Civetta8 - lacivettapress

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Civetta8 - lacivettapress
Anno VIII n.8 · € 1,00
e-mail: [email protected]
pag. 4
• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009
• DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE
venerdì 29 aprile 2016
prossima uscita 13 maggio 2016
CARNEVALE (CGIL)
LEGGE SULL’ACQUA
RANDAGISMO FLORIDIA
Concetta La Leggia
Concetto Rossitto
Anna Di Carlo
Edilizia nei comuni
in timida ripresa
ma non a Siracusa
Piena di trucchi
e tranelli normativi
favorisce i privati
Canile mai nato
lo Snoopy e il
sindaco taciturno
pag.6
pag.16
L’avvocato Bruno Leone: “Il PM deve ancora valutare l’eventuale rinvio a giudizio”
Crac SAI8 nelle secche: bancarotta semplice o fraudolenta?
Transazione tra curatela e Comune: 220 mila euro in meno
CASTIGLIONE
Marina De Michele
PER ANDARE A GARA OCCORRE PROGETTO ESECUTIVO
Col nuovo Codice degli Appalti
niente più varianti in corso d’opera
“TUTTI PAGATI”
Castiglione (Festival Euro
Mediterraneo): “Mai fatto
contratti col Coro Lirico Siciliano. Le dichiarazioni di
Munafò sono false”
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SUL BARCONE
URINA FATTA ADDOSSO
“500 sulla barca. Vecchi,
bambini, uomini e donne.
Stipati come sardine in salamoia. Ci hanno fatto imbarcare colpendoci con bastoni”
La Procura indaga
sulla Coop. Faro
S
Magnano pag.14
ALLA SBARRA
DOTT.SSA INCAUTA
A Torino una dottoressa accusata di omicidio colposo
per aver curato un melanoma con il metodo Hamer
Giambattista Totis
Artale pag.15
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Tra pochi giorni la nomina in Port Authority
incarico appetito: stipendio di 200 ml euro
PRIMO PIANO
PORTAVOCE ONE
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“Tanti progetti
ma in questa città
niente giovani”
CORRENTI PD
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Si fa il gioco
dei due sì uno no
a giorni alterni
“I
l pm deve ancora valutare se rinviare a giudizio o
meno. Presumo si sia ancora nella fase delle indagini preliminari. Verosimilmente sarà in
corso l’attività di integrazione di
indagini su richiesta degli avvocati degli imputati che avranno
forse chiesto di effettuare alcuni
interrogatori” è la laconica dichiarazione telefonica dell’avvocato Bruno Leone che difende il
Comune di Siracusa, costituitosi
parte civile nel processo
pag. 7
L
a legge richiede “comprovata esperienza” nella
scelta dei presidenti delle nuove autorità di sistema e dei consigli portuali; ma la politica ha
spesso messo a capo delle Autorità amici e colleghi
rimasti senza poltrona o privi di competenze. Un
centro di potere milionario, fra appalti, clientele e
stipendi da favola. Agitato dalla imminente riforma, come mostrano le intercettazioni dell’inchiesta
della Procura di Potenza. Preoccupazioni comprensibili: per i porti italiani passano lavori milionari,
in un crocevia di appalti, relazioni e clientele reso
appetibile anche dallo stipendio da favola assicurato
a chi li guida: oltre 200 mila euro. Analizzando il
recente passato e la lista dei presidenti/commissari
delle 24 Autorithy si vede subito come i partiti hanno, spesso e volentieri, piazzato i loro uomini ( il che
non sarebbe scandaloso se competenti) al vertice,
grazie anche a un meccanismo capace di prestarsi al
massimo della lottizzazione: nomina decisa dal ministero delle Infrastrutture d’intesa con la Regione,
in base a una terna proposta da enti locali e Camere
dì commercio.
Giambattista Totis
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La Germania conia
e Matteo Renzi
sta a guardare
di Ciccio Magnano
pag. 9
TRIVELLE, LA LOTTA SI SPOSTA A LIVELLO EUROPEO
di Paolo Pantano
pag. 10
Marina De Michele
La calunnia sul web
in tempo di Facebook
MONETE DA 5 EURO
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econdo quanto riferito
dall’Eco cittadino, una segnalazione al comando provinciale della Guardia di Finanza
di Siracusa ha indotto la Procura
del capoluogo a disporre un blitz
delle Fiamme Gialle nel corso del
quale sarebbe stata sequestrata
una “corposa” documentazione
sia presso gli uffici della sede sia
presso l’abitazione del presidente
Corrado Petralito e del direttore
Chiaramida.
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IL
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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SECONDAPAGINA
LA CIVETTA di Minerva
BAR SOTTOIL MARE
di Carmelo Maiorca
Castigat ridendo mores
Il sogno di Ivan con dentro industriali, gemelli, pontili e persino Zorro
In anni passati, lontani e - visti
i tempi attuali - non sospetti, il
vice presidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello era già la
testa più lucida della Sicilia sud
orientale. Una capoccia brillante
sia di giorno che di notte, che nel
giro di qualche anno lo avrebbe
fatto emergere anche nel resto della regione, piccole isole comprese,
indi proiettandolo a sgriccio oltre
lo stretto nel resto d’Italia, incluse
le province autonome di Trento e
Bolzano.
C’è da dire che ad alimentarne
l’ingegno, oltre al quantitativo tutto sommato normale di sale nella
zucca, era stata sin dalla più tenera
età una dieta altamente fosforica
basata sul consumo quotidiano di
biscotti prodotti dall’azienda di famiglia, ma di una linea speciale e
fuori commercio ideata esclusivamente per lui: i BiscottIvan Fosfovit, poi sostituiti in età adulta dai
classici tarallucci e vino.
Spianata la strada del successo,
delle consulenze professionali,
delle poltrone a go gò nei consigli
d’amministrazione, ecc. ecc. circa
una decina di anni fa, eletto presidente di Confindustria Sicilia,
una notte Ivan Lo Bello fece un
sogno. E nel sogno vide se stesso,
personalmente in persona guidare
la rivolta morale dell’associazione
siciliana degli industriali contro il
racket delle estorsioni, con tanto di
codice etico e un calcio nel culo a
chi non ci stava, sbattuto fuori da
Confindustria.
Si svegliò sudato. Eppure aveva
digerito bene, non aveva bevuto
alcolici né sniffato alcunché, a parte i fumi puzzolenti passando con
la macchina davanti alle raffinerie
dell’area industriale siracusana.
Cazzarola! Era tutto vero. Era diventato un simbolo della lotta alla
con le mani nella marmellata, denunciati, qualcuno già processato
e condannato per vicende degne
di pagghiazzi traffichini e sautafossi; quando non imputati per
reati contigui alla mafia, come il
suo successore alla presidenza di
Confindustria Sicilia Antonello
apparente facci ri fissa, imprenditore, presunto ingegnere, amico di
Montante, di Lo Bello e quindi di
diritto pure lui paladino della legalità, commissario da poco dimissionario di Confindustria Siracusa
dove aveva sostituito il messinese
Ivo Blandina rinviato a giudizio
mafia e l’associazione che guidava
in Sicilia un esempio per il resto di
Confindustria.
Circa 10 anni dopo Ivan Lo Bello
fece un sogno. E nel sogno vide
un po’ dei confindustriali siciliani
“antiracket”, dei sostenitori della
sua “svolta rivoluzionaria”, presi
Montante, l’amico Montante che
da Confindustria nazionale aveva
ricevuto la delega di responsabile
per la legalità grazie ai meriti acquisiti sul campo.
Nel sogno spuntò pure Gianluca
Gemelli (u zitu forse ex della ministra Federica Guidi) con la sua
per una storia di utilizzo di fondi pubblici per l’acquisto di uno
yacht di lusso da parte di due imprenditori. Blandina era stato a sua
volta commissario al posto dell’ex
presidente Francesco Siracusano
dichiarato decaduto dai probiviri
ecc. ecc. Tutto questo e altro an-
cora nella sede di Siracusa, dove
anche Lo Bello era stato presidente
e dove aveva piantato i primi semi
della legalità e della rivoluzione.
Il sogno continuò con Ivanhoe
(che è quel personaggio di un romanzo ambientato nell’Inghilterra medievale, amico di Riccardo
Cuor di Leone e di Robin Hood,
ma in questo caso è il nome completo di Ivan) finito con tutti i piedi
e il resto di se stesso, compresa la
testa fosforica e brillante, in uno
scandalo-petroli che vedeva Augusta rubare la scena a Potenza,
perché non solo sarausani ma pure
austanisi sunu.
E in un ricco e assortito campionario d’intercettazioni telefoniche
spuntarono aggregazioni di mutua-reciproca assistenza variamente definite clan, cricca, quartierino,
combriccola, comitato d’affari;
classici reati quali associazione a
delinquere e corruzione ma anche la novità del reato di “traffico
d’influenze illecite” scaturito da
direttive europee e convenzioni
internazionali; e poi petrolio, trivelle, cisterne, pontili, barili, stoccaggi, cordate societarie, terreni,
concessioni, autorizzazioni, autorità portuali, commissari (rieccoli), ministri, segretari, capi di stato
maggiore, ammiragli, ufficiali di
marina, uomini o caporali e tanto
altro ancora.
Così continuava a sognare il vice
presidente di Confindustria, ancorché di tutto e di più, presidente
nazionale di Unioncamere con vi-
Il Taccuino
sta. E nella cavalcata onirica ci fu
posto anche per l’ex sottosegretario Gino Foti e per Cafeo (l’ex capo
di gabinetto del sindaco Garozzo)
che dei due non si capiva più chi
era il badante dell’altro. Gemelli,
il telefonista folle, si era raccomandato pure a loro – il ché è tutto dire
– pur di raggiungere i suoi scopi.
Ma il gran finale fu… nel segno
di Zorro! Nel senso che da diverse intercettazioni era venuto
fuori che Gemelli e qualcun altro
degli amici del cosiddetto “quartierino” accennavano a un tizio
chiamandolo, chissà perché, con
lo pseudonimo di Zorro. Che gli
investigatori addetti alle intercettazioni avrebbero nientepopodimeno individuato nell’avvocato
Piero Amara, altro augustano doc
e autorevolissimo.
Il quale, in un sogno del genere
non poteva mancare, se pure solo
di sfuggita, per una semplice citazione, una piccola apparizione:
tipo quelle che nei film vengono
definite “amichevoli partecipazioni”.
Quel tanto per fare zigzag sul
muro e lasciare il segno di Zorro.
Ivan Lo Bello non resistette più, si
svegliò, madido di sudore. Il tempo
di aprire bene gli occhi e si ricordò
che era tutto maledettamente vero.
di Titta Rizza
D
Il trio renziano di Siracusa e i poteri forti del Paese
ebbo rivolgere delle scuse
ai miei lettori per la mia
ingenuità: avevo scritto che
la lobby di Siracusa era rimasta
estranea all’operazione Porto di
Augusta. E invece non era vero,
perché il trio renziano della no-
rei a mandare al parlamento “un
coglione”. Oltre che al “turarsi il
naso” di Montanelli memoria,
per votare una siffatta lista bisognerebbe ricorrere al turarsi bocca, orecchi ed occhi!
Ma torniamo all’operazione Por-
coinvolti pezzi forti della politica
e della società civile e finanziaria
del Paese. Poi, proprio in questi
giorni, di nuovo silenzio assoluto.
Le mozioni di sfiducia al Parlamento per la vicenda che vede
inclusa anche l’operazione Porto
di Augusta passano sotto silen-
stra provincia ci si trovava e ci si
trova dentro immischiato fino
al collo. E’ gustosa a tal proposito la definizione che Gemelli,
che è persona che di uomini se
ne intende, dà di un personaggio
del trio: “coglione”. E pensare che
questo protagonista della vita politica locale – lo scriveva “La Sicilia” di ieri l’altro - potrebbe essere
il capolista del PD per le prossime
politiche. Se così sarà, col meccanismo infernale dell’Italicum,
se io dovessi sostenere la politica
riformatrice di Renzi mi ritrove-
to di Augusta; mai come questa
volta si è sentita la presenza di un
potere forte che guida con cinica
sapienza le vicende del nostro
Paese. Prima un silenzio assoluto, rotto soltanto da un articolo
con nomi di poco conto di Massimo Leotta su “La Sicilia”. Poi
ancora silenzio. Poi, all’improvviso, scoppia l’uragano: giornali
a tiratura regionale, come i nostri
tre quotidiani siciliani, giornali a
tiratura nazionale e infine la televisione di Stato danno il dovuto rilievo a una vicenda che vede
zio, quasi si trattasse di normale
attività parlamentare, mentre con
sapiente regia riemerge la polemica sulle intercettazioni. I giudici
fanno cattivo uso delle intercettazioni, bisogna tagliarle o addirittura abolirle. Ma dobbiamo
essere grati ai nostri giudici che
ce ne svelano il contenuto; in caso
contrario la conoscenza sarebbe
riservata a pochissimi e il relativo
uso rimarrebbe in mano ai poteri
forti ed occulti.
Vero è che gli interventi del trio
renziano di Siracusa non hanno
risvolti penali. Ma è altrettanto
vero che le intercettazioni ci hanno dato la prova che il trio renziano di Siracusa si è mosso per
difendere l’avvocato commissario
dell’Autorità Portuale di Augusta; è altrettanto vero che gli stessi
hanno dovuto dichiarare che si
muovevano per difendere gli interessi istituzionali di Siracusa,
ma si sono dimenticati di dirci di
quali interessi si trattasse.
Forse di nuovi posti di lavoro? E
allora perché non ce ne parlano?
E poi la tutela di questi nuovi posti di lavoro perché mai dovrebbe essere incarnata dall’attuale
commissario, che hanno difeso
davanti a potenti ministri? Non
c’è una qualsiasi iniziativa dell’attuale commissario dell’Autorità
Portuale, nessunissima, che il trio
abbia posto a base del suo intervento per la inamovibilità dell’alleato commissario.
Sono in tempo per parlarne e per
illuminarci sulle loro scelte istituzionali a difesa dei siracusani! Li
attendiamo.
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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LAVORO
LA CIVETTA di Minerva
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Si dovrà produrre progetto di fattibilità, progetto definitivo e progetto esecutivo (a base di gara)
Col nuovo Codice degli Appalti pubblici niente più varianti successive
che aumentavano i costi dell’opera.Legge snella:dai 660 a 220 articoli
Il rischio operativo dei concessionari di servizi è a carico dell’impresa, rimborso max al 30%
Italia si mettono a gara progetti
di Giambattista Totis preliminari senza indagini archeologiche, geologiche, sismiche
e così via e questo comporta che,
pprovato in Consiglio dei un mese dopo l’aggiudicazione di
Ministri il Codice attuati- un appalto, cominciano le varianvo della riforma degli ap- ti, si comincia a richiedere il 30%,
palti pubblici. Diventerà norma il 40% in più. Il progetto d’ora in
dopo che l’ANAC (agenzia nazio- poi è centrale, bisogna metterlo a
nale dell’anticorruzione guidata gara se già assestato e convincenda Cantone) avrà varato, entro te. Avremo così più certezza che
tre mesi, le linee guida attuative. le opere vengano fatte coi tempi e
Essa introduce importanti novità coi costi giusti”
che dovrebbero chiudere le vicen- La progettazione, secondo il code dei lavori pubblici senza fine e dice, dovrà assicurare il soddisfadai costi infiniti e porre un freno cimento dei fabbisogni della colconcreto ai fenomeni corruttivi. lettività, la qualità architettonica
Il ministro Graziano Del Rio l’ha
presentato come “una corposa
riforma che mira a rendere il sistema dei lavori pubblici e delle
concessioni finalmente all’altezza
di un grande Paese europeo. Semplificazione, trasparenza, lotta
alla corruzione e qualità sono gli
elementi chiave” della riforma.
Si passa dal vecchio codice “da
660 articoli e 1500 commi a 220
articoli, con una scelta di grandissima semplificazione e di recepimento delle direttive europee”.
Tra i punti qualificanti c’è lo “stop
alle gare al massimo ribasso sopra
un milione di euro oltre che per i
lavori anche per le gare di progettazione e l’assegnazione di servizi e tecnico-funzionale dell’opera,
sociali, di ristorazione scolastica un limitato consumo del suolo,
e ospedaliera, la scelta che coniu- il rispetto dei vincoli idrogeologa prezzo e qualità”. Cantone ha gici sismici e forestali e l’efficiencommentato positivamente che tamento energetico. Il Codice,
il nuovo codice “rappresenta una ha aggiunto il ministro, punta a
piccola rivoluzione copernicana mettere “al centro la qualità degli
nel sistema degli appalti nel no- operatori economici qualificati,
stro paese. Da sola una legge non imprese vere e non imprese finte,
è in grado di risolvere i problemi e piene di ingegneri e progettisti e
anche questa legge non avrà un ef- povere di avvocati, esattamente
fetto salvifico, ma alcune novità le il contrario di quello che avviene
porta, anche nel provare a evitare oggi. Poi la qualità delle stazioni
uno dei rischi principale degli ap- appaltanti, cioè gli enti che cercapalti, il rischio di corruzione”.
no di fare badi di gara di qualità e
Aumenta la trasparenza poiché proporzionati alle loro capacità, si
è stata ridotta a 150 mila euro la devono qualificare, devono divensoglia al di sotto della quale è am- tare capaci di giudicare le offerte e
messa la procedura negoziata ad di fare buoni bandi di gara”.
inviti, al di sopra bandi di gara e Con le nuove norme viene rafforpubblicazione sui giornali.
zato il ruolo dell’Anticorruzione:
La progettazione assumerà un chiamato ad adottare oltre alle
ruolo fondamentale e si artico- linee guida, bandi-tipo, contratlerà in tre livelli: progetto di fat- ti-tipo ed altri strumenti di regotibilità, progetto definitivo e pro- lamentazione flessibile, fornendo
getto esecutivo che verrà posto costante supporto nell’interpretaa base di gara. Questo dovrebbe zione e nell’applicazione del Codilimitare il numero di varianti e ce. Dal punto di vista normativo,
l’aumento di costi e dei tempi di viene prevista una disciplina unirealizzazione. Troppo spesso in taria per le concessioni di lavori,
A
servizi e forniture, chiarendo che
le concessioni sono contratti di
durata, caratterizzati dal rischio
operativo in capo al concessionario in caso di mancato ritorno
economico dell’investimento effettuato fissando al massimo del
30% il contributo pubblico sulle
opere da affidare in gestione (rivoluzione assoluta se si tiene conto di come i regimi concessionari
sono stati causa di disastri economici, corruttele, clientele smisurate). I titolari delle concessioni
sono poi obbligati ad affidare una
quota pari all’80% dei contratti di
importo superiore a 150mila euro
e acquisire soluzioni innovative.
Si rivisita profondamente il ruolo
del general contractor: per farvi ricorso la stazione appaltante
dovrà fornire un’adeguata motivazione, in base a complessità,
qualità, sicurezza ed economicità dell’opera. Si vieta al general
contractor di esercitare il ruolo di
direttore dei lavori. Per ridurre il
contenzioso, definito in 30 giorni
il termine utile per i ricorsi una
volta note le società ammesse a
gara; infine, si prevede per le decisioni un rito speciale in camera
di consiglio del Tar. L’importanza
di questa norma si rivela osser-
l’Ance (associazione nazionale
costruttori edili), indica come
criticità la mancanza di una qualificazione unica tramite Soa obbligatoria per le gare sopra i 150
mila euro e non il milione di euro,
il pagamento diretto ai sub-appaltatori e la mancanza di un sistema
anti-turbativa per le gare sotto
soglia.
Per gli ingegneri, invece «la centralità del progetto, espressamente valorizzata nella legge di delega,
non ha trovato adeguato sviluppo
nel codice». Mentre l’associazione
delle società di architettura e ingegneria invita a fare molta atten-
mediante le procedure ad evidenza pubblica. Grande novità a tutela dei lavoratori sono le clausole
sociali introdotte per i lavori ad
alta intensità di manodopera che
promuovono la stabilità occupazionale.
Finisce la stagione della legge
obiettivo. Anche le grandi opere
rientreranno nella programmazione ordinaria e saranno sottoposte a consultazione pubblica.
Finisce un’ era di sprechi e opere
faraoniche di dubbia necessità,
spesso fonte di corruzione e tangenti ai potenti di turno perché
urgenti e indifferibili e quindi,
spesso, svolte al di fuori dei normali sistemi di controllo.
Si prevede poi la graduale digitalizzazione delle gare, si disciplina
il Partenariato pubblico privato
(PPP) come disciplina generale
autonoma e a sé stante, quale forma di sinergia tra poteri pubblici
e privati per il finanziamento, la
realizzazione o la gestione delle
infrastrutture o dei servizi pubblici, affinché l’amministrazione
possa disporre di maggiori risorse
vando che questi temi occupano
circa il 70% dei contenziosi oggi
in essere. Il subappalto viene limitato al
30% del contratto e viene resa obbligatoria, sopra la soglia comunitaria, l’indicazione di una terna di
subappaltatori che materialmente
eseguiranno i lavori, norma che
aumenterà non poco la trasparenza.
Ovviamente, quando si cambia
un equilibrio, si apre il fuoco
di sbarramento, così i sindacati
sono scesi sul piede di guerra per
la norma che limita al 20% gli
affidamenti in house per le concessioni autostradali, affermando
che c’è il rischio di perdere 2 mila
posti di lavoro (su questo punto,
tenendo conto dell’indicazione
sindacale, il governo ha introdotto una moratoria di due anni per
evitare problemi all’occupazione),
purtuttavia le società concessionarie dovranno mettere sul mercato l’80% dei lavori, forniture e
servizi (oggi era il 60%) limitando
così i privilegi dei concessionari;
le associazioni di categoria come
zione «alla disciplina transitoria
che, se applicata male, rischia di
bloccare il settore». Osservazione
fondata poiché l’entrata in vigore
del codice avverrà per fasi successive dopo le linee guida dell’anticorruzione ed una quarantina di
decreti attuativi.
La velocità impressa dal governo
è veramente notevole e come tutte
le cose troppo rapide potrà, specie
nella prima fase, presentare qualche problema applicativo ma se
questo è il prezzo da pagare per
velocizzare la spesa nella trasparenza e scardinare un sistema in
vigore da troppo tempo, pazienza,
l’importante è dare una scossa al
paese e distruggere le corruttele e
le combriccole che oltre al danno
economico lo hanno bloccato e
hanno minato le basi della nostra
democrazia seminando sfiducia e
rassegnazione in molti cittadini. Cambiare in meglio l’Italia è sempre più un’impresa titanica perché ciascuno si sofferma solo sul
proprio particolare senza esprimere contributi in positivo verso
ogni tentativo di innovazione, ma
solo veti; salvo poi a lamentarsi
che il sistema non va, aspettando
che il Padreterno intervenga. Del
Rio in questa direzione sta lavorando alacremente e con decisione, tanto da meritare, come si
legge qua e là, l’attenzione di certa
stampa sempre pronta (giornalismo d’inchiesta? o strumenti di
diffamazione continuata in cui
ogni notizia è infarcita di condizionali, praticando il metodo
mafioso storicamente sintetizzato
in una famosa aria: “la calunnia
è un venticello” dalle nostre parti più brutalmente rappresentato
dall’espressione “u panaru se nun
si inchi si vagna”) a costruire dossier più o meno concreti sulle personalità che loro malgrado sono
protagonisti di tentativi di cambiamento e rompono gli equilibri
raggiunti nella melma in cui affoga il nostro paese.
Il Consiglio di stato ha espresso
una serie di osservazioni in parte
recepiti nel documento definitivo,
opportunamente emendato e migliorato. Sarà la svolta giusta per
chiudere definitivamente con i
lavori pubblici mai finiti, che durano tempi immemorabili? È la
scommessa in campo, vedremo,
certo è che finalmente si è preso il
toro per le corna, dopo decenni di
chiacchere…
Piaccia o no, bisogna prendere
atto che sulla globalizzazione
dell’economia si può disquisire
all’infinito, circa i presunti vantaggi o svantaggi. Una cosa però
è innegabile: un paese dove i privilegi, le tutele ipergarantiste di
pochi, la corruzione, la superficialità, le inefficienze e la rigidità
burocratica la fanno da padrone
non ha né futuro né speranza di
sviluppo. Il Ministro ci sta provando, e già questo è un merito.
Da parte di noi cittadini, prima di
esprimere giudizi estemporanei e
spesso inconcludenti, il compito
di seguire i processi in atto con
atteggiamento vigile e critico ma
non prevenuto né superficiale. E’,
quindi, il tempo della responsabilità e della competenza senza
atteggiamenti aprioristici o ideologismi a prescindere, altrimenti
il declino sarà inevitabile.
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LAVORO
LA CIVETTA di Minerva
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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Timidi segnali di ripresa tra gli occupati a Lentini, Augusta, Avola e Rosolini, non a Siracusa
Salvo Carnevale (Fillea Cgil):“Troppe foto dell’ass. Foti su facebook
un’amministrazione che si distingue per l’immagine non per la sostanza”
“Non c’è attenzione nei confronti delle organizzazioni sindacali, soprattutto nel settore edile”
di Concetta La Leggia
E
siamo alla terza volta che il segretario provinciale della Fillea
di Siracusa, tramite il nostro
giornale, sollecita l’assessore ai lavori pubblici, Alfredo Foti, per un
incontro con le forze sindacali e
datoriali per trovare soluzioni concrete al problema dell’edilizia e per
l’avvio di opere pubbliche anche
attraverso l’utilizzo di manodopera
locale. Ma sarà che l’assessore non
legge La Civetta o forse, da buon
renziano, questo confronto non lo
pone in cima alla lista delle priorità.
Il settore dell’edilizia continua imperterrito ad essere in crisi e quelle
poche opere che prendono l’avvio
sul nostro territorio vedono spesso
l’impiego di personale non siracusano. Per carità il libero mercato,
le norme europee… ma in alcuni
comuni, neppure troppo distanti
da noi, l’inghippo è stato risolto.
Forse bisognerebbe prendere spunto e magari avviare una fase di confronto seria.
“Analizzando i dati della Cassa Edile - ci spiega Salvo Carnevale - sembra esserci, nel 2016, un arrestarsi
di emorragia occupazionale nel settore delle costruzioni e nel primo
bimestre confermiamo gli occupati
dello scorso anno. Un dato che non
entusiasma sebbene possa essere
inteso almeno come un segnale di
speranza, visto che negli ultimi 8
anni l’occupazione edile è stata in
continuo calo. Se analizziamo però
i comuni più grandi della nostra
realtà - Augusta, Lentini, Avola e
Rosolini - noteremo il dato in assestamento o di pochi decimali in
crescita mentre a Siracusa è in calo.
Così ad Augusta gli addetti passano
da 123 del 2015 a 150 nel primo bimestre 2016; Rosolini da 137 a 157;
Lentini da 100 a 126; Avola mantiene i 201 addetti; Siracusa da 390
a 386. Tra i comuni oltre i 20 mila
abitanti la nostra città sembra l’unica a confermare il trend negativo
degli ultimi anni”.
