Volare in termica - Volo libero Monte Caio e Delta Club Melloni

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Volare in termica - Volo libero Monte Caio e Delta Club Melloni
Paraclub Monte Caio e D.C. Melloni Parma
Volare in termica
Inviato da Administrator
venerdì 28 luglio 2006
Ultimo aggiornamento lunedì 07 agosto 2006
movimenti dell'aria che portano alla formazione delle ascendenze termiche sono tutt'altro che semplici da analizzare e
descrivere.
Come fare a capire queste entità invisibili caratterizzate dal movimento caotico di tonnellate di aria? Come trovarle?
Come riuscire a sfruttarle al meglio?
I
Proviamo a mettere insieme una serie di nozioni sulla loro struttura, trucchi per scovarle, tecniche per sfruttarle al meglio
e consigli sul tipo di pilotaggio da adottare nelle varie situazioni. Le variabili sono tante ma alcuni elementi di
conoscenza, accompagnati dall'esperienza, possono aiutarci ad affinare la nostra capacità di valutazione e comprensione
di questi fenomeni.
Proveremo anche ad affrontare l'argomento "variometro" e ad elencare le basilari regole di precedenza in termica.
Come si formano
Le termiche sono generate da aria che viene scaldata per conduzione dal terreno. Il terreno a sua volta è scaldato per
irraggiamento dal sole. Sono quindi le superfici più calde che generano maggiormente le termiche, ma le cose non sono
sempre così lineari. Anche la pressione, il vento, la morfologia del luogo influenzano il processo di formazione delle
termiche.
La presenza di un'alta pressione tende a rendere le termiche più compatte e violente, una bassa pressione tende a
renderle più larghe e sfruttabili. L'alta pressione comporta stabilità (la massa d'aria in una zona di alta pressione tende
lentamente a scendere), questo ostacola il distacco delle termiche. Le termiche che riescono a superare questo
"handicap" sono formate da masse d'aria che sono rimaste più a lungo a contatto con il terreno rispetto a quanto
avrebbero fatto in condizioni di bassa pressione, questo contatto prolungato ne aumenta la temperatura rendendole più
robuste.
Anche il vento ha un effetto simile. In condizioni di assenza di vento l'aria permane a contatto con il terreno più a lungo
di quanto faccia in presenza di vento. Il vento tende infatti ad accelerare il processo di distacco della termica. Ne
consegue il fatto che in condizioni di calma di vento (a parità di altre condizioni) le termiche sono più robuste rispetto a
quando c'è vento.
La morfologia del luogo è altrettanto importante. Dal momento che il riscaldamento è legato all'irraggiamento del sole è
molto importante la conformazione del terreno. Per considerare quali siano i terreni migliori per la produzione delle
termiche però occorre innanzitutto considerare il livello di umidità. Superfici che presentano un livello di umidità elevato non
producono termiche, l'umidità assorbe l'energia calorica del sole dissipandola nel processo di evaporazione. Superfici
acquose, paludose ma anche superfici ricoperte da vegetazione (basta l'erba) tendono ad assorbire calore piuttosto che
cederlo all'aria sovrastante. Occorre poi considerare il colore delle superfici, superfici più scure assorbono più energia
solare rispetto alle superfici chiare che riemettono parte di questa energia in forma di radiazione luminosa.
Bisogna quindi prendere in considerazione l'esposizione. Quanto più una superfice è colpita perpendicolarmente dai
raggi solari tanta più energia sta ricevendo. Le superfici migliori sono quindi i pendii esposti ad est al mattino, quelli
esposti a sud a metà giornata e quelli esposti ad ovest nel pomeriggio. La pianura rende meglio nella seconda parte della
giornata (è a metà giornata che riceve l'irraggiamento maggiore e nelle ore successive beneficia del calore accumulato).
