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RELAZIONE in merito a “Norme di principio in materia di
assetto del sistema radiotelevisivo e della società RaiRadiotelevisione italiana Spa e delega al governo per
l'emanazione del Codice della radiotelevisione".
DATA INIZIO LAVORO: 12 febbraio 2004
STRUMENTI: Libro di testo, Internet, Costituzione Italiana
BIBLIOGRAFIA CONSULTATA: “Diritto Pubblico” (Bobbio-Gliozzi-Lenti)
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Relazione Legge Gasparri
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INDICE:
• Disegno di Legge Gasparri - Struttura
• Iter Legislativo Legge Gasparri
• Pluralismo d’informazione televisiva in Italia
• Provvedimenti e conseguenze
• Il digitale terrestre
• Confronto con altri paesi
• Articolo 21 - Costituzione Italiana
• Glossario
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DISEGNO DI LEGGE GASPARRI - Struttura
5 capitoli e 24 articoli per un disegno di legge
dedicato a "norme di principio in materia di assetto
del sistema radiotelevisivo e della società RaiRadiotelevisione italiana Spa e delega al governo
per l'emanazione del Codice della radiotelevisione".
Maurizio Gasparri
CAPITOLO I - E' composto da 10 articoli che introducono "i principi generali della
legge che informano l'assetto del sistema radiotelevisivo nazionale, regionale e
locale, e adegua tale assetto agli sviluppi determinati dall'avvento della tecnologia
digitale e dal processo di convergenza". Stabilisce come principi generali la
garanzia di libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione, garantisce l'accesso
degli utenti, la tutela dei minori, la diffusione di un congruo numero di programmi in
chiaro.
CAPITOLO II - Tre articoli dedicati alla tutela della concorrenza e del mercato.
L'art. 12 stabilisce che al momento della completa attuazione del piano nazionale di
assegnazione delle frequenze digitali uno stesso fornitore di contenuti non può
essere titolare di oltre il 20% dei programmi tv o radio. L'articolo 13 prevede il
limite del 20% delle risorse complessive del settore integrato delle comunicazioni.
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CAPITOLO III - Un articolo per chiedere la delega al Governo per l'emanazione del
codice della radiotelevisione.
CAPITOLO IV - Cinque articoli per definire compiti e riforma della Rai. Tra gli obblighi
della concessionaria del servizio pubblico quello di destinare una quota del 15% dei
ricavi complessivi alla produzione di opere europee; la costituzione di una società per la
produzione e la diffusione all'estero di programmi di cultura italiana; contabilità
separata. Il canone è stabilito con un decreto entro il 10 gennaio di ogni anno e
l'aumento terrà conto del tasso d'inflazione e delle esigenze di sviluppo tecnologico. La
concessione è affidata alla Rai per 12 anni. Il Consiglio d’amministrazione è composto da
nove membri e nominato dall'assemblea attraverso un voto di lista. La lista, presentata
dal rappresentante del Ministero dell'economia, è "definita con determinazione
adottata d'intesa dai presidenti di Camera e Senato". Entro il 31 dicembre 2003 nasce
la società Rai-Radiotelevisione spa, ed entro il 31 gennaio 2004 è avviato il
procedimento per la alienazione della partecipazione dello Stato attraverso un'offerta
pubblica di vendita. Nessun azionista può superare l'1% e nessun patto il 2%.
CAPITOLO V - Cinque articoli contenenti disposizioni transitorie e finali ed
abrogazioni. Per quanto riguarda la fase transitoria del passaggio al digitale "i soggetti
che esercitano legittimamente l'attività radiotelevisiva, in ambito locale o nazionale,
ancora privi di titolo abilitativo, sono autorizzati di diritto alla prosecuzione
dell'esercizio e alla sperimentazione delle trasmissioni in tecnica digitale". Si
stabiliscono nel dettaglio i passaggi verso il digitale con la conversione alla modalità
digitale entro il primo gennaio del 2005.
