Civetta8 - lacivettapress
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Anno VIII n.8 · € 1,00 e-mail: [email protected] pag. 4 • QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE venerdì 29 aprile 2016 prossima uscita 13 maggio 2016 CARNEVALE (CGIL) LEGGE SULL’ACQUA RANDAGISMO FLORIDIA Concetta La Leggia Concetto Rossitto Anna Di Carlo Edilizia nei comuni in timida ripresa ma non a Siracusa Piena di trucchi e tranelli normativi favorisce i privati Canile mai nato lo Snoopy e il sindaco taciturno pag.6 pag.16 L’avvocato Bruno Leone: “Il PM deve ancora valutare l’eventuale rinvio a giudizio” Crac SAI8 nelle secche: bancarotta semplice o fraudolenta? Transazione tra curatela e Comune: 220 mila euro in meno CASTIGLIONE Marina De Michele PER ANDARE A GARA OCCORRE PROGETTO ESECUTIVO Col nuovo Codice degli Appalti niente più varianti in corso d’opera “TUTTI PAGATI” Castiglione (Festival Euro Mediterraneo): “Mai fatto contratti col Coro Lirico Siciliano. Le dichiarazioni di Munafò sono false” pag. 19 SUL BARCONE URINA FATTA ADDOSSO “500 sulla barca. Vecchi, bambini, uomini e donne. Stipati come sardine in salamoia. Ci hanno fatto imbarcare colpendoci con bastoni” La Procura indaga sulla Coop. Faro S Magnano pag.14 ALLA SBARRA DOTT.SSA INCAUTA A Torino una dottoressa accusata di omicidio colposo per aver curato un melanoma con il metodo Hamer Giambattista Totis Artale pag.15 pag. 3 Tra pochi giorni la nomina in Port Authority incarico appetito: stipendio di 200 ml euro PRIMO PIANO PORTAVOCE ONE 11 “Tanti progetti ma in questa città niente giovani” CORRENTI PD 12 Si fa il gioco dei due sì uno no a giorni alterni “I l pm deve ancora valutare se rinviare a giudizio o meno. Presumo si sia ancora nella fase delle indagini preliminari. Verosimilmente sarà in corso l’attività di integrazione di indagini su richiesta degli avvocati degli imputati che avranno forse chiesto di effettuare alcuni interrogatori” è la laconica dichiarazione telefonica dell’avvocato Bruno Leone che difende il Comune di Siracusa, costituitosi parte civile nel processo pag. 7 L a legge richiede “comprovata esperienza” nella scelta dei presidenti delle nuove autorità di sistema e dei consigli portuali; ma la politica ha spesso messo a capo delle Autorità amici e colleghi rimasti senza poltrona o privi di competenze. Un centro di potere milionario, fra appalti, clientele e stipendi da favola. Agitato dalla imminente riforma, come mostrano le intercettazioni dell’inchiesta della Procura di Potenza. Preoccupazioni comprensibili: per i porti italiani passano lavori milionari, in un crocevia di appalti, relazioni e clientele reso appetibile anche dallo stipendio da favola assicurato a chi li guida: oltre 200 mila euro. Analizzando il recente passato e la lista dei presidenti/commissari delle 24 Autorithy si vede subito come i partiti hanno, spesso e volentieri, piazzato i loro uomini ( il che non sarebbe scandaloso se competenti) al vertice, grazie anche a un meccanismo capace di prestarsi al massimo della lottizzazione: nomina decisa dal ministero delle Infrastrutture d’intesa con la Regione, in base a una terna proposta da enti locali e Camere dì commercio. Giambattista Totis pag. 17 La Germania conia e Matteo Renzi sta a guardare di Ciccio Magnano pag. 9 TRIVELLE, LA LOTTA SI SPOSTA A LIVELLO EUROPEO di Paolo Pantano pag. 10 Marina De Michele La calunnia sul web in tempo di Facebook MONETE DA 5 EURO 13 econdo quanto riferito dall’Eco cittadino, una segnalazione al comando provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa ha indotto la Procura del capoluogo a disporre un blitz delle Fiamme Gialle nel corso del quale sarebbe stata sequestrata una “corposa” documentazione sia presso gli uffici della sede sia presso l’abitazione del presidente Corrado Petralito e del direttore Chiaramida. pag. 10 2 IL Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] SECONDAPAGINA LA CIVETTA di Minerva BAR SOTTOIL MARE di Carmelo Maiorca Castigat ridendo mores Il sogno di Ivan con dentro industriali, gemelli, pontili e persino Zorro In anni passati, lontani e - visti i tempi attuali - non sospetti, il vice presidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello era già la testa più lucida della Sicilia sud orientale. Una capoccia brillante sia di giorno che di notte, che nel giro di qualche anno lo avrebbe fatto emergere anche nel resto della regione, piccole isole comprese, indi proiettandolo a sgriccio oltre lo stretto nel resto d’Italia, incluse le province autonome di Trento e Bolzano. C’è da dire che ad alimentarne l’ingegno, oltre al quantitativo tutto sommato normale di sale nella zucca, era stata sin dalla più tenera età una dieta altamente fosforica basata sul consumo quotidiano di biscotti prodotti dall’azienda di famiglia, ma di una linea speciale e fuori commercio ideata esclusivamente per lui: i BiscottIvan Fosfovit, poi sostituiti in età adulta dai classici tarallucci e vino. Spianata la strada del successo, delle consulenze professionali, delle poltrone a go gò nei consigli d’amministrazione, ecc. ecc. circa una decina di anni fa, eletto presidente di Confindustria Sicilia, una notte Ivan Lo Bello fece un sogno. E nel sogno vide se stesso, personalmente in persona guidare la rivolta morale dell’associazione siciliana degli industriali contro il racket delle estorsioni, con tanto di codice etico e un calcio nel culo a chi non ci stava, sbattuto fuori da Confindustria. Si svegliò sudato. Eppure aveva digerito bene, non aveva bevuto alcolici né sniffato alcunché, a parte i fumi puzzolenti passando con la macchina davanti alle raffinerie dell’area industriale siracusana. Cazzarola! Era tutto vero. Era diventato un simbolo della lotta alla con le mani nella marmellata, denunciati, qualcuno già processato e condannato per vicende degne di pagghiazzi traffichini e sautafossi; quando non imputati per reati contigui alla mafia, come il suo successore alla presidenza di Confindustria Sicilia Antonello apparente facci ri fissa, imprenditore, presunto ingegnere, amico di Montante, di Lo Bello e quindi di diritto pure lui paladino della legalità, commissario da poco dimissionario di Confindustria Siracusa dove aveva sostituito il messinese Ivo Blandina rinviato a giudizio mafia e l’associazione che guidava in Sicilia un esempio per il resto di Confindustria. Circa 10 anni dopo Ivan Lo Bello fece un sogno. E nel sogno vide un po’ dei confindustriali siciliani “antiracket”, dei sostenitori della sua “svolta rivoluzionaria”, presi Montante, l’amico Montante che da Confindustria nazionale aveva ricevuto la delega di responsabile per la legalità grazie ai meriti acquisiti sul campo. Nel sogno spuntò pure Gianluca Gemelli (u zitu forse ex della ministra Federica Guidi) con la sua per una storia di utilizzo di fondi pubblici per l’acquisto di uno yacht di lusso da parte di due imprenditori. Blandina era stato a sua volta commissario al posto dell’ex presidente Francesco Siracusano dichiarato decaduto dai probiviri ecc. ecc. Tutto questo e altro an- cora nella sede di Siracusa, dove anche Lo Bello era stato presidente e dove aveva piantato i primi semi della legalità e della rivoluzione. Il sogno continuò con Ivanhoe (che è quel personaggio di un romanzo ambientato nell’Inghilterra medievale, amico di Riccardo Cuor di Leone e di Robin Hood, ma in questo caso è il nome completo di Ivan) finito con tutti i piedi e il resto di se stesso, compresa la testa fosforica e brillante, in uno scandalo-petroli che vedeva Augusta rubare la scena a Potenza, perché non solo sarausani ma pure austanisi sunu. E in un ricco e assortito campionario d’intercettazioni telefoniche spuntarono aggregazioni di mutua-reciproca assistenza variamente definite clan, cricca, quartierino, combriccola, comitato d’affari; classici reati quali associazione a delinquere e corruzione ma anche la novità del reato di “traffico d’influenze illecite” scaturito da direttive europee e convenzioni internazionali; e poi petrolio, trivelle, cisterne, pontili, barili, stoccaggi, cordate societarie, terreni, concessioni, autorizzazioni, autorità portuali, commissari (rieccoli), ministri, segretari, capi di stato maggiore, ammiragli, ufficiali di marina, uomini o caporali e tanto altro ancora. Così continuava a sognare il vice presidente di Confindustria, ancorché di tutto e di più, presidente nazionale di Unioncamere con vi- Il Taccuino sta. E nella cavalcata onirica ci fu posto anche per l’ex sottosegretario Gino Foti e per Cafeo (l’ex capo di gabinetto del sindaco Garozzo) che dei due non si capiva più chi era il badante dell’altro. Gemelli, il telefonista folle, si era raccomandato pure a loro – il ché è tutto dire – pur di raggiungere i suoi scopi. Ma il gran finale fu… nel segno di Zorro! Nel senso che da diverse intercettazioni era venuto fuori che Gemelli e qualcun altro degli amici del cosiddetto “quartierino” accennavano a un tizio chiamandolo, chissà perché, con lo pseudonimo di Zorro. Che gli investigatori addetti alle intercettazioni avrebbero nientepopodimeno individuato nell’avvocato Piero Amara, altro augustano doc e autorevolissimo. Il quale, in un sogno del genere non poteva mancare, se pure solo di sfuggita, per una semplice citazione, una piccola apparizione: tipo quelle che nei film vengono definite “amichevoli partecipazioni”. Quel tanto per fare zigzag sul muro e lasciare il segno di Zorro. Ivan Lo Bello non resistette più, si svegliò, madido di sudore. Il tempo di aprire bene gli occhi e si ricordò che era tutto maledettamente vero. di Titta Rizza D Il trio renziano di Siracusa e i poteri forti del Paese ebbo rivolgere delle scuse ai miei lettori per la mia ingenuità: avevo scritto che la lobby di Siracusa era rimasta estranea all’operazione Porto di Augusta. E invece non era vero, perché il trio renziano della no- rei a mandare al parlamento “un coglione”. Oltre che al “turarsi il naso” di Montanelli memoria, per votare una siffatta lista bisognerebbe ricorrere al turarsi bocca, orecchi ed occhi! Ma torniamo all’operazione Por- coinvolti pezzi forti della politica e della società civile e finanziaria del Paese. Poi, proprio in questi giorni, di nuovo silenzio assoluto. Le mozioni di sfiducia al Parlamento per la vicenda che vede inclusa anche l’operazione Porto di Augusta passano sotto silen- stra provincia ci si trovava e ci si trova dentro immischiato fino al collo. E’ gustosa a tal proposito la definizione che Gemelli, che è persona che di uomini se ne intende, dà di un personaggio del trio: “coglione”. E pensare che questo protagonista della vita politica locale – lo scriveva “La Sicilia” di ieri l’altro - potrebbe essere il capolista del PD per le prossime politiche. Se così sarà, col meccanismo infernale dell’Italicum, se io dovessi sostenere la politica riformatrice di Renzi mi ritrove- to di Augusta; mai come questa volta si è sentita la presenza di un potere forte che guida con cinica sapienza le vicende del nostro Paese. Prima un silenzio assoluto, rotto soltanto da un articolo con nomi di poco conto di Massimo Leotta su “La Sicilia”. Poi ancora silenzio. Poi, all’improvviso, scoppia l’uragano: giornali a tiratura regionale, come i nostri tre quotidiani siciliani, giornali a tiratura nazionale e infine la televisione di Stato danno il dovuto rilievo a una vicenda che vede zio, quasi si trattasse di normale attività parlamentare, mentre con sapiente regia riemerge la polemica sulle intercettazioni. I giudici fanno cattivo uso delle intercettazioni, bisogna tagliarle o addirittura abolirle. Ma dobbiamo essere grati ai nostri giudici che ce ne svelano il contenuto; in caso contrario la conoscenza sarebbe riservata a pochissimi e il relativo uso rimarrebbe in mano ai poteri forti ed occulti. Vero è che gli interventi del trio renziano di Siracusa non hanno risvolti penali. Ma è altrettanto vero che le intercettazioni ci hanno dato la prova che il trio renziano di Siracusa si è mosso per difendere l’avvocato commissario dell’Autorità Portuale di Augusta; è altrettanto vero che gli stessi hanno dovuto dichiarare che si muovevano per difendere gli interessi istituzionali di Siracusa, ma si sono dimenticati di dirci di quali interessi si trattasse. Forse di nuovi posti di lavoro? E allora perché non ce ne parlano? E poi la tutela di questi nuovi posti di lavoro perché mai dovrebbe essere incarnata dall’attuale commissario, che hanno difeso davanti a potenti ministri? Non c’è una qualsiasi iniziativa dell’attuale commissario dell’Autorità Portuale, nessunissima, che il trio abbia posto a base del suo intervento per la inamovibilità dell’alleato commissario. Sono in tempo per parlarne e per illuminarci sulle loro scelte istituzionali a difesa dei siracusani! Li attendiamo. Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] LAVORO LA CIVETTA di Minerva 3 Si dovrà produrre progetto di fattibilità, progetto definitivo e progetto esecutivo (a base di gara) Col nuovo Codice degli Appalti pubblici niente più varianti successive che aumentavano i costi dell’opera.Legge snella:dai 660 a 220 articoli Il rischio operativo dei concessionari di servizi è a carico dell’impresa, rimborso max al 30% Italia si mettono a gara progetti di Giambattista Totis preliminari senza indagini archeologiche, geologiche, sismiche e così via e questo comporta che, pprovato in Consiglio dei un mese dopo l’aggiudicazione di Ministri il Codice attuati- un appalto, cominciano le varianvo della riforma degli ap- ti, si comincia a richiedere il 30%, palti pubblici. Diventerà norma il 40% in più. Il progetto d’ora in dopo che l’ANAC (agenzia nazio- poi è centrale, bisogna metterlo a nale dell’anticorruzione guidata gara se già assestato e convincenda Cantone) avrà varato, entro te. Avremo così più certezza che tre mesi, le linee guida attuative. le opere vengano fatte coi tempi e Essa introduce importanti novità coi costi giusti” che dovrebbero chiudere le vicen- La progettazione, secondo il code dei lavori pubblici senza fine e dice, dovrà assicurare il soddisfadai costi infiniti e porre un freno cimento dei fabbisogni della colconcreto ai fenomeni corruttivi. lettività, la qualità architettonica Il ministro Graziano Del Rio l’ha presentato come “una corposa riforma che mira a rendere il sistema dei lavori pubblici e delle concessioni finalmente all’altezza di un grande Paese europeo. Semplificazione, trasparenza, lotta alla corruzione e qualità sono gli elementi chiave” della riforma. Si passa dal vecchio codice “da 660 articoli e 1500 commi a 220 articoli, con una scelta di grandissima semplificazione e di recepimento delle direttive europee”. Tra i punti qualificanti c’è lo “stop alle gare al massimo ribasso sopra un milione di euro oltre che per i lavori anche per le gare di progettazione e l’assegnazione di servizi e tecnico-funzionale dell’opera, sociali, di ristorazione scolastica un limitato consumo del suolo, e ospedaliera, la scelta che coniu- il rispetto dei vincoli idrogeologa prezzo e qualità”. Cantone ha gici sismici e forestali e l’efficiencommentato positivamente che tamento energetico. Il Codice, il nuovo codice “rappresenta una ha aggiunto il ministro, punta a piccola rivoluzione copernicana mettere “al centro la qualità degli nel sistema degli appalti nel no- operatori economici qualificati, stro paese. Da sola una legge non imprese vere e non imprese finte, è in grado di risolvere i problemi e piene di ingegneri e progettisti e anche questa legge non avrà un ef- povere di avvocati, esattamente fetto salvifico, ma alcune novità le il contrario di quello che avviene porta, anche nel provare a evitare oggi. Poi la qualità delle stazioni uno dei rischi principale degli ap- appaltanti, cioè gli enti che cercapalti, il rischio di corruzione”. no di fare badi di gara di qualità e Aumenta la trasparenza poiché proporzionati alle loro capacità, si è stata ridotta a 150 mila euro la devono qualificare, devono divensoglia al di sotto della quale è am- tare capaci di giudicare le offerte e messa la procedura negoziata ad di fare buoni bandi di gara”. inviti, al di sopra bandi di gara e Con le nuove norme viene rafforpubblicazione sui giornali. zato il ruolo dell’Anticorruzione: La progettazione assumerà un chiamato ad adottare oltre alle ruolo fondamentale e si artico- linee guida, bandi-tipo, contratlerà in tre livelli: progetto di fat- ti-tipo ed altri strumenti di regotibilità, progetto definitivo e pro- lamentazione flessibile, fornendo getto esecutivo che verrà posto costante supporto nell’interpretaa base di gara. Questo dovrebbe zione e nell’applicazione del Codilimitare il numero di varianti e ce. Dal punto di vista normativo, l’aumento di costi e dei tempi di viene prevista una disciplina unirealizzazione. Troppo spesso in taria per le concessioni di lavori, A servizi e forniture, chiarendo che le concessioni sono contratti di durata, caratterizzati dal rischio operativo in capo al concessionario in caso di mancato ritorno economico dell’investimento effettuato fissando al massimo del 30% il contributo pubblico sulle opere da affidare in gestione (rivoluzione assoluta se si tiene conto di come i regimi concessionari sono stati causa di disastri economici, corruttele, clientele smisurate). I titolari delle concessioni sono poi obbligati ad affidare una quota pari all’80% dei contratti di importo superiore a 150mila euro e acquisire soluzioni innovative. Si rivisita profondamente il ruolo del general contractor: per farvi ricorso la stazione appaltante dovrà fornire un’adeguata motivazione, in base a complessità, qualità, sicurezza ed economicità dell’opera. Si vieta al general contractor di esercitare il ruolo di direttore dei lavori. Per ridurre il contenzioso, definito in 30 giorni il termine utile per i ricorsi una volta note le società ammesse a gara; infine, si prevede per le decisioni un rito speciale in camera di consiglio del Tar. L’importanza di questa norma si rivela osser- l’Ance (associazione nazionale costruttori edili), indica come criticità la mancanza di una qualificazione unica tramite Soa obbligatoria per le gare sopra i 150 mila euro e non il milione di euro, il pagamento diretto ai sub-appaltatori e la mancanza di un sistema anti-turbativa per le gare sotto soglia. Per gli ingegneri, invece «la centralità del progetto, espressamente valorizzata nella legge di delega, non ha trovato adeguato sviluppo nel codice». Mentre l’associazione delle società di architettura e ingegneria invita a fare molta atten- mediante le procedure ad evidenza pubblica. Grande novità a tutela dei lavoratori sono le clausole sociali introdotte per i lavori ad alta intensità di manodopera che promuovono la stabilità occupazionale. Finisce la stagione della legge obiettivo. Anche le grandi opere rientreranno nella programmazione ordinaria e saranno sottoposte a consultazione pubblica. Finisce un’ era di sprechi e opere faraoniche di dubbia necessità, spesso fonte di corruzione e tangenti ai potenti di turno perché urgenti e indifferibili e quindi, spesso, svolte al di fuori dei normali sistemi di controllo. Si prevede poi la graduale digitalizzazione delle gare, si disciplina il Partenariato pubblico privato (PPP) come disciplina generale autonoma e a sé stante, quale forma di sinergia tra poteri pubblici e privati per il finanziamento, la realizzazione o la gestione delle infrastrutture o dei servizi pubblici, affinché l’amministrazione possa disporre di maggiori risorse vando che questi temi occupano circa il 70% dei contenziosi oggi in essere. Il subappalto viene limitato al 30% del contratto e viene resa obbligatoria, sopra la soglia comunitaria, l’indicazione di una terna di subappaltatori che materialmente eseguiranno i lavori, norma che aumenterà non poco la trasparenza. Ovviamente, quando si cambia un equilibrio, si apre il fuoco di sbarramento, così i sindacati sono scesi sul piede di guerra per la norma che limita al 20% gli affidamenti in house per le concessioni autostradali, affermando che c’è il rischio di perdere 2 mila posti di lavoro (su questo punto, tenendo conto dell’indicazione sindacale, il governo ha introdotto una moratoria di due anni per evitare problemi all’occupazione), purtuttavia le società concessionarie dovranno mettere sul mercato l’80% dei lavori, forniture e servizi (oggi era il 60%) limitando così i privilegi dei concessionari; le associazioni di categoria come zione «alla disciplina transitoria che, se applicata male, rischia di bloccare il settore». Osservazione fondata poiché l’entrata in vigore del codice avverrà per fasi successive dopo le linee guida dell’anticorruzione ed una quarantina di decreti attuativi. La velocità impressa dal governo è veramente notevole e come tutte le cose troppo rapide potrà, specie nella prima fase, presentare qualche problema applicativo ma se questo è il prezzo da pagare per velocizzare la spesa nella trasparenza e scardinare un sistema in vigore da troppo tempo, pazienza, l’importante è dare una scossa al paese e distruggere le corruttele e le combriccole che oltre al danno economico lo hanno bloccato e hanno minato le basi della nostra democrazia seminando sfiducia e rassegnazione in molti cittadini. Cambiare in meglio l’Italia è sempre più un’impresa titanica perché ciascuno si sofferma solo sul proprio particolare senza esprimere contributi in positivo verso ogni tentativo di innovazione, ma solo veti; salvo poi a lamentarsi che il sistema non va, aspettando che il Padreterno intervenga. Del Rio in questa direzione sta lavorando alacremente e con decisione, tanto da meritare, come si legge qua e là, l’attenzione di certa stampa sempre pronta (giornalismo d’inchiesta? o strumenti di diffamazione continuata in cui ogni notizia è infarcita di condizionali, praticando il metodo mafioso storicamente sintetizzato in una famosa aria: “la calunnia è un venticello” dalle nostre parti più brutalmente rappresentato dall’espressione “u panaru se nun si inchi si vagna”) a costruire dossier più o meno concreti sulle personalità che loro malgrado sono protagonisti di tentativi di cambiamento e rompono gli equilibri raggiunti nella melma in cui affoga il nostro paese. Il Consiglio di stato ha espresso una serie di osservazioni in parte recepiti nel documento definitivo, opportunamente emendato e migliorato. Sarà la svolta giusta per chiudere definitivamente con i lavori pubblici mai finiti, che durano tempi immemorabili? È la scommessa in campo, vedremo, certo è che finalmente si è preso il toro per le corna, dopo decenni di chiacchere… Piaccia o no, bisogna prendere atto che sulla globalizzazione dell’economia si può disquisire all’infinito, circa i presunti vantaggi o svantaggi. Una cosa però è innegabile: un paese dove i privilegi, le tutele ipergarantiste di pochi, la corruzione, la superficialità, le inefficienze e la rigidità burocratica la fanno da padrone non ha né futuro né speranza di sviluppo. Il Ministro ci sta provando, e già questo è un merito. Da parte di noi cittadini, prima di esprimere giudizi estemporanei e spesso inconcludenti, il compito di seguire i processi in atto con atteggiamento vigile e critico ma non prevenuto né superficiale. E’, quindi, il tempo della responsabilità e della competenza senza atteggiamenti aprioristici o ideologismi a prescindere, altrimenti il declino sarà inevitabile. 