saluti da babbo natale

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saluti da babbo natale
SALUTI DA BABBO NATALE
23: 45 Nuovo messaggio da Sandra
Tanti carissimi auguri a
te ed a tutti i tuoi cari.
Che tu possa passare un
santo Natale pieno
d’amore e di serenità.
Sandra…l’ultima volta che l’ho vista non mi ha calcolato manco di striscio. Si sta per
sposare l’anno prossimo e l’ho dovuto sapere per vie traverse. Le ho mandato un paio di sms
qualche mese fa ma non mi ha mai risposto. Mai vista in chiesa. E mi parla di santo Natale. Lei.
Mah…
Cancellare? Si
23:46 Chiamata non risposta da Giuseppe
Starà sicuramente in giro da solo cercando qualcuno con cui alcolizzarsi. Troppo pesante
sopportarlo un sabato sì e l’altro pure. Sempre a parlare di moto. Evitare di passare in piazza per
non incontrarlo. Ah, guarda lì. C’è quella gran gnocca di Monica, l’occasione buona per sondare il
terreno in vista di un futuro sessuale insieme.
“Augurissimi alla Monica più bella tra tutte quelle che conosco”
“Ma se tu conosci solo me, scemo! Auguri anche a te, bello”
E qui parte tutto un discorsetto di quelli sul Natale che non si fa più con la famiglia, che
Natale non è Natale senza la neve (ma tanto quella arriverà per Pasqua!) e poi tra un’amenità ed
un’altra cerco di andare a parare sull’immancabile “tu che fai a capodanno?”. Ma qui il destino
bastardo, che dello spirito natalizio se ne strafrega altamente, fa intervenire il rompiscatole di turno.
Ci sono persone che per tutto l’anno ti evitano accuratamente, che se le incontri manco ti salutano,
che manco ti ricordi dove e quando vi siete e conosciuti… insomma, un essere totalmente inutile ai
fini della tua vita. Ma siccome il destino bastardo si diverte alle tue spalle, quella persona a Natale,
totalmente incurante del fatto che stai parlando con un bellissima ragazza (anzi, forse proprio per
questo), ti viene vicino e ti fa gli auguri. Ma non così, di sfuggita, con una semplice stretta di mano
mentre passeggia. NO! Proprio lì, in quel momento, decide che ti deve raccontare tutta la sua vita
dal concepimento ad oggi, evitando accuratamente qualsiasi pausa in cui tu possa inserirti con un
“Vabbè…” preludio di un “levati dalle palle” incartato e mascherato da “…mi aspettano, ci
vediamo. Ancora auguri.”. NO! Tu stai lì impietrito a sorbirti questo fiume di parole inutili e nel
frattempo la Monica è presa d’assalto da altri ragazzi che non hanno esseri inutili intorno. Poi
Monica si gira verso di te, ti fa un sorriso ed un cenno con la mano e scompare. Come in risposta ad
un ordine superiore, nello stesso istante, l’essere inutile che fa? Decide che il suo compito è finito e
se ne va. Non ti saluterà mai più, andrà ad arenarsi come le balene sulla spiaggia o sarà rapito dagli
alieni. Non si sa. Ma intanto stasera ti ha augurato buon Natale. E poi come si chiamava quello?
Mah! Controlliamo il telefono, magari qualche novità.
4 messaggi non letti
Vedi che il mondo mi pensa? Controlliamo. Ah, è Giovanni.
ΩΩΩΩΩΩΩΩΩΩΩΩ
Queste sono le renne
di Babbo Natale viste
da dietro se non invii
questo sms a 5 amici ti
cagheranno addosso
Ecco, la solita catena! Stasera in effetti ancora arrivava niente del genere. Strano. Ma
possibile che uno come Giovanni, che nella vita fa addirittura il professore di italiano, si riduca a
mandare questi messaggi senza manco curarsi di correggere la punteggiatura? Cosa ti costava
mettere un punto, Giovà? Cosa costa mandare un messaggio scritto di proprio pugno invece di
spingere semplicemente un bottone e poi scorrere i primi 5 nomi della rubrica per evitare che le
renne ti caghino addosso? E già è stato un anno di merda questo, giustamente dobbiamo utilizzarlo
da humus per il prossimo. Io questi sms non li inoltro mai, vanno automaticamente cancellati.
Peccato che gli altri 4 sms arrivati siano di altri 4 furbastri a cui i Giovanni di turno hanno mandato
i culi delle renne e che (bontà loro) me lo hanno inoltrato a loro volta. Giovanni, Maria, Nicola,
Raffaele e Laura hanno paura dell’incontinenza delle renne. A tutti loro va la pole position per la
cancellazione dalla rubrica. Ma dopo, che stasera siamo tutti più buoni. Lo impone il copione. Lo
impone la messa di mezzanotte.