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INDICE
ITER LEGISLATIVO LEGGE GASPARRI
23 SETTEMBRE 2002- presentato dal governo alla Camera dei Deputati il Disegno di
legge del ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. >>> Vedi struttura Ddl
20 NOVEMBRE 2002- La Corte Costituzionale dichiara la “illegittimità costituzionale”
dell’articolo 3, comma 7, della legge 249 del 31 Luglio 1997. La Consulta al termine
della Camera di Consiglio, ha dichiarato illegittima la parte in cui “non prevede la fissazione
di un termine finale certo, e non prorogabile, che comunque non oltrepassi il 31 dicembre
del 2003, entro il quale i programmi, irradiati dalle emittenti eccedenti i limiti” previsti
dalla legge Maccanico (cioè che uno stesso soggetto non può irradiare più del 20% dei
programmi televisivi, su frequenze terrestri, in ambito nazionale), "devono essere
trasmessi esclusivamente via satellite o via cavo".
2 APRILE 2003- La Camera approva un emendamento al disegno Gasparri.
L’emendamento, presentato da Giuseppe Giulietti, con cui si vieta ai privati di possedere più
di 2 reti nazionali, passa con 230 sì contro 222 no (17 franchi tiratori), modificando
l’articolo 15 del disegno di legge Gasparri.
3 APRILE 2003- La Camera dei Deputati approva la legge. La Camera di Montecitorio
approva a scrutinio segreto il disegno di legge con 284 sì e 232 no, con una maggioranza
richiesta di almeno 259 voti.
22 LUGLIO 2003- Modifica delle legge da parte del Senato. Via libera di Palazzo
Madama alla legge Gasparri sul riordino televisivo; con 160 sì, 132 no e 5 astenuti i senatori
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INDICE
hanno approvato il disegno di legge che passa all’esame della Camera per la votazione definitiva
(presso la Commissione Lavori Pubblici).
2 OTTOBRE 2003- modificata la legge dalla Camera dei Deputati. La legge Gasparri è stata
approvata dalla Camera con 318 voti a favore e 268 contrari. Il discusso provvedimento dovrà ora
tornare al Senato visto che due emendamenti su spot e minori,da parte delle opposizioni, approvati
dall'aula, hanno modificato il testo.
2 DICEMBRE 2003- Il Senato approva definitivamente la legge. Il Senato ha approvato la
legge Gasparri con 155 voti a favore e 128 contrari, nonostante ostacolato dalla mancanza del
numero legale in alcune occasioni. Si chiude così a livello parlamentare la questione sul riordino del
sistema televisivo.
5 DICEMBRE 2003- Invio della legge al Presidente della Repubblica per la promulgazione.
15 DICEMBRE 2003- Il Capo dello Stato boccia il provvedimento. Il Presidente Ciampi boccia
la legge Gasparri sul sistema televisivo considerandola in parte contraria al pluralismo
dell’informazione e quindi alla Costituzione e la rinvia alle Camere.
3 FEBBRAIO 2004- La legge passa alla Commissione Telecomunicazioni. La maggioranza si
arrende e decide il rinvio della legge Gasparri in commissione.
16 FEBBRAIO 2004- Fiducia al governo sul decreto “salva Rete 4”. La Camera ha confermato,
con 328 voti a favore e 230 contro, la fiducia al governo sul decreto cosiddetto “salva Rete4” che
esonera la rete Mediaset dall’obbligo di trasmettere via satellite.
24 MARZO 2004 – La Camera approva il disegno di legge. La Camera dei Deputati ha detto sì
alla legge per il riordino televisivo con 311 voti favorevoli; ora il ddl passerà al senato per
l’approvazione definitiva.
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PLURALISMO D’INFORMAZIONE TELEVISIVA IN ITALIA
Fin dalla nascita della televisione il potere di trasmettere trasmissioni venne riservato, per
legge, allo stato che lo affidò in concessione esclusiva alla RAI. Poiché tale regime di monopolio
pubblico pareva in contrasto con l’art.21 della Costituzione, la Corte Costituzionale fu
ripetutamente inviata a pronunciarsi sulla questione.
In un primo momento (1960) sostenne il monopolio pubblico legittimo in quanto il numero
limitato dei canali consentiva a poche emittenti di effettuare trasmissioni; nel 1976 cambiò
parere affermando che il monopolio era legittimo esclusivamente sul piano nazionale, mentre a
livello locale dovevano essere ammesse emittenti private: cessò così il monopolio della RAI e
nacquero le televisioni private.