4 LAVORO LA CIVETTA di Minerva Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Timidi segnali di ripresa tra gli occupati a Lentini, Augusta, Avola e Rosolini, non a Siracusa Salvo Carnevale (Fillea Cgil):“Troppe foto dell’ass. Foti su facebook un’amministrazione che si distingue per l’immagine non per la sostanza” “Non c’è attenzione nei confronti delle organizzazioni sindacali, soprattutto nel settore edile” di Concetta La Leggia E siamo alla terza volta che il segretario provinciale della Fillea di Siracusa, tramite il nostro giornale, sollecita l’assessore ai lavori pubblici, Alfredo Foti, per un incontro con le forze sindacali e datoriali per trovare soluzioni concrete al problema dell’edilizia e per l’avvio di opere pubbliche anche attraverso l’utilizzo di manodopera locale. Ma sarà che l’assessore non legge La Civetta o forse, da buon renziano, questo confronto non lo pone in cima alla lista delle priorità. Il settore dell’edilizia continua imperterrito ad essere in crisi e quelle poche opere che prendono l’avvio sul nostro territorio vedono spesso l’impiego di personale non siracusano. Per carità il libero mercato, le norme europee… ma in alcuni comuni, neppure troppo distanti da noi, l’inghippo è stato risolto. Forse bisognerebbe prendere spunto e magari avviare una fase di confronto seria. “Analizzando i dati della Cassa Edile - ci spiega Salvo Carnevale - sembra esserci, nel 2016, un arrestarsi di emorragia occupazionale nel settore delle costruzioni e nel primo bimestre confermiamo gli occupati dello scorso anno. Un dato che non entusiasma sebbene possa essere inteso almeno come un segnale di speranza, visto che negli ultimi 8 anni l’occupazione edile è stata in continuo calo. Se analizziamo però i comuni più grandi della nostra realtà - Augusta, Lentini, Avola e Rosolini - noteremo il dato in assestamento o di pochi decimali in crescita mentre a Siracusa è in calo. Così ad Augusta gli addetti passano da 123 del 2015 a 150 nel primo bimestre 2016; Rosolini da 137 a 157; Lentini da 100 a 126; Avola mantiene i 201 addetti; Siracusa da 390 a 386. Tra i comuni oltre i 20 mila abitanti la nostra città sembra l’unica a confermare il trend negativo degli ultimi anni”. Come dire: i comuni si difendono, la città centrale indietreggia. “Questo conferma - aggiunge il segretario Fillea - l’impressione avuta nelle ultime settimane di un’amministrazione del comune capoluogo bravissima a realizzare annunci e sponsorizzare l’esistente ma non altrettanto brava a promuovere restauro, conservazione dei BB.CC. e nuovi progetti. Troppe foto su facebook da parte dell’assessore Foti (peraltro sempre le stesse): il cantiere dello stadio ultimato, la banchina della Marina e la bretella Targia, il cui futuro è incerto: restaurarlo, ricostruirlo… potrebbe restare chiuso per i prossimi 100 anni! Oltre le foto ci saremmo aspettati qualcosa in più da questa amministrazione che si contraddistingue principalmente per l’immagine ma non per la sostanza”. Gli edili soffrono da anni ormai per una congiuntura di certo negativa, ma sarebbe da subito possibile dare una boccata d’ossigeno al settore. “Basterebbe farsi un giretto in Ortigia – aggiunge Carnevale - per guardare quanti cantieri sono stati inaugurati e poi sono rimasti fermi. O le risorse poi definanziate per le scuole! Questa amministrazione non è molto ben predisposta nei confronti delle organizzazioni sindacali, soprattutto nel settore edile, visto che l’ultima volta che siamo riusciti ad incontrarla risale a novembre 2015 per parlare della bretella Targia e della manodopera locale spiegando all’assessore che nell’80% dei casi i pochissimi appalti pubblici nostrani vengono vinti da aziende non locali. Chiedemmo (come facciamo con altri) di trovare assieme soluzioni. “Ovviamente il problema per noi è cercare di dare una risposta ai lavoratori, mentre l’associazione costruttori provinciali dovrebbe cominciare a chiedersi il perchè le imprese siracusane non sono in grado - per lo più - di fare cartello comune e consorziarsi. Quando avviammo il ragionamento sulla salvaguardia della manodopera locale eravamo a disposizione per suggerimenti e anche per una conferenza o un tavolo tecnico tra sindacati, amministrazione ed esperti del settore per inquadrare le difficoltà, determinate dal vincolo del libero mercato che, a detta di molti, non consentirebbe il recupero di manodopera locale edile ma che in alcune realtà virtuose è stato risolto. “Abbiamo proposto protocolli, abbiamo individuato delle specifiche tecniche che avevano a che fare con l’inserimento nei bandi di una clausola di salvaguardia sociale, abbiamo individuato anche soluzioni Facemulu pi ridiri! E fissa cu si siddia! rubrica a cura di Peppi Nappa C he nostalgia del periodo d’oro della sua vita quando faceva il professore. Alla sua famiglia non mancava niente. Poi un calcolo sbagliato e arriva il tracollo economico. Non riusciva più ad arrivare alla fine del mese. A volte la quarta settimana era costretto a inventarsi uno sciopero della fame per risparmiare qualcosa sulle derrate alimentari. Ma a cosa era dovuta la pesante situazione economica nella quale era precipitato? Enzo aveva investito sulle sue capacità affabulatorie e sulle sue tecniche di ricerca del consenso, ma un destino avverso lo aveva risucchiato giù fino ad arrivare al momento più umiliante: la sua elezione a deputato regionale. Da quel momento non era più riuscito a riprendersi e l’intera famiglia doveva appoggiarsi sullo stipendio della moglie. Sarebbe pure riuscito a farcela se non fosse stato per quella fissazione smodata dei giovani della provincia di sposarsi e mettere su famiglia. Ormai era diventato un vero e proprio incubo. Si avvicinava alla buca delle lettere con passo felpato e con il terrore negli occhi sperando di non trovarvi il fatidico invito. E invece quello era sempre lì con la sua busta elegante e all’interno le terribili informazioni sulla lista nozze. Invitare Vinciullo era diventato obbligatorio; girava voce che che ricalcano i modelli che hanno funzionato in giro per l’Italia. Penso ad Alcamo, Trapani e a Bologna dove la formula della concertazione ha incentivato economicamente le imprese sane su sicurezza e legalità e ha consentito la realizzazione di un bacino di addetti di soggetti svantaggiati dal punto di vista economico da impiegare localmente”. Ma niente di niente, l’amministrazione è sorda alle sollecitazioni della Fillea e del sindacato in generale. Insomma la proposta è chiara: creare bandi comunali dove gli operai edili nostrani, disoccupati di lunga durata, possano essere coinvolti attraverso una contrattazione d’anticipo che metta insieme imprese, forze sindacali e sociali e l’amministrazione locale prevedendo un fondo che privilegi le imprese sane che utilizzino i lavoratori locali (soggetti svantaggiati dal punto di vista economico) in quota parte alleviando così la situazione di disoccupazione edile siracusana che segna nell’ultimo quinquennio un -51% e -62% negli ultimi 7 anni. Meno foto e più idee per il settore edile: questa la sfida che la Fillea lancia al sindaco ed alla sua amministrazione. “Il referendum appena conclusosi lascia aperta una sfida - aggiunge il segretario degli edili - parlare seriamente di rinnovabili e incentivi che puntino alla bioedilizia ed alle nuove tecniche di costruzione. Si è calcolato a livello nazionale che insistere sulle rinnovabili vuol dire migliorare l’ambiente e creare 700 mila posti di lavoro potenziali, gli stessi che si sono persi in Italia negli ultimi 10 anni. Come Fillea Cgil, vorremmo incentivare un ragionamento di questo genere ma è chiaro che qualcuno ci debba metter i soldi ma ha preferito e consigliato di astenersi al referendum e non affrontare la grande questione energetica: sostenere e premiare le poche aziende che investono sull’edilizia innovativa ed incentivarne di nuove. Il sindacato sfida su questo tema le imprese ma il punto è che non abbiamo interlocutori. Forse non è il sindacato ad essere arroccato su vecchie posizioni!”. La Fillea peraltro a livello nazionale ed europeo è promotore di un progetto innovativo, recentemente approvato dalla Commissione europea, Broad - Building a Green Social Dialogue che punta su green economy. “Il progetto - ci dice Carnevale - coinvolgerà i sindacati di quattro paesi europei, centri di ricerca, associazioni datoriali, con l’obiettivo di realizzare, al termine del percorso, una proposta di linee guida a supporto del dialogo sociale nei processi di transizione verso il green building, per lo sviluppo del mercato del lavoro e la crescita, nel segno della qualità e del rispetto dei diritti e della salute, delle competenze professionali dei lavoratori. Si studieranno le principali tendenze nello sviluppo della bioedilizia a livello nazionale ed europeo e i modelli di successo da diffondere attraverso lo scambio di esperienze e buone pratiche tra i paesi e le parti sociali. Ecco, nel territorio siracusano vorremmo stimolare questa tendenza per segnare la divisione tra vecchie imprese e nuove e trovare soluzioni comuni”. Forse essere pregiudiziali non aiuta la città né l’edilizia come di fatto è accaduto con la bretella Targia, sulla quale nessun siracusano ha potuto trovare impiego e di certo non aver neppure tentato di inserire una clausola di salvaguardia sociale sull’occupazione non è stato un segnale positivo. Vero è che direttive europee scoraggiano le amministrazioni perchè l’impresa deve essere libera di scegliere chi vuole ma la verità è che bisogna trovare il meccanismo giusto: i comuni di Alcamo, Trapani e Bologna ne sono l’esempio. Forse l’amministrazione Garozzo un’occhiata a quanto accaduto in quei comuni può darla… magari facendosi aiutare da chi le proposte le fa e le vuole pure condividere. L’eroico professore costretto a fare il deputato regionale portasse bene. E così non passava giorno che non vi fosse un regalo da fare. L’onorevole era diventato esperto e sapeva come risparmiare puntando ai cucchiaini d’argento, ma anche così il misero stipendio finiva in un attimo. Aveva provato a fare un appello in televisione illustrando la misera situazione della sua famiglia, ma la gente, si sa, è insensibile e quando uno si trova in difficoltà, nessuno è disposto a dargli una mano. Anzi, lo avevano preso in giro senza pietà, approfittando della sua ingenuità e della sua predisposizione alla sincerità. Ma chi è l’on. Enzo Vinciullo e qual è la sua storia? Appena nato si iscrive alla Democrazia Cristiana e comincia a frequentare segreterie politiche, coltivando fin dall’infanzia il vizio che lo avrebbe portato alla rovina. Per un lungo periodo sembra uscito dal tunnel e riesce a stare abbastanza lontano dalla sua dipendenza dalla politica. Si laurea, diventa professore e poi per quindici anni vicepreside in una scuola privata nota per l’assoluto rigore e la severità: l’Istituto scolastico Santa Maria. Eccelle nelle attività equestri diventando prima Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme e poi Cavaliere della Repubblica. Ma il vizio della politica riprende il sopravvento e il nostro comincia a rifrequentare gli equivoci ambienti del Comune di Siracusa finendo per fare il vicesindaco. Comincia da lì la spirale negativa che lo porterà al tracollo economico. E cominciano i primi inviti a matrimoni che dovevano fargli capire che quello era solo l’inizio.Da quel momento non riesce più a fermarsi e nel 2008 viene eletto deputato regionale. Il conseguente appellativo di onorevole funziona come il miele per le mosche per i nubendi della provincia. Poi arriva, nel 2012, la seconda legislatura e più tardi persino la Presidenza della Commissione bilancio (che pare gli sia stata data ad honorem proprio a causa della sua grande capacità di cercare di far quadrare il difficile bilancio familiare). Intanto si caratterizza per la straordinaria coerenza e la chiarezza nella collocazione all’interno del parlamento siciliano. Eletto in Forza Italia, passa con NCD, il partito di Alfano, noto per avere un nome di centrodestra e per partecipare invece all’alleanza di centrosinistra. Vinciullo però non è uomo da accettare compromessi e si schiera senza esitazioni all’opporanza, meglio definita maggiosizione. Le sue posizioni chiare contro il governo e a favore dello stesso sono ormai tradotte e interpretate (per quanto possibile) e studiate nelle migliori scuole di esegesi politica, e nelle università stanno per essere avviati i corsi di ermeneutica del pensiero e dell’azione dell’onorevole Vincenzo Vinciullo. Un’altra delle sue caratteristiche peculiari è la vivace curiosità. Ha, infatti, presentato nell’ultima legislatura quasi ottocento interrogazioni parlamentari. Considerando i giorni di atti- vità dell’ARS, quasi due al giorno. Probabilmente il suo obiettivo è battere qualche record. Ma non osiamo neppure immaginare quanto deve essere difficile. Il pensiero “Che cosa domando domani?” assillerà certamente tutte le sue notti, alternandosi all’elenco dei regali da fare. Un grande fantasista l’on. Vinciullo che deve anche dare motivazioni agli scioperi della fame ai quali, come abbiamo detto, è spesso costretto. L’ultimo ha raggiunto un livello di genialità non comune: ha, infatti, utilizzato come motivazione il voler fare pressioni nei confronti del sindaco Garozzo e dell’ASP per individuare rapidamente l’area per il nuovo ospedale di Siracusa. La competenza pare fosse del consiglio comunale, ma questo ha poca importanza. Quello che conta è lo straordinario senso civico di un uomo che riesce a fare anche in questi casi “di necessità virtù”. Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] LAVORO LA CIVETTA di Minerva 5 “Avevamo proposto una sfilata per le vie della città con gli abiti di scena, l’addobbo delle vetrine…” Arturo Linguanti (Confesercenti):“43 giorni di spettacoli classici possono diventare occasione di sviluppo con iniziative innovative” politica culturale più mirata, il di Marina De Michele sindaco di Ferla con le sue tantissime iniziative sono stati tutti in grado di rilanciare i loro comuni, l presidente della Confesercenti di aumentare il numero dei sogArturo Linguanti ci prova an- giorni di turisti e visitatori. Solo cora una volta. Sono anni ormai Siracusa, nonostante l’incremenche tenta di suggerire all’ammi- to del numero dei turisti, rimane nistrazione comunale alcune ini- appena sopra la media dei due ziative che, associate alla grande giorni di permanenza in città. Rastagione degli spettacoli al teatro gusa e Trapani sono già a quattro. greco, abbiano un’attrattiva tale Non mi sembra si faccia quanto si da indurre i tantissimi spettatori dovrebbe. del mordi e fuggi a trattenersi al- La stessa proposta dell’assessomeno un giorno in più a Siracusa re Teresa Gasbarro, il progetto piuttosto che andar via non appe- “Fuori Teatro con gusto”, con na si sia spento l’ultimo applauso. degustazioni dei prodotti enogaAi primi di marzo, in un incontro stronomici di eccellenza del tercon moltissime imprese del turi- ritorio, nella sua indiscutibile vasmo, dell’accoglienza e del com- lidità, presenta, a mio avviso, un mercio, alla presenza di Ivan lo punto debole. Realizzato lì dove si Bello, sembrava si fossero poste le prevede, nei pressi di casina Cuti, basi per cambiare rotta, anche gli può al massimo ritardare l’orario albergatori si erano detti disponi- di partenza dei visitatori ma non bili a chiedere una cifra simbolica, modificare le loro abitudini. Il solo 10 euro, per la terza notte di pullman ripartirà un po’ più tardi soggiorno. ma il numero dei pernottamenti “Il sindaco di Avola grazie all’at- resterà invariato. tenzione prestata al litorale con la Da tempo ormai, di anno in pulizia sistematica delle spiagge, anno, proponiamo qualcosa di il sindaco di Noto attraverso una più strutturato che convinca i I visitatori a trovare persino conveniente un giorno in più a Siracusa facendo sì che gli spettacoli teatrali non restino altro rispetto al tessuto vivo della città ma sia essa, nel suo insieme, a trasformarsi in un enorme palcoscenico delle rappresentazioni. Per l’intero ciclo le vetrine dei negozi potrebbero essere addobbate con materiali (locandine, manifesti, etc.) relativi alle tragedie rappresentate e i negozi aderenti ai Centri Commerciali Naturali potrebbero praticare sconti sulle vendite agli acquirenti non re- sidenti nella provincia, e così a marzo si era convenuto. Avevamo anche proposto una sfilata, coi costumi indossati dagli attori nei vari cicli delle rappresentazioni, che partisse dalla sede dell’INDA per giungere al Teatro Greco, snodandosi lungo Corso Matteotti, Corso Umberto, Corso Gelone, da svolgersi in uno o più giorni. La Confesercenti si era detta disponibile a organizzare l’evento, accollandosi anche i relativi oneri (escluso quello per l’eventuale stipula di polizza assicurativa sui costumi). Ma le idee potrebbero essere anche altre se ci fosse capacità di ascolto”. Una richiesta disattesa, lamenta Linguanti, è anche stata quella di poter utilizzare l’antico mercato di via De Benedictis in Ortigia per il dopo spettacolo: uno spazio chiuso, suggestivo, per performance di artisti, musicisti, attori, per presentare un libro, per altre attrazioni nonché per la presentazione dei prodotti enogastronomici. “Così, e non attraverso un solo partner privato come si prevede ora di fare, sarebbe stata concreta l’occasione di avere una vetrina e un canale di promozione delle eccellenze prodotte sul territorio. La crisi economica che attanaglia soprattutto i piccoli e medi imprenditori si deve combattere grazie a un atteggiamento di maggiore flessibilità e disponibilità da parte dell’ente locale che dovrebbe avere il ruolo di attrattore e selezionatore delle proposte, essere regista nell’organizzazione avvalendosi anche della creatività dei tanti giovani che forse sarebbero disposti a collaborare per indicare nuovi percorsi, per pensare a qualcosa di più fresco, innovativo. Abbiamo bisogno di autentico entusiasmo, di qualità, non di ripercorrere strade impolverate dal ripetersi degli schemi triti e ritriti. Un ciclo di 43 giorni di spettacoli, un evento unico, ancora una volta non diviene volano di sviluppo. I cittadini ne sono estranei e non sono resi partecipi. Quasi quasi non sono neanche adeguatamente informati loro stessi. Basta andare sul sito dell’Inda, si dice, come se questa fosse una risposta sensata”. “Con un unico documento e un unico obiettivo questo ci darà forza nei confronti della Regione” Mario Rizzuti (Filctem Cgil):“IAS, finalmente forze sociali, sindacali, lavoratori aziende, sindaci e deputazione fanno squadra per il ripristino della convenzione” “Bisogna evitare che una nuova gara d’appalto rimetta in discussione l’attuale organico” di Concetta La Leggia S ono trent’anni che l’Ias svolge il ruolo di pesce pulitore dell’intera area industriale e se oggi non vi sono più sversamenti a mare da parte delle aziende dell’area industriale e delle due città collegate, Priolo e Melilli, è perché l’Ias svolge bene la propria funzione. L’industria Acqua Siracusana fu costituita per volontà del Consorzio ASI (Area di Sviluppo Industriale oggi Irsap, che ne è socio pubblico di maggioranza) di Siracusa e di alcuni partner pubblici, i Comuni, e privati con le grandi società industriali insediate nell’area di Priolo-Melilli-Augusta. Alla IAS per mezzo di convenzione stipulata tra la stessa e l’ASI viene affidata la gestione dell’impianto di trattamento delle acque reflue (e del collettore) degli stabilimenti petroliferi e petrolchimici dell’area industriale, dei Comuni di Priolo e Melilli e della frazione di Belvedere del Comune di Siracusa. Oggi si sta tentando di coinvolgere anche Augusta, città che potrebbe fruire del servizio. “L’Ias – ci spiega Mario Rizzuti, segretario provinciale Filctem di Siracusa - svolge un’importante funzione che ha consentito e consente di far convivere nella stessa area la storia, l’ambiente e la bellezza assieme all’industria. Uno strumento prezioso per il territorio che ha evitato sversamenti a mare e di certo il recupero e la valorizzazione di Marina di Priolo ne è la lampante dimostrazione. La nota dolens è però oggi rappresentata dalla convenzione trentennale, scaduta il 31 dicembre del 2015. Come Filctem abbiamo tentato tramite audizioni e deputazione regionale di far intervenire la regione Sicilia sul tema, forti non solo del numero di impiegati e delle alte professionalità da tutelare ma anche del rischio latente che un possibile bando pubblico arrecherebbe all’assetto organizzativo complessivo e all’equilibrio maturato in questa trentennale esperienza. “L’Ias peraltro è uno dei pochi enti che paga un canone annuale di 500 mila euro e che ha reso un servizio vero alla collettività. La Regione è intervenuta ma non ha firmato una nuova convenzione, parte per beghe politiche, parte perché molte Asi in Sicilia sono commissariate su trasparenza, legalità e gestione, sebbene l’Asi di Siracusa non sia stata coinvolta in vicende sospette. La Regione ha dato una proroga di 6 mesi con scadenza a giugno e ne ha previsti altri sei, complessivamente per un anno. Ma con le nuove norme legislative si potrebbe arrivare alla gara d’appalto e il rischio è evidente: nuovo assetto vuol dire rimettere in discussione le maestranze, l’attuale organico, le tariffe, i partner e l’equilibrio complessivo raggiunto. Nel depuratore lavorano 61 diretti e 20 dell’indotto, una ottantina di professionalità eccelse che si occupano anche del laboratorio, il cui compito è controllare la qualità dell’acqua che viene rimessa a mare”. Con le nuove norme legislative, peraltro, i tempi si allungherebbero a scapito del sistema e del suo funzionamento a meno che non vi sia una comunione d’interessi positivi che consentirebbe, in tal caso, di andare nuovamente a convenzione rivisitata e adeguata comunque alle leggi sull’ambiente. “In questo momento forze sociali, sindacali, lavoratori, aziende, sindaci di Melilli e Priolo ma anche Augusta e tutta la deputazione regionale hanno scelto di fare squadra e andare alla Regio- esterno e non solo su quello che ha occupazione”. E adesso vediamo ne con un unico documento e un già, recuperando economie, inve- quale risposta darà la silente Reunico obiettivo: chiedere il ripri- stendo su innovazione e creando gione. stino della convenzione adattandola alle nuove leggi. Far fronte comune per evitare il rischio che qualche azienda straniera venga a gestire il depuratore modificando le tariffe di scarico, mettendo in forse l’occupazione e cambiando un assetto ormai consolidato e assolutamente positivo. Per la prima volta tutte le figure politiPREMIO NAZIONALE “MARIO FRANCESE” 2012 che, istituzionali, aziendali e sinEditrice dacali si sono trovate in accordo ASSOCIAZIONE CULTURALE MINERVA e questo non solo ci consentirà Viale Santa Panagia136/H - 96100 Siracusa di parlar chiaro con il governo regionale ma di chiedere anche web: www.lacivettapress.it investimenti per l’innovazione e e-mail: [email protected] Tel. 333 1469405 / 333 7179937 il miglioramento ulteriormente dell’impianto”. Direttore: Franco Oddo E magari nel rinnovo della conVice direttore: Marina De Michele venzione inserire l’avvio dell’impianto di osmosi, fermo da semPubblicità: pre, che, attraverso un processo [email protected] di filtraggio delle acque reflue, Grafica ed impaginazione: produrrebbe acqua per usi irrigui, Il Cubo s.r.l. agricoli e nuovamente industriali. “Invece che attingere dalla falda - ci spiega Rizzuti - si potrebbe Unipol – Iban IT37O03127171000 0000 0000 726 utilizzare l’acqua che oggi viene intestato ad Associazione Minerva. scaricata pulita a mare. L’Ias ha inoltre un’enorme potenzialità e Stampato su carta Reg. Trib. di Siracusa riciclata “FAVINI” potrebbe non solo essere fornitore dell’area industriale ma mettern° 1509 del 25/08/2009 si sul mercato e creare ulteriore occupazione e rivolgere una forte attenzione alle specificità dei Stampa: territori in cui opera. La convenTipolitografia Geny zione insomma deve prevedere la possibilità di creare una nuova Canicattini Bagni (SR) efficienza per far sì che l’impianto Telefax: 0931 946013 Foreste controllate acque siracusane vada sul mercato 6 LA CIVETTA di Minerva ACQUA Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Il testo presentato dai cittadini è stato prima annacquato e poi stravolto nel suo iter legislativo La legge sull’acqua pubblica è piena di trucchi, combinati disposti e tranelli normativi che rivelano lo scopo sottaciuto di privatizzarla garanzia, sino a costringere di Concetto Rossitto i poteri pubblici a verificare quell’inadempienza di carattere risolutorio. Ma cosa on si giochi con le paro- facevano i signori dell’ATO le. La Camera ha appro- (autorità d’ambito), che avrebvato il 19 u.s. una legge bero dovuto verificare, sin dal che dovrebbe definire i momento dell’affidamento, l’e“princìpi per la tutela, il gover- sistenza delle garanzie fideiusno e la gestione pubblica delle sorie? Perché, rispetto a questo acque”. Il PD la annuncia con impegno contrattuale, concestoni trionfalistici e asserisce sero prima una proroga e poi che tale legge recepirebbe il sa- non esercitarono alcun succrosanto principio secondo il cessivo controllo? E perché fu quale tutte le acque superficia- necessario l’intervento coragli e sotterranee sono pubbliche gioso del commissario Buceti e non mercificabili. Ma la veri- per revocare la concessione al tà è ben diversa. gestore privato? Perché i tribuNoi, assieme ai comitati per nali, pur individuando l’illela difesa dell’acqua pubblica, gittimità della gara (sentenza riteniamo che la nostra propo- del CGA) e pur prendendo sta di legge di iniziativa popo- atto delle inadempienze, non lare (presentata nel 2007 con sentenziarono la nullità del un corredo di 400 mila firme contratto? ed affiancata all’iniziativa re- Forse perché abbiamo grovigli ferendaria, risultata trionfan- di leggi che finiscono per prite) sia stata tradita. Infatti il vilegiare, in qualche modo, la nucleo fondamentale della no- parte inadempiente: un constra proposta di legge prevede- tratto può rimanere in vigore, va che il servizio idrico potesse pur risultando frutto di una essere affidato solo a enti di di- procedura illegittima, se non ritto pubblico e non a privati. interviene un atto d’imperio Purtroppo è innegabile che, risolutorio da parte di uno dei sia in Commissione Ambien- contraenti. La politica (tutta!) te come poi in aula, il Pd e le si è dimostrata inetta ed inforze spurie che lo sorreggono capace di compiere quell’atto (transfughi e verdiniani) han- dovuto; qualche amministrano stravolto il senso del dise- tore è stato costretto, con acgno di legge originario, apren- cuse poi rivelatesi infondate, servizi pubblici locali, decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015. In esso viene sancito l’obbligo di gestione dei servizi pubblici locali attraverso società per azioni e viene reintrodotta la «adeguatezza della remunerazione del capitale investito» nella composizione della tariffa. La stessa norma che 27 milioni di cittadini avevamo abrogato nel 2011con uno dei due referendum sull’acqua. E che dire dell’impugnativa esercitata da Renzi contro la legge regionale n. 19/2015, che ha osato privilegiare la gestione pubblica del servizio idrico rispetto ad altre soluzioni possibili? Evidentemente il signor Renzi non digerisce questa opzione per la gestione pubblica, privilegiata nella legge regionale rispetto alle gestioni private. E che dire dell’Assessore regionale Contrafatto, la quale ha candidamente dichiarato in Commissione che la legge regionale sarà riformata secondo le richieste contenute nella impugnativa renziana? L’Assessore può modificare una legge a richiesta del premier nazionale? Il potere legislativo è subordinato all’esecutivo? Che fine ha fatto l’autonomia sancita dal nostro Statuto? E come mai nessuno parte del gestore unico d’ambito. Tale fagocitazione (contrabbandata