Altro elemento importante è la conformazione del terreno. Terreni lisci, specialmente se in presenza di un pò di vento o di
un pendio, non trattengono a lungo l'aria a contatto con essi. Meno tempo l'aria rimane a contatto con il terreno meno si
scalda. L'aria che si scalda su un piazzale asfaltato vuoto tende ad essere portata via rapidamente dal vento. Se il
piazzale è invece pieno di macchine parcheggiate lo spostamento laterale dell'aria è ostacolato e il tempo di permanenza
aumenta, aumenta quindi anche il riscaldamento. Una parete inclinata di roccia liscia può quindi non essere una ottima
generatrice di termica, anche se ben esposta.
Il vento tende quindi ad accelerare il processo di distacco, in presenza di vento le zone di sottovento (più protette) sono
migliori generatrici di termica.
Dove trovarle
Da quanto detto nel paragrafo precedente dovremo cercare: superfici asciutte, esposte perpendicolarmente ai raggi
solari, preferibilmente scure, in zone protette dal vento, che presentano asperità in grado di ostacolare lo spostamento
laterale dell'aria.
C'è poi da considerare un altro elemento: i punti di innesco.
La termica tende a sollevarsi in presenza di un innesco. E' vero che si tratta di aria calda che presenta quindi una
tendenza autonoma al sollevamento ma è sovrastata da aria più fresca che la comprime verso il basso. L'estensione di
questa massa d'aria calda può essere anche discreta, da quale parte quindi (di un grande campo arato ad esempio)
incomincerà a salire la termica?
La massa d'aria calda non si stacca tutta insieme e non incomincia a salire come una bolla. La perturbazione causata
dal vento, la presenza di un dislivello, la presenza di un ostacolo possono fungere da punti di innesco. Nel punto di
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innesco l'aria incomincia ad uscire da questa bolla svuotandola progressivamente. La bolla si comporta come una sacca
bucata, dal buco esce il contenuto (l'aria più calda) che sale. La differenza tra la velocità di svuotamento e la velocità di
riempimento (dovuta al grado di riscaldamento) determina la durata del ciclo di termica.
Un punto di innesco può essere un rilievo sul quale l'aria calda incominica a salire. Un terreno di tipo diverso può anche
fungere da innesco in presenza di vento: l'aria calda spinta dal vento sul campo più fresco tende a sormontare la massa
di aria più fresca distaccandosi dal terreno. Anche un ostacolo come una fila di alberi può, in presenza di vento,
rappresentare un innesco.
Occorre fare attenzione a quanto detto prima riguardo le superfici lisce. In presenza di vento la bolla termica può scorrere
su superfici lisce anche per percorsi piuttosto lunghi.
Dopo aver individuato i probabili generatori di termica e i probabili punti di innesco dobbiamo cercare di capire la
traiettoria della termica durante la sua salita per poterla intercettare alla quota alla quale stiamo volando. Le cose sono
facili se abbiamo segnali visivi: cumuli, uccelli che veleggiano, altri vololiberisti. Altri tipi di segnale possono essere la
presenza di insetti e/o impurità di vario tipo, pollini e odori (ma li sentiamo quando siamo già in prossimità), possiamo anche
percepire acusticamente o visivamente lo stormire del fogliame se stiamo volando vicino ad un costone boscoso. Se però
non abbiamo altri segnali dobbiamo farci un'idea del percorso che la termica seguirà salendo.
Innanzitutto la traiettoria è influenzata dal vento. Più il vento è sostenuto maggiore sarà l'inclinazione. Dal momento che
l'intensità e la direzione del vento non sono sempre costanti al variare della quota, anche la traiettoria della termica si
modificherà variando l'inclinazione o anche la direzione. Spesso inoltre durante la salita può capitare che più termiche si
uniscano o che una grande termica si divida in due o più tronconi.
Come sfruttarle
Anche qui non esistono regole certe ma una serie di consigli, indizi e conoscenze che possono aiutarci a migliorare il
nostro modo di sfruttare le termiche.