Le emittenti private si svilupparono così senza alcuna regola dando luogo a un processo di
concentrazione dominata da due centri di potere, la RAI e la Fininvest, il contrasto con il
principio del pluralismo garantito dall’ art.21.
Soltanto nel 1990 il Parlamento riuscì a varare una legge sul settore radiotelevisivo (legge
Mammì) ammettendo la compresenza di soggetti pubblici e privati; secondo questa legge le
frequenze sono distribuite dal ministero delle poste tra la RAI, le reti private nazionali e le
reti private locali. Contro la concentrazione dell’informazione la legge si propone di impedire la
formazione di posizioni dominanti nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa vietando il
controllo contemporaneo di quotidiani e reti televisive oltre certi limiti stabiliti dalla legge.
Ma la soluzione della legge Mammì ha finito per legittimare il duopolio Rai-Fininvest a scapito
del pluralismo; nel 1994 la Corte Costituzionale ha chiesto al parlamento di correggere la
situazione ma nel 1995 gli elettori italiani hanno respinto la proposta di abrogare la legge
Mammì che consente a un soggetto di possedere più di una rete televisiva.
La questione non è ancora stata risolta ed è tuttora in discussione per l’approvazione del
disegno di legge Gasparri.
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PROVVEDIMENTI E CONSEGUENZE
Tutela dei minori negli spot (No all’uso di under 14 nella pubblicità). L’impiego dei minori di
quattordici anni in programmi radiotelevisivi, oltre che essere vietato per messaggi pubblicitari e
spot, è disciplinato da un Regolamento, da adottare entro 60 giorni. Le emittenti devono osservare il
Codice di autoregolamentazione Tv e minori del 29 novembre 2002, fermo restando il rispetto delle
norme comunitarie e nazionali vigenti a tutela dei minori. Dalle 16 alle 19 dovranno esserci specifiche
misure di tutela dei minori sulle tv nazionali e locali. Viene modificato il Codice di procedura penale
per vietare la pubblicazione di elementi che anche indirettamente possano comunque portare
all’identificazione dei minorenni.
Rai / La mini-privatizzazione (Entro gennaio via alla vendita di quote) Entro il 31 gennaio 2004
s’avvia l’alienazione della partecipazione dello Stato nella Rai-Radiotelevisione italiana. RaiRadiotelevisione italiana nasce dall’incorporazione di Rai in Rai Holding , da effettuarsi entro il 31
dicembre 2003. Il limite massimo del possesso azionario è pari all’1% del capitale sociale. Sono
permessi patti di sindacato fino al 2% del capitale. Fino al 31 dicembre 2005 è vietata la cessione di
rami d’azienda della Rai. Dall’1 gennaio 2006 la Rai potrebbe vendere una rete: tale operazione
sembra in contrasto con l’obbligo di trasmettere tre reti in chiaro generalista sia in analogico che in
digitale nella fase di transizione al digitale, che andrà ben oltre il 31 dicembre 2006. I proventi della
privatizzazione sono destinati al 75% al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e per il 25% a
incentivare l’acquisto dei decoder per il digitale terrestre.
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Antitrust / Il limite del 20% (“Tetto”, equiparati digitale e analogico)
Il nuovo antitrust televisivo equipara le attuali emittenti nazionali analogiche con i programmi digitali. Il
20% come limite per ciascun soggetto si basa sul totale delle tv analogiche e digitali, purché queste
ultime raggiungano con il segnale il 50% della popolazione
A tal fine i programmi che costituiscono la replica di quelli analogici (Raiuno, Canale 5, La 7) non sono
computati nel totale dal quale calcolare il 20%. Tale criteri si applicano solo ai soggetti che trasmettono
in digitale raggiungendo il 50% della popolazione con il segnale. Uno dei due blocchi di programmi Rai non
concorre al raggiungimento del limite. Il periodo di validità delle concessioni e delle autorizzazioni, a
livello nazionale e locale, è prolungato fino alla definitiva conversione al digitale (2010?). Le tv nazionali
dovranno coprire il 50% della popolazione entro il luglio 2005 per avere il prolungamento
LE CONSEGUENZE
Digitale terrestre. Accelerazione della trasmissione in tecnica digitale (articolo 25): entro il primo
gennaio 2004 la Rai deve coprire il 50% della popolazione nazionale con due blocchi di diffusione che
entro il primo gennaio 2005 dovranno estendersi al 70% della popolazione. Il 20% delle reti si calcola su
quelle analogiche più i programmi digitali che coprono il 50% della popolazione.
