valley,
Paterson, Mesaba Range, Bisbee, Tulsa ...
Fin dall'inizio, fu chiaro che dietro quei pretesti legali c'era in realtà la lotta di classe, dura e
implacabile. La prima battaglia fu per la scelta della giuria, e rivelò drammaticamente
l'opposta posizione delle parti. Nell'esaminare i potenziali giurati, gli istruttori del processo
rivolgevano ad ognuno queste domande:
. «Lei sarebbe d:accordo con un sistema sociale organizzato in modo che gli operai
possiedano e gestiscano autonomamente l'industria dove lavorano? »
« Lei crede nel diritto alla proprietà privata? »
« È d'accordo o no che a tutti i bambini bisognerebbe insegnare il rispetto per la proprietà
privata? »
«Non ritiene che i padri della Costituzione americana fossero ispirati da Dio?» .
«Non. pensa che il padrone di un'industria debba avere più voce in capitolo nel dirigerla che
tutti i suoi dipendenti messi insieme? »
Ogni giurato potenziale che dimostrava una certa familiarità con la storia del mondo del
lavoro, con l'economia o con l'evoluzione dei movimenti sociali, veniva perentoriamente
escluso. Le obiezioni della difesa erano invariabilmente respinte, mentre l'accusa ebbe la
possibilità di pronunciare una serie di discorsi straordinari nei quali disse, tra l'altro:
«Karl Marx, padre di questa dottrina viziosa, è il pozzo nero, il concime del quale si nutrono
le radici dell'IWW»
«Questo caso è un banale processo per delitti umani, si tratta di una minoranza di uomini che
cospirano per sovvertire la legge ...
Il loro delitto consiste nel fatto che essi complottano per rubare ai datori di lavoro ciò che
costituzionalmente gli appartiene: la proprietà che la legge difende »,
« Il sistema delle paghe - disse Mr. Clyne dell'accusa - è stabilito dalla legge e quindi ogni
opposizione a questo sistema va contro la legge. »
E Nebeker, anche lui dell'accusa, dichiarò: «Un uomo non ha il diritto di fare la rivoluzione,
in un ordinamento retto dalla legge ».
«Bene, - gli contestò personalmente il giudice Landis. - Ma dipende da quanti uomini egli
riesce a trascinare con sé: in altre parole, se ha la forza di scavalcare la legge. »
Fra le domande rivolte dagli avvocati della difesa Vandeveer e Cleary ai giurati c'erano
queste:
« Lei ha detto, Mr. Nebeker, di non aver mai letto letteratura rivoluzionaria. Non ha forse
letto, a scuola, qualcosa sulla rivoluzione americana del 1776? O della rivoluzione francese
che destituì il re e tramutò la Francia in repubblica? O sulla rivoluzione russa che travolse
l'aristocrazia e gli zar? ».
« Lei ammette il diritto degli individui alla protesta? »
« Lei riconosce che l'idea di rivoluzione è una delle più importanti della Dichiarazione
d'indipendenza? ».
«Lei ha dichiarato, Mr. Nebeker,-che non è giusto togliere la proprietà a chi la possiede.
Quindi lei forse pensa che durante la nostra guerra civile il Congresso non avesse il diritto di
emanare una legge con la quale si toglievano alla popolazione del sud parecchi milioni di
dollari di loro proprietà, sotto forma di schiavi senza dare loro in cambio alcun indennizzo? »
« Lei crede che gli interessi dei privati siano più importanti degli interessi comuni? ».
« Se questi imputati hanno creduto che un certo numero di persone potesse avere il diritto di
cancellare il concetto di proprietà nelle grandi industrie, perché volevano liberare tutti i
lavoratori dalla schiavitù del lavoro; questo costituisce per voi un capo d'accusa? ». .
« Le crede che gli operai abbino diritto allo siopero? »
« Lei pensa che questo diritto possano conservarlo anche in tempo di guerra? »
«Da che parte crede che normalmente inizi la violenza, in una lotta tra operai e padroni? »
«Lei si opporrebbe all'applicazione nell'industria dei fondamentali principi della democrazia
americana? »
« Lei pensa che un solo individuo possa avere il diritto inalienabile di sfruttare due o trecento
uomini e di ricavarne, protetto dalla legge, i profitti del loro lavoro? » ...
E si andò avanti così per un mese intero.
Questo è l'insegnamento che ne ebbe la giuria. Solo che la stampa sciacalla ha ignorato o
distorto completamente la cronaca del processo contro l'IWW. Qualsiasi forma di pubblicità
sugli avvenimenti narrati, infatti, avrebbe certo aiutato e fatto vincere la causa ai pendolari. È
per questo che i più grossi giornali, venduti al padronato, hanno ignorato la più drammatica
battaglia legale dai tempi di Dred Scott.