mediaticamente dall’attuale governo nazionale come salvifica riduzione delle municipalizzate e delle partecipate) è architettata dalla renzianissima norma che stabilisce l’unificazione delle gestioni esistenti in mano all’azienda che risulti fornire il servizio ad almeno il 25 % degli utenti dell’Ambito. Ora, supponiamo che un sindaco o alcuni sindaci di un Ambito (ATO) decidano di non affidare il servizio idrico e di gestirlo con una azienda speciale interamente pubblica. Il riferimento ai nostri sindaci resistenti dei Comuni montani iblei e a qualche altro sindaco resiliente è sin troppo esplicito e non è il caso di citare i nomi. Essi corrono il rischio di vedersi costretti a cedere il servizio idrico (che hanno difeso coraggiosamente o che hanno recuperato dopo la revoca della concessione a SAI8 e dopo il fallimento di essa) all’azienda che nell’ambito risulti contare oltre il 25% di utenti. Potrebbe accadere domani nell’ATO di Siracusa, se l’attuale gestione privata del capoluogo, di proroga in proroga (o per altro accidente), diventasse definitiva. Accade già oggi in Toscana do al mercato (ossia ai privati) la gestione dell’acqua. Anzi, addirittura relegando in posizione marginale la prospettiva della gestione pubblica. A nostro avviso, il principio secondo il quale l’acqua è un bene pubblico e non mercificabile non può essere disgiunto in alcun modo da una gestione pubblica del servizio idrico. Predicare che l’acqua è pubblica quando scorre nel sottosuolo o nei fiumi, ma aggiungere che possa essere affidato a privati il servizio idrico che la capta, la potabilizza e la adduce alle abitazioni dei cittadini (in regime di monopolio di fatto, essendo unica la rete di distribuzione in ciascun territorio) significa smentire furbescamente il principio predicato in premessa. L’acqua rimarrebbe pubblica solo in teoria, ma l’uso di essa sarebbe condizionato da un privato intermediario, autorizzato a lucrare sul servizio in condizioni di monopolio e, di fatto, posto in condizioni di dominanza nel rapporto coi cittadini. Né vale obiettare che il gestore privato sarà sottoposto a controlli. Quanto poco efficacemente possa essere controllato un privato gestore di un servizio idrico lo abbiamo sperimentato qui, in provincia di Siracusa, con SAI8. Noi, cittadini dei comitati e redattori volontari della Civetta, abbiamo instancabilmente sollevato la questione del mancato rispetto delle clausole di osa fiatare di fronte a tanto degrado della democrazia? Presidente Mattarella, se ci sei, batti un colpo! Noi siamo preoccupati. Tu no? E siamo anche arcistufi di altri espedienti, come i meccanismi premiali per gli Enti Locali che dismettano le loro partecipazioni (ad es. utilizzo al di fuori del patto di stabilità interno degli introiti delle vendite): si tratta di furbeschi incentivi “obliqui” per dismissioni e privatizzazioni. E, se non andiamo errati, con le ultime modifiche apportate al DDL Madia, si prevedono sanzioni (ad es. riduzione dei trasferimenti statali) per quegli Enti Locali che risultino inadempienti nella “razionalizzazione” delle aziende partecipate. Ci sembra la tattica del bastone e della carota, studiata per invogliare i Comuni a privatizzare e per sanzionarli se non privatizzano il servizio idrico. Ora la legge nazionale, in coerenza con tale intendimento, nega la gestione pubblica esclusiva, la cancella come soluzione prioritaria e la consente solo in via residuale. No, signor Renzi. No, signori deputati del PD. Così non va bene. E sappiate che non abbiamo dimenticato altre vostre trappole. Più volte abbiamo denunciato, dalle pagine di questa Civetta, la strana manovra di chi proponeva la riduzione degli ambiti come un tentativo di agevolare la fagocitazione delle gestioni comunali da ed esattamente nel paesino di Zeri, che è l’unico a non aver consegnato gli impianti idrici a Gaia, che gestisce dal 2005 l’acqua di 48 comuni di Lucca, Pistoia e Massa Carrara. Zeri riesce ad erogare un ottimo servizio a costi sensibilmente inferiori a quelli praticati da Gaia, che è una spa a totale partecipazione pubblica, ma che domani potrebbe essere compartecipata e poi scalata da privati. Altrove (come potrebbe accadere qui, nel nostro territorio) i Comuni che gestiscono la propria acqua potrebbero essere costretti a consegnare direttamente le reti al gestore privato meglio piazzato nell’ ambito. A nostro avviso, la legge approvata dalla Camera presenta vistose incongruenze e intollerabili alterazioni rispetto all’ iniziale proposta. È chiaro che il legislativo ha il potere di variare una proposta di iniziativa popolare; ma noi ci chiediamo, allibiti, a chi possano giovare gli stravolgimenti apportati. E arriviamo alla seguente conclusione: forse non abbiamo solo una politica sguattera delle lobby dei petrolieri. A noi sembra che la politica si stia rivelando anche sguattera degli interessi delle lobby desiderose di lucrare sull’acqua pubblica. Se vogliono smentirci coi fatti, correggano la legge approvata dalla Camera. E lo facciano in fretta. N a mollare il mandato senza poter esercitare l’annunciata volontà risolutoria. Ci riferiamo al caso Bono. Rispetto al quale avevamo capito bene noi della Civetta come stessero le cose. Purtroppo viviamo da secoli in un paese in cui, a saper maneggiare le gride e le leggi, nessuno è reo e nessuno è innocente e chi osa mettere i bastoni fra le ruote dei potenti rischia di rimanere stritolato dagli ingranaggi. Per questo bisogna evitare di affidare un servizio così delicato come quello idrico a privati ed è meglio rinunciare a priori alla pia illusione di poterli controllare efficacemente. Contavamo sulla nostra legge di iniziativa popolare per metterci al sicuro da ogni rischio di affidamento incauto. Ma il testo presentato dai cittadini è stato prima annacquato e poi stravolto nel suo iter legislativo: l’affidamento (previsto inizialmente solo per enti di diritto pubblico) fu poi esteso anche ad altri possibili gestori attraverso l’introduzione di una formula che attenuava la disposizione originaria. Infatti nel testo apparve una dicitura che garantiva (si fa per dire!) l’affidamento «in via prioritaria» a società interamente pubbliche. In tal modo, attraverso il non detto (o attraverso una non esplicitata via subordinata) veniva aperto uno spiraglio all’intrusione di gestori privati. Successivamente il testo attuale, modificato in Commissione Ambiente, arri- va ad affermare una cosa ben diversa (che emerge sempre attraverso il non detto): il servizio idrico locale può essere affidato anche a società interamente pubbliche. Anche! Non esclusivamente! Come dire: in via residuale o eccezionale, non sistematicamente. E nemmeno in via prioritaria, come affermava la stesura intermedia. Inoltre, smentendo l’assunto predicatorio sulla non mercificabilità delle acque pubbliche (tali finché scorrono nei fiumi o nelle falde sotterranee), si arriva dichiarare «di interesse economico generale» il servizio idrico locale, assoggettando in tal modo la fornitura dell’acqua alle logiche di mercato. Di un mercato in cui la concorrenza (per via della erogabilità dell’acqua solo attraverso una rete idrica) può essere esercitata solo nel momento della gara di affidamento, ammesso che essa sia effettuata senza trucchi e senza inganni. E noi sappiamo bene che le gare pubbliche sono spesso viziate da inconvenienti vari. A proposito: la gara con la quale il servizio idrico di Siracusa è stato riaffidato a privati è regolare? Si è trattato di gara di tipo europeo, come sarebbe stato necessario, considerata l’entità dell’affare? Non lascia alcuna perplessità una strana dichiarazione che, a nostro avviso, non chiarisce la questione, ma si limita a rilevare solo che «sarebbe stato più opportuno che il Comune di Siracusa pubblicasse l’avviso non solo sul proprio sito web, ma anche sulla Gazzetta Ufficiale e in quella dell’UE, in omaggio ai principi di pubblicità,trasparenza e non discriminazione»? Ci fu vera concorrenza, considerato che già in fase di gara il bando invitava le poche aziende interessate a unirsi in una Associazione Temporanea di Imprese? Ma sorvoliamo sulle questioni locali, per tornare alla dimensione nazionale. E per dichiarare che siamo arcistufi dei tranelli tesi contro gli interessi comuni per “combinato disposto”. A noi sembra che la legge approvata alla Camera si colleghi, per combinato disposto, con il Testo Unico sui Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] ACQUA LA CIVETTA di Minerva 7 360mila euro in due le spese di giudizio che dovranno pagare l’ex gestore del servizio idrico e Saceccav Nelle secche il fallimento di Sai 8: bancarotta semplice o fraudolenta? Transazione tra curatela e Comune, 180 mila euro su quattrocento di Marina De Michele 26 novembre 2013: la Procura di Siracusa emana la sentenza dichiarativa di fallimento della Sai8 spa, società gestore del servizio idrico per la provincia di Siracusa, in realtà di solo 10 comuni su 21 - 11 quelli che non consegnano i propri impianti -, individuando gli estremi per formulare un’accusa di bancarotta (fraudolenta?) per 74 milioni di euro e di altri vari reati a carico di amministratori e sindaci della società stessa. 20 maggio 2014: la Sezione I della Corte di Appello di Catania, su parere conforme del Procuratore Generale della Repubblica, respinge la richiesta di revoca della dichiarazione di fallimento presentata dal legale rappresentante della Sai8. Privi dei necessari requisiti di certezza e liquidità i crediti che la Sai8 ha dichiarato invece essere esigibili e gravissima l’esposizione debitoria. Di 15 milioni le fatture non pagate all’Enel, di quasi un milione e 400mila il debito con lo IAS (“con ragioni di credito difficilmente contrastabili” a differenza delle pretese della società), “reiterato omesso tempestivo pagamento di imposte tasse e contributi previdenziali e assistenziali all’Inail e soprattutto all’Inps”, decreti ingiuntivi irre- vocabili “in quanto non opposti né ormai opponibili” per l’importo globale di circa un milione di euro. E da allora, cosa è accaduto? “Il pm deve ancora valutare se rinviare a giudizio o meno. Presumo si sia ancora nella fase delle indagini preliminari. Verosimilmente sarà in corso l’attività di integrazione di indagini su richiesta degli avvocati degli imputati che avranno forse chiesto di effettuare alcuni interrogatori” è la laconica dichiarazione telefonica dell’avvocato Bruno Leone che difende il Comune di Siracusa, costituitosi parte civile nel processo (ricordiamo che anche la Sogeas, presente in Sai8 e per il 60% di proprietà comunale, è fallita con modalità anch’esse meritevoli di approfondimento). Chissà se come regalo di com- pleanno, a tre anni, ci sarà una svolta e la situazione diventerà più chiara, sebbene ai più, alla gente comune, già appaia chiarissima. Continua invece nei suoi accertamenti dello stato passivo della società la curatela che ha battuto cassa anche nei confronti del Comune di Siracusa: quasi 400mila euro ancora da corrispondere per i consumi idrici dal 2013 (e un esiguo pregresso di 20mila euro del periodo 2008/2011) alla data di chiusura dell’esercizio provvisorio (il 25 aprile 2014). Un debito riconosciuto solo in parte dall’amministrazione che già aveva presentato alcune contestazioni alla Sai8 relative ai criteri di fatturazione, a consumi anomali e alla mancata manutenzione delle fontane cittadine ornamentali, impegno assunto ma non mantenuto dalla società. Da qui la de- cisione di transigere, fatti i conti, con una somma concordata con la curatela in 180mila euro, poi deliberata dalla Giunta il 5 aprile scorso. E fa la sua parte anche la Guardia di Finanza. A settembre dello scorso anno la notizia che le Fiamme Gialle hanno quantificato in un milione e 423mila euro l’omesso versamento da parte della Sai8 delle ritenute operate nei confronti di lavoratori dipendenti e autonomi per il solo anno di imposta 2012. Da qui, si deve presumere, la denuncia all’autorità giudiziaria dell’amministratore pro tempore che si troverà di fronte alle modifiche che, proprio a gennaio di quest’anno, sono state apportate alla normativa relativa ai reati fiscali. Sebbene si sia parlato di una vera e propria depenalizzazione del reato, dato l’innalzamento della soglia di rilevanza penale (per l’omissione di versamenti previdenziali di importo fino a 10.000 euro è prevista solo una sanzione pecuniaria da 10.000 a 50.000 euro), se l’omissione riguarda versamenti previdenziali di importo superiore a 10.000 euro, scatta la reclusione fino a tre anni e una sanzione fino a un milione di euro da poter pretendere attraverso un decreto di sequestro preventivo, anche nella forma “per equivalente”, sui conti e sui beni del responsabile. Un ulteriore colpo alla società che si è andato a sommare alla sconfitta sia della Sai8 che della Saceccav avanti al Tar di Catania. Non solo i giudici amministrativi non hanno riconosciuto, a titolo di risarcimento danni, né i 105 milioni che la Sai8 pretendeva dagli 11 comuni per essersi rifiutati di affidarle la gestione del servizio idrico né gli ulteriori 50 pretesi da tutti i 21 comuni dell’Ato 8 per non averle consentito di eseguire le opere infrastrutturali connesse al servizio, ma hanno anche condannato le due società alle spese del giudizio: a 174mila euro la prima e a 186mila la seconda. Anni luce da quando l’assessore regionale all’energia Nicolò Marino, ex magistrato, denunciava nel settembre del 2013 fatti clamorosi su cui, come sempre accade, è ora caduta una coltre di silenzio. Secondo Marino, ad aiutare la Sai8 a “liberarsi” di Ferdinando Buceti, commissario dell’Ato a cui si deve proprio la risoluzione del contratto con il gestore del servizio, fu addirittura un giudice del Tar di Palermo, iscritto alla massoneria, che dettò il testo del ricorso, poi naturalmente accolto, con la conseguenza che i commissariamenti vennero bloccati e lo stesso Marino fu costretto a emanare una nuova direttiva. “Circa la condotta del magistrato – riferiva Live Sicilia riportando le parole dell’assessore - saranno ef- fettuate le dovute segnalazioni al Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa. Il magistrato in questione risulta iscritto (almeno sino al febbraio 2013) alla massoneria; pur potendo ciascun cittadino della Repubblica autodeterminarsi liberamente, ritengo da uomo delle istituzioni che un appartenente alla magistratura non possa prestare due giuramenti, uno per la Repubblica italiana, un altro per diverse entità. Giova ricordare che le vicende della Società SAI 8 si inseriscono in un complesso contesto giudiziario e amministrativo, caratterizzato da plurime segnalazioni effettuate dal Commissario liquidatore dell’Ato idrico di Siracusa, Ferdinando Buceti, presso svariate sedi giudiziarie”. Cosa si sia fatto di questa segnalazione rimane un mistero e non essendo riferito il nome del magistrato, è impossibile per i più sapere se sia ancora in attività e se persegua eventualmente gli stessi metodi. La Sai8 allora, comunque, rispondeva punto per punto alle osservazioni di Marino, evidenziando la linearità e correttezza del proprio operato così come dell’iter procedimentale e comunicava di aver dato mandato ai suoi legali “al fine di tutelare nelle sedi opportune sia i propri diritti che la propria immagine”. Ci diceva spesso: “Ora che siete entrati qui dovrete indossare delle mutande di latta” Quel “nano maledetto” che in azienda bloccò la mia carriera temendo che volessi scalzarlo da responsabile della formazione ché di questo feroce nomignolo. In di Antonio Andolfi verità, s’intravvedeva la sua espressione sempre sospettosa e guardinsesta parte ga. Camuffava la sua insicurezza ravamo un gruppo di giovani così male da rendere il suo comperiti industriali entrati in fab- portamento ridicolo. A tutti noi brica nel 1980. L’azienda aveva diceva spesso e in varie occasioni: deciso queste assunzioni sia perché “Ora che siete entrati qui dovrete la fabbrica era a corto di tecnici sia indossare delle mutande di latta”. perché erano avvenuti gravi inci- La traduzione la capii in seguito: denti mortali che avevano portato voleva sottintendere che ci sarebbe sulla scena nazionale il sito di Prio- sempre stato qualcuno, in fabbrica, lo. Appena entrati, fummo posti in pronto a pugnalarti alle spalle. un corso di formazione che durava Lo capii subito dopo la fine del ben sei mesi. Era e rimase unico nel corso, quando mi capitò, nel fare suo genere. Lo scopo era di intro- traning on the job in un impianto, durre nella fabbrica tecnici prepa- di trovarmi in una squadra guidata rati alle nuove sfide con maggiore da un praticone, che aveva l’idea bagaglio nel lavorare in sicurezza. fissa di essere stato trattato male, Il grande stabilimento era oramai da operaio, dai suoi capi diplomati. diviso in aree di produzioni, la Ora doveva prendersi una rivincinostra era quella dei fertilizzan- ta su di me. Pertanto mi metteva ti. Ovviamente ci parlarono degli in cattiva luce quando poteva, acimpianti e dei servizi annessi e cusandomi se veniva trovata una connessi, altrettanto importanti, valvola aperta, o dichiarando che quali le officine, il laboratorio, ecc... non ero all’altezza di guidare una alcuni responsabili e anche il diret- squadra, anche se poi non sapeva tore si presentarono al corso. Infine spiegarne il motivo. giunsero degli esperti dalla dire- Il capo reparto, anche se intuì il zione centrale di Milano per spie- suo spregevole comportamento, gare con tecniche avanzate come non poté che chiedere il mio spogestire al meglio le dinamiche che stamento per non avere grane. Ma sorgono in un gruppo di lavoro. ritornando al corso, avvertivo che Il garante di questo corso così lun- il “nano maledetto” diventava semgo e complesso era il responsabile pre più sospettoso verso di me, mi della formazione, di fresca nomina. osservava spesso e verificava attenEra un tipetto basso e tarchiato no- tamente il mio operato. Fu così che, minato da alcuni “il nano maledet- il giorno dopo la fine del corso, mi to”. Inizialmente non capii il per- chiamò nel suo ufficio chiedendo- E mi un parere spassionato su chi tra i miei colleghi era pronto a dare il meglio. Gli risposi che si erano dimostrate tutte persone valide e per ogni nome motivai anche la propensione dimostrata. Ero caduto nella sua trappola. Ecco la necessità di indossare le mutande di latta. Mi rispose, infatti, che era del mio stesso parere, che anche la sua analisi combaciava con la mia. Solo allora capii cosa avevo fatto: avevo risolto il suo problema, perché da responsabile dello speciale corso i dirigenti aspettavano da lui un documentato e motivato report. Ora non doveva che trascrivere, riaggiustare, la mia elaborata analisi. Mi congedò e seppi dopo che aveva presentato ai superiori le mie osservazioni spacciandosele per sue. Avvennero anche altre occasioni, negli anni che seguirono, d’essere chiamato per aiutarlo, ma non accettai. Capitò poi un simpatico episodio. Poiché ero entrato in fabbrica da laureando e proseguendo stavo per laurearmi, incontrandomi in fabbrica mi disse: “Perché continua a studiare? Fa sacrifici inutili. Oramai ha un lavoro sicuro. Che cosa vuole concludere? Pensa che le assegneranno un posto migliore”? Davanti a quelle sue parole così presuntuose e irritanti volli rispondergli toccando un punto che mi sembrava debole in lui: il suo complesso d’inferiorità. Affermai che quel titolo mi sarebbe servito per ottenere il suo posto perché lui era solo un diplomato. Immediatamente, il suo viso diventò rosso. Girò i tacchi e andò via senza neppure salutarmi. Passarono parecchi anni quando fui chiamato nuovamente dal “nano maledetto”. Avevo saputo che stava per andare in pensione e pensai a un suo commiato, ma ciò che avvenne mi sconvolse. Aveva, in tutti quegli anni, di fronte alle richieste pervenute dalla sede centrale di Milano di una persona valida con specifiche competenze quali le mie, che avrebbero significato una mia diversa carriera, occultato la mia presenza. Aveva sempre dichiarato l’inesistenza di questa figura nel sito e se dalla lista del personale si scorgeva il mio nome con la mia laurea, unica in fabbrica, mi aveva definito soggetto da non considerare, tenendomi all’oscuro di iniziative formative dove era richiesta la mia partecipazione che, anche a suo dire, sarebbe stata importante e necessaria. Ora questa perfidia mi veniva confessata dallo stesso autore. Il “nano maledetto”, uscendo dalla fabbrica, volle giustificare il suo comportamento dicendomi: “Ero rimasto, da quando l’ho conosciuta, con la paura che poteva scavalcarmi e occupare il mio posto come responsabile della formazione, perché riconoscevo in lei grandi capacità rispetto alle mie”. Era vero che vari dirigenti mi stimavano, ma arrivare a sostituirlo era assurdo. Non ero raccomandato e non avevo le famose mutande di latta. Rimasi impietrito e senza parole. In pochi attimi ripercorsi col pensiero i tanti anni passati a svolgere attività meno soddisfacenti per me mentre in altre, che avrebbero apportato maggiore efficienza aziendale e mia soddisfazione, mi erano state sbarrate dalle paure irragionevoli di un “nano maledetto”. 8 LA CIVETTA di Minerva ATTUALITÀ Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Il coach filosofo e scrittore: “Devi mettere in discussione ciò che in te appare come ovvio, giusto, scontato” Gianfranco Damico: “Tante persone le lasci lì e le ritrovi identiche a se stesse 40 anni dopo.Terribile. Se si vuole, si è sempre migliorabili” di Ciccio Magnano 50 anni. Mente eclettica scevra da possibili categorie ideologiche. Formatore dalla straordinaria umanità, Gianfranco Damico è un coach apprezzato in Italia e all’estero. A differenza di altri intellettuali “de noantri”, alterna il lavoro sul “miglioramento delle persone” al ruolo di cameriere intrattenitore presso il ristorante di famiglia “La Foglia” a Siracusa. La Voglia di Miglioramento precede la consapevolezza di sapersi migliorabili? La precede in quelle persone che non hanno un’idea statica della loro identità e che sono affascinati dall’idea di poter continuamente evolversi, espandersi. La loro vita è un cammino di crescita, probabilmente per andare a trovare il meglio di ciò che sono. Poi ci sono anche milioni che né hanno voglia di migliorare, né si sanno migliorabili. Sono semplicemente paghi di sé. Li lasci lì, e li ritrovi identici a se stessi 40 anni dopo. Terribile. Ne ritrovo molti nei cosiddetti “posti fissi” a tutela blindata. Fissi come loro. La fissità, come ha ben identificato con uno sberleffo Checco Zalone, è una categoria antropologica e spirituale. Un modo di condurre la vita che mi fa venir voglia di tagliarmi le vene. Viviamo un’epoca oscurantista nella quale tutti ci vendiamo per quello che non siamo. L’uomo primitivo che c’è in noi domina la nostra vita. Qual è la tua visione? La mia visione è che non mi sembra come dici tu. Mai il mondo ha goduto di standard di qualità così elevati – economici, medici, giuridici, scientifici. Se ti sembra drammatico adesso è solo perché ti scordi quale teatro di sangue e sopraffazione continua è stato da sempre e in mano a persone che avevano potere assoluto. Una cosa però è nuova: il potere di manipolazione della materia comporta un rischio molto più elevato di far del male al pianeta. E’ questo il rischio che dobbiamo fronteggiare, prendendoci la responsabilità di trovare vie sostenibili allo sviluppo e rispettose di nostra madre terra; così come dei suoi figli meno fortunati. Perché società più integrate ed eque creano anche più sicurezza per il pianeta. Quanto la cultura è responsabile delle nostre scelte e dei nostri comportamenti? Lo è in misura molto ampia. Si nasce e si cresce dentro un contesto che ti fornisce già un ricco apparato di mediazione simbolica del mondo. Ma non lo è mai, per me, quanto la decisione che devi prendere a un certo punto di essere uomo o donna che compie le sue scelte e mette in campo le sue azioni. Di cui sarai per me sempre il principale responsabile. Niente scuse, niente alibi, mi spiace! Il tuo terzo libro completa un percorso di formazione e realizzazione di “un uomo nuovo” rinnovato, liberato dai propri “Tic e tabu’. Vuoi esporci il processo attraverso il quale è possibile questa liberazione da ‘noi stessi’? Quanti numeri della “Civetta” ho a disposizione? Scherzo. Un modo facile di risponderti è tornare alla tua prima domanda. Bisogna innanzitutto vivere la propria esistenza e soprattutto la propria identità come un percorso di evoluzione. Tu puoi migliorare. Se questo c’è, allora la domanda diventa: “come posso migliorare? Che altro di grande, di più splendido, posso essere, che non sono ancora?”