Pluralismo. La nuova legge — è una delle critiche più ricorrenti — favorirebbe l’attuale duopolio
diminuendo il pluralismo e avvantaggiando la tv rispetto alla carta stampata. Al contrario, secondo il
ministro Maurizio Gasparri, con il provvedimento che porta il suo nome, aumentano i canali — con la
moltiplicazione legata al passaggio all’offerta digitale, che dovrà essere definitivo entro il 31 dicembre
2006 — e gli spazi, dal momento che cadono le barriere proprietarie tra stampa e tv: in particolare, chi
possiede più di una rete potrà entrare in possesso di quotidiani dopo il 31 dicembre 2008
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CHE COS'È LA TELEVISIONE DIGITALE?
Il Digitale terrestre (Dtt o Dvb-T) è un sistema di elaborazione del segnale televisivo contrapposto
all'analogico, quello attualmente più diffuso. Nella tv analogica, suoni e immagini vengono trattati come
onde elettromagnetiche e così trasmesse. Con il digitale invece vengono scomposti (campionati) in
sequenze numeriche binarie (cioè un susseguirsi di 0 e 1). I dati sono quindi scritti con un codice simile
a quello utilizzato dai computer e dai lettori di Cd e Dvd. Infatti utilizza l'algoritmo di compressione
video Mpeg 2, il medesimo usato nel Digital versatile disc.
La televisione digitale (Dvb - Digital video broadcasting) ha tre declinazioni: satellitare (Dvb-S), via
cavo (Dvb-C) e terrestre (Dvb-T), cioè via etere. Non vi sono differenze sostanziali fatti salvi il veicolo
di trasmissione e il tipo di modulazione dei segnali. Tuttavia, il Dvb-T è più sofisticato rispetto alle
prime versioni degli standard numerici satellitari e via cavo. Con il sistema terrestre si trasmette in
modo più pratico anche per l'utente finale: basta un'antenna convenzionale e un decoder da collegare al
televisore. Il Dvb-T è quindi più versatile e, al contrario della parabola che è fissa, permette l'utilizzo
anche di televisori portatili per auto e tascabili. In questo modo si possono vedere i programmi tv con un
piccolo dispositivo, per esempio con un cellulare dotato di sintonizzatore tv che by-passa la costosa
offerta di spezzoni tv su rete telefonica mobile.
Cos'è la piattaforma digitale?
È l'insieme di tecnologie e infrastrutture con cui un fornitore (in inglese, broadcaster) distribuisce agli
utenti servizi televisivi e multimediali. Il segnale viene elaborato da un service provider, trasmesso
attraverso una rete di trasporto detta network delivery system e ricevuto dall'utente.
Quanti modi di trasmissione del segnale televisivo digitale esistono?
Come accennato sono tre, proprio come nell'analogico. Come la tv tradizionale può essere trasmessa via
terra (cioè attraverso l'etere), via cavo e via satellite, così si parla di Digital video broadcasting (Dvb)
via terra, via cavo e via satellite. Quello che cambia è quindi la struttura del segnale (che riguarda i
mezzi di produzione e ricezione), e solo in misura marginale il suo sistema di trasmissione
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Cosa serve per ricevere un canale digitale?
Nell'attesa che siano disponibili sul mercato televisori in grado di leggere direttamente in digitale, si
utilizzeranno gli apparecchi tradizionali. L'utente dovrà però acquistare un set-top-box, una scatola
che ha la funzione di ricevere il segnale digitale e tradurlo in analogico per il tubo catodico del
televisore domestico. Tra le funzioni del set top box c'è anche quella di decoder, cioè di sistema di
lettura dei programmi criptati a pagamento.
