L`ARENA DEL 2 FEBBRAIO 2014 AL «CATULLO

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L`ARENA DEL 2 FEBBRAIO 2014 AL «CATULLO
Rassegna stampa dell'Eurodeputato Andrea Zanoni www.andreazanoni.it
L’ARENA DEL 2 FEBBRAIO 2014
AL «CATULLO»
Il disappunto dei cacciatori
«Catturare lepri? Un servizio fatto per l'aeroporto»
«Basta con gli attacchi, noi non siamo qui per nostro
tornaconto»
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 29
La cattura delle lepri sulle piste dell'aeroporto Catullo, che doveva tenersi ieri mattina, è stata
annullata per maltempo e malumori. Circa 120 cacciatori, su accordo della Provincia e su richiesta
della società dello scalo, dovevano percorrere il sedime aeroportuale e catturare le lepri che
nidificano all'interno. Gli animali rischiano di scontrarsi con i carrelli degli aerei in manovra,
morendo. E, nel peggiore dei casi, possono essere risucchiati dai motori dei velivoli: questo
comporta poi una manutenzione dell'aeromobile.
Quest'anno, a differenza dello scorso anno, l'ingresso per i cacciatori era ai varchi di sicurezza del
terminal delle partenze civili. Ma qui dovevano essere sottoposti ai controlli, passando sotto il
metaldetector, togliere stivali e giubbotti: «Si rischiava di perdere una giornata», spiegano, «in più il
cattivo tempo non avrebbe agevolato le operazioni». E così, demotivati, se ne sono sono tornati a
casa.
Ma i cacciatori si sono lamentati anche delle critiche a loro rivolte per l'operazione di cattura.
«Siamo stati oggetto per tutta la mattina di attacchi. Ma non siamo qui per nostro tornaconto: ce lo
chiedono l'aeroporto e la Provincia. È una questione di sicurezza, per l'incolumità dei passeggeri.
Facciamo un favore alla popolazione, come volontari. L'aeroporto ci aveva chiamato già tre volte.
Dovevamo operare a dicembre, poi era slittato l'appuntamento».
Le critiche riguardano il destino delle lepri lepri catturate che, anche se non nell'immediato,
possono finire preda di caccia. Gli animali presi sulle piste, infatti, vengono portati in zone protette
dell'Atc 3, l'ambito territoriale di caccia che raggruppa nove comuni del Villafranchese. In queste
zone non si può cacciare e le bestiole possono riprodursi. È un processo che serve, in gergo tecnico
anche per «cambiare il sangue» delle lepri, che altrimenti continuerebbero a incrociarsi tra
consanguinei. Gli animali restano nella zona protetta per tutto il 2014. Dopodiché possono essere
spostati dall'area e, libere, diventare preda dei cacciatori dal 2015. La cattura di questi animali
consente di risparmiare 130 euro a lepre: il costo che pagherebbe l'Atc per acquistarle dall'est
Europa, per le operazioni di ripopolamento.
Ma i cacciatori insistono: «Non lo facciamo per noi. È un servizio per la collettività. Siamo sempre
obiettivo di attacchi per le nostre attività. Le lepri catturate rimangono in una zona protetta e non è
detto che, finito l'anno, vengano spostate tutte né che finiscano per forza cacciate. E in ogni caso
restano libere».
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I cacciatori torneranno per un'altra battuta sulle piste? «Dipende da cosa richiederà l'aeroporto».
Sulla questione si era pronunciato l'assessore provinciale alle politiche faunistiche Fabio Venturi,
l'altro ieri, che assicurava che le lepri non per forza finiscono cacciate trascorso un anno nelle zone
di ripopolamento. «Possono morire per natura o continuare a vivere. Il ripopolamento è un modo
per preservare questa specie selvatica», aveva detto. Ferma restando la priorità, per l'assessore, che
l'operazione sia necessaria per la sicurezza dei voli. M.V.A.
IL CASO
La cooperativa Milonga è su due bastioni e alle Colombare
«Verde curato nonostante i tagli ai contributi Amia»
domenica 02 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9
Verde trascurato dopo i tagli dell'Amia? C'è anche chi si è riorganizzato per non creare disagi e
mantenere al top la cura di parchi e bastioni, nonostante il dimezzamento delle risorse economiche.
La cooperativa sociale Milonga è nata nel 2005 per favorire l'integrazione occupazionale di persone
che vivono in situazione di disagio. Da anni cura, su mandato dell'Amia, due dei quattro bastioni
cittadini: quello Regina Margherita e quello di San Procolo, in via Lega Veronese, che ingloba
anche il percorso della salute. «Non tutti i bastioni sono affidati a Legambiente», precisa il
presidente della cooperativa, Luis Allega. «I tagli dell'Amia hanno colpito anche noi ma, visto che
abbiamo ribadito la volontà di prenderci cura del verde, continuiamo a farlo bene».
I dettagli li spiega il direttore di Milonga, Cesare Lavarini: «I nostri dipendenti, in tutto 15 e in
buona parte assunti a tempo indeterminato, sono andati in ferie non retribuiti, e attingiamo poi ad
altri introiti che arrivano da committenti diversi da Amia. Nessuno è volontario e i lavori vengono
svolti senza scuse, secondo l'impegno assunto».
Dopo il taglio di 300mila euro imposto da Palazzo Barbieri all'Amia per il 2013, l'azienda a cui è
affidata la cura del verde della città si è ritrovata costretta a comunicare alle varie realtà del
territorio con cui ha stipulato delle convenzioni, l'impossibilità di erogare i contributi garantiti
finora. Alla Milonga, che percepiva annualmente un rimborso spese di circa 26mila euro per la cura,
oltre dei due bastioni, anche del parco delle Colombare, del Maggiolino e di altri siti, l'importo ora è
dimezzato.
Le dichiarazioni seguite alla scoperta del degrado a Castel San Pietro, ora preoccupano. Il
presidente di Amia, Andrea Miglioranzi, ha annunciato di voler riunire attorno a un tavolo i tecnici
delle associazioni che si occupano del verde per stabilire un piano interventi. «Contiamo di poter
partecipare con la nostra professionalità e progettualità», dice Allega. «Siamo una cooperativa e,
come un'azienda, andiamo avanti confidando in tempi migliori. E manteniamo il target di qualità di
sempre».C.BAZZ.
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AMBIENTE
Convegno organizzato da Legambiente, Terra Viva e Il
Carpino mette in evidenza le criticità delle falde
L'acqua veronese assediata da erbicidi e reflui industriali
Lorenza Costantino
La zona meno a rischio è la città mentre nelle aree di
provincia si trova ogni genere di inquinante, fino al tossico
tetracloroetilene
domenica 02 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15
L'acqua è un bene comune e tutti sono responsabili della sua conservazione. Ma alcuni soggetti, in
particolare fra gli industriali, gli agricoltori e gli allevatori, tendono a sottrarsi a questo impegno,
dettato non solo dalla coscienza ma anche dalla legge. Si originano così inquinamenti delle risorse
idriche, con la compromissione delle falde, dalle quali attinge l'acquedotto pubblico.