Giorno dopo giorno, per tutta l'estate, un testimone dopo l'altro si presentò a deporre in
tribunale dal fronte della lotta di classe e aiutò lo svolgersi di questa epica impresa: capi dello
sciopero , cecchini, operai, agitatori, sceriffi-aggiunti, poliziotti, spie, agenti del servizio
segreto... .
Ascoltai la deposizione di Frank Rogers, un giovane che le esperienze avevano reso astioso e
amaro, con gli occhi pieni dj desiderio di vendetta, raccontare in modo secco e brusco la
faccenda degli speculatori minerari e di come centinaia di minatori erano morti bruciati
perché la compagnia non aveva osservato le misure di sicurezza. Parlò anche dell'assassinio
di Frank Little che era stato impiccato dai « sorveglianti» nel Montana; e di come i minatori
di Butte avessero giurato di conservarne il ricordo. (Nelle sedi dell'IWW c'è sempre un
ritratto di Frank Little, con l'espressione altera e ironica.)
Oklahoma, gli operai cosparsi di catrame a Tulsa; Everett, i cinque orribili omicidi dello
sceriffo MacRae sulle colline dietro Seattle ... tutto questo veniva fuori, giorno dopo giorno,
in un susseguirsi di .racconti allucinanti. Per due giorni ascoltai l'incredibile deposizione di
A.S. Embree sulle deportazioni in Arizona; e contemporaneamente vedevo le fotografie dei
minatori che marciavano in quel paese deserto, tra file di uomini armati.
Tutti sanno come i deportati venissero ammassati sui carri bestiame; come i macchinisti
fossero costretti a guidare il treno e come, finalmente, arrivando a Columbus, nel Nuovo
Messico, ricevessero ordine di tornare indietro e di fermarsi in pieno deserto.
E come le truppe federali salvassero quei malcapitati dall'insolazione e dall'inedia. Molti di
questi deportati avevano mogli, famiglie e proprietà a Bisbee; alcuni non erano nemmeno
iscritti all'IWW e altri non avevano mai avuto alcun rapporto con i sindacati. Un gran numero
di questi uomini godeva dei diritti civili, e molti erano iscritti nelle liste di leva ...
Un tipo, un lavoratore agricolo di nome Eggel, raccontò che le commissioni di vigilanza e i
killers, in alcune città del nord ovest, avevano ucciso i braccianti dell'IWW. Impassibile,
Eggel riferì come lui stesso ed altri fossero stati tirati giù dal treno ad Aberdeen, nel Sud
Dakota, e sbattuti per terra.
« Un uomo ci teneva ferma la testa, due le braccia e due le gambe; e un agente in borghese,
credo che il suo nome sia Price, ci colpiva all'impazzata con uno scudiscio. E ci ridusse tutti
una· piaga, sulla schiena e sulle anche ...
« Poi mi presero di peso e mi sbatterono su una vettura. Il mio amico Smith fu messo in
un'altra. Mi dettero un'altra scarica di botte. Finalmente mi lasciarono andare. Me ne tornai ad
Aberdeen approfittando della notte, e dormii in un pagliaio. Il giorno dopo raggiunsi la
ferrovia e presi un treno per il Nord Dakota ... ».
Un altro: «Bene, ci acciuffano. Lo sceriffo dice: "Sei iscritto all'IWW" Rispondo: "Si".
Quello mi chiede di mostrargli la tessera. Gliela porgo. Lui me la straccia. E strappa anche
quelle degli altri. Uno dice: "È inutile: faremo dei duplicati". "Fate pure, - ribatte lo sceriffo: distruggeremo anche quelle" ». « Si, ma non ce la potrete mai strappare dal cuore ».
(1918)
1.August Spies, benché chiaramente innocente, fu condannato a morte insieme ad altri leaders del movimento
dei lavoratori di Chicago ai tempi di quella montatura che fu l'affare Haymarket del 1886, uno dei nodi ·piu
importanti della lotta per le otto ore lavorative.
2. L'Industria! Workers of the World fu incriminata per cospirazione e violazione criminale delle leggi sindacali.
A 93 degli imputati furono inflitte pene dai 4 ai 38 anni di reclusione; gli altri furono condannati a pagare da 20
mila a 30 mila dollari di multa
3. Al tempo del processo di Chicago contro l'IWW (1918) gli Stati Uniti "erano in guerra con la Germania
(n.d.t.).