Nel momento in cui entriamo in termica e percepiamo la spinta verso l'alto è importante rilasciare i freni e far volare la
vela. La variazione dell'angolo di incidenza causato dall'aria che ci colpisce dal basso ci avvicina allo stallo, per
compensare quest'aumento dell'angolo di incidenza è importante rilasciare i comandi. Adottare un comportamento
contrario per cui ci si "aggrappa" immediatamente all'ascendenza trazionando i freni e iniziando immediatamente a virare
è molto pericoloso perchè ci può condurre facilmente ad innescare un negativo. Il pigolare frenetico del vario che
sentiamo comportandoci in questo modo non è dovuto al fatto che stiamo effettivamente salendo molto ma alla
pendolata che prendiamo. Lasciamo volare la vela.
Da che parte iniziare la rotazione? Se la termica ci ha sollevato una semiala è quello il lato da cui dobbiamo girare per
entrarci dentro, naturalmente non facciamolo se da quel lato c'è il costone. Se abbiamo "centrato" la termica e non
percepiamo un sollevamento asimmetrico possiamo scegliere un verso di rotazione qualsiasi, se c'e' vento consiglierei
quello che ci porta controvento sia per contrastare lo scarroccio sia perchè se la perdiamo ne usciamo sopravento, che è
meglio rispetto ad uscirne sottovento (leggi più avanti). Spesso se le termiche non sono molto strette continuo dritto per
un paio di secondi, faccio una virata di circa 180 gradi da un lato e poi incomincio a ruotare in senso opposto.
La prima cosa da fare una volta dentro è non perderla, nei primi momenti è quindi meglio assicurarsi di averla centrata
girando abbastanza stretti, poi si può allargare la rotazione per ottimizzare il tasso di salita.
Il raggio di virata da tenere deve rappresentare un compromesso. Per girare molto stretti (e quindi in zona di massima
ascendenza) si può volare lenti o inclinati, è la giusta combinazinone tra i due che dobbiamo cercare. Volare
eccessivamente lenti ci espone al rischio di negativo, volare inclinati ci consente di mantenere sufficienti margini di
sicurezza riguardo la velocità sacrificando il tasso di caduta. Il raggio di virata va adattato alla termica, inutile girare
strettissimi se si sale bene girando più larghi. Sconsiglio di volare al di sotto della velocità corrispondente al minimo tasso
di caduta: il nostro tasso di caduta peggiora vanificando il vantaggio di girare stretti e rischiamo di entrare in stallo o
negativo.
Ancora due parole sul volare molto lenti in termica: la nostra capacità di manovra è legata all'energia che abbiamo da
spendere, l'energia è rappresentata dalla nostra velocità. Se giriamo molto lenti non siamo in grado di variare rapidamente
la nostra direzione, i comandi alle basse velocità sono poco efficaci. Immaginiamo di girare in termica vicino al costone e
di non riuscire a chiudere la virata contro costone perchè la termica ci solleva la semiala o per una piccola chiusura: la
scarsa efficacia dei comandi alle basse velocità non ci consente di variare rapidamente la nostra direzione, inoltre siamo
lenti e se trazioniamo energicamente un comando inneschiamo un negativo. In questo caso l'unica cosa che possiamo
fare è quella di rilasciare i comandi, far prendere velocità alla vela (puntando l'ostacolo) e poi usare un comando per
variare la direzione. Volare molto lenti non conviene.
Il volo in termica può essere più o meno turbolento, è quindi possibile incappare in chiusure asimmetriche. Per prevenire
le chiusure è importante mantenere sempre in pressione la vela. Se uno dei comandi si ammorbidisce repentinamente
possiamo prevenire la chiusura trazionando altrettanto rapidamente il comando fino a percepire nuovamente la trazione
legata alla pressione interna della vela. Anche qui volare lenti ci pone in una condizione svantaggiosa.
In entrata e in uscita attraversiamo una zona turbolenta. La zona di confine sopravento alla termica è meno turbolenta di
quella sottovento e lo è tanto più quanto più è sostenuto il vento. La termica, con le sue tonnellate di massa, rappresenta
un ostacolo per il vento. Sul lato sopravento si crea quindi un effetto di "ascendenza dinamica" mentre nel lato opposto si
crea la turbolenza da sottovento.
Più la termica sale più si allarga e più si ammorbidisce. Più saliamo più possiamo quindi allargare il raggio di virata.