Come dire: i comuni si difendono,
la città centrale indietreggia. “Questo conferma - aggiunge il segretario Fillea - l’impressione avuta
nelle ultime settimane di un’amministrazione del comune capoluogo
bravissima a realizzare annunci e
sponsorizzare l’esistente ma non
altrettanto brava a promuovere restauro, conservazione dei BB.CC.
e nuovi progetti. Troppe foto su facebook da parte dell’assessore Foti
(peraltro sempre le stesse): il cantiere dello stadio ultimato, la banchina
della Marina e la bretella Targia, il
cui futuro è incerto: restaurarlo, ricostruirlo… potrebbe restare chiuso per i prossimi 100 anni! Oltre le
foto ci saremmo aspettati qualcosa
in più da questa amministrazione
che si contraddistingue principalmente per l’immagine ma non per
la sostanza”.
Gli edili soffrono da anni ormai per
una congiuntura di certo negativa,
ma sarebbe da subito possibile dare
una boccata d’ossigeno al settore.
“Basterebbe farsi un giretto in Ortigia – aggiunge Carnevale - per
guardare quanti cantieri sono stati
inaugurati e poi sono rimasti fermi.
O le risorse poi definanziate per
le scuole! Questa amministrazione non è molto ben predisposta
nei confronti delle organizzazioni
sindacali, soprattutto nel settore
edile, visto che l’ultima volta che
siamo riusciti ad incontrarla risale
a novembre 2015 per parlare della
bretella Targia e della manodopera locale spiegando all’assessore
che nell’80% dei casi i pochissimi
appalti pubblici nostrani vengono
vinti da aziende non locali.
Chiedemmo (come facciamo con
altri) di trovare assieme soluzioni.
“Ovviamente il problema per noi
è cercare di dare una risposta ai
lavoratori, mentre l’associazione
costruttori provinciali dovrebbe
cominciare a chiedersi il perchè
le imprese siracusane non sono in
grado - per lo più - di fare cartello
comune e consorziarsi. Quando avviammo il ragionamento sulla salvaguardia della manodopera locale
eravamo a disposizione per suggerimenti e anche per una conferenza
o un tavolo tecnico tra sindacati,
amministrazione ed esperti del
settore per inquadrare le difficoltà,
determinate dal vincolo del libero
mercato che, a detta di molti, non
consentirebbe il recupero di manodopera locale edile ma che in alcune realtà virtuose è stato risolto.
“Abbiamo proposto protocolli, abbiamo individuato delle specifiche
tecniche che avevano a che fare
con l’inserimento nei bandi di una
clausola di salvaguardia sociale, abbiamo individuato anche soluzioni
Facemulu pi ridiri!
E fissa cu si siddia!
rubrica a cura di Peppi Nappa
C
he nostalgia del periodo
d’oro della sua vita quando
faceva il professore. Alla
sua famiglia non mancava niente.
Poi un calcolo sbagliato e arriva il
tracollo economico. Non riusciva
più ad arrivare alla fine del mese.
A volte la quarta settimana era
costretto a inventarsi uno sciopero della fame per risparmiare
qualcosa sulle derrate alimentari.
Ma a cosa era dovuta la pesante
situazione economica nella quale
era precipitato? Enzo aveva investito sulle sue capacità affabulatorie e sulle sue tecniche di ricerca
del consenso, ma un destino
avverso lo aveva risucchiato giù
fino ad arrivare al momento più
umiliante: la sua elezione a deputato regionale. Da quel momento
non era più riuscito a riprendersi
e l’intera famiglia doveva appoggiarsi sullo stipendio della moglie.
Sarebbe pure riuscito a farcela se
non fosse stato per quella fissazione smodata dei giovani della
provincia di sposarsi e mettere
su famiglia. Ormai era diventato
un vero e proprio incubo. Si avvicinava alla buca delle lettere con
passo felpato e con il terrore negli
occhi sperando di non trovarvi il
fatidico invito. E invece quello era
sempre lì con la sua busta elegante
e all’interno le terribili informazioni sulla lista nozze.
Invitare Vinciullo era diventato obbligatorio; girava voce che
che ricalcano i modelli che hanno
funzionato in giro per l’Italia. Penso ad Alcamo, Trapani e a Bologna
dove la formula della concertazione
ha incentivato economicamente le
imprese sane su sicurezza e legalità e ha consentito la realizzazione
di un bacino di addetti di soggetti
svantaggiati dal punto di vista economico da impiegare localmente”.
Ma niente di niente, l’amministrazione è sorda alle sollecitazioni della Fillea e del sindacato in generale.
Insomma la proposta è chiara: creare bandi comunali dove gli operai
edili nostrani, disoccupati di lunga
durata, possano essere coinvolti
attraverso una contrattazione d’anticipo che metta insieme imprese,
forze sindacali e sociali e l’amministrazione locale prevedendo un
fondo che privilegi le imprese sane
che utilizzino i lavoratori locali
(soggetti svantaggiati dal punto di
vista economico) in quota parte
alleviando così la situazione di disoccupazione edile siracusana che
segna nell’ultimo quinquennio un
-51% e -62% negli ultimi 7 anni.
Meno foto e più idee per il settore
edile: questa la sfida che la Fillea
lancia al sindaco ed alla sua amministrazione.
“Il referendum appena conclusosi
lascia aperta una sfida - aggiunge
il segretario degli edili - parlare
seriamente di rinnovabili e incentivi che puntino alla bioedilizia ed
alle nuove tecniche di costruzione.
Si è calcolato a livello nazionale
che insistere sulle rinnovabili vuol
dire migliorare l’ambiente e creare
700 mila posti di lavoro potenziali,
gli stessi che si sono persi in Italia
negli ultimi 10 anni. Come Fillea
Cgil, vorremmo incentivare un ragionamento di questo genere ma è
chiaro che qualcuno ci debba metter i soldi ma ha preferito e consigliato di astenersi al referendum e
non affrontare la grande questione
energetica: sostenere e premiare
le poche aziende che investono
sull’edilizia innovativa ed incentivarne di nuove. Il sindacato sfida su
questo tema le imprese ma il punto
è che non abbiamo interlocutori.
Forse non è il sindacato ad essere
arroccato su vecchie posizioni!”.
La Fillea peraltro a livello nazionale ed europeo è promotore di un
progetto innovativo, recentemente
approvato dalla Commissione europea, Broad - Building a Green
Social Dialogue che punta su green economy. “Il progetto - ci dice
Carnevale - coinvolgerà i sindacati
di quattro paesi europei, centri di
ricerca, associazioni datoriali, con
l’obiettivo di realizzare, al termine
del percorso, una proposta di linee
guida a supporto del dialogo sociale
nei processi di transizione verso il
green building, per lo sviluppo del
mercato del lavoro e la crescita, nel
segno della qualità e del rispetto dei
diritti e della salute, delle competenze professionali dei lavoratori.
Si studieranno le principali tendenze nello sviluppo della bioedilizia
a livello nazionale ed europeo e i
modelli di successo da diffondere
attraverso lo scambio di esperienze
e buone pratiche tra i paesi e le parti
sociali. Ecco, nel territorio siracusano vorremmo stimolare questa tendenza per segnare la divisione tra
vecchie imprese e nuove e trovare
soluzioni comuni”.
Forse essere pregiudiziali non aiuta la città né l’edilizia come di fatto
è accaduto con la bretella Targia,
sulla quale nessun siracusano ha
potuto trovare impiego e di certo
non aver neppure tentato di inserire
una clausola di salvaguardia sociale
sull’occupazione non è stato un segnale positivo. Vero è che direttive
europee scoraggiano le amministrazioni perchè l’impresa deve
essere libera di scegliere chi vuole
ma la verità è che bisogna trovare
il meccanismo giusto: i comuni di
Alcamo, Trapani e Bologna ne sono
l’esempio. Forse l’amministrazione
Garozzo un’occhiata a quanto accaduto in quei comuni può darla…
magari facendosi aiutare da chi le
proposte le fa e le vuole pure condividere.
L’eroico professore costretto a fare
il deputato regionale
portasse bene. E così non passava
giorno che non vi fosse un regalo
da fare. L’onorevole era diventato
esperto e sapeva come risparmiare puntando ai cucchiaini
d’argento, ma anche così il misero stipendio finiva in un attimo.
Aveva provato a fare un appello
in televisione illustrando la misera situazione della sua famiglia,
ma la gente, si sa, è insensibile e
quando uno si trova in difficoltà,
nessuno è disposto a dargli una
mano. Anzi, lo avevano preso in
giro senza pietà, approfittando
della sua ingenuità e della sua predisposizione alla sincerità.
Ma chi è l’on. Enzo Vinciullo e
qual è la sua storia? Appena nato
si iscrive alla Democrazia Cristiana e comincia a frequentare
segreterie politiche, coltivando fin dall’infanzia il vizio che
lo avrebbe portato alla rovina.
Per un lungo periodo sembra
uscito dal tunnel e riesce a stare abbastanza lontano dalla sua
dipendenza dalla politica. Si laurea, diventa professore e poi per
quindici anni vicepreside in una
scuola privata nota per l’assoluto
rigore e la severità: l’Istituto scolastico Santa Maria. Eccelle nelle
attività equestri diventando prima Cavaliere del Santo Sepolcro
di Gerusalemme e poi Cavaliere
della Repubblica. Ma il vizio della
politica riprende il sopravvento e
il nostro comincia a rifrequentare
gli equivoci ambienti del Comune di Siracusa finendo per fare
il vicesindaco. Comincia da lì la
spirale negativa che lo porterà al
tracollo economico. E cominciano i primi inviti a matrimoni che
dovevano fargli capire che quello
era solo l’inizio.Da quel momento non riesce più a fermarsi e nel
2008 viene eletto deputato regionale. Il conseguente appellativo di
onorevole funziona come il miele
per le mosche per i nubendi della provincia. Poi arriva, nel 2012,
la seconda legislatura e più tardi
persino la Presidenza della Commissione bilancio (che pare gli sia
stata data ad honorem proprio a
causa della sua grande capacità di
cercare di far quadrare il difficile
bilancio familiare).
Intanto si caratterizza per la straordinaria coerenza e la chiarezza
nella collocazione all’interno del
parlamento siciliano. Eletto in
Forza Italia, passa con NCD, il
partito di Alfano, noto per avere
un nome di centrodestra e per
partecipare invece all’alleanza
di centrosinistra. Vinciullo però
non è uomo da accettare compromessi e si schiera senza esitazioni
all’opporanza, meglio definita
maggiosizione. Le sue posizioni
chiare contro il governo e a favore
dello stesso sono ormai tradotte e
interpretate (per quanto possibile)
e studiate nelle migliori scuole di
esegesi politica, e nelle università
stanno per essere avviati i corsi di
ermeneutica del pensiero e dell’azione dell’onorevole Vincenzo
Vinciullo. Un’altra delle sue caratteristiche peculiari è la vivace
curiosità. Ha, infatti, presentato
nell’ultima legislatura quasi ottocento interrogazioni parlamentari. Considerando i giorni di atti-
vità dell’ARS, quasi due al giorno.
Probabilmente il suo obiettivo è
battere qualche record. Ma non
osiamo neppure immaginare
quanto deve essere difficile. Il
pensiero “Che cosa domando domani?” assillerà certamente tutte
le sue notti, alternandosi all’elenco dei regali da fare.
Un grande fantasista l’on. Vinciullo che deve anche dare motivazioni agli scioperi della fame
ai quali, come abbiamo detto, è
spesso costretto.
L’ultimo ha raggiunto un livello di
genialità non comune: ha, infatti,
utilizzato come motivazione il voler fare pressioni nei confronti del
sindaco Garozzo e dell’ASP per
individuare rapidamente l’area
per il nuovo ospedale di Siracusa. La competenza pare fosse del
consiglio comunale, ma questo ha
poca importanza. Quello che conta è lo straordinario senso civico
di un uomo che riesce a fare anche
in questi casi “di necessità virtù”.
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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LAVORO
LA CIVETTA di Minerva
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“Avevamo proposto una sfilata per le vie della città con gli abiti di scena, l’addobbo delle vetrine…”
Arturo Linguanti (Confesercenti):“43 giorni di spettacoli classici
possono diventare occasione di sviluppo con iniziative innovative”
politica culturale più mirata, il
di Marina De Michele sindaco di Ferla con le sue tantissime iniziative sono stati tutti in
grado di rilanciare i loro comuni,
l presidente della Confesercenti di aumentare il numero dei sogArturo Linguanti ci prova an- giorni di turisti e visitatori. Solo
cora una volta. Sono anni ormai Siracusa, nonostante l’incremenche tenta di suggerire all’ammi- to del numero dei turisti, rimane
nistrazione comunale alcune ini- appena sopra la media dei due
ziative che, associate alla grande giorni di permanenza in città. Rastagione degli spettacoli al teatro gusa e Trapani sono già a quattro.
greco, abbiano un’attrattiva tale Non mi sembra si faccia quanto si
da indurre i tantissimi spettatori dovrebbe.
del mordi e fuggi a trattenersi al- La stessa proposta dell’assessomeno un giorno in più a Siracusa re Teresa Gasbarro, il progetto
piuttosto che andar via non appe- “Fuori Teatro con gusto”, con
na si sia spento l’ultimo applauso. degustazioni dei prodotti enogaAi primi di marzo, in un incontro stronomici di eccellenza del tercon moltissime imprese del turi- ritorio, nella sua indiscutibile vasmo, dell’accoglienza e del com- lidità, presenta, a mio avviso, un
mercio, alla presenza di Ivan lo punto debole. Realizzato lì dove si
Bello, sembrava si fossero poste le prevede, nei pressi di casina Cuti,
basi per cambiare rotta, anche gli può al massimo ritardare l’orario
albergatori si erano detti disponi- di partenza dei visitatori ma non
bili a chiedere una cifra simbolica, modificare le loro abitudini. Il
solo 10 euro, per la terza notte di pullman ripartirà un po’ più tardi
soggiorno.
ma il numero dei pernottamenti
“Il sindaco di Avola grazie all’at- resterà invariato.
tenzione prestata al litorale con la Da tempo ormai, di anno in
pulizia sistematica delle spiagge, anno, proponiamo qualcosa di
il sindaco di Noto attraverso una più strutturato che convinca i
I
visitatori a trovare persino conveniente un giorno in più a Siracusa
facendo sì che gli spettacoli teatrali non restino altro rispetto al
tessuto vivo della città ma sia essa,
nel suo insieme, a trasformarsi
in un enorme palcoscenico delle
rappresentazioni.
Per l’intero ciclo le vetrine dei negozi potrebbero essere addobbate
con materiali (locandine, manifesti, etc.) relativi alle tragedie
rappresentate e i negozi aderenti
ai Centri Commerciali Naturali
potrebbero praticare sconti sulle
vendite agli acquirenti non re-
sidenti nella provincia, e così a
marzo si era convenuto.
Avevamo anche proposto una
sfilata, coi costumi indossati dagli attori nei vari cicli delle rappresentazioni, che partisse dalla
sede dell’INDA per giungere al
Teatro Greco, snodandosi lungo
Corso Matteotti, Corso Umberto,
Corso Gelone, da svolgersi in uno
o più giorni. La Confesercenti si
era detta disponibile a organizzare l’evento, accollandosi anche
i relativi oneri (escluso quello per
l’eventuale stipula di polizza assicurativa sui costumi). Ma le idee
potrebbero essere anche altre se ci
fosse capacità di ascolto”.
Una richiesta disattesa, lamenta
Linguanti, è anche stata quella di
poter utilizzare l’antico mercato
di via De Benedictis in Ortigia
per il dopo spettacolo: uno spazio
chiuso, suggestivo, per performance di artisti, musicisti, attori,
per presentare un libro, per altre
attrazioni nonché per la presentazione dei prodotti enogastronomici.
“Così, e non attraverso un solo
partner privato come si prevede
ora di fare, sarebbe stata concreta
l’occasione di avere una vetrina e
un canale di promozione delle eccellenze prodotte sul territorio. La
crisi economica che attanaglia soprattutto i piccoli e medi imprenditori si deve combattere grazie
a un atteggiamento di maggiore
flessibilità e disponibilità da parte dell’ente locale che dovrebbe
avere il ruolo di attrattore e selezionatore delle proposte, essere
regista nell’organizzazione avvalendosi anche della creatività dei
tanti giovani che forse sarebbero
disposti a collaborare per indicare nuovi percorsi, per pensare a
qualcosa di più fresco, innovativo. Abbiamo bisogno di autentico
entusiasmo, di qualità, non di ripercorrere strade impolverate dal
ripetersi degli schemi triti e ritriti.
Un ciclo di 43 giorni di spettacoli,
un evento unico, ancora una volta
non diviene volano di sviluppo. I
cittadini ne sono estranei e non
sono resi partecipi. Quasi quasi
non sono neanche adeguatamente
informati loro stessi. Basta andare
sul sito dell’Inda, si dice, come se
questa fosse una risposta sensata”.
“Con un unico documento e un unico obiettivo questo ci darà forza nei confronti della Regione”
Mario Rizzuti (Filctem Cgil):“IAS, finalmente forze sociali, sindacali, lavoratori
aziende, sindaci e deputazione fanno squadra per il ripristino della convenzione”
“Bisogna evitare che una nuova gara d’appalto rimetta in discussione l’attuale organico”
di Concetta La Leggia
S
ono trent’anni che l’Ias svolge il ruolo di pesce pulitore
dell’intera area industriale
e se oggi non vi sono più sversamenti a mare da parte delle aziende dell’area industriale e delle due
città collegate, Priolo e Melilli, è
perché l’Ias svolge bene la propria
funzione. L’industria Acqua Siracusana fu costituita per volontà
del Consorzio ASI (Area di Sviluppo Industriale oggi Irsap, che
ne è socio pubblico di maggioranza) di Siracusa e di alcuni partner
pubblici, i Comuni, e privati con
le grandi società industriali insediate nell’area di Priolo-Melilli-Augusta. Alla IAS per mezzo di
convenzione stipulata tra la stessa
e l’ASI viene affidata la gestione
dell’impianto di trattamento delle
acque reflue (e del collettore) degli
stabilimenti petroliferi e petrolchimici dell’area industriale, dei
Comuni di Priolo e Melilli e della
frazione di Belvedere del Comune
di Siracusa. Oggi si sta tentando
di coinvolgere anche Augusta, città che potrebbe fruire del servizio.
“L’Ias – ci spiega Mario Rizzuti,
segretario provinciale Filctem di
Siracusa - svolge un’importante funzione che ha consentito e
consente di far convivere nella
stessa area la storia, l’ambiente e
la bellezza assieme all’industria.
Uno strumento prezioso per il territorio che ha evitato sversamenti
a mare e di certo il recupero e la
valorizzazione di Marina di Priolo ne è la lampante dimostrazione.
La nota dolens è però oggi rappresentata dalla convenzione trentennale, scaduta il 31 dicembre
del 2015. Come Filctem abbiamo
tentato tramite audizioni e deputazione regionale di far intervenire la regione Sicilia sul tema, forti
non solo del numero di impiegati
e delle alte professionalità da tutelare ma anche del rischio latente
che un possibile bando pubblico
arrecherebbe all’assetto organizzativo complessivo e all’equilibrio
maturato in questa trentennale
esperienza.
“L’Ias peraltro è uno dei pochi
enti che paga un canone annuale
di 500 mila euro e che ha reso un
servizio vero alla collettività. La
Regione è intervenuta ma non ha
firmato una nuova convenzione,
parte per beghe politiche, parte
perché molte Asi in Sicilia sono
commissariate su trasparenza, legalità e gestione, sebbene l’Asi di
Siracusa non sia stata coinvolta in
vicende sospette. La Regione ha
dato una proroga di 6 mesi con
scadenza a giugno e ne ha previsti altri sei, complessivamente per
un anno. Ma con le nuove norme
legislative si potrebbe arrivare alla
gara d’appalto e il rischio è evidente: nuovo assetto vuol dire rimettere in discussione le maestranze, l’attuale organico, le tariffe, i
partner e l’equilibrio complessivo
raggiunto. Nel depuratore lavorano 61 diretti e 20 dell’indotto,
una ottantina di professionalità
eccelse che si occupano anche del
laboratorio, il cui compito è controllare la qualità dell’acqua che
viene rimessa a mare”.
Con le nuove norme legislative,
peraltro, i tempi si allungherebbero a scapito del sistema e del suo
funzionamento a meno che non
vi sia una comunione d’interessi positivi che consentirebbe, in
tal caso, di andare nuovamente a
convenzione rivisitata e adeguata
comunque alle leggi sull’ambiente. “In questo momento forze sociali, sindacali, lavoratori, aziende, sindaci di Melilli e Priolo ma
anche Augusta e tutta la deputazione regionale hanno scelto di
fare squadra e andare alla Regio- esterno e non solo su quello che ha occupazione”. E adesso vediamo
ne con un unico documento e un già, recuperando economie, inve- quale risposta darà la silente Reunico obiettivo: chiedere il ripri- stendo su innovazione e creando gione.
stino della convenzione adattandola alle nuove leggi. Far fronte
comune per evitare il rischio che
qualche azienda straniera venga a
gestire il depuratore modificando
le tariffe di scarico, mettendo in
forse l’occupazione e cambiando un assetto ormai consolidato
e assolutamente positivo. Per la
prima volta tutte le figure politiPREMIO NAZIONALE “MARIO FRANCESE” 2012
che, istituzionali, aziendali e sinEditrice
dacali si sono trovate in accordo
ASSOCIAZIONE CULTURALE MINERVA
e questo non solo ci consentirà
Viale Santa Panagia136/H - 96100 Siracusa
di parlar chiaro con il governo
regionale ma di chiedere anche
web: www.lacivettapress.it
investimenti per l’innovazione e
e-mail: [email protected]
Tel. 333 1469405 / 333 7179937
il miglioramento ulteriormente
dell’impianto”.
Direttore: Franco Oddo
E magari nel rinnovo della conVice direttore: Marina De Michele
venzione inserire l’avvio dell’impianto di osmosi, fermo da semPubblicità:
pre, che, attraverso un processo
[email protected]
di filtraggio delle acque reflue,
Grafica ed impaginazione:
produrrebbe acqua per usi irrigui,
Il Cubo s.r.l.
agricoli e nuovamente industriali.
“Invece che attingere dalla falda
- ci spiega Rizzuti - si potrebbe
Unipol – Iban IT37O03127171000 0000 0000 726
utilizzare l’acqua che oggi viene
intestato ad Associazione Minerva.
scaricata pulita a mare. L’Ias ha
inoltre un’enorme potenzialità e
Stampato su carta
Reg. Trib. di Siracusa
riciclata “FAVINI”
potrebbe non solo essere fornitore
dell’area industriale ma mettern° 1509 del 25/08/2009
si sul mercato e creare ulteriore
occupazione e rivolgere una forte attenzione alle specificità dei
Stampa:
territori in cui opera. La convenTipolitografia Geny
zione insomma deve prevedere
la possibilità di creare una nuova
Canicattini Bagni (SR)
efficienza per far sì che l’impianto
Telefax: 0931 946013
Foreste controllate
acque siracusane vada sul mercato
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LA CIVETTA di Minerva
ACQUA
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
[email protected]
Il testo presentato dai cittadini è stato prima annacquato e poi stravolto nel suo iter legislativo
La legge sull’acqua pubblica è piena di trucchi, combinati disposti
e tranelli normativi che rivelano lo scopo sottaciuto di privatizzarla
garanzia, sino a costringere
di Concetto Rossitto i poteri pubblici a verificare
quell’inadempienza di carattere risolutorio. Ma cosa
on si giochi con le paro- facevano i signori dell’ATO
le. La Camera ha appro- (autorità d’ambito), che avrebvato il 19 u.s. una legge bero dovuto verificare, sin dal
che dovrebbe definire i
momento dell’affidamento, l’e“princìpi per la tutela, il gover- sistenza delle garanzie fideiusno e la gestione pubblica delle sorie? Perché, rispetto a questo
acque”. Il PD la annuncia con impegno contrattuale, concestoni trionfalistici e asserisce sero prima una proroga e poi
che tale legge recepirebbe il sa- non esercitarono alcun succrosanto principio secondo il cessivo controllo? E perché fu
quale tutte le acque superficia- necessario l’intervento coragli e sotterranee sono pubbliche gioso del commissario Buceti
e non mercificabili. Ma la veri- per revocare la concessione al
tà è ben diversa.
gestore privato? Perché i tribuNoi, assieme ai comitati per nali, pur individuando l’illela difesa dell’acqua pubblica, gittimità della gara (sentenza
riteniamo che la nostra propo- del CGA) e pur prendendo
sta di legge di iniziativa popo- atto delle inadempienze, non
lare (presentata nel 2007 con sentenziarono la nullità del
un corredo di 400 mila firme contratto?
ed affiancata all’iniziativa re- Forse perché abbiamo grovigli
ferendaria, risultata trionfan- di leggi che finiscono per prite) sia stata tradita. Infatti il vilegiare, in qualche modo, la
nucleo fondamentale della no- parte inadempiente: un constra proposta di legge prevede- tratto può rimanere in vigore,
va che il servizio idrico potesse pur risultando frutto di una
essere affidato solo a enti di di- procedura illegittima, se non
ritto pubblico e non a privati. interviene un atto d’imperio
Purtroppo è innegabile che, risolutorio da parte di uno dei
sia in Commissione Ambien- contraenti. La politica (tutta!)
te come poi in aula, il Pd e le si è dimostrata inetta ed inforze spurie che lo sorreggono capace di compiere quell’atto
(transfughi e verdiniani) han- dovuto; qualche amministrano stravolto il senso del dise- tore è stato costretto, con acgno di legge originario, apren- cuse poi rivelatesi infondate,
servizi pubblici locali, decreto
attuativo della Legge Madia n.
124/2015. In esso viene sancito
l’obbligo di gestione dei servizi pubblici locali attraverso
società per azioni e viene reintrodotta la «adeguatezza della
remunerazione del capitale
investito» nella composizione
della tariffa. La stessa norma
che 27 milioni di cittadini
avevamo abrogato nel 2011con
uno dei due referendum
sull’acqua.
E che dire dell’impugnativa
esercitata da Renzi contro la
legge regionale n. 19/2015, che
ha osato privilegiare la gestione pubblica del servizio idrico
rispetto ad altre soluzioni possibili? Evidentemente il signor
Renzi non digerisce questa
opzione per la gestione pubblica, privilegiata nella legge
regionale rispetto alle gestioni
private. E che dire dell’Assessore regionale Contrafatto,
la quale ha candidamente
dichiarato in Commissione
che la legge regionale sarà riformata secondo le richieste
contenute nella impugnativa
renziana? L’Assessore può modificare una legge a richiesta
del premier nazionale? Il potere legislativo è subordinato
all’esecutivo? Che fine ha fatto
l’autonomia sancita dal nostro
Statuto? E come mai nessuno
parte del gestore unico d’ambito. Tale fagocitazione (contrabbandata mediaticamente
dall’attuale governo nazionale
come salvifica riduzione delle
municipalizzate e delle partecipate) è architettata dalla renzianissima norma che
stabilisce l’unificazione delle
gestioni esistenti in mano
all’azienda che risulti fornire
il servizio ad almeno il 25 %
degli utenti dell’Ambito.