Quali vantaggi offre la tv digitale?
Anzitutto un risparmio nell'utilizzo delle frequenze. Un canale digitale, con l'attuale tecnologia, per
essere trasmesso, ha bisogno di un numero di frequenze da quattro a sei volte inferiore a uno
analogico. Ma in futuro le prestazioni sono destinate a migliorare. Questo consentirà di liberare la
banda per altri servizi comunicazione in forte espansione, soprattutto nel settore della telefonia
mobile. Il digitale rende poi più flessibile il mezzo televisivo. L'utente ha grandi possibilità di scelta
tra i programmi, arrivando fino al punto di crearsi un palinsesto personalizzato. Ma aumenta anche
l'integrazione fra media diversi: ben presto i servizi televisivi potranno combinarsi, per esempio, con
la navigazione su Internet, oppure si potranno fare dalla propria abitazione operazioni di home
banking.
Il segnale digitale è di migliore qualità?
Migliora soprattutto la definizione delle immagini e la fedeltà dei suoni. Ma si aprono nuove possibilità.
Come quella di usare con successo schermi televisivi di grande formato, come quelli in formato
panoramico 16:9 o quelli piatti al plasma o Lcd la cui resa e fortemente influenzata dalla qualità del
segnale.
Che caratteristiche hanno i canali digitali?
Si possono distinguere, allo stato attuale, quattro tipologie. As is: canali digitali che trasmettono
senza alcuna variazione i programmi delle reti analogiche. Multiplexing: Il programma viene trasmesso
in diretta ma con modalità differenti (su diversi canali si trasmette la stessa partita di calcio, ma con
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inquadrature e regia diverse). Canali tematici: sono quelli che si specializzano su palinsesti specialistici,
sport, cinema, informazione o altro. Pay per view: la programmazione non viene pagata per intero
dall'utente, ma solo in base all'effettiva visione. Non si versa cioè un canone ma solo la quota per il film
o la partita che si è deciso di seguire. Near video on demand: la stessa trasmissione viene ripetuta a
intervalli di tempo molto ravvicinati tra loro. Un film viene messo in onda ogni mezz'ora nel corso della
serata. Questo richiede l'utilizzo da parte del broadcaster di più canali per lo stesso programma.
Come cambierà il mondo delle televisioni con lo sviluppo del digitale?
Ci sarà più offerta, con conseguenze importanti sia per le società che per gli utenti. Un pacchetto di
canali digitali richiede notevoli investimenti. Anche i gruppi più grossi a livello internazionale, per
reggere la concorrenza, saranno costretti a consorziarsi e stringere alleanze. Nel mercato televisivo
entreranno poi soggetti estranei al mondo del broadcasting. La possibilità di realizzare servizi
interattivi o di interconnessione già ha attirato le più grandi società telefoniche (Telecom Italia, France
Telecom, Telefonica, AT&T) e di informatica (Microsoft in testa a tutte). Ma il cambiamento
interesserà anche le abitudini degli spettatori. Dovranno abituarsi a scegliere tra un campionario di
programmi molto ampio. E ad acquistare solo ciò che gli interessa veramente: se la tv è stata fino ad
oggi generalista e gratuita, domani sarà sempre più settoriale e a pagamento.
Ci sono relazioni tra televisione digitale e Internet?
Sì, perché il trattamento dei dati in formato numerico favorisce la integrazione tra Tv e computer.
Probabilmente entrambi continueranno a esistere, ma molte funzioni si intrecceranno. La televisione, in
particolare, potrebbe diventare il principale strumento di accesso alla Rete. Questo perché la
diffusione dei personal nelle famiglie aumenta in modo lento, mentre ovunque c'è un televisore. La
navigazione via tv è possibile attraverso un net top box, una scatola che collega l'apparecchio televisivo
con la linea telefonica. Il primo esperimento è stato la Web Tv di Microsoft, messa in commercio nel
Natale del '96. In Italia è di recente distribuzione la Internet Tv realizzata da Telecom. Si tratta per
ora solo di "set top box" che si applicano ai televisori analogici, ma con la diffusione di apparecchi
digitali ci si potrà connettere direttamente.