Se ne è parlato al convegno «Lo stato delle acque in provincia di Verona» organizzato all'Ater dalle
associazioni Legambiente, Terra Viva e Il Carpino, gli enti responsabili del controllo dell'acqua
pubblica (e della sua decontaminazione) che hanno tracciato la mappa delle maggiori criticità nel
Veronese.
Da quanto esposto da Acque Veronesi, Ulss 20 e Arpav, emerge che la zona meno esposta a rischi è
la città. Allargandosi verso la provincia, le analisi delle falde e dei pozzi mettono in luce la presenza
di antiparassitari ed erbicidi nelle acque sotterranee della fascia pedemontana, dove persistono
coltivazioni; concimi e fertilizzanti nelle zone di fondovalle e ai piedi delle colline; sostanze di
origine industriale un po' dappertutto, in particolare nell'est veronese.
«Ma, per quanto riguarda i fitofarmaci, la maggior parte delle volte la concentrazione in falda non
supera i limiti stabiliti per legge», illustra Marina Zuccaro, tecnico dell'Arpav. «Per esempio,
attraverso le analisi dei campioni raccolti, abbiamo rinvenuto residui di atrazina, un erbicida ritirato
dal commercio nei primi anni Novanta, nei dintorni di Zevio e Castelnuovo. Purtroppo, anche se in
piccole percentuali, inquinanti di questo tipo permangono a lungo nell'ambiente».
Mario Dal Grande, responsabile del controllo di qualità di Acque Veronesi, spiega: «Il 74 per cento
dell'acqua che esce dai rubinetti domestici arriva dalle falde. Di questa, il 23 per cento deve essere
purificato per garantirne la potabilità. Il processo, in molti casi, prevede un filtraggio con carboni
attivi che assorbono le sostanze nocive».
«Tra le contaminazioni riscontrate negli ultimi anni», elenca Dal Grande, «ci sono quelle da
erbicidi, in particolare l'atrazina, a Sommacampagna, Vigasio, Mozzecane. Sono stati poi rilevati i
nitrati, composti inorganici derivanti dalle concimazioni, sia nelle zone ai piedi della Lessinia, come
Nesente e Montorio, sia a Soave e Pescantina. E infine, le sostanze che derivano da sversamenti
industriali accidentali o illeciti, come il tetracloroetilene, riscontrato a Negrar, Poiano, San
Bonifacio, San Giovanni Lupatoto».
Massimo Valsecchi, direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Ulss 20, commenta: «L'azienda
sanitaria, insieme all'Arpav e ad Acque Veronesi, tiene monitorata costantemente l'acqua di
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acquedotto per individuare e riparare subito i danni causati dagli inquinanti. Tuttavia, esiste anche
una parte di popolazione che si serve di pozzi privati, con un consumo a suo rischio e pericolo visto
che su quelli non si fanno controlli».
La nostra provincia, continua Valsecchi, «è fortemente urbanizzata, industrializzata e coltivata.
Perciò l'attenzione sulla qualità dell'acqua va sempre mantenuta alta».
Eppure, due assenze sono risultate fuori luogo: quella dei rappresentanti della politica (eccetto
l'eurodeputato del Pd Andrea Zanoni) e della magistratura. Come dice Valsecchi: «Rafforzare il
meccanismo per il quale chi inquina paga sarebbe un buon punto di partenza per risanare il
territorio».
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TRIBUNALE
D'Arienzo (Pd) ha scritto ad Annamaria Cancellieri
Ufficio sfratti a rischio paralisi, arriva l'interrogazione al ministro
domenica 02 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15
Dopo la segnalazione sul nostro giornale della situazione a rischio paralisi dell'ufficio Unep, quello
cioè che si occupa di esecuzioni, notifiche e sfratti, del Tribunale di Verona, il deputato del Pd
Vincenzo D'Arienzo si è mobilitato per chiedere soluzioni immediate al ministero di Giustizia.
La carenza di personale è ormai endemica tanto che il dirigente ha dato le dimissioni (non accettate)
e lo stesso presidente del Tribunale ha sollevato il problema più volte in tutte le sedi competenti. Il
clima all'interno dell'Unep sta diventando più teso anche per i ritardi nei pagamenti degli stipendi e
si profila che la carenza del personale peggiorerà visto che sono in programma nuovi
pensionamenti.
Per evitare di arrivare al collasso definitivo dell'ufficio, D'Arienzo chiede al ministro Annamaria
Cancellieri «se non sia urgentissimo risolvere la grave questione segnalata anche in passato, e quali
progetti siano in essere per favorire la velocità degli adempimenti da svolgere e che caricano
quell'ufficio in maniera rilevante». Il deputato chiede poi se, a breve, sono previsti - almeno come
soluzione tampone - «spostamenti di personale per risolvere temporaneamente la condizione
emergenziale» e «quale altra iniziativa possa essere portata avanti al fine di scongiurare la grave
eventualità di uno sciopero del personale, magari prolungato nel tempo, che bloccherebbe
definitivamente il servizio, già oggi non corrispondente alle esigenze del territorio
veronese».G.COZ.
Manifestazione per i marò
domenica 02 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15
IN PIAZZA. In prossimità dell'udienza davanti alla Corte Suprema indiana si è tenuta in piazza dei
Signori una manifestazione a sostegno dei «marò» italiani promossa dal portavoce regionale di
Fratelli d'Italia Ciro Maschio, della Lista Tosi. FOTO MARCHIORI
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AMIA
Sporcizie momentanee
domenica 02 febbraio 2014 LETTERE, pagina 23
Prendo spunto dalla lettera a firma del consigliere della VI Circoscrizione, Giorgio Furlani con
titolo: «Marciapiedi e sporcizia», nella quale si citano segnalazioni rivolte ai nostri funzionari
durante l'assemblea pubblica che si è tenuta il 10 dicembre.
Durante la serata qualche cittadino ha segnalato aspetti di miglioramento riferiti a servizi gestiti da
Amia e il nostro personale, nei giorni successivi, è prontamente intervenuto a ripristinare il decoro
laddove necessario.
Più di una persona, in quella occasione, ebbe anche a segnalare che gli operatori di Amia devono
intervenire più per sanare comportamenti scorretti di taluni cittadini che per disservizi del sistema
pubblico di raccolta o di igiene urbana e proprio l'approccio che la cittadinanza ha nei confronti del
bene pubblico- che certamente riguarda anche il decoro e la pulizia dei marciapiedi- è di
fondamentale importanza per la pulizia della città.
Meno di cento operatori Amia non possono- proprio non possono- spazzare ogni giorni mille
chilometri di marciapiedi e ciò che fanno, in qualunque condizione meteorologica, va invece
apprezzato e riconosciuto.