Ora, supponiamo che un sindaco o alcuni sindaci di un
Ambito (ATO) decidano di
non affidare il servizio idrico
e di gestirlo con una azienda
speciale interamente pubblica.
Il riferimento ai nostri sindaci
resistenti dei Comuni montani
iblei e a qualche altro sindaco
resiliente è sin troppo esplicito
e non è il caso di citare i nomi.
Essi corrono il rischio di vedersi costretti a cedere il servizio idrico (che hanno difeso
coraggiosamente o che hanno
recuperato dopo la revoca della concessione a SAI8 e dopo il
fallimento di essa) all’azienda
che nell’ambito risulti contare
oltre il 25% di utenti. Potrebbe
accadere domani nell’ATO di
Siracusa, se l’attuale gestione
privata del capoluogo, di proroga in proroga (o per altro
accidente), diventasse definitiva. Accade già oggi in Toscana
do al mercato (ossia ai privati)
la gestione dell’acqua. Anzi,
addirittura relegando in posizione marginale la prospettiva
della gestione pubblica.
A nostro avviso, il principio
secondo il quale l’acqua è un
bene pubblico e non mercificabile non può essere disgiunto in alcun modo da una
gestione pubblica del servizio
idrico. Predicare che l’acqua
è pubblica quando scorre nel
sottosuolo o nei fiumi, ma
aggiungere che possa essere
affidato a privati il servizio
idrico che la capta, la potabilizza e la adduce alle abitazioni dei cittadini (in regime di
monopolio di fatto, essendo
unica la rete di distribuzione
in ciascun territorio) significa smentire furbescamente il
principio predicato in premessa. L’acqua rimarrebbe pubblica solo in teoria, ma l’uso di
essa sarebbe condizionato da
un privato intermediario, autorizzato a lucrare sul servizio
in condizioni di monopolio e,
di fatto, posto in condizioni di
dominanza nel rapporto coi
cittadini.
Né vale obiettare che il gestore privato sarà sottoposto a
controlli. Quanto poco efficacemente possa essere controllato un privato gestore di
un servizio idrico lo abbiamo
sperimentato qui, in provincia
di Siracusa, con SAI8. Noi, cittadini dei comitati e redattori
volontari della Civetta, abbiamo instancabilmente sollevato la questione del mancato rispetto delle clausole di
osa fiatare di fronte a tanto
degrado della democrazia?
Presidente Mattarella, se ci sei,
batti un colpo! Noi siamo preoccupati. Tu no?
E siamo anche arcistufi di
altri espedienti, come i meccanismi premiali per gli Enti
Locali che dismettano le loro
partecipazioni (ad es. utilizzo
al di fuori del patto di stabilità interno degli introiti delle
vendite): si tratta di furbeschi
incentivi “obliqui” per dismissioni e privatizzazioni. E,
se non andiamo errati, con le
ultime modifiche apportate
al DDL Madia, si prevedono
sanzioni (ad es. riduzione dei
trasferimenti statali) per quegli Enti Locali che risultino
inadempienti nella “razionalizzazione” delle aziende partecipate. Ci sembra la tattica
del bastone e della carota, studiata per invogliare i Comuni
a privatizzare e per sanzionarli se non privatizzano il
servizio idrico. Ora la legge
nazionale, in coerenza con tale
intendimento, nega la gestione
pubblica esclusiva, la cancella
come soluzione prioritaria e la
consente solo in via residuale.
No, signor Renzi. No, signori
deputati del PD. Così non va
bene.
E sappiate che non abbiamo
dimenticato altre vostre trappole. Più volte abbiamo denunciato, dalle pagine di questa Civetta, la strana manovra
di chi proponeva la riduzione
degli ambiti come un tentativo di agevolare la fagocitazione delle gestioni comunali da
ed esattamente nel paesino di
Zeri, che è l’unico a non aver
consegnato gli impianti idrici
a Gaia, che gestisce dal 2005
l’acqua di 48 comuni di Lucca,
Pistoia e Massa Carrara.
Zeri riesce ad erogare un
ottimo servizio a costi sensibilmente inferiori a quelli
praticati da Gaia, che è una
spa a totale partecipazione
pubblica, ma che domani potrebbe essere compartecipata e
poi scalata da privati. Altrove
(come potrebbe accadere qui,
nel nostro territorio) i Comuni
che gestiscono la propria acqua potrebbero essere costretti a consegnare direttamente
le reti al gestore privato meglio
piazzato nell’ ambito. A nostro
avviso, la legge approvata dalla Camera presenta vistose
incongruenze e intollerabili
alterazioni rispetto all’ iniziale proposta. È chiaro che il legislativo ha il potere di variare
una proposta di iniziativa popolare; ma noi ci chiediamo,
allibiti, a chi possano giovare
gli stravolgimenti apportati.
E arriviamo alla seguente conclusione: forse non abbiamo
solo una politica sguattera delle lobby dei petrolieri. A noi
sembra che la politica si stia rivelando anche sguattera degli
interessi delle lobby desiderose
di lucrare sull’acqua pubblica.
Se vogliono smentirci coi fatti,
correggano la legge approvata
dalla Camera. E lo facciano in
fretta.
N
a mollare il mandato senza
poter esercitare l’annunciata
volontà risolutoria. Ci riferiamo al caso Bono. Rispetto
al quale avevamo capito bene
noi della Civetta come stessero le cose. Purtroppo viviamo
da secoli in un paese in cui, a
saper maneggiare le gride e le
leggi, nessuno è reo e nessuno
è innocente e chi osa mettere i
bastoni fra le ruote dei potenti
rischia di rimanere stritolato
dagli ingranaggi. Per questo
bisogna evitare di affidare un
servizio così delicato come
quello idrico a privati ed è meglio rinunciare a priori alla pia
illusione di poterli controllare
efficacemente.
Contavamo sulla nostra legge
di iniziativa popolare per metterci al sicuro da ogni rischio
di affidamento incauto. Ma il
testo presentato dai cittadini
è stato prima annacquato e
poi stravolto nel suo iter legislativo: l’affidamento (previsto
inizialmente solo per enti di
diritto pubblico) fu poi esteso
anche ad altri possibili gestori
attraverso l’introduzione di
una formula che attenuava la
disposizione originaria. Infatti
nel testo apparve una dicitura
che garantiva (si fa per dire!)
l’affidamento «in via prioritaria» a società interamente
pubbliche. In tal modo, attraverso il non detto (o attraverso una non esplicitata via subordinata) veniva aperto uno
spiraglio all’intrusione di gestori privati. Successivamente
il testo attuale, modificato in
Commissione Ambiente, arri-
va ad affermare una cosa ben
diversa (che emerge sempre
attraverso il non detto): il servizio idrico locale può essere
affidato anche a società interamente pubbliche. Anche! Non
esclusivamente! Come dire:
in via residuale o eccezionale,
non sistematicamente. E nemmeno in via prioritaria, come
affermava la stesura intermedia.
Inoltre, smentendo l’assunto
predicatorio sulla non mercificabilità delle acque pubbliche
(tali finché scorrono nei fiumi
o nelle falde sotterranee), si
arriva dichiarare «di interesse
economico generale» il servizio idrico locale, assoggettando in tal modo la fornitura
dell’acqua alle logiche di mercato. Di un mercato in cui la
concorrenza (per via della erogabilità dell’acqua solo attraverso una rete idrica) può essere esercitata solo nel momento
della gara di affidamento, ammesso che essa sia effettuata
senza trucchi e senza inganni.
E noi sappiamo bene che le
gare pubbliche sono spesso viziate da inconvenienti vari.
A proposito: la gara con la
quale il servizio idrico di Siracusa è stato riaffidato a privati
è regolare? Si è trattato di gara
di tipo europeo, come sarebbe
stato necessario, considerata
l’entità dell’affare? Non lascia
alcuna perplessità una strana
dichiarazione che, a nostro
avviso, non chiarisce la questione, ma si limita a rilevare
solo che «sarebbe stato più
opportuno che il Comune di
Siracusa pubblicasse l’avviso
non solo sul proprio sito web,
ma anche sulla Gazzetta Ufficiale e in quella dell’UE, in
omaggio ai principi di pubblicità,trasparenza e non discriminazione»? Ci fu vera concorrenza, considerato che già
in fase di gara il bando invitava le poche aziende interessate
a unirsi in una Associazione
Temporanea di Imprese?
Ma sorvoliamo sulle questioni locali, per tornare alla
dimensione nazionale. E per
dichiarare che siamo arcistufi
dei tranelli tesi contro gli interessi comuni per “combinato
disposto”. A noi sembra che la
legge approvata alla Camera
si colleghi, per combinato disposto, con il Testo Unico sui
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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ACQUA
LA CIVETTA di Minerva
7
360mila euro in due le spese di giudizio che dovranno pagare l’ex gestore del servizio idrico e Saceccav
Nelle secche il fallimento di Sai 8: bancarotta semplice o fraudolenta?
Transazione tra curatela e Comune, 180 mila euro su quattrocento
di Marina De Michele
26
novembre 2013: la Procura di Siracusa emana
la sentenza dichiarativa di fallimento della Sai8 spa,
società gestore del servizio idrico
per la provincia di Siracusa, in realtà di solo 10 comuni su 21 - 11
quelli che non consegnano i propri impianti -, individuando gli
estremi per formulare un’accusa
di bancarotta (fraudolenta?) per
74 milioni di euro e di altri vari
reati a carico di amministratori e
sindaci della società stessa.
20 maggio 2014: la Sezione I della
Corte di Appello di Catania, su
parere conforme del Procuratore
Generale della Repubblica, respinge la richiesta di revoca della
dichiarazione di fallimento presentata dal legale rappresentante della Sai8. Privi dei necessari
requisiti di certezza e liquidità i
crediti che la Sai8 ha dichiarato
invece essere esigibili e gravissima
l’esposizione debitoria. Di 15 milioni le fatture non pagate all’Enel, di quasi un milione e 400mila
il debito con lo IAS (“con ragioni
di credito difficilmente contrastabili” a differenza delle pretese
della società), “reiterato omesso
tempestivo pagamento di imposte
tasse e contributi previdenziali e
assistenziali all’Inail e soprattutto
all’Inps”, decreti ingiuntivi irre-
vocabili “in quanto non opposti
né ormai opponibili” per l’importo globale di circa un milione di
euro.
E da allora, cosa è accaduto? “Il
pm deve ancora valutare se rinviare a giudizio o meno. Presumo
si sia ancora nella fase delle indagini preliminari. Verosimilmente
sarà in corso l’attività di integrazione di indagini su richiesta
degli avvocati degli imputati che
avranno forse chiesto di effettuare
alcuni interrogatori” è la laconica
dichiarazione telefonica dell’avvocato Bruno Leone che difende il
Comune di Siracusa, costituitosi
parte civile nel processo (ricordiamo che anche la Sogeas, presente
in Sai8 e per il 60% di proprietà
comunale, è fallita con modalità
anch’esse meritevoli di approfondimento).
Chissà se come regalo di com-
pleanno, a tre anni, ci sarà una
svolta e la situazione diventerà più
chiara, sebbene ai più, alla gente
comune, già appaia chiarissima.
Continua invece nei suoi accertamenti dello stato passivo della
società la curatela che ha battuto
cassa anche nei confronti del Comune di Siracusa: quasi 400mila
euro ancora da corrispondere
per i consumi idrici dal 2013 (e
un esiguo pregresso di 20mila
euro del periodo 2008/2011) alla
data di chiusura dell’esercizio
provvisorio (il 25 aprile 2014). Un
debito riconosciuto solo in parte dall’amministrazione che già
aveva presentato alcune contestazioni alla Sai8 relative ai criteri di
fatturazione, a consumi anomali e
alla mancata manutenzione delle
fontane cittadine ornamentali,
impegno assunto ma non mantenuto dalla società. Da qui la de-
cisione di transigere, fatti i conti,
con una somma concordata con
la curatela in 180mila euro, poi
deliberata dalla Giunta il 5 aprile
scorso.
E fa la sua parte anche la Guardia
di Finanza.
A settembre dello scorso anno
la notizia che le Fiamme Gialle
hanno quantificato in un milione e 423mila euro l’omesso versamento da parte della Sai8 delle
ritenute operate nei confronti di
lavoratori dipendenti e autonomi
per il solo anno di imposta 2012.
Da qui, si deve presumere, la denuncia all’autorità giudiziaria
dell’amministratore pro tempore
che si troverà di fronte alle modifiche che, proprio a gennaio di
quest’anno, sono state apportate
alla normativa relativa ai reati fiscali.
Sebbene si sia parlato di una vera
e propria depenalizzazione del
reato, dato l’innalzamento della
soglia di rilevanza penale (per l’omissione di versamenti previdenziali di importo fino a 10.000 euro
è prevista solo una sanzione pecuniaria da 10.000 a 50.000 euro), se
l’omissione riguarda versamenti
previdenziali di importo superiore a 10.000 euro, scatta la reclusione fino a tre anni e una sanzione
fino a un milione di euro da poter
pretendere attraverso un decreto
di sequestro preventivo, anche
nella forma “per equivalente”, sui
conti e sui beni del responsabile.
Un ulteriore colpo alla società che
si è andato a sommare alla sconfitta sia della Sai8 che della Saceccav avanti al Tar di Catania. Non
solo i giudici amministrativi non
hanno riconosciuto, a titolo di
risarcimento danni, né i 105 milioni che la Sai8 pretendeva dagli
11 comuni per essersi rifiutati di
affidarle la gestione del servizio
idrico né gli ulteriori 50 pretesi
da tutti i 21 comuni dell’Ato 8 per
non averle consentito di eseguire
le opere infrastrutturali connesse
al servizio, ma hanno anche condannato le due società alle spese
del giudizio: a 174mila euro la prima e a 186mila la seconda.
Anni luce da quando l’assessore
regionale all’energia Nicolò Marino, ex magistrato, denunciava nel
settembre del 2013 fatti clamorosi
su cui, come sempre accade, è ora
caduta una coltre di silenzio.
Secondo Marino, ad aiutare la
Sai8 a “liberarsi” di Ferdinando
Buceti, commissario dell’Ato a
cui si deve proprio la risoluzione
del contratto con il gestore del
servizio, fu addirittura un giudice del Tar di Palermo, iscritto
alla massoneria, che dettò il testo del ricorso, poi naturalmente
accolto, con la conseguenza che i
commissariamenti vennero bloccati e lo stesso Marino fu costretto a emanare una nuova direttiva.
“Circa la condotta del magistrato
– riferiva Live Sicilia riportando le
parole dell’assessore - saranno ef-
fettuate le dovute segnalazioni al
Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa. Il magistrato in questione risulta iscritto
(almeno sino al febbraio 2013) alla
massoneria; pur potendo ciascun
cittadino della Repubblica autodeterminarsi liberamente, ritengo
da uomo delle istituzioni che un
appartenente alla magistratura
non possa prestare due giuramenti, uno per la Repubblica italiana,
un altro per diverse entità. Giova
ricordare che le vicende della Società SAI 8 si inseriscono in un
complesso contesto giudiziario
e amministrativo, caratterizzato
da plurime segnalazioni effettuate dal Commissario liquidatore
dell’Ato idrico di Siracusa, Ferdinando Buceti, presso svariate sedi
giudiziarie”.
Cosa si sia fatto di questa segnalazione rimane un mistero e non
essendo riferito il nome del magistrato, è impossibile per i più
sapere se sia ancora in attività e se
persegua eventualmente gli stessi
metodi.
La Sai8 allora, comunque, rispondeva punto per punto alle osservazioni di Marino, evidenziando
la linearità e correttezza del proprio operato così come dell’iter
procedimentale e comunicava di
aver dato mandato ai suoi legali
“al fine di tutelare nelle sedi opportune sia i propri diritti che la
propria immagine”.
Ci diceva spesso: “Ora che siete entrati qui dovrete indossare delle mutande di latta”
Quel “nano maledetto” che in azienda bloccò la mia carriera
temendo che volessi scalzarlo da responsabile della formazione
ché di questo feroce nomignolo. In
di Antonio Andolfi verità, s’intravvedeva la sua espressione sempre sospettosa e guardinsesta parte
ga. Camuffava la sua insicurezza
ravamo un gruppo di giovani così male da rendere il suo comperiti industriali entrati in fab- portamento ridicolo. A tutti noi
brica nel 1980. L’azienda aveva diceva spesso e in varie occasioni:
deciso queste assunzioni sia perché “Ora che siete entrati qui dovrete
la fabbrica era a corto di tecnici sia indossare delle mutande di latta”.
perché erano avvenuti gravi inci- La traduzione la capii in seguito:
denti mortali che avevano portato voleva sottintendere che ci sarebbe
sulla scena nazionale il sito di Prio- sempre stato qualcuno, in fabbrica,
lo. Appena entrati, fummo posti in pronto a pugnalarti alle spalle.
un corso di formazione che durava Lo capii subito dopo la fine del
ben sei mesi. Era e rimase unico nel corso, quando mi capitò, nel fare
suo genere. Lo scopo era di intro- traning on the job in un impianto,
durre nella fabbrica tecnici prepa- di trovarmi in una squadra guidata
rati alle nuove sfide con maggiore da un praticone, che aveva l’idea
bagaglio nel lavorare in sicurezza. fissa di essere stato trattato male,
Il grande stabilimento era oramai da operaio, dai suoi capi diplomati.
diviso in aree di produzioni, la Ora doveva prendersi una rivincinostra era quella dei fertilizzan- ta su di me. Pertanto mi metteva
ti. Ovviamente ci parlarono degli in cattiva luce quando poteva, acimpianti e dei servizi annessi e cusandomi se veniva trovata una
connessi, altrettanto importanti, valvola aperta, o dichiarando che
quali le officine, il laboratorio, ecc... non ero all’altezza di guidare una
alcuni responsabili e anche il diret- squadra, anche se poi non sapeva
tore si presentarono al corso. Infine spiegarne il motivo.
giunsero degli esperti dalla dire- Il capo reparto, anche se intuì il
zione centrale di Milano per spie- suo spregevole comportamento,
gare con tecniche avanzate come non poté che chiedere il mio spogestire al meglio le dinamiche che stamento per non avere grane. Ma
sorgono in un gruppo di lavoro.
ritornando al corso, avvertivo che
Il garante di questo corso così lun- il “nano maledetto” diventava semgo e complesso era il responsabile pre più sospettoso verso di me, mi
della formazione, di fresca nomina. osservava spesso e verificava attenEra un tipetto basso e tarchiato no- tamente il mio operato. Fu così che,
minato da alcuni “il nano maledet- il giorno dopo la fine del corso, mi
to”. Inizialmente non capii il per- chiamò nel suo ufficio chiedendo-
E
mi un parere spassionato su chi tra
i miei colleghi era pronto a dare
il meglio. Gli risposi che si erano
dimostrate tutte persone valide e
per ogni nome motivai anche la
propensione dimostrata. Ero caduto nella sua trappola. Ecco la
necessità di indossare le mutande
di latta. Mi rispose, infatti, che era
del mio stesso parere, che anche la
sua analisi combaciava con la mia.
Solo allora capii cosa avevo fatto:
avevo risolto il suo problema, perché da responsabile dello speciale
corso i dirigenti aspettavano da lui
un documentato e motivato report.
Ora non doveva che trascrivere, riaggiustare, la mia elaborata analisi.
Mi congedò e seppi dopo che aveva
presentato ai superiori le mie osservazioni spacciandosele per sue.
Avvennero anche altre occasioni,
negli anni che seguirono, d’essere chiamato per aiutarlo, ma non
accettai. Capitò poi un simpatico
episodio. Poiché ero entrato in fabbrica da laureando e proseguendo
stavo per laurearmi, incontrandomi in fabbrica mi disse: “Perché
continua a studiare? Fa sacrifici
inutili. Oramai ha un lavoro sicuro.
Che cosa vuole concludere? Pensa
che le assegneranno un posto migliore”? Davanti a quelle sue parole
così presuntuose e irritanti volli rispondergli toccando un punto che
mi sembrava debole in lui: il suo
complesso d’inferiorità. Affermai
che quel titolo mi sarebbe servito
per ottenere il suo posto perché lui
era solo un diplomato. Immediatamente, il suo viso diventò rosso.
Girò i tacchi e andò via senza neppure salutarmi.
Passarono parecchi anni quando fui chiamato nuovamente dal
“nano maledetto”. Avevo saputo
che stava per andare in pensione e
pensai a un suo commiato, ma ciò
che avvenne mi sconvolse. Aveva,
in tutti quegli anni, di fronte alle
richieste pervenute dalla sede centrale di Milano di una persona valida con specifiche competenze quali
le mie, che avrebbero significato
una mia diversa carriera, occultato la mia presenza. Aveva sempre
dichiarato l’inesistenza di questa
figura nel sito e se dalla lista del
personale si scorgeva il mio nome
con la mia laurea, unica in fabbrica,
mi aveva definito soggetto da non
considerare, tenendomi all’oscuro
di iniziative formative dove era richiesta la mia partecipazione che,
anche a suo dire, sarebbe stata importante e necessaria. Ora questa
perfidia mi veniva confessata dallo
stesso autore. Il “nano maledetto”,
uscendo dalla fabbrica, volle giustificare il suo comportamento dicendomi: “Ero rimasto, da quando
l’ho conosciuta, con la paura che
poteva scavalcarmi e occupare il
mio posto come responsabile della formazione, perché riconoscevo
in lei grandi capacità rispetto alle
mie”.
Era vero che vari dirigenti mi stimavano, ma arrivare a sostituirlo
era assurdo. Non ero raccomandato e non avevo le famose mutande
di latta. Rimasi impietrito e senza
parole. In pochi attimi ripercorsi
col pensiero i tanti anni passati a
svolgere attività meno soddisfacenti per me mentre in altre, che
avrebbero apportato maggiore efficienza aziendale e mia soddisfazione, mi erano state sbarrate dalle
paure irragionevoli di un “nano
maledetto”.
8
LA CIVETTA di Minerva
ATTUALITÀ
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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Il coach filosofo e scrittore: “Devi mettere in discussione ciò che in te appare come ovvio, giusto, scontato”
Gianfranco Damico: “Tante persone le lasci lì e le ritrovi identiche
a se stesse 40 anni dopo.Terribile. Se si vuole, si è sempre migliorabili”
di Ciccio Magnano
50
anni. Mente eclettica
scevra da possibili categorie ideologiche.
Formatore dalla straordinaria
umanità, Gianfranco Damico
è un coach apprezzato in Italia
e all’estero. A differenza di altri
intellettuali “de noantri”, alterna
il lavoro sul “miglioramento delle persone” al ruolo di cameriere
intrattenitore presso il ristorante
di famiglia “La Foglia” a Siracusa.
La Voglia di Miglioramento precede la consapevolezza di sapersi
migliorabili? La precede in quelle persone che
non hanno un’idea statica della
loro identità e che sono affascinati
dall’idea di poter continuamente
evolversi, espandersi. La loro vita
è un cammino di crescita, probabilmente per andare a trovare
il meglio di ciò che sono. Poi ci
sono anche milioni che né hanno
voglia di migliorare, né si sanno
migliorabili. Sono semplicemente
paghi di sé. Li lasci lì, e li ritrovi
identici a se stessi 40 anni dopo.
Terribile. Ne ritrovo molti nei cosiddetti “posti fissi” a tutela blindata. Fissi come loro. La fissità,
come ha ben identificato con uno
sberleffo Checco Zalone, è una categoria antropologica e spirituale.
Un modo di condurre la vita che
mi fa venir voglia di tagliarmi le
vene.
Viviamo un’epoca oscurantista
nella quale tutti ci vendiamo per
quello che non siamo. L’uomo
primitivo che c’è in noi domina la
nostra vita. Qual è la tua visione?
La mia visione è che non mi sembra come dici tu.
Mai il mondo ha goduto di
standard di qualità così elevati – economici, medici, giuridici,
scientifici. Se ti sembra drammatico adesso è solo perché ti scordi
quale teatro di sangue e sopraffazione continua è stato da sempre
e in mano a persone che avevano
potere assoluto. Una cosa però è
nuova: il potere di manipolazione
della materia comporta un rischio
molto più elevato di far del male
al pianeta. E’ questo il rischio che
dobbiamo fronteggiare, prendendoci la responsabilità di trovare
vie sostenibili allo sviluppo e
rispettose di nostra madre terra; così come dei suoi figli meno
fortunati. Perché società più integrate ed eque creano anche più
sicurezza per il pianeta.
Quanto la cultura è responsabile delle nostre scelte e dei nostri
comportamenti?
Lo è in misura molto ampia. Si
nasce e si cresce dentro un contesto che ti fornisce già un ricco
apparato di mediazione simbolica
del mondo. Ma non lo è mai, per
me, quanto la decisione che devi
prendere a un certo punto di essere uomo o donna che compie le
sue scelte e mette in campo le sue
azioni. Di cui sarai per me sempre
il principale responsabile. Niente
scuse, niente alibi, mi spiace!
Il tuo terzo libro completa un percorso di formazione e realizzazione di “un uomo nuovo” rinnovato, liberato dai propri “Tic e tabu’.
Vuoi esporci il processo attraverso
il quale è possibile questa liberazione da ‘noi stessi’?
Quanti numeri della “Civetta”
ho a disposizione? Scherzo. Un
modo facile di risponderti è tornare alla tua prima domanda.
Bisogna innanzitutto vivere la
propria esistenza e soprattutto la
propria identità come un percorso
di evoluzione. Tu puoi migliorare.
Se questo c’è, allora la domanda
diventa: “come posso migliorare?
Che altro di grande, di più splendido, posso essere, che non sono
ancora?”. E qualunque risposta
tu possa darti, il primo passo
è sempre quello della consape-
volezza, della capacità di guardarsi, di mettere in discussione
ciò che in te appare come ovvio,
giusto, scontato. Con inflessibile
attenzione. Si potrebbe dire che
il lavoro è quello di rimuovere
ostacoli al campo di visibilità del
tuo occhio, è quello di aprire prospettive, essere un campo aperto,
liberare le tue mani dai lacci delle
abitudini.
Poi viene il resto. Il resto che costruisce eccellenza e che ho provato a delineare nei miei libri.
Ma senza questo, nulla parte.
Non scordarsi naturalmente di
divertirsi, giocare, sparare minchiate, essere anche un po’ fatui e
frivoli, e con una forte dose di auto-ironia. Questo ti impedisce di
diventare poi una specie di insopportabile parrino dello sviluppo
personale e spirituale. Che a quel
punto il panettiere e l’elettrauto
sotto casa tua rischiano di essere
persone migliori di te.
E spessissimo lo sono. Un abbraccio! E che bellezza e meraviglia
siano sempre con voi.
