Cinemecum - Approfondimenti

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Cinemecum - Approfondimenti
di Alessandro Matta
Qualche giorno fa sono riuscito ad avere il dvd di un film di Claude
Miller, regista francese, che finora non ero riuscito a vedere, e che rientra in pieno nell'ampia
questione relativa alla Shoah e all'identità ebraica dopo gli anni dello sterminio nazista. Il
lungometraggio si intitola “Un secret” (un segreto) ed è datato 2007. Inedito completamente in
Italia (chissà se mai arriverà), il film è tratto da un best-seller di Philippe Grimbert, a sua volta
ispirato ad eventi reali, ed è stato realizzato con la consulenza storica della Fondazione
Memorial della shoah -Cdjc (centro di documentazione ebraica contemporanea ) di Parigi, e
della Fondazione Serge e Beate Klarsfeld. Il film, premiato a Cannes, è stato candidato a ben
undici premi “Cesàr”, vincendone solo uno, per la migliore interpretazione di Julie Depardieu
(figlia di Gerard) come attrice non protagonista, nei panni della madre. La storia è incentrata tra
la Francia del 1985 e quella del 1955 e quella degli anni dell'occupazione nazista. Seguendo un
vero e proprio intricato sistema di racconto pieno di flashback nel flashback e di salti tra il
passato e il presente il film si sviluppa con una tecnica a dir poco raffinata, da me ribattezzata
“tecnica dello Schindler's list al contrario”. Infatti, mentre le scene ambientate negli anni '50 e
negli anni '40, relative al passato, sono riprese a colori, quelle ambientate negli anni '80, e
quindi al presente, sono tutte in un nitido bianco e nero.
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La
trama
dà
l'impressio
di un film leggero, ma andando avanti ci si rende conto che si tratta di un film molto profondo. Si
tratta di una storia familiare, protagonista è François, un ragazzo di 15 anni nella Parigi del
1955. Timido, introverso, mingherlino. E' l'esatto opposto di quanto avrebbe voluto suo padre
come figlio. Il padre, Maxime Nathan, è il suo esatto opposto: il classico super atleta, un
lottatore greco-romano forzuto, spocchioso, rude ed estroverso fino al midollo. La madre,
Louise, non è da meno, con un passato da atleta nuotatrice. La famiglia vive in una zona della
Ville Lumiere, abitata da famiglie ebree, come quella di François, che è non solo laica, ma
anche convertita al Cristianesimo. A soli 10 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, la
famiglia di François vive ancora immersa nei ricordi di quei terribili anni, mantenendo però,
rispetto ad altre famiglie, un alone in più di mistero e di segretezza che incuriosisce sempre di
più François.
Ci sono delle cose, perlopiù dei
comportamenti dei genitori, che il piccolo non riesce a spiegarsi. Perché i genitori l'hanno voluto
battezzare all'età di 15 anni, nonostante in famiglia siano ebrei, quasi come se il battesimo
possa rappresentare una specie di “assicurazione” per il futuro? Perché nella sua famiglia, alle
ore dei pasti, la madre apparecchia per quattro persone, anziché per tre, tenendo un posto
vuoto? Perché nonostante in famiglia siano ebrei, quando François ha il primo flirt della sua vita
per una coetanea ebrea, i suoi genitori hanno un sussulto quasi di rifiuto? O forse è solo paura?
Alle sue domande, il piccolo François risponde con le armi della fantasia, in particolare nel caso
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dei posti “vuoti” aggiunti a tavola, che si tratta forse di un gioco, o forse di un fratello
“immaginario” che i genitori pensano in questo modo di dargli. Ma perché questo “fratello
immaginario” lo perseguita nei sogni, nei pensieri, e nella sua costruzione di una identità?
Le risposte ai suoi dubbi arriveranno, in
modo molto traumatico, tutte di un colpo, quando un’ amica di famiglia gli rivelerà il “segreto”
che circonda i Grimbert: un terribile segreto risalente agli anni del Nazismo e della Shoah. Per
scoprire che la sua mamma non è sempre stata la moglie di suo padre, e che quei posti “vuoti”,
quei silenzi, sono in realtà un modo di tenere vivo il ricordo del primo figlio di Maxime Nathan e
della sua prima moglie Hannah, nato negli anni '30: Simon. Il piccolo Simon, ritratto quasi esatto
del suo padre atleta, vittima innocente con la mamma Hannah della deportazione Nazista e
della Shoah, entrambi morti ad Auschwitz. Ma la cosa ancora più terribile nella vicenda, è che
Hannah si sia spinta col figlio volontariamente all'arresto e alla morte, causa uno stato
depressivo provocato dall'infatuazione di Maxime Nathan per Louise, all'epoca solo amica di
famiglia, ma dopo questi avvenimenti moglie di Maxime e con lui madre di François.
Quello che compie quindi François, è un
vero e proprio viaggio nel passato, nei terribili ricordi nascosti della famiglia, nella frustrazione di
un povero padre, che voleva in François un secondo Simon che permettesse a lui di andare
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avanti, e invece ha con lui avuto semplicemente un altro figlio, che teneva ancora piu' vivo il
ricordo. Il viaggio che compie François, in un rapporto conflittuale col padre, nel suo passato, si
concluderà solo nel 1985, quando François, avrà per la prima volta il coraggio di instaurare un
dialogo fraterno con quel padre: con Maxime invecchiato e distrutto dai ricordi, arriva a
commettere la tremenda azione di assassinare il suo cagnolino, strangolandolo. Ma il viaggio
che compie François, rappresenta tutto il viaggio che ha compiuto in questi anni non solo
l'Ebraismo delle generazioni “dopo la Shoah”, ma anche la Francia, nel riconoscere non solo di
aver abbandonato i suoi cittadini ebrei ai Nazisti, ma anche di aver collaborato alla macchina
dello sterminio.
Il film di Miller, nelle scene ambientate
negli anni '40, non mostra un solo soldato Nazista fino al momento in cui madre e figlio vengono
caricati sul camion dopo l'arresto, e fino a quella scena, a compiere tutti gli arresti sono i
poliziotti francesi collaborazionisti, come appunto avvenne nella realtà. Come non vedere quindi
in questa pellicola una notevole presa di posizione di coscienza da parte del cinema francese,
sulle responsabilità della Francia e della società francese nello sterminio? Il film si conclude
negli anni '80, tra la visita di François, adulto negli uffici della fondazione Serge e Beate
Klarsfeld, che scopre per la prima volta che fine hanno fatto Hannah e Simon, gassati ad
Auschwitz all'arrivo, dai documenti custoditi nella Fondazione e la visita di François e della figlia
piccola al monumento con tutti i nomi dei deportati ebrei dalla Francia. Quest’ultima sequenza
è a colori per indicare una memoria “viva”, che nella Francia finora si è sempre interrogata e
sempre continuerà a interrogarsi.
Dedico questo articolo a Jacques Kirschembaum
Primo Fidanzato della sorella di Mia Zia Georgette.
Arrestato a Parigi il 16 Luglio 1942 durante la "Raffle du vel D'hiv" ...prima grande retata degli
Ebrei di Parigi... portato allo stadio del velodromo d inverno della ville Lumiere e da li deportato
a Auschwitz Birkenau ... deceduto all'arrivo, nelle camere a Gas.
La sua colpa : essere nato Ebreo
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