Ciò non significa che non vi possano essere momentanee situazioni di sporcizia in qualche punto
(potrebbe forse essere tutto sempre pulito ovunque?) ma Amia interviene prontamente quando
necessario e costantemente adotta processi di miglioramento dei servizi che contribuiscono a ridurre
queste situazioni.
L'imponente attività di riorganizzazione delle postazioni di raccolta con cassonetti, attraverso il loro
accorpamento e uniformazione tecnologica, va proprio nella direzione di liberare risorse a tutto
vantaggio della maggior presenza dei nostri netturbini sui territori delle circoscrizioni esterne.
Segnalo che, negli ultimi due anni, le segnalazioni che riguardano le tre vie citate nella lettera (Via
Del Capitel, Via Belviglieri, Via Zeviani) sono state solamente tre per quanto attiene l'igiene urbana
a dimostrazione di quanto episodici siano i fenomeni non prontamente risolti dal nostro personale.
Andrea Miglioranzi
PRESIDENTE AMIA - VERONA
VIABILITÀ
Accesso insostenibile
domenica 02 febbraio 2014 LETTERE, pagina 23
All'assessore comunale preposto alle strade, chiedo se si è accertato quanto sia insostenibile
l'accesso all'Esselunga di via Fincato. Sì, è stato messo il segnale di divieto di sosta (peraltro
disatteso) nel tratto di strada via Fincato 290- all'entrata del supermercato; ma la sosta indisturbata
anche dei Suv costringe i pedoni a transitare in mezzo alla strada.
La risposta è semplice. Il Comune non ha più soldi. Ma ora che pagheremo le tasse anche per la
manutenzione e quant'altro delle strade, potremo avere qualche speranza? O la spesa di 30 paletti al
fine di permettere ai pedoni di non rischiare la vita, sarà troppo onerosa per il Comune o la
circoscrizione? Giovanna Ortolani VERONA
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SAN MARTINO BUON ALBERGO
Una delegazione comunale ha incontrato a Venezia l'assessore
regionale all'ambiente
Squaranto, non ci sono soldi per il bacino di laminazione
Vittorio Zambaldo
Il sindaco: «Conte d'accordo ma il Patto di stabilità blocca
tutto, cosa stanno facendo i parlamentari veronesi che avevano
promesso di intervenire?»
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 25
Piove a dirotto da giorni e il pensiero della gente è allo Squaranto e al Fibbio che otto mesi fa
misero in ginocchio diverse famiglie e attività con la loro esondazione. Di provvedimenti di tutela si
parla solo quando si tratta di chiedere il pagamento di imposte e i progetti restano sulla carta. Di
bacino di laminazione sopra Montorio, per mettere in sicurezza il territorio e fronteggiare altri
eventi meteorologici, si è parlato nell'incontro tra il sindaco di San Martino Valerio Avesani,
l'assessore all'Ecologia Mauro Gaspari, il consigliere Raffaele Perissinotto, il consigliere regionale
sanmartinese Bruno Cappon e l'assessore regionale all'Ambiente Maurizio Conte.
La delegazione sanmartinese in Regione ha sostenuto la necessità di realizzare un invaso finalizzato
alla laminazione delle piene del torrente Squaranto, che sia in grado così di contenere anche le piene
del Fibbio. È un progetto che esiste da anni, ma che non è mai stato portato fuori dalle carte per
mancanza di fondi: oggi servirebbero infatti circa 9 milioni di euro. L'idea è sostenuta anche dal
Comune di Verona e lo stesso sindaco Flavio Tosi ha evidenziato in una lettera in Regione la
«necessità di realizzare un invaso, finalizzato alla laminazione delle piene dello Squaranto e di
prevedere opere di adeguamento dell'alveo del fiume Fibbio a valle di Montorio».
«L'assessore Conte ha condiviso appieno le problematiche che gli abbiamo esposto e l'urgenza di
porvi rimedio attraverso la realizzazione di un bacino di laminazione», riferisce Avesani, «ma anche
la Regione, come i Comuni, è soggetta al patto di stabilità e questo sta bloccando ogni intervento.
Purtroppo siamo alle solite, perché dopo i proclami seguiti all'alluvione, la questione è stata
dimenticata dalle istituzioni. Mi chiedo cosa stiano facendo per perorare questa causa i parlamentari
veronesi, che nell'immediato sono accorsi facendo promesse e ora sembrano essersi volatilizzati»,
denuncia Avesani.
«I parlamentari che sostengono questo governo e che si sono spesi dopo l'alluvione, non hanno fatto
seguire alle parole i fatti», rincara Gaspari «ed è uno scandalo quello che è avvenuto di recente con
il decreto Milleproroghe, che ha stanziato altri ingenti fondi per il terremoto in Irpinia del 1980,
quando io non ero ancora nato. La nostra Regione ha fermi a causa del patto di stabilità 1,3 miliardi
con cui si potrebbe rendere sicuro il territorio, compreso il nostro, e in Parlamento ci sono deputati e
senatori, anche veronesi, che si rendono complici di uno Stato che invece continua a sprecare
risorse».
Il vicesindaco e assessore alla Protezione civile Franco De Santi evidenzia la particolare attenzione
dimostrata sulla questione dal prefetto Perla Stancari: «Nel corso delle riunioni da lei presiedute con
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i Comuni colpiti dall'alluvione ha insistito sul tema della prevenzione. L'abbiamo informata della
necessità che venga realizzato il bacino di laminazione, intanto siamo in attesa di conoscere che
decisione verrà presa sui rimborsi ai cittadini coinvolti nell'alluvione, costretti a presentare domanda
di rimborso in tempi accelerati e con speranze molto ridotte di trovare soddisfazione: alle famiglie
si pagheranno i danni strutturali, non quelli ai beni mobili».
Umberto Anti, direttore del Dipartimento regionale difesa del suolo e foreste ha intanto comunicato
al Consorzio di bonifica Alta pianura veneta che «considerando la grave criticità del corso d'acqua e
la particolare valenza del territorio attraversato, si ritiene indispensabile un'ampia concertazione
dello studio che dovrà coinvolgere anche i Comuni di San Martino Buon Albergo e Verona». Anti
ha già chiesto copia degli studi effettuati dal Consorzio «per un rapido avvio della fase conoscitiva e
delle possibili soluzioni».
PESCANTINA
Rinasce l'associazione di cittadini che per prima s'era opposta
al sito di deposito: «No alla riapertura»
Il Comitato: «Basta discarica»
Lino Cattabianchi
Il responsabile Pasetto: «Ca' Filissine ha portato solo
problemi: inquinamento dell'aria e dell'acqua Continuerà a
produrre percolato. Va chiusa ora»
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 26
Dal «Comitato discarica», rinato in occasione della presentazione al pubblico, a Balconi, della linee
guida del progetto di Ca' Filissine, arriva un no deciso alla riapertura della discarica.