Da Nuit Débout alla tolleranza passando per il Can Can: cronache francesi in una sera di luna
Una siracusana nella Ville Lumière. L’apéritif: nuove amicizie
intorno a un bicchiere di vino e assaggi di società parigina
glia al fianco della chiesa di Saint
di Monica Lanaia Merri e che rappresenta il viso di
un uomo che, indice davanti alle
labbra, invita a fare silenzio. I bauna bella sera di un debutto risti corrono in tutte le direzioni,
di primavera parigina. Il sole impugnando bicchieri di alcolici
tramonta tardi e, fino alle e piatti di patatine, mentre, fra i
nove, il cielo è luminoso. Non clienti, l’atmosfera è rilassata e la
piove e – udite, udite – nessuna vicinanza dei tavoli invita a strinnuvola si avvista all’orizzonte. La gere nuove amicizie.
temperatura è piacevole. Sì, in- «Excuse-moi, dove hai preso quel
somma, si può stare solo con un braccialetto? È così carino». «Era
cappotto, senza bisogno di giacca in una scatola della Birchbox».
a vento, sciarpa e cappello (fla- Birchbox è un sito che spopola fra
sh-news: al di fuori della Sicilia, le giovani francesi: ci si iscrive, si
l’estate non comincia a fine aprile compila una scheda informativa
e, qui, non indossiamo già le ma- (capelli grassi o secchi? Pelle miniche corte).
sta o acneica? Prodotti per il viso,
La piazza che costeggia il museo lozioni per il corpo o ungenti per
George Pompidou, place Stravin- capelli?) e ci si abbona per soli
sky, è gremita di tavolini: nella 15 euro al mese. Dal momento
lingua di Molière si chiamano dell’addebito della cifra, ogni
pub con terrasse, perché per i ma- giorno potrebbe essere quello in
gniloquenti francesi uno spiazzo cui, nella cassetta della posta, si
in cemento da cui non si gode troverà il regalo: la Birchbox, apnessuna vista panoramica è, co- punto.
munque, una terrazza.
Tecnicamente, è un regalo che
Per guadagnare il massimo dello ci si è pagati. Ma le scatole inspazio possibile, i piccoli banchi fiocchettate e il bigliettino di
rotondi sono incollati gli uni agli accompagnamento indirizzato
altri, come in un’unica, immensa alla “chère et jolie mademoiselle”
tavolata, e rasentano la fontana (cara e graziosa signorina, ndr),
che ospita le coloratissime statue alimentano la sensazione che si
di Niki di Saint Phalle, scultrice tratti di un regalo che ha spedito
e femminista. Dall’alto delle ve- un amante premuroso o un’amitrate della biblioteca dell’attiguo ca affezionata. Oppure un regalo
centro Pompidou, studenti svo- del postino, fa lo stesso.
gliati osservano quella moltitudi- I pacchi contengono cinque mine di corpi stipati, un bicchiere di niature di alcuni fra i prodotti
vino o una pinta di birra in mano: che una donna potrebbe desideanche loro vorrebbero essere già rare: creme per il corpo, matite
immersi nella più tradizionale per gli occhi, balsami per i caconsuetudine tardo-pomeridiana pelli, pomate idratanti. Il dettadei giovani parigini, l’apéro.
glio più simpatico è che l’attesa
Un allegro vocio rimbomba nella mensile si risolve sempre in una
piazza, in un buffo contrasto con sorpresa: non solo non si sa cosa
il graffito di Jef Aérosol che si sta- conterrà la box, ma non si potrà
È
nemmeno influire sulla scelta di
tale contenuto. Come un regalo
vero e proprio, insomma. Inoltre,
i prodotti all’interno della scatola
sono di buona qualità: importanti marche collaborano con il sito
per creare le proprie miniature –
simili ai campioncini, ma leggermente più grandi – in modo da
lanciare nuove varianti dei loro
articoli; le marche meno note,
invece, approfittano di questa distribuzione massiva per ottenere
una provvidenziale notorietà. La
quadratura del cerchio si ha in
un’apposita sezione dello stesso
sito internet, in cui è possibile
acquistare, in formato normale,
i prodotti di cui si sono ricevuti
gli omaggi.
E tale concetto, che potremmo
definire di emancipazione delle
coccole, ha molteplici diramazioni: esiste un abbonamento, per
esempio, per ricevere dei collant.
«C’est genial!» spiega Marion, la
bionda che tiene un libro fra le
mani e che ha attaccato bottone
con noi, «Si ricevono due paia di
calze al prezzo di una e sono così
resistenti che non si sfilano quasi
mai». «L’unico problema» rettifica Iléane, la sua amica dal largo
sorriso, «è che, come per la Birchbox, non puoi sceglierne i colori:
e se poi ti arriva un collant giallo
canarino?»
La serata continua, i bicchieri si
susseguono e, quando Iléane si
alza per raggiungere le toilettes (e
la fila è parecchia, data la folla di
bevitori), Marion rimane di nuovo da sola. Ma ha voglia di parlare. «Qualche sera fa, mi trovavo
a Nuit Débout: facevo parte del
comitato politico ed economico
e abbiamo affrontato la questio-
ne dei consumatori». Marion ci
spiega la sua teoria: «È vero che
chi compra merce a prezzi bassissimi ha le mani sporche di sangue
e concorre a creare sfruttamento,
dipendenza, speculazione, ma
dobbiamo smettere di puntare il
dito solo contro i consumatori:
l’intera struttura della società è
colpevole. Eppure,» prosegue «c’è
una domanda a cui nemmeno noi
di Nuit Débout siamo riusciti a
dare una risposta: sarebbe pronta, questa generazione della mera
apparenza, a rinunciare ad acquistare tanti capi di scarsa qualità per averne solo uno che costi
molto, ma che sia di buona fattura? Non avremmo, poi, voglia di
avere altro? Il basso costo non ci
indurrebbe nella onnipresente
tentazione di comprare anche se
non siamo sicuri della taglia, del
colore o della vestibilità?»
«Ah, ma parlate di questo a Nuit
Débout?» chiede Iléane, di ritorno dal bagno. «Anche», risponde
Marion. Il movimento Nuit Débout, colmo di buoni propositi e di
altisonanti ideali, sembra, ormai,
subire una battuta d’arresto e
produrre una minore eco; militanti e curiosi si riuniscono ancora in place de la République, ma il
fenomeno manca di concretezza:
la millantata natura apolitica del
movimento si è scontrata, infatti,
con la necessità di prendere una
posizione chiara e un netto ruolo
istituzionale. Qualche notte fa,
inoltre, un noto filosofo reazionario, Alain Finkielkraut, è stato
allontanato violentemente dalla
folla e nemmeno l’intervento
della Commissione Accoglienza e Sicurezza a Nuit Débout ha
potuto evitare che tali alterchi
facessero sorgere dei dubbi sulla
natura realmente inclusiva della
manifestazione.
La nostra serata parigina prosegue e un cameriere si avvicina per
scusarsi della lentezza del servizio e offrire una pinta gratis. Nel
frattempo, tre uomini vestiti da
ballerine di Can Can, truccatissimi e dalla capigliatura alla Platinette, lo attorniano: distribuiscono dei volantini di uno spettacolo
a Pigalle. «Mi fanno paura questi
qui» ammette il cameriere, prendendo appunti nel taccuino delle
ordinazioni. «Ma, no: non si deve
avere paura» è di nuovo Marion
che interviene. «Ecco la cultura
da macho che ritorna» le fa eco
Iléane. «Sono libero di esprimere la mia opinione, tuttavia: in
Francia, la libertà d’espressione è
basilare, ricordatevelo». «Certo,»
non si arrende Marion «ma si ha
paura di qualcosa solo quando
non la si conosce. Succede lo stesso con le religioni e guardate cosa
sta accadendo».
In Francia, in effetti, si è diffusa
una carenza di altruismo e tolleranza, soprattutto fra le nuove
generazioni. Le donne velate, i
bambini che, alla mensa scolastica, non mangiano il maiale e gli
uomini dai tratti nordafricani si
scontrano con una società che li
guarda con timore e diffidenza.
«Sono stufo che, per identificarmi, mi chiedano se ho mangiato
del cous-cous a pranzo» commenta un algerino, esprimendo
con efficace semplicità il suo pensiero «e sono stufo di dover affrontare gli sguardi di odio sfrontato che mi lanciano dei ragazzini
muscolosi e che, probabilmente,
voteranno per il Front National».
Tutti si professano tolleranti, ben
pochi sono disposti a rinunciare
al sospetto. E, mentre il governo
pondera sulla proroga dello stato
d’emergenza, il malessere collettivo si alimenta di paura.
La luna piena, ormai alta nel cielo, illumina una città ancora in
movimento. Parigi, nonostante
le sue contraddizioni e le sue solitudini, resta incantevole: questo è
l’ultimo pensiero che ci accompagna, rientrando a casa.
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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ATTUALITÀ
LA CIVETTA di Minerva
9
Centri di potere milionario appetiti dai partiti per lo stipendio (200mila euro), appalti, clientele...
Tra poco il varo della riforma nei porti, speriamo che sia una svolta vera
con presidenti delle Autorità di“comprovata esperienza” e non portaborse
Nomina d’intesa Ministero-Regione, su terna proposta da EE.LL. e Camere dì commercio
di Giambattista Totis sinergia e l’integrazione con la
logistica sarà la stella polare.
Neppure i miei interlocutori più
disincantati e riottosi, sospettosi
rmai è questione di set- e disillusi dal potere politico (di
timane, forse un mese, cui spesso hanno beneficiato, ma
dopo l’esame da parte questo è ricorrente nell’ipocrisia
delle commissioni della camera del fare/dire italico) hanno potuto
e senato che, insieme all’intesa negare, nel decreto legislativo, la
ottenuta da parte della conferenza presenza di una visione strategica
stato-regioni, il Consiglio dei mi- forte e discontinua con l’approcnistri varerà nella sua formulazio- cio al problema degli ultimi 100
ne definitiva di riordino del siste- anni. Con loro però non ho potuma portuale e logistico del paese. to nascondere una comune preoc-
delle Autorità amici e colleghi
rimasti senza poltrona o privi di
competenze. Un centro di potere
milionario, fra appalti, clientele e
stipendi da favola. Agitato dalla
imminente riforma, come mostrano le intercettazioni dell’inchiesta della Procura di Potenza
Preoccupazioni comprensibili:
per i porti italiani passano lavori milionari, in un crocevia di
appalti, relazioni e clientele reso
appetibile anche dallo stipendio
da favola assicurato a chi li guida:
commercio.
Così, malgrado la “comprovata
qualificazione professionale nei
settori dell’economia dei trasporti
e portuale” richiesta dalla legge,
non di rado le Autorità hanno
rappresentato il punto d’approdo
per politici o, peggio, portaborse senza competenze o poltrona,
gatto che ha alternato e sovrapposto incarichi nel settore pubblico e
in quello privato, dalle partecipate
alle associazione di categoria.
Oggi il meccanismo sarà più
chiede competenze manageriali/
giuridiche oltre che conoscenza
delle problematiche portuali,
vere.
Alcune novità nell’emanando
decreto legislativo vi sono: ad
esempio incompatibilità assoluta
con altri incarichi e/o interessi
professionali, responsabilità patrimoniale delle scelte, possibilità
di intervento in caso di gestioni
non oculate, più semplici e dirette da parte della corte dei Conti e
così via.
politica nazionale dei trasporti,
di chi dovrà rendere efficienti i
porti e garantire solidità di bilancio alle nuove autorità portuali. Il
Ministro si dovrà confrontare con
politici dello spessore del nostro
Governatore Crocetta o con quelli
della Liguria, della Puglia, della
Campania e via dicendo, nonché
con una miriade di Sindaci, come
quello di Augusta e quello di Napoli, di Genova e così via…
Un lavoro improbo, non invidiabile; sarà dai risultati di questa
E’ sicuramente una riforma vera,
almeno nelle intenzioni, che
cambierà molto nella gestione
dei porti, la sottrarrà alle miserie
della politica locale e alle lobby
di terz’ordine, nel quadro di una
politica dei trasporti di respiro
nazionale ed europeo, posto che
le strategie europee condivise e
definite sono state interamente
recepite dalle decisioni connesse
al decreto legislativo. Non più 24
port autority dunque ma 15 autorità di sistema in cui la parola
oltre 200 mila euro. Analizzando il recente passato e la lista dei
presidenti/commissari delle 24
Autorithy si vede subito come i
partiti hanno, spesso e volentieri,
piazzato i loro uomini ( il che non
sarebbe scandaloso se competenti) al vertice, grazie anche a un
meccanismo capace di prestarsi
al massimo della lottizzazione:
nomina decisa dal ministero delle Infrastrutture d’intesa con la
Regione, in base a una terna proposta da enti locali e Camere dì
semplice, sarà il ministero d’intesa con le regioni che designerà
i vertici anche se ancora novelli
sindaci (vedi Livorno) vorrebbero
avere più peso nelle scelte in nome
di non meglio precisato ” interessi
del territorio”. Espressione sicuramente gradevole e fantasiosa
che spesso ha nascosto ben altro,
anche perché nel cosiddetto “territorio” non sempre è possibile
reperire esperti di provata e consolidata esperienza nel settore.
Settore ben complesso e che ri-
Norme importanti che rappresentano sicuramente una svolta col
passato. Ma tra il dire e il fare…
c’è di mezzo il mare (mai espressione fu più azzeccata). Il lavoro
egregio finora svolto dal Ministro Del Rio, a dispetto di tutte le
chiacchiere fiorite in questi giorni, sarà sottoposto ad una verifica
finale e per molti versi determinante: quella di chi dovrà gestire i
nuovi compiti, di chi dovrà (veramente) coniugare gli interessi del
territorio con gli interessi della
capacità di mediazione che dovrà
tener fede all’assunto di “comprovata esperienza” che segnerà
il giudizio su un ottimo ministro, che da una importante città
di provincia è asceso agli onori
dell’attenzione nazionale. Da
come riuscirà a trovare la quadra
dipenderà, in gran parte, l’esito
della riforma nell’economia nazionale e, chissà, il suo futuro politico (Renzi stai sereno…).
O
cupazione: quanto le scelte politiche, ora chiaramente assegnate
al ministero delle infrastrutture,
saranno influenzate dal potere
spicciolo ed elettorale che è l’altra
faccia della medaglia del sistema
democratico basato sul consenso
e sui voti? Questa è la vera incognita.
La legge richiede “comprovata
esperienza” nella scelta dei presidenti delle nuove autorità di sistema e dei consigli portuali; ma
la politica ha spesso messo a capo
Azzeccagarbugli
L’indignazione senza fine
RUBRICA di Lorena Spada
Q
uesta volta non è stata la
Magistratura Italiana a
suscitare l’indignazione
generale, e la mia in particolare,
ma quella Norvegese. Già il fatto
che il massimo della pena prevista
in Norvegia fosse di 21 anni sembrava sconcertante; poi abbiamo
scoperto che il galantuomo che
ha ucciso 77 persone e, quindi, distrutto almeno 77 famiglie stesse
in tre comode stanze, con tanto di
vitto e alloggio, televisore e play
station aveva veramente fatto rivoltare le budella. Adesso scopriamo che il trattamento riservato al
tizio dalla Norvegia, ossia 5 anni
di isolamento, è considerato “inumano” alla luce dell’art. 3 della
Convenzione Europea sui diritti
dell’uomo.
Direi che quando è troppo è troppo.
Vorrei partire da una considerazione del tutto personale, per
giungere ad una conclusione che,
magari, è condivisa.
E sia! Le pene non sono uguali per
tutti. Intendo dire che, per esempio, tutte le sanzioni pecuniarie
fisse sono inique, perché colpiscono più duramente i poveri. Per
esempio: se entrare in auto in ZTL
comporta una contravvenzione di
cento euro, è chiaro che un uomo
ricco potrà entrare ed uscire tutte
le volte che vuole mentre uno povero dovrà starsene fuori. In questo modo, il divieto esiste solo per
i poveri, mentre ai ricchi è concesso, pagando, di violarlo.
Lo stesso vale per gli arresti domiciliari: se è vero che la libertà è
un bene prezioso per chiunque, è
pur vero che trascorrere gli arresti
domiciliari in una stanza di una
misera casa popolare è ben diverso che trascorrerli in una villa con
parco e piscina, per quanto possa
essere afflittivo comunque non
avere rapporti con gli altri.
Quello che intendo dire è che
ognuno patisce un suo dolore
personale mentre sconta la pena
e ognuno ha una sua personalissima percezione della pena: della
propria e anche di quella altrui.
E’ di solare evidenza che una
persona molto socievole, che ha
una vita di società, che la sera va
in discoteca e di giorno frequenta il mondo patirà di più l’essere
isolata dagli altri rispetto ad una
persona introversa, chiusa in se
stessa, poco incline ai rapporti
umani. Per questa ragione, una
legge che imponga una sanzione
pecuniaria fissa o una sanzione
identica per ogni soggetto che
delinque è una legge iniqua, ingiusta.
Ciò detto, che quel soggetto Norvegese che ha trucidato 77 ragazzi, prendendoli uno ad uno e sparandogli alla testa, quella brava
persona che entra in un’aula di
tribunale facendo il saluto nazista senza alcuna vergogna, quella feccia che non mostra alcun
segno di pentimento o rimorso...
Ecco, quel soggetto non può subire la stessa condanna di un altro,
ma nei suoi confronti deve essere
applicata una legge ragionevole,
adeguata, commisurata al dolore
che ha provocato, anche al fine di
evitare di suscitare nei familiari
dei ragazzi uccisi la voglia di vendicarsi personalmente ed infliggere al condannato la pena che lo
Stato non gli commina.
Sono indignata per il trattamento che gli è riservato, per le tre
stanze la tv ed il resto che sono
negate a tante persone per bene
che non hanno mai fatto del male
a nessuno. Sono indignata per
l’inadeguatezza della magistratura davanti a criminali di questa
portata, la stessa magistratura
che invece mostra tutta la propria
forza davanti a miserabili ladri di
biciclette. Sono indignata perché
veramente diventeremo cittadini che non trovano il motivo per
comportarsi secondo la legge,
perché in fondo la sanzione, per
molti, sarebbe una benedizione.
Sono indignata perché a certi
delinquenti è garantita una vita
più serena e meno disagiata che
a tanti padri di famiglia che per
anni si sono spezzati la schiena
per ritrovarsi, poi, con un pugno
di mosche in mano.
10
LA CIVETTA di Minerva
ATTUALITÀ
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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Confliggono anche col Piano di Azioni di sviluppo della Pesca denominato “Gac dei Due Mari”
Triv,la lotta si sposta a livello europeo.Quelle nel Mediterraneo
in contrasto con direttive e accordi di partenariato con l’UE
di Paolo Pantano
esponente del Comitato No Triv
Sicilia Sud Orientale
A
ll’indomani del referendum sulle trivelle (dove
non è stato raggiunto il
quorum, ma che ha visto, a mio
parere, più di 13 milioni di italiani esprimersi a favore di un
sistema energetico-economico
più sostenibile) registriamo che
è stato raggiunto, presso l’ ONU
e a livello internazionale (175 paesi lo hanno firmato), un accordo
sul futuro della Terra per l’incremento di energie rinnovabili e per
limitare le emissioni di CO2 in
biosfera.
Nello stesso tempo si sta predisponendo un esposto-ricorso
alla Comunità Europea poiché le
trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo sono in contrasto sia con
molte direttive europee, con convenzioni e protocolli internazionali ratificati anche dall’Italia, sia
con accordi di partenariato con
l’UE, in quanto mettono a rischio
il “Mare Nostrum”, bacino chiuso, dai fragili equilibri ecologici
e per questo protetto dalla Convenzione ONU di Barcellona del
1976 e dalla successiva nel 1995.
I protocolli elaborati nell’ambito di tale convenzione mirano a
proteggere l’ambiente marino e
costiero del Mediterraneo poiché
ha un regime di ricambio della
massa d’acqua stimato in circa 80
anni (Atti: decisione 77/585/CEE,
decisione 81/420/CEE, decisione
83/101/CEE, decisione 84/132/
CEE, decisione 2004/575/CEE,
decisione UE).
Tali trivellazioni, a parte che non
rispettano gli impegni presi con
l’accordo di partenariato con
l’Unione Europea del primo set-
tembre 2014 (delibera n° 18/2014
Gazzetta Ufficiale, Serie Generali
n° 209 del 9 sett. 2014), costituiscono una distorsione rispetto
alla tutela della biodiversità come
disposto dalla Direttiva Off-shore
2013/52/UE, in cui si fa esplicito
riferimento “a tutti gli ambienti
marini e costieri sensibili sotto il
profilo ambientale e soprattutto
agli ecosistemi che svolgono un
ruolo importante nella mitigazione del cambiamento climatico e
nell’adattamento a quest’ultimo,
quali le paludi salmastre e le praterie di erba marina, nonché alle
zone marine protette, tra cui le
zone speciali di conservazione a
norma della Direttiva 92/43/CEE
del Consiglio del 21 maggio 1992,
relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali e
della flora e della fauna selvatiche,
le zone di protezione speciale a
norma della Direttiva 2009/147/
CE del Parlamento Europeo e del
Consiglio del 30 nov. 2009”.
Per quanto riguarda il Canale di
Sicilia vi è da notare anche che è
in atto il Piano di Azioni di sviluppo della Pesca denominato
“Gac dei Due Mari” che prevede
interventi di promozione e sostegno alle attività della filiera ittica
e di promozione turistica, e che
coinvolge in un rapporto integrato pubblico/privato, le strutture
produttive e dell’associazionismo
operanti nel territorio al fine di
attuare le politiche di sviluppo
sostenibile nei territori interessati dai Comuni partner: Pozzallo,
Avola, Portopalo di C.P., Pachino,
Noto, Ispica, e dei partners: Provincia Regionale di Siracusa (ora
Consorzio dei Liberi Comuni),
Consorzio di ripopolamento ittico “Golfo di Siracusa”, Istituto
di Istruzione Superiore “M. Bartolo”, I.n.b.a.r. di Siracusa, Gal
Eloro, Soc. Consortile Mista a.r.l.,
Banca di Credito Cooperativo di
Pachino soc. Coop., Confapi Sicilia, Irepa Onlus, Ass. Marevivo,
Terra Mitica, Ass. “WWF Noto:
Città Sostenibile, Natura e Paesaggio”, Osservatorio Nazionale
della Pesca, AGCI Pesca, Feder.
Coo.Pesca, Federpesca, Unci Sicilia, Lega Pesca, Anapi Pesca, Uni.
Coop.Pesca, Co.Ge.P.A. di Capo
Passero Siracusa, Ass. Pescatori S.
Francesco di Paola, Ass. Pescatori
Balata.
Le finalità principali del Piano
sono così sintetizzate: potenziamento delle attività della pesca;
promozione della qualità dell’ambiente costiero; valorizzazione
delle risorse naturali, culturali,
le tradizioni popolari e marinare, degli antichi mestieri dell’area
di riferimento; valorizzazione e
commercializzazione dei prodotti
tipici locali e della pesca.
Inoltre sono stati recentemente
firmati in Sicilia vari “Patti dei
Sindaci” per attuare un Piano di
Azioni per la Sostenibilità Energetica (PAES) secondo i principi
del Protocollo di Kyoto (1992)
e di Doha (2012) per l’obiettivo
20-20-20 (riduzione del 20% delle emissioni di CO2 in atmosfera
entro il 2020, aumentare del 20%
l’efficienza energetica negli edifici
pubblici e privati e del 20% la produzione di energia da fonti rinnovabili) per l’attuazione di “modelli
di sviluppo territoriale eco-sostenibile” attraverso una politica di
pianificazione territoriale e di
programmazione economica che
privilegia i principi dello sviluppo sostenibile e della tutela delle
risorse naturali e ambientali.
Pertanto, sulla base degli impegni
programmatici riportati, le attività di prospezione per le ricerche
petrolifere nel Canale di Sicilia incidono negativamente sulle prospettive di sviluppo del territorio
e ne risulterebbero “incompatibili” con il rispetto dei principi di
sostenibilità ambientale ed energetica alle quali si ispira, altresì, la
Dichiarazione di Istanbul (luglio
2013) approvata dall’Assemblea
del Parlamento dell’OSCE (XXII^
sessione annuale) e che “invita”
gli Stati membri (tra cui l’Italia)
all’attuazione di tali principi.
Inoltre, tali attività risultano in
palese contrasto con quanto contenuto nella Legge 11 agosto 2014
n. 125 che indica “che gli obiettivi
di programmazione e di indirizzo
della politica di cooperazione e di
sviluppo sono rivolti al rispetto
dei principi dello “sviluppo sostenibile” e del rispetto delle risorse
naturali e ambientali. Tali obiettivi, inoltre, sono “parte integrante e qualificante” delle politiche
estere dell’Italia.
Si può solo presentare denuncia con la foto del messaggio incriminato e poi campa cavallo
Le calunnie al tempo di facebook: Tizio è un ladro, la moglie di Caio
è l’amante di Sempronio.Nulla può il cittadino dinanzi a queste accuse
le / Che fa l’aria rimbombar. / E
di Ciccio Magnano il meschino calunniato / Avvilito,
calpestato / Sotto il pubblico flagello / Per gran sorte va a crepar”.
a calunnia è un venticello Rossini - Il Barbiere di Siviglia
/ Un’auretta assai gentile Le questure di tutta la nazione
/ Che insensibile sottile / sono prese d’assalto da migliaia di
Leggermente dolcemente / Inco- cittadini vittime del più popoloso
mincia a sussurrar. / Piano piano social forum. Si tratta di persone
terra terra / Sotto voce sibilando / sbattute in pagine pubbliche con
Va scorrendo, va ronzando, / Nel- foto esplicite che nulla possono
le orecchie della gente / S’intro- contro i loro aguzzini. Tizio è
duce destramente, / E le teste ed un ladro, la moglie di Caio è l’ai cervelli / Fa stordire e fa gonfiar. mante di Sempronio. Nulla può il
/ Dalla bocca fuori uscendo / Lo cittadino dinanzi a queste accuse.
schiamazzo va crescendo: / Pren- Si rivolgerà alla Polizia postale,
de forza a poco a poco, / Scorre alla Questura o ai Carabinieri.
già di loco in loco, / Sembra il tuo- La querela per diffamazione e
no, la tempesta / Che nel sen della calunnia sui social forum è di
foresta / Va fischiando, brontolan- pertinenza del giudice di pace.
do, / E ti fa d’orror gelar.
Campa cavallo! Dopo sei mesi
“Alla fin trabocca, e scoppia, / Si verrai chiamato per chiederti se
propaga si raddoppia / E produce magari vuoi ritirare la querela.
un’esplosione / Come un colpo Nel frattempo il calunniatore ti
di cannone, / Un tremuoto, un ha distrutto l’esistenza.
temporale, / Un tumulto genera- La legge sulla privacy, che nel
“L
nostro paese non ti dice se tua
moglie è ricoverata in ospedale
perchè ha avuto un incidente, permette al delinquente su facebook
di dire che prima che tua moglie
venisse ricoverata era infrattata in
auto col tuo avvocato. La privacy secondo facebook è ad
intermittenza. Notizie relative a
un politico vengono censurate a
monte; la distruzione della reputazione del signor nessuno non
necessita dell’intervento moratorio del social forum. Dunque il
mio avversario posso metterlo in
enorme difficoltà solo aggredendolo su facebook. E’ talmente facile che non debbo per forza avere
un falso profilo! “Il bar di via...
non rilascia scontrini fiscali. Usa
prodotti scadenti e sfrutta il personale”. Un concorrente in meno.