. E qualunque risposta tu possa darti, il primo passo è sempre quello della consape- volezza, della capacità di guardarsi, di mettere in discussione ciò che in te appare come ovvio, giusto, scontato. Con inflessibile attenzione. Si potrebbe dire che il lavoro è quello di rimuovere ostacoli al campo di visibilità del tuo occhio, è quello di aprire prospettive, essere un campo aperto, liberare le tue mani dai lacci delle abitudini. Poi viene il resto. Il resto che costruisce eccellenza e che ho provato a delineare nei miei libri. Ma senza questo, nulla parte. Non scordarsi naturalmente di divertirsi, giocare, sparare minchiate, essere anche un po’ fatui e frivoli, e con una forte dose di auto-ironia. Questo ti impedisce di diventare poi una specie di insopportabile parrino dello sviluppo personale e spirituale. Che a quel punto il panettiere e l’elettrauto sotto casa tua rischiano di essere persone migliori di te. E spessissimo lo sono. Un abbraccio! E che bellezza e meraviglia siano sempre con voi. Da Nuit Débout alla tolleranza passando per il Can Can: cronache francesi in una sera di luna Una siracusana nella Ville Lumière. L’apéritif: nuove amicizie intorno a un bicchiere di vino e assaggi di società parigina glia al fianco della chiesa di Saint di Monica Lanaia Merri e che rappresenta il viso di un uomo che, indice davanti alle labbra, invita a fare silenzio. I bauna bella sera di un debutto risti corrono in tutte le direzioni, di primavera parigina. Il sole impugnando bicchieri di alcolici tramonta tardi e, fino alle e piatti di patatine, mentre, fra i nove, il cielo è luminoso. Non clienti, l’atmosfera è rilassata e la piove e – udite, udite – nessuna vicinanza dei tavoli invita a strinnuvola si avvista all’orizzonte. La gere nuove amicizie. temperatura è piacevole. Sì, in- «Excuse-moi, dove hai preso quel somma, si può stare solo con un braccialetto? È così carino». «Era cappotto, senza bisogno di giacca in una scatola della Birchbox». a vento, sciarpa e cappello (fla- Birchbox è un sito che spopola fra sh-news: al di fuori della Sicilia, le giovani francesi: ci si iscrive, si l’estate non comincia a fine aprile compila una scheda informativa e, qui, non indossiamo già le ma- (capelli grassi o secchi? Pelle miniche corte). sta o acneica? Prodotti per il viso, La piazza che costeggia il museo lozioni per il corpo o ungenti per George Pompidou, place Stravin- capelli?) e ci si abbona per soli sky, è gremita di tavolini: nella 15 euro al mese. Dal momento lingua di Molière si chiamano dell’addebito della cifra, ogni pub con terrasse, perché per i ma- giorno potrebbe essere quello in gniloquenti francesi uno spiazzo cui, nella cassetta della posta, si in cemento da cui non si gode troverà il regalo: la Birchbox, apnessuna vista panoramica è, co- punto. munque, una terrazza. Tecnicamente, è un regalo che Per guadagnare il massimo dello ci si è pagati. Ma le scatole inspazio possibile, i piccoli banchi fiocchettate e il bigliettino di rotondi sono incollati gli uni agli accompagnamento indirizzato altri, come in un’unica, immensa alla “chère et jolie mademoiselle” tavolata, e rasentano la fontana (cara e graziosa signorina, ndr), che ospita le coloratissime statue alimentano la sensazione che si di Niki di Saint Phalle, scultrice tratti di un regalo che ha spedito e femminista. Dall’alto delle ve- un amante premuroso o un’amitrate della biblioteca dell’attiguo ca affezionata. Oppure un regalo centro Pompidou, studenti svo- del postino, fa lo stesso. gliati osservano quella moltitudi- I pacchi contengono cinque mine di corpi stipati, un bicchiere di niature di alcuni fra i prodotti vino o una pinta di birra in mano: che una donna potrebbe desideanche loro vorrebbero essere già rare: creme per il corpo, matite immersi nella più tradizionale per gli occhi, balsami per i caconsuetudine tardo-pomeridiana pelli, pomate idratanti. Il dettadei giovani parigini, l’apéro. glio più simpatico è che l’attesa Un allegro vocio rimbomba nella mensile si risolve sempre in una piazza, in un buffo contrasto con sorpresa: non solo non si sa cosa il graffito di Jef Aérosol che si sta- conterrà la box, ma non si potrà È nemmeno influire sulla scelta di tale contenuto. Come un regalo vero e proprio, insomma. Inoltre, i prodotti all’interno della scatola sono di buona qualità: importanti marche collaborano con il sito per creare le proprie miniature – simili ai campioncini, ma leggermente più grandi – in modo da lanciare nuove varianti dei loro articoli; le marche meno note, invece, approfittano di questa distribuzione massiva per ottenere una provvidenziale notorietà. La quadratura del cerchio si ha in un’apposita sezione dello stesso sito internet, in cui è possibile acquistare, in formato normale, i prodotti di cui si sono ricevuti gli omaggi. E tale concetto, che potremmo definire di emancipazione delle coccole, ha molteplici diramazioni: esiste un abbonamento, per esempio, per ricevere dei collant. «C’est genial!» spiega Marion, la bionda che tiene un libro fra le mani e che ha attaccato bottone con noi, «Si ricevono due paia di calze al prezzo di una e sono così resistenti che non si sfilano quasi mai». «L’unico problema» rettifica Iléane, la sua amica dal largo sorriso, «è che, come per la Birchbox, non puoi sceglierne i colori: e se poi ti arriva un collant giallo canarino?» La serata continua, i bicchieri si susseguono e, quando Iléane si alza per raggiungere le toilettes (e la fila è parecchia, data la folla di bevitori), Marion rimane di nuovo da sola. Ma ha voglia di parlare. «Qualche sera fa, mi trovavo a Nuit Débout: facevo parte del comitato politico ed economico e abbiamo affrontato la questio- ne dei consumatori». Marion ci spiega la sua teoria: «È vero che chi compra merce a prezzi bassissimi ha le mani sporche di sangue e concorre a creare sfruttamento, dipendenza, speculazione, ma dobbiamo smettere di puntare il dito solo contro i consumatori: l’intera struttura della società è colpevole. Eppure,» prosegue «c’è una domanda a cui nemmeno noi di Nuit Débout siamo riusciti a dare una risposta: sarebbe pronta, questa generazione della mera apparenza, a rinunciare ad acquistare tanti capi di scarsa qualità per averne solo uno che costi molto, ma che sia di buona fattura? Non avremmo, poi, voglia di avere altro? Il basso costo non ci indurrebbe nella onnipresente tentazione di comprare anche se non siamo sicuri della taglia, del colore o della vestibilità?» «Ah, ma parlate di questo a Nuit Débout?» chiede Iléane, di ritorno dal bagno. «Anche», risponde Marion. Il movimento Nuit Débout, colmo di buoni propositi e di altisonanti ideali, sembra, ormai, subire una battuta d’arresto e produrre una minore eco; militanti e curiosi si riuniscono ancora in place de la République, ma il fenomeno manca di concretezza: la millantata natura apolitica del movimento si è scontrata, infatti, con la necessità di prendere una posizione chiara e un netto ruolo istituzionale. Qualche notte fa, inoltre, un noto filosofo reazionario, Alain Finkielkraut, è stato allontanato violentemente dalla folla e nemmeno l’intervento della Commissione Accoglienza e Sicurezza a Nuit Débout ha potuto evitare che tali alterchi facessero sorgere dei dubbi sulla natura realmente inclusiva della manifestazione. La nostra serata parigina prosegue e un cameriere si avvicina per scusarsi della lentezza del servizio e offrire una pinta gratis. Nel frattempo, tre uomini vestiti da ballerine di Can Can, truccatissimi e dalla capigliatura alla Platinette, lo attorniano: distribuiscono dei volantini di uno spettacolo a Pigalle. «Mi fanno paura questi qui» ammette il cameriere, prendendo appunti nel taccuino delle ordinazioni. «Ma, no: non si deve avere paura» è di nuovo Marion che interviene. «Ecco la cultura da macho che ritorna» le fa eco Iléane. «Sono libero di esprimere la mia opinione, tuttavia: in Francia, la libertà d’espressione è basilare, ricordatevelo». «Certo,» non si arrende Marion «ma si ha paura di qualcosa solo quando non la si conosce. Succede lo stesso con le religioni e guardate cosa sta accadendo». In Francia, in effetti, si è diffusa una carenza di altruismo e tolleranza, soprattutto fra le nuove generazioni. Le donne velate, i bambini che, alla mensa scolastica, non mangiano il maiale e gli uomini dai tratti nordafricani si scontrano con una società che li guarda con timore e diffidenza. «Sono stufo che, per identificarmi, mi chiedano se ho mangiato del cous-cous a pranzo» commenta un algerino, esprimendo con efficace semplicità il suo pensiero «e sono stufo di dover affrontare gli sguardi di odio sfrontato che mi lanciano dei ragazzini muscolosi e che, probabilmente, voteranno per il Front National». Tutti si professano tolleranti, ben pochi sono disposti a rinunciare al sospetto. E, mentre il governo pondera sulla proroga dello stato d’emergenza, il malessere collettivo si alimenta di paura. La luna piena, ormai alta nel cielo, illumina una città ancora in movimento. Parigi, nonostante le sue contraddizioni e le sue solitudini, resta incantevole: questo è l’ultimo pensiero che ci accompagna, rientrando a casa. Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] ATTUALITÀ LA CIVETTA di Minerva 9 Centri di potere milionario appetiti dai partiti per lo stipendio (200mila euro), appalti, clientele... Tra poco il varo della riforma nei porti, speriamo che sia una svolta vera con presidenti delle Autorità di“comprovata esperienza” e non portaborse Nomina d’intesa Ministero-Regione, su terna proposta da EE.LL. e Camere dì commercio di Giambattista Totis sinergia e l’integrazione con la logistica sarà la stella polare. Neppure i miei interlocutori più disincantati e riottosi, sospettosi rmai è questione di set- e disillusi dal potere politico (di timane, forse un mese, cui spesso hanno beneficiato, ma dopo l’esame da parte questo è ricorrente nell’ipocrisia delle commissioni della camera del fare/dire italico) hanno potuto e senato che, insieme all’intesa negare, nel decreto legislativo, la ottenuta da parte della conferenza presenza di una visione strategica stato-regioni, il Consiglio dei mi- forte e discontinua con l’approcnistri varerà nella sua formulazio- cio al problema degli ultimi 100 ne definitiva di riordino del siste- anni. Con loro però non ho potuma portuale e logistico del paese. to nascondere una comune preoc- delle Autorità amici e colleghi rimasti senza poltrona o privi di competenze. Un centro di potere milionario, fra appalti, clientele e stipendi da favola. Agitato dalla imminente riforma, come mostrano le intercettazioni dell’inchiesta della Procura di Potenza Preoccupazioni comprensibili: per i porti italiani passano lavori milionari, in un crocevia di appalti, relazioni e clientele reso appetibile anche dallo stipendio da favola assicurato a chi li guida: commercio. Così, malgrado la “comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale” richiesta dalla legge, non di rado le Autorità hanno rappresentato il punto d’approdo per politici o, peggio, portaborse senza competenze o poltrona, gatto che ha alternato e sovrapposto incarichi nel settore pubblico e in quello privato, dalle partecipate alle associazione di categoria. Oggi il meccanismo sarà più chiede competenze manageriali/ giuridiche oltre che conoscenza delle problematiche portuali, vere. Alcune novità nell’emanando decreto legislativo vi sono: ad esempio incompatibilità assoluta con altri incarichi e/o interessi professionali, responsabilità patrimoniale delle scelte, possibilità di intervento in caso di gestioni non oculate, più semplici e dirette da parte della corte dei Conti e così via. politica nazionale dei trasporti, di chi dovrà rendere efficienti i porti e garantire solidità di bilancio alle nuove autorità portuali. Il Ministro si dovrà confrontare con politici dello spessore del nostro Governatore Crocetta o con quelli della Liguria, della Puglia, della Campania e via dicendo, nonché con una miriade di Sindaci, come quello di Augusta e quello di Napoli, di Genova e così via… Un lavoro improbo, non invidiabile; sarà dai risultati di questa E’ sicuramente una riforma vera, almeno nelle intenzioni, che cambierà molto nella gestione dei porti, la sottrarrà alle miserie della politica locale e alle lobby di terz’ordine, nel quadro di una politica dei trasporti di respiro nazionale ed europeo, posto che le strategie europee condivise e definite sono state interamente recepite dalle decisioni connesse al decreto legislativo. Non più 24 port autority dunque ma 15 autorità di sistema in cui la parola oltre 200 mila euro. Analizzando il recente passato e la lista dei presidenti/commissari delle 24 Autorithy si vede subito come i partiti hanno, spesso e volentieri, piazzato i loro uomini ( il che non sarebbe scandaloso se competenti) al vertice, grazie anche a un meccanismo capace di prestarsi al massimo della lottizzazione: nomina decisa dal ministero delle Infrastrutture d’intesa con la Regione, in base a una terna proposta da enti locali e Camere dì semplice, sarà il ministero d’intesa con le regioni che designerà i vertici anche se ancora novelli sindaci (vedi Livorno) vorrebbero avere più peso nelle scelte in nome di non meglio precisato ” interessi del territorio”. Espressione sicuramente gradevole e fantasiosa che spesso ha nascosto ben altro, anche perché nel cosiddetto “territorio” non sempre è possibile reperire esperti di provata e consolidata esperienza nel settore. Settore ben complesso e che ri- Norme importanti che rappresentano sicuramente una svolta col passato. Ma tra il dire e il fare… c’è di mezzo il mare (mai espressione fu più azzeccata). Il lavoro egregio finora svolto dal Ministro Del Rio, a dispetto di tutte le chiacchiere fiorite in questi giorni, sarà sottoposto ad una verifica finale e per molti versi determinante: quella di chi dovrà gestire i nuovi compiti, di chi dovrà (veramente) coniugare gli interessi del territorio con gli interessi della capacità di mediazione che dovrà tener fede all’assunto di “comprovata esperienza” che segnerà il giudizio su un ottimo ministro, che da una importante città di provincia è asceso agli onori dell’attenzione nazionale. Da come riuscirà a trovare la quadra dipenderà, in gran parte, l’esito della riforma nell’economia nazionale e, chissà, il suo futuro politico (Renzi stai sereno…). O cupazione: quanto le scelte politiche, ora chiaramente assegnate al ministero delle infrastrutture, saranno influenzate dal potere spicciolo ed elettorale che è l’altra faccia della medaglia del sistema democratico basato sul consenso e sui voti? Questa è la vera incognita. La legge richiede “comprovata esperienza” nella scelta dei presidenti delle nuove autorità di sistema e dei consigli portuali; ma la politica ha spesso messo a capo Azzeccagarbugli L’indignazione senza fine RUBRICA di Lorena Spada Q uesta volta non è stata la Magistratura Italiana a suscitare l’indignazione generale, e la mia in particolare, ma quella Norvegese. Già il fatto che il massimo della pena prevista in Norvegia fosse di 21 anni sembrava sconcertante; poi abbiamo scoperto che il galantuomo che ha ucciso 77 persone e, quindi, distrutto almeno 77 famiglie stesse in tre comode stanze, con tanto di vitto e alloggio, televisore e play station aveva veramente fatto rivoltare le budella. Adesso scopriamo che il trattamento riservato al tizio dalla Norvegia, ossia 5 anni di isolamento, è considerato “inumano” alla luce dell’art. 3 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo. Direi che quando è troppo è troppo. Vorrei partire da una considerazione del tutto personale, per giungere ad una conclusione che, magari, è condivisa. E sia! Le pene non sono uguali per tutti. Intendo dire che, per esempio, tutte le sanzioni pecuniarie fisse sono inique, perché colpiscono più duramente i poveri. Per esempio: se entrare in auto in ZTL comporta una contravvenzione di cento euro, è chiaro che un uomo ricco potrà entrare ed uscire tutte le volte che vuole mentre uno povero dovrà starsene fuori. In questo modo, il divieto esiste solo per i poveri, mentre ai ricchi è concesso, pagando, di violarlo. Lo stesso vale per gli arresti domiciliari: se è vero che la libertà è un bene prezioso per chiunque, è pur vero che trascorrere gli arresti domiciliari in una stanza di una misera casa popolare è ben diverso che trascorrerli in una villa con parco e piscina, per quanto possa essere afflittivo comunque non avere rapporti con gli altri. Quello che intendo dire è che ognuno patisce un suo dolore personale mentre sconta la pena e ognuno ha una sua personalissima percezione della pena: della propria e anche di quella altrui. E’ di solare evidenza che una persona molto socievole, che ha una vita di società, che la sera va in discoteca e di giorno frequenta il mondo patirà di più l’essere isolata dagli altri rispetto ad una persona introversa, chiusa in se stessa, poco incline ai rapporti umani. Per questa ragione, una legge che imponga una sanzione pecuniaria fissa o una sanzione identica per ogni soggetto che delinque è una legge iniqua, ingiusta. Ciò detto, che quel soggetto Norvegese che ha trucidato 77 ragazzi, prendendoli uno ad uno e sparandogli alla testa, quella brava persona che entra in un’aula di tribunale facendo il saluto nazista senza alcuna vergogna, quella feccia che non mostra alcun segno di pentimento o rimorso... Ecco, quel soggetto non può subire la stessa condanna di un altro, ma nei suoi confronti deve essere applicata una legge ragionevole, adeguata, commisurata al dolore che ha provocato, anche al fine di evitare di suscitare nei familiari dei ragazzi uccisi la voglia di vendicarsi personalmente ed infliggere al condannato la pena che lo Stato non gli commina. Sono indignata per il trattamento che gli è riservato, per le tre stanze la tv ed il resto che sono negate a tante persone per bene che non hanno mai fatto del male a nessuno. Sono indignata per l’inadeguatezza della magistratura davanti a criminali di questa portata, la stessa magistratura che invece mostra tutta la propria forza davanti a miserabili ladri di biciclette. Sono indignata perché veramente diventeremo cittadini che non trovano il motivo per comportarsi secondo la legge, perché in fondo la sanzione, per molti, sarebbe una benedizione. Sono indignata perché a certi delinquenti è garantita una vita più serena e meno disagiata che a tanti padri di famiglia che per anni si sono spezzati la schiena per ritrovarsi, poi, con un pugno di mosche in mano. 10 LA CIVETTA di Minerva ATTUALITÀ Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Confliggono anche col Piano di Azioni di sviluppo della Pesca denominato “Gac dei Due Mari” Triv,la lotta si sposta a livello europeo.Quelle nel Mediterraneo in contrasto con direttive e accordi di partenariato con l’UE di Paolo Pantano esponente del Comitato No Triv Sicilia Sud Orientale A ll’indomani del referendum sulle trivelle (dove non è stato raggiunto il quorum, ma che ha visto, a mio parere, più di 13 milioni di italiani esprimersi a favore di un sistema energetico-economico più sostenibile) registriamo che è stato raggiunto, presso l’ ONU e a livello internazionale (175 paesi lo hanno firmato), un accordo sul futuro della Terra per l’incremento di energie rinnovabili e per limitare le emissioni di CO2 in biosfera. Nello stesso tempo si sta predisponendo un esposto-ricorso alla Comunità Europea poiché le trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo sono in contrasto sia con molte direttive europee, con convenzioni e protocolli internazionali ratificati anche dall’Italia, sia con accordi di partenariato con l’UE, in quanto mettono a rischio il “Mare Nostrum”, bacino chiuso, dai fragili equilibri ecologici e per questo protetto dalla Convenzione ONU di Barcellona del 1976 e dalla successiva nel 1995. I protocolli elaborati nell’ambito di tale convenzione mirano a proteggere l’ambiente marino e costiero del Mediterraneo poiché ha un regime di ricambio della massa d’acqua stimato in circa 80 anni (Atti: decisione 77/585/CEE, decisione 81/420/CEE, decisione 83/101/CEE, decisione 84/132/ CEE, decisione 2004/575/CEE, decisione UE). Tali trivellazioni, a parte che non rispettano gli impegni presi con l’accordo di partenariato con l’Unione Europea del primo set- tembre 2014 (delibera n° 18/2014 Gazzetta Ufficiale, Serie Generali n° 209 del 9 sett. 2014), costituiscono una distorsione rispetto alla tutela della biodiversità come disposto dalla Direttiva Off-shore 2013/52/UE, in cui si fa esplicito riferimento “a tutti gli ambienti marini e costieri sensibili sotto il profilo ambientale e soprattutto agli ecosistemi che svolgono un ruolo importante nella mitigazione del cambiamento climatico e nell’adattamento a quest’ultimo, quali le paludi salmastre e le praterie di erba marina, nonché alle zone marine protette, tra cui le zone speciali di conservazione a norma della Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, le zone di protezione speciale a norma della Direttiva 2009/147/ CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 nov. 2009”. Per quanto riguarda il Canale di Sicilia vi è da notare anche che è in atto il Piano di Azioni di sviluppo della Pesca denominato “Gac dei Due Mari” che prevede interventi di promozione e sostegno alle attività della filiera ittica e di promozione turistica, e che coinvolge in un rapporto integrato pubblico/privato, le strutture produttive e dell’associazionismo operanti nel territorio al fine di attuare le politiche di sviluppo sostenibile nei territori interessati dai Comuni partner: Pozzallo, Avola, Portopalo di C.P., Pachino, Noto, Ispica, e dei partners: Provincia Regionale di Siracusa (ora Consorzio dei Liberi Comuni), Consorzio di ripopolamento ittico “Golfo di Siracusa”, Istituto di Istruzione Superiore “M. Bartolo”, I.n.b.a.r. di Siracusa, Gal Eloro, Soc. Consortile Mista a.r.l., Banca di Credito Cooperativo di Pachino soc. Coop., Confapi Sicilia, Irepa Onlus, Ass. Marevivo, Terra Mitica, Ass. “WWF Noto: Città Sostenibile, Natura e Paesaggio”, Osservatorio Nazionale della Pesca, AGCI Pesca, Feder. Coo.Pesca, Federpesca, Unci Sicilia, Lega Pesca, Anapi Pesca, Uni. Coop.Pesca, Co.Ge.P.A. di Capo Passero Siracusa, Ass. Pescatori S. Francesco di Paola, Ass. Pescatori Balata. Le finalità principali del Piano sono così sintetizzate: potenziamento delle attività della pesca; promozione della qualità dell’ambiente costiero; valorizzazione delle risorse naturali, culturali, le tradizioni popolari e marinare, degli antichi mestieri dell’area di riferimento; valorizzazione e commercializzazione dei prodotti tipici locali e della pesca. Inoltre sono stati recentemente firmati in Sicilia vari “Patti dei Sindaci” per attuare un Piano di Azioni per la Sostenibilità Energetica (PAES) secondo i principi del Protocollo di Kyoto (1992) e di Doha (2012) per l’obiettivo 20-20-20 (riduzione del 20% delle emissioni di CO2 in atmosfera entro il 2020, aumentare del 20% l’efficienza energetica negli edifici pubblici e privati e del 20% la produzione di energia da fonti rinnovabili) per l’attuazione di “modelli di sviluppo territoriale eco-sostenibile” attraverso una politica di pianificazione territoriale e di programmazione economica che privilegia i principi dello sviluppo sostenibile e della tutela delle risorse naturali e ambientali. Pertanto, sulla base degli impegni programmatici riportati, le attività di prospezione per le ricerche petrolifere nel Canale di Sicilia incidono negativamente sulle prospettive di sviluppo del territorio e ne risulterebbero “incompatibili” con il rispetto dei principi di sostenibilità ambientale ed energetica alle quali si ispira, altresì, la Dichiarazione di Istanbul (luglio 2013) approvata dall’Assemblea del Parlamento dell’OSCE (XXII^ sessione annuale) e che “invita” gli Stati membri (tra cui l’Italia) all’attuazione di tali principi. Inoltre, tali attività risultano in palese contrasto con quanto contenuto nella Legge 11 agosto 2014 n. 125 che indica “che gli obiettivi di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione e di sviluppo sono rivolti al rispetto dei principi dello “sviluppo sostenibile” e del rispetto delle risorse naturali e ambientali. Tali obiettivi, inoltre, sono “parte integrante e qualificante” delle politiche estere dell’Italia. Si può solo presentare denuncia con la foto del messaggio incriminato e poi campa cavallo Le calunnie al tempo di facebook: Tizio è un ladro, la moglie di Caio è l’amante di Sempronio.Nulla può il cittadino dinanzi a queste accuse le / Che fa l’aria rimbombar. / E di Ciccio Magnano il meschino calunniato / Avvilito, calpestato / Sotto il pubblico flagello / Per gran sorte va a crepar”. a calunnia è un venticello Rossini - Il Barbiere di Siviglia / Un’auretta assai gentile Le questure di tutta la nazione / Che insensibile sottile / sono prese d’assalto da migliaia di Leggermente dolcemente / Inco- cittadini vittime del più popoloso mincia a sussurrar. / Piano piano social forum. Si tratta di persone terra terra / Sotto voce sibilando / sbattute in pagine pubbliche con Va scorrendo, va ronzando, / Nel- foto esplicite che nulla possono le orecchie della gente / S’intro- contro i loro aguzzini. Tizio è duce destramente, / E le teste ed un ladro, la moglie di Caio è l’ai cervelli / Fa stordire e fa gonfiar. mante di Sempronio. Nulla può il / Dalla bocca fuori uscendo / Lo cittadino dinanzi a queste accuse. schiamazzo va crescendo: / Pren- Si rivolgerà alla Polizia postale, de forza a poco a poco, / Scorre alla Questura o ai Carabinieri. già di loco in loco, / Sembra il tuo- La querela per diffamazione e no, la tempesta / Che nel sen della calunnia sui social forum è di foresta / Va fischiando, brontolan- pertinenza del giudice di pace. do, / E ti fa d’orror gelar. Campa cavallo! Dopo sei mesi “Alla fin trabocca, e scoppia, / Si verrai chiamato per chiederti se propaga si raddoppia / E produce magari vuoi ritirare la querela. un’esplosione / Come un colpo Nel frattempo il calunniatore ti di cannone, / Un tremuoto, un ha distrutto l’esistenza. temporale, / Un tumulto genera- La legge sulla privacy, che nel “L nostro paese non ti dice se tua moglie è ricoverata in ospedale perchè ha avuto un incidente, permette al delinquente su facebook di dire che prima che tua moglie venisse ricoverata era infrattata in auto col tuo avvocato. La privacy secondo facebook è ad intermittenza. Notizie relative a un politico vengono censurate a monte; la distruzione della reputazione del signor nessuno non necessita dell’intervento moratorio del social forum. Dunque il mio avversario posso metterlo in enorme difficoltà solo aggredendolo su facebook. E’ talmente facile che non debbo per forza avere un falso profilo! “Il bar di via... non rilascia scontrini fiscali. Usa prodotti scadenti e sfrutta il personale”. Un concorrente in meno. “L’avvocato Tizio è cocainomane”. “Il sacerdote Sempronio è un pedofilo”. La provincia sonnacchiosa come la metropoli iperattiva pari sono. Messaggi cifrati, sputtanamenti indecorosi, minacce, tutto fa brodo. Cosi si va avanti a querele. Essenziale è avere lo screen shot. la foto del messaggio incriminato da stampare e corredare alla denuncia. Come se servisse a qualcosa! Forti della più completa impunità, questi tristi possono stravolgere le vite di persone per bene, complice l’incompetenza legislativa imperante. Ahi noi, sempre più spesso il bullismo colpisce proprio grazie a questi strumenti a volte aberranti. Le conseguenze le conosciamo tutti. Posso censurare il giornale che coraggiosamente è impegnato nella denuncia sociale della corruzione politica, ma lascio libero di distruggere un cittadino innocente senza offrirgli il benché minimo aiuto. Qualcosa forse andrebbe rivista? Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] ATTUALITÀ LA CIVETTA di Minerva 11 L’ipotesi di farne senso unico penalizzerebbe i residenti, e non si può nemmeno ampliarla Via Lido Sacramento, coi VV.UU. sarebbe festa per le casse comunali Strada angusta assai trafficata ma i divieti non li rispetta nessuno tesi dalla dissennatezza di troppi di Lucignolo che la percorrono giorno e notte ad eccessiva andatura. Si può dire che via Lido Sacraia Lido Sacramento, ai suoi mento, perciò, è una “miniera tempi, nacque come traz- inutilizzata”, che potrebbe portazera. E trazzera è rimasta. re fiumi di soldoni nelle asfittiche È vero: l’hanno asfaltata. Anche casse comunali. Ma, a memoria se è bucherellata da una miriade d’uomo, non si riscontra l’ombra di allacci e tombini idrici e fogna- di una pattuglia di VV.UU. come ri. Il guaio è che la sede stradale se ne vedono in altri punti nevralè troppo esigua per sopportare gici della città. Perché via Lido l’intensità di un traffico costante Sacramento “è” un punto nevralnei due sensi. Né varrebbe il ri- gico. È percorsa da forsennati momedio peggiore del male: e cioè tocicli, da automobili, da camion, un malaugurato “senso unico” da autotreni con rimorchio, da che graverebbe pesantemente e in autobus di linea, da pullman mamodo insopportabile sulle neces- stodontici. sità quotidiane delle migliaia di Non occorre molta fantasia per abitazioni stanziali. immaginare cosa succede quando E c’è di peggio. Perché la strada è questi giganti della strada si fronsaggiamente provvista di peren- teggiano da direzioni opposte, tori divieti di sorpasso e da un strisciando spesso contro i muri limite di velocità che vengono co- laterali. Ferma restando la ristretstantemente e allegramente disat- tezza della sede stradale, il solo V deterrente per evitare perlomeno incidenti rimane l’attività tutoria dei VV.UU. per indurre gli abituali e diuturni trasgressori a più miti consigli. Allargare la sede stradale con gli espropri per recuperare lo spazio necessario? Campa cavallo. Pensiamo alla miriade di opposizioni, agli alti lai, alle proteste, alla bagarre politica di chi ha “santi in paradiso”, e agli anni che durerebbero le vicissitudini burocratiche. E allora? Intanto si potrebbe cominciare con un assiduo controllo della disciplina veicolare come Dio e il codice della strada comandano, e nel rispetto della segnaletica esistente. È verosimile che qualche siracusano, di vario livello, penserà: “Ma cu tutti i plobbremi ca ci su a Saraùsa, a chistu comu ci speccia a sburricari i morti?”. Meditate, gente, meditate... “Siamo una onlus attiva contro la povertà estrema e le malattie prevenibili, specie in Africa” Federica Bellassai (ambasciatrice One):“Tornata dopo 6 anni a Siracusa mi è parsa una città fantasma,tanti progetti ma mancano i giovani” la mia città, contenta di lavorare su di Antonio Andolfi un problema serio. Ciò mi rende più motivata”. Questa città ha bisogno di giustiengo dai servizi sociali zia? del comune, dove final- Sono stata lontana sei anni da Siramente abbiamo colloca- cusa per gli studi, appena tornata to un piccolo che da mesi vagabon- l’ho sentita distante, non è fatta per dava. È stato un provvedimento i giovani. Secondo le mie esigenze davvero bello”. Così inizia Federica giovanili, l’ho percepita come una Bellassai con il suo entusiasmo gio- città fantasma. Vedo che ci sono vanile. tante iniziative, bei progetti con Parlaci di te. possibilità di crescita professionale “Finita giurisprudenza mi sono e culturale, ma mancano i giovani. lanciata in un’esperienza lavorativa Questo mi dispiace, perché siamo a Bergamo ma è stata fallimentare, noi i principali portatori di giustiho iniziato così un master su co- zia. Gli adulti hanno già fatto delle municazione sociale e imprese no scelte oramai consolidatesi. Certe profit, che mi ha coinvolto”. tematiche si devono affrontano Per i tuoi ideali? con la voglia di travolgere le cose, “Certamente, lì ho conosciuto una e questo è ciò che contraddistingue persona che mi ha indirizzato ad i giovani”. Accoglierete, dove ho colto l’oc- Quali sono, secondo te, le problecasione di diventarne operatrice matiche di giustizia a Siracusa? legale. Quello che mi piace di que- “Sono incredibili, al di là di quelle sto lavoro è che posso conciliare minorili. Ci sono, in certi quartieri i miei studi e i miei sentimenti di come alla Borgata e alla Mazzarogiustizia su problematiche delicate na, tante famiglie che coabitano come il lavoro dei minori non ac- in piccoli appartamenti, esiste un compagnati. Non faccio così il so- forte disagio giovanile, con ragazzi lito praticantato in uno studio, che che non vanno a scuola o che non come riscontro non mi dà niente; sono indirizzati verso una giusta in questo modo mi sento utile per via”. “V Fai parte dell’One, spiegaci “One è una onlus attiva contro la povertà estrema e le malattie prevenibili, in particolare in Africa. Essa agisce promuovendo campagne, sensibilizzando l’opinione pubblica ed esercitando pressioni sui leader politici affinché sostengano politiche e programmi intelligenti ed efficaci volti a salvare vite, garantire l’istruzione dei bambini e migliorare il futuro delle persone. Lavora a stretto contatto con attivisti e leader politici africani. Ogni anno crea un gruppo di quaranta giovani selezionati per le campagne di sensibilizzazione e lotta alla malnutrizione, trasparenza fiscale delle multinazionali. C’è poi la lotta per la salute globale, l’aiuto allo sviluppo e le pressioni esercitate verso le grandi nazioni per incentivare la destinazione di risorse verso paesi poveri”. Che cosa dovrai fare ora che sei stata prescelta fra i quaranta? “Sensibilizzazione sul territorio, richieste firme per petizioni, andare nelle scuole”. Come ti hanno fatto ambasciatrice di One? “Ho inviato la richiesta e mi hanno selezionato vedendo le mie espe- rienze. Devi sapere che durante i miei studi universitari sono stata vicepresidente per gli scambi internazionali dell’associazione Aiesec (è la più grande associazione studentesca al mondo senza fini di lucro, indipendente, apartitica, apolitica, ndr). Così già conoscevo l’impatto cognitivo sulle società, ho partecipato a progetti di scambi multiculturali, ho anche un’esperienza scoutistica quindicinale. Per tutto ciò sono stata selezionata. Agiamo a vari livelli. A marzo siamo andati alla Farnesina dal segretario di Gentiloni per portargli le informazioni riguardanti il lancio della nostra nuova campagna. A fine maggio avremo un incontro internazionale a Parigi”. Ritornando ad Accoglierete, unica nel suo genere in Italia, cosa si può migliorare? “Abbiamo avuto un incontro con la presidente del tribunale dei minori di Catania per interfacciarci in maniera sempre più propositiva e collaborativa con le istituzioni che si occupano della tutela. Sappiamo che si crea fra tutore e minore un rapporto molto personale, quindi la tutela diventa rapporto alla pari. Per questo è importante che la tu- tela arrivi nei tempi giusti essendo più funzionale, mentre un ragazzino senza tutore può giungere al compimento dei diciotto anni senza aver avviato niente. Cerchiamo perciò di andare incontro alle lungaggini procedurali, data la quantità di arrivi, ora che il tribunale di Catania è l’unica istituzione da cui partono le nomine”. Altri problemi? “Certamente! I processi d’integrazione ed educazione si devono risolvere sulla base della tipologia d’accoglienza ed essere mirati con personale preparato, perché i ragazzi devono sfruttare i momenti di permanenza nelle comunità per giungere, arrivati ai diciott’anni, all’indipendenza. Non solo noi dobbiamo fare in modo che tutto ciò avvenga ma tutta la società deve dare gli strumenti opportuni perché ciò possa avvenire. Per questo siamo contenti per i progetti di tirocinio formativi che sono stati avviati. Sono azioni concrete con le quali si riesce a investire per il loro futuro. È importante sapere che sono loro la nuova generazione, anzi siamo noi giovani insieme a loro. Perciò bisogna abbattere gli ostacoli che dicono d’avere un problema. Loro sono la speranza per noi e noi siamo la speranza per loro”. 12 LA CIVETTA di Minerva ATTUALITÀ Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] L’Unità non c’è più e forse mai c’è stata. Continua fra le correnti il gioco del due sì uno no Tra fantapolitica, fantacalcio, scalate ciclistiche e diffeRenziata siamotuttirenzianitutti. Alla corte di Davide 1°, Faraone di Sicilia tanti definiscono (non noi) più a di Aldo Castello destra di quella di Visentin. Quale ruolo ha il PD in questo scenario? Quale la sua impronta? Seconda parte E soprattutto il suo indirizzo, la opo aver passato in rassegna sua idea di Città? C’è un minimo buona parte degli “ex qual- di visione comune, condivisa e cosa” presenti alla Leopolda partecipata? I più maligni si limisiciliana (nel numero precedente) terebbero a chiedere: ma c’è il PD che ha certificato la mutazione del in città e in provincia? profilo politico del PD siciliano, Proviamo ad azzardare una anaci siamo posti la domanda sul PD lisi. siracusano. Come è messo? Dove Per quanto riguarda l’Unità, pare va? Ma soprattutto, a fare cosa? non ci sia più (così come lo storico Proviamo dunque a mettere in fila ed ex glorioso quotidiano fondato alcuni episodi concreti. da Antonio Gramsci) e forse mai Sin dalle scorse amministrative in c’è stata. Le tre anime continuacittà, Garozzo pensò bene di co- no il loro gioco delle parti allestruirsi un proprio universo poli- andosi ieri la numero due con la tico con liste autonome e candida- tre contro la uno, poi la numero ti provenienti da ogni dove. Come uno con la due contro la numero dire: io sono Io, il PD è altro. La tre, oggi la numero uno e la tre prima mossa, all’indomani della contro la numero due. Insomsua elezione a sindaco, fu quella di ma ogni manovra sembra avefarsi fotografare con Foti Gino, ex re il solo obiettivo di sopraffare on.le. Come dire: a pensare male qualcuno invece di raggiungere si fa peccato ma qualche volta ci l’auspicata concordia. Abbiamo si azzecca. Poi l’elezione di Sullo a assistito alla guerra dei Fotiani/ presidente del consiglio comuna- Garozziani contro i Dem + Riforle. Come dire: il cerchio si chiude misti per la poltrona di segretario a “365°”. Sallo! Ancora le mag- provinciale (Castelluccio). Poi si è gioranze in consiglio e passaggi preso atto della pace tra Fotiani/ vari. Come dire: venite a me, voi Garozziani + Dem + Riformisti non del Pd. Per finire con l’attua- per la poltrona di segretario prole composizione della Giunta che vinciale (Lo Giudice) ma poco D dopo si è passati all’alleanza tra Riformisti + Fotiani/Garozziani contro i Dem per la poltrona di segretario cittadino (eletto il cafeano Monterosso, traditi i Dem con Gionfriddo). Ancora oggi si assiste alla guerra tra Riformisti vs Fotiani/Garozziani rappresentata dai quasi quotidiani attacchi del duo Princiotta/Zappulla contro l’Amministrazione Garozzo. Infine si prospetta l’alleanza Dem + Garozziani/senza Fotiani contro i Riformisti. Si sarà concluso il balletto? Ci sarà un altro giro di giostra? E chi lo sa? In politica tutto può succedere, anche il contrario di “ioconquellimai”. I più appassionati (non noi) si accaniscono a sottolineare i vari attacchi di Baio (Foti) all’assessore Coppa sulla gestione impianti sportivi e altro o a quelli della Stancheris (Foti) + altri contro il vice sindaco Italia sulla concessione della spiaggia di Cala Rossa ecc. Non sarà un sussulto della componente fotiana contro quella demoniana (nel senso di Dem)? Ma soprattutto non sarà un voler mettere in sordina e tarpare le ali a quello che a tanti sembra il prossimo candidato sindaco, il giovane brillante Francesco Italia? Ma qui si sfiora la fantapolitica che, contrariamente al fantacalcio, non assegna premi. Nel frattempo, a Giugno, ci saranno le elezioni amministrative da svolgere in provincia e poi l’elezione del Presidente del Libero (?) Consorzio tra Comuni per cui i toni sembrano al momento placati, in attesa degli esiti che potrebbero offrirci altri inaspettati ed inediti scenari. Tornando alla Leopolda siciliana, si narra che Faraone abbia mostrato alla platea un video con la rimonta del ciclista Marco Pantani. “Pantani rimonta e man mano i suoi compagni lo lasciano andare, lo fanno rimontare. A un certo punto Pantani è scattato e ha vinto la tappa - dice Faraone - E’ una rappresentazione di quello che io intendo per gioco di squadra e affermazione di leadership. Gioco di squadra non vuole dire aspettare i tuoi compagni fino in fondo. Se hai più fiato, arriva il momento in cui chi ti ha accompagnato fin qui ti lascia fare la rimonta. Senza la squadra, Pantani non avrebbe potuto rimontare. Insomma, la leadership è possibile solo se si costruisce insieme un gioco di squadra, perché vinca il suo capitano”. È senza dubbio un’immagine suggestiva che fa riflettere. Però a me riporta un significato diverso. Pantani era probabilmente in mano a loschi individui che lo hanno usato. Il campione aveva problemi seri e si drogava, fu squalificato e quindi abbandonato dagli amici. Forse il gioco di squadra è qualcosa di profondamente diverso di quanto successo a Pantani. E anche questo dovrebbe fare riflettere. E rimanendo nell’ambito sportivo: sarà mica vero che i delusi interisti e milanisti stiano tutti passando a tifare Fiorentina? Forse tutti insieme riusciranno a sconfiggere lo strapotere della vecchia politica, ops … della vecchia signora (Juventus) e ottenere uno sconto per la diffeRENZIazione. Come per la Tari. La politica dal basso è diventata civismo Tutta in plexigas, è totalmente trasparente: i genitori possono controllare il bimbo senza ostacoli a buon mercato, individualismo, narcisismo, Una culla ideata dall’arch. Lara Grana esposta in un museo inglese nella mostra “Design per l’infanzia: legalismo, opportunismo plastica in età prescolare” tiva non politiche. La strada madi Leandro Janni estra, fatta di qualunquismo e di presidente di Italia Nostra Siciilia alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, revedo la spoliticizza- e come.» zione completa dell’I- Questo scriveva Pier Paolo Pasotalia: diventeremo un lini negli anni ’70. Nonostante i gran corpo senza nervi, senza più tanti anni trascorsi, impressioriflessi. Lo so: i comitati di quar- na sempre la sua lucidità, la sua tiere, la partecipazione dei geni- disperazione, la sua inesorabile tori nelle scuole, la politica dal capacità profetica. Oggi più che basso... Ma sono tutte iniziative mai ci impressiona: in questi pratiche, utilitaristiche, in defini- tempi meschini e confusi abitati «P da politicanti improvvisati e accomodanti, abitati da una classe dirigente in disfacimento, abitati da una massa informe di consumatori. La politica dal basso è diventata civismo a buon mercato (prêt-à-porter), individualismo, narcisismo, legalismo, opportunismo. Cinismo. Come sono tristi e grigie le periferie senza politica e senza utopia. Le periferie senza persone. E a noi manca l’aria e la luce. Un orizzonte. visivo e confortando i bimbi che di Corrado Fianchino possono sempre osservare e conoscere liberamente il mondo che li circonda. La Culla portafavole a “Magic crib Giuli”, insieme al Giuli è pensata per accogliere il “Puzzle mobile 3D”, disegnati bimbo fin dai primi giorni di vita dall’eco architetto Lara Grana (0/6m) accostandosi al letto della per Ecobabydesign sono stati scel- mamma per aiutarla durante l’alti dal Museum of design of plastics lattamento, ma è trasformabile e – MODIP, dell’Università di Belle si evolve con il bambino: da conArti di Bournemouth in Inghilter- fortevole culla basculante che acra per essere esposti all’interno di compagna il bimbo alla nanna, si una mostra Design for childhood: trasforma in un allegro scrittoio/ pre-school plastics (Design per ripiano portafavole, da collocare l’infanzia : plastica in età presco- nella stanza del bambino, duranlare) inaugurata il 15 Aprile 2016 e te tutta la sua crescita. La Culla e’ aperta fino al 07 Ottobre 2016. totalmente realizzata in metacriLa “Magic crib Giuli / Culla por- lato colato (PMMA) della migliore tafavole Giuli” è stata disegnata qualita’, spess. mm 10 , tagliato dall’eco-architetto Lara Grana, a laser. Il materiale e’ igienico , fondatore del marchio ecobaby- atossico, sicuro, indeformabile e design, una linea di prodotti di infrangibile, lucido e brillante, design sostenibile destinati ai ecologico e riciclabile al 100%. bambini. La Culla è stata scelta dal La versione originale è traspaMuseo inglese per il suo caratteri- rente incolore. E’ sicura e conforstico materiale plastico (acrilico, me alle norme Uni di riferimenplexiglas) che la rende totalmente to UNI EN 71-3: 2001 (migrazione trasparente, rasserenando i geni- degli elementi) e UNI EN 1130-1tori che possono sempre control- 2:1998 (culle per uso domestico). lare il bimbo senza alcun ostacolo La culla segue rigorosamente i L principi dell’ecodesign, riducendo al minimo il suo impatto ambientale, sin dalla fase di realizzazione fino alla fine del suo ciclo di vita (LCA “dalla culla alla tomba”) Insieme alla culla è stato scelto per far parte della collezione il puzzle mobile 3D, un innovativo gioco creativo con triplice funzione: un divertente puzzle-gioco per bambini, con allegre sagome 3D che si trasforma in un bellissimo mobile da appendere sopra la culla o il lettino ed allietare i bambini con un magico gioco di luci e ombre. Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] ECONOMIA LA CIVETTA di Minerva 13 Come la banconota da 500 lire, biglietto di Stato emesso dalla Zecca che fruttò all’Italia 500 miliardi La Merkel conia la moneta da 5 euro in conto Tesoro. E Renzi sta a guardare L’attuale sistema di emissione contribuisce ad indebitare pesantemente gli Stati Costata 20 centesimi a pezzo, già prenotati dai collezionisti 250 mila pezzi a 15euro (?) l’una di Concetto Rossitto L a notizia è clamorosa ma è stata data quasi in sordina. La Germania ha deciso di coniare una moneta metallica da 5 €. Sarà leggermente più grande del pezzo da due euro. Avrà un anello centrale blu, che cingerà l’immagine del pianeta terracqueo e per questo si chiamerà “Blue Planet Earth” (“Pianeta Terra Blu”). Sostiene Repubblica.it che essa avrà corso legale soltanto in Germania. Sarà così, ma sicuramente farà gola ai collezionisti del mondo intero. Dovrebbe essere prodotta in un milione di esemplari e pare che ne siano già state prenotate 250 mila unità, addirittura a 15,50 euro al pezzo (secondo Lucia Bigozzi di intelligonews.it). Sulla attendibilità di questa ultima notizia non scommetteremmo neanche un caffè. Ci piace invece evidenziare che un milione di pezzi da 5 € comporta, per il Tesoro tedesco, un introito netto di 4 milioni di euro, poiché bisogna detrarre il costo della realizzazione: 20 centesimi circa. Ci sembra interessante anche un altro aspetto della questione. Citiamo un passo tratto dal sito www.bancaditalia.it/ compiti/emissione-euro/: « L’emissione delle monete in euro, a differenza delle banconote, è di competenza degli Stati. […] In Italia le monete in euro sono coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.» Si badi: «a differenza delle banconote», che sono emesse dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali (che possiedono la BCE). Citiamo sempre dallo stesso sito: «Dal 1 gennaio 2002 la Banca d’Italia e le altre Banche Centrale Nazionali (BCN) dei Paesi dell’Unione Europea che avevano adottato l’euro, hanno iniziato a emettere, nel quadro dei principi e delle regole che disciplinano la funzione di emissione dell’Eurosistema, banconote denominate in euro. Le banconote in euro hanno corso legale nell’area dell’euro, attualmente costituita da 19 dei 28 Stati membri dell’UE […]. Sia la Banca Centrale Europea (BCE) sia le Banche Centrali Nazionali dei paesi partecipanti all’area dell’euro hanno titolo legale a emettere banconote in euro.» È noto però che le banconote non sono emesse per conto dei Ministeri dell’Economia e delle Finanze degli Stati, ma sono prestate dalla BCE (o dalle Banche Centrali operanti per conto della BCE) alle banche sottostanti, ad un tasso di interesse di favore (detto tasso di sconto), che sino a qualche mese fa era di soli 0,05 centesimi e che ora Draghi ha abbassato addirittura a zero. La BCE non può prestare moneta cartacea direttamente agli Stati, ma solo alle banche. Se lo Stato ha bisogno di moneta in più rispetto a quella che incassa con le tasse, deve rivolgersi alle Biglietto di Stato a corso legale emesso direttamente dalla Repubblica Italiana. L’emissione di due serie di tali biglietti (Aretusa e Mercurio) fruttò allo Stato circa 500 miliardi di lire di introito senza provocare indebitamento banche per prenderla in prestito, offrendo ad esse BOT e CCT (titoli di debito pubblico) per un valore pari alle somme che ottiene in prestito. Poi le banche conservano una metà circa di questi titoli e collocano l’altra metà presso risparmiatori privati. Banche e risparmiatori privati percepiscono per questi titoli (cioè per le somme prestate allo Stato) un interesse che risulta mediamente prossimo al 4%. Un bel guadagno. Che fa crescere il debito pubblico di circa 80 miliardi l’anno, perché a tanto ammontano gli interessi annui sui 2.200 miliardi di debito accumulato. E tutto ciò perché non è stato deciso e messo nero su bianco nei trattati e nello statuto della BCE che anche le banconote (che ricevono valore solo dalla legge degli Stati) siano da emettere, come le monete metalliche, per conto dei vari Stati e da consegnare ai rispettivi Ministeri del Tesoro in proporzione alla diversa consistenza demografica. Un’assurdità! E non è possibile ovviare? Le regole fissate nei trattati e le norme statutarie sono immutabili come la legge di gravitazione universale e le altre leggi della fisica? Cosa impedisce di correggere questo si deve evitare. Bene. Ma questo scopo si può raggiungere semplicemente mantenendo e rafforzando l’autonomia decisionale dell’istituto di emissione in merito alla decisione sulla quantità di moneta da creare e da consegnare agli Stati. Non c’è alcun bisogno di ingrassare le banche a danno di questi ultimi, costringendoli a prendere in prestito (ad interesse non certo di favore) quella moneta che riceve valore proprio dalle leggi statali. Il procedimento non è logico. Siano le banche private a prendere in prestito dagli Stati la moneta che riceve valore solo dalla legge, la quale la impone come mezzo di pagamento e la difende dalle contraffazioni, prevedendo pene per i falsari e gli spacciatori (art. 453 del Codice Penale). Riforma possibile, ma non si vede all’orizzonte un potere politico che sappia vararla o che osi almeno assumerla nel suo programma. Anche i grillini glissano sull’argomento. Eppure il procedimento di emissione monetaria per conto degli Stati non è affatto impossibile ed ha dei precedenti: in Italia molti ricordiamo la banconota da 500 lire. Essa era un Biglietto di Stato emesso dalla Zecca per conto del Tesoro e non per con- che in America J.F.Kennedy con l’ordine esecutivo 11110 attribuì al Tesoro il compito di emettere dollari validi come biglietti di Stato. Di conseguenza le entrate risultarono incrementate di una somma pari a 4,3 miliardi di dollari e furono evitati sia un indebitamento di tale importo come anche gli interessi aggiuntivi. Ma noi non siamo governati da un Kennedy né da politici dalla schiena dritta, ma da qualcuno che si inchina a lobby varie e si limita a balbettare di flessibilità, contendendosi con Juncker la paternità di pallide iniziative volte ad invocarne briciole. Non saranno di certo né Renzi né Juncker ad affrontare il nocciolo della questione. Né ci sorprende: di Junker sono noti i trascorsi di fautore di manovre di elusione e degli interessi dei paradisi fiscali lussemburghesi; di Renzi & co. stiamo scoprendo tresche politiche con lobby e parentele con personaggi di banche varie. Non vogliamo certo far nostre le bislacche teorie del complotto, ma vien fatto di chiederci se non sia tutta la politica (non solo quella italiana) sguattera delle potenti lobby delle banche, che possiedono le banche centrali nazionali, che Il sistema bancario è uno e trino: le principali banche di esso possiedono le banche centrali nazionali (come la Banca d’Italia, di Francia, di Germania, ecc.) ma sono da esse controllate. Le banche centrali (nazionali di nome, ma di fatto possedute quasi esclusivamente da banche