In quella occasione, Flavio Zuliani, uno dei componenti, a nome del Comitato ha presentato una
variante alla soluzione prospettata dall'ingegner Quintilio Napoleoni, elaborata dal professor Gianni
Andreottola dell'Università di Trento. «Pur ricalcando nelle linee fondamentali i presupposti
operativi dell'esperto del Comune», spiega Gianni Pasetto, membro del Comitato, «l'intervento si
dovrebbe limitare alla sola bonifica del sito, senza escavazione di rifiuti né coltivazione del sito,
predisponendo il capping (la copertura, ndr.) definitivo della discarica, tenendo conto dell'attuale
conformazione». La proposta, che viene avanzata dalla coppia di esperti Piero Sirini e Quintilio
Napoleoni, non viene giudicata idonea a risolvere definitivamente i problemi legati alla discarica e
specialmente l'impatto che questa ha sulla popolazione residente nelle aree limitrofe.
«Tutti i progetti relativi alla discarica», puntualizza Pasetto, «dal 1987 in poi, data dell'apertura
ufficiale di Ca' Filissine hanno creato solo problemi: inquinamento dell'aria e pericolo per le falde
acquifere sottostanti. Quindi, per cambiare direzione, occorre chiudere definitivamente il sito di Ca'
Filissine. Inoltre se dovessimo fare un bilancio anche economico della presenza della discarica, il
segno sarebbe sicuramente negativo. L'impianto continuerà, infatti, a produrre percolato per chissà
quanti anni ancora e le spese per la sua asportazione finiranno per fagocitare i benefici e gli
eventuali guadagni legati alla tariffa di conferimento. I cittadini si trovano già a subire queste
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conseguenze da parecchi anni, con l'aumento sistematico delle tariffe comunali e i danni derivati
all'ambiente. Insomma: la discarica non è proprio un buon affare».
Aggiunge Flavio Zuliani: «Il sistema italiano del rifiuto è pressoché malato; per questo si
moltiplicano su questo tema i comitati dei cittadini e gli interventi della magistratura in tutto lo
Stivale. Quando si apre una discarica, non se ne esce più: inevitabilmente si entra in un ciclo vizioso
che prevede vita perpetua del sito con continui ampliamenti e bonifiche, creando al territorio, oltre
all'impatto ambientale, l'impoverimento delle risorse economiche. Va interrotto questo sistema e
Pescantina potrebbe divenire un esempio per l'Italia intera». E come?
«È necessario essere autonomi sulle scelte: dobbiamo autotassarci e programmare la chiusura
definitiva della discarica nello stato di fatto di oggi, chiaramente senza scavare rifiuti o conferirne
altri. I tempi possono essere brevissimi, un anno, massimo un anno e mezzo per mettere la parola
fine definitivamente. Magari scoprendo che il costo spalmato su un finanziamento a lungo termine
potrà sembrare irrisorio rispetto al bene ottenuto. Chiaramente, in parallelo, è necessario proseguire
nella richiesta del ristoro del danno verso coloro che lo hanno causato. I cittadini devono essere
uniti negli obiettivi . Lo voglio ripetere: Pescantina può diventare un esempio per tutti. Il Comitato
si opporrà fermamente al progetto di ripresa dell'attività dei conferimenti di rifiuti in discarica».
Per contattare il «Comitato discarica», si può telefonare allo 0457157107.
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SAN GIOVANNI LUPATOTO
Nuovo capitolo nella vicenda dell'impianto
Depuratore esentato? Zevio ricorre sull'Ici
Deve decidere la Commissione tributaria regionale
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 27
Braccio di ferro continuo sull'Ici pretesa da Zevio per la presenza sul proprio territorio del
depuratore di San Giovanni Lupatoto. L'amministrazione di Diego Ruzza ha impugnato la sentenza
con cui, a fine estate, la Commissione tributaria provinciale ha riconosciuto che l'impianto
lupatotino svolge un servizio pubblico e come tale va esentato dal tributo.
Ma, pur accettando come corretta la classificazione catastale del depuratore data dai giudici, gli
avvocati Pasquale Russo e Fabio Cioli, con studio a Firenze, che portano avanti le ragioni zeviane
nei confronti di quelle lupatotine, ritengono non condivisibile la sentenza nella parte riguardante
l'esenzione dall'Ici.
Il motivo? «E' contraddittoria e stridente con i principi espressi in materia dalle supreme
magistrature nazionali e comunitarie».
La palla passa ora al giudizio di secondo grado della Commissione tributaria regionale, spesa non
definitiva per prestazioni legali connesse al giudizio 3.292 euro. Per le due amministrazioni
«cugine» la posta in palio sono 10.548 euro relativi al 2006, da moltiplicare per più anni se la
Commissione regionale darà ragione a Zevio. Ma non è da escludere un ennesimo grado di giudizio
e un'ulteriore dilazione dei tempi, dato che la vicenda potrebbe approdare alla Corte di Cassazione,
qualora uno dei due Comuni contendenti ritenesse insoddisfacente la sentenza emessa da Venezia.
E' stato quindi smentito nei fatti l'auspicio che il contenzioso non andasse oltre la Commissione
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tributaria provinciale, espresso dal vicesindaco lupatotino Daniele Turella all'indomani della
sentenza di primo grado che dava ragione a Palazzo Campagnola.
Lo scontro legale tra i due Comuni prese il via nel dicembre 2011 con l'intimazione di Zevio a San
Giovanni di pagare l'Ici 2005 relativa all'impianto di depurazione a valle del capoluogo lupatotino,
ma in territorio zeviano, oggi gestito da Acque veronesi. A suo favore Zevio adduceva la
classificazione catastale dell'impianto.
Ma l'allora sindaco di San Giovanni Fabrizio Zerman oppose ricorso. Nel 2012 l'amministrazione
lupatotina ottenne una classificazione catastale ritenuta più favorevole all'impianto, la D/7. A fine
estate 2013 la Commissione tributaria provinciale giudicò, senza entrare nel merito del classamento
dell'impianto, rimasto D/7. Ovvero, «fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di attività
industriale». Categoria di norma assoggettata a Ici e Imu. Da qui la decisione di Zevio di appellarsi
a Venezia.
Datano 1984 e 1990 le due convenzioni con cui il Comune ora amministrato da Ruzza accettò
l'insediamento del depuratore lupatotino in località Maccachiove. In cambio ottenne da San
Giovanni Lupatoto la realizzazione di fognature in tre località zeviane di confine: Pozzo, Punta e
Palustrella Inoltre il consenso ad allacciare le condotte fognarie di Campagnola, frazione di Zevio
con attualmente 2.500 abitanti, all'impianto di depurazione del Comune ora governato da Federico
Vantini.P.T.