“L’avvocato Tizio è cocainomane”. “Il sacerdote Sempronio è
un pedofilo”. La provincia sonnacchiosa come la metropoli
iperattiva pari sono. Messaggi
cifrati, sputtanamenti indecorosi,
minacce, tutto fa brodo. Cosi si va
avanti a querele. Essenziale è avere lo screen shot. la foto del messaggio incriminato da stampare e
corredare alla denuncia. Come se
servisse a qualcosa!
Forti della più completa impunità,
questi tristi possono stravolgere le
vite di persone per bene, complice
l’incompetenza legislativa imperante. Ahi noi, sempre più spesso il bullismo colpisce proprio
grazie a questi strumenti a volte
aberranti. Le conseguenze le conosciamo tutti. Posso censurare
il giornale che coraggiosamente è
impegnato nella denuncia sociale
della corruzione politica, ma lascio libero di distruggere un cittadino innocente senza offrirgli il
benché minimo aiuto.
Qualcosa forse andrebbe rivista?
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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ATTUALITÀ
LA CIVETTA di Minerva
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L’ipotesi di farne senso unico penalizzerebbe i residenti, e non si può nemmeno ampliarla
Via Lido Sacramento, coi VV.UU. sarebbe festa per le casse comunali
Strada angusta assai trafficata ma i divieti non li rispetta nessuno
tesi dalla dissennatezza di troppi
di Lucignolo che la percorrono giorno e notte
ad eccessiva andatura.
Si può dire che via Lido Sacraia Lido Sacramento, ai suoi mento, perciò, è una “miniera
tempi, nacque come traz- inutilizzata”, che potrebbe portazera. E trazzera è rimasta. re fiumi di soldoni nelle asfittiche
È vero: l’hanno asfaltata. Anche casse comunali. Ma, a memoria
se è bucherellata da una miriade d’uomo, non si riscontra l’ombra
di allacci e tombini idrici e fogna- di una pattuglia di VV.UU. come
ri. Il guaio è che la sede stradale se ne vedono in altri punti nevralè troppo esigua per sopportare gici della città. Perché via Lido
l’intensità di un traffico costante Sacramento “è” un punto nevralnei due sensi. Né varrebbe il ri- gico. È percorsa da forsennati momedio peggiore del male: e cioè tocicli, da automobili, da camion,
un malaugurato “senso unico” da autotreni con rimorchio, da
che graverebbe pesantemente e in autobus di linea, da pullman mamodo insopportabile sulle neces- stodontici.
sità quotidiane delle migliaia di Non occorre molta fantasia per
abitazioni stanziali.
immaginare cosa succede quando
E c’è di peggio. Perché la strada è questi giganti della strada si fronsaggiamente provvista di peren- teggiano da direzioni opposte,
tori divieti di sorpasso e da un strisciando spesso contro i muri
limite di velocità che vengono co- laterali. Ferma restando la ristretstantemente e allegramente disat- tezza della sede stradale, il solo
V
deterrente per evitare perlomeno
incidenti rimane l’attività tutoria
dei VV.UU. per indurre gli abituali e diuturni trasgressori a più
miti consigli.
Allargare la sede stradale con gli
espropri per recuperare lo spazio
necessario? Campa cavallo. Pensiamo alla miriade di opposizioni, agli alti lai, alle proteste, alla
bagarre politica di chi ha “santi
in paradiso”, e agli anni che durerebbero le vicissitudini burocratiche. E allora? Intanto si potrebbe
cominciare con un assiduo controllo della disciplina veicolare
come Dio e il codice della strada
comandano, e nel rispetto della
segnaletica esistente.
È verosimile che qualche siracusano, di vario livello, penserà:
“Ma cu tutti i plobbremi ca ci su a
Saraùsa, a chistu comu ci speccia
a sburricari i morti?”. Meditate,
gente, meditate...
“Siamo una onlus attiva contro la povertà estrema e le malattie prevenibili, specie in Africa”
Federica Bellassai (ambasciatrice One):“Tornata dopo 6 anni a Siracusa
mi è parsa una città fantasma,tanti progetti ma mancano i giovani”
la mia città, contenta di lavorare su
di Antonio Andolfi un problema serio. Ciò mi rende
più motivata”.
Questa città ha bisogno di giustiengo dai servizi sociali zia?
del comune, dove final- Sono stata lontana sei anni da Siramente abbiamo colloca- cusa per gli studi, appena tornata
to un piccolo che da mesi vagabon- l’ho sentita distante, non è fatta per
dava. È stato un provvedimento i giovani. Secondo le mie esigenze
davvero bello”. Così inizia Federica giovanili, l’ho percepita come una
Bellassai con il suo entusiasmo gio- città fantasma. Vedo che ci sono
vanile.
tante iniziative, bei progetti con
Parlaci di te.
possibilità di crescita professionale
“Finita giurisprudenza mi sono e culturale, ma mancano i giovani.
lanciata in un’esperienza lavorativa Questo mi dispiace, perché siamo
a Bergamo ma è stata fallimentare, noi i principali portatori di giustiho iniziato così un master su co- zia. Gli adulti hanno già fatto delle
municazione sociale e imprese no scelte oramai consolidatesi. Certe
profit, che mi ha coinvolto”.
tematiche si devono affrontano
Per i tuoi ideali?
con la voglia di travolgere le cose,
“Certamente, lì ho conosciuto una e questo è ciò che contraddistingue
persona che mi ha indirizzato ad i giovani”.
Accoglierete, dove ho colto l’oc- Quali sono, secondo te, le problecasione di diventarne operatrice matiche di giustizia a Siracusa?
legale. Quello che mi piace di que- “Sono incredibili, al di là di quelle
sto lavoro è che posso conciliare minorili. Ci sono, in certi quartieri
i miei studi e i miei sentimenti di come alla Borgata e alla Mazzarogiustizia su problematiche delicate na, tante famiglie che coabitano
come il lavoro dei minori non ac- in piccoli appartamenti, esiste un
compagnati. Non faccio così il so- forte disagio giovanile, con ragazzi
lito praticantato in uno studio, che che non vanno a scuola o che non
come riscontro non mi dà niente; sono indirizzati verso una giusta
in questo modo mi sento utile per via”.
“V
Fai parte dell’One, spiegaci
“One è una onlus attiva contro la
povertà estrema e le malattie prevenibili, in particolare in Africa. Essa
agisce promuovendo campagne,
sensibilizzando l’opinione pubblica ed esercitando pressioni sui
leader politici affinché sostengano
politiche e programmi intelligenti
ed efficaci volti a salvare vite, garantire l’istruzione dei bambini e
migliorare il futuro delle persone.
Lavora a stretto contatto con attivisti e leader politici africani. Ogni
anno crea un gruppo di quaranta
giovani selezionati per le campagne di sensibilizzazione e lotta alla
malnutrizione, trasparenza fiscale
delle multinazionali. C’è poi la lotta per la salute globale, l’aiuto allo
sviluppo e le pressioni esercitate
verso le grandi nazioni per incentivare la destinazione di risorse verso
paesi poveri”.
Che cosa dovrai fare ora che sei
stata prescelta fra i quaranta?
“Sensibilizzazione sul territorio, richieste firme per petizioni, andare
nelle scuole”.
Come ti hanno fatto ambasciatrice di One?
“Ho inviato la richiesta e mi hanno
selezionato vedendo le mie espe-
rienze. Devi sapere che durante i
miei studi universitari sono stata
vicepresidente per gli scambi internazionali dell’associazione Aiesec (è la più grande associazione
studentesca al mondo senza fini
di lucro, indipendente, apartitica,
apolitica, ndr). Così già conoscevo
l’impatto cognitivo sulle società,
ho partecipato a progetti di scambi
multiculturali, ho anche un’esperienza scoutistica quindicinale.
Per tutto ciò sono stata selezionata.
Agiamo a vari livelli. A marzo siamo andati alla Farnesina dal segretario di Gentiloni per portargli le
informazioni riguardanti il lancio
della nostra nuova campagna. A
fine maggio avremo un incontro
internazionale a Parigi”.
Ritornando ad Accoglierete, unica nel suo genere in Italia, cosa si
può migliorare?
“Abbiamo avuto un incontro con
la presidente del tribunale dei minori di Catania per interfacciarci in
maniera sempre più propositiva e
collaborativa con le istituzioni che
si occupano della tutela. Sappiamo
che si crea fra tutore e minore un
rapporto molto personale, quindi
la tutela diventa rapporto alla pari.
Per questo è importante che la tu-
tela arrivi nei tempi giusti essendo
più funzionale, mentre un ragazzino senza tutore può giungere al
compimento dei diciotto anni senza aver avviato niente. Cerchiamo
perciò di andare incontro alle lungaggini procedurali, data la quantità di arrivi, ora che il tribunale di
Catania è l’unica istituzione da cui
partono le nomine”.
Altri problemi?
“Certamente! I processi d’integrazione ed educazione si devono
risolvere sulla base della tipologia
d’accoglienza ed essere mirati con
personale preparato, perché i ragazzi devono sfruttare i momenti
di permanenza nelle comunità per
giungere, arrivati ai diciott’anni,
all’indipendenza. Non solo noi
dobbiamo fare in modo che tutto ciò avvenga ma tutta la società
deve dare gli strumenti opportuni
perché ciò possa avvenire. Per questo siamo contenti per i progetti di
tirocinio formativi che sono stati
avviati. Sono azioni concrete con
le quali si riesce a investire per il
loro futuro. È importante sapere
che sono loro la nuova generazione, anzi siamo noi giovani insieme
a loro. Perciò bisogna abbattere
gli ostacoli che dicono d’avere un
problema. Loro sono la speranza
per noi e noi siamo la speranza per
loro”.
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LA CIVETTA di Minerva
ATTUALITÀ
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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L’Unità non c’è più e forse mai c’è stata. Continua fra le correnti il gioco del due sì uno no
Tra fantapolitica, fantacalcio, scalate ciclistiche e diffeRenziata
siamotuttirenzianitutti. Alla corte di Davide 1°, Faraone di Sicilia
tanti definiscono (non noi) più a
di Aldo Castello destra di quella di Visentin.
Quale ruolo ha il PD in questo
scenario? Quale la sua impronta?
Seconda parte
E soprattutto il suo indirizzo, la
opo aver passato in rassegna sua idea di Città? C’è un minimo
buona parte degli “ex qual- di visione comune, condivisa e
cosa” presenti alla Leopolda partecipata? I più maligni si limisiciliana (nel numero precedente) terebbero a chiedere: ma c’è il PD
che ha certificato la mutazione del in città e in provincia?
profilo politico del PD siciliano, Proviamo ad azzardare una anaci siamo posti la domanda sul PD lisi.
siracusano. Come è messo? Dove Per quanto riguarda l’Unità, pare
va? Ma soprattutto, a fare cosa?
non ci sia più (così come lo storico
Proviamo dunque a mettere in fila ed ex glorioso quotidiano fondato
alcuni episodi concreti.
da Antonio Gramsci) e forse mai
Sin dalle scorse amministrative in c’è stata. Le tre anime continuacittà, Garozzo pensò bene di co- no il loro gioco delle parti allestruirsi un proprio universo poli- andosi ieri la numero due con la
tico con liste autonome e candida- tre contro la uno, poi la numero
ti provenienti da ogni dove. Come uno con la due contro la numero
dire: io sono Io, il PD è altro. La tre, oggi la numero uno e la tre
prima mossa, all’indomani della contro la numero due. Insomsua elezione a sindaco, fu quella di ma ogni manovra sembra avefarsi fotografare con Foti Gino, ex re il solo obiettivo di sopraffare
on.le. Come dire: a pensare male qualcuno invece di raggiungere
si fa peccato ma qualche volta ci l’auspicata concordia. Abbiamo
si azzecca. Poi l’elezione di Sullo a assistito alla guerra dei Fotiani/
presidente del consiglio comuna- Garozziani contro i Dem + Riforle. Come dire: il cerchio si chiude misti per la poltrona di segretario
a “365°”. Sallo! Ancora le mag- provinciale (Castelluccio). Poi si è
gioranze in consiglio e passaggi preso atto della pace tra Fotiani/
vari. Come dire: venite a me, voi Garozziani + Dem + Riformisti
non del Pd. Per finire con l’attua- per la poltrona di segretario prole composizione della Giunta che vinciale (Lo Giudice) ma poco
D
dopo si è passati all’alleanza tra
Riformisti + Fotiani/Garozziani
contro i Dem per la poltrona di
segretario cittadino (eletto il cafeano Monterosso, traditi i Dem
con Gionfriddo). Ancora oggi si
assiste alla guerra tra Riformisti
vs Fotiani/Garozziani rappresentata dai quasi quotidiani attacchi
del duo Princiotta/Zappulla contro l’Amministrazione Garozzo.
Infine si prospetta l’alleanza Dem
+ Garozziani/senza Fotiani contro i Riformisti. Si sarà concluso
il balletto? Ci sarà un altro giro
di giostra? E chi lo sa? In politica
tutto può succedere, anche il contrario di “ioconquellimai”.
I più appassionati (non noi) si
accaniscono a sottolineare i vari
attacchi di Baio (Foti) all’assessore Coppa sulla gestione impianti
sportivi e altro o a quelli della
Stancheris (Foti) + altri contro il
vice sindaco Italia sulla concessione della spiaggia di Cala Rossa
ecc. Non sarà un sussulto della
componente fotiana contro quella
demoniana (nel senso di Dem)?
Ma soprattutto non sarà un voler
mettere in sordina e tarpare le ali
a quello che a tanti sembra il prossimo candidato sindaco, il giovane brillante Francesco Italia? Ma
qui si sfiora la fantapolitica che,
contrariamente al fantacalcio,
non assegna premi. Nel frattempo, a Giugno, ci saranno le elezioni amministrative da svolgere in
provincia e poi l’elezione del Presidente del Libero (?) Consorzio
tra Comuni per cui i toni sembrano al momento placati, in attesa
degli esiti che potrebbero offrirci
altri inaspettati ed inediti scenari.
Tornando alla Leopolda siciliana,
si narra che Faraone abbia mostrato alla platea un video con la
rimonta del ciclista Marco Pantani. “Pantani rimonta e man mano
i suoi compagni lo lasciano andare, lo fanno rimontare. A un certo
punto Pantani è scattato e ha vinto la tappa - dice Faraone - E’ una
rappresentazione di quello che io
intendo per gioco di squadra e
affermazione di leadership. Gioco
di squadra non vuole dire aspettare i tuoi compagni fino in fondo.
Se hai più fiato, arriva il momento
in cui chi ti ha accompagnato fin
qui ti lascia fare la rimonta. Senza
la squadra, Pantani non avrebbe
potuto rimontare. Insomma, la
leadership è possibile solo se si costruisce insieme un gioco di squadra, perché vinca il suo capitano”.
È senza dubbio un’immagine
suggestiva che fa riflettere. Però
a me riporta un significato diverso. Pantani era probabilmente
in mano a loschi individui che
lo hanno usato. Il campione aveva problemi seri e si drogava, fu
squalificato e quindi abbandonato dagli amici. Forse il gioco di
squadra è qualcosa di profondamente diverso di quanto successo
a Pantani. E anche questo dovrebbe fare riflettere. E rimanendo
nell’ambito sportivo: sarà mica
vero che i delusi interisti e milanisti stiano tutti passando a tifare
Fiorentina? Forse tutti insieme riusciranno a sconfiggere lo strapotere della vecchia politica, ops …
della vecchia signora (Juventus)
e ottenere uno sconto per la diffeRENZIazione. Come per la Tari.
La politica dal basso è diventata civismo Tutta in plexigas, è totalmente trasparente: i genitori possono controllare il bimbo senza ostacoli
a buon mercato, individualismo, narcisismo, Una culla ideata dall’arch. Lara Grana esposta in un
museo inglese nella mostra “Design per l’infanzia:
legalismo, opportunismo
plastica in età prescolare”
tiva non politiche. La strada madi Leandro Janni estra, fatta di qualunquismo e di
presidente di Italia Nostra Siciilia alienante egoismo, è già tracciata.
Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà,
revedo la spoliticizza- e come.»
zione completa dell’I- Questo scriveva Pier Paolo Pasotalia: diventeremo un lini negli anni ’70. Nonostante i
gran corpo senza nervi, senza più tanti anni trascorsi, impressioriflessi. Lo so: i comitati di quar- na sempre la sua lucidità, la sua
tiere, la partecipazione dei geni- disperazione, la sua inesorabile
tori nelle scuole, la politica dal capacità profetica. Oggi più che
basso... Ma sono tutte iniziative mai ci impressiona: in questi
pratiche, utilitaristiche, in defini- tempi meschini e confusi abitati
«P
da politicanti improvvisati e accomodanti, abitati da una classe
dirigente in disfacimento, abitati
da una massa informe di consumatori. La politica dal basso è
diventata civismo a buon mercato
(prêt-à-porter), individualismo,
narcisismo, legalismo, opportunismo. Cinismo. Come sono tristi
e grigie le periferie senza politica
e senza utopia. Le periferie senza
persone. E a noi manca l’aria e la
luce. Un orizzonte.
visivo e confortando i bimbi che
di Corrado Fianchino possono sempre osservare e conoscere liberamente il mondo che
li circonda. La Culla portafavole
a “Magic crib Giuli”, insieme al Giuli è pensata per accogliere il
“Puzzle mobile 3D”, disegnati bimbo fin dai primi giorni di vita
dall’eco architetto Lara Grana (0/6m) accostandosi al letto della
per Ecobabydesign sono stati scel- mamma per aiutarla durante l’alti dal Museum of design of plastics lattamento, ma è trasformabile e
– MODIP, dell’Università di Belle si evolve con il bambino: da conArti di Bournemouth in Inghilter- fortevole culla basculante che acra per essere esposti all’interno di compagna il bimbo alla nanna, si
una mostra Design for childhood: trasforma in un allegro scrittoio/
pre-school plastics (Design per ripiano portafavole, da collocare
l’infanzia : plastica in età presco- nella stanza del bambino, duranlare) inaugurata il 15 Aprile 2016 e te tutta la sua crescita. La Culla e’
aperta fino al 07 Ottobre 2016.
totalmente realizzata in metacriLa “Magic crib Giuli / Culla por- lato colato (PMMA) della migliore
tafavole Giuli” è stata disegnata qualita’, spess. mm 10 , tagliato
dall’eco-architetto Lara Grana, a laser. Il materiale e’ igienico ,
fondatore del marchio ecobaby- atossico, sicuro, indeformabile e
design, una linea di prodotti di infrangibile, lucido e brillante,
design sostenibile destinati ai ecologico e riciclabile al 100%.
bambini. La Culla è stata scelta dal La versione originale è traspaMuseo inglese per il suo caratteri- rente incolore. E’ sicura e conforstico materiale plastico (acrilico, me alle norme Uni di riferimenplexiglas) che la rende totalmente to UNI EN 71-3: 2001 (migrazione
trasparente, rasserenando i geni- degli elementi) e UNI EN 1130-1tori che possono sempre control- 2:1998 (culle per uso domestico).
lare il bimbo senza alcun ostacolo La culla segue rigorosamente i
L
principi dell’ecodesign, riducendo
al minimo il suo impatto ambientale, sin dalla fase di realizzazione
fino alla fine del suo ciclo di vita
(LCA “dalla culla alla tomba”)
Insieme alla culla è stato scelto per
far parte della collezione il puzzle
mobile 3D, un innovativo gioco
creativo con triplice funzione: un
divertente puzzle-gioco per bambini, con allegre sagome 3D che si
trasforma in un bellissimo mobile da appendere sopra la culla o il
lettino ed allietare i bambini con
un magico gioco di luci e ombre.
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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ECONOMIA
LA CIVETTA di Minerva
13
Come la banconota da 500 lire, biglietto di Stato emesso dalla Zecca che fruttò all’Italia 500 miliardi
La Merkel conia la moneta da 5 euro in conto Tesoro. E Renzi sta a guardare
L’attuale sistema di emissione contribuisce ad indebitare pesantemente gli Stati
Costata 20 centesimi a pezzo, già prenotati dai collezionisti 250 mila pezzi a 15euro (?) l’una
di Concetto Rossitto
L
a notizia è clamorosa ma è
stata data quasi in sordina.
La Germania ha deciso di coniare una moneta metallica da 5
€. Sarà leggermente più grande
del pezzo da due euro. Avrà un
anello centrale blu, che cingerà
l’immagine del pianeta terracqueo e per questo si chiamerà
“Blue Planet Earth” (“Pianeta
Terra Blu”). Sostiene Repubblica.it che essa avrà corso legale
soltanto in Germania. Sarà così,
ma sicuramente farà gola ai
collezionisti del mondo intero.
Dovrebbe essere prodotta in un
milione di esemplari e pare che
ne siano già state prenotate 250
mila unità, addirittura a 15,50
euro al pezzo (secondo Lucia
Bigozzi di intelligonews.it). Sulla attendibilità di questa ultima
notizia non scommetteremmo
neanche un caffè. Ci piace invece evidenziare che un milione
di pezzi da 5 € comporta, per il
Tesoro tedesco, un introito netto
di 4 milioni di euro, poiché bisogna detrarre il costo della realizzazione: 20 centesimi circa.
Ci sembra interessante anche
un altro aspetto della questione. Citiamo un passo tratto
dal sito www.bancaditalia.it/
compiti/emissione-euro/: « L’emissione delle monete in euro,
a differenza delle banconote, è
di competenza degli Stati. […]
In Italia le monete in euro sono
coniate dall’Istituto Poligrafico
e Zecca dello Stato per conto del
Ministero dell’Economia e delle
Finanze.» Si badi: «a differenza delle banconote», che sono
emesse dalla BCE e dalle Banche
Centrali nazionali (che possiedono la BCE). Citiamo sempre
dallo stesso sito: «Dal 1 gennaio
2002 la Banca d’Italia e le altre Banche Centrale Nazionali
(BCN) dei Paesi dell’Unione
Europea che avevano adottato
l’euro, hanno iniziato a emettere, nel quadro dei principi e
delle regole che disciplinano la
funzione di emissione dell’Eurosistema, banconote denominate in euro. Le banconote in
euro hanno corso legale nell’area dell’euro, attualmente costituita da 19 dei 28 Stati membri
dell’UE […]. Sia la Banca Centrale Europea (BCE) sia le Banche Centrali Nazionali dei paesi
partecipanti all’area dell’euro
hanno titolo legale a emettere
banconote in euro.»
È noto però che le banconote
non sono emesse per conto dei
Ministeri dell’Economia e delle Finanze degli Stati, ma sono
prestate dalla BCE (o dalle Banche Centrali operanti per conto
della BCE) alle banche sottostanti, ad un tasso di interesse
di favore (detto tasso di sconto),
che sino a qualche mese fa era
di soli 0,05 centesimi e che ora
Draghi ha abbassato addirittura
a zero. La BCE non può prestare
moneta cartacea direttamente
agli Stati, ma solo alle banche. Se
lo Stato ha bisogno di moneta in
più rispetto a quella che incassa
con le tasse, deve rivolgersi alle
Biglietto di Stato a corso legale emesso direttamente dalla Repubblica Italiana. L’emissione di due
serie di tali biglietti (Aretusa e Mercurio) fruttò allo Stato circa 500 miliardi di lire di introito senza
provocare indebitamento
banche per prenderla in prestito, offrendo ad esse BOT e CCT
(titoli di debito pubblico) per
un valore pari alle somme che
ottiene in prestito. Poi le banche conservano una metà circa
di questi titoli e collocano l’altra metà presso risparmiatori
privati. Banche e risparmiatori
privati percepiscono per questi
titoli (cioè per le somme prestate allo Stato) un interesse che
risulta mediamente prossimo
al 4%. Un bel guadagno. Che
fa crescere il debito pubblico di
circa 80 miliardi l’anno, perché
a tanto ammontano gli interessi annui sui 2.200 miliardi
di debito accumulato. E tutto
ciò perché non è stato deciso e
messo nero su bianco nei trattati e nello statuto della BCE che
anche le banconote (che ricevono valore solo dalla legge degli
Stati) siano da emettere, come
le monete metalliche, per conto
dei vari Stati e da consegnare ai
rispettivi Ministeri del Tesoro
in proporzione alla diversa consistenza demografica.
Un’assurdità! E non è possibile ovviare? Le regole fissate nei
trattati e le norme statutarie
sono immutabili come la legge di gravitazione universale e
le altre leggi della fisica? Cosa
impedisce di correggere questo
si deve evitare. Bene. Ma questo scopo si può raggiungere
semplicemente mantenendo e
rafforzando l’autonomia decisionale dell’istituto di emissione in merito alla decisione sulla
quantità di moneta da creare e
da consegnare agli Stati. Non
c’è alcun bisogno di ingrassare
le banche a danno di questi ultimi, costringendoli a prendere
in prestito (ad interesse non certo di favore) quella moneta che
riceve valore proprio dalle leggi
statali. Il procedimento non è
logico. Siano le banche private
a prendere in prestito dagli Stati
la moneta che riceve valore solo
dalla legge, la quale la impone
come mezzo di pagamento e
la difende dalle contraffazioni,
prevedendo pene per i falsari e
gli spacciatori (art. 453 del Codice Penale). Riforma possibile,
ma non si vede all’orizzonte un
potere politico che sappia vararla o che osi almeno assumerla
nel suo programma. Anche i
grillini glissano sull’argomento.
Eppure il procedimento di emissione monetaria per conto degli
Stati non è affatto impossibile
ed ha dei precedenti: in Italia
molti ricordiamo la banconota
da 500 lire. Essa era un Biglietto
di Stato emesso dalla Zecca per
conto del Tesoro e non per con-
che in America J.F.Kennedy con
l’ordine esecutivo 11110 attribuì
al Tesoro il compito di emettere
dollari validi come biglietti di
Stato. Di conseguenza le entrate risultarono incrementate di
una somma pari a 4,3 miliardi
di dollari e furono evitati sia un
indebitamento di tale importo
come anche gli interessi aggiuntivi.
Ma noi non siamo governati da
un Kennedy né da politici dalla
schiena dritta, ma da qualcuno
che si inchina a lobby varie e si
limita a balbettare di flessibilità, contendendosi con Juncker
la paternità di pallide iniziative volte ad invocarne briciole.
Non saranno di certo né Renzi né Juncker ad affrontare il
nocciolo della questione. Né ci
sorprende: di Junker sono noti i
trascorsi di fautore di manovre
di elusione e degli interessi dei
paradisi fiscali lussemburghesi;
di Renzi & co. stiamo scoprendo tresche politiche con lobby
e parentele con personaggi di
banche varie. Non vogliamo
certo far nostre le bislacche teorie del complotto, ma vien fatto
di chiederci se non sia tutta la
politica (non solo quella italiana) sguattera delle potenti lobby
delle banche, che possiedono le
banche centrali nazionali, che
Il sistema bancario è uno e trino: le principali banche
di esso possiedono le banche centrali nazionali (come la
Banca d’Italia, di Francia, di Germania, ecc.) ma sono da
esse controllate. Le banche centrali (nazionali di nome,
ma di fatto possedute quasi esclusivamente da banche
private; lo Stato italiano, ad esempio, possiede solo il 5%
della Banca d’Italia) possiedono a loro volta la BCE, ma
sono da essa controllate. Non sfuggano l’unitarietà del sistema e il colossale conflitto di interessi.
assurdo sistema di emissione
che contribuisce ad indebitare
pesantemente gli Stati? Si giustifica il pateracchio dicendo
che esso serva ad impedire che
gli Stati possano decidere, ad
libitum dei governanti di turno, la quantità di moneta da
emettere. Se questo accadesse,
si genererebbe inflazione. E lo
to della Banca d’Italia (privata
al 95%). Il valore dei biglietti da
500 lire era incamerato direttamente dallo Stato e non doveva
essere preso in prestito ad interesse. L’emissione di due serie di
tali biglietti (Aretusa e Mercurio) fruttò allo Stato circa 500
miliardi di lire di introito senza
provocare indebitamento. An-
a loro volta possiedono la BCE.