Appostarsi tra un’oretta dalle parti dalla chiesa sarà l’occasione giusta per beccare qualche
altra ragazza in libera uscita. Quelle brave ragazze che vanno a stringere mani in segno di pace, che
magari cantano anche nel coro, che poi domattina saranno ancora in chiesa per la messa di
mezzogiorno. Quelle brave ragazze che sono talmente abituate a stare in ginocchio in preghiera, che
gli viene spontaneo farlo anche nell’intimità con perfetti estranei. Ma che voglia di pregare che mi
nasce dal profondo al sol pensiero! Ma ora no, ora si va in giro per il corso a salutare quelli che “io
a messa non ci vado tutto l’anno e quindi sarebbe da ipocriti andarci la notte di Natale”, quelli che
“io torno al paese per le feste e per l’occasione sfoggio l’accento della città dove studio”, quelli che
“io stasera sono in cerca” e quelle che fanno a gara con le amiche a chi raccoglie più occhi nella
scollatura a fine serata. Già, giustamente a dicembre non fa più il freddo di una volta e quindi si
aspetta che qualche Babbo Natale si arrampichi per quel balcone a posare qualche regalo. Ma non
un Babbo Natale qualsiasi. NO! Ne vogliono uno che al posto delle renne ha una Mercedes, uno che
fa discorsi trendy inarcando le sopracciglia curate, che nella foto sul cellulare ha un bel sorriso da
seimila euro e, soprattutto, il cognome ben noto da mettere in rubrica. Tu, stupido operaio, lasciaci
gli occhi nella scollatura e passa avanti, e sii veloce. L’amour! L’amour deve essere per forza cieco
con tutti questi occhi che cascano dalle orbite. Io non sono certo da meno, ci mancherebbe. Guardo
compiaciuto le grazie che la natura crea e che l’estetista conserva. E con la scusa dei messaggi
faccio filmati e foto per la mia collezione architettonica. Pochi archi, in verità, ma molto tettonica.
I’m dreaming… of a white Christmas
È mezzanotte, è Natale. La novità di quest’anno è la musica dagli altoparlanti lungo le vie
del centro. Bella, molto bella l’atmosfera che ne viene fuori. Un albero spelacchiato e male
illuminato in piazza, quattro lampadine mezze fulminate a fare da luminaria lungo il corso, un’orda
di babbi natale meccanici che emettono dei motivetti natalizi in una tonalità collegata direttamente
alla frequenza dei miei nervi, ed ora anche la colonna sonora. In contemporanea con la mezzanotte,
ovviamente, arrivano altri sms. Renne, renne, renne… Ma che è? Questa sera non mandano altro!
Cancellare? Si
Non faccio in tempo ad alzare la testa dallo schermo che mi appare davanti un negroni.
“Auguri stronzo che non risponde alle chiamate”
È Giuseppe (o almeno quello che ne resta), che mi offre un drink in tono con il clima
circostante. Beh, almeno non si può dire che non sia gentile. In realtà è il primo regalo che ricevo.
Lo accetto volentieri, cercando di berlo nel minor numero possibile di sorsi visto che Giuseppe è già
partito con la differenza tra una naked ed una stradale. Ma perché ho avuto la malaugurata idea di
chiedergli un consiglio sulla moto da comprare? In tutto ciò cerco di guardarmi intorno, come un
felino in caccia. Testa alta, labbra conserte, collegamento con le orecchie momentaneamente
interrotto sul canale “2 ruote”, passo in rassegna il paesaggio intorno a me. Niente di memorabile, si
potrebbe anche andare in qualche pub. Ma con chi? Con il “Valentino Rossi dei poveri” non di
certo, ci vorrebbe una scialuppa di salvataggio. Sarà l’alcool che già comincia ad entrare in circolo,
ma mi concentro sullo snervante pupazzo di fronte a me. Non ho imbucato la letterina, c’era la fila
alla posta. Ho passato un anno di merda. La Juve è in serie B. Non mi arriva un sms da una ragazza
degna di nota da troppo tempo. E, soprattutto, c’è questo qui di fronte a me che sta creando il vuoto
intorno a noi, manco fossimo lebbrosi. Santa Klaus, scendi un attimo qui ed inventati qualcosa.
In tutta risposta alla mia letterina telepatica non ottengo altro che un “…e quindi la moto che
ti consiglio è una Kawasaki” ed un irritante i i iiiiii i i iiiii i i i i iiiiiiiiiiiii che, con tutta la fantasia
del mondo, dovrebbe essere una specie di Jingle Bells. E mi guarda. E sorride. Alza un braccio. Poi
l’altro. Si illumina. Finisce la strofa della canzoncina. E mi guarda. E sorride. Alza un braccio. Poi
l’altro. Si illumina. Finisce la strofa dell’altra canzoncina. E mi guarda. E sorride. Alza un braccio.