SOAVE
Le polemiche all'interno del Coordinamento 9 dicembre
Badii: «Nessuno di noi è in lizza alle europee»
Oggi summit al presidio con il leader dei «Forconi»
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 27
Loro, in politica, ci vogliono entrare in un solo modo: a «picconate» per abbattere il sistema a
cominciare proprio dai protagonisti della politica. «Nessuno di noi, nessuno del presidio di Soave ha
intenzione o sarà candidato alle prossime elezioni europee»: parola di Patrizia Badii, la vice
presidente della Life messa sul patibolo da chi l'accusa di accordi sottobanco con la politica.
Lei lo dice chiaro e tondo, e lo ribadirà oggi pomeriggio davanti a qualche centinaio di
rappresentanti dei presidi del Coordinamento 9 dicembre del Veneto e ad alcuni rappresentanti di
presidi lombardi, piemontesi e valdostani. Roba grossa, e non a caso all'incontro «rigorosamente
inibito alla stampa», sarà presente il leader siciliano dei Forconi Mariano Ferro.
«Ferro è uno dei coordinatori nazionali. Sarà chiarito tutto e finalmente parleremo di programma e
di progetto». Roma? Lucio Chiavegato (Life) ha indicato una data, l'8 febbraio: «Ha parlato di
Roma e del suo compleanno. Penso sia stata una battuta per deridere il gruppo che andrà a Roma».
Il «gruppo» è quello del ripudiato Danilo Calvani che punta a mobilitare la capitale il 9 febbraio.
Mariano Ferro, dal canto suo, ieri iniziava così il suo viaggio verso Soave: «Voglio capirci
qualcosa, voglio capire quanti e quali veleni girano da quelle parti, vorrei capire chi li sparge e
soprattutto voglio dire cosa penso. A Roma?? Ma per fare che?? Per un'altra martellata alla vertenza
o per tentare di resuscitare qualcuno?».
Chiavegato: il presidente Life dopo un intervento chirurgico, da qualche giorno è in convalescenza.
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E proprio nelle stesse ore scoppia il caso Magdi Allam, l'accusa a Badii di accordi sottobanco, nasce
su Facebook un gruppo clone di quello ufficiale. E' un caso? C'è una rottura interna alla Life per
questioni di leadership? «Nessuna frattura con Chiavegato», dice Badii, «siamo due persone che
discutono e si confrontano, ma siamo anche inseparabili. Non ritengo che parlare con chiarezza ed
onestà implichi l'essere traditori». E gli attacchi in rete? «Li considero conseguenza della nostra
coerenza. A me non interessa se mi coprono di insulti, non accetto che lo si faccia con chi da due
mesi frequenta i presìdi e ci crede. Io non sono sul libro paga di nessuno, e non è un caso se
l'attacco sia rivolto a me o ad Eugenio Rigodanzo (Cobas latte, ndr): noi due facciamo rima con
cortina di ferro, da qui non si passa».
E allora perchè? «Perchè cominciamo a dare fastidio, e per distruggerci si usano questi mezzi. Sulla
pagina Facebook clonata sono stati scritti insulti ma anche minacce di morte: le persone che stavano
dietro questa cosa sono già state individuate, c'è un fascicolo aperto in Procura e la pagina è stata
chiusa dalla Polizia postale». Si tiene la conclusione: «Dicano tutto quello che vogliono, ma una
cosa è certa: sempre più gente viene a chiedere un pacco di pasta o i soldi per le medicine al
presidio. Questo è lo scempio quotidiano».P.D.C.
TURISMO
Con espositori da tutto il mondo
Il consorzio «Lago di Garda Veneto» in fiera ad Amburgo
Continua l'attività di promozione dopo il successo ottenuto in
Olanda e in Germania
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 30
Nemmeno il tempo d'archiviare le fiere di Utrecht, in Olanda, Stoccarda e Dusseldorf, in Germania,
che il Consorzio turistico «Lago di Garda Veneto» si appresta a partire per l'importante rassegna di
Amburgo. Nella città del Nord della Germania, la più popolosa dopo la capitale Berlino, si danno
appuntamento da mercoledì a domenica prossima oltre 900 espositori provenienti da tutto il mondo.
I visitatori avranno la possibilità di scegliere le proprie vacanze e di prenotarle direttamente in fiera
grazie al supporto di agenti di viaggio e professionisti del settore. Numerose le aree tematiche in cui
sarà suddiviso il percorso espositivo: dai viaggi dedicati alle famiglie, alle vacanze in camping e
caravan, dalle vacanze in bicicletta all'escursionismo. E in questo contesto s'inserisce il «Garda
Unico», l'ente che raggruppa i consorzi Garda Lombardia, Garda Trentino, Garda Veneto.
Una sinergia d'intenti per promuovere il più grande lago italiano con le singole specificità
territoriali com'è stato ad Utrecht dove sono andati letteralmente a ruba cartine geografiche e
stradali, brochure dei paesi, depliant dei campeggi del basso lago. I visitatori sono stati
principalmente pensionati e coppie di mezza età, in misura minore, famiglie con bambini. La
maggior parte dei visitatori ha già una buona conoscenza del Garda, ci era già stata in vacanza per
diversi anni e sa già in quali luoghi andare: i più ricercati sono risultati Peschiera, Bardolino,
Lazise, Brenzone e Malcesine. In linea di massima i visitatori olandesi erano interessati soprattutto
ai campeggi, molti sono alla ricerca di una vacanza attiva e quindi delle informazioni sulle piste
ciclabili, itinerari per mountan bike, arrampicate ed escursioni in montagna.
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Le famiglie con figli piccoli cercano campeggi vicini ad attrazioni come Gardaland o Caneva
Aquapark.
CAPRINO
Il logo voluto dalla Comunità montana è stato dato anche ad
altre imprese locali
Ora c'è il marchio del Baldo anche per i «bed & breakfast»
Attribuito all'associazione che si occupa di ospitalità montana
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 30
Vedremo presto, sull'uscio dei bed&breakfast locali, il coloratissimo «Marchio Prodotto del Baldo».
Queste strutture sono infatti l'anello di giunzione tra attività tipiche del territorio - agricoltura di
qualità, servizi sportivi, naturalistici e culturali - ed un turismo sempre più anelante ad esperienze a
contatto con la natura.
L'argomento è stato anche tema della serata organizzata dalla biblioteca-museo alla quale è
intervenuto Cristiano Pastorello dell'ufficio agricoltura della Comunità montana del Baldo e
produttori locali. Il logo, un'iniziativa della Comunità Montana del Baldo, regolato dal disciplinare
approvato lo scorso aprile che ne riserva l'uso a fornitori di prodotti e servizi qualificanti per il
territorio, sta prendendo piede.
«Finora è stato assegnato a 12 aziende, 6 associazioni e ad una cooperativa locali e, come deciso
dalla giunta, anche all'associazione Ospitalità Baldo Garda», informa Stefano Sandri. Il gruppo, che
conta oggi una quarantina di soci, di cui la metà residenti nei Comuni della Comunità, è nato nel
2003 da un progetto dell'ente, quale partner del progetto Europeo «Equal Macramè: reti sociali e
altri intrecci per il terzo settore», voluto dall'allora sindaco Maria Teresa Girardi.