Cosa c’è da aspettarsi da un sistema bancario fondato su un
colossale conflitto di interessi,
dove il possessore è controllato
dal posseduto? Non sarà certo
questo ceto di personaggi, che
passano attraverso porte girevoli dalle banche alla politica,
a riformare il sistema di mone-
tazione. Non sono complottisti
ma servitorelli di un sistema
balordo, consolidatosi nel tempo per cedimento della politica di fronte al rampantismo di
poteri privati senza inibizioni e
senza scrupoli. Non è certo dagli sguatteri delle lobby che ci si
possa aspettare una riforma del
sistema della monetazione.
Ma un provvedimento di buon
senso potrebbero vararlo anche
loro. Nel quadro delle norme
esistenti. Perché spremere gli
Stati, costringendoli a sborsare fior di miliardi ogni anno
per vent’anni, al fine di ridurre
il debito pubblico entro limiti considerati sostenibili dagli
economisti Reinhart e Rogoff ?
Sostennero i due autorevoli luminari che un debito pubblico
superiore al 90% del PIL costituirebbe un ostacolo insormontabile per la crescita. E a nulla è
valso il fatto che il ventottenne
ricercatore Thomas Herndon
abbia dimostrato che tale soglia
di sostenibilità sia derivata da
un errore materiale di calcolo e
di imputazione di dati. Le teste
d’uovo europee non tengono
conto dell’errore rivelato e per il
loro fondamentalismo il dogma
dell’austerità non ammette deroghe né eresie. Ergo il debito è
da ridurre ogni anno di una frazione pari a un ventesimo della
parte eccedente il 60% del PIL.
A tal fine, la rata che l’Italia deve
pagare in base al fiscal compact
risulta ammontare a circa 50
miliardi l’anno. Che si aggiungono agli 80 già dovuti per gli
interessi annuali sul debito pubblico. Una follia!
Ma una soluzione alternativa ci
sarebbe. E nel rispetto delle norme vigenti. Basterebbe che il potere politico ordinasse alle banche di alleggerirsi del loro debito
nei confronti della BCE (debito
contratto per la moneta presa in
prestito nei vari anni), pagandolo con quella metà di BOT
che le banche stesse hanno in
pancia. La BCE, in base all’art.
123 del Trattato UE, non può
concedere moneta in prestito (!)
direttamente agli Stati membri;
né può dunque acquistare titoli
del debito pubblico direttamente da essi. Li può però acquistare
sul mercato secondario, ovvero
in Borsa. O li potrebbe ricevere come pagamento del debito
contratto dalle banche per la
moneta presa in prestito. Lodevolmente, la BCE di Draghi sta
inoltre acquistando BOT e titoli
analoghi per ridurre i rischi attuali di speculazioni minacciose
sui debiti sovrani. I politici incrementino questo trasferimento, imponendo alle banche di
riscattare i titoli debitori con i
quali hanno ottenuto in prestito
moneta dalla BCE e di saldare
tale loro debito, pagandolo con
i BOT e i CCT da esse detenuti.
La conseguenza sarebbe semplice ed interessante: nel bilancio
della BCE si verrebbero a trovare, affiancati, valori creditori
e debitori cassabili in ugual misura per semplice elisione: BOT,
BUND e CCT (debito contratto
dagli Stati; credito per la BCE) a
fronte di somme indicanti varie
emissioni monetarie fornite in
prestito alle banche nel tempo.
Infatti la moneta creata è allocata convenzionalmente dalla
BCE tra i debiti (come se fosse
costituita da assegni pagabili in
oro al portatore, mentre non ha
più alcuna base aurea ma vale
solo per legge). La BCE potrebbe
(solo applicando la matematica
e rispettando le norme vigenti)
cassare debito monetario fittizio
in misura pari al valore nominale dei BOT trasferiti ad essa. E il
debito dei vari stati si ridurrebbe
di valori importanti, scendendo
verso misure considerate sostenibili. Ovviamente rimarrebbero da pagare (coi dovuti interessi) i BOT e i CCT detenuti
dai privati risparmiatori. La seisàchtheia selettiva da noi ipotizzata non danneggerebbe in nessun modo i cittadini che hanno
affidato i loro risparmi allo Stato. Le banche non si priverebbero della liquidità, ma salderebbero il loro debito pagandolo
coi titoli del debito pubblico. In
tal modo rinuncerebbero solo a
percepire la differenza (lucrata
parassitariamente) tra gli interessi pagati dallo Stato e quelli
dovuti alla BCE (oggi azzerati).
L’idea non ci sembra peregrina.
Basterebbe un po’ di determinazione. Come quella che consente
alla Merkel di realizzare il taglio
da 5 euro in moneta metallica e
in conto Tesoro Tedesco.
Prima del bail in lo Stato ha salvato banche verso le quali è indebitato. Ora deve preoccuparsi
di ideare misure che ne riducano i rischi senza più mettere in
atto aiuti di Stato. Ma un minimo di aiuto da esse non può pretenderlo? Non può imporre alle
banche di rinunciare alla percezione parassitaria di un differenziale di interessi? Renzi deve
permettersi di sfoderare grinta
solo a danno della Autonomia
siciliana (con le impugnative
contro la legge regionale sull’acqua) e a danno delle Regioni che
hanno promosso i referendum
contro gli interessi dei petrolieri
ed hanno perso l’unico sopravvissuto, ma solo perché è stato
disinnescato con l’ignobile invito all’astensione?
Noi non siamo fautori dell’uscita dall’euro né dall’Europa, ma
vorremmo che il sistema monetario dell’eurozona venisse
razionalizzato. O, quanto meno,
auspichiamo che il debito sia
ridotto con l’operazione sopra
descritta, effettuabile nel rispetto delle norme vigenti. Ma non
crediamo che la politica voglia
muoversi in questo senso. Tuttavia temiamo (!) che la crisi non
sia finita e che i fattori traumatici che anche Draghi paventa
(brexit, fallimenti di banche,
crolli borsistici derivanti dalla
colossale bolla dei derivati, ecc.)
possano complicare il quadro
e comportare uno sconquasso.
Sarà opportuno affrontare tali
eventi traumatici con un gruzzolo di idee innovative. Ed evitare di perpetuare alcune delle
concause che ci hanno portato
nel baratro o sull’orlo di esso.
14
LA CIVETTA di Minerva
MIGRANTI
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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Storia di dolore e sofferenza, ma anche di riscatto, raccontata ai giovani del Corbino e del Gargallo
Remon Karam (cristiano copto): “Preferirei morire piuttosto che
dover più compiere quel viaggio di centosessanta ore su un barcone”
di Concetta La Leggia
T
imido ma sempre sorridente
dietro gli occhiali che contornano il suo viso. Remon
Karam ha stupito ed entusiasmato i giovani studenti dei due licei
Corbino e Gargallo che lo hanno
incontrato qualche giorno fa a
Siracusa. Una lunga fila di allievi pronti a chiedere una foto, un
autografo, la dedica del libro o
più semplicemente una stretta di
mano. L’ incontro, dedicato al libro di Francesca Barra “Il Mare
nasconde le stelle” ed. Garzanti, è stato aperto dalla Dirigente
scolastica Lilli Fronte e moderato dalla professoressa Cassandra
Carriglio ed ha visto protagonisti
gli insegnanti e gli studenti che
hanno accolto con grande sensibilità e partecipazione le parole di
Remon.
Molte le domande da parte degli
alunni e molto belli i brani suonati e cantati dal vivo da alcuni dei
bravissimi ragazzi del liceo.
E poi la mamma affidataria, Marilena Turco, che accompagna
Remon in tutti i suoi spostamenti
per permettergli di raccontare
una storia forte, coraggiosa: quella di un ragazzo di 13 anni che
abbandona il proprio paese ed affronta il viaggio della speranza sul
barcone della disperazione senza
avvisare i genitori che di certo
non glielo avrebbero consentito.
«Mi chiamo Remon. Sono un cristiano copto. Avevo quattordici
anni quando sono arrivato in Italia a bordo di un barcone dall’Egitto. Da solo. Il mio viaggio in
mare è iniziato il 6 luglio 2013, è
durato centosessanta ore. E preferirei morire pur di non dover più
compiere quel viaggio.» Un viaggio di dolore e sofferenza, accompagnato però dalle stelle, perché
ognuno di noi ne ha una da guardare, quella che ci protegge, quella
che ci fa sperare che andrà meglio
e che la nostra vita non è segnata
per forza da un destino di dolore
e sofferenza e ci fa alzare gli occhi
verso un cielo di sogni e speranze.
Arriva Remon nella nostra terra
dove sogna di studiare, divenire
magari ingegnere. Sì studiare,
perché è tramite la cultura e lo
studio che l’uomo si affranca e si
eleva verso mete più alte. Questo
Remon lo sa da sempre e nell’istruzione vede la possibilità di
migliorare il suo futuro e quello
degli altri. Nonostante la privazione delle libertà che quotidianamente Remon ha dovuto subire
perché cristiano copto, nel cuore
ha l’Egitto, la sua terra, la sua casa
e lì sono le sue origini, dove ha
lasciato i suoi genitori ed il fratellino.
Ramon oggi ha 17 anni ed è davvero uno di noi: parla quasi perfettamente l’italiano e conosce
pure qualche parola siciliana,
riceve l’affetto di amici, l’appoggio di insegnanti che credono in
lui. Racconta che qualche offesa
sull’essere un migrante l’ascolta
ancor oggi. Ma in fondo, spiega,
non tutti sono in grado di liberarsi dei propri preconcetti o della
naturale diffidenza. Ma chi lo fa
vive da uomo libero.
Ai controlli dopo lo sbarco tanti casi di malaria, varicella, scabbia, sifilide, in parte tbc
Paradossalmente oggi l’unico muro contro i flussi migratori
è rappresentato dal rischio di guerra sul territorio libico
di Ciccio Magnano
L’
argine che il colonnello
Gheddafi provò a costruire
contro il traffico di esseri umani fu frutto dell’accordo
economico voluto dal presidente
del consiglio Silvio Berlusconi.
Nessuno dei due oggi governa
questa tremenda realtà. La Francia dell’ex Sarkozy ha risolto a
proprio beneficio la lunga querelle
commerciale con la Libia.
Di fatto non esiste alcun argine
al flusso di migranti. Tanto, poi,
la Francia ha risolto il problema a
Ventimiglia chiudendo la frontiera. Paradossalmente oggi l’unico
muro contro i flussi migratori è
rappresentato dal rischio di guerra sul terreno libico. Infatti l’assenza di un governo unico, o di
due entità riconosciute equamente come la Cirenaica e la Tripolitania, preclude di fatto ogni possibile tentativo di contenimento
dell’enorme massa di uomini che
spingono dall’Africa sub sahariana, e dopo la chiusura della Turchia, anche dal Medio Oriente.
Il rischio per il nostro paese, e
maggiormente per la Sicilia, e
ancor più per Siracusa, è che cambiando i porti di partenza, dalla
Libia all’Egitto o alla Tunisia,
aumenti sempre più il flusso di
migranti diretti al porto di Augusta. Poi, dato che le frontiere con
l’Italia sono chiuse, questa massa
di persone resterebbe intrappolata nel nostro paese. Intanto la
chiusura del corridoio balcanico
alimenta la paura di aperture di
nuovi fronti, ad esempio quello
sul mare Adriatico. Un milione
di migranti potrebbero lasciare la
Grecia e attraversare il mare.
Ricapitolando: la Libia nel caos, le
frontiere europee bloccate, il nuovo possibile fronte adriatico, sono
le cause della fine di ogni controllo dei flussi. In tutto questo, nel nostro paese
gli Sprar, i centri di seconda accoglienza, sono al limite. Capita
sempre più spesso che i centri di
prima accoglienza, per mancanza di posti, divengano centri di
lunga permanenza. La logistica
di tutte le forze in campo sempre
più spesso è posta a dura prova.
Prefettura e Questura sono sotto
pressione. Il fronte sanitario è costantemente monitorato, ma con
gravi difficoltà.
Le solite malattie endemiche in
Africa sono ormai di casa da noi.
Dalla malaria alla varicella. Dalla
scabbia alla sifilide, sempre più
spesso i nostri ospedali devono
intervenire per trattare questi pazienti. Un discorso a parte merita
la tubercolosi. Frequentemente
giungono migranti positivi al test
di Mantoux. Grazie al cielo non
tutti i positivi presentano la forma conclamata della malattia. Di
certo lo stato d’allerta, stante il rischio dell’aumento degli sbarchi,
è destinato ad accrescere senza
sosta.
500 sulla barca tra urla
di bimbi e urina fatta addosso
L
a testimonianza di un migrante, sbarcato al porto di Augusta: “500 sulla barca. Vecchi,
bambini, uomini e donne. Stipati come sardine in salamoia. Ci hanno fatto imbarcare
colpendoci con bastoni. Abbiamo pure pagato: i più fortunati 500 dollari, gli altri 900,
qualcuno 1000. Chi si offriva come scafista viaggiava gratis. Sedici ore sul peschereccio
prima che ci raccogliesse la nave. Gli uomini urinavano fuori bordo. Le donne dovevano
farsela addosso. Urla di bambini e imprecazioni di adulti. Angoscia tra i vecchi. Alla fine
l’urlo della nave degli europei, la salvezza. La speranza tornava negli occhi di tutti”.
Ma era solo l’inizio.
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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SANITÀ
LA CIVETTA di Minerva
Approccio psicologico alle malattie tumorali e severa avversione a tutte le forme di chemioterapia
15
A Torino una dottoressa, medico di famiglia e omeopata, accusata
di omicidio colposo per aver curato un melanoma con il metodo Hamer
Tre casi consimili accaduti nel Siracusano, ma i medici coinvolti continuano a esercitare
forma di truffa intellettuale e sadi dr. Dino Artale nitaria.
La dottoressa è accusata di omicidio colposo per aver impedito alla
iprendo la notizia del 22 paziente l’iter diagnostico e teraAprile 2016 pubblicata da peutico che sarebbe stato necesAdn Kronos Salute. L’Ordine sario “sulla base delle più elemendei medici di Torino si costituisce tari scienze mediche” (secondo la
parte civile contro una dottores- perizia di medicina legale della
sa, medico di famiglia e omeopata procura) e di soppressione di atto
per aver curato una donna di 53 pubblico per la sparizione della
anni, morta a causa di un melano- cartella clinica.
ma, con rimedi ispirati alla nuova Il processo è previsto per l’estamedicina tedesca di Hamer. Sul te. L’Ordine chiederà anche un
caso la procura del capoluogo pie- risarcimento per il danno al demontese ha avviato un’inchiesta. coro della professione. “La dottoLo stesso Ordine, appena appresi ressa, praticando e diffondendo
i fatti, ha aperto una procedura la nuova medicina di Hamer, ha
disciplinare contro la mia collega. screditato l’immagine della proVoglio qui risparmiare ai lettori fessione con un ulteriore danno,
la descrizione di questa Nuova oltre a quello, gravissimo, recato
Medicina Tedesca di Hamer, così alla paziente che è stata sottratta
assurda, ascientifica e pericolosa alle cure della medicina ufficiale e
che lo stesso inventore, sfuggito a trattamenti di riconosciuta effiall’arresto per un pelo, si è dovu- cacia”, spiega l’Ordine.
to sottrarre alla giustizia tedesca L’Ordine interviene anche sulla
espatriando. Mescolando una ‘terapia’ applicata. “Le medicine
serie di bestialità scientifiche (do- non convenzionali - spiega il prevute al fatto che è più facile inven- sidente dell’Ordine, Guido Giutare teorie che studiare biologia, stetto - sono complementari, non
fisiologia e patologia) il metodo sostitutive, della medicina ufficiacomprende un approccio psico- le: come stabilisce con chiarezza
logico alle malattie tumorali e l’articolo quindici del Codice di
comporta una severa avversione deontologia medica, il medico
a tutte le forme di chemioterapia. può farvi ricorso ‘nel rispetto del
Le cure chemioterapiche vengono decoro e della dignità della pronon solo criticate ma vietate agli fessione’”.
ammalati che si affidano a questa Inoltre, e questo è l’aspetto cen-
R
trale della questione, “il medico
non deve sottrarre la persona
assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata
efficacia”. Ha, dunque, l’obbligo
di capire tempestivamente quando sia il caso di interrompere i
metodi non convenzionali, eventualmente adottati, e di ricorrere
tempestivamente agli strumenti
della medicina ufficiale, in modo
da garantire al paziente le più
idonee condizioni di sicurezza ed
efficacia della cura. Inutile precisare che un medico non ha terapie
segrete e non può utilizzare mezzi diagnostici o terapeutici che
non abbiano fondati presupposti
scientifici e validazione internazionale.
Qual è l’importanza di quest’articolo? Semplice! L’Ordine dei
Medici persegue e scaccia quel
medico che professa una medicina alternativa a quella ufficiale, affermando che una sola è la scienza
riconosciuta e si sente parte offesa
insieme ai parenti della deceduta.
Così tutela i medici che quotidianamente sacrificano il loro tempo
a studiare e a confrontarsi con il
mondo intero, affinché non ci sia
nessuno che debba rinunciare
al meglio delle cure disponibili.
Implicitamente si precisa che la
medicina non convenzionale deve
cedere il passo a quella ufficiale
quando il problema si fa serio.
RINUNCIA ALLE CURE
SI TORNA AGLI ANNI ’50
Non v’è dubbio che certe notizie siano più disponibili per chi sta in prima linea a rispondere ai bisogni di salute alle persone. Ho segnalato più volte, da
medico di famiglia, che per i morsi della crisi molti
cittadini siciliani rinunciano alle cure perché non se
le possono permettere.
Inoltre, ed è più grave, quando le necessità di salute
diventano impellenti, proprio perché trascurate da
troppo tempo, il costo delle cure raddoppia. L’opportunità delle prestazioni pubbliche, già ad alto costo in sé, diventa, infatti, irraggiungibile per le liste
d’attesa. Ecco che aspettano pronte le fauci del privato, con le sue tariffe, prossime o di poco superiori
a quelle pubbliche, che azzerano ogni attesa. Fenomeno moralmente inaccettabile quando il privato
lavora da dipendente anche nella medicina pubblica.
A riprova delle mie anticipazioni ecco che Il 20 aprile 2016 ADN KRONOS salute pubblica: “Ben 2.857,4
milioni di euro di ticket sanitari pagati nel 2015 dagli italiani, tra compartecipazione alla spesa farmaceutica, specialistica ambulatoriale, pronto soccorso
e altre prestazioni. Il dato arriva dal Rapporto di coordinamento della finanza pubblica, realizzato dalla
Corte dei conti e pubblicato a marzo.
“E’ evidente che ai cittadini si chiede di sopperire di
tasca propria - commenta Tonino Aceti, coordina-
tore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - al costante definanziamento
del SSN e dei sistemi regionali e che ritroviamo anche nel Documento di economia e Finanza 2016”.
“Il superticket è una tassa sulla salute. E’ necessario
intervenire con urgenza per eliminarlo, e per questo da maggio daremo vita a una raccolta di firme
in tutta Italia per chiederne l’abolizione”, annuncia.
In generale, la spesa sostenuta privatamente dai cittadini per prestazioni sanitarie in Italia è al di sopra
della media Ocse: 3,2% a fronte del 2,8%.
Un cittadino su quattro, fra gli oltre ventisei mila
che si sono rivolti al Tribunale dei Diritti del malato
nel 2015, lamenta difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie per liste di attesa (oltre il 58%) e per
ticket (31%). In particolare sono i residenti in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sicilia,
P.A. Trento e Bolzano e Veneto a segnalare di attendere troppo per visite ed esami.
Per motivi economici, liste di attesa e ticket rinunciano alle cure il 7,2% dei residenti: il 5,1%, ovvero
circa 2,7 milioni di persone, l’ha fatto per motivi
economici, la seconda causa sono le liste d’attesa.
Nelle Regioni del Sud si riscontra la maggior quota di rinunce, 11,2% rispetto al 7,4% dei residenti al
Centro e il 4,1% al Nord.
Dove sta allora il cuore del problema? Ancora una volta, semplice!
Non ricordo che questa sia una
prassi comune, anzi fa notizia il
fatto che l’Ordine abbia aggravato la posizione della sua iscritta!
Male, malissimo! Dovrebbe essere la norma cacciare i mercanti
dal Tempio, senza sconti e pacche
sulle spalle!
Per non andare lontano, di tre casi
clamorosi avvenuti nella mia provincia negli ultimi quaranta anni
(uno, persino, finito in tv) non
ricordo episodi sanzionatori di
questo genere e i colleghi coinvolti esercitano regolarmente. Non
voglio essere maligno, forse la
sanzione o la sospensione dall’esercizio della professione sono
state così discrete e rispettose
della privacy dei rei che nessuno
si è accorto di niente, nemmeno i
colpevoli.
Meglio non commentare oltre.
16
LA CIVETTA di Minerva
PROVINCIA
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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Una comunità diventata per quel territorio segno dell’acqua viva zampillante che fa rinascere
Iniziate nella parrocchia Madonna del Carmine ad Avola le celebrazioni
della giornata in cui si ricordano i bambini ridotti alla schiavitù sessuale
di Maria Suma
Avvocato, Associazione Meter Onlus
I
l 24 aprile 2016, presso la Parrocchia Madonna del Carmine
di Avola, sono iniziate, per concludersi il 1° maggio in Piazza San
Pietro a Roma, le celebrazioni della XX Giornata Bambini Vittime
della violenza, dello sfruttamento
e dell’indifferenza, contro la pedofilia, con la quale l’Associazione
Meter Onlus di don Fortunato Di
Noto, da vent’anni, ricorda le migliaia di bambini abusati sessualmente, uccisi, ridotti alla “schiavitù sessuale” per la produzione
di materiale pedopornografico. È
un momento per commemorare,
ma soprattutto per rinnovare nella
coscienza collettiva l’attenzione su
quello che costituisce indubbiamente un crimine contro l’umanità. La Giornata Bambini Vittime,
o più brevemente la G.B.V., nasce
già nel 1995 su richiesta delle famiglie e dei bambini della medesima
Parrocchia Madonna del Carmine
a seguito di un episodio di tentato omicidio nei confronti di una
bambina di undici anni da parte
della madre, accaduto nel quartiere. E nasce per pregare e per dare
speranza proprio a quel quartiere,
Quaddeci, dove l’infanzia vive ancora oggi in condizioni di vulnerabilità e di disagio. Un territorio
di periferia della città, pieno di
contraddizioni, povero, degradato
e denigrato, i cui abitanti, tuttavia,
nel corso degli ultimi vent’anni,
hanno imparato gradualmente a
interagire con la comunità dei fedeli presente nella Parrocchia, povera anch’essa, ma viva nella fede,
zelante nell’evangelizzazione, per
portare la Buona Novella a quanti,
soprattutto minorenni, vivono nel
non senso della vita. Una comunità parrocchiale che è diventata
per quel territorio segno dell’acqua
viva zampillante che Gesù offre alla
Samaritana presso il pozzo di Giacobbe, come leggiamo nel Vangelo
di Giovanni. Invero, quello dell’acqua è stato sempre un elemento caratterizzante questa parte della città di Avola. “Andare a Quaddeci”,
nel linguaggio del popolo avolese,
significa metaforicamente andare
a prendere l’acqua, come ci ricorda
Giuseppe Pignatello nel suo Avola
degli Anni Trenta (Parte Seconda).
Le fonti storiche, infatti, attestano
la presenza di una fonte Quaddeci
nell’omonimo quartiere, capace di
irrigare salme 1.8 di terra – come
attestato dai documenti consultati
da F.G. Pantano per il suo studio La
città esagonale – e presso la quale
era stato costruito un abbeveratoio, utilizzato nel 1719 dalle truppe
spagnole durante la resistenza degli avolesi nell’ultimo periodo del
dominio dei Savoia in Sicilia, fatti, questi, ricordati tra gli altri dal
Gubernale. Negli anni ‘90 l’antica
sorgente era ancora attiva e confluiva in un pozzo di proprietà Santuccio. Una vasta ramificazione di
contenitori sotterranei consentiva
l’immagazzinamento e il controllo
delle acque. Non è peregrino ipotizzare che, probabilmente, la denominazione Quaddeci, attribuita
a questo luogo dagli arabi, abbia attinenza con la presenza vivificante
dell’acqua: in arabo qâdûs significa
acquedotto, come ci ricorda Avolio
nel suo Saggio di toponomastica
siciliana.
Il desiderio dell’acqua che zampilla
per la vita eterna, acceso da Gesù
nel cuore della Samaritana, è lo
stesso desiderio che l’Associazione
Meter e la comunità dei fedeli della
Parrocchia del Carmine vogliono
accendere nelle coscienze, mediante il ricordo di tante vittime innocenti. Perché dall’acqua e dal sangue si rinasce a vita nuova. Perché
nell’acqua e nel sangue, usciti dal
suo costato, Cristo ha manifestato
la Sua Gloria e la salvezza. I bambini salveranno i bambini! Il martirio di tanti piccoli innocenti, allora,
non è vano, ma testimonia l’Amore
di Gesù Cristo, che ha percorso
la via dell’ingiusta violenza fino
alla morte di croce, perdonando e
amando persino i suoi persecutori; testimonia che la morte è stata
sconfitta, perché Cristo è risorto. Il
sangue degli innocenti grida sicu-
Domenica il Papa, come per anni, benedirà
in piazza San Pietro l’associazione Meter
di Marialucia Riccioli
Maria Suma, oltre ad essere il legale, è, insieme a don Fortunato Di
Noto, cofondatrice dell’Associazione Meter Onlus, che da più di
vent’anni opera per la tutela dell’infanzia contro ogni forma di violenza, in particolare quella sessuale. I nostri lettori potranno trovare altre
informazioni sul sito www.associazionemeter.org. La GBV, Giornata
Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia, nata già nel 1995 e giunta alla XX Edizione, si
celebra ogni anno dal 25 aprile alla prima domenica di Maggio. Nel
2005 è stata altresì istituzionalizzata dalla Regione Sicilia con Legge
regionale N. 5 del 19/5/2005. Dal 2009, durante il Regina Coeli della
prima domenica di maggio, il Papa, Benedetto XVI prima, Francesco
dopo, rivolge un saluto e una benedizione speciali alla delegazione di
Meter presente in Piazza San Pietro, incoraggiando l’Associazione a
continuare, sempre e comunque, nell’impegno svolto, nella società e
nella Chiesa, per la tutela dell’infanzia contro la pedofilia.
ramente giustizia ma, nella logica con consapevolezza, con sensidella misericordia e del perdono, bilità. Significative in tal senso le
offre l’opportunità di salvezza agli parole di Charles Péguy, saggista,
stessi aguzzini, che, ingannati dalle drammaturgo, poeta e scrittore
lusinghe del male e lontani dal- francese, considerato un punto di
la fonte dell’Amore, vivono nella riferimento del cristianesimo momorte. Ricordare puntualmente derno: “Per una specie di equivale piccole vittime della violenza e lenza questi innocenti hanno pagadello sfruttamento vuole altresì to per mio figlio. Essi furono presi
scuotere la collettività dal torpore per lui. Furono massacrati per lui.
dell’indifferenza, al cui silenzio Invece di lui. Al suo posto. Erano
assordante, ancora oggi, i bambini coetanei di mio figlio, erano simili
abusati soccombono. Ricordare… a mio figlio. E lui era simile a loro”.