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STATI UNITI: NUOVE REGOLE CONTESTATE
- La deregolamentazione del settore televisivo americano, varata lo scorso giugno dalla Federal
communications commission, ha scatenato un’insurrezione sia tra i democratici che tra i
repubblicani: il Parlamento ha "addolcito" la riforma voluta dall’organo federale incaricato di
regolare la concorrenza nel settore dei media
- In base alla legge in vigore, una società non poteva possedere un numero di stazioni televisive
capace di raggiungere più del 35% dell’audience nazionale; la Fcc ha elevato il tetto al 45% e ha
inoltre eliminato il divieto di possedere un giornale e una stazione tv nella stessa area
metropolitana. Entrambe le regole hanno sollevato un putiferio in Parlamento, il quale ha già
annunciato che ha intenzione di riabbassare il limite sull’audience al 39% a
gennaio
- Il governo americano ha giustificato la deregulation in virtù delle radicali trasformazioni del
settore dei media, dove l’arrivo del cavo, del satellite e di recente anche dell’Internet ha
progressivamente diminuito il potere delle reti tv. Ma l’opinione pubblica ha accusato la Fcc di
avere ceduto alle pressioni di potenti magnati come Rupert Murdoch della News Corp e Sumner
Redstone (Viacom).
- Le nuove regole sulla proprietà nel settore radiotelevisivo potrebbero incoraggiare una nuova
ondata di fusioni, accrescendo così il potere dei conglomerati dei media; conglomerati come
Time Warner, Viacom, News Corp, Disney Corp e Sony che grazie alle riforme degli ultimi 20
anni oggi possiedono reti televisive nazionali in chiaro, stazioni tv, canali via cavo o via satellite,
case di produzione televisiva e cinematografica, case editrici, case discografiche e siti
Internet. Molti parlamentari hanno promesso che lotteranno per abrogare le riforme volute
dalla Fcc; e in caso contrario i cittadini hanno sempre la possibilità di rivolgersi ai tribunali se
ritengono che la nuova legge viola il principio costituzionale della libertà di espressione.
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Vedi Gran Bretagna
GRAN BRETAGNA: LA VIGILANZA DI “OFCOM”
- Nel novembre 2002 la Gran Bretagna ha varato un’ampia riforma dei media che ripensa la
mappa dell’industria tenendo conto, come è accaduto in Italia, della convergenza con il settore
delle telecomunicazioni. Al centro della riforma, che riguarda di gran lunga la maggiore industria
europea del settore, forte di 300mila addetti, la creazione di un organismo regolamentare,
Ofcom, dotato di forti poteri sia sugli assetti proprietari sia sui contenuti editoriali, con
capacità di inchiesta e sanzione, fino alla revoca delle licenze. Ofcom è un colosso da 1.100
dipendenti con un budget annuo da 200 milioni di euro. In un colpo rimpiazza 5 organi esistenti
- La legge è più liberale della precedente del ’96 e prende atto della necessità di un’ulteriore
concentrazione. Nella tv, Channel 5, la più piccola delle cinque reti terrestri controllata al 65%
da Bertelsmann-Rtl e al 35% da United News and Media, può in pratica essere acquisita da
qualsiasi altro gruppo tv, compresa la Tv satellitare digitale Bskyb di Murdoch, che non ha però
espresso finora interesse. Gli altri canali commerciali, Channel Four ma in particolare il terzo,
Itv, potranno essere acquisiti a patto che il gruppo tv interessato a comprare non abbia oltre il
20% di quota di mercato nella carta stampata. Ciò taglia fuori Murdoch che, oltre a possedere
Bskyb, ha una quota di mercato del 32% nella stampa
- I media inglesi sono inoltre ora completamente aperti ad acquirenti stranieri, mentre in
precedenza lo erano soltanto ai Paesi Ue. Il settore radiofonico sarà al centro di un’intensa
attività di consolidamento, dato che vi sarà totale libertà di acquisizioni e incroci azionari con i
gruppi Tv e della stampa
- Attualmente il ministro della Cultura, Tessa Jowell, a cui la regolamentazione dei media fa
capo, ha avviato una consultazione presso il pubblico per ricevere suggerimenti sul futuro della tv
di Stato
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Vedi Germania
GERMANIA: IL DIGITALE ALLE PORTE
- Il sistema televisivo tedesco comprende (per ora) una quindicina di reti pubbliche e private. Il
sistema digitale e via cavo sta però provocando una progressiva parcellizzazione dell’offerta
- Sul versante pubblico il sistema è guidato dal canale nazionale Zdf e dalle nove reti regionali