L'associazione non è stata «accettata a caso». Spiegano infatti in Comunità: «Il marchio può essere
concesso a richiedenti che abbiano i requisiti previsti dal disciplinare e svolgano una incisiva azione
di promozione, tutela e valorizzazione di ambiente e territorio, quindi imprese, aziende agricole e
produttori agroalimentari di comprovata tradizione locale nei settori lattiero-caseario, vitivinicolo,
oleario, trasformati di frutta, frutta, carni, salumi, miele, prodotti da forno, gelati, piante locali e
officinali ed anche ristoranti, alberghi e B&B che utilizzino oltre il 50 % di prodotti del Baldo».
Prosegue Sandri: «Potranno dunque ora usarlo quei B&B, con sede nell'ambito definito dal
disciplinare, che sfruttino tali prodotti e servizi». Si fa dunque sempre più collettivo questo segno
identificativo del Baldo «che ha un alto indice di gradimento e punta sostenere operatori locali».
Prosegue Girardi, nel direttivo della associazione: «Essa si prefigge di riunire i B&B del Baldo
Garda per promuovere modalità turistiche legate alle peculiarità tradizionali della agricoltura, del
paesaggio e dello svago. Ultimamente, in seguito alle molte richieste esterne, si è allargata anche in
Valpolicella diventando punto di riferimento nella rete della ospitalità diffusa rurale. Perciò
abbiamo chiesto il marchio. I B&B, infatti, sono il principale elemento di raccordo tra l'offerta
locale, legata alla cultura, allo sport, all'agricoltura tipica, ed un flusso turistico sempre più orientato
verso esperienze di qualità». Prosegue Sandri: «Molte strutture hanno già rapporti di reciproca
valorizzazione con chi ha il marchio. Quelle situate dove indicato dal disciplinare potranno usarlo,
poiché rappresentano un volano promozionale dei prodotti che costituiscono la filosofia del
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progetto». Un progetto sfumato di «rosa»: «Inizialmente», ricorda Girardi, «era nato anche per
realizzare i desideri di donne senza lavoro che avevano aperto le porte delle proprie abitazioni per
incrementare il reddito familiare, mettendo a disposizione parti delle loro case tipiche, sfruttando un
patrimonio edilizio non più usato». B.B.
IL CASO
Dopo le reazioni negative di amministratori contrari alla
proposta di legge regionale su questo tipo di turismo
I naturisti replicano ai sindaci «Noi portiamo solo vantaggi»
Francesca Lorandi
Bertapelle presidente veneto dell'associazione: «Ci diano in
gestione uno spazio sul lago garantiamo grandi entrate»
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 31
«Non voglio nemmeno commentare l'atteggiamento di alcuni esponenti politici, che apparentemente
si definiscono paladini della moralità, ma sotto sotto nascondono una grande ipocrisia. Diano in
gestione un'area ai naturisti: la ripuliranno anche dai malintenzionati, garantendo importanti
benefici economici».
Daniele Bertapelle, presidente veneto dell'associazione naturista Anaa-Sfkk, non ci sta alle reazioni
di alcuni sindaci del Garda contrariati dalla proposta di legge approvata nei giorni scorsi in
Consiglio regionale.
Il provvedimento, che ha visto il consigliere veronese Andrea Bassi nel ruolo di promotore, prevede
il «riconoscimento e la valorizzazione del turismo naturista»: in pratica privati, associazioni e
organizzazioni una volta individuata un'area (spiagge, ma anche parchi, boschi, spazi naturali)
potranno proporla all'amministrazione comunale affinché venga destinata al naturismo. Oppure
potrà essere lo stesso Comune a indire un bando per dare in gestione tale area. A queste condizioni:
che sia delimitata, ben segnalata e accessibile solo a chi pratica il turismo naturista.
Le reazioni degli amministratori? Positive, ma solo sulla carta. Da Garda a Bardolino, da Torri del
Benaco a Brenzone la posizione dei sindaci è stata sempre la stessa: «Non sono contrario al
naturismo, ma nel mio territorio non lo voglio».
«Sono bigotti e non sanno di cosa parlano», è la replica di Bertapelle, che spiega: «Partiamo da un
presupposto, il nudismo è una componente del naturismo, che rappresenta invece un vero stile di
vita, vicino agli uomini e alla natura. E proprio perché amiamo la natura, ce ne prendiamo cura».
L'esempio viene da Jesolo, dove nel 2011 l'associazione Anaa-Sfkk aveva ottenuto dal sindaco
l'utilizzo di una parte della laguna del Mort, divenuta così la prima spiaggia naturista nel Veneto.
«Un lenzuolo di soli 400 metri», ricorda il vicepresidente dell'associazione, il veronese Maurizio
Manfredi, «però noi abbiamo mantenuta pulita l'intera spiaggia, lunga 1,6 chilometri, raccogliendo
centinaia di sacchi di immondizia ogni anno. E abbiamo allontanato malintenzionati che da anni
infestavano la zona, perché c'è un contatto diretto con le forze dell'ordine che intervengono ad ogni
nostra chiamata».
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Insomma, nulla a che vedere con la degenerazione che ha colpito negli ultimi anni la spiaggia di
località Brancolino, a Torri: «Non è gestita da alcuna associazione naturista», spiega Manfredi, «se
ci fossimo noi non sarebbero presenti malintenzionati e quell'area potrebbe quindi attirare turisti dal
Nord Europa, che sono abituati solo al naturismo ma sul Garda non trovano strutture in grado di
ospitarli».
Questo è il punto, secondo l'associazione: «I sindaci non si rendono conto del beneficio che
avrebbero nell'affidarci un'area: non solo la gestiremo nel massimo rispetto degli uomini, della
natura e degli animali, come prevede la nostra filosofia di vita. Ma porteremo nelle casse dei
Comuni parecchi soldi». Numeri alla mano, si stima che in tutta Europa ci siano circa 25 milioni di
naturisti attivi, 1 milione dei quali in Italia «costretti a fare le vacanze all'estero», sottolinea
Bertapelle.
«Da sempre», aggiunge, «milioni di turisti naturisti di tutto il mondo sognano di poter passare le
loro vacanze nel nostro Paese. E noi che ospitalità offriamo loro? Possiamo ancora concederci il
lusso di far prevalere insensati pregiudizi solo per tornaconto personale?».
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ANGIARI
Era tesserato al partito dal 2008
Il sindaco Bonomo strappa la tessera della Lega nord
All'origine del clamoroso divorzio le frizioni tra la sezione e i
vertici
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 32
Divorzio politico tra il sindaco Vincenzo Bonomo e la Lega nord. Il primo cittadino ha deciso di
tagliare i ponti con il Carroccio dopo sei anni di militanza, durante i quali è stato pure riconfermato
nel 2009 alla guida del municipio. Lo strappo, ufficializzato ieri dallo stesso Bonomo, ha fatto
emergere le frizioni latenti da alcuni mesi tra la sezione locale del partito, di cui è segretario
l'assessore ai Lavori pubblici Andrea Rizzardo, ed i vertici provinciali e della circoscrizione.