Il randagismo a Floridia, il canile da 80 posti mai nato, lo Snoopy, il sindaco che non risponde
Loreto (ENPA Siracusa): “I cani dei comuni nelle strutture del nord sì
e nelle famiglie del nord no? La verità è che si vuole impedire le adozioni”
fondamentali sanciti dalla legge
di Anna Di Carlo quadro 14 agosto 1991, n. 281”.
“Abbandonati, investiti, maltrattati:
i randagi a Floridia sono percepiti
da alcuni cittadini come un peso
untualmente, ogni mattina, sociale da rimuovere attraverso l’iquando il cortile del liceo niziativa privata” - testimonia Carscientifico Leonardo da Vinci melo D’Amore, che ha denunciato
di Floridia si anima di una adole- alla polizia municipale numerosi
scenziale vivacità febbrile, Bimba, casi di avvelenamento di cani ritroun meticcio dal manto color miele e vati nella contrada Muragliamele e
lo sguardo disarmante, si confonde provvede, a proprie spese, alla cura
fra i suoi amici studenti. Quando di randagi ammalati. C’è poi chi,
poi quel cortile ripiomba nel si- come Nicoletta Calafiore, studenlenzio, Bimba cerca compagnia al tessa liceale, lamenta la presenza di
Cafè bistrot Cu c’è c’è, dove è di branchi che si aggirano a sera inolcasa. Da qualche giorno se ne sono trata nel suo quartiere di residenza,
perse le tracce. “Non è pensabile un “costituendo una minaccia per la
allontanamento volontario – di- sicurezza pubblica”.
chiara Stefania Di Carlo, docente Nel 2012 il Comune di Floridia apdel liceo, che più di una volta ha provò, con delibera del Consiglio
segnalato alle autorità competen- comunale n. 75 del 15 novembre,
ti casi di inspiegabili scomparse e il “Progetto adottami”, una camuccisioni di randagi nel territorio pagna permanente di adozione
- perché Bimba da circa tre anni è dei cani randagi affidati alle cure
un animale di affezione del quartie- dell’associazione Snoopy, che prere e della nostra scuola”. Al tam tam vedeva l’erogazione per due anni
degli studenti sui social network di un buono mensile per l’acquisto
nessuno risponde. Una vox populi di mangime giornaliero, due visite
mette in relazione la scomparsa di di controllo annuali gratuite presso
Bimba con l’arrivo in paese del cir- un veterinario convenzionato e la
co e dei suoi leoni. Ma l’immagine sterilizzazione dell’animale a carico
di una Sicilia irrazionale e ancestra- del Comune, agevolazioni destinate
le che rimuove da sé responsabilità solo a cittadini affidatari residenti
morali e civili e, alimentando pre- a Floridia. Le limitazioni previste
giudizi e superstizioni, trasforma dal progetto, insieme ad una inaFloridia in una Twin Peaks nostra- deguata pubblicizzazione, hanno
na, suscita in noi un’indignatio che probabilmente inficiato il successo
ci spinge a sollevare il velo di Maya. dell’iniziativa, se circa 130 ranTra inquietanti silenzi di chi prefe- dagi provenienti da Floridia sono
risce non esporsi e voci coraggiose ancora ospitati nel rifugio Snoopy
di cittadini e associazioni animali- (la sola informazione che riusciaste indaghiamo sull’efficacia delle mo ad ottenere dall’associazione).
misure adottate dal Comune per Un emendamento, approvato dal
la tutela degli animali di affezione Consiglio Comunale di Floridia
e la lotta al randagismo, “principi il 15 ottobre del 2015, presentato
P
per 187 mila euro, prevedeva “un
primo stralcio della costruzione di
un canile comunale di circa 80 posti” che avrebbe consentito all’ente
un significativo risparmio a lungo
termine dal momento che “i costi
annuali di gestione degli attuali
randagi ricoverati nelle strutture
private ammontano a circa 225
mila” (La gazzetta siracusana, 26
ottobre 2015). Quali impedimenti
ne hanno ostacolato l’attuazione?
Nemmeno il progetto Sicilia presentato dall’ENPA al Comune di
Floridia ha trovato un riscontro
positivo, come dichiara Amelia
Loreto, commissario straordinario
ENPA sezione provinciale di Siracusa: “Il 23 settembre insieme alla
coordinatrice regionale dell’associazione Paola Matrigali Tintori ho
incontrato l’avv. Orazio Scalorino,
sindaco di Floridia, l’assessore Faraci, il signor Grillo e un dipendente del settore ecologia non ben
identificato, per presentare il nostro
progetto, finalizzato a promuovere
l’anagrafe canina, il controllo della
riproduzione e l’educazione a un
corretto rapporto uomo-animale,
con contributi economici dell’asso-
ciazione. Tra le iniziative proposte
ha suscitato particolare interesse
da parte del sindaco la realizzazione di un modello strutturale e gestionale, “Oasi ENPA”, destinato a
favorire la vicinanza tra animali e
cittadini, ad aumentare il numero
delle adozioni e a minimizzare il
periodo di permanenza dei randagi
nei canili. A parità di posti disponibili, il costo del progetto ENPA
ammonta a 80 mila euro contro
i 200 previsti dal progetto Laika,
sostenuto dall’opposizione. Dopo
l’incontro, visitammo un sito per
la realizzazione dell’oasi rifugio nel
territorio comunale, di circa 250
mq, che non ritenemmo idoneo sia
per l’estensione sia per la localizzazione nell’area del depuratore delle
acque reflue, infestata da zanzare
che aumenterebbero il rischio leishmaniosi. Malgrado le richieste
di ulteriori incontri, non abbiamo
avuto più notizie da parte del comune di Floridia”.
Amelia Loreto ci rilascia anche una
testimonianza che accresce le nostre
perplessità. “Il sindaco, allora, lamentò il fatto che i cani provenienti
dal comune di Floridia fossero tutti
ritenuti non adottabili, perché morsicatori. Se i cani entrano in canile
in uno stato ottimale – sottolinea la
Loreto - è inammissibile che diventino aggressivi; se invece sono cani
inselvatichiti sin dal loro ingresso,
il compito della struttura dovrebbe
essere anche quello della rieducazione finalizzata all’adottabilità”.
In merito all’ultima circolare Asp
del trenta marzo 2015 che denuncia la cessione di animali da parte
dei Comuni e delle associazioni
animaliste delegate e non ad associazioni e privati cittadini residenti
fuori regione in difformità alle linee guida, il commissario straordinario ENPA sezione provinciale
di Siracusa evidenzia l’incoerenza
dell’asp che “da un lato dà indicazioni ai comuni che ospitano i loro
cani presso lo Snoopy di fare accordi con le associazioni nazionali per
lo spostamento dei randagi presso
strutture del nord Italia, dall’altro
utilizza misure restrittive perché
i volontari non diano in adozione
cani fuori regione. Dunque, i cani
siracusani nei canili del nord sì, nelle famiglie del nord no? La circolare, a nostro avviso non ha l’intento
di tutelare la tracciabilità sanitaria
dei cani trasferiti oltre regione, ma
solo quello di impedire le adozioni.
Se infatti il problema fosse la salute
dei cani, l’asp provvederebbe a vaccinare e sverminare i cani, piuttosto
che lasciare invecchiare i cuccioli
nei canili o per le strade della città,
gravando enormemente sulle casse
dei vari comuni. “I cuccioli microchippati a nome dei comuni, in
caso di trasferimento, necessitano
del modello A (solo pochi Comuni,
tra cui Noto, Canicattini e, qualche
volta, Floridia hanno dato l’auto-
rizzazione e quindi pagato le spese
necessarie per ottenerlo), di microchip, vaccino, sverminazione, certificazione di buona salute e, se oltre
i sei mesi di età, di sterilizzazione
e test per leishmaniosi ed erhlichia
come da linee guida del ministero.
Spese che l’asp e tanti comuni non
sono disposti a sostenere e alle quali
provvedono sovente i volontari”.
Va rilevato anche il fatto che
all’ENPA pervengono frequenti segnalazioni anonime di abbandoni
in comuni limitrofi di cuccioli da
parte di proprietari floridiani, che,
quasi a tacitare la propria cattiva
coscienza, sollevano il comune di
appartenenza dal problema di un
altro randagio. Per non parlare delle cucciolate ritrovate nei cassonetti
dell’immondizia! Ci scandalizza la
“strage della crudeltà”, il Dog meat
festival, che ogni anno, durante il
solstizio d’estate, si celebra nella
metropoli cinese di Yulin; ci lascia
indifferenti la “mattanza” di casa
nostra.
Dal sindaco di Floridia, a cui, abbiamo più volte chiesto chiarimenti
sulle denunce dell’ENPA e sulle
recenti delibere del Comune sul fenomeno del randagismo, a tutt’oggi
non ci è pervenuta alcuna risposta.
Al termine della nostra indagine il
circo ha smontato le tende. Di Bimba ancora nessuna traccia. Nella
terra di Pirandello, dove la verità
rimane intrappolata in un labirinto di possibili e soggettive visioni
dei fatti, dinanzi alle quali la lucida
ratio è destinata a soccombere, ci
auguriamo che la nostra indignatio abbia un’eco tale da amplificare
un interrogativo che ci assilla: a chi
interessa che non si trovi una soluzione al fenomeno del randagismo?
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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LA CIVETTA di Minerva
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Comprende ben novanta aziende dell’ortofrutta nell’ampio territorio tra Pachino e Noto
La Procura indaga sulla coop Faro di Portopalo. Blitz della Finanza
Sarebbe stata sequestrata documentazione su finanziamenti pubblici
di Marina De Michele
P
er quanto ci risulti la notizia è
stata data solo dal tg della televisione locale di Pachino “Eco
cittadino”, il 15 aprile scorso, eppure i fatti riguardano la più importante cooperativa agricola del
nostro territorio, una scommessa
vinta perché, in un settore spesso
diviso e lacerato da contrapposizioni, si è riuscito a fare sistema, a
lavorare insieme.
La Faro di Portopalo comprende ben 90 aziende dell’ortofrutta
dell’ampio territorio tra Pachino e
Noto e da oltre trent’anni propone
un modello sociale ed economico
vincente. É stata una delle aziende
promotrici della IGP Pomodoro
di Pachino, oggi riunite nel Consorzio di Tutela IGP Pomodoro
di Pachino, e produce non solo le
migliori varietà di pomodoro, ma
anche altri ortaggi, legumi e frutta, tutti di ottima qualità. Grazie
alle capacità di marketing e imprenditoriali la cooperativa è stata
in grado di affrontare la sfida competitiva con la grande distribuzione, a conquistare un suo spazio nel
nostro mercato e a promuovere a
buoni livelli il proprio brand.
A riconoscimento del lavoro fin
qui svolto, nell’ottobre scorso, il
suo direttore generale, Salvatore Chiaramida, è stato chiamato come membro del consiglio
d’amministrazione dell’Associazione Italiana dei Consorzi per la
protezione delle Indicazioni geografiche (l’Aicig), associazione di
rappresentanza e coordinamento
nazionale dei vari consorzi (Grana
Padano, Parmigiano Reggiano,
Prosciutto San Daniele e Aceto
Balsamico di Modena), nata dieci
anni fa.
Alla luce di tutto questo, desta
quindi una certa meraviglia il
fatto che la notizia, diffusa dalla
tv locale, sia passata pressoché
inosservata. Secondo quanto
riferito dall’Eco cittadino, una
segnalazione al comando provinciale della Guardia di Finanza
di Siracusa ha indotto la Procura
del capoluogo a disporre un blitz
delle Fiamme Gialle nel corso del
quale sarebbe stata sequestrata
una “corposa” documentazione
sia presso gli uffici della sede sia
presso l’abitazione del presidente
Corrado Petralito, imprenditore
agricolo, e del direttore Chiaramida.
Ricordiamo tra l’altro che nel
2009 Petralito subì un grave atto
intimidatorio: alcuni suoi terreni,
per seimila metri quadri, furono
cosparsi di zolfo. In quell’occasione la confederazione degli agricoltori (l’organismo di categoria), a
livello regionale come provinciale,
manifestò forte preoccupazione
stigmatizzando la “pressione mafiosa e criminale” nelle campagne
della Sicilia e dichiarandosi pronta
a contrastare “ogni tipo di condizionamento e atto criminale”.
Oggi, gli inquirenti sospetterebbero invece una truffa relativa a un
finanziamento pubblico richiesto
dai vertici dell’organizzazione,
un caso simile quindi a quelli che
hanno consentito alla Guardia di
Finanza di individuare nel settore dei fondi comunitari, nel solo
2015, 25 milioni di euro percepiti
illegalmente.
Nel settembre 2015 anche una società di allevamento della zona di
Buccheri è stata interessata da un
provvedimento di sequestro di
terreni e fabbricati tra Siracusa e
Ragusa (titolare dell’indagine in
questo caso è stata la procura di
Ragusa che si è avvalsa della collaborazione della nostra guardia di
finanza) e disponibilità bancarie
per un valore superiore ai 600mila
euro: questi i contributi comunitari illecitamente incassati. Dalle
indagini, che si sono basate sia
sull’esame della documentazione
relativa alle domande di contributi presentati tra il 2008 e il 2014 sia
sulle testimonianze dei proprietari dei terreni indicati nelle stesse istanze, si è appurato che una
parte dei contratti di affitto allegati alle istanze erano stati redatti
all’insaputa dei veri proprietari.
In questo caso la Guardia di Finanza è riuscita a bloccare l’erogazione di un ulteriore contributo
di oltre 230 mila euro avvertendo
tempestivamente l’AGEA, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura
di Roma cui è affidata la funzione
di intermediazione tra l’Europa e i
produttori agricoli.
Ancora una volta quindi la segnalazione di una truffa come quelle
ben documentate dai due giovani
giornalisti freelance, il siciliano
Diego Gandolfo e il bolognese
Alessandro Di Nunzio, che con il
loro video inchiesta “Fondi rubati
all’agricoltura” si sono aggiudicati, nel novembre scorso, il premio
dedicato a Roberto Morrione, ex
direttore di RaiNews24. Truffe
difficilmente quantificabili nel
loro insieme ma che secondo la
Corte dei Conti, nel solo 2013, in
Sicilia e in Campania sono state di
200 milioni di euro, irrecuperabili
per il 70%. Una somma comunque a valere solo su quelle scoperte
perché molte riuscirebbero a sfuggire a ogni controllo.
Per il nostro territorio, a destare
maggiore scalpore per il coinvolgimento del notaio deputato
regionale Giambattista Coltraro, è sicuramente la truffa finita
nell’inchiesta della Procura di
Siracusa “Terre emerse” di cui ci
siamo occupati in un servizio del
marzo 2015.
Di febbraio scorso l’avviso di conclusione indagini nei confronti
dei 13 indiziati per l’ipotesi dei
reati di truffa, riciclaggio, intimidazione, falso in atto pubblico e
immaginiamo anche associazione
a delinquere perché certo i requisiti essenziali paiono esserci tutti:
il numero delle persone (essere più
di 10 tra l’altro costituisce un’aggravante), la varietà e sistematicità
dei reati.
Una storia in cui entra di tutto: la
presunta compravendita di una
grande estensione di terreni (che
in parte si dicono essere stati usucapiti) che l’indagine della Procura ha mostrato essere superiore
agli iniziali 140 ettari, “venduti”
con atto del notaio Coltraro (che
tuttavia ha dichiarato di aver operato secondo legge e deontologia
professionale e si è detto convinto
che l’equivoco nasca dall’interpretazione giuridica delle vendite “a
rischio e pericolo dell’acquirente,
previste dall’art.1488 del codice civile”) per la cifra irrisoria di
70mila euro - sono stati infatti sequestrati a livello preventivo oltre
500 terreni (oltre 2mila ettari) per
un valore di oltre 3 milioni di euro
e 175mila euro -, e personaggi di
vario profilo, non solo associati
a clan mafiosi e prestanome ma
anche i cosiddetti colletti bianchi,
tra cui un finanziere e funzionari e
tecnici dell’Agea.
Secondo la Procura, l’associazione “procedeva ad un’appropriazione cartolare, con la creazione
apparente di titoli giuridici formalmente ineccepibili” e, dimostrando così la titolarità giuridica
sui terreni, a prescindere dalla
reale proprietà, poteva richiedere all’Agea i contributi previsti a
tutela dell’agricoltura e della zootecnica.
Ora l’attenzione del procuratore
Paolo Giordano è puntata sulla
cooperativa Faro: l’auspicio per
i tanti lavoratori del settore e per
l’economia del territorio è che
l’ipotesi di truffa non venga confermata. Che si tratti di un falso
allarme. Ma siamo pessimisti.
18
LA CIVETTA di Minerva
La Penna
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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Giornalisti in erba a cura di Salvo La Delfa
L’esempio di Riace, in cui per i piani di integrazione il sindaco è stato inserito fra i 50 leader del mondo
Dove arrivano i migranti, non ci si può limitare ad “ospitare”. Occorre
un’accoglienza tesa a farli diventare effettivi cittadini italiani
di Benedetta Puglisi
Negli ultimi anni, uno dei temi
più urgenti che riguarda il nostro
Paese, ma anche l’intera Unione
Europea, è l’immigrazione, che ha
visto la contrapposizione di diversi schieramenti, taluni favorevoli
alla chiusura delle frontiere, altri
all’accoglienza.
Il comune di Riace, in provincia di Reggio Calabria, sembra
aver trovato una risposta grazie
all’inarrestabile lavoro del sindaco Domenico Lucano, il quale
ha puntato sull’integrazione fra
culture. Questa si è mostrata la
mossa vincente, dal momento che
i migranti non vengono emarginati, ma al contrario inclusi nella
vita di questa meravigliosa cittadina: svolgono lavori di artigianato insieme ai riacesi, dando luogo
a un’incredibile commistione di
tecniche e usanze provenienti da
Paesi diversi del mondo; hanno
riattivato l’economia del luogo;
hanno iscritto i bambini alla
scuola elementare che altrimenti
sarebbe dovuta essere accorpata
a un altro istituto. Da ciò i bambini hanno avuto l’opportunità di
imparare a non discriminare chi
ritengono diverso, ma anzi a considerare la diversità una ricchezza.
Grazie ai progetti SPRAR (Servizio centrale del sistema di Pro-
tezione per Richiedenti Asilo e
Rifugiati) sono stati creati nuovi
posti di lavoro per i cittadini riacesi e non, grazie anche all’aiuto
dei proprietari non più residenti,
è stato possibile ripopolare il centro storico utilizzando e ristrutturando le vecchie abitazioni. Sono
stati riportate alla luce anche antiche tradizioni e mestieri, come
ad esempio la raccolta dei rifiuti
tramite i carri trainati dagli asini.
Era questo il tema dei “Campi della Legalità 2015” svoltisi proprio a
Riace. I partecipanti hanno contribuito ad abbellire e restaurare il
parco della città, realizzando dei
pannelli che raffigurassero il tema
dell’integrazione culturale e dipingendo i gradoni dell’anfiteatro
con i colori dell’arcobaleno. In più
hanno effettuato una visita presso
il porto di Roccella Ionica, in cui
hanno potuto osservare l’azione
della Guardia Costiera quando
avviene uno sbarco e tutte le difficoltà che ciò implica per i mi-
granti, che molto spesso rischiano
la vita durante il viaggio; hanno
assistito alla testimonianza di alcuni ragazzi minorenni, arrivati
in Italia poco tempo prima. Per
il suo splendido lavoro, Domenico Lucano è stato inserito dalla
rivista americana “Fortune”, tra
i cinquanta leader più influenti
al mondo e risulta essere l’unico italiano in questa classifica. Il
messaggio dunque appare chiaro:
la criminalità nasce dall’emarginazione, che dunque non solo
è inutile, ma risulta essere anche
deleteria; attraverso l’inserimento
nel tessuto sociale di chi arriva qui
e attraverso l’unione di culture, è
possibile creare una convivenza
pacifica e serena, e Riace ne è l’esempio.
Del resto abbiamo potuto avere
una prova di quanto sostenuto anche nella nostra Siracusa: da anni
infatti, il signor Aziz (ristoratore
di origine marocchina) collabora
da volontario con le forze dell’ordine per individuare gli scafisti
durante gli sbarchi e la sua squadra ha fin ora ottenuto il 99,9%
di successi. Appare allora chiaro
che per i Paesi in cui arrivano i
migranti, non ci si può limitare ad
“ospitare”: occorre una vera e propria accoglienza, tesa a far diventare chi giunge qui, un cittadino
effettivo del nostro paese.
Il ricavato devoluto alla figlia ancora in fasce di uno dei due. Nel 2015 morti bianche +15%.
Centinaia di siracusani hanno partecipato al concerto in memoria
di Michele Assente e Salvatore Pizzolo, gli operai morti alla Versalis
di Matteo Bombaci
Il movimento aretuseo “Basta
morti bianche e per la sicurezza sul lavoro” ha organizzato un
concerto in memoria dei due
giovani operai, Michele Assente e Salvatore Pizzolo, venuti a
mancare lo scorso settembre nel
polo petrolchimico siracusano.
Il concerto, che si è tenuto presso
l’antico mercato di Ortigia con
ingresso a contributo libero e volontario, ha ottenuto una numerosa partecipazione; sono state,
infatti, centinaia le persone che
hanno passato la serata domenicale tra musica e momenti di
riflessione, in memoria di Salvo e
Michele. Il ricavato della giornata
è stato totalmente devoluto alla
figlia, ancora in fasce, di Michele.
Al concerto, presentato da Valentina Muscia, erano presenti tre
band e due cantanti, che hanno
offerto musica di ottima qualità e per tutti i generi. Si è svolta,
inoltre, un’esposizione di quadri
di diversi artisti. Tre quadri sono
stati sorteggiati a fine serata tra le
persone che avevano contribuito
con una donazione.
Questo evento, con valenza commemorativa, ha voluto anche
lanciare un segnale forte alle politiche industriali dell’Italia tutta,
ma soprattutto a quelle del Mezzogiorno che spesso sono tutte
a sfavore degli operai, i quali si
trovano a lavorare a ritmi inces-
santi, con lacune nella formazione professionale e in condizioni
di sicurezza precaria, per salari
sempre più miseri e a malapena
sufficienti al sostentamento economico delle proprie famiglie.
Operai che rischiano ancor più
la propria vita, come testimoniato dall’incremento del 15% delle
morti bianche nel 2015 rispetto
all’anno precedente.
Il segnale politico lanciato da
questo concerto si estende anche
alle morti causate dal “quadrilatero industriale” di Priolo-Melilli-Augusta-Siracusa, comuni con
altissimi tassi di incidenza tumorale e in cui la qualità dell’aria è
fra le peggiori di Italia, a causa
della presenza nell’aria nella terra e nel mare di microparticelle
venefiche. Né mai, nonostante
la firma di Accordi Quadro tra
imprese, sindacati e governo, si è
proceduto alle bonifiche.
Moltissimi gli utenti che cadono in trappole, bufale informatiche e messaggi politici di propaganda
Checchè se ne dica, internet è strumento efficace di veicolazione culturale
Tutto sta nel saperlo usare senza limitarsi a messaggistica e social
Presentano progetti che invadono anche gli scogli e fanno promesse di centinaia di posti di lavoro
di Davide Carnemolla
Negli ultimi anni, l’avvento di internet ha cambiato radicalmente
la nostra vita: se prima era necessario possedere un computer
per accedere ad internet, adesso
possiamo benissimo farlo con un
semplice smartphone in qualsiasi
istante. Proprio questa possibilità ha condizionato le abitudini, i
pensieri e le scelte delle persone,
influendo in ogni aspetto della
nostra vita: acquisti online, ricerche, messaggi politici e news.
Molto spesso internet viene considerato un aspetto negativo della
nostra società; questa convinzione deriva, però, dall’uso errato
che ne facciamo. La maggior parte degli utenti, infatti, si collega
ad internet solo ed esclusivamente per accedere a servizi di messaggistica e social network, ed è
proprio questo il motivo per cui
psicologi e sociologi accusano la
tecnologia di aver portato ad una
eccessiva autonomia e solitudine,
ma anche emarginazione, dettata
da “likes” e “followers”. In questa
condizione sono moltissimi gli
utenti che cadono in trappole,
bufale informatiche e messaggi
politici di propaganda che colpiscono principalmente, non i giovani, bensì persone adulte prive
di senso critico.
Non indifferenti sono gli “youtubers”, che sono diventati famosi
partendo dal nulla e offrendo
contenuti a dir poco scadenti,
Calarossa, Ognina, Pillirina. Quando un tratto di costa è a fruizione pubblica
arrivano i paperoni per privatizzarla, col permesso degli enti competenti
di Cosimo Vitagliano
lontani da ogni forma di cultura e utilità pur avendo la grande
possibilità di formare le menti
più giovani. Oltre a questo ambiente inutile e superficiale, però,
sono presenti numerose possibilità per chi ha delle sane intenzioni. Internet, infatti, rappresenta
uno strumento indispensabile
per la promozione di iniziative
politiche e popolari, per favorire
il dibattito politico e, soprattutto,
per la diffusione di una qualsiasi
forma di cultura, nell’idea di un
sapere libero e sganciato da condizionamenti economici. Infatti,
se tutta la popolazione sfruttasse
in modo completo l’informazione digitale, la società riuscirebbe
a prendere le decisioni nel massimo della consapevolezza e quindi
trarne enormi vantaggi.
È necessario, dunque, che le istituzioni diano la possibilità a tutti
di connettersi ad internet ma anche, e soprattutto, che educhino
il cittadino all’utilizzo corretto e
completo del web, anche se questo non è sicuramente a favore di
chi si avvale della disinformazione dei cittadini.
La spiaggia di Calarossa, il golfo della
Pillirina e la costa tra Ognina e Fontane Bianche hanno avuto la stessa sorte. Tutte e tre hanno riscosso successo presso la popolazione che vedeva
nella prima la possibilità di usufruire
di una spiaggia all’interno del centro
storico e per le altre due di un luogo
dove poter godere della bellezza della
natura incontaminata. Però, quando un luogo diventa importante, gli
operatori del business si presentano
alle porte del sindaco con la loro “proposta” per far diventare “grande” la
città e per lo sfruttamento turistico di
alcune zone.
Fu così che nel 2011 la società Elemata Maddalena s.r.l. di proprietà del
marchese De Gresy acquistò i terreni
dell’area denominata Pillirina (circa 60 ettari) e progettò un villaggio
turistico super lusso con il quale il
turismo siracusano si sarebbe dovuto risollevare, promettendo posti di
lavoro e ingenti capitali da investire.