controllate da Ard. Da quest’ultima dipendono alcuni canali tematici come Phoenix (documentari storici)
e Kika (un canale per soli bambini). Il sistema pubblico si basa su un canone di 16,15 euro al mese
- Al momento della registrazione, l’autorità audiovisiva federale spiega al contribuente tedesco che il
canone consentirà alle reti televisive pubbliche di gestire numerosi uffici di corrispondenza all’estero,
offrire costosi programmi e documentari culturali e soprattutto limitare gli spot pubblicitari
- L’offerta privata è guidata dall’ex filiale televisiva del gruppo Kirch (ProSiebenSat1) oggi controllato
dal finanziere Haim Saban e a cui appartengono i canali ProSieben, Sat1 e Kabel 1. Il suo principale
concorrente è la casa editrice Bertelsmann che controlla le reti televisive Rtl e Rtl2
- Secondo i dati di SC Spot-Control TV Spot Medien, la raccolta pubblicitaria tedesca in televisione è
stata pari a 7,064 miliardi di euro nel 2002. ProSiebenSat1 e Rtl hanno fatto la parte del leone,
raccogliendo rispettivamente 2,838 miliardi e 2,091 miliardi di euro
- Le reti pubbliche Zdf e Ard hanno raccolto invece assai meno: 152 e 176 milioni di euro. Le reti
televisive tedesche hanno trasmesso l’anno scorso 2.426.000 di spot pubblicitari. Secondo le ultime
statistiche, in Germnaia i nuclei famigliari in possesso di un apparecchio televisivo sono 34 milioni, di
cui 19 milioni ricevono i programmi televisivi via cavo e 12 milioni attraverso un ricevitore via satellite
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Vedi Spagna
SPAGNA: SÌ ALL’INTRECCIO LOCALE-NAZIONALE
- Il governo spagnolo ha fatto marcia indietro sull’incompatibilità fissata un anno fa per la
proprietà di catene televisive nazionali e locali. La Spagna permetterà agli azionisti che
controllano oltre il 5% di una tv di diffusione nazionale di mantenere una partecipazione in
una rete locale (o regionale), purché il pubblico di quest’ultima non superi il 20% della
popolazione (8 milioni e mezzo di spettatori)
- Il gruppo Prisa (editore del quotidiano El País) potrà conservare la sua partecipazione in
Canal+ e una parte della rete di tv locali Localia, così come Vocento (ex Correo Prensa
Española) potrà conservare la sua quota in Telecinco (prima tv privata del mercato spagnolo) e
in Onda Seis (tv locale)
- Nello stesso "ambito di diffusione", invece, la regola non cambia. Un azionista che ha più
del 5% di una tv privata a carattere nazionale non può possedere una partecipazione in altre
catene dello stesso tipo: chi controlla Telecinco, ad esempio, non può avere azioni di Antena3
e viceversa
- Lo scorso anno il limite per la partecipazione in una stessa tv privata fu ampliato dal 49%
al 100%. Per quanto riguarda la presenza in distinti mezzi di comunicazione, fra tv, radio e
stampa non ci sono conflitti e non sono previsti tetti massimi
- In Spagna tutte le norme che riguardano il settore non sono ancora raccolte in un unico
"contenitore" legislativo: la legge audiovisiva non ha ancora visto la luce e se ne riparlerà
dopo le elezioni legislative di marzo. Nel frattempo l'esecutivo farà ordine nel panorama delle
televisioni locali, ridando ossigeno al progetto del digitale terrestre
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COSTITUZIONE ITALIANA - ARTICOLO 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e
ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [art.111 c.1] nel
caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di
violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento
dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di
polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denuncia
all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro
s'intende revocato e privo d'ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di
finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al
buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
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GLOSSARIO
Disegno di legge = Iniziativa di legge da parte del Consiglio dei Ministri
Emendamento = modifica che si propone di apportare nel corso di una discussione parlamentare
al testo di una proposta di legge
Franchi tiratori = Coloro che in parlamento votano contro la politica di voto del partito in una
singola occasione o per una legge
Commissione parlamentare = organismi permanenti della Camera e del Senato, cui spetta il
compito di approvare direttamente i disegni di legge per i quali non sia richiesta
espressamente la presentazione all’assemblea.