Poi l’altro. Si illumina. Finisce la strofa della terza canzoncina. Ed io sono in loop più di lui. Forte
questo negroni, quasi quasi me ne faccio un altro, abbandono Giuseppe con la scusa della pipì e poi
vado di fronte alla chiesa. Dovrebbe essere quasi finita la messa.
In realtà il mio bel piano va ampiamente a rotoli, giacché, come nel film La Tempesta
Perfetta, si verifica l’eccezionale riunione di vari uragani alcolici: a Giuseppe si aggiungono
Antonio, Massimo e Gianni. Cazzate la randa! Mollate il pappafico! Tutti sottocoperta! Indossate i
giubbotti! Preparate le scialuppe! Da questo momento in poi intorno a noi si riempie di gente che
cammina piano, gente che sfreccia veloce, gente che parla una strana lingua… e poi mani da
stringere, bicchieri da alzare, la cassa del bar, il pupazzo che mi guarda e sorride, Antonio che urla,
Massimo che abborda una tipa, Giuseppe e le cromature vintage, si alternano come i giri della
roulette. Rien ne va plus! Fate il vostro gioco, signori! Il signore con la giacca rossa perde, beve. Il
signore con la giacca nera vince, beve. Rosso, giro di negroni. Nero, giro di cuba libre. Zero, salta il
banco: rhum e pera. Poi, però, nell’aria mi riecheggiano le parole del mio saggio amico irlandese:
L’alcool si dovrebbe pagare di meno, perché è in affitto. Da qualche parte riesce sempre.
Scrivete al Parlamento, fatelo inserire nella finanziaria. Mobilitiamo le masse in piazza in
nome di questa grande verità. Fate lo sciopero dell’acqua. Nel mio caso l’affitto lo vuole versare
l’inquilino del piano di sotto, quindi urge trovare un posto dove versare i liquidi. La banca no, urge
un posto isolato. Mi dirigo seguendo una morbida scia verso il parcheggio vicino la piazza. La
chiesa passa di lato, qualcuno saluta, qualcuno mi chiama. O forse no. Non importa, c’è il
versamento da fare urgentemente. Tutta questa gente in giro, bisogna anche trovare il posto adatto
ed isolato. Ma mentre sto lì ad elucubrare tutte le combinazioni prospettiche necessarie alla non
identificazione, scorgo qualcosa di incredibile per non dire assurdo. L’essere inutile di cui conosco
tutta la vita che si intrattiene con una cavalla di gran classe e dalle curve pericolosissime. Rischio
sbandata, cartello triangolare. E si stanno incamminando verso la macchina di Mister Inutilità mano
nella mano. Uè, Babbo Natale, guarda che hai confuso le letterine: quella era per me, la volevo io!
Poi si appoggiano alla sua utilitaria francese di dubbio gusto e dal color oro che si insinua nella
retina senza chiedere manco il giusto preavviso, e cominciano a mulinare in un modo altrettanto
francese. Ed io sto qui, con l’inquilino che bussa insistentemente alla porta e con un vortice di
domande cosmiche che mi frullano nella testa. Poi parlicchiano un po’ e si incamminano verso la
cornetteria lì vicino. Sicuramente avrà le papille con la salivazione azzerata, lo stronzo. E poi nella
mia visione d’insieme vedo il quadro perfetto. La Gioconda della mia vendetta con il destino
bastardo. La macchina è parcheggiata davanti ad una casa appena restaurata, ma senza
illuminazione davanti. La facciata ha tre balconi, e sul primo di questi c’è uno di quei Babbo Natale
che si arrampica. E le renne? Dove le avrà parcheggiate? Poi mi guardo intorno, velocemente. Non
passa nessuno. Ottimo. Mi avvicino al gioiello dell’aerodinamica ed effettuo il versamento
dell’affitto sul parabrezza. Poi sento un movimento sospetto anche nel piano di sopra, mi ficco due
dita in gola e via! Si paga anche questa rata. Una bella chiazza rossastra sul cofano, pezzettini sparsi
qua e là, un leggero fumo che si alza dal parabrezza. Signori, questa è un monumento all’arte
materica. Mi guardo di nuovo intorno, nessuno. La testa è più pesante, lo stomaco più leggero. E
dagli altoparlanti si sente la colonna sonora adeguata:
You better watch out
You better not cry
Better not pout
I'm telling you why
Santa Claus is coming to town
He's making a list,
And checking it twice;
Gonna find out who's naughty and nice.
Santa Claus is coming to town
He sees you when you're sleeping
He knows when you're awake
He knows if you've been bad or good
So be good for goodness sake!
Oh! You better watch out!
You better not cry.
Better not pout, I'm telling you why.
Santa Claus is coming to town.
Santa Claus is coming to town.
Mi giro, prendo un foglio dalla tasca, ci scrivo su e lo butto sul cofano. Guardo in su, la
prospettiva è giusta.
Saluti da Babbo Natale, stronzo!
FINE