Agli occhi degli amanti del cemento
e delle speculazioni il progetto di De
Gresy fu considerato una “gallina dalle uova d’oro”. Si cercò di convincere i
siracusani con la promessa di centinaia di posti di lavoro, di rendere la zona
più bella e appetibile e di destagionalizzare la vacanza. Nonostante tutto
ciò, associazioni come Natura Sicula,
Legambiente Siracusa e SOS Siracusa riuscirono a bloccare il progetto,
facendo riconfermare l’area marina
protetta che comprende anche tale
zona.
Siamo alla fine del 2015, la Pillirina
era stata da poco salvata e alla ribalta viene fuori un nuovo “faraonico”
progetto per un resort ancora più di
lusso con campi da golf e piste per
gli elicotteri. Il progetto presenta la
firma di “Siracusa Sun Lld” di proprietà di Jò Magliocco e prevede un
resort vasto 147 ettari di cui 45 mila
mq da cementificare per la costruzione di casette a due piani. Il progetto
prevedeva, oltre le casette per i turisti, un campo da golf, la costruzione
di laghetti artificiali, un eliporto e,
soprattutto, lo spostamento della
provinciale Ognina-Fontane Bianche
più a monte per utilizzare il terreno
ad uso privato del Resort. Anche que-
sto progetto promette la creazione di
numerosi posti di lavoro, circa 400, e
di portare numerosi e ricchi turisti a
Siracusa. Anche questa volta però il
progetto fallisce grazie alla resistenza
del comune e dei “verdi” che si sono
opposti alla costruzione di un villaggio a meno di 150 metri dal mare che
non rispettava le leggi vigenti in Italia.
A inizio di quest’anno la compagnia
ha annunciato l’abbandono del progetto per realizzarlo a Cipro.
Da due anni ormai Siracusa ha sposato la causa di rendere agevoli e gratuiti gli accessi nelle coste più belle della
città. In questo modo sono stati creati
5 solarium lungo tutta la costa e si è
posizionata una scala per accedere
alla piccola spiaggetta di Calarossa nel
lungomare di Levante della bellissima
isola di Ortigia. Grazie alla sua bellezza e centralità, la cala ha conquistato
fama e i cuori di turisti e residenti.
Dopo due anni di libera fruizione è
arrivata la notizia che è nei piani del
comune la realizzazione di un lido
che occuperà la metà destra della
spiaggetta e che renderà più agevole
la fruizione della spiaggia offrendo
servizio bar, docce, lettini e persino la
connessione internet Wireless.
Alle prime pubblicazioni su giornali e
quotidiani il pensiero dei Siracusani è
andato a quando nel 2006 la spiaggetta era completamente privata e invasa
al 100% da un lido che occupava addirittura anche il mare con solarium
costruiti sugli scogli. Inutile discutere
sull’utilità di questo progetto che è
molto soggettivo. E’ necessario discutere su :”Perché appena abbiamo
qualcosa di bello e gratuito dobbiamo
sempre chiuderlo, farci soldi e magari
rovinarlo?”.
È questa la logica capitalista del guadagno di uno solo a discapito della
collettività, prendere un luogo libero e
ad accesso gratuito per poi chiuderlo
e guadagnarci con gli ingressi. Questa ad esempio è la sorte che è toccata
alla spiaggia dell’Arenella, occupata
al 75% dai lidi e che lascia alla libera
fruizione della popolazione un misero
squarcio di spiaggia che si rimpicciolisce sempre di più con l’innalzamento del livello marino.
È chiaro che Siracusa è una città che
deve vivere di turismo e, quindi, sfruttare le sue ricchezze ma c’è modo e
modo: perché i progetti che si volevano realizzare alla Pillirina e ad Ognina non si possono realizzare a 300 mt
dal mare e in maniera eco-sostenibile? Perché non si può evitare di dover
vendere una parte di costa che ogni
estate è meta turistica di centinaia di
persone? Fino a quando la mentalità
politica ed economica tenderà a portare beneficio a pochi levandolo alla
collettività toccherà a noi difendere la
nostra città dai progetti esuberanti di
miliardari, che saranno pronti a tutto
in cambio di qualche favore.
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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CULTURA
LA CIVETTA di Minerva
19
Progetto di scambi culturali Italia-Argentina. Da settembre a Buenos Aires, da novembre a La Plata
“Formalmente”, da domani al 29 maggio in Galleria Montevergini
bi-personale di Jano Sicura e Franco Lippi,curatoriVanetti e Portoghese
l’Italia e l’Argentina che ha ricedi Redazione vuto il patrocinio, tra gli altri, del
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale,
omani 30 aprile alle ore dell’Ambasciata della Repubblica
19.00 nella Galleria d’arte Argentina in Italia, del Ministerio
contemporanea Montever- de Cultura Buenos Aires Ciudad e
gini, in Via Santa Lucia alla Ba- il sostegno dei Rotary Club Siradia 1 (Ortigia), sarà inaugurata cusa Monti Climiti e Siracusa Orla bi-personale “Formalmente” tigia. La mostra resterà a Siracusa
di Jano Sicura e Franco Lippi, a fino al 29 maggio (visite: da marcura di Nino Portoghese (foto tedì a domenica, ore 9.00-13.00 e
sx) e Annibale Vanetti (foto dx). 16.00-20.00, ingresso libero), per
L’inaugurazione sarà preceduta poi trasferirsi al Museo d’arte conda un’azione scenica dal titolo temporanea San Rocco di Trapani
“Trasversale” a cura di Giannella dal 19 giugno al 20 agosto. Poi,
D’Izzia, con Giorgia Matarazzo, dal 17 settembre al 18 ottobre, la
Barbara Corso, Lina Lombardo, mostra sarà ospitata al Museo de
Carlos Anguilera.
Artes Plasticas Eduardo Sivori di
La mostra itinerante, promossa Buenos Aires; quindi al MACLA
e organizzata dall’Associazione Museo de Arte Contemporanea
“L’arco e la fonte” di Siracusa, fa Latinoamericano di La Plata dal
parte di un progetto di scambi ar- 5 novembre al 3 dicembre. “Fortistico-culturali internazionali tra malmente” allude alla forma che
D
la mente degli artisti impone al
caos della materia e del colore,
rielaborandola nelle opere d’arte.
In mostra i dipinti e le sculture di
due artisti accomunati, pur nella
diversità, dall’esperienza dell’emigrazione: diretta per Jano Sicura,
formatosi in Germania; indiretta,
vissuta attraverso il racconto dei
suoi avi, nel caso di Franco Lippi,
argentino dalle origini italiane.
«Il primo - scrive Nino Portoghese nel catalogo - coniuga la
sua matrice mediterranea legata agli elementi primordiali del
fuoco e del metallo ad un segno
espressionistico mitteleuropeo
carico di tensioni emotive originarie. Il secondo ha fatto, del suo
mestiere di artista, un andar per
mare gettando scandagli alla ricerca di una verità della pittura
che ci riveli, alfine, a noi stessi».
Per Annibale Vanetti le «crisalidi
solide e ferrose» di Jano Sicura
«vivono in una dimensione altra
dello spazio-tempo, misteriosa e
sospesa». Sono come «apparizioni
capaci di trattenere in sé ogni riflesso luminoso, stati embrionali
di una vita nascosta e segreta che,
tragicamente, non vuole rivelarsi,
germi di forme di vita mai nate ma
solo poeticamente immaginate in
infiniti mondi ancora possibili».
Artisticamente intrigante la loro
giustapposizione ai nuovi lavori di Franco Lippi che - continua
Vanetti - sono «Pieni di sole e intrisi d’acqua marina», «pronti per
varcare “la distanza Atlantica”
ed approdare in terra di Sicilia»
e «sembrano nati da un sogno di
“rinascita” : quello di un ritorno a
nuova luce mediterranea permeata di colori squillanti ed irrequieti
e filtrata da un cristallino liquido
amniotico fonte di nuova vita».
L’autore di “Terra di sole e acqua salata” (tre edizioni) ci incanta con una storia in cui riconoscersi
In “La profezia di un sogno, il canto del gallo” di Giuseppe Rossitto
un viaggio nel tempo con feste popolari e personaggi che appaiono vivi
spazio ai sentimenti e ripropone
di Andreina Rossitto interrogativi ed aspettative che appartengono ad ognuno di noi.
La storia riprende vita e così insiea vita come un avvincente ed me all’autore ci tufferemo in feste
emozionante libro di cui sfo- popolari e incontreremo persone
gliare le pagine dei ricordi. che sembreranno dipingersi daL’autore di “La profezia di un so- vanti ai nostri occhi come quadri
gno, il canto del gallo” - Giuseppe ancora vivi. Un racconto ricco di
Rossitto, dottore in pedagogia, già dettagli che ha come filo condutdipendente della Provincia regio- tore un sogno premonitore e che
nale di Siracusa, autore dei due li- parla dell’umanità che ci appartiebri “Alea iacta est” e “Terra di sole ne. Il travagliato percorso di Paolo
e acqua salata” giunto già alla terza è una storia di speranza che lascia
edizione – ci racconta e si racconta spazio alla vita, una storia in cui
percorrendo le tappe più impor- ognuno di noi può ritrovarsi: le
tanti della sua esistenza.
aspettative deluse, il desiderio di
Attraverso una coinvolgente scrit- realizzarsi, il legame alla propria
tura, Rossitto lascia libero il lettore terra e agli affetti più cari, l’emidi viaggiare nel tempo narrando, grazione forzata, le cadute e le riin modo leggero e frizzante, uno salite. Paolo raccontando se stesso
spaccato di storia siciliana che parla dell’umanità intera che con
sembra ormai distante. Un viaggio perseveranza continua a guardare
nella memoria storica che lascia verso la luce, nonostante tutto.
L
DIRITTOdiREPLICA “Retribuiamo regolarmente il personale e gli artisti scritturati. Io non devo proprio saldare nessuno”
Enrico Castiglione (Associazione Festival Euro Mediterraneo):“Mai stipulato
contratti col Coro Lirico Siciliano. Le dichiarazioni di Munafò sono false”
I
n riferimento all’articolo a firma Stefania Festa, dal titolo molto eloquente: Munafò: La Fem
deve ancora saldare lo staff dell’Aida”, pubblicato in data 11 Aprile
2016 (e di cui sono venuto a conoscenza solo oggi), nel link: +http://www.lacivettapress.it/it/
index.php?option=com_content&view=article&id=1448%3Amunafo-la-fem-deve-ancora-saldare-lo-staff-dell-aida&catid=17&Itemid=143
la presente per contestare in
toto quanto da Voi pubblicato senza
neanche aver controllato la vericidità di quanto da Voi scritto, fermo
restando che quanto dichiarato dal
signor Stefano Zito e soprattutto dal
signor Alberto Maria Antonio Munafò è stato oggetto di specifiche mie
querele per diffamazione e calunnia.
Innanzitutto, preciso che l’Associazione Festival Euro Mediterraneo,
da me fondata nel 2001 e da allora
presieduta, non ha nulla a che vedere
con la Fondazione FEM, nata come
noto nel 2010 e che il finanziamento
stanziato all’Associazione Festival
Euro Mediterraneo per il 2015 da
parte della Regione Siciliana per
il Festival Belliniano/Settima edizione è stato di appena 270.000,00
euro su oltre 1.000.000,00 di spesa
direttamente sostenuta dall’Associazione stessa, per cui le cifre riportate
da Voi sono del tutto errate.
Quanto dichiarato dai signori Zito e
soprattutto dal signor Munafò è del
tutto falso e mi auguro che presto la
magistratura possa appunto appurarlo, in quanto l’Associazione Festival Euro Mediterraneo, che presiedo
dal 2001, non ha mai stipulato contratti con l’Associazione Coro Lirico
Siciliano e non ha nulla a che vedere
con i problemi legali ed amministrativi che il signor Munafò non riesce
a risolvere o forse non vuole risolvere con chi l’ha scritturato.
L’Associazione Festival Euro Mediterraneo, che presiedo dal 2001,
svolge la sua attività a Roma ogni
estate e in Sicilia solo il Festival Belliniano, nato nel 2009, tra Catania e
Taormina, ed è un’Associazione che
retribuisce regolarmente il proprio
personale e gli artisti scritturati in
base a specifici e chiarissimi contratti.
Il rapporto cui invece fa evidentemente riferimento il signor Munafò
riguarda il Contratto stipulato tra
la Fondazione FEM e l’Associazione Coro Lirico Siciliano per l’attività del 2015, il quale prevedeva e
prevede, all’art. 8, il pagamento dei
coristi impegnati nelle opere rappresentate in Sicilia nel 2015 proprio da
parte dell’Associazione Coro Lirico
Siciliano e non da parte della Fondazione FEM, in base alla sponso-
riazzione del signor Jacopo Sipari di
Pescasseroli che l’Associazione Coro
Lirico Siciliano ha stipulato direttamente e che è stata irrevocabilemente permessa ed accettatta proprio
per pagare i coristi.
Se c’è quindi un’inadempiente questo è solo il signor Munafò, il quale
dovrebbe spiegare a questo punto
perché non onora il contratto firmato ed inganna così i coristi.
Le frasi secondo cui io avrei saldato
“gli anni precedenti” è del tutto falsa
e fuorviante, perché io non dovevo
e non devo proprio saldare nessuno
e questo modo di scrivere è frutto
della disinformazione strumentale
creata ad arte dal signor Munafò per
nascondere le sue inadempienze: la
mia attività è artistica, come regista
e come scenografo, e non accetto che
si improvvisa presidente di un’associazione corale scarichi il suo fallimento gestionale sulla mia attività.
Ma la cosa più grave di questo articolo, firmato sa Stefania Festa – che
per altro vi espone ad una mia nuova
denuncia per diffamazione a difesa
del mio operato e della mia immagine – è la frase da Voi scritta secondo
cui io “non sarei nuovo a questo tipo
di querelle”, portando ad esempio
una maldestra notizia apparsa sul
quotidiano “L’Unità” il 31 Marzo
2009 riguardo alla Symphonica Toscanini e alla signora Tiziana Tentoni ed utilizzata ad arte dal Munafò
per diffamarmi: ebbene, trattasi di
un’enorme cantonata, che sarebbe
stato facile controllare, in quanto era
ed è stata la Symphonica Toscanini
e la signora Tentoni a dovermi pagare ed infatti hanno pagato a me e
all’Associazione Festival Euro Mediterraneo la cifra dovuta estinguendo
ogni rapporto.
Per il resto stendiamo un velo pietoso , soprattutto sul modo di espri-
mersi di questo signor Munafò e
sulla sua richiamata insignificante
presenza a Roma, dove invece il sottoscritto da ben 19 anni porta avanti
il Festival di Pasqua con grandissimo successo.
Come anche è del tutto errato il calcolo degli incassi da Voi fatto , che
dimostra un’assoluta superficialità ,
e non esiste la richiamata percentuale del 3,5% da Voi maldestramente
riferita all’AIDA rappresentata con
la mia regia e scenografia al Teatro
Greco di Siracusa nel Luglio del
2014, esponendovi a considerazioni
sommarie e alquanto diffamatorie.
Vi invito pertanto immediatamente
alla rimozione di tale articolo, impregiudicato ogni mio e nostro diritto di rivalerci nei Vostri confronti
per ogni danno subito e subendo a
seguito della pubblicazione di questo articolo.
20
LA CIVETTA di Minerva
CULTURA
Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016
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Luglio ’43. Nel diario di un sir la ricostruzione dal decollo in Tunisia alla conquista di Primosole
Durante l’invasione alleata sulle coste siciliane,molti soldati inglesi
di gruppi diversi, immersi nelle tenebre, si spararono addosso
pria pelle. Si saprà poi che molti
di Aldo Formosa alianti non hanno mai rag­giunto
la Sicilia, finendo in mare al largo
della costa, perché abbattuti dalove luglio 1943. A Sousse la con­traerea delle navi amiche,
in Tunisia i preparativi oppure per imperizia di piloti che
per il de­collo degli aerei sganciarono il ca­vo troppo presto.
sono stati completati. Il contin- L’invasione alleata co­minciò dungente è composto da 109 Dakota que all’insegna della confu­sione.
americani, 7 Alifax e 20 Alberi- A sbarco avvenuto molti soldati
males della Raf. Ad ogni aereo inglesi di gruppi diversi, immersi
è collegato un cavo per il traino nelle tenebre, si spararono addosdegli alianti Horsa. Su uno di so. Non so­lo: ma tanti paracadutiquesti è imbarcato l’inglese Sir sti finirono la lo­ro discesa molto
Mark Henniker che compilerà, a lontano dai punti pre­stabiliti, riguerra finita, un diario a partire manendo isolati e morirono sperdal decollo fino alla conquista del duti nella notte.
ponte di Primosole alle porte di Henniker ha un compito preciso:
Catania. Gli aerei decollano alle ar­rivare al ponte sull’Anapo, con18,30. Henniker racconta le sen- statarne l’integrità e darne notizia
sazioni vissute durante le 4 ore al comando dei mezzi corazzati
di volo, l’ango­scia per l’incipiente che dovevano so­
praggiungere
oscurità, il mare “color del vino”, dopo essere sbarcati a Fontane
e l’improvvisa sorpresa di trovar- Bianche. Ma l’atterraggio desi al centro del fuoco della con­ gli alianti è drammaticamente
traerea della flotta inglese diretta avventuro­
so: finiscono in gran
in Sici­lia, evidentemente ignara, pane sparpagliati, senza possibiper la soprav­venuta oscurità, della lità di collegamento, Un aliante,
nazionalità degli aerei che traina- addirittura, finisce a nord dell’Et­
vano gli alianti.
na. Quello di Henniker pare che
Può sembrare un paradosso, ma atterri in prossimità di Capo
Hen­niker non mente perché que- Murro di Porco, vero­similmente
sta realtà l’ha vissuta sulla pro- nella zona delia vecchia ton­nara
N
dì Terrauzza: è un miracolo per
l’incolumità dell’equipaggio. “L’aliante - racconta Henniker - supe­
rato un fascio di luce si abbassò
ulte­riormente, cozzò contro un
albero, rim­balzò più volte, e si
schiantò al suolo con enorme fragore. Nessuno si era fat­to male.
Uscimmo dall’abitacolo stri­
sciando, ci disponemmo attorno
all’a­liante. Non fu facile perché ci
trovavamo in un vigneto con tralci alti fino alla cin­tola. Vidi degli
italiani che si stagliavano contro
un riflettore lontano circa 100
yard. Era troppo buio per capire
cosa stava succedendo, ma si sparava con le pistole contro di noi e
venivano lancia­te delle bombe a
mano. Un soldato del mio aliante
mi si parò davanti puntan­domi la
pistola allo stomaco e premen­do
il grilletto. Fortunatamente aveva
di­menticato di alzare il cane del
conge­gno”.
Molti altri sono i casi di estrema
con­fusione narrati da Henniker,
che avreb­bero dovuto portare ad
una logica dèba­cle. Ma forse era
scritto che un destino favorevole
si sarebbe prodigato per spia­nare
la strada degli inglesi verso Siracusa. Quanti soldati italiani persero la vita quella notte? Pare che
non esista un elenco nominativo.
La Storia ci ha resti­tuito quelli di
Nunzio Formisano e Calisto Calcagno, caduti sotto il fuoco nemi­
co sul ponte nel tentativo di farsi
strada verso Siracusa per raggiungere i luoghi del loro dovere. Proseguendo nel buio, Henniker e il
suo gruppetto avvistano una stazioncina “brulicante di italiani”.
Gli inglesi partono alla carica,
Henniker viene ferito a una gamba mentre intomo a lui gli italiani
si arrendono. La facilità della cosa
lascia perplessi. E poi l’arrivo al
ponte sull’Anapo, il contrattacco de­gli italiani che costringono
gli inglesi, a corto di munizioni,
a ritirarsi. Ma alla fi­ne il ponte,
col sopraggiungere dei rinforzi
dell’8° Armata, è conquistato,
“Fu più tardi - annota Henniker
- che contammo le nostre perdite: esse risul­tarono relativamente
alte”. Occupata Si­racusa, gli inglesi proseguono verso Ca­tania.
Al ponte di Primosole, presidiato dai tedeschi, c’è uno scontro
cruento con molti caduti, finché
la resistenza te­desca non viene
debellata. Ad Henniker non si
possono naturalmente imputare
certi andirivieni frastagliati nel
suo rac­conto: non è uno scrittore. Ma è interessante comunque
rivivere un avvenimen­to epocale,
i cui inizi furono focalizzati nel
nostro territorio, che cambiò la
sto­ria dell’umanità.
Il dettagliato resoconto del fatto
d’ar­me è contenuto nel diario di
Sir Mark Henniker, pervenuto in
originale a Vin­cenzo La Rocca da
parte di un conoscente inglese.
Con la traduzione successiva di
Salvatore Buccheri, La Rocca ne
ha fatto un libro pubblicato da
Morrone Editore col titolo “Un
aliante a Capo Murro di Porco”.
La narrazione di Henniker merita considerazioni che sfiorano il
dubbio. Almeno a partire dal momento dell’impatto dell’aliante
sul suolo sira­cusano in poi. Hen-
niker dice che l’alian­te finì fra i
tralci di un vigneto: fino a pro­va
contraria, non risulta che sul pro­
montorio di Murro di Porco sia
stata col­tivata l’uva.
È più verosimile invece che l’atterraggio sia avvenuto nell’entroterra di Terrauzza, Arrancando
a tentoni nella notte, gli inglesi
arrivarono al ponte sull’Anapo
in vista di Siracusa. E poi al buio
sotto il fuoco degli italiani, com’è
stato possibile agli inglesi individuare prima e disinnescare poi
le mine gettate nel fiume? Nella
descrizione dei fatti, Henniker
inconsciamente si è for­se lasciato prendere la mano dalla epicità
dell’ “io c’ero!”.
In Due mari - Sicilia e Albania un capitolo su Siracusa: “tesoretti, ritrovati in pentole nascoste”
Il viaggiatore Enrico Bo e il Medagliere siracusano:“Opere di artisti straordinari
da scrutare con la lente, tanto sono minuti i lavori di incisione, di bulino, di conio”
spot.it/2016/03/il-settimo-libro.
di Marialucia Riccioli html e riportiamo alcune righe
dell’autore dedicate a Siracusa
(interessanti anche le precisaziouando ripercorriamo la ni su prezzi orari e altre informastoria dei viaggiatori del zioni utili a chi voglia ripercorreGrand Tour, che dalle re le stesse rotte).
brume del Nord Europa o del “[…] S’obbedisca oggi alla diviNuovo continente venivano in na notte / E la cena nell’isola
Italia e specialmente in Sicilia s’appresti. / Come il dì spunti,
completavano la propria educa- salirem di nuovo / La nave, e
zione o accrescevano la propria nell’immensa onda entreremo”.
cultura – pensiamo a Goethe, (Odissea VII)
a Maupassant, a von Platen… Siracusa - Latomie
– potremmo essere tentati dalla […] la città è anche molto altro,
convinzione che oggi sia tempo non solo Ortigia, con tutta la
di semplici turisti, distratti con- sua antichità e i suoi luoghi della
sumisti incapaci di cogliere lo storia. La zona archeologica, dal
spirito dei luoghi.
teatro greco all’anfiteatro romaRingraziamo Rosalba Riccioli, no è enorme e ti mette di fronte
che con dedizione competente a quanto ha da offrire al riguarillustra ai visitatori le meraviglie do il nostro paese. Ma di certo
del Medagliere del Museo arche- la parte più misteriosa e unica
ologico “Paolo Orsi” di Siracusa, sono le Latomie, di cui la città è
per averci segnalato le pagine di piena e che ha arricchito il sotun viaggiatore del nostro tempo, tosuolo di una Siracusa sotterche nel suo settimo libro parla ranea che bisognerebbe fermarsi
propria della nostra città: “Due a scoprire. Intanto cammini sul
mari - Sicilia e Albania” di Enri- fondo di queste antiche cave orco Bo comprende le impressioni mai sommerse dagli alberi e dal
ed emozioni di viaggio dell’auto- verde, immense e piene di angore, originario di Alessandria.
li nascosti, in cui sarebbe facile
Vi rimandiamo al blog di Enrico perdersi. L’immenso orecchio di
Bo: http://ilventodellest.blog- Dionisio attrae la folla, meravi-
Q
glia naturale in cui tornare bimbi, sbattere le mani, darsi sulla
voce per sentirne l’eco, mormorare a bassa voce per verificare l’acustica, tutte le classiche
mosse da turista tipo, eppure
irrinunciabili. Il Museo Archeologico è un’altra gemma splendente in questa città luminosa.
Ricchissimo di reperti mirabili,
ci puoi passare la mattina a rigirarti di sito in sito, dagli elefanti
nani della preistoria alle statue
della classicità, trascurando per
sazietà di vista vasi e reperti che
da soli altrove farebbero mostra
a sé, attirando schiere di visita-
tori entusiasti. Ma non è finita.
Nel sottosuolo, è appena aperta
una nuova esposizione: il Medagliere, con una sterminata collezione di monete e di gioielli in
oro e argento.
Quasi ti sfuggirebbe, ormai sazio
di tante cose, ci butti un’occhiata
e Rosalba Riccioli sta lì ad accoglierti, non ti lascia andar via, si
raccomanda che tutti gli altri del
gruppo vengano a vedere tanta
meraviglia e poi con una competenza da vera appassionata,
ti illustra, ti racconta, ti fa apprezzare la raffinatezza di queste opere di artisti straordinari,
da osservare con la lente, tanto
sono minuti i lavori di incisione,
di bulino, di conio. Ecco i tesoretti, ritrovati in pentole nascoste durante la fuga o prima di
qualche incursione di assalitori,
rimasti lì sotto terra, mucchio
di ori usciti dalla pentola spaccata, testimoni muti di quanto
alla fine non si può portare con
sé in eterno. Ecco orecchini perfetti e minuscoli che mani di un
orafo artista hanno sbalzato con
perizia per i lobi teneri di qualche bellissima, ormai polvere
anch’essa. Facciamo notare che
è già passata l’ora di chiusura
e non si vorrebbe approfittare.
“Siete venuti da lontano, non
potete perdervi queste cose e mi
raccomando parlatene quando
tornerete” e avanti per un’altra
mezz’ora. Questa è la Sicilia
che ho incontrato io. Passione,
voglia di fare, dedizione e tanta
tanta competenza, altro che menefreghismo e lavoro da statali.
Grazie Rosalba. Un bel bagno di
addio a Fontane Bianche appena fuori città, un paio di arancini, poi alla sera per chiudere il
cerchio, l’Agamennone al teatro
greco. Atmosfera incredibile.
Gradinate zeppe di appassionati
e guarda caso di studenti, silenziosi, rapiti dalla vicenda e dalla
suggestione del luogo e della storia. Anche questa, una cosa da
non perdere.
Ci auguriamo che i turisti che
sempre più numerosi riempiono
la cavea del Teatro greco, i vicoli
di Ortigia e le spiagge delle nostre coste siano come il signor
Bo, viaggiatori – e chissà? Anche
scrittori – per passione e amore
della nostra storia, arte e cultura.