«Verona», sostiene Bonomo, «ha stretto un accordo elettorale con le quattro liste che ora sono
all'opposizione per correre assieme alle amministrative. Per questo ho deciso di fare un passo
indietro: non rinnoverò la tessera per il 2014. Come sindaco terminerò il mio mandato, lasciando
campo libero a quanti hanno condiviso in maggioranza il cammino intrapreso assieme negli ultimi
quattro anni e mezzo».
Poi aggiunge: «La decisione di uscire dalla Lega non comprometterà i miei rapporti personali di
amicizia con il segretario veneto Flavio Tosi». E ribadisce: «Certe decisioni non possono essere
prese senza sentire la base locale del partito». Paolo Paternoster, segretario provinciale del
Carroccio, tuttavia, smentisce ogni ipotesi di accordo: «Nell'ultimo direttivo non si è parlato di
Angiari anche perché i diretti interessati, ovvero Bonomo e Maurizio De Lorenzi, responsabile di
circoscrizione, non erano presenti». Quindi, il segretario provinciale ammette che alla direzione è
arrivata, tramite De Lorenzi, la richiesta di commissariamento della sezione angiarese del
Carroccio. «Di questo», prosegue Paternoster, «ne parleremo durante il direttivo provinciale
previsto a metà febbraio, dove sentiremo anche le parti coinvolte». F.T.
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COLOGNA
La Regione ha dato via libera all'estensione del collettore che
trasporta a valle i reflui della valle del Chiampo
Il «tubo» verrà prolungato fino al depuratore
Luca Fiorin
Previsti quattro chilometri di condotte fino a Sabbion e il
rinforzo degli argini del Fratta-Gorzone
domenica 02 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 33
La Regione da il via alla progettazione del prolungamento del «tubo», il collettore che trasporta a
valle i reflui dei depuratori in cui scaricano le concerie della Valle del Chiampo. L'annuncio è stato
dato in una riunione del tavolo tecnico di verifica del programma di disinquinamento del FrattaGorzone che si è svolta questa settimana a Venezia. Un incontro convocato dall'assessore
all'Ambiente Maurizio Conte, che ha riunito i conciari, le società pubbliche che si occupano di
risorse idriche e bonifica, genio civile e, unica amministrazione locale invitata, il Comune di
Cologna. Con l'obiettivo di arrivare a dare maggiore concretezza ad un'idea di cui si parlava da
molto tempo. Il prolungamento del «tubo», infatti, era già stato inserito nella revisione siglata nel
2008 dell'accordo di bonifica del bacino del Fratta-Gorzone, ratificato a sua volta nel 2004.
D'altronde già allora erano anni che si discuteva della necessità di sanare una situazione davvero
difficile. Non a caso, nel 1980, il Fratta-Gorzone era considerato il corso d'acqua più inquinato
d'Italia a causa degli scarichi del polo di lavorazione della pelle più importante d'Italia.
Quegli scarichi che un tempo vi finivano direttamente dentro a monte e che poi sono stati
convogliati nel «tubo», che li trasporta a valle preservando così le falde della fascia pedemontana
berica ma che anch'esso finisce la sua corsa nel Fratta-Gorzone. Quel collettore negli ultimi anni è
diventato più lungo di quanto era in passato, originariamente scaricava ai confini fra Lonigo e
Zimella mentre adesso in località San Michele di Cologna. E che ora, su richiesta proprio
dell'amministrazione colognese, sarà portato ancora più a sud. Il progetto prevede infatti che
vengano realizzati altri quattro chilometri di condotta, in modo da fare arrivare il «tubo» sino al
depuratore di Acque Veronesi, che si trova in località Sabbion che è a servizio dell'intero
Colognese.
A questo intervento, però, ne verrà aggiunto un altro: la sistemazione degli argini del FrattaGorzone nel tratto che costeggia la stessa Sabbion. Argini che di fatto quasi non esistono, tanto che
in caso di piena del fiume qui si verificano regolarmente esondazioni che provocano disagi agli
abitanti e problemi ambientali. Per queste opere - secondo le stime effettuate con uno studio di
fattibilità pagato dal consorzio Arica - serviranno in tutto 16 milioni di euro: 11,7 per il
prolungamento e 4,3 per i lavori di messa in sicurezza idraulica. Questa cifra, che può essere spesa
anche procedendo per stralci, si ridurrebbe comunque di più di 1,5 milioni nel caso che venga
realizzato un intervento unico.
«La Regione», afferma il sindaco di Cologna Silvano Seghetto, «ha ora programmato il progetto
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preliminare in base al quale deciderà come poi procedere con l'intervento. All'assessore Conte, che
devo rigraziare per il suo impegno, ora chiedo di portare avanti con decisione l'operazione, che è
importante perché risolverebbe dei problemi gravi. D'altro canto, la sistemazione degli argini, che
come Comune abbiamo voluto con forza e che ritengo sia una priorità, porterà miglioramenti anche
dal lato ambientale, visto che permetterebbe di completare l'opera di valorizzazione della sponda
del Fratta-Gorzone che il Comune sta già realizzando».
POLITICA EUROPEA
Il numero uno della commissione Ue ieri a Grezzana ha
spiegato le novità
De Castro: «Questa Pac sarà equa, verde e per i giovani»
Elisa Costanzo
Il presidente: «Finanziamenti solo a chi vive di agricoltura»
domenica 02 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 37
Una Pac più verde, più equa, più giusta, più flessibile e soprattutto più giovane. Misure, quelle
contenute nel documento comunitario necessarie per rilanciare il comparto agricolo, che vale il 17%
del Pil, e con esso dare slancio anche all'economia e all'occupazione. «Questa riforma rappresenta
un risultato importante per l'agricoltura europea, e italiana in particolare perché riuscirà a dare
nuova centralità al lavoro e all'impresa, puntando su giovani e ambiente, semplificando la parte
burocratica e garantendo un ruolo di responsabilità agli Stati membri», spiega Paolo De Castro,
presidente della commissione agricoltura al Parlamento europeo, raccontando la nuova politica
agricola comune, ieri pomeriggio al Frantoio Redoro di Daniele Salvagno a Grezzana, durante
l'incontro organizzato dal Giornale Pantheon, nell'ambito dell'iniziativa «Gli stati Generali della
Lessinia».
Al convegno hanno preso parte, anche Gianni Dal Moro, commissione agricoltura del Parlamento,
Franco Alberti (direzione urbanistica e paesaggio della Regione Veneto), Mauro Fiorentini (sindaco
di Grezzana), Stefano Marcolini (presidente Gal Baldo Lessinia), Daniele Salvagno (vicepresidente
Federdop nazionale olio) e Riccardo Bertagnoli (presidente di Plumake Srl, start up che che ha unito
robotica e agricoltura.
