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Con Off Site Art, il contemporaneo si mette in mostra per
L’Aquila
di Lisa Falone
http://www.tafter.it/2014/08/11/con-off-site-art-il-contemporaneo-si-mette-in-mostra-per-laquila/
Off Site Art è un progetto nato dall’idea dell’organizzazione no-profit ArtBridge di New York che si
occupa di coprire attraverso pannelli artistici impalcature e ponteggi di cantieri urbani. ArtBridge ha
deciso di intervenire a L’Aquila con 19 artisti emergenti per una grande galleria all’aperto.
11 agosto 2014
Off Site Art è un progetto nato dall’idea dell’organizzazione no-profit ArtBridge di New York che si
occupa di coprire attraverso pannelli artistici impalcature e ponteggi di cantieri urbani. L’Aquila è
ancora una
città ferita e nonostante siano passati cinque anni dall’evento catastrofico del terremoto, molto ci sarà
da aspettare per riaverla in tutto il suo splendore. ArtBridge ha deciso di intervenire per dare un
segnale e puntare di nuovo i riflettori su una questione ancora aperta attraverso l’arte, anzi, attraverso
nuove forme d’arte: è stato aperto un bando grazie al quale 19 artisti emergenti (Elena Adamou,
Daniele Davitti, Edoardo De Falchi, Pietro Del Bianco, Iolanda Di Bonaventura, Sandro Di Camillo,
Federica Di Carlo, Claudia Esposito, Marjan Fahimi, Antonella Finucci, G&G - Giannicola De Antoniis
e Gabriella Sperandio-, Dritan Hyska, Arianna Lodeserto, Carmen Mitrotta, Iacopo Pasqui, Federica
Peyrolo, Danilo Susi, Lucia Uni, Gianni Zanni) avranno la possibilità di scrivere un pezzo di storia
esponendo la loro opera come in una galleria all’aperto. Ogni opera sarà collocata su edificio in
ricostruzione.
Hanno partecipato alla selezione 300 artisti e sono state visionate oltre 1200 immagini. Hanno fatto
parte della giuria stimati professionisti del settore: Ida Panicelli, Cecilia Alemani, Cecilia Guida e
Giuseppe Lignano. A coordinare i lavori: la curatrice Veronica Santi e un gruppo di cittadini aquilani. Il
contemporaneo si mette in mostra per far rivivere una città ricca di storia e cultura.
Ricordo, inoltre, che molti altri progetti legati all’arte e alla cultura hanno in questi anni cercato di
restituire a questa città una speranza: dal 2010 c’è la manifestazione Re-place, che quest’anno ha
visto protagonista Pistoletto, e ancora, Saluti dall’Aquila di Giuseppe Stampone del 2011, Paesaggi
Smarriti dell’Associazione MUSEION e le tante iniziative del Muspac. Iacopo Pasqui, tra gli artisti
selezionati per Off Site Art, mi ha concesso una breve intervista:
Iacopo sei stai selezionato per la prima call di Off Site Art. Da abruzzese (vive e lavori a
Pescara) come ti sei posto nei confronti di questo progetto e cosa ti ha spinto a partecipare?
Pur premettendoti che non sono abruzzese e che le mie origini appartengono ad un altra regione
d’Italia, nutro un forte attaccamento per questo territorio e in particolar modo, al nostro
Capoluogo. Diversi motivi mi legano a L’Aquila, uno dei quali il fatto che proprio una fotografia che ho
scattato in città, qualche anno dopo il sisma, è stata selezionata ed inserita in un importante volume di
storia della fotografia in Italia, senza dimenticare che è sempre stata una città affascinante, ricca di
storia e localizzata in una zona paesaggistica tanto bella quanto fatale. Ogni volta che percorro la
strada che dalla costa porta verso L’Aquila, rimango stupito dai paesaggi straordinari che si
incontrano. Ho deciso di partecipare al progetto Off Site Art proprio per l’affetto conservato negli anni.
Penso che L’Aquila non vada considerata come un’entità morente, priva di anima e incapace di
risorgere, anzi, queste iniziative vanno incentivate per continuare a mantenerne viva la speranza,
stimolando l’attenzione anche di chi non frequenta abitualmente il territorio. Mi è sembrato un modo
interessante e intelligente per fare qualcosa per la città.
La foto scelta dalla giuria fa parte della serie “Uncommontine” (senza titolo #26 del 2012).
Perché hai deciso di rispondere al bando proprio con questa opera?
Ho partecipato inviando una selezione di fotografie intitolata “BESTIARIO” che fa parte di un lavoro in
corso sugli animali e sul rapporto tra uomini e animali, soprattutto in cattività. Sono immagini non
propriamente allegre con una duplice valenza ironico/sarcastica. A parte la scelta dovuta all’impatto
estetico/visivo, dato appunto dall’immagine dell’ippopotamo, il tema della “gabbia e della costrizione”
credo che riguardi gran parte della popolazione vittima del sisma. La città è in una vera e propria
gabbia, basti guardare le architetture coperte dalle impalcature e gli scheletri d’acciaio delle
puntellature, e poi, c’è la condizione umana, privata da troppo tempo di quella che è la libertà di vivere
il proprio luogo di appartenenza. Utilizzo molto la metafora nel mio lavoro: un veicolo del pensiero sui
valori esistenziali.
L’arte può essere d’aiuto agli aquilani per restituire loro un senso di appartenenza. Qual’ è il
tuo punto di vista sulla relazione cultura/”rinascita”?
Credo che l’arte, così come tante attività legate alla cultura possano essere trainanti ai fini di una
rinascita a 360 gradi. Certamente l’importanza del valore cultura è da ritenersi tale anche in molti altri
contesti e non soltanto in quelli toccati da calamità e distruzioni. L’Aquila potrebbe essere un buon
esempio di rinascita se continuerà ad ospitare e incentivare attività legate alla cultura; e proprio
questa dovrebbe invitare a riflettere, a coinvolgere direttamente tutta la collettività e diventare forza
trainante di tutto il nostro paese. Penso fermamente che si debba rincominciare proprio da qui se si
vuole uscire dalla condizione di stallo nella quale ci troviamo. Ero presente alla performance di
Michelangelo Pistoletto tenutasi a L’Aquila qualche mese fa e ricordo bene la partecipazione, davvero
numerosa, di tanti cittadini totalmente estranei al mondo dell’arte.