private; lo Stato italiano, ad esempio, possiede solo il 5% della Banca d’Italia) possiedono a loro volta la BCE, ma sono da essa controllate. Non sfuggano l’unitarietà del sistema e il colossale conflitto di interessi. assurdo sistema di emissione che contribuisce ad indebitare pesantemente gli Stati? Si giustifica il pateracchio dicendo che esso serva ad impedire che gli Stati possano decidere, ad libitum dei governanti di turno, la quantità di moneta da emettere. Se questo accadesse, si genererebbe inflazione. E lo to della Banca d’Italia (privata al 95%). Il valore dei biglietti da 500 lire era incamerato direttamente dallo Stato e non doveva essere preso in prestito ad interesse. L’emissione di due serie di tali biglietti (Aretusa e Mercurio) fruttò allo Stato circa 500 miliardi di lire di introito senza provocare indebitamento. An- a loro volta possiedono la BCE. Cosa c’è da aspettarsi da un sistema bancario fondato su un colossale conflitto di interessi, dove il possessore è controllato dal posseduto? Non sarà certo questo ceto di personaggi, che passano attraverso porte girevoli dalle banche alla politica, a riformare il sistema di mone- tazione. Non sono complottisti ma servitorelli di un sistema balordo, consolidatosi nel tempo per cedimento della politica di fronte al rampantismo di poteri privati senza inibizioni e senza scrupoli. Non è certo dagli sguatteri delle lobby che ci si possa aspettare una riforma del sistema della monetazione. Ma un provvedimento di buon senso potrebbero vararlo anche loro. Nel quadro delle norme esistenti. Perché spremere gli Stati, costringendoli a sborsare fior di miliardi ogni anno per vent’anni, al fine di ridurre il debito pubblico entro limiti considerati sostenibili dagli economisti Reinhart e Rogoff ? Sostennero i due autorevoli luminari che un debito pubblico superiore al 90% del PIL costituirebbe un ostacolo insormontabile per la crescita. E a nulla è valso il fatto che il ventottenne ricercatore Thomas Herndon abbia dimostrato che tale soglia di sostenibilità sia derivata da un errore materiale di calcolo e di imputazione di dati. Le teste d’uovo europee non tengono conto dell’errore rivelato e per il loro fondamentalismo il dogma dell’austerità non ammette deroghe né eresie. Ergo il debito è da ridurre ogni anno di una frazione pari a un ventesimo della parte eccedente il 60% del PIL. A tal fine, la rata che l’Italia deve pagare in base al fiscal compact risulta ammontare a circa 50 miliardi l’anno. Che si aggiungono agli 80 già dovuti per gli interessi annuali sul debito pubblico. Una follia! Ma una soluzione alternativa ci sarebbe. E nel rispetto delle norme vigenti. Basterebbe che il potere politico ordinasse alle banche di alleggerirsi del loro debito nei confronti della BCE (debito contratto per la moneta presa in prestito nei vari anni), pagandolo con quella metà di BOT che le banche stesse hanno in pancia. La BCE, in base all’art. 123 del Trattato UE, non può concedere moneta in prestito (!) direttamente agli Stati membri; né può dunque acquistare titoli del debito pubblico direttamente da essi. Li può però acquistare sul mercato secondario, ovvero in Borsa. O li potrebbe ricevere come pagamento del debito contratto dalle banche per la moneta presa in prestito. Lodevolmente, la BCE di Draghi sta inoltre acquistando BOT e titoli analoghi per ridurre i rischi attuali di speculazioni minacciose sui debiti sovrani. I politici incrementino questo trasferimento, imponendo alle banche di riscattare i titoli debitori con i quali hanno ottenuto in prestito moneta dalla BCE e di saldare tale loro debito, pagandolo con i BOT e i CCT da esse detenuti. La conseguenza sarebbe semplice ed interessante: nel bilancio della BCE si verrebbero a trovare, affiancati, valori creditori e debitori cassabili in ugual misura per semplice elisione: BOT, BUND e CCT (debito contratto dagli Stati; credito per la BCE) a fronte di somme indicanti varie emissioni monetarie fornite in prestito alle banche nel tempo. Infatti la moneta creata è allocata convenzionalmente dalla BCE tra i debiti (come se fosse costituita da assegni pagabili in oro al portatore, mentre non ha più alcuna base aurea ma vale solo per legge). La BCE potrebbe (solo applicando la matematica e rispettando le norme vigenti) cassare debito monetario fittizio in misura pari al valore nominale dei BOT trasferiti ad essa. E il debito dei vari stati si ridurrebbe di valori importanti, scendendo verso misure considerate sostenibili. Ovviamente rimarrebbero da pagare (coi dovuti interessi) i BOT e i CCT detenuti dai privati risparmiatori. La seisàchtheia selettiva da noi ipotizzata non danneggerebbe in nessun modo i cittadini che hanno affidato i loro risparmi allo Stato. Le banche non si priverebbero della liquidità, ma salderebbero il loro debito pagandolo coi titoli del debito pubblico. In tal modo rinuncerebbero solo a percepire la differenza (lucrata parassitariamente) tra gli interessi pagati dallo Stato e quelli dovuti alla BCE (oggi azzerati). L’idea non ci sembra peregrina. Basterebbe un po’ di determinazione. Come quella che consente alla Merkel di realizzare il taglio da 5 euro in moneta metallica e in conto Tesoro Tedesco. Prima del bail in lo Stato ha salvato banche verso le quali è indebitato. Ora deve preoccuparsi di ideare misure che ne riducano i rischi senza più mettere in atto aiuti di Stato. Ma un minimo di aiuto da esse non può pretenderlo? Non può imporre alle banche di rinunciare alla percezione parassitaria di un differenziale di interessi? Renzi deve permettersi di sfoderare grinta solo a danno della Autonomia siciliana (con le impugnative contro la legge regionale sull’acqua) e a danno delle Regioni che hanno promosso i referendum contro gli interessi dei petrolieri ed hanno perso l’unico sopravvissuto, ma solo perché è stato disinnescato con l’ignobile invito all’astensione? Noi non siamo fautori dell’uscita dall’euro né dall’Europa, ma vorremmo che il sistema monetario dell’eurozona venisse razionalizzato. O, quanto meno, auspichiamo che il debito sia ridotto con l’operazione sopra descritta, effettuabile nel rispetto delle norme vigenti. Ma non crediamo che la politica voglia muoversi in questo senso. Tuttavia temiamo (!) che la crisi non sia finita e che i fattori traumatici che anche Draghi paventa (brexit, fallimenti di banche, crolli borsistici derivanti dalla colossale bolla dei derivati, ecc.) possano complicare il quadro e comportare uno sconquasso. Sarà opportuno affrontare tali eventi traumatici con un gruzzolo di idee innovative. Ed evitare di perpetuare alcune delle concause che ci hanno portato nel baratro o sull’orlo di esso. 14 LA CIVETTA di Minerva MIGRANTI Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Storia di dolore e sofferenza, ma anche di riscatto, raccontata ai giovani del Corbino e del Gargallo Remon Karam (cristiano copto): “Preferirei morire piuttosto che dover più compiere quel viaggio di centosessanta ore su un barcone” di Concetta La Leggia T imido ma sempre sorridente dietro gli occhiali che contornano il suo viso. Remon Karam ha stupito ed entusiasmato i giovani studenti dei due licei Corbino e Gargallo che lo hanno incontrato qualche giorno fa a Siracusa. Una lunga fila di allievi pronti a chiedere una foto, un autografo, la dedica del libro o più semplicemente una stretta di mano. L’ incontro, dedicato al libro di Francesca Barra “Il Mare nasconde le stelle” ed. Garzanti, è stato aperto dalla Dirigente scolastica Lilli Fronte e moderato dalla professoressa Cassandra Carriglio ed ha visto protagonisti gli insegnanti e gli studenti che hanno accolto con grande sensibilità e partecipazione le parole di Remon. Molte le domande da parte degli alunni e molto belli i brani suonati e cantati dal vivo da alcuni dei bravissimi ragazzi del liceo. E poi la mamma affidataria, Marilena Turco, che accompagna Remon in tutti i suoi spostamenti per permettergli di raccontare una storia forte, coraggiosa: quella di un ragazzo di 13 anni che abbandona il proprio paese ed affronta il viaggio della speranza sul barcone della disperazione senza avvisare i genitori che di certo non glielo avrebbero consentito. «Mi chiamo Remon. Sono un cristiano copto. Avevo quattordici anni quando sono arrivato in Italia a bordo di un barcone dall’Egitto. Da solo. Il mio viaggio in mare è iniziato il 6 luglio 2013, è durato centosessanta ore. E preferirei morire pur di non dover più compiere quel viaggio.» Un viaggio di dolore e sofferenza, accompagnato però dalle stelle, perché ognuno di noi ne ha una da guardare, quella che ci protegge, quella che ci fa sperare che andrà meglio e che la nostra vita non è segnata per forza da un destino di dolore e sofferenza e ci fa alzare gli occhi verso un cielo di sogni e speranze. Arriva Remon nella nostra terra dove sogna di studiare, divenire magari ingegnere. Sì studiare, perché è tramite la cultura e lo studio che l’uomo si affranca e si eleva verso mete più alte. Questo Remon lo sa da sempre e nell’istruzione vede la possibilità di migliorare il suo futuro e quello degli altri. Nonostante la privazione delle libertà che quotidianamente Remon ha dovuto subire perché cristiano copto, nel cuore ha l’Egitto, la sua terra, la sua casa e lì sono le sue origini, dove ha lasciato i suoi genitori ed il fratellino. Ramon oggi ha 17 anni ed è davvero uno di noi: parla quasi perfettamente l’italiano e conosce pure qualche parola siciliana, riceve l’affetto di amici, l’appoggio di insegnanti che credono in lui. Racconta che qualche offesa sull’essere un migrante l’ascolta ancor oggi. Ma in fondo, spiega, non tutti sono in grado di liberarsi dei propri preconcetti o della naturale diffidenza. Ma chi lo fa vive da uomo libero. Ai controlli dopo lo sbarco tanti casi di malaria, varicella, scabbia, sifilide, in parte tbc Paradossalmente oggi l’unico muro contro i flussi migratori è rappresentato dal rischio di guerra sul territorio libico di Ciccio Magnano L’ argine che il colonnello Gheddafi provò a costruire contro il traffico di esseri umani fu frutto dell’accordo economico voluto dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Nessuno dei due oggi governa questa tremenda realtà. La Francia dell’ex Sarkozy ha risolto a proprio beneficio la lunga querelle commerciale con la Libia. Di fatto non esiste alcun argine al flusso di migranti. Tanto, poi, la Francia ha risolto il problema a Ventimiglia chiudendo la frontiera. Paradossalmente oggi l’unico muro contro i flussi migratori è rappresentato dal rischio di guerra sul terreno libico. Infatti l’assenza di un governo unico, o di due entità riconosciute equamente come la Cirenaica e la Tripolitania, preclude di fatto ogni possibile tentativo di contenimento dell’enorme massa di uomini che spingono dall’Africa sub sahariana, e dopo la chiusura della Turchia, anche dal Medio Oriente. Il rischio per il nostro paese, e maggiormente per la Sicilia, e ancor più per Siracusa, è che cambiando i porti di partenza, dalla Libia all’Egitto o alla Tunisia, aumenti sempre più il flusso di migranti diretti al porto di Augusta. Poi, dato che le frontiere con l’Italia sono chiuse, questa massa di persone resterebbe intrappolata nel nostro paese. Intanto la chiusura del corridoio balcanico alimenta la paura di aperture di nuovi fronti, ad esempio quello sul mare Adriatico. Un milione di migranti potrebbero lasciare la Grecia e attraversare il mare. Ricapitolando: la Libia nel caos, le frontiere europee bloccate, il nuovo possibile fronte adriatico, sono le cause della fine di ogni controllo dei flussi. In tutto questo, nel nostro paese gli Sprar, i centri di seconda accoglienza, sono al limite. Capita sempre più spesso che i centri di prima accoglienza, per mancanza di posti, divengano centri di lunga permanenza. La logistica di tutte le forze in campo sempre più spesso è posta a dura prova. Prefettura e Questura sono sotto pressione. Il fronte sanitario è costantemente monitorato, ma con gravi difficoltà. Le solite malattie endemiche in Africa sono ormai di casa da noi. Dalla malaria alla varicella. Dalla scabbia alla sifilide, sempre più spesso i nostri ospedali devono intervenire per trattare questi pazienti. Un discorso a parte merita la tubercolosi. Frequentemente giungono migranti positivi al test di Mantoux. Grazie al cielo non tutti i positivi presentano la forma conclamata della malattia. Di certo lo stato d’allerta, stante il rischio dell’aumento degli sbarchi, è destinato ad accrescere senza sosta. 500 sulla barca tra urla di bimbi e urina fatta addosso L a testimonianza di un migrante, sbarcato al porto di Augusta: “500 sulla barca. Vecchi, bambini, uomini e donne. Stipati come sardine in salamoia. Ci hanno fatto imbarcare colpendoci con bastoni. Abbiamo pure pagato: i più fortunati 500 dollari, gli altri 900, qualcuno 1000. Chi si offriva come scafista viaggiava gratis. Sedici ore sul peschereccio prima che ci raccogliesse la nave. Gli uomini urinavano fuori bordo. Le donne dovevano farsela addosso. Urla di bambini e imprecazioni di adulti. Angoscia tra i vecchi. Alla fine l’urlo della nave degli europei, la salvezza. La speranza tornava negli occhi di tutti”. Ma era solo l’inizio. Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] SANITÀ LA CIVETTA di Minerva Approccio psicologico alle malattie tumorali e severa avversione a tutte le forme di chemioterapia 15 A Torino una dottoressa, medico di famiglia e omeopata, accusata di omicidio colposo per aver curato un melanoma con il metodo Hamer Tre casi consimili accaduti nel Siracusano, ma i medici coinvolti continuano a esercitare forma di truffa intellettuale e sadi dr. Dino Artale nitaria. La dottoressa è accusata di omicidio colposo per aver impedito alla iprendo la notizia del 22 paziente l’iter diagnostico e teraAprile 2016 pubblicata da peutico che sarebbe stato necesAdn Kronos Salute. L’Ordine sario “sulla base delle più elemendei medici di Torino si costituisce tari scienze mediche” (secondo la parte civile contro una dottores- perizia di medicina legale della sa, medico di famiglia e omeopata procura) e di soppressione di atto per aver curato una donna di 53 pubblico per la sparizione della anni, morta a causa di un melano- cartella clinica. ma, con rimedi ispirati alla nuova Il processo è previsto per l’estamedicina tedesca di Hamer. Sul te. L’Ordine chiederà anche un caso la procura del capoluogo pie- risarcimento per il danno al demontese ha avviato un’inchiesta. coro della professione. “La dottoLo stesso Ordine, appena appresi ressa, praticando e diffondendo i fatti, ha aperto una procedura la nuova medicina di Hamer, ha disciplinare contro la mia collega. screditato l’immagine della proVoglio qui risparmiare ai lettori fessione con un ulteriore danno, la descrizione di questa Nuova oltre a quello, gravissimo, recato Medicina Tedesca di Hamer, così alla paziente che è stata sottratta assurda, ascientifica e pericolosa alle cure della medicina ufficiale e che lo stesso inventore, sfuggito a trattamenti di riconosciuta effiall’arresto per un pelo, si è dovu- cacia”, spiega l’Ordine. to sottrarre alla giustizia tedesca L’Ordine interviene anche sulla espatriando. Mescolando una ‘terapia’ applicata. “Le medicine serie di bestialità scientifiche (do- non convenzionali - spiega il prevute al fatto che è più facile inven- sidente dell’Ordine, Guido Giutare teorie che studiare biologia, stetto - sono complementari, non fisiologia e patologia) il metodo sostitutive, della medicina ufficiacomprende un approccio psico- le: come stabilisce con chiarezza logico alle malattie tumorali e l’articolo quindici del Codice di comporta una severa avversione deontologia medica, il medico a tutte le forme di chemioterapia. può farvi ricorso ‘nel rispetto del Le cure chemioterapiche vengono decoro e della dignità della pronon solo criticate ma vietate agli fessione’”. ammalati che si affidano a questa Inoltre, e questo è l’aspetto cen- R trale della questione, “il medico non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia”. Ha, dunque, l’obbligo di capire tempestivamente quando sia il caso di interrompere i metodi non convenzionali, eventualmente adottati, e di ricorrere tempestivamente agli strumenti della medicina ufficiale, in modo da garantire al paziente le più idonee condizioni di sicurezza ed efficacia della cura. Inutile precisare che un medico non ha terapie segrete e non può utilizzare mezzi diagnostici o terapeutici che non abbiano fondati presupposti scientifici e validazione internazionale. Qual è l’importanza di quest’articolo? Semplice! L’Ordine dei Medici persegue e scaccia quel medico che professa una medicina alternativa a quella ufficiale, affermando che una sola è la scienza riconosciuta e si sente parte offesa insieme ai parenti della deceduta. Così tutela i medici che quotidianamente sacrificano il loro tempo a studiare e a confrontarsi con il mondo intero, affinché non ci sia nessuno che debba rinunciare al meglio delle cure disponibili. Implicitamente si precisa che la medicina non convenzionale deve cedere il passo a quella ufficiale quando il problema si fa serio. RINUNCIA ALLE CURE SI TORNA AGLI ANNI ’50 Non v’è dubbio che certe notizie siano più disponibili per chi sta in prima linea a rispondere ai bisogni di salute alle persone. Ho segnalato più volte, da medico di famiglia, che per i morsi della crisi molti cittadini siciliani rinunciano alle cure perché non se le possono permettere. Inoltre, ed è più grave, quando le necessità di salute diventano impellenti, proprio perché trascurate da troppo tempo, il costo delle cure raddoppia. L’opportunità delle prestazioni pubbliche, già ad alto costo in sé, diventa, infatti, irraggiungibile per le liste d’attesa. Ecco che aspettano pronte le fauci del privato, con le sue tariffe, prossime o di poco superiori a quelle pubbliche, che azzerano ogni attesa. Fenomeno moralmente inaccettabile quando il privato lavora da dipendente anche nella medicina pubblica. A riprova delle mie anticipazioni ecco che Il 20 aprile 2016 ADN KRONOS salute pubblica: “Ben 2.857,4 milioni di euro di ticket sanitari pagati nel 2015 dagli italiani, tra compartecipazione alla spesa farmaceutica, specialistica ambulatoriale, pronto soccorso e altre prestazioni. Il dato arriva dal Rapporto di coordinamento della finanza pubblica, realizzato dalla Corte dei conti e pubblicato a marzo. “E’ evidente che ai cittadini si chiede di sopperire di tasca propria - commenta Tonino Aceti, coordina- tore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - al costante definanziamento del SSN e dei sistemi regionali e che ritroviamo anche nel Documento di economia e Finanza 2016”. “Il superticket è una tassa sulla salute. E’ necessario intervenire con urgenza per eliminarlo, e per questo da maggio daremo vita a una raccolta di firme in tutta Italia per chiederne l’abolizione”, annuncia. In generale, la spesa sostenuta privatamente dai cittadini per prestazioni sanitarie in Italia è al di sopra della media Ocse: 3,2% a fronte del 2,8%. Un cittadino su quattro, fra gli oltre ventisei mila che si sono rivolti al Tribunale dei Diritti del malato nel 2015, lamenta difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie per liste di attesa (oltre il 58%) e per ticket (31%). In particolare sono i residenti in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sicilia, P.A. Trento e Bolzano e Veneto a segnalare di attendere troppo per visite ed esami. Per motivi economici, liste di attesa e ticket rinunciano alle cure il 7,2% dei residenti: il 5,1%, ovvero circa 2,7 milioni di persone, l’ha fatto per motivi economici, la seconda causa sono le liste d’attesa. Nelle Regioni del Sud si riscontra la maggior quota di rinunce, 11,2% rispetto al 7,4% dei residenti al Centro e il 4,1% al Nord. Dove sta allora il cuore del problema? Ancora una volta, semplice! Non ricordo che questa sia una prassi comune, anzi fa notizia il fatto che l’Ordine abbia aggravato la posizione della sua iscritta! Male, malissimo! Dovrebbe essere la norma cacciare i mercanti dal Tempio, senza sconti e pacche sulle spalle! Per non andare lontano, di tre casi clamorosi avvenuti nella mia provincia negli ultimi quaranta anni (uno, persino, finito in tv) non ricordo episodi sanzionatori di questo genere e i colleghi coinvolti esercitano regolarmente. Non voglio essere maligno, forse la sanzione o la sospensione dall’esercizio della professione sono state così discrete e rispettose della privacy dei rei che nessuno si è accorto di niente, nemmeno i colpevoli. Meglio non commentare oltre. 16 LA CIVETTA di Minerva PROVINCIA Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Una comunità diventata per quel territorio segno dell’acqua viva zampillante che fa rinascere Iniziate nella parrocchia Madonna del Carmine ad Avola le celebrazioni della giornata in cui si ricordano i bambini ridotti alla schiavitù sessuale di Maria Suma Avvocato, Associazione Meter Onlus I l 24 aprile 2016, presso la Parrocchia Madonna del Carmine di Avola, sono iniziate, per concludersi il 1° maggio in Piazza San Pietro a Roma, le celebrazioni della XX Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia, con la quale l’Associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto, da vent’anni, ricorda le migliaia di bambini abusati sessualmente, uccisi, ridotti alla “schiavitù sessuale” per la produzione di materiale pedopornografico. È un momento per commemorare, ma soprattutto per rinnovare nella coscienza collettiva l’attenzione su quello che costituisce indubbiamente un crimine contro l’umanità. La Giornata Bambini Vittime, o più brevemente la G.B.V., nasce già nel 1995 su richiesta delle famiglie e dei bambini della medesima Parrocchia Madonna del Carmine a seguito di un episodio di tentato omicidio nei confronti di una bambina di undici anni da parte della madre, accaduto nel quartiere. E nasce per pregare e per dare speranza proprio a quel quartiere, Quaddeci, dove l’infanzia vive ancora oggi in condizioni di vulnerabilità e di disagio. Un territorio di periferia della città, pieno di contraddizioni, povero, degradato e denigrato, i cui abitanti, tuttavia, nel corso degli ultimi vent’anni, hanno imparato gradualmente a interagire con la comunità dei fedeli presente nella Parrocchia, povera anch’essa, ma viva nella fede, zelante nell’evangelizzazione, per portare la Buona Novella a quanti, soprattutto minorenni, vivono nel non senso della vita. Una comunità parrocchiale che è diventata per quel territorio segno dell’acqua viva zampillante che Gesù offre alla Samaritana presso il pozzo di Giacobbe, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni. Invero, quello dell’acqua è stato sempre un elemento caratterizzante questa parte della città di Avola. “Andare a Quaddeci”, nel linguaggio del popolo avolese, significa metaforicamente andare a prendere l’acqua, come ci ricorda Giuseppe Pignatello nel suo Avola degli Anni Trenta (Parte Seconda). Le fonti storiche, infatti, attestano la presenza di una fonte Quaddeci nell’omonimo quartiere, capace di irrigare salme 1.8 di terra – come attestato dai documenti consultati da F.G. Pantano per il suo studio La città esagonale – e presso la quale era stato costruito un abbeveratoio, utilizzato nel 1719 dalle truppe spagnole durante la resistenza degli avolesi nell’ultimo periodo del dominio dei Savoia in Sicilia, fatti, questi, ricordati tra gli altri dal Gubernale. Negli anni ‘90 l’antica sorgente era ancora attiva e confluiva in un pozzo di proprietà Santuccio. Una vasta ramificazione di contenitori sotterranei consentiva l’immagazzinamento e il controllo delle acque. Non è peregrino ipotizzare che, probabilmente, la denominazione Quaddeci, attribuita a questo luogo dagli arabi, abbia attinenza con la presenza vivificante dell’acqua: in arabo qâdûs significa acquedotto, come ci ricorda Avolio nel suo Saggio di toponomastica siciliana. Il desiderio dell’acqua che zampilla per la vita eterna, acceso da Gesù nel cuore della Samaritana, è lo stesso desiderio che l’Associazione Meter e la comunità dei fedeli della Parrocchia del Carmine vogliono accendere nelle coscienze, mediante il ricordo di tante vittime innocenti. Perché dall’acqua e dal sangue si rinasce a vita nuova. Perché nell’acqua e nel sangue, usciti dal suo costato, Cristo ha manifestato la Sua Gloria e la salvezza. I bambini salveranno i bambini! Il martirio di tanti piccoli innocenti, allora, non è vano, ma testimonia l’Amore di Gesù Cristo, che ha percorso la via dell’ingiusta violenza fino alla morte di croce, perdonando e amando persino i suoi persecutori; testimonia che la morte è stata sconfitta, perché Cristo è risorto. Il sangue degli innocenti grida sicu- Domenica il Papa, come per anni, benedirà in piazza San Pietro l’associazione Meter di Marialucia Riccioli Maria Suma, oltre ad essere il legale, è, insieme a don Fortunato Di Noto, cofondatrice dell’Associazione Meter Onlus, che da più di vent’anni opera per la tutela dell’infanzia contro ogni forma di violenza, in particolare quella sessuale. I nostri lettori potranno trovare altre informazioni sul sito www.associazionemeter.org. La GBV, Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia, nata già nel 1995 e giunta alla XX Edizione, si celebra ogni anno dal 25 aprile alla prima domenica di Maggio. Nel 2005 è stata altresì istituzionalizzata dalla Regione Sicilia con Legge regionale N. 5 del 19/5/2005. Dal 2009, durante il Regina Coeli della prima domenica di maggio, il Papa, Benedetto XVI prima, Francesco dopo, rivolge un saluto e una benedizione speciali alla delegazione di Meter presente