Tante le novità per dare ai 28 Paesi dell'Unione una sola politica agricola, di cui si parlerà
approfonditamente nei prossimi giorni durante Fieragricola, in scena in Fiera a Verona, dal 6 al 9
febbraio.
Innanzitutto, il 30% degli aiuti diretti della Ue agli agricoltori è vincolato all'attuazione di pratiche
obbligatorie ecologiche. Inoltre, i giovani produttori al primo insediamento in azienda avranno
diritto ad un incremento del 25% dei pagamenti diretti nei prime cinque anni. Altro capitolo
significativo, gli aiuti verranno redistribuiti, con un tetto ai tagli e le colture poste sullo stesso
livello. «Elemento di novità è poi che gli aiuti verranno erogati solo agli agricoltori professionali»,
aggiunge De Castro, «e gli stati membri avranno facoltà decisionali per quanto riguarda la
redistribuzione, gli aiuti accoppiati, ovvero legati a quel prodotto e non ad altri, e la definizione
della categoria degli agricoltori attivi».
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Entro il primo agosto però tutto dev'essere deciso altrimenti sarà l'Europa ad intervenire.
E l'Italia è pronta? «L'Italia paga il fatto di aver cambiato un ministro dell'agricoltura l'anno durante
la redazione del testo comunitario», commenta Gianni Dal Moro, «ma ci stiamo preparando con una
commissione congiunta Camera-Senato, che avrà il compito di pianificare strategie di rilancio del
settore. Bisognerà poi decidere su che ambiti puntare, la Francia ad esempio ha scelto la zootecnia.
Noi dobbiamo puntare a rilanciare la coltivazione di mais e soia e in questa direzione mi sento di
spingere i giovani ad intraprendere questa strada».
Ampio spazio è stato poi dedicato alla sfida più importante per il futuro: nutrire il pianeta. «Oggi la
food security, intesa come la possibilità di assicurare a ogni persona l'accesso al cibo, non è più solo
una questione di distribuzione delle risorse tra i cosiddetti paesi ricchi e poveri, ma è un problema di
portata globale», aggiunge Dal Moro, «la lunga epoca del cibo abbondante e a basso costo è
terminata ora bisogna essere capaci di produrre di più inquinando meno».
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INNOVAZIONE
La società del gruppo Sprea raggiunge i mercati esteri
Plasticwood.it arriva sui monti e nei deserti
Un rifugio del Cai con un mix di legno e polimeri
domenica 02 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 38
La piccola PlasticWood.it di Mazzantica (Oppeano) ha raggiunto l'obiettivo di farsi conoscere nel
mondo. Dino Sprea con Filippo Coffele - superando gli ostacoli e le problematiche (burocrazia costi dell'energia, del lavoro - in una parola costi Italia) e dopo otto anni di grande impegno,
sacrificio, prove, ricerche e nuovi sviluppi - sono sbarcati sui mercati esteri con i prodotti
prevalentemente di farina di legno di abete abbinata a diversi polimeri - capaci di coniugare
ecosistema, durevolezza, attualità, resistenza agli agenti atmosferici e chimici.
I prodotti PlasticWood.it ora sono presenti dalle Alpi altoatesine agli acquari italiani, ai pontili del
Canal Grande, dai deserti del Qatar alle piscine dei ricchi brasiliani, ma anche alle piattaforme
petrolifere al largo delle coste sudamericane. Sono prodotti realizzati con materiali compositi che
partono da fibre naturali derivanti perlopiù dal riciclo. L'ultimo dei fiori all'occhiello, ad esempio, è
costituito dalla realizzazione di tutto il rivestimento esterno del rifugio del Cai a Plan de Corones quota 2.270 metri- certificato come «classe B», malgrado le condizioni ambientali estreme, anche
da Casaclima. Tra le prime realizzazioni in Italia ci sono due grandi e trafficatissimi pontili per la
navigazione nella laguna veneziana, poi ponti e passaggi di Aquardens a Pescantina mentre tra gli
ultimi ci sono i rivestimenti del grande acquario di Genova,che hanno visto Plasticwood.it partner di
Costa Edutainment. Grandi soddisfazioni arrivano anche dall'estero, come le pavimentazioni di ville
nel deserto del Qatar e poi una serie di realizzazioni in Brasile, dove il gruppo industriale - di cui fa
parte Plasticwood, fondato da Dino Sprea e diretto da un giovane ingegnere della Val d'Alpone,
Filippo Coffele - ha anche una base produttiva e commerciale nel piccolo stato «veneto» di Vitoria
Espirito Santo. Si va dalle pavimentazioni di resort a Trancoso Porto Seguro, alla pavimentazioni di
palestre a San Paolo.
Ma ci sono altri obiettivi, più ambiziosi: le pavimentazioni e altre strutture su 200 piattaforme
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petrolifere brasiliane. «Vogliamo arrivare con la nostra ricerca interna», dice Alessia Cestaro,
responsabile marketing e reduce da positive esperienze negli Usa, «ad utilizzare la farina di abete,
che ci arriva dall'Alto Adige e dall'Austria, ma anche evitare l'abbattimento degli alberi e
all'impiego di ogni possibile fibra naturale dalla buccia delle mele, alle farine di ginestra, alla
paglia, al nocciolo delle olive alla pula del riso». F.R.
Brevi
domenica 02 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 38
UTILITY
TELERISCALDAMENTO, PREMIO DEL GSE AD AGSM PER L'EFFICIENZA
Agsm è stata premiata da Gse, il gestore nazionale dei servizi energetici, per l'efficienza della rete
di teleriscaldamento di Verona, con il riconoscimento di oltre 3.600 titoli di efficienza energetica
per un valore di circa 350 mila euro l'anno, per cinque anni (1,75 milioni di euro euro
complessivi).Va.Za.
FORMAZIONE
L'ORDINE DEI CHIMICI
PREMIA QUATTRO STUDENTI UNIVERSITARI
L'Ordine dei chimici ha premiato con 500 euro ciascuno quattro studenti veronesi iscritti alle facoltà
di Chimica e Chimica industriale in base al voto agli esami di Stato. «L'Ordine scaligero eroga
l'assegno dal 2011, proclamato anno della Chimica dall'Onu», commenta il presidente Paolo
Bendazzoli.Va.Za.
ZOOTECNIA
A PADOVA UN CONVEGNO DELL'AZOVE
SULLA NUOVA PAC
Lunedì 10 alle 14.30 all'Hotel Crowne Plaza in via Po 197 a Padova, l'Azove, Organizzazione
produttori veneti di carni bovine, organizza il convegno su nuova Pac e zootecnia. Tra i relatori,
Franco Manzato, Assessore regionale all'agricoltura e Paolo De Castro, presidente della
commissione agricoltura dell'Europarlamento.