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Allargare il raggio di virata ci consente di contenere il tasso di caduta e quindi di continuare a sfruttare l'ascendenza la
cui intensità tende a diminuire.
La termica si modifica continuamente, un pilota smaliziato modifica contiuamente il proprio raggio di virata per
mantenersi all'interno delle zone di ascendenza maggiore. Una regola empirica per mantenersi nel punto di maggiore
ascendenza è quella di allargare leggermente il raggio di virata quando l'ascendenza aumenta e di stringerlo quando
diminuisce.
In generale se si vuole percorrere distanze è bene sfruttare l'ascendenza fino alla fine, questo ci consente di volare alti
aumentando le nostre probabilità di trovare altre termiche durante lo spostamento. Le eccezioni a questa regola sono le
termiche molto inclinate dal vento che ci portano in una direzione in cui non vogliamo andare o ci spingono dietro ad una
cresta e naturalmente il cumulo all'interno del quale non dobbiamo entrare.
Il variometro
Il variometro ci indica la velocità verticale. E' bene tenere presente il fatto che questo strumento ci segnala l'ascendenza
con un qualche ritardo perchè fa una media dei valori misurati, alcuni modelli consentono di configurare su quanto tempo
viene effettuata la media. In condizioni normali un pilota percepisce le variazioni di velocità verticali prima che il variometro
le segnali.
Il problema però è legato al fatto che siamo in grado di percepire solo le accelerazioni alle quali siamo sottoposti, non la
velocità verticale che abbiamo. Questo significa che percepiamo allo stesso modo una variazione da 0 a +2m/s e una
variazione da -3m/s a -1m/s nello stesso tempo. Nel primo caso stiamo effettivamente salendo, nel secondo caso stiamo
ancora scendendo. Ecco perchè non è convincente la teoria secondo la quale volando senza variometro si acquisice
maggiore sensibilità. La sensibilità che possiamo affinare è parziale perchè legata alla percezione delle accelerazioni e non
alla velocità verticale. Se in condizioni forti avere o non avere il vario non fa molta differenza, in condizioni deboli invece la
differenza la fa. Basandoci sulle nostre sensazioni rischiamo di ritrovarci a girare in una debole discendenza solo perchè
abbiamo percepito un'accelerazione verticale dovuta al fatto che proveniamo da una discendenza più pronunciata.
Anche la convinzione diffusa secondo la quale il volare senza variometro accelera il processo di apprendimento proprio
perchè ascoltando lo strumento non si farebbe caso alle sensazioni e ai segnali della vela è questionabile.
Personalmente ritengo che, soprattutto nelle prime fasi, il variometro sia invece un grande ausilio per accelerare il
processo di apprendimento e il motivo è il seguente: chi si trova in volo le prime volte è sottoposto ad una grande quantità
di stimoli non riconducibili ad esperienze precedenti, non è facile decifrare tutti questi stimoli. Il variometro consente di
associare le sensazioni alle effettive condizioni di ascendenza. Inoltre mentre seguiamo questo processo di
apprendimento il fatto di avere il variometro ci consente di prolungare la nostra permanenza in aria e si impara di più
volando che bucando.
Le precedenze
Entrando in termica bisogna adottare lo stesso senso di rotazione di chi già sta girando.
Mai tagliare in due la termica o entrare decisi puntandone il centro se altri stanno girando, piuttosto avvicinarsi in modo
tangente alla traiettoria di rotazione o iniziare a fare dei giri più ampi degli altri e stringere progressivamente.
Se due piloti stanno girando due nuclei della stessa termica e le traiettorie tendono ad avvicinarsi entrambi devono
allargare la rotazione passando ad un unico cerchio che comprende entrambi i nuclei (e naturalmente devono uniformare
il senso di rotazione).
Chi ha quota inferiore ha precedenza.
Tutte le manovre devono essere fatte in modo prevedibile, chi sta volando con te deve poter capire chiaramente cosa
stai facendo.
Rodolfo Saccani
Tratto dal sito www.termicamica.com
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