in Piazza San Pietro, incoraggiando l’Associazione a continuare, sempre e comunque, nell’impegno svolto, nella società e nella Chiesa, per la tutela dell’infanzia contro la pedofilia. ramente giustizia ma, nella logica con consapevolezza, con sensidella misericordia e del perdono, bilità. Significative in tal senso le offre l’opportunità di salvezza agli parole di Charles Péguy, saggista, stessi aguzzini, che, ingannati dalle drammaturgo, poeta e scrittore lusinghe del male e lontani dal- francese, considerato un punto di la fonte dell’Amore, vivono nella riferimento del cristianesimo momorte. Ricordare puntualmente derno: “Per una specie di equivale piccole vittime della violenza e lenza questi innocenti hanno pagadello sfruttamento vuole altresì to per mio figlio. Essi furono presi scuotere la collettività dal torpore per lui. Furono massacrati per lui. dell’indifferenza, al cui silenzio Invece di lui. Al suo posto. Erano assordante, ancora oggi, i bambini coetanei di mio figlio, erano simili abusati soccombono. Ricordare… a mio figlio. E lui era simile a loro”. Il randagismo a Floridia, il canile da 80 posti mai nato, lo Snoopy, il sindaco che non risponde Loreto (ENPA Siracusa): “I cani dei comuni nelle strutture del nord sì e nelle famiglie del nord no? La verità è che si vuole impedire le adozioni” fondamentali sanciti dalla legge di Anna Di Carlo quadro 14 agosto 1991, n. 281”. “Abbandonati, investiti, maltrattati: i randagi a Floridia sono percepiti da alcuni cittadini come un peso untualmente, ogni mattina, sociale da rimuovere attraverso l’iquando il cortile del liceo niziativa privata” - testimonia Carscientifico Leonardo da Vinci melo D’Amore, che ha denunciato di Floridia si anima di una adole- alla polizia municipale numerosi scenziale vivacità febbrile, Bimba, casi di avvelenamento di cani ritroun meticcio dal manto color miele e vati nella contrada Muragliamele e lo sguardo disarmante, si confonde provvede, a proprie spese, alla cura fra i suoi amici studenti. Quando di randagi ammalati. C’è poi chi, poi quel cortile ripiomba nel si- come Nicoletta Calafiore, studenlenzio, Bimba cerca compagnia al tessa liceale, lamenta la presenza di Cafè bistrot Cu c’è c’è, dove è di branchi che si aggirano a sera inolcasa. Da qualche giorno se ne sono trata nel suo quartiere di residenza, perse le tracce. “Non è pensabile un “costituendo una minaccia per la allontanamento volontario – di- sicurezza pubblica”. chiara Stefania Di Carlo, docente Nel 2012 il Comune di Floridia apdel liceo, che più di una volta ha provò, con delibera del Consiglio segnalato alle autorità competen- comunale n. 75 del 15 novembre, ti casi di inspiegabili scomparse e il “Progetto adottami”, una camuccisioni di randagi nel territorio pagna permanente di adozione - perché Bimba da circa tre anni è dei cani randagi affidati alle cure un animale di affezione del quartie- dell’associazione Snoopy, che prere e della nostra scuola”. Al tam tam vedeva l’erogazione per due anni degli studenti sui social network di un buono mensile per l’acquisto nessuno risponde. Una vox populi di mangime giornaliero, due visite mette in relazione la scomparsa di di controllo annuali gratuite presso Bimba con l’arrivo in paese del cir- un veterinario convenzionato e la co e dei suoi leoni. Ma l’immagine sterilizzazione dell’animale a carico di una Sicilia irrazionale e ancestra- del Comune, agevolazioni destinate le che rimuove da sé responsabilità solo a cittadini affidatari residenti morali e civili e, alimentando pre- a Floridia. Le limitazioni previste giudizi e superstizioni, trasforma dal progetto, insieme ad una inaFloridia in una Twin Peaks nostra- deguata pubblicizzazione, hanno na, suscita in noi un’indignatio che probabilmente inficiato il successo ci spinge a sollevare il velo di Maya. dell’iniziativa, se circa 130 ranTra inquietanti silenzi di chi prefe- dagi provenienti da Floridia sono risce non esporsi e voci coraggiose ancora ospitati nel rifugio Snoopy di cittadini e associazioni animali- (la sola informazione che riusciaste indaghiamo sull’efficacia delle mo ad ottenere dall’associazione). misure adottate dal Comune per Un emendamento, approvato dal la tutela degli animali di affezione Consiglio Comunale di Floridia e la lotta al randagismo, “principi il 15 ottobre del 2015, presentato P per 187 mila euro, prevedeva “un primo stralcio della costruzione di un canile comunale di circa 80 posti” che avrebbe consentito all’ente un significativo risparmio a lungo termine dal momento che “i costi annuali di gestione degli attuali randagi ricoverati nelle strutture private ammontano a circa 225 mila” (La gazzetta siracusana, 26 ottobre 2015). Quali impedimenti ne hanno ostacolato l’attuazione? Nemmeno il progetto Sicilia presentato dall’ENPA al Comune di Floridia ha trovato un riscontro positivo, come dichiara Amelia Loreto, commissario straordinario ENPA sezione provinciale di Siracusa: “Il 23 settembre insieme alla coordinatrice regionale dell’associazione Paola Matrigali Tintori ho incontrato l’avv. Orazio Scalorino, sindaco di Floridia, l’assessore Faraci, il signor Grillo e un dipendente del settore ecologia non ben identificato, per presentare il nostro progetto, finalizzato a promuovere l’anagrafe canina, il controllo della riproduzione e l’educazione a un corretto rapporto uomo-animale, con contributi economici dell’asso- ciazione. Tra le iniziative proposte ha suscitato particolare interesse da parte del sindaco la realizzazione di un modello strutturale e gestionale, “Oasi ENPA”, destinato a favorire la vicinanza tra animali e cittadini, ad aumentare il numero delle adozioni e a minimizzare il periodo di permanenza dei randagi nei canili. A parità di posti disponibili, il costo del progetto ENPA ammonta a 80 mila euro contro i 200 previsti dal progetto Laika, sostenuto dall’opposizione. Dopo l’incontro, visitammo un sito per la realizzazione dell’oasi rifugio nel territorio comunale, di circa 250 mq, che non ritenemmo idoneo sia per l’estensione sia per la localizzazione nell’area del depuratore delle acque reflue, infestata da zanzare che aumenterebbero il rischio leishmaniosi. Malgrado le richieste di ulteriori incontri, non abbiamo avuto più notizie da parte del comune di Floridia”. Amelia Loreto ci rilascia anche una testimonianza che accresce le nostre perplessità. “Il sindaco, allora, lamentò il fatto che i cani provenienti dal comune di Floridia fossero tutti ritenuti non adottabili, perché morsicatori. Se i cani entrano in canile in uno stato ottimale – sottolinea la Loreto - è inammissibile che diventino aggressivi; se invece sono cani inselvatichiti sin dal loro ingresso, il compito della struttura dovrebbe essere anche quello della rieducazione finalizzata all’adottabilità”. In merito all’ultima circolare Asp del trenta marzo 2015 che denuncia la cessione di animali da parte dei Comuni e delle associazioni animaliste delegate e non ad associazioni e privati cittadini residenti fuori regione in difformità alle linee guida, il commissario straordinario ENPA sezione provinciale di Siracusa evidenzia l’incoerenza dell’asp che “da un lato dà indicazioni ai comuni che ospitano i loro cani presso lo Snoopy di fare accordi con le associazioni nazionali per lo spostamento dei randagi presso strutture del nord Italia, dall’altro utilizza misure restrittive perché i volontari non diano in adozione cani fuori regione. Dunque, i cani siracusani nei canili del nord sì, nelle famiglie del nord no? La circolare, a nostro avviso non ha l’intento di tutelare la tracciabilità sanitaria dei cani trasferiti oltre regione, ma solo quello di impedire le adozioni. Se infatti il problema fosse la salute dei cani, l’asp provvederebbe a vaccinare e sverminare i cani, piuttosto che lasciare invecchiare i cuccioli nei canili o per le strade della città, gravando enormemente sulle casse dei vari comuni. “I cuccioli microchippati a nome dei comuni, in caso di trasferimento, necessitano del modello A (solo pochi Comuni, tra cui Noto, Canicattini e, qualche volta, Floridia hanno dato l’auto- rizzazione e quindi pagato le spese necessarie per ottenerlo), di microchip, vaccino, sverminazione, certificazione di buona salute e, se oltre i sei mesi di età, di sterilizzazione e test per leishmaniosi ed erhlichia come da linee guida del ministero. Spese che l’asp e tanti comuni non sono disposti a sostenere e alle quali provvedono sovente i volontari”. Va rilevato anche il fatto che all’ENPA pervengono frequenti segnalazioni anonime di abbandoni in comuni limitrofi di cuccioli da parte di proprietari floridiani, che, quasi a tacitare la propria cattiva coscienza, sollevano il comune di appartenenza dal problema di un altro randagio. Per non parlare delle cucciolate ritrovate nei cassonetti dell’immondizia! Ci scandalizza la “strage della crudeltà”, il Dog meat festival, che ogni anno, durante il solstizio d’estate, si celebra nella metropoli cinese di Yulin; ci lascia indifferenti la “mattanza” di casa nostra. Dal sindaco di Floridia, a cui, abbiamo più volte chiesto chiarimenti sulle denunce dell’ENPA e sulle recenti delibere del Comune sul fenomeno del randagismo, a tutt’oggi non ci è pervenuta alcuna risposta. Al termine della nostra indagine il circo ha smontato le tende. Di Bimba ancora nessuna traccia. Nella terra di Pirandello, dove la verità rimane intrappolata in un labirinto di possibili e soggettive visioni dei fatti, dinanzi alle quali la lucida ratio è destinata a soccombere, ci auguriamo che la nostra indignatio abbia un’eco tale da amplificare un interrogativo che ci assilla: a chi interessa che non si trovi una soluzione al fenomeno del randagismo? Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] PROVINCIA LA CIVETTA di Minerva 17 Comprende ben novanta aziende dell’ortofrutta nell’ampio territorio tra Pachino e Noto La Procura indaga sulla coop Faro di Portopalo. Blitz della Finanza Sarebbe stata sequestrata documentazione su finanziamenti pubblici di Marina De Michele P er quanto ci risulti la notizia è stata data solo dal tg della televisione locale di Pachino “Eco cittadino”, il 15 aprile scorso, eppure i fatti riguardano la più importante cooperativa agricola del nostro territorio, una scommessa vinta perché, in un settore spesso diviso e lacerato da contrapposizioni, si è riuscito a fare sistema, a lavorare insieme. La Faro di Portopalo comprende ben 90 aziende dell’ortofrutta dell’ampio territorio tra Pachino e Noto e da oltre trent’anni propone un modello sociale ed economico vincente. É stata una delle aziende promotrici della IGP Pomodoro di Pachino, oggi riunite nel Consorzio di Tutela IGP Pomodoro di Pachino, e produce non solo le migliori varietà di pomodoro, ma anche altri ortaggi, legumi e frutta, tutti di ottima qualità. Grazie alle capacità di marketing e imprenditoriali la cooperativa è stata in grado di affrontare la sfida competitiva con la grande distribuzione, a conquistare un suo spazio nel nostro mercato e a promuovere a buoni livelli il proprio brand. A riconoscimento del lavoro fin qui svolto, nell’ottobre scorso, il suo direttore generale, Salvatore Chiaramida, è stato chiamato come membro del consiglio d’amministrazione dell’Associazione Italiana dei Consorzi per la protezione delle Indicazioni geografiche (l’Aicig), associazione di rappresentanza e coordinamento nazionale dei vari consorzi (Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto San Daniele e Aceto Balsamico di Modena), nata dieci anni fa. Alla luce di tutto questo, desta quindi una certa meraviglia il fatto che la notizia, diffusa dalla tv locale, sia passata pressoché inosservata. Secondo quanto riferito dall’Eco cittadino, una segnalazione al comando provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa ha indotto la Procura del capoluogo a disporre un blitz delle Fiamme Gialle nel corso del quale sarebbe stata sequestrata una “corposa” documentazione sia presso gli uffici della sede sia presso l’abitazione del presidente Corrado Petralito, imprenditore agricolo, e del direttore Chiaramida. Ricordiamo tra l’altro che nel 2009 Petralito subì un grave atto intimidatorio: alcuni suoi terreni, per seimila metri quadri, furono cosparsi di zolfo. In quell’occasione la confederazione degli agricoltori (l’organismo di categoria), a livello regionale come provinciale, manifestò forte preoccupazione stigmatizzando la “pressione mafiosa e criminale” nelle campagne della Sicilia e dichiarandosi pronta a contrastare “ogni tipo di condizionamento e atto criminale”. Oggi, gli inquirenti sospetterebbero invece una truffa relativa a un finanziamento pubblico richiesto dai vertici dell’organizzazione, un caso simile quindi a quelli che hanno consentito alla Guardia di Finanza di individuare nel settore dei fondi comunitari, nel solo 2015, 25 milioni di euro percepiti illegalmente. Nel settembre 2015 anche una società di allevamento della zona di Buccheri è stata interessata da un provvedimento di sequestro di terreni e fabbricati tra Siracusa e Ragusa (titolare dell’indagine in questo caso è stata la procura di Ragusa che si è avvalsa della collaborazione della nostra guardia di finanza) e disponibilità bancarie per un valore superiore ai 600mila euro: questi i contributi comunitari illecitamente incassati. Dalle indagini, che si sono basate sia sull’esame della documentazione relativa alle domande di contributi presentati tra il 2008 e il 2014 sia sulle testimonianze dei proprietari dei terreni indicati nelle stesse istanze, si è appurato che una parte dei contratti di affitto allegati alle istanze erano stati redatti all’insaputa dei veri proprietari. In questo caso la Guardia di Finanza è riuscita a bloccare l’erogazione di un ulteriore contributo di oltre 230 mila euro avvertendo tempestivamente l’AGEA, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura di Roma cui è affidata la funzione di intermediazione tra l’Europa e i produttori agricoli. Ancora una volta quindi la segnalazione di una truffa come quelle ben documentate dai due giovani giornalisti freelance, il siciliano Diego Gandolfo e il bolognese Alessandro Di Nunzio, che con il loro video inchiesta “Fondi rubati all’agricoltura” si sono aggiudicati, nel novembre scorso, il premio dedicato a Roberto Morrione, ex direttore di RaiNews24. Truffe difficilmente quantificabili nel loro insieme ma che secondo la Corte dei Conti, nel solo 2013, in Sicilia e in Campania sono state di 200 milioni di euro, irrecuperabili per il 70%. Una somma comunque a valere solo su quelle scoperte perché molte riuscirebbero a sfuggire a ogni controllo. Per il nostro territorio, a destare maggiore scalpore per il coinvolgimento del notaio deputato regionale Giambattista Coltraro, è sicuramente la truffa finita nell’inchiesta della Procura di Siracusa “Terre emerse” di cui ci siamo occupati in un servizio del marzo 2015. Di febbraio scorso l’avviso di conclusione indagini nei confronti dei 13 indiziati per l’ipotesi dei reati di truffa, riciclaggio, intimidazione, falso in atto pubblico e immaginiamo anche associazione a delinquere perché certo i requisiti essenziali paiono esserci tutti: il numero delle persone (essere più di 10 tra l’altro costituisce un’aggravante), la varietà e sistematicità dei reati. Una storia in cui entra di tutto: la presunta compravendita di una grande estensione di terreni (che in parte si dicono essere stati usucapiti) che l’indagine della Procura ha mostrato essere superiore agli iniziali 140 ettari, “venduti” con atto del notaio Coltraro (che tuttavia ha dichiarato di aver operato secondo legge e deontologia professionale e si è detto convinto che l’equivoco nasca dall’interpretazione giuridica delle vendite “a rischio e pericolo dell’acquirente, previste dall’art.1488 del codice civile”) per la cifra irrisoria di 70mila euro - sono stati infatti sequestrati a livello preventivo oltre 500 terreni (oltre 2mila ettari) per un valore di oltre 3 milioni di euro e 175mila euro -, e personaggi di vario profilo, non solo associati a clan mafiosi e prestanome ma anche i cosiddetti colletti bianchi, tra cui un finanziere e funzionari e tecnici dell’Agea. Secondo la Procura, l’associazione “procedeva ad un’appropriazione cartolare, con la creazione apparente di titoli giuridici formalmente ineccepibili” e, dimostrando così la titolarità giuridica sui terreni, a prescindere dalla reale proprietà, poteva richiedere all’Agea i contributi previsti a tutela dell’agricoltura e della zootecnica. Ora l’attenzione del procuratore Paolo Giordano è puntata sulla cooperativa Faro: l’auspicio per i tanti lavoratori del settore e per l’economia del territorio è che l’ipotesi di truffa non venga confermata. Che si tratti di un falso allarme. Ma siamo pessimisti. 18 LA CIVETTA di Minerva La Penna Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Giornalisti in erba a cura di Salvo La Delfa L’esempio di Riace, in cui per i piani di integrazione il sindaco è stato inserito fra i 50 leader del mondo Dove arrivano i migranti, non ci si può limitare ad “ospitare”. Occorre un’accoglienza tesa a farli diventare effettivi cittadini italiani di Benedetta Puglisi Negli ultimi anni, uno dei temi più urgenti che riguarda il nostro Paese, ma anche l’intera Unione Europea, è l’immigrazione, che ha visto la contrapposizione di diversi schieramenti, taluni favorevoli alla chiusura delle frontiere, altri all’accoglienza. Il comune di Riace, in provincia di Reggio Calabria, sembra aver trovato una risposta grazie all’inarrestabile lavoro del sindaco Domenico Lucano, il quale ha puntato sull’integrazione fra culture. Questa si è mostrata la mossa vincente, dal momento che i migranti non vengono emarginati, ma al contrario inclusi nella vita di questa meravigliosa cittadina: svolgono lavori di artigianato insieme ai riacesi, dando luogo a un’incredibile commistione di tecniche e usanze provenienti da Paesi diversi del mondo; hanno riattivato l’economia del luogo; hanno iscritto i bambini alla scuola elementare che altrimenti sarebbe dovuta essere accorpata a un altro istituto. Da ciò i bambini hanno avuto l’opportunità di imparare a non discriminare chi ritengono diverso, ma anzi a considerare la diversità una ricchezza. Grazie ai progetti SPRAR (Servizio centrale del sistema di Pro- tezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) sono stati creati nuovi posti di lavoro per i cittadini riacesi e non, grazie anche all’aiuto dei proprietari non più residenti, è stato possibile ripopolare il centro storico utilizzando e ristrutturando le vecchie abitazioni. Sono stati riportate alla luce anche antiche tradizioni e mestieri, come ad esempio la raccolta dei rifiuti tramite i carri trainati dagli asini. Era questo il tema dei “Campi della Legalità 2015” svoltisi proprio a Riace. I partecipanti hanno contribuito ad abbellire e restaurare il parco della città, realizzando dei pannelli che raffigurassero il tema dell’integrazione culturale e dipingendo i gradoni dell’anfiteatro con i colori dell’arcobaleno. In più hanno effettuato una visita presso il porto di Roccella Ionica, in cui hanno potuto osservare l’azione della Guardia Costiera quando avviene uno sbarco e tutte le difficoltà che ciò implica per i mi- granti, che molto spesso rischiano la vita durante il viaggio; hanno assistito alla testimonianza di alcuni ragazzi minorenni, arrivati in Italia poco tempo prima. Per il suo splendido lavoro, Domenico Lucano è stato inserito dalla rivista americana “Fortune”, tra i cinquanta leader più influenti al mondo e risulta essere l’unico italiano in questa classifica. Il messaggio dunque appare chiaro: la criminalità nasce dall’emarginazione, che dunque non solo è inutile, ma risulta essere anche deleteria; attraverso l’inserimento nel tessuto sociale di chi arriva qui e attraverso l’unione di culture, è possibile creare una convivenza pacifica e serena, e Riace ne è l’esempio. Del resto abbiamo potuto avere una prova di quanto sostenuto anche nella nostra Siracusa: da anni infatti, il signor Aziz (ristoratore di origine marocchina) collabora da volontario con le forze dell’ordine per individuare gli scafisti durante gli sbarchi e la sua squadra ha fin ora ottenuto il 99,9% di successi. Appare allora chiaro che per i Paesi in cui arrivano i migranti, non ci si può limitare ad “ospitare”: occorre una vera e propria accoglienza, tesa a far diventare chi giunge qui, un cittadino effettivo del nostro paese. Il ricavato devoluto alla figlia ancora in fasce di uno dei due. Nel 2015 morti bianche +15%. Centinaia di siracusani hanno partecipato al concerto in memoria di Michele Assente e Salvatore Pizzolo, gli operai morti alla Versalis di Matteo Bombaci Il movimento aretuseo “Basta morti bianche e per la sicurezza sul lavoro” ha organizzato un concerto in memoria dei due giovani operai, Michele Assente e Salvatore Pizzolo, venuti a mancare lo scorso settembre nel polo petrolchimico siracusano. Il concerto, che si è tenuto presso l’antico mercato di Ortigia con ingresso a contributo libero e volontario, ha ottenuto una numerosa partecipazione; sono state, infatti, centinaia le persone che hanno passato la serata domenicale tra musica e momenti di riflessione, in memoria di Salvo e Michele. Il ricavato della giornata è stato totalmente devoluto alla figlia, ancora in fasce, di Michele. Al concerto, presentato da Valentina Muscia, erano presenti tre band e due cantanti, che hanno offerto musica di ottima qualità e per tutti i generi. Si è svolta, inoltre, un’esposizione di quadri di diversi artisti. Tre quadri sono stati sorteggiati a fine serata tra le persone che avevano contribuito con una donazione. Questo evento, con valenza commemorativa, ha voluto anche lanciare un segnale forte alle politiche industriali dell’Italia tutta, ma soprattutto a quelle del Mezzogiorno che spesso sono tutte a sfavore degli operai, i quali si trovano a lavorare a ritmi inces- santi, con lacune nella formazione professionale e in condizioni di sicurezza precaria, per salari sempre più miseri e a malapena sufficienti al sostentamento economico delle proprie famiglie. Operai che rischiano ancor più la propria vita, come testimoniato dall’incremento del 15% delle morti bianche nel 2015 rispetto all’anno precedente. Il segnale politico lanciato da questo concerto si estende anche alle morti causate dal “quadrilatero industriale” di Priolo-Melilli-Augusta-Siracusa, comuni con altissimi tassi di incidenza tumorale e in cui la qualità dell’aria è fra le peggiori di Italia, a causa della presenza nell’aria nella terra e nel mare di microparticelle venefiche. Né mai, nonostante la firma di Accordi Quadro tra imprese, sindacati e governo, si è proceduto alle bonifiche. Moltissimi gli utenti che cadono in trappole, bufale informatiche e messaggi politici di propaganda Checchè se ne dica, internet è strumento efficace di veicolazione culturale Tutto sta nel saperlo usare senza limitarsi a messaggistica e social Presentano progetti che invadono anche gli scogli e fanno promesse di centinaia di posti di lavoro di Davide Carnemolla Negli ultimi anni, l’avvento di internet ha cambiato radicalmente la nostra vita: se prima era necessario possedere un computer per accedere ad internet, adesso possiamo benissimo farlo con un semplice smartphone in qualsiasi istante. Proprio questa possibilità ha condizionato le abitudini, i pensieri e le scelte delle persone, influendo in ogni aspetto della nostra vita: acquisti online, ricerche, messaggi politici e news. Molto spesso internet viene considerato un aspetto negativo della nostra società; questa convinzione deriva, però, dall’uso errato che ne facciamo. La maggior parte degli utenti, infatti, si collega ad internet solo ed esclusivamente per accedere a servizi di messaggistica e social network, ed è proprio questo il motivo per cui psicologi e sociologi accusano la tecnologia di aver portato ad una eccessiva autonomia e solitudine, ma anche emarginazione, dettata da “likes” e “followers”. In questa condizione sono moltissimi gli utenti che cadono in trappole, bufale informatiche e messaggi politici di propaganda che colpiscono principalmente, non i giovani, bensì persone adulte prive di senso critico. Non indifferenti sono gli “youtubers”, che sono diventati famosi partendo dal nulla e offrendo contenuti a dir poco scadenti, Calarossa, Ognina, Pillirina. Quando un tratto di costa è a fruizione pubblica arrivano i paperoni per privatizzarla, col permesso degli enti competenti di Cosimo Vitagliano lontani da ogni forma di cultura e utilità pur avendo la grande possibilità di formare le menti più giovani. Oltre a questo ambiente inutile e superficiale, però, sono presenti numerose possibilità per chi ha delle sane intenzioni. Internet, infatti, rappresenta uno strumento indispensabile per la promozione di iniziative politiche e popolari, per favorire il dibattito politico e, soprattutto, per la diffusione di una qualsiasi forma di cultura, nell’idea di un sapere libero e sganciato da condizionamenti economici. Infatti, se tutta la popolazione sfruttasse in modo completo l’informazione digitale, la società riuscirebbe a prendere le decisioni nel massimo della consapevolezza e quindi trarne enormi vantaggi. È necessario, dunque, che le istituzioni diano la possibilità a tutti di connettersi ad internet ma anche, e soprattutto, che educhino il cittadino all’utilizzo corretto e completo del web, anche se questo non è sicuramente a favore di chi si avvale della disinformazione dei cittadini. La spiaggia di Calarossa, il golfo della Pillirina e la costa tra Ognina e Fontane Bianche hanno avuto la stessa sorte. Tutte e tre hanno riscosso successo presso la popolazione che vedeva nella prima la possibilità di usufruire di una spiaggia all’interno del centro storico e per le altre due di un luogo dove poter godere della bellezza della natura incontaminata. Però, quando un luogo diventa importante, gli operatori del business si presentano alle porte del sindaco con la loro “proposta” per far diventare “grande” la città e per lo sfruttamento turistico di alcune zone. Fu così che nel 2011 la società Elemata Maddalena s.r.l. di proprietà del marchese De Gresy acquistò i terreni dell’area denominata Pillirina (circa 60 ettari) e progettò un villaggio turistico super lusso con il quale il turismo siracusano si sarebbe dovuto risollevare, promettendo posti di lavoro e ingenti capitali da investire. Agli occhi degli amanti del cemento e delle speculazioni il progetto di De Gresy fu considerato una “gallina dalle uova d’oro”. Si cercò di convincere i siracusani con la promessa di centinaia di posti di lavoro, di rendere la zona più bella e appetibile e di destagionalizzare la vacanza. Nonostante tutto ciò, associazioni come Natura Sicula, Legambiente Siracusa e SOS Siracusa riuscirono a bloccare il progetto, facendo riconfermare l’area marina protetta che comprende anche tale zona. Siamo alla fine del 2015, la Pillirina era stata da poco salvata e alla ribalta viene fuori un nuovo “faraonico” progetto per un resort ancora più di lusso con campi da golf e piste per gli elicotteri. Il progetto presenta la firma di “Siracusa Sun Lld” di proprietà di Jò Magliocco e prevede un resort vasto 147 ettari di cui 45 mila mq da cementificare per la costruzione di casette a due piani. Il progetto prevedeva, oltre le casette per i turisti, un campo da golf, la costruzione di laghetti artificiali, un eliporto e, soprattutto, lo spostamento della provinciale Ognina-Fontane Bianche più a monte per utilizzare il terreno ad uso privato del Resort. Anche que- sto progetto promette la creazione di numerosi posti di lavoro, circa 400, e di portare numerosi e ricchi turisti a Siracusa. Anche questa volta però il progetto fallisce grazie alla resistenza del comune e dei “verdi” che si sono opposti alla costruzione di un villaggio a meno di 150 metri dal mare che non rispettava le leggi vigenti in Italia. A inizio di quest’anno la compagnia ha annunciato l’abbandono del progetto per realizzarlo a Cipro. Da due anni ormai Siracusa ha sposato la causa di rendere agevoli e gratuiti gli accessi nelle coste più belle della città. In questo modo sono stati creati 5 solarium lungo tutta la costa e si è posizionata una scala per accedere alla piccola spiaggetta di Calarossa nel lungomare di Levante della bellissima isola di Ortigia. Grazie alla sua bellezza e centralità, la cala ha conquistato fama e i cuori di turisti e residenti. Dopo due anni di libera fruizione è arrivata la notizia che è nei piani del comune la realizzazione di un lido che occuperà la metà destra della spiaggetta e che renderà più agevole la fruizione della spiaggia offrendo servizio bar, docce, lettini e persino la connessione internet Wireless. Alle prime pubblicazioni su giornali e quotidiani il pensiero dei Siracusani è andato a quando nel 2006 la spiaggetta era completamente privata e invasa al 100% da un lido che occupava addirittura anche il mare con solarium costruiti sugli scogli. Inutile discutere sull’utilità di questo progetto che è molto soggettivo. E’ necessario discutere su :”Perché appena abbiamo qualcosa di bello e gratuito dobbiamo sempre chiuderlo, farci soldi e magari rovinarlo?”