Il nostro amico - Comune di Anghiari

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Il nostro amico - Comune di Anghiari
Il nostro amico Enrico è simpatico, divertente anche se ha una malattia: non può parlare. Sarebbe
bello sentirlo, almeno una volta, vedere come studia, ma questo non è possibile.
Quando gioco con lui e si fa
male non piange e questa è una cosa strana, perché io e gli altri quando ci facciamo male”
piagnucoliamo” . La prima volta che ho visto piangere Enrico è stata alla fine della prima, perché
la maestra gli aveva dato cinque minuti di non ricreazione e non poteva andare in giardino,
perché aveva messo la saliva sui capelli di un compagno. Ad Enrico piace molto il giardino della
scuola per correre, per guardare gli animali piccoli come i bruchi e gli uccelli che volano.
Enrico è un po’ cattivello, perché qualche volta fa male ai bambini e a me non sta bene, perché
anche se non parla, capisce che non deve far male ai compagni, perché noi siamo i suoi amici e
deve capire che, se vuole essere felice, deve avere degli amici.
Qualche volta lui scarabocchia i quaderni degli altri; comunque noi cerchiamo di farlo diventare
bravo, ma secondo me per Enrico ci vogliono anni e anni perché ricordi tutto quello che non deve
fare. Io lo aiuto perché è un mio amico e come tutti gli amici va aiutato, gli amici servono per questo
un amico che ha tante difficoltà come lui, deve essere aiutato da veri amici, perché possa esprimere
le sue emozioni; per questo io gli regalo la mia amicizia, così potrà imparare a parlare non solo
attraverso le sue emozioni, ma anche con i gesti.
Quando andiamo in giardino cerchiamo di farlo giocare con noi, di farlo divertire il più possibile,
perché sia felice.
Lui non sarà mai mio nemico, perché è intelligente, bello, buono e soprattutto generoso ed io sono
felice di avere un compagno così. A me la cosa che piace di più di Enrico è che sta molto insieme a
noi, ci è molto affezionato, se non ci fosse lui saremmo più tristi. Lui ci rende felici e la giornata è più
allegra.
Se io fossi lui sarei molto triste, perché mi piacerebbe parlare con i compagni, cosa che lui non può
fare.
Per me il suo sogno più grande è quello di conoscere la sua vera voce , e forse continua ad
aspettare ansiosamente. Da quel silenzio vuole uscire per esprimere le sue emozioni parlando; è il
suo sogno chiuso nel cassetto e quando lo potrà avverare io sarò lì.
Io sono contenta di avere Enrico come compagno di scuola perché gli voglio bene e mi piace giocare
con lui. Spero che anche lui mi voglia bene e non mi dimentichi perché io non lo dimenticherò mai e
resterà sempre nel mio cuore.
E’ bello Enrico, è alto, ha gli occhi azzurri, ma è dispettoso. Forse un giorno parlerà, ci dirà tutto
quello che vorrà e per me sarebbe giusto perché tutti dovrebbero parlare. Io che sono sua amica lo
voglio aiutare perché parlare e cantare è bello.
Un po’ di giorni fa, Enrico ha detto delle sillabe e io e i miei compagni gli abbiamo fatto festa e,
quando siamo usciti da scuola, l’abbiamo detto alla sua mamma e lei era contentissima.
I Bambini della 2^ A
scuola D. Drusiani di Bologna
RIFLESSIONI SUL FILM “LA SCELTA DI KOBRA”
Una delle protagoniste del film è una nomade, è una bambina muta che accudisce il figlio della
maestra, raccoglie la biancheria fa i tappeti.
Shahrbanoo non è accettata a scuola, resta fuori e con uno specchietto disturba le lezioni; i
bambini non la vogliono a giocare. Comunica con i gesti, ma poi Kobra, un’altra bambina nomade,
le insegnerà a leggere e a scrivere e lei sarà felice.
Shahrbanoo è una bambina dispettosa, perché vuole farsi notare dagli altri, vuole giocare con i
bambini, non vuole essere sola, non considerata, perché ha un handicap. (Maria Stefania)
Non è giusto il comportamento degli adulti con lei, perché è una bambina come noi e quindi
dobbiamo accettarla così com’è e imparare noi a vivere con lei. (Chiara C. e Francesca D.)
Gli adulti sbagliano, non si tratta così una bambina; dovrebbero renderla felice dal momento che lei è
già stata sfortunata alla nascita. (Francesca Q.)
Io vorrei che anche da grandi questi disabili avessero degli amici, non solo per giocare, ma anche
per andare a mangiare una pizza. (Davide)
Dobbiamo insegnare loro ad essere autosufficienti, perché se un giorno l’amico si ammala devono
fare da soli. Se io avessi una sorella come Shahrbanoo la mia casa sarebbe piena di scivoli, così si
muoverebbe senza aiuto. (Chiara R.)
Noi in classe abbiamo un amico come Shahrbanoo e con lui comunichiamo con le immagini,
attraverso i suoi quaderni, il diario che le insegnanti hanno preparato per lui e che accompagna
sempre Enrico, in cui si racconta la sua giornata, il cibo, i giochi: sono la sua voce. (Edoardo S.)
I Bambini della 2^ A
scuola D. Drusiani di Bologna