Illegittimità costituzionale = Principio in contrasto con la Costituzione
Promulgazione = Compito assegnato al Presidente della Repubblica di autorizzare la
pubblicazione di una legge nella Gazzetta Ufficiale
Pluralismo d’informazione = Principio che garantisce di poter attingere informazioni e notizie
da punti di vista e orientamenti politico-culturali differenti, garantito dall’ art.21 della
Costituzione. >>>Vedi pluralismo in Italia
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APPENDICE DI AGGIORNAMENTO
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(21 GENNAIO 2004)
Niente riforma ex novo.
Oggi a Montecitorio si è discusso e votato su come affrontare il riesame della legge Gasparri, che il 15 dicembre
scorso il presidente della Repubblica Ciampi aveva rinviato alle camere sollevando dubbi di illegittimità.
La legge Gasparri, di riforma il del sistema delle comunicazioni in Italia, che non è stata promulgata in quanto
rinviata alle Camere dal capo dello Stato, verrà riesaminata e modificata solo su sette articoli e non nel suo
complesso: lo ha deciso, con 105 voti di scarto, la Camera che ha quindi accolto la proposta formulata dalla
maggioranza, respingendo quelle delle opposizioni.
Da oggi il provvedimento torna alle commissioni Cultura e Trasporti che esamineranno e voteranno gli
emendamenti già presentati. Gli emendamenti di Ulivo e Prc che riguardano gli altri articoli saranno dichiarati
inammissibili.
Il presidente della Commissione Trasporti Paolo Romani ha indicato poi la necessità di modificare per una serie di
ragioni tecniche altri quattro articoli. In totale quindi saranno 11 gli articoli sottoposti a modifica.
Dall'opposizione si è levato subito un coro di proteste.
(29 APRILE 2004)
Palazzo Madama approva il riordino del sistema radiotelevisivo.
L'ok dopo sei passaggi parlamentari e mesi di scontro politico.
Il Senato ha approvato in via definitiva, dopo un lungo iter parlamentare, il disegno di legge Gasparri con 142 voti
a favore e 91 voti contrari. Sul voto c'è stata una sola astensione.
Il provvedimento ora passa al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, per la promulgazione.
15 Ottobre 2004
Relazione Legge Gasparri
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APPENDICE DI AGGIORNAMENTO
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Approvato già in via definitiva il 2 dicembre scorso, il ddl era stato rinviato il 15 dello stesso mese al Parlamento dal
presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. L'iter parlamentare del provvedimento, ripartito nel gennaio
scorso, riceve uno 'stop' il 2 febbraio, alla Camera: con votazioni a favore dai margini sempre più limitati su alcuni
articoli, la maggioranza chiede una 'pausa di riflessione' con il ritorno del ddl in commissione. Il provvedimento torna
nell'aula della Camera da cui riceve il via libera il 24 marzo scorso.
E oggi, dopo il passaggio alla commissione lavori pubblici e comunicazioni di Palazzo Madama, l'ok definitivo del
Senato.
(3 MAGGIO 2004)
Ciampi firma la legge Gasparri
ROMA - Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha dato il via libera alla legge Gasparri. La firma del
capo dello Stato, per la promulgazione ufficiale della legge di riordino del sistema televisivo, è stata apposta al
Quirinale nella serata. Ora, dopo la pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale", la riforma che porta il nome del ministro
per le Comunicazioni Maurizio Gasparri può entrare ufficialmente in vigore.
15 Ottobre 2004
Relazione Legge Gasparri
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