. È questa la logica capitalista del guadagno di uno solo a discapito della collettività, prendere un luogo libero e ad accesso gratuito per poi chiuderlo e guadagnarci con gli ingressi. Questa ad esempio è la sorte che è toccata alla spiaggia dell’Arenella, occupata al 75% dai lidi e che lascia alla libera fruizione della popolazione un misero squarcio di spiaggia che si rimpicciolisce sempre di più con l’innalzamento del livello marino. È chiaro che Siracusa è una città che deve vivere di turismo e, quindi, sfruttare le sue ricchezze ma c’è modo e modo: perché i progetti che si volevano realizzare alla Pillirina e ad Ognina non si possono realizzare a 300 mt dal mare e in maniera eco-sostenibile? Perché non si può evitare di dover vendere una parte di costa che ogni estate è meta turistica di centinaia di persone? Fino a quando la mentalità politica ed economica tenderà a portare beneficio a pochi levandolo alla collettività toccherà a noi difendere la nostra città dai progetti esuberanti di miliardari, che saranno pronti a tutto in cambio di qualche favore. Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] CULTURA LA CIVETTA di Minerva 19 Progetto di scambi culturali Italia-Argentina. Da settembre a Buenos Aires, da novembre a La Plata “Formalmente”, da domani al 29 maggio in Galleria Montevergini bi-personale di Jano Sicura e Franco Lippi,curatoriVanetti e Portoghese l’Italia e l’Argentina che ha ricedi Redazione vuto il patrocinio, tra gli altri, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, omani 30 aprile alle ore dell’Ambasciata della Repubblica 19.00 nella Galleria d’arte Argentina in Italia, del Ministerio contemporanea Montever- de Cultura Buenos Aires Ciudad e gini, in Via Santa Lucia alla Ba- il sostegno dei Rotary Club Siradia 1 (Ortigia), sarà inaugurata cusa Monti Climiti e Siracusa Orla bi-personale “Formalmente” tigia. La mostra resterà a Siracusa di Jano Sicura e Franco Lippi, a fino al 29 maggio (visite: da marcura di Nino Portoghese (foto tedì a domenica, ore 9.00-13.00 e sx) e Annibale Vanetti (foto dx). 16.00-20.00, ingresso libero), per L’inaugurazione sarà preceduta poi trasferirsi al Museo d’arte conda un’azione scenica dal titolo temporanea San Rocco di Trapani “Trasversale” a cura di Giannella dal 19 giugno al 20 agosto. Poi, D’Izzia, con Giorgia Matarazzo, dal 17 settembre al 18 ottobre, la Barbara Corso, Lina Lombardo, mostra sarà ospitata al Museo de Carlos Anguilera. Artes Plasticas Eduardo Sivori di La mostra itinerante, promossa Buenos Aires; quindi al MACLA e organizzata dall’Associazione Museo de Arte Contemporanea “L’arco e la fonte” di Siracusa, fa Latinoamericano di La Plata dal parte di un progetto di scambi ar- 5 novembre al 3 dicembre. “Fortistico-culturali internazionali tra malmente” allude alla forma che D la mente degli artisti impone al caos della materia e del colore, rielaborandola nelle opere d’arte. In mostra i dipinti e le sculture di due artisti accomunati, pur nella diversità, dall’esperienza dell’emigrazione: diretta per Jano Sicura, formatosi in Germania; indiretta, vissuta attraverso il racconto dei suoi avi, nel caso di Franco Lippi, argentino dalle origini italiane. «Il primo - scrive Nino Portoghese nel catalogo - coniuga la sua matrice mediterranea legata agli elementi primordiali del fuoco e del metallo ad un segno espressionistico mitteleuropeo carico di tensioni emotive originarie. Il secondo ha fatto, del suo mestiere di artista, un andar per mare gettando scandagli alla ricerca di una verità della pittura che ci riveli, alfine, a noi stessi». Per Annibale Vanetti le «crisalidi solide e ferrose» di Jano Sicura «vivono in una dimensione altra dello spazio-tempo, misteriosa e sospesa». Sono come «apparizioni capaci di trattenere in sé ogni riflesso luminoso, stati embrionali di una vita nascosta e segreta che, tragicamente, non vuole rivelarsi, germi di forme di vita mai nate ma solo poeticamente immaginate in infiniti mondi ancora possibili». Artisticamente intrigante la loro giustapposizione ai nuovi lavori di Franco Lippi che - continua Vanetti - sono «Pieni di sole e intrisi d’acqua marina», «pronti per varcare “la distanza Atlantica” ed approdare in terra di Sicilia» e «sembrano nati da un sogno di “rinascita” : quello di un ritorno a nuova luce mediterranea permeata di colori squillanti ed irrequieti e filtrata da un cristallino liquido amniotico fonte di nuova vita». L’autore di “Terra di sole e acqua salata” (tre edizioni) ci incanta con una storia in cui riconoscersi In “La profezia di un sogno, il canto del gallo” di Giuseppe Rossitto un viaggio nel tempo con feste popolari e personaggi che appaiono vivi spazio ai sentimenti e ripropone di Andreina Rossitto interrogativi ed aspettative che appartengono ad ognuno di noi. La storia riprende vita e così insiea vita come un avvincente ed me all’autore ci tufferemo in feste emozionante libro di cui sfo- popolari e incontreremo persone gliare le pagine dei ricordi. che sembreranno dipingersi daL’autore di “La profezia di un so- vanti ai nostri occhi come quadri gno, il canto del gallo” - Giuseppe ancora vivi. Un racconto ricco di Rossitto, dottore in pedagogia, già dettagli che ha come filo condutdipendente della Provincia regio- tore un sogno premonitore e che nale di Siracusa, autore dei due li- parla dell’umanità che ci appartiebri “Alea iacta est” e “Terra di sole ne. Il travagliato percorso di Paolo e acqua salata” giunto già alla terza è una storia di speranza che lascia edizione – ci racconta e si racconta spazio alla vita, una storia in cui percorrendo le tappe più impor- ognuno di noi può ritrovarsi: le tanti della sua esistenza. aspettative deluse, il desiderio di Attraverso una coinvolgente scrit- realizzarsi, il legame alla propria tura, Rossitto lascia libero il lettore terra e agli affetti più cari, l’emidi viaggiare nel tempo narrando, grazione forzata, le cadute e le riin modo leggero e frizzante, uno salite. Paolo raccontando se stesso spaccato di storia siciliana che parla dell’umanità intera che con sembra ormai distante. Un viaggio perseveranza continua a guardare nella memoria storica che lascia verso la luce, nonostante tutto. L DIRITTOdiREPLICA “Retribuiamo regolarmente il personale e gli artisti scritturati. Io non devo proprio saldare nessuno” Enrico Castiglione (Associazione Festival Euro Mediterraneo):“Mai stipulato contratti col Coro Lirico Siciliano. Le dichiarazioni di Munafò sono false” I n riferimento all’articolo a firma Stefania Festa, dal titolo molto eloquente: Munafò: La Fem deve ancora saldare lo staff dell’Aida”, pubblicato in data 11 Aprile 2016 (e di cui sono venuto a conoscenza solo oggi), nel link: +http://www.lacivettapress.it/it/ index.php?option=com_content&view=article&id=1448%3Amunafo-la-fem-deve-ancora-saldare-lo-staff-dell-aida&catid=17&Itemid=143 la presente per contestare in toto quanto da Voi pubblicato senza neanche aver controllato la vericidità di quanto da Voi scritto, fermo restando che quanto dichiarato dal signor Stefano Zito e soprattutto dal signor Alberto Maria Antonio Munafò è stato oggetto di specifiche mie querele per diffamazione e calunnia. Innanzitutto, preciso che l’Associazione Festival Euro Mediterraneo, da me fondata nel 2001 e da allora presieduta, non ha nulla a che vedere con la Fondazione FEM, nata come noto nel 2010 e che il finanziamento stanziato all’Associazione Festival Euro Mediterraneo per il 2015 da parte della Regione Siciliana per il Festival Belliniano/Settima edizione è stato di appena 270.000,00 euro su oltre 1.000.000,00 di spesa direttamente sostenuta dall’Associazione stessa, per cui le cifre riportate da Voi sono del tutto errate. Quanto dichiarato dai signori Zito e soprattutto dal signor Munafò è del tutto falso e mi auguro che presto la magistratura possa appunto appurarlo, in quanto l’Associazione Festival Euro Mediterraneo, che presiedo dal 2001, non ha mai stipulato contratti con l’Associazione Coro Lirico Siciliano e non ha nulla a che vedere con i problemi legali ed amministrativi che il signor Munafò non riesce a risolvere o forse non vuole risolvere con chi l’ha scritturato. L’Associazione Festival Euro Mediterraneo, che presiedo dal 2001, svolge la sua attività a Roma ogni estate e in Sicilia solo il Festival Belliniano, nato nel 2009, tra Catania e Taormina, ed è un’Associazione che retribuisce regolarmente il proprio personale e gli artisti scritturati in base a specifici e chiarissimi contratti. Il rapporto cui invece fa evidentemente riferimento il signor Munafò riguarda il Contratto stipulato tra la Fondazione FEM e l’Associazione Coro Lirico Siciliano per l’attività del 2015, il quale prevedeva e prevede, all’art. 8, il pagamento dei coristi impegnati nelle opere rappresentate in Sicilia nel 2015 proprio da parte dell’Associazione Coro Lirico Siciliano e non da parte della Fondazione FEM, in base alla sponso- riazzione del signor Jacopo Sipari di Pescasseroli che l’Associazione Coro Lirico Siciliano ha stipulato direttamente e che è stata irrevocabilemente permessa ed accettatta proprio per pagare i coristi. Se c’è quindi un’inadempiente questo è solo il signor Munafò, il quale dovrebbe spiegare a questo punto perché non onora il contratto firmato ed inganna così i coristi. Le frasi secondo cui io avrei saldato “gli anni precedenti” è del tutto falsa e fuorviante, perché io non dovevo e non devo proprio saldare nessuno e questo modo di scrivere è frutto della disinformazione strumentale creata ad arte dal signor Munafò per nascondere le sue inadempienze: la mia attività è artistica, come regista e come scenografo, e non accetto che si improvvisa presidente di un’associazione corale scarichi il suo fallimento gestionale sulla mia attività. Ma la cosa più grave di questo articolo, firmato sa Stefania Festa – che per altro vi espone ad una mia nuova denuncia per diffamazione a difesa del mio operato e della mia immagine – è la frase da Voi scritta secondo cui io “non sarei nuovo a questo tipo di querelle”, portando ad esempio una maldestra notizia apparsa sul quotidiano “L’Unità” il 31 Marzo 2009 riguardo alla Symphonica Toscanini e alla signora Tiziana Tentoni ed utilizzata ad arte dal Munafò per diffamarmi: ebbene, trattasi di un’enorme cantonata, che sarebbe stato facile controllare, in quanto era ed è stata la Symphonica Toscanini e la signora Tentoni a dovermi pagare ed infatti hanno pagato a me e all’Associazione Festival Euro Mediterraneo la cifra dovuta estinguendo ogni rapporto. Per il resto stendiamo un velo pietoso , soprattutto sul modo di espri- mersi di questo signor Munafò e sulla sua richiamata insignificante presenza a Roma, dove invece il sottoscritto da ben 19 anni porta avanti il Festival di Pasqua con grandissimo successo. Come anche è del tutto errato il calcolo degli incassi da Voi fatto , che dimostra un’assoluta superficialità , e non esiste la richiamata percentuale del 3,5% da Voi maldestramente riferita all’AIDA rappresentata con la mia regia e scenografia al Teatro Greco di Siracusa nel Luglio del 2014, esponendovi a considerazioni sommarie e alquanto diffamatorie. Vi invito pertanto immediatamente alla rimozione di tale articolo, impregiudicato ogni mio e nostro diritto di rivalerci nei Vostri confronti per ogni danno subito e subendo a seguito della pubblicazione di questo articolo. 20 LA CIVETTA di Minerva CULTURA Anno VIII n.8 - 29 aprile 2016 [email protected] Luglio ’43. Nel diario di un sir la ricostruzione dal decollo in Tunisia alla conquista di Primosole Durante l’invasione alleata sulle coste siciliane,molti soldati inglesi di gruppi diversi, immersi nelle tenebre, si spararono addosso pria pelle. Si saprà poi che molti di Aldo Formosa alianti non hanno mai raggiunto la Sicilia, finendo in mare al largo della costa, perché abbattuti dalove luglio 1943. A Sousse la contraerea delle navi amiche, in Tunisia i preparativi oppure per imperizia di piloti che per il decollo degli aerei sganciarono il cavo troppo presto. sono stati completati. Il contin- L’invasione alleata cominciò dungente è composto da 109 Dakota que all’insegna della confusione. americani, 7 Alifax e 20 Alberi- A sbarco avvenuto molti soldati males della Raf. Ad ogni aereo inglesi di gruppi diversi, immersi è collegato un cavo per il traino nelle tenebre, si spararono addosdegli alianti Horsa. Su uno di so. Non solo: ma tanti paracadutiquesti è imbarcato l’inglese Sir sti finirono la loro discesa molto Mark Henniker che compilerà, a lontano dai punti prestabiliti, riguerra finita, un diario a partire manendo isolati e morirono sperdal decollo fino alla conquista del duti nella notte. ponte di Primosole alle porte di Henniker ha un compito preciso: Catania. Gli aerei decollano alle arrivare al ponte sull’Anapo, con18,30. Henniker racconta le sen- statarne l’integrità e darne notizia sazioni vissute durante le 4 ore al comando dei mezzi corazzati di volo, l’angoscia per l’incipiente che dovevano so praggiungere oscurità, il mare “color del vino”, dopo essere sbarcati a Fontane e l’improvvisa sorpresa di trovar- Bianche. Ma l’atterraggio desi al centro del fuoco della con gli alianti è drammaticamente traerea della flotta inglese diretta avventuro so: finiscono in gran in Sicilia, evidentemente ignara, pane sparpagliati, senza possibiper la sopravvenuta oscurità, della lità di collegamento, Un aliante, nazionalità degli aerei che traina- addirittura, finisce a nord dell’Et vano gli alianti. na. Quello di Henniker pare che Può sembrare un paradosso, ma atterri in prossimità di Capo Henniker non mente perché que- Murro di Porco, verosimilmente sta realtà l’ha vissuta sulla pro- nella zona delia vecchia tonnara N dì Terrauzza: è un miracolo per l’incolumità dell’equipaggio. “L’aliante - racconta Henniker - supe rato un fascio di luce si abbassò ulteriormente, cozzò contro un albero, rimbalzò più volte, e si schiantò al suolo con enorme fragore. Nessuno si era fatto male. Uscimmo dall’abitacolo stri sciando, ci disponemmo attorno all’aliante. Non fu facile perché ci trovavamo in un vigneto con tralci alti fino alla cintola. Vidi degli italiani che si stagliavano contro un riflettore lontano circa 100 yard. Era troppo buio per capire cosa stava succedendo, ma si sparava con le pistole contro di noi e venivano lanciate delle bombe a mano. Un soldato del mio aliante mi si parò davanti puntandomi la pistola allo stomaco e premendo il grilletto. Fortunatamente aveva dimenticato di alzare il cane del congegno”. Molti altri sono i casi di estrema confusione narrati da Henniker, che avrebbero dovuto portare ad una logica dèbacle. Ma forse era scritto che un destino favorevole si sarebbe prodigato per spianare la strada degli inglesi verso Siracusa. Quanti soldati italiani persero la vita quella notte? Pare che non esista un elenco nominativo. La Storia ci ha restituito quelli di Nunzio Formisano e Calisto Calcagno, caduti sotto il fuoco nemi co sul ponte nel tentativo di farsi strada verso Siracusa per raggiungere i luoghi del loro dovere. Proseguendo nel buio, Henniker e il suo gruppetto avvistano una stazioncina “brulicante di italiani”. Gli inglesi partono alla carica, Henniker viene ferito a una gamba mentre intomo a lui gli italiani si arrendono. La facilità della cosa lascia perplessi. E poi l’arrivo al ponte sull’Anapo, il contrattacco degli italiani che costringono gli inglesi, a corto di munizioni, a ritirarsi. Ma alla fine il ponte, col sopraggiungere dei rinforzi dell’8° Armata, è conquistato, “Fu più tardi - annota Henniker - che contammo le nostre perdite: esse risultarono relativamente alte”. Occupata Siracusa, gli inglesi proseguono verso Catania. Al ponte di Primosole, presidiato dai tedeschi, c’è uno scontro cruento con molti caduti, finché la resistenza tedesca non viene debellata. Ad Henniker non si possono naturalmente imputare certi andirivieni frastagliati nel suo racconto: non è uno scrittore. Ma è interessante comunque rivivere un avvenimento epocale, i cui inizi furono focalizzati nel nostro territorio, che cambiò la storia dell’umanità. Il dettagliato resoconto del fatto d’arme è contenuto nel diario di Sir Mark Henniker, pervenuto in originale a Vincenzo La Rocca da parte di un conoscente inglese. Con la traduzione successiva di Salvatore Buccheri, La Rocca ne ha fatto un libro pubblicato da Morrone Editore col titolo “Un aliante a Capo Murro di Porco”. La narrazione di Henniker merita considerazioni che sfiorano il dubbio. Almeno a partire dal momento dell’impatto dell’aliante sul suolo siracusano in poi. Hen- niker dice che l’aliante finì fra i tralci di un vigneto: fino a prova contraria, non risulta che sul pro montorio di Murro di Porco sia stata coltivata l’uva. È più verosimile invece che l’atterraggio sia avvenuto nell’entroterra di Terrauzza, Arrancando a tentoni nella notte, gli inglesi arrivarono al ponte sull’Anapo in vista di Siracusa. E poi al buio sotto il fuoco degli italiani, com’è stato possibile agli inglesi individuare prima e disinnescare poi le mine gettate nel fiume? Nella descrizione dei fatti, Henniker inconsciamente si è forse lasciato prendere la mano dalla epicità dell’ “io c’ero!”. In Due mari - Sicilia e Albania un capitolo su Siracusa: “tesoretti, ritrovati in pentole nascoste” Il viaggiatore Enrico Bo e il Medagliere siracusano:“Opere di artisti straordinari da scrutare con la lente, tanto sono minuti i lavori di incisione, di bulino, di conio” spot.it/2016/03/il-settimo-libro. di Marialucia Riccioli html e riportiamo alcune righe dell’autore dedicate a Siracusa (interessanti anche le precisaziouando ripercorriamo la ni su prezzi orari e altre informastoria dei viaggiatori del zioni utili a chi voglia ripercorreGrand Tour, che dalle re le stesse rotte). brume del Nord Europa o del “[…] S’obbedisca oggi alla diviNuovo continente venivano in na notte / E la cena nell’isola Italia e specialmente in Sicilia s’appresti. / Come il dì spunti, completavano la propria educa- salirem di nuovo / La nave, e zione o accrescevano la propria nell’immensa onda entreremo”. cultura – pensiamo a Goethe, (Odissea VII) a Maupassant, a von Platen… Siracusa - Latomie – potremmo essere tentati dalla […] la città è anche molto altro, convinzione che oggi sia tempo non solo Ortigia, con tutta la di semplici turisti, distratti con- sua antichità e i suoi luoghi della sumisti incapaci di cogliere lo storia. La zona archeologica, dal spirito dei luoghi. teatro greco all’anfiteatro romaRingraziamo Rosalba Riccioli, no è enorme e ti mette di fronte che con dedizione competente a quanto ha da offrire al riguarillustra ai visitatori le meraviglie do il nostro paese. Ma di certo del Medagliere del Museo arche- la parte più misteriosa e unica ologico “Paolo Orsi” di Siracusa, sono le Latomie, di cui la città è per averci segnalato le pagine di piena e che ha arricchito il sotun viaggiatore del nostro tempo, tosuolo di una Siracusa sotterche nel suo settimo libro parla ranea che bisognerebbe fermarsi propria della nostra città: “Due a scoprire. Intanto cammini sul mari - Sicilia e Albania” di Enri- fondo di queste antiche cave orco Bo comprende le impressioni mai sommerse dagli alberi e dal ed emozioni di viaggio dell’auto- verde, immense e piene di angore, originario di Alessandria. li nascosti, in cui sarebbe facile Vi rimandiamo al blog di Enrico perdersi. L’immenso orecchio di Bo: http://ilventodellest.blog- Dionisio attrae la folla, meravi- Q glia naturale in cui tornare bimbi, sbattere le mani, darsi sulla voce per sentirne l’eco, mormorare a bassa voce per verificare l’acustica, tutte le classiche mosse da turista tipo, eppure irrinunciabili. Il Museo Archeologico è un’altra gemma splendente in questa città luminosa. Ricchissimo di reperti mirabili, ci puoi passare la mattina a rigirarti di sito in sito, dagli elefanti nani della preistoria alle statue della classicità, trascurando per sazietà di vista vasi e reperti che da soli altrove farebbero mostra a sé, attirando schiere di visita- tori entusiasti. Ma non è finita. Nel sottosuolo, è appena aperta una nuova esposizione: il Medagliere, con una sterminata collezione di monete e di gioielli in oro e argento. Quasi ti sfuggirebbe, ormai sazio di tante cose, ci butti un’occhiata e Rosalba Riccioli sta lì ad accoglierti, non ti lascia andar via, si raccomanda che tutti gli altri del gruppo vengano a vedere tanta meraviglia e poi con una competenza da vera appassionata, ti illustra, ti racconta, ti fa apprezzare la raffinatezza di queste opere di artisti straordinari, da osservare con la lente, tanto sono minuti i lavori di incisione, di bulino, di conio. Ecco i tesoretti, ritrovati in pentole nascoste durante la fuga o prima di qualche incursione di assalitori, rimasti lì sotto terra, mucchio di ori usciti dalla pentola spaccata, testimoni muti di quanto alla fine non si può portare con sé in eterno. Ecco orecchini perfetti e minuscoli che mani di un orafo artista hanno sbalzato con perizia per i lobi teneri di qualche bellissima, ormai polvere anch’essa. Facciamo notare che è già passata l’ora di chiusura e non si vorrebbe approfittare. “Siete venuti da lontano, non potete perdervi queste cose e mi raccomando parlatene quando tornerete” e avanti per un’altra mezz’ora. Questa è la Sicilia che ho incontrato io. Passione, voglia di fare, dedizione e tanta tanta competenza, altro che menefreghismo e lavoro da statali. Grazie Rosalba. Un bel bagno di addio a Fontane Bianche appena fuori città, un paio di arancini, poi alla sera per chiudere il cerchio, l’Agamennone al teatro greco. Atmosfera incredibile. Gradinate zeppe di appassionati e guarda caso di studenti, silenziosi, rapiti dalla vicenda e dalla suggestione del luogo e della storia. Anche questa, una cosa da non perdere. Ci auguriamo che i turisti che sempre più numerosi riempiono la cavea del Teatro greco, i vicoli di Ortigia e le spiagge delle nostre coste siano come il signor Bo, viaggiatori – e chissà? Anche scrittori – per passione e amore della